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Autore: bahir    15/12/2017    1 recensioni
“Quello che penso è che a un certo punto siamo scesi dal treno”
“Che dici?”
“No. Lo dico davvero. Io dovevo avere Atsu accanto. Non capisco perché ci siamo separati. Sai quando sei piccolo e ti dicono che se sei buono, ti comporti bene e sei corretto ti succederanno solo cose belle?”
“Si”
“In realtà sono cazzate, lo abbiamo imparato tutti. Ma quando sei piccolo nessuno ha il coraggio di dirtelo”
“…In effetti sarebbe diseducativo”
“Lo è anche capire che quello che ti hanno insegnato è sbagliato. Che il modo in cui vivi non ti offre nessuna garanzia di evitare il disastro.”
“E allora?”
“Non lo so, forse dovremmo dire ai nostri figli di comportarsi bene ma che nella vita questo non è sufficiente. Che ci vuole anche fortuna. Che non tutto dipende da noi. Che a volte le cose vanno male perché la divinità quel giorno guardava altrove…cose così”
“Forse hai ragione ma che c’entra con quello che dicevamo prima?”
“C’entra che quando perdi fiducia nel modo di vivere che ti hanno insegnato e capisci che sei seduto su un treno e che la felicità è tutta nell’arrivare alla stazione successiva…tu scendi dal treno”
“Ah!”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ritorno al presente. Sono le sei e ventotto, mi sono svegliato due minuti prima della sveglia col pianto disperato di Atsu nelle orecchie.
Respiro un momento col cuore che mi pulsa nelle tempie per cercare di capire se è un suono reale o se me lo sto immaginando….dopo qualche secondo non lo sento più e tiro un respiro di sollievo.
Silenzio con un moto di stizza la sveglia e vado in bagno. Incontro Raphael che mi squadra con un'occhiata critica "Levataccia?". Lui è vestito, sorridente e pronto per uscire. Lo odio.
Gli getto uno sguardo in tralice "Primo giorno di scuola", commento asciutto.
Raphael solleva gli occhi al cielo come a dire 'lo so perfettamente'. Prima di pensare mi scappa detto "posso restare a casa?"
Raphael mi guarda stupito. Poi con un sorriso aggiunge "E permettere a tutti quei ragazzi di gettare sguardi lubrici ad Atsu? La conosci, farebbe una strage"
Lo so che devo andare ma oggi ho l'impressione che qualcosa andrà storto. Non voglio fare il ragazzino paranoico ma è così.
Sospiro, fronteggiando l'inevitabile. "A che ora torni?" chiedo con tono polemico e lamentoso.
Prima di parlare Raphael mi passa una mano tra i capelli, carezzandomi dolcemente la testa. "Lo sai perfettamente a che ora torno. Ora muoviti, chevalier"
Poi aggiunge ironico "E tagliati quei capelli o i tuoi compagni ti prenderanno per una ragazzina". Lo sapevo, quando pronuncia una parola francese, sta per arrivare la mazzata.
A colazione studio Atsu con diffidenza. Per non attirare l'attenzione ha deciso di indossare lenti a contatto colorate ma per me che sono abituato ai suoi occhi di neve il risultato è sottilmente inquietante.
"Non ti ricorderai mai di metterle tutti i giorni."
Mi risponde con un'alzata di spalle.
Fiuta il mio nervosismo come un segugio. Normalmente mi risponderebbe in modo impertinente.
Mi dispiace farle pesare il mio cattivo umore. "A me piace molto il colore dei tuoi occhi" dico per distendere l'atmosfera.
Atsu mi fa un mezzo sorriso e se ne va. Lei oggi andrà a piedi con un'amica.
Io invece vado con Kainu, ha finito di rimettere a nuovo la sua moto che dopo l'ultimo incidente era stata dichiarata in prognosi riservata.
Mentre salgo mi dice "Mi raccomando, mentre guido non mi tirare troppo indietro"
"Non ci sperare", replico asciutto.
Quando arriviamo nell'atrio pieno di persone che non conosco qualcuno si gira a guardarmi.
Lo sguardo è sempre lo stesso, pensano di aver visto male e si soffermano a guardarmi con più attenzione.
