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Autore: Ghost Writer TNCS    16/12/2017    5 recensioni
Raémia è un mondo ricco di magia, dove i contadini vivono del lavoro nei campi, i soldati in armatura girano da un villaggio all’altro per garantire pace e sicurezza, e i saggi maghi offrono i propri servigi in cambio di cibo e rispetto.
I numerosi Reami, popolati da altrettante specie diverse, sono posti sotto il controllo di sei Re: persone illuminate che garantiscono pace e prosperità al mondo intero. O almeno così era un tempo. Oggigiorno i Re si preoccupano più che altro di godersi le proprie ricchezze, e i nobili cercano sempre nuovi espedienti per guadagnare maggiore potere.
In questa precaria situazione, Giako – un Gendarme solitario cresciuto da una strega – verrà a conoscenza di una grande macchinazione volta a ribaltare gli equilibri del mondo. Da solo non potrebbe fare nulla, ma questa volta non sarà solo: quante persone servono per salvare il mondo?
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '2° arco narrativo'
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13. Il tempo della risolutezza

Quando Persephone riaprì l’occhio sano, la prima cosa che avvertì fu un forte mal di testa. Le ci vollero alcuni istanti per ricordare quello che era successo, ma tutto divenne chiaro quando vide alcune assi di legno spezzate e incenerite.

Si mise a sedere. Quando il laboratorio era esploso, stava perlustrando la zona delle prigioni. Ricordava le innumerevoli gabbie vuote, buie e asfissianti. L’odore penetrante le aveva fatto venire la nausea al pari della consapevolezza di quello che era accaduto in quel luogo.

Dopo l’esplosione era tutto confuso, ricordava solo un dolore acuto alle gambe. Con preoccupazione sollevò il mantello che le copriva gli arti e controllò le appendici da uccello: la parte sinistra degli spessi pantaloni era bruciata fino alla coscia, ma le squame giallastre sembravano indenni. Del resto lei era una valkyrja adesso, quindi il suo corpo era molto più resistente del normale e si rigenerava molto più in fretta.

Si guardò intorno, e ben presto capì che non tutte le sue compagne erano state altrettanto fortunate. Contò otto cadaveri coperti dai rispettivi mantelli e tre sopravvissute impegnate a curare una compagna ferita. Non vide però Artemis.

Prese la sua ascia, adagiata lì accanto, e con cautela cercò di mettersi in piedi. Con suo grande sollievo le gambe non protestarono. Le bastarono pochi passi per ritrovare la sicurezza e raggiungere le amazzoni rimaste. Erano una myketis e due faunomorfe: tutte e tre avevano i vestiti mezzi bruciati e più o meno sporchi di sangue. Insieme stavano cercando di fermare la grave emorragia di un’altra myketis.

«Dov’è Artemis?»

«Alla palizzata» rispose una delle faunomorfe. Il dolore era evidente nei suoi occhi azzurri e le sue guance erano bagnate di lacrime.

La metarpia guardò verso il punto da cui erano entrate e lì trovo la felidiana. Era immobile e fissava la strada che si perdeva nella foresta.

Cosa stava facendo? Si era forse arresa? Sarebbe stato comprensibile dopo quanto accaduto: quella per lei era la prima vera missione da comandante e aveva già perso più di metà delle guerriere. Loro erano amazzoni, vivevano per combattere al servizio della Regina ed erano pronte a morire per lei se necessario, ma questa era un’amara consolazione per le sopravvissute.

Persephone non perse altro tempo e andò da lei. Il dolore e le lacrime erano comprensibili, ma per un comandante erano inaccettabili. Almeno così la pensava lei, e non si sarebbe fatta problemi a dirlo apertamente. Se la felidiana non fosse riuscita a gestire la situazione, voleva dire che non era pronta, e forse non lo sarebbe stato mai.

«Artemis.»

La giovane rimase immobile. Come per le altre, anche i suoi vestiti erano state in parte consumati dal fuoco, la treccia era tutta rovinata e le sue mani erano sporche di cenere e sangue.

«Abbiamo perso otto amazzoni, e probabilmente anche Maud non ce la farà» affermò la felidiana, la voce mesta ma ferma. Si voltò. Nei suoi occhi c’era dolore, ma ancora più evidente era la rabbia controllata a stento. «Non abbiamo scoperto nulla di nuovo, abbiamo solo queste tracce che magari non portano nemmeno al nuovo laboratorio.» Rimase in silenzio per qualche secondo, sforzandosi di placare l’ira dentro di lei. «Persephone, le nostre sorelle sono morte per niente, vero?»

