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Autore: DaisyCorbyn    17/12/2017    1 recensioni
[19 anni dopo] [Next generation]
Alwys ha passato i primi 11 anni della sua vita a nascondersi per la sua natura da lupo mannaro, fino a quando un giorno Ted Remus Lupin bussò alla sua porta per dirle di essere idonea per frequentare Hogwarts. Alwys così inizierà una nuova vita con i suoi amici Albus e Rose, nonostante una presenza oscura cercherà di impossessarsi del Mondo Magico.
Dal Capitolo 2:
«Mi chiamo Ted Remus Lupin, sono un professore della Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Quando un bambino con poteri magici compie 11 anni, riceve una lettera dalla scuola per poter essere ammesso. Non sempre, però, il bambino ha i genitori anch’essi dei maghi e, quando ciò accade, viene inviato un professore per spiegare alla famiglia la situazione. Tu sei stata ritenuta idonea per frequentare Hogwarts e io sono il professore che risponderà a tutte le tue domande» finì con un sorriso e si sistemò l’impermeabile.
I genitori guardarono la figlia annuendo e sorrisero dolcemente come se stessero cercando di convincerla con lo sguardo.
«No» fu l’unica parola che Alwys disse dopo essersi ripresa dal quel fiume di informazioni.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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24
Un nuovo nemico


Freddo. C’era molto freddo. 
La piccola collina si estendeva silenziosa fino alla Foresta Proibita, dove i corvi stavano litigando per qualcosa. Nonostante fosse fine maggio, il respiro uscito dalle labbra di Alwys si condensava in una nuvoletta tiepida e pallida come la luna, che silente osservava dall’alto quella mostruosa creatura che corrompeva quella pacifica collina e lì, davanti ad essa, una bambina tremante era inciampata sui suoi stessi piedi. A differenza di quello di Alwys, il respiro del drago non si condensava in una nuvola, quasi sembrava che non respirasse se non fosse stato per il ventre che si alzava e si abbassava ritmicamente. Alwys rimase impietrita sul posto: non aveva via di scampo e certamente non era in grado di affrontare un drago. La creatura si accorse di lei e con due colpi d’ala già era a qualche metro di distanza. Leggiadramente atterrò non poco lontano e in quel momento lei poté vedere meglio il muso, da cui spuntavano denti aguzzi e due occhi completamente neri la scrutavano minacciosi. 
Mi attaccherà? Cosa vuole da me? Ha rapito mia madre? 
Queste domande si fecero spazio nella sua mente mentre faceva vagare lo sguardo seguendo la linea curva della colonna vertebrale del drago. 
«Alwys Dewery» una voce metallica e distorna, molto probabilmente da un incantesimo, arrivò alle orecchie della ragazza, che rabbrividì.
Una figura vestita completamente di nero e col volto coperto da un cappuccio spuntò da dietro il collo della creatura. Alwys non riuscì a rispondere perché la sua voce e il suo corpo tremavano per la paura e per la temperatura che improvvisamente era come se si fosse abbassata.
«Sono qui per porti una scelta» disse la figura, anche se la Grifondoro non poteva vedere la sua bocca muoversi. «O vieni con me, o ti obbligherò con la forza.»
Finì con una risata che fece rabbrividire Alwys, il suo cuore perse un battito e poi incominciò a battere velocemente: chi era? Cosa voleva da lei? Non poteva andare con quella persona senza sapere quelle due cose, ma la sua minaccia non sembrava darle molta scelta.
«Lei non va da nessuna parte!» 
James, con la bacchetta alla mano, si pose tra le due e si mise in posizione d’attacco.
«James Sirius Potter… finalmente ci conosciamo, primogenito dei Potter» il drago ebbe dei sussulti come se stesse ridendo. «Sto tremando come una foglia.» 
La creatura sbatté le ali alzando le zampe posteriori creando un forte vento che fece coprire gli occhi ai due con i mantelli.
«Puoi ancora scegliere» ma James strinse di più la bacchetta e alzò un braccio come per proteggere Alwys. «Ottuso come il padre.»
«Deve essere di famiglia.» 
Quella figura conosceva il Signor Potter? Perché?
«Non dovresti essere così sfacciato durante gli ultimi istanti della tua vita.» 
La figura alzò il braccio ed Alwys intravide delle dita pallide e affusolate uscire dalla manica del mantello, nero come il bosco che si estendeva davanti a loro. Il drago spalancò le fauci facendo fuoriuscire una colata di fuoco.
«Protego!» una cupola magica ricoprì i due fermando quella fiammata. 
L’animale, notando che il ragazzo era riuscito a fermare il fuoco, si tirò più indietro per prendere più potenza.
«Devi scappare, non resisterò a lungo» le urlò James cercando di sovrastare il rumore del fuoco che si abbatteva contro cupola su cui incominciarono a formarsi delle crepe.
