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Autore: badheadache    15/12/2017    4 recensioni
Draco semplicemente pensava che a Potter piacesse la loro competizione, e anche lui la trovava divertente e soddisfacente, anche se ogni volta arrivavano ad insultarsi le famiglie. Era qualcosa simile a una certezza. Peccato che quest'anno Draco avesse altro da fare rispetto a insultare Potter. Gli sarebbe mancato, sicuramente.
Mentre percorreva il corridoio del treno, pensò a come sarebbe stato se lui e Potter fossero diventati amici. Draco l'avrebbe consegnato al Signore Oscuro? Era una bella domanda. Probabilmente, se Potter non fosse così odioso, non l'avrebbe fatto. Ma era odioso, quindi Draco poteva anche non avere alcun rimorso, se avesse dovuto consegnarlo.
Forse.
(Warning: Slytherin Harry)
Genere: Dark, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Hateful
Capitolo 3 - Saetta
 

Più che il clamoroso cambiamento descritto dalla Gazzetta del Profeta Harry la trovava una punizione.

Si sedette sul letto con un gran tonfo, seguito da un altrettanto grande sospiro. Dopo pochi minuti, raccolse le forze per guardarsi intorno. Era entrato nel suo dormitorio più volte in quella giornata, ma non si era ancora soffermato sull’ambiente, intento a non pensare ancora di più al fatto di essere un Serpeverde.
La luce era verde, stantia, seppur la finestra fosse più grande di quella del dormitorio Grifondoro. A volte si intravedeva un guizzo dall’altra parte, ed Harry sperò di non trovarsi mai più davanti una sirena o un tritone.

Notò che la camera circolare disponeva di altri due letti: uno era ordinatissimo, mentre l’altro totalmente il contrario. Harry sperò con tutto il cuore di non essere in stanza con Tiger e Goyle.
Ma neanche di essere in stanza con Nott, con Zabini, con Malfoy, con nessun altro. Rivoleva la sua torre, i suoi amici, la sua vera casa. Non credeva alla decisione del cappello: lui la spada di Grifondoro l’aveva estratta, quella volta, davanti al Basilisco. Era un vero Grifondoro.
Era? E ora?

“Allora mi ha urlato qualcosa come-“
Harry si bloccò di colpo. Erano entrati Zabini e Malfoy che, evidentemente, erano i nuovi compagni di camera del Prescelto.
“Oh, Potter! Guarda, Dray, Potter è nostro compagno di stanza, non sei felice?”
“Come una pasqua, Blay”.
Harry era teso. Non capiva il buonumore di Zabini. Forse era solo un modo per metterlo a suo agio, anche se non ne avrebbe avuto il motivo.
“Beh, Potter, basta fare quella faccia preoccupata. Sei un Serpeverde ora - almeno, da ciò che abbiamo capito – ed è un grande onore. Molto più cool di quella schifosa torre Grifondoro, lo capirai presto”.
Harry lo guardò in cagnesco. Come si permetteva? Lo faceva apposta di sicuro. Perché doveva fare così? Doveva semplicemente stare zitto e andare a letto.
“Dai Zabini, non sparare stronzate ora”.
“Oddio, ha una lingua! Potter parla, Dray!”

Harry si piantò una mano sulla faccia con una espressione disgustata, sperando che il ragazzo percepisse le sue intenzioni di chiudere il discorso. Prese lo spazzolino e si rinchiuse nel bagno privato, mentre Zabini si infilava il pigiama e Malfoy guardava disgustato il suo letto.
Harry aprì l’acqua del lavandino, immerso nei suoi pensieri. Non aveva motivo di temere Zabini, in quanto aveva solo la madre – per di più pazza – con nessun legame con Voldemort. Malfoy, invece, lo preoccupava terribilmente. Oltre ad essere la sua nemesi scolastica per definizione, suo padre, oltre ad essere odioso e presuntuoso, era anche presente all’omicidio  di Cedric e di Sirius. Ad Harry venne voglia di balzare fuori dal bagno e strangolarlo. Invece sospirò forte, ed iniziò a lavarsi i denti.