Fossi al posto loro farei lo stesso, non mi sento offeso o aggredito.
Sulla sclera sinistra e sulla tempia corrispondente ho un nevo blu. Da vedere sembra uno schizzo di inchiostro, mi ricordo di qualche bambino che quando ero piccolo ha tentato di pulirmelo via con un fazzoletto, con mio immenso divertimento.
Quando la gente mi guarda cerco di sorridere in modo rassicurante. Ma oggi non ho rassicurazioni da sorridere. Arriviamo in classe e troviamo ancora qualche posto libero. Io e Kainu ci sediamo vicini e davanti a noi si sistema Atsu. Accanto a lei si siede una ragazza con lineamenti molto regolari che in un primo momento non noto minimamente.
Mentre inizia la lezione penso vagamente che Atsu debba conoscerla. Si guardano con curiosità e a quel punto realizzo che Atsu non ha idea di chi sia. Allora mi soffermo a guardarla meglio.
Non la si nota perché ha lineamenti davvero neutrali, mi ricorda uno degli angeli di Leonardo da Vinci.
Sembra che stia decidendo qualcosa, penso che potrebbe alzarsi e andarsene in qualsiasi momento eppure per qualche motivo non lo fa. Atsu da parte sua non fa nulla per metterla a disagio, il che è veramente strano.
Anzi direi che sono entrambe molto tranquille. Dopo la prima metà della lezione Atsu appoggia la testa sul banco. Mentre tento di seguire la lezione sento crescermi dentro l'irritazione...per quanto sia noioso questo insegnante non è il caso di mettersi a dormire con la testa sul banco. Qualcuno dei ragazzi seduti vicini a noi prende a fissare con insistenza Atsu... Getto un'occhiata a Kainu che mi guarda perplesso.
Guardo l'orologio e penso che con un po’ di buona fortuna sarà la campana a svegliarle e potrò evitare di dare un calcio alla sedia di Atsu.
La ragazzina sembra intontita ma sembra reggere al sonno meglio di Atsu. Cerco di attirare la sua attenzione mentre l'insegnante si avvicina ad Atsu. È più gentile di quanto il suo aspetto non lasci immaginare e si limita a scrollarla dolcemente.
"Tutto bene?" Atsu si muove ma certamente non è sveglia. Solleva la testa e guarda l'insegnante. Mi sembra che la sua faccia sia priva di espressione. Dopo qualche minuto di silenzio la lezione riprende, cerco di tenere Atsu sveglia canticchiando sottovoce l'aria di un'opera che lei non sopporta, la Madama Butterfly.
Durante la ricreazione la tiro su dalla sedia con uno strattone.
"Svegliati Atsu! Cosa diavolo ti succede?"
Lei mi guarda ma non mi allontana. "Non lo so, mi sento come se il mio corpo fosse addormentato…ma io sono sveglia" Ha un'espressione preoccupata.
La ragazzina è ancora seduta. Con orrore noto che mentre noi parlavamo lei si è assopita sul banco. Kainu la scuote. "Avanti, tirati su. Mi senti?" Kainu si inginocchia in modo da poterla vedere in faccia. "Come ti chiami?" le chiede.
Lei risponde "Materia"
Kainu mi guarda perplesso, crede di aver capito male "Ma che nome è?"
Sto pensando a vuoto "Ma stai male?". Sono indeciso, forse dovrei chiamare un medico.
Questo mi ricorda Raphael......come ogni medico che si rispetti non c'è mai quando serve. Guardo Atsu e decido di sedermi vicino a lei per evitare che dia una facciata sul banco. "Materia spostati dietro"
Materia non si muove di un millimetro. Non ha sentito o non ha capito? La lezione comincerà tra poco e abbiamo già attirato troppo l'attenzione. Kainu la solleva per un braccio e la trascina dietro. Dalla bocca di Materia esce un mugolio infastidito ma non si oppone. Sembra di pezza.
Non so di cosa trattasse la lezione di oggi. Passo tutto il tempo ad ascoltare il respiro di Atsu, quando rallenta troppo la guardo e comincio...'un bel dì vedremo...'