«E tu?» Alwys riuscì a parlare di nuovo e si alzò con decisione.
«Sono un Corvonero, ricordi? Posso cavarmela» strinse i denti e cercò di concentrarsi di più, ma i suoi occhi tradivano il sorriso che si era dipinto sul suo volto. «Vai!»
Ma, prima che potesse muoversi, la seconda fiammata arrivò disintegrando la cupola: James si girò e coprì Alwys fortunatamente senza farsi male. Si rimise in posizione d’attacco e alzò la bacchetta i cui riflessi bluastri risplendevano alla pallida luce lunare.
«Glacius!» questa volta però, il raggio ceruleo si disintegrò appena toccò il muso incandescente del drago.
«Davvero astuto, ma mi dispiace dirti che il drago sputa fuoco e il ghiaccio si scioglie con il fuoco» ironizzò la figura lasciandosi andare un’altra volta ad una risata agghiacciante.
«Vai!» urlò James e rievocò la cupola per proteggersi.
«Andrai avanti così?» chiese ancora ridendo. 
La Grifondoro prese un bel respiro e incominciò a correre verso il castello nonostante fosse tutto in salita, ma l’istinto di sopravvivenza prese il sopravvento non facendole perdere potenza.
«Maledizione!» 
La figura spostò il volto verso Alwys, prese la bacchetta e un lampo colpì il dorso del drago che si alzò sulle zampe posteriori per poi spuntare una fiammata più potente di quella di prima. La cupola si disintegrò, ma James riuscì a buttarsi di lato, anche se il fuoco centrò comunque il braccio facendo volare la sua bacchetta lontano e facendolo urlare dal dolore. 
«Finiscilo!» 
Il drago avanzò minaccioso, James strinse il braccio ferito che non accennava a muoversi e cercò di strisciare verso la bacchetta, che però era arrivata troppo lontano. 
Chiuse gli occhi appena il drago aprì le sue fauci e pensò che ormai fosse arrivata la sua fine, ma il calore del fuoco stranamente non arrivò. Aprì gli occhi e vide una figura davanti a lui che aveva proiettato una cupola che li proteggeva dalla fiamma. 
«Confringo!» una piccola pallina di luce arrivò addosso all’animale esplodendo e creando un fuoco che lo accerchiò. «Andiamo, lo distrarrà per poco.»
Damien prese per il braccio James. 
«Non possiamo, dobbiamo proteggere Alwys.»
«Non me ne frega nulla di Alwys, mi importa solo di te!» il ragazzo boccheggiò, ma il lupo non gli diede nemmeno il tempo di rispondere che lo prese per mano per allontanarlo il più possibile dal drago che, per liberarsi dal fuoco, era volato in cielo.
Alwys corse con tutto il fiato che aveva nei polmoni nonostante le gambe le cedessero per la stanchezza: aveva lasciato James lì da solo e il senso di colpa incominciò a farsi strada dentro di lei, ma quella figura era lei che voleva, quindi forse lo avrebbe lasciato stare. Arrivò in cortile, ma improvvisamente attorno a lei tutto si fece più scuro, come se qualcosa avesse oscurato la luna.
«Davvero credi di potermi sfuggire?» 
Quella voce le gelò il sangue: il drago atterrò davanti all’entrata della scuola sbarrandole la via. Ora era completamente sola perché chissà che fine aveva fatto James. Ricacciò le lacrime e cercò di scacciare quel terribile pensiero.
«Cosa vuoi da me?» urlò con la voce che le tremava.
«Tante cose, piccola Alwys» la figura scese dal drago e come un serpente si incamminò verso di lei facendo strisciare la tunica nera sulla fredda pietra. 
«Tu non hai idea di ciò che hai qui dentro» indicò con il dito, fasciato da un guanto nero, la testa. «Sei preziosa.»
Alwys non capiva: non era particolarmente intelligente, quindi cosa voleva dire che? Indietreggiò leggermente, ma non perché voleva scappare, tanto sarebbe stato inutile, ma perché era come se il terreno le stesse cedendo sotto i piedi.
«Ma di cosa stai parlando?»
«Avremo modo di parlare» disse e subito dopo incominciò a camminare più velocemente per raggiungerla.
Ovviamente Alwys non rimase ferma a guardare: si girò per andare via, ma qualcosa la colpì alla schiena facendola cadere per terra.
«Non sento… niente» cercò di dire, ma le era addirittura difficile parlare: non riusciva a muovere niente del suo corpo, solo gli occhi e con fatica le labbra.
Il panico incominciò a prendere il sopravvento e il fatto che non potesse nemmeno muoversi peggiorò la situazione.