*

“Salazar, perché?”
Draco stava letteralmente cadendo in crisi. Blaise vedeva chiaramente una sua palpebra scattare su e giù, seppur fosse un movimento impercettibile.
“Dai, Dray, non è la fine del mondo”.
“Cosa?! Non so tu Blaise, ma la mia famiglia lo odia più di qualsiasi altra cosa al mondo, e anche io sono quasi sul loro livello. E’ una delle persone  che odio di più, e ora è mio compagno di stanza! Cosa cazzo mi verrà a dire il Signore Oscuro, ora che ho il suo obiettivo a due metri di distanza la notte?”
Sbatté con violenza alcuni libri sulla scrivania. Poi si appoggiò ad essi e si massaggiò le tempie.
“Draco, non lo so. Fai in modo che non lo scopra. Almeno che non scopra il fatto che siete in stanza assieme, tanto la notizia del rismistamento stamani era in prima pagina sul Profeta”.
“Appunto, cazzo! Ogni cosa che succede a quello Sfregiato viene sbandierata ai quattro venti, Salazar!”
Blaise non aveva mai visto Draco così preoccupato e arrabbiato allo stesso tempo. Il vero problema non sembrava Potter, ma la condizione dell’amico, che Zabini non sapeva – ed era anche felice di ignorarla. Aveva l’impressione che Draco sbattesse tutte le sue frustrazioni su Potter, ed era solo il secondo giorno di scuola.
“Draco, senti. Fai finta di niente, ti prego, fai in modo di non innescare strane conversazioni con Potter – si, dovrai parlarci, cazzo è un tuo compagno di stanza! – e di non finire con maledizioni e fatture varie. Fai in modo che tutto quello che c’è li fuori qui dentro non esista”.
“Ma come faccio Blaise! Devo fare tutto qua dentro!”
Zabini alzò un sopracciglio. Draco era decisamente isterico. Doveva fare qualcosa per smuoverlo.
“C’entra il Signore Oscuro, vero?”

Vista l’espressione di Draco, si pentì amaramente di aver tirato fuori l’argomento. A Draco erano improvvisamente spuntate occhiaie e rughe che Blaise non aveva mai osservato su di lui.
“Me ne parlerai quando sarà il momento. Ma me ne devi parlare: è solo il secondo giorno e sembri quasi un morto che cammina”.
Draco annuì lievemente, corrucciando di meno l’espressione. Poi guardò la porta del bagno e si corrucciò di nuovo.
Blaise scosse la testa sconsolato. Sarebbe stato un lungo anno.
 
*
 
Quando Harry entrò in stanza, i suoi compagni già avevano spento le candele e tirato le tende dei baldacchini; visto che era un orario ancora decente, forse era una scusa per non parlare con il nuovo inquilino. Cosa che a Harry andò benissimo.
Si stese sul letto comodissimo ma verde, pensando ai suoi compagni.
Cosa era cambiato in lui tanto da spingere il Cappello Parlante a rismistarlo? Ricordò le sue parole con un brivido. Perché, assieme a Voldemort, lo aveva definito mostro?
A Harry quei pensieri facevano solo passare il sonno. Lui non era una brutta persona, era solo un ragazzo a cui erano capitate tante cose brutte.

Sirius.
Harry trattenne le lacrime, ficcandosi le unghie nei palmi. Vide davanti a sé Bellatrix, e con la mente la fece urlare di dolore. Era l’unico pensiero che riusciva a farlo stare meglio rispetto alla morte di Sirius.
Decise di smettere di pensare. Di dormire non se ne parlava, aveva troppa paura che Zabini o Malfoy gli rubassero qualcosa nel sonno, o che lo uccidessero: si aspettava veramente di tutto, da loro.  
Tenne le tende del letto a baldacchino aperte: la luce verdastra che entrava flebilmente dalla finestra non gli avrebbe dato fastidio. Elencò mentalmente ciò che aveva di valore con sé: il mantello dell’invisibilità, la bacchetta e la Mappa del Malandrino erano i suoi più grandi tesori. Nessuno avrebbe dovuto scoprire della loro esistenza, là dentro; prese le tre cose con sé, si infilò le scarpe e si preparò a trascorrere la notte in guferia con la sua Edvige.


