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Autore: LaBabi    24/06/2009    1 recensioni
«Qui gatta ci cova» dissi io mettendomi in guardia.
Improvvisamente sentii qualcosa di freddo, di metallico sfiorarmi la nuca. Non mi voltai, ma guardai mio fratello, aveva un coltello puntato alla gola.
«Miao» disse una voce femminile dietro di me. La ragazza che stava minacciando mio fratello sorrise.

Genere: Romantico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Fiori Neri (parte II)

DEAN’S POV

Entrai silenziosamente nella stanza del motel per non svegliare Sammy, e per lo stesso motivo non accesi la luce.

«Credi davvero che io stia dormendo?» chiese una voce nel buio.

«Dannazione!» gridai quando colpii in pieno il mio comodino dallo spavento.

Una luce si accese e il viso arrabbiato di Sam fu illuminato.

«Che c’è?» chiesi osservandolo.

«Potresti pensare al caso per una volta, invece di andare in giro a …» respirò rumorosamente «divertirti!»

Sorrisi. Sam era davvero un bravo ragazzo, costantemente gentile (tranne con me), intelligente e che usava sempre i termini giusti, per esempio io non avrei detto divertito, ma scopare o fare sesso.

«Mah cosa te lo dico a fare?! Tanto è sempre così!» Sbuffò. «Torniamo al caso! Allora, …»

«Ehi Sammy! Sono le cinque di mattina e io voglio farmi una doccia e poi andare a dormire un po’!»

Uno sguardo. Niente di buono.

«Dicevo, torniamo al caso.»

Ok, niente dormitina, ma almeno la doccia!

«Ti prego Sammy! Rinuncio al pisolino, però ho bisogno di lavarmi, intanto tu poi andare a comprare la colazione.»

«Vado» ecco disse uscendo dalla stanza. Ecco che tornava ad essere il mio fratellino obbediente. «Vedi di essere pronto a metterti al lavoro quando torno» Ehm, stavo dicendo?

 

«I quattro uomini sono morti tutti nelle loro case. Avevano in comune, oltre al sesso, l’età, tutti 34 anni, erano tutti uomini divorziati. Mentre ero a prenderti quel caffè» disse Sam indicando il bicchiere dal quale stavo bevendo «Ho parlato con Betty, la cameriera, che a quanto pare è la più grande pettegola e impicciona della città, e mi ha detto che uno di questi era stato denunciato dalla moglie per percosse, mentre gli altri no, ma anche loro picchiavano le loro mogli.»

«Un essere che non sopporta chi picchia le donne.» constatai.

Sam mi guardò.

«Chissà da cosa l’hai capito!» disse ironicamente. Stava diventando quasi impertinente.

«E sappiamo cos’è e chi è questo essere?» chiesi.

«Un fantasma» rispose una voce femminile dopo aver aperto con violenza la porta. Una bionda mozzafiato entrò nella stanza, una che ormai conoscevo. «Ma non vi riguarda più, il caso è nostro, quindi potete ripartire anche ora.»

«Ehi Jackson, cosa sei venuta a fare? Per dirci questo? Sai benissimo che non ti ascolteremo. Ammettilo che sei venuta solo per vedermi!» Il mio fascino aveva colpito ancora, era ovvio.

La bionda si avvicinò.

«Winchester, fai i bagagli e parti.»

Mi avvicinai.

«Dovrei fare quello che mi dici? Altrimenti che fai mi sculacci?» stavo sussurrando, eravamo vicinissimi.

Prima che lei potesse rispondere la porta sbatté, Sam era uscito.

«Vedi, anche mio fratello ha capito che ti piaccio»

Mi guardava dritto negli occhi.

«Pensavo fosse più intelligente di te, a quanto pare mi sbagliavo.»

Sorrisi, pungente la ragazza; la cosa mi piaceva.

«Te lo ripeto Winchester, il caso è nostro, quindi raccogli i tuoi stracci, metti il tuo sedere sul rottame qua fuori e vai a casa. Andate a casa.»

Ok, aveva esagerato.

«Wowowowo bambina! Quelli» dissi indicando i miei vestiti sparsi per la stanza «non sono stracci, direi piuttosto che per quanto ho visto siete tu e tua sorella ad indossare robaccia. E, » esclamai aprendo la porta per uscire ed indicare la mia auto «non chiamarla rottame! E’ una Chevrolet Impala del 67! Una meraviglia! Chissà cosa guidi tu! Quello sicuramente è un catorcio!»

Fece un respiro profondo quanto i suoi occhi azzurri.

«Peggio di un bambino, Winchester. Comunque dovrete partire lo stesso, il caso sarà risolto fra» alzò il polso destro e lo guardò, come se dovesse guardare l’orologio che non aveva «tre ore al massimo. E comunque quella è la mia auto, la Pontiac Solstice. A differenza della tua meraviglia» quest’ultima parola la disse mimando le virgolette con le mani «la mia Pontiac non ha mezzo secolo. E comunque gli autori degli stracci miei e di Cleo sono Chanel, Dior e altri sconosciuti come Dolce e Gabbana. Addio!»

A grandi passi uscì dalla camera e, dopo aver trascinato via la sorella con la forza, salì in auto e sgommando se ne andò.

Aveva del fegato la ragazza, oltre che a un bel corpo.

«Cosa diavolo le hai detto per farla andare via così?» chiese entrando Sam.

«Niente!»

Uno sguardo sospettoso si posò su di me.

«Sammy, veramente!»

«Farò finta che sia vero. Comunque Cleo mi ha detto che …»

«Cleo» dissi sghignazzando.

«Sì, esatto. Mi ha detto che lei e sua sorella …»

Continuai a ridere.

«Vuoi essere serio una volta nella tua vita?» chiese retoricamente.

«Sammy, l’hai chiamata Cleo.»

«E’ il suo nome!» si giustificò lui.

«Sì e la sorella si chiama Maya ma non l’hai chiamata con il suo nome. Ti piace eh?»

«No!» gridò lui.

«Sammy, Sammy, a chi vuoi darla a bere?»

Mi guardò.

«A te. Tanto bevi di tutto.»

Un momento, di solito ero io a fare battute del genere!

«Sam! Dai, a me puoi dirlo, ti piace!»

«Dean, ammetto sia carina, ma …»

«Bando alle ciance! E’ tutta tua!» esclamai alzando le mani.

«Non si può fare un discorso serio con te! Comunque, stavo dicendo che Cleo mi ha detto che sua sorella e lei hanno risolto il mistero. E’