«È un incantesimo molto semplice, non lo riconosci?» arrivò accanto a lei e un pezzo del mantello le toccò una mano. «Comunque, non c’è tempo da perdere…»
Alzò di nuovo la bacchetta ed Alwys chiuse gli occhi: sentì il rumore di un incantesimo e il mantello della figura non toccò più la sua mano. Infatti, la figura era stata scaraventata lontano da lei e vide Victoire correre con la bacchetta in mano.
«Ti ha pietrificata» disse a mo’ di constatazione: mosse la bacchetta e finalmente Alwys riuscì a muoversi.
Si abbracciarono e Victoire le diede più volte baci sulla testa: com’era riuscita a mettere k.o. quella figura?
«Signorina Weasley, porti Dewery dentro» era la voce del professor Pastime.
Alwys non credette ai suoi occhi: il professore era dritto davanti a loro e con uno sguardo deciso, non sembrava assolutamente lo stesso di quando spiegava durante le lezioni. Victoire la prese per mano e incominciarono a correre verso la porta, sperando che il drago non si muovesse visto che la figura era impegnata. Sfortunatamente, però, ciò non avvenne: il drago si mise su due zampe e poi le sbatté di nuovo a terra creando una scossa così forte da far perdere l’equilibrio ad entrambe. Successivamente, videro la sua coda volteggiare in aria e poi scagliarsi verso di loro: Alwys non riuscì ad evitarlo e Victoire fu scaraventata contro una colonna cadendo per terra senza sensi. Subito dopo vide il professor Pastime bloccato da dei tentacoli che non gli permettevano di muoversi. La figura avanzò minacciosa ed Alwys ebbe paura che potesse succedere qualcosa di terribile al professore.
«È me che vuoi, giusto?» disse stringendo i pugni lungo i fianchi.
La figura guardò il professore, ma poi lo lasciò stare e andò verso di lei. Era la fine, ormai chiunque cercasse di aiutarla finiva per farsi del male, tanto valeva far finire tutto il prima possibile. Ma qualcosa dentro di lei le disse che no, non sarebbe andata così, che doveva combattere, che doveva far capire quanto tenesse agli altri. La bacchetta brillò così forte da far accecare la figura e Alwys ringraziò mentalmente Lady Amelia. Prese un bel respiro e incominciò a correre verso destra, lasciando sbigottita la figura: se avesse continuato a correre così sarebbe finita giù nel precipizio, cosa che avvenne.
«No!» sentì l’urlo della figura e capì che stava andando dal drago per prenderla, ma non sarebbe mai stata così veloce.
Aprì gli occhi che aveva chiuso per farsi coraggio e, tra il vento che le sferzava i capelli e la valle che si faceva sempre più vicina, tirò fuori la bacchetta e la puntò in alto. Era buffo il fatto che in quel momento, in caduta libera, stesse pensando ai suoi genitori, a quando era andata per la prima volta a mare ad agosto e aveva provato l’ebbrezza di lanciarsi da una scogliera. Ovviamente le due cose non erano minimamente paragonabili.
«Accio scopa!» 
In verità non era sicura della riuscita dell’incantesimo, aveva preso quella decisione molto impulsivamente e solo dopo aver saltato si era resa conto della stupidaggine di ciò che aveva fatto. Fortunatamente, però, la scopa arrivò in gran velocità ed Alwys vi si avvinghiò come se fosse la sua unica salvezza. Effettivamente era così. Incominciò a volare bassa, così che il drago avesse difficoltà ad individuarla e intanto cercò una soluzione a quel disastro: doveva andare dalla preside, ma non aveva idea di dove si potesse trovare in quel momento. Ad un tratto, però, una luce argentea incominciò a volare accanto a lei: diventò un gatto intento a correre che la guardava.
«Signorina Dewery vediamoci nel cortile posteriore» poi svanì. 
È incredibile quella donna, pensò mentre si alzava in volo per capire da che lato della scuola si trovasse, visto che fino a quel momento era rimasta dentro la valle.
Del drago non c’era traccia e ciò la preoccupò più che rassicurarla. Arrivò al cortile e vide Ted e la McGranitt che le stavano facendo segno con la luce proiettata dalle loro bacchetta. Appena scese dalla scopa si buttò fra le braccia di Ted, che si assicurò che non le fosse successo niente di grave.
«Cosa è successo?» le chiese preoccupato.
Alwys capì che non sapeva di Victoire e si morse il labbro. 
«Vicky è stata colpita dalla coda del drago, era per terra senza sensi l’ultima volta che l’ho vista, invece il professor Pastime era bloccato da dei tentacoli» spiegò con il respiro affannoso come se avesse corso piuttosto che volato.
«Sei stata bravissima» la rassicurò la preside mettendole una mano sulla spalla.
Ad un tratto, però, una luce si scagliò contro di loro facendoli volare in tre direzioni diverse: la figura si materializzò davanti ad Alwys e con un colpo di bacchetta evocò una cupola scura attorno a loro due. Ted corse verso di lei, nonostante un dolore alla gamba, e sbatté i pugni contro la cupola, invece la McGranitt provò degli incantesimi che la scalfirono leggermente.