*

Draco osservò l’acqua verde schiarirsi lentamente, i sensi inibiti dai pensieri. Ormai Potter era fuori da sei ore e la cosa non lo faceva stare per niente tranquillo. Sapeva bene dal primo anno che Potter era solito a fare passeggiatine notturne – cosa che Draco non aveva mai sopportato, cercando di farlo beccare più volte – ma in questo caso il biondo non sentiva nessun sentimento di odio o vendetta. Desiderava anche lui scappare da quel letto, da quella realtà che lo paralizzava tanto. Invece se ne stava a guardare la finestra del dormitorio in cerca di segni di vita.

Cosa poteva fare? Andare nella Stanza delle Necessità? Aveva paura solo ad entrarci, adesso. Non voleva fare ciò che il Signore Oscuro gli aveva ordinato, sebbene avesse pure aggiunto una minaccia che tanto velata non era. Con suo padre fuori gioco, ora la vita di Narcissa Malfoy era nelle sue mani, e Draco sapeva che non avrebbe avuto problemi a spezzarla appena si fosse presentata l’occasione.

Draco aveva pensato tante volte a come scappare, a come salvare sua madre e farsi togliere il Marchio Nero definitivamente. Lo aveva da neanche tre mesi e già dal primo giorno gli faceva ribrezzo; eppure aveva sempre amato i serpenti. Erano affascinanti e da bambino faceva finta di parlare Serpentese con i suoi serpenti nati dalla bacchetta della madre. Quel Serpentese con cui Potter era – a quanto pare – riuscito ad aprire la porta del dormitorio Serpeverde.
Effettivamente, Potter era addirittura riuscito ad entrare nella Camera dei Segreti. Aveva davvero dentro una vena Serpeverde.

Subito dopo Draco si diede dello stupido da solo. Potter Serpeverde, con quel complesso dell’eroe che lo rendeva così dannatamente Grifondoro? Per favore! Sarebbe stato sempre il suo opposto. Fine.
Eppure una pensiero stava nascendo in lui. Un pensiero strano, ripugnante e con dignità inesistente, a detta di Draco. Era infatti una persona capacissima di mentire, perfino a sé stessa. Così, dal primo momento in cui lo partorì, fu scartato in meno di un millisecondo.
Eppure sapeva che l’unica salvezza per lui poteva essere solo Harry Potter.
 
*
 
Harry ritornò in dormitorio sgattaiolando verso le sei di mattina. Sentiva la testa pesante, perché in guferia si era veramente rilassato per la prima volta in tutta la giornata, ma non era riuscito a dormire decentemente. Pensò di spostare tutti i suoi effetti personali lì.
Quando entrò nel dormitorio Harry capì subito che Malfoy era sveglio. Le tende del suo baldacchino erano aperte di poco, e lo trovò in una posizione troppo strana e scomoda per dormire, le palpebre caratterizzate da un leggero tremolio. Fece finta di niente, ma lo osservò per più tempo possibile. Si rimise a letto ed aspettò che la sveglia suonasse.
 
*
 
Harry prese l’abitudine di leggere il suo libro di pozioni la sera, a letto. Draco l’aveva notato, ma non capiva cosa ci fosse di tanto speciale, finché Potter non diventò un genio in Pozioni. Inoltre, lo Sfregiato in questione iniziò a vedersi quasi ogni settimana con Silente, colui che Draco avrebbe dovuto uccidere.

La prima volta che Potter – addirittura dopo l’orario di coprifuoco– andò da Silente, Draco cercò di strappargli informazioni a qualsiasi costo.
“Dove vai a quest’ora Potter?”
“Non sono affari tuoi, Malfoy”. Harry abbassò lo sguardo alla ricerca del suo mantello dell’Invisibilità. Ormai si era abituato a portarlo sempre appresso. Semplice precauzione.
“Invece si che sono affari miei, compagno di stanza”. Draco incrociò le braccia. “Dove cazzo stai andando?”
“Se te lo dico prometti di non farmi più domande?” Sbuffò.
Draco lo guardò in cagnesco, a piedi nudi e in pigiama. Harry pensò che riusciva ad avere lo stesso atteggiamento regale pure con un sacchetto della spazzatura addosso. Ormai erano compagni di stanza da più di un mese, e cercavano di non parlarsi mai. Quelle volte in cui succedeva, vi erano milioni di argomenti che entrambe le teste dei due ragazzi qualificavano come tabù. Blaise era fiero di loro.
“Non so, Potter. Tu inizia a dirmelo”.
Harry sbuffò ancora. Era in ritardo, e sapeva che Malfoy non l’avrebbe mai lasciato in pace. Né in quel momento né mai.
“Sto andando da Silente. Contento?”