 L’occhio giallo della metarpia era glaciale come sempre. E anche la sua sentenza fu fredda come il ghiaccio: «Sì.»

Ad una simile risposta, Artemis non riuscì a trattenere un grido furioso. L’urlo, udibile in tutta la foresta, servì ad attenuare almeno un po’ la sua rabbia. «Appena le condizioni di Maud saranno più chiare, farò rapportò alla Regina. Arrivati a questo punto è inutile perdere tempo.»

Detto ciò la felidiana tornò a grandi falcate dalle sue compagne ancora in vita, sperando con tutta se stessa che almeno la myketis riuscisse a salvarsi.

Fu in quel momento che Persephone decise che poteva cambiare la propria risposta. La missione era stata in sé un fallimento, ma vedere la reazione di Artemis riuscì, almeno in una piccola parte, a rendere meno inutile la morte delle altre amazzoni. Ora sapevano che Artemis era pronta, pronta per guidarle verso il futuro, superando qualsiasi avversità.

Finalmente lei e Rossweisse avrebbero potuto farsi da parte, ma prima dovevano risolvere la questione delle spade magiche. Quella sarebbe stata probabilmente la loro ultima impresa prima del passaggio di consegna alla nuova generazione.

Pentesilea aveva ragione: il futuro stava arrivando, lento ma inesorabile. Alla vecchia guardia non restava che dargli un’ultima spinta nella direzione giusta.

***

Alisha era letteralmente stremata. Proiettare il gigante di energia era molto dispendioso e il caldo insopportabile le rendeva difficile anche solo respirare. Come se non bastasse, il muro di fuoco continuava a generare nuovi mostri ad un ritmo impressionante. Le nuove creature era sempre più forti delle precedenti, al punto che, nonostante il suo colosso blu, era costretta sulla difensiva.

Era talmente stanca che non provò nemmeno a voltarsi verso la sua maestra. In quella situazione ogni goccia di energia era fondamentale, e lei non poteva sprecarne per chiedere a Shamiram di sbrigarsi. Se l’umana non aveva ancora aperto bocca, significava che era ancora impegnata.

La myketis cadde in ginocchio. Non sapeva quanto sarebbe riuscita a resistere, il suo gigante poteva dissolversi da un momento all’altro.

“Ti prego, maestra, non posso trattenerli ancora per molto…”

Non sapeva da quanto tempo erano bloccate lì. Le sembravano ore, ma forse erano solo alcuni minuti, oppure giorni interi. Quella era una dimensione illusoria, lì le leggi della natura non esistevano.

Ormai schiacciato dall’esercito di mostri di fuoco, il gigante blu era piegato a terra come la sua creatrice. Alisha non aveva più la forza per farlo combattere, tutto quello che poteva fare era sfruttarlo come un ultimo, disperato scudo.

La stretta connessione tra la strega e l’emanazione era tale che Alisha poteva sentire un po’ di dolore ad ogni colpo, ma all’improvviso questa sensazione si interruppe. All’inizio questo la spaventò: il colosso era stato annientato definitivamente? O magari era talmente stanca che i suoi sensi la stavano ingannando.

A fatica sollevò lo sguardo e subito riconobbe le enormi braccia di energia blu. Ardevano ancora, segno che il gigante era ancora materializzato.

Finalmente una scintilla di speranza si risvegliò dentro di lei. Con lo sguardo vagamente appannato cercò di guardare oltre la sua proiezione, ma non vide nulla. I mostri di fuoco erano spariti, non ne era rimasta alcuna traccia.

«Ce l’abbiamo fatta, Alisha.»

La myketis si voltò e dopo alcuni istanti riconobbe il viso di Shamiram. Era fradicia di sudore, ma sorrideva. L’umana le tese la mano e Alisha la prese. Subito avvertì il flusso di energia. Era pura, limpida, dirompente. Se ne sentì pervasa e il calore insopportabile sembrò svanire di colpo. Anche il colosso blu ne beneficiò e il suo enorme busto si ingrandì di colpo.

La maestra l’aiutò a rimettersi in piedi e lei le sorrise, quasi incredula. Finalmente dissolse il gigante, la cui sagoma svanì come una fiamma priva di forze.

Ce l’avevano fatta. Ce l’avevano fatta davvero.

«Andiamo, Bengal ci aspetta» affermò l’umana.