«Ammetto di averti sottovalutata» disse passeggiando attorno ad Alwys, che rimase a terra perché la schiena le faceva molto male. «Ma comunque non puoi sfuggirmi.»
La Grifondoro si sentiva come un uccellino in gabbia: quella cupola le dava un senso di oppressione che lentamente le fece scemare la speranza che prima le aveva riempito il cuore. Però, grazie agli incantesimi scagliati da Ted e dalla McGranitt, si formò una lunga crepa sulla cupola. 
«Non hai scampo, appena questa cupola cederà ci saranno tutti i professori pronti» minacciò la preside scagliando con violenza un altro incantesimo.
«Peccato che porterò Alwys con me molto prima.»
«E come? Hogwarts ha un sistema di protezione infallibile» la risata della figura fece indispettire la McGranitt che corrucciò le labbra. 
Ad un tratto sbucò dal nulla il drago, che fino a quel momento molto probabilmente era stato coperto da un incantesimo di dissimulazione. La creatura aveva il respiro pesante ed era pronta ad eseguire gli ordini del padrone.
«No, ti prego!» urlò Alwys, intuendo ciò che voleva fare.
Con fatica lei si alzò e andò davanti alla figura: sotto il cappuccio c’era il buio più nero, come se il suo viso fosse un buco nero che inghiottiva ogni barlume di luce. 
«È me che vuoi, basta fare del male agli altri.»
La Grifondoro mise la mano dietro la schiena e strinse la bacchetta con tutta la forza che aveva come se le potesse infondere il coraggio: da essa uscì Lady Amelia, che andò contro la figura oscurando la sua vista, ed Alwys ne approfittò per evocare un incantesimo. 
«Diffindo!» la saetta partì dalla sua bacchetta e arrivò dritta al braccio della figura: si sbilanciò leggermente, ma l’incantesimo sembrò non averle fatto nulla.
«Stupidi Grifondoro» disse con disprezzo. «Vuoi una lezione? Eccotela.»
Alzò la bacchetta nera come la pece che però brillò leggermente per dei riflessi più chiari, ed una pallina di luce a grande velocità arrivò contro Alwys. Lei si coprì il volto con le braccia aspettandosi di cadere nell’incoscienza per la botta che però non arrivò. Aprì gli occhi e spalancò la bocca per lo spettacolo che si parò attorno a lei: l’incantesimo era esploso in mille puntini di luce che volavano attorno a lei per poi scendere giù come stelle cadenti ed infrangersi al suolo.
«Com’è possibile…» sussurrò la figura abbassando la bacchetta.
Puoi farcela.
Una voce arrivò nella sua mente come un pensiero, non la riconobbe, ma, senza capire il perché, si fidò di lei e alzò la bacchetta: una luce viola uscì da essa e andò ad infrangersi con la luce bianca venuta fuori da quella della figura. Prese la bacchetta con entrambe le mani come se tutta la stanchezza di stesse facendo sentire solo in quel momento.
«Puoi farcela» ancora quella voce, solo che questa volta proveniva dalla sua destra.
Si girò e vide Tonks: i suoi capelli non erano fucsia, ma argentati come tutto il resto del corpo che fluttuava leggermente.
«Tesoro mio non devi perdere mai la speranza» le accarezzò la guancia e ad Alwys venne l’irrefrenabile desiderio di buttarsi fra le sue braccia, ma lo scontro con la figura non glielo permise.
«Ma come posso fare?» chiese fra un singhiozzo e l’altro.
L’espressione della donna per un attimo si contrasse in puro dolore, poi però si sciolse in dolcezza. 
Si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò: «Anche chi non c’è più, rimarrà per sempre nel tuo cuore.» 
Le diede un bacio in fronte, poi si spostò dietro di lei e mise le mani intorno alle sue: il fascio viola divenne più forte e ad un tratto esplose in numerosi fiotti di luce. La figura venne scaraventata ai piedi del drago disintegrando la cupola. Di Tonks non c’era più traccia. 
«Maledizione…» imprecò alzandosi. «Tornerò!» 
E, detto ciò, sparì in una nube nera. Tutto era finito, non c’era più pericolo: allora perché Alwys si sentiva come se avesse un mattone dentro il petto? 
Guardò Ted che la stava guardando con gli occhi spalancati, e poi la McGranitt che invece guardava il cielo in cui un cerchio luminoso con delle strane linee si faceva spazio fra le nuvole. Anche Alwys lo guardò chiedendosi cosa fosse, ma ad un tratto la sua vista si appannò, non seppe dire se fossero le lacrime o il fatto che lentamente stava sprofondando nell’incoscienza.
   
 
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