Draco sentì in modo lucido il poco che aveva mangiato a cena salire su a una velocità impressionante. Il cocco di Silente? Che cazzo dovevano fare, prendere un the? Evidentemente c’era qualcosa di importante sotto.
Draco pensava a Silente e il Signore Oscuro come a lui e Potter. Uno l’opposto dell’altro, due nemici. Era come se lui andasse qualche sera dal Signore Oscuro a confabulare su come uccidere Silente.

“Posso andare ora? Sono in ritardo”.
Draco si risvegliò. Harry notò come i suoi occhi tornarono a vedere ed intendere. Chissà a cosa stava pensando.
“Vai Sfregiato, ma domani non pensare di passarla liscia”. Si sedette sul letto girandosi dall’altra parte mentre Harry se ne andava.

Le parole di Draco si avverarono, ma durante la notte stessa. Quella sera, Harry iniziò un viaggio mentale sul passato di Voldemort, cosa che lo turbò molto. Da una parte non aveva ancora compreso questa volontà di Silente, dall’altra realizzare che Voldemort fosse stato un bambino e un adolescente simile a tutti gli altri fu una notizia destabilizzante per Harry.
Quando andò a dormire – Silente l’aveva rassicurato sugli incantesimi di protezione, che respingevano chiunque fosse intenzionato a rubare qualcosa ad Harry o addirittura ucciderlo – Harry si ritrovò nella testa di Tom.

Harry iniziò a sudare nel sonno, mentre sentì Voldemort felice di sfogliare l’ennesimo libro di Malfoy Manor. Harry non riuscì a capire il perché, mentre osservava Nagini strisciare lentamente e posizionarsi sulla sedia del padrone.
Harry sentì rabbia mista ad eccitazione, mentre chiudeva il libro ed alzava lo sguardo verso la porta assieme a Tom. Questa si aprì da sola, rivelando Narcissa Malfoy dall’altra parte. Narcissa sembrò parlare, implorare qualcosa, mentre la loro rabbia cresceva. Poi Tom prese la bacchetta, mentre Harry si rifiutava di farlo con lui. Vide un lampo rosso, una figura cadere per terra, e gridò.
 
*
 
Draco sentì Potter tornare in stanza: sembrava un elefante mentre si cambiava, quasi non stesse attento di ciò che faceva. Quando finalmente si mise a letto, Draco finalmente poté tornare ad autocommiserarsi in pace; sfortunatamente non per molto. Iniziò a sentire Potter agitarsi nel sonno sempre più, fino al punto di sentire un: “Hey Draco, è normale che Potter si giri così tanto nel suo letto?”
“No Blaise, per nulla”.
“Vado a vedere. Sia mai che muoia non per mano del Signore Oscuro”.
Seguirono pochi secondi. “Draco, non sembra stia tanto bene. Provo a svegliarlo”.
Draco osservò la nera figura di Blaise  che si chinava a scuotere le spalle di Potter. “Non si sveglia? Se vuoi gli do una sberla, mi farebbe piacere”.
“C’è qualcosa che non va, Draco. Vieni”.

Draco si alzò controvoglia e affiancò Blaise, che puntava un lumos su Potter: era sudato e scosso da movimenti simili a convulsioni, ma sembrava respirare bene. Anzi, aveva un respiro affannoso, mentre strizzava gli occhi già chiusi.
Appena iniziò ad urlare Draco neanche guardò Blaise. Prese Potter per le spalle e lo scosse con tutta la forza in corpo, mentre l’amico gli ava dei schiaffetti. Miracolosamente Potter aprì gli occhi e smise di urlare. Aveva il fiato corto.