Alisha era così emozionata che non riuscì a parlare. Annuì, gli occhi lucidi.

La myketis dischiuse le palpebre e la prima cosa che avvertì fu il freddo pungente. Aveva ancora gli abiti pesanti, ma lo sbalzo di temperatura rispetto al mondo illusorio le fece temere di poter morire assiderata. Per fortuna fu solo un malessere passeggero e in breve tempo riuscì a riprendersi.

Con la coda dell’occhio vide Giako e Jehanne seduti uno accanto all’altra, ma adesso aveva altro a cui pensare. Incrociò lo sguardo con la sua maestra e subito ritrovò la concentrazione. Dovevano sbrigarsi: la breccia non sarebbe rimasta aperta a lungo, e in ogni caso era opportuno richiuderla il prima possibile prima che qualcuno si accorgesse della manomissione.

Consapevoli di questo, avevano già predisposto il cerchio magico per la resurrezione, così eseguire il rituale fu quasi una formalità. Il corpo di Bengal, fino a quel momento immobile, venne avvolto da flussi di energia che ne penetrarono i vestiti e la pelle scura. Questa volta non ebbe sussulti e non si gonfiò, in compenso tutte le sue ferite si rimarginarono. Dopo qualche secondo riprese a respirare in maniera del tutto normale e aprì gli occhi. Fu come osservare una persona che si svegliava dopo una notte di sonno.

Il felidiano di tipo tigre si guardò intorno, evidentemente confuso. Non ebbe il tempo di parlare perché Alisha gli gettò le braccia al collo, piangendo di gioia. Lo baciò, lo guardò negli occhi e lo abbracciò di nuovo.

Bengal, sempre più confuso, cercò un volto conosciuto, e l’unico che trovò fu quello di Giako. Aprì la bocca per parlare, ma poi si interruppe. Il suo sguardo si era fatto più cupo e consapevole: ora ricordava.

«Allora, ha funzionato?» chiese Jehanne. «È andato tutto bene?»

«Mi sembra tutto a posto» confermò Shamiram. Si passò un mano sui capelli mossi, evidentemente esausta. «Ora, se permettete, vorrei risposarmi un attimo. Pensate voi al resto.»

«Bengal, come ti senti?» gli chiese Alisha, che ancora non si era staccata da lui.

Lui sollevò le sopracciglia e sorrise. «Per essere uno che è stato ucciso due volte, direi che sto alla grande.»

«Hai scoperto qualcosa sui fabbricanti di spade magiche?» gli chiese Giako, incitato da Jehanne con un alcune gomitate.

Il felidiano annuì mestamente. «La situazione è anche peggiore di quanto pensassimo. Dobbiamo informare subito la Regina.»



Note dell’autore

Ben ritrovati!

La trappola dei ribelli ha decimato le amazzoni, che oltretutto non sono riuscite a scoprire nulla di nuovo. Artemis è consapevole del proprio fallimento, ma non intende abbandonarsi alla disperazione: le sue compagne contano ancora su di lei.

Restando in tema amazzoni, questa volta vi propongo il mio disegno di Persephone.

Persephone Sialia (AoD-1).svg

Qualche capitolo fa vi avevo anticipato che Artemis è la (futura) madre di Leona di L’ascesa delle Bestie, questa volta invece vi svelo che Persephone è un’antenata di Eslife di Alba di Cristallo :)


Passando alla seconda parte del capitolo, Alisha e Shamiram sono finalmente riuscite a superare l’ultima barriera, così da poter resuscitare Bengal.

Nel prossimo capitolo spiegherò ciò che ha scoperto il felidiano, quindi per ora non anticipo nulla.

In compenso vi anticipo che ho preparato un semplice disegno di Natale, quindi passate dal mio sito il prossimo weekend ;)


Ultime due cose per chi ha già letto L’ascesa delle Bestie: per il nuovo nome di Gundo’gan credo che userò Gardo’gan (ma se a qualcuno venisse un’idea migliore, è ancora in tempo XD).

Seconda cosa: i figli dell’inferno non sono più i figli di un drago ancestrale, ma nascono quando un regno infernale collassa (come accadeva per i draghi ancestrali), oppure sono i figli di un altro figlio dell’inferno. Del resto non aveva senso chiamarli “figli dell’inferno” se in realtà sono figli di un drago ancestrale :P


Bene, ora è davvero tutto.

Il prossimo capitolo arriverà il primo weekend dell’anno prossimo, quindi buon Natale e buone feste a tutti ^.^


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