Non so come se la cavi Kainu con la ragazzina, lo sento ad un certo punto sospirare "Non sarà che il tuo è un nome arabo che significa guai?"
Finalmente arriva il momento di andare a casa. Abbandonare le ragazze al proprio destino è escluso a meno di non volerle ritrovare già qui domani mattina. "Allora Materia, dove abiti?"
Materia mi guarda perplessa. "Posso tornare a casa da sola, sai?"
Questa risposta pungente mi rianima, forse è più sveglia. "Stavi per addormentarti, lo sai? Cosa vi sta succedendo?"
Materia parla con lentezza "Non lo so. Io neanche la conosco" indica Atsu. "Ma mi sono seduta vicino a lei è mi sono sentita subito tanto tranquilla da non riuscire più ad alzarmi".
 Atsu non sembra voler aggiungere commenti. Mi guarda con un'aria irritata della serie 'andiamo a casa?'
Prima la guardava come se le fosse caduta la luna in grembo, ora sembra aver perso ogni interesse.
Dopo aver accompagnato Materia a casa per un tratto, torniamo a casa. Atsu crolla sul divano e dorme un sonno esausto. Non cerco neppure di svegliarla per il pranzo. Più tardi tento di scuoterla ma piagnucola, la trascino in qualche modo in camera sua mentre penso a cosa dire a mio padre. La guardo preoccupato. Mi torna in mente che Atsu da bambina dormiva dodici ore per notte e le erano appena sufficienti. Se durante la giornata accadeva qualcosa che la colpiva o la rendeva felice, poteva dormire anche più a lungo. Un giorno colpì in malo modo la schiena. Dormì venti ore, svegliandosi praticamente senza dolore. Raphael per scherzare le diceva che era narcolettica. Per lei il sonno è sempre stato fondamentale, più del cibo. Quindi forse non sta succedendo niente di grave. Ha solo trovato una che le somiglia. Ma ho l’impressione che Materia possa assomigliare a chiunque.
Quando torna a casa Raphael gli giro attorno fino a che non ottengo la sua attenzione.
Con un sospiro si siede sul divano e mi guarda. Ora che è in casa, seduto accanto a me penso che non sia successo nulla di grave. Dopotutto Atsu è al sicuro di sopra che dorme. Ridimensiono gli avvenimenti di oggi nell'ambito del bizzarro e mi siedo a tavola con lui. Gli racconto brevemente quello che è successo e lui mi assicura che darà un'occhiata ad Atsu dopo cena. Mentre mangiamo le lasagne che Raphael ha cucinato sono invaso da una piacevole sensazione di generalizzata fiducia nel futuro...non so se dipenda dalle lasagne, dalla capacità di Raphael di tranquillizzare chiunque o dal fatto che siamo soli come non succedeva da un po’. La cucina è illuminata a giorno e ogni cosa sembra al suo posto. Le tovagliette sembrano irradiare serenità.
Finito di mangiare si siede sul divano e mi chiede come è andata la giornata mentre scorre distrattamente il giornale che sta sulle sue ginocchia.
Ci appoggio la testa sopra e comincio a lamentarmi in modo aspecifico di tutto ma lo faccio più che altro per ascoltare la mia e la sua voce. Dopo un po’ chiudo gli occhi e lo ascolto mentre mi racconta qualche sciocchezza in inglese e mi sfiora la faccia con le lunghe dita da pianista che ha. Sono a kilometri da quello che è successo oggi e solo poco prima di addormentarmi serenamente nel mio letto mi rendo conto che Atsu oggi non mi ha preparato il tè.
CAPITOLO 4…MAKING OF
Finalmente si entra nel vivo. Questo capitolo è quello che più di tutti mi ha dato perplessità. Se vi sembra fumoso e poco convincente…avreste dovuto leggerlo prima. Ma Materia è proprio così: inconsistente. Anche la narrazione purtroppo ne risente. Pensavo che, scrivendo una storia, si potesse plasmare i personaggi a proprio piacimento. Invece non è stato affatto così. Questi personaggi si sono impossessati della storia ed hanno fatto quello che hanno preferito. Ed io li ho conosciuti mano a mano che la storia cresceva sotto i miei occhi. 
   
 
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