“Malfoy, tua madre… Cosa ci fa Voldemort al Manor-“
“Potter, alzati, dicci che stai bene e poi cosa è successo”. Blaise sembrava così serio mentre Draco lo guardava e cercava di ignorare le parole di Potter.
Harry guardava i suoi compagni stranito, come se non si fosse mai aspettato una loro apparizione. “Sto bene, ho avuto un brutto sogno”. Aveva la voce roca.
“Stronzate Potter. Come se ci credessimo”.
Harry guardò Blaise, gli occhi bottiglia che rilucevano grazie alla flebile luce.
“Potter, nei brutti sogni la gente non si dimena come se avesse le convulsioni, non suda così tanto e soprattutto non urla. Che cazzo era?”
Harry perse attenzione verso ciò che Blaise gli stava dicendo, puntando  i suoi occhi in quelli argentei di Malfoy. Draco si paralizzò sul posto ancora di più: era ancora rimasto alle prime parole confabulate da Harry. Come sapeva che il Signore Oscuro era al Manor? E soprattutto, perché pensava a sua madre?

Harry lo guardò dritto negli occhi, il verde assonnato del primo che incontrava l’argenteo vispo di Draco. In pochi secondi, Harry prese una decisione; una di quelle impulsive, sue tipiche, in cui non si pensa a ciò che potrebbe comportare in futuro.

“Malfoy, ho avuto una visione. Voldemort ha scagliato un incantesimo a tua madre. Non so come stia”.
Draco lo guardò, dubbioso e allertato. “Come faresti a saperlo?”
Harry si toccò la cicatrice di sfuggita, quasi per grattarla.
“Ho una specie di… legame. Con Voldemort”.
Blaise guardò Draco. Dal primo giorno in cui Harry Potter iniziò a fare parte delle loro vite – l’1 settembre del primo anno di scuola – sapevano che la cicatrice a forma di saetta era un segno magico molto potente: non scompariva man mano come le ferite comuni, no. Rimaneva, e i due, da maghi purosangue, sapevano bene che era un segno di magia oscura.
Il blu cobalto di Blaise gli trasmise la razionalità che Draco in quel momento non riusciva a trovare.

“Potter, non capiamo. Tu sei legato al Signore Oscuro… in che senso?”
Harry sapeva di non poterlo dire a Malfoy: avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa e non spiattellare in giro tutta la situazione, ma ormai aveva deciso. Si voleva fidare dello sguardo nudo e incorrotto del ragazzo argenteo di fronte a lui: Harry in quel momento non pensava a tutta la negatività presente nel loro rapporto.
Ora c’erano solo tre ragazzi in una stanza a condividere una paura più grande di loro.
“Non lo so, è una cosa che non ci siamo ancora spiegati bene. A volte riesco ad entrare nella sua mente, e lui nella mia. Riusciamo a vedere cosa fa l’altro, e a volte lui se ne accorge. Riesce a farmi vedere cosa vuole lui, ma non sempre. Sento le sue emozioni nel mio corpo e lui sente le mie”.
Cercò di spiegarlo il più velocemente possibile, mentre i due compagni realizzavano ciò di cui stava parlando.

“Potter, praticamente siete Occlumanti a lunga distanza? Non ho mai sentito parlare di una cosa del genere…”
“Hai visto mia madre?”
La voce di Draco era flebile, tesa. Harry alzò la testa arruffata verso la chioma bianca, spiegandogli il brutto incubo. Vide Malfoy tendersi sempre di più.
“Cosa posso fare? Come posso sapere che sta bene? Se vado a trovarla adesso lui saprà che sono in contatto con te Potter, come faccio a sapere che sta bene?”
Harry era desolato. Non aveva mai visto Draco senza il guscio e la maschera che lo caratterizzavano di giorno. Durante quella notte era tutta un’altra persona: voleva fosse sempre così.

“Puoi chiedere a Piton?”
Harry guardò Blaise. In effetti era un’idea perfetta.
“Ma come faccio a sapere dov’è Severus? Starà dormendo, o di guarda, o che cazzo ne so io!”
 
“Io lo posso sapere”.
Ad Harry piacevano tanto le decisioni azzardate.











Angolo dell'autrice:
Buonasera a tutti! Questo capitolo si interrompe a metà della picocla avventura che Harry Draco e Blaise avranno. Penso di pubblicare la seconda parte il più presto possibile per farmi perdonare.
Se volete dirmi qualcosa sono disponibile nell'angolo recensioni. Donate una recensione! Aiutate molto un autore.

Spero infine che il capitolo vi sia piaciuto.
Baci
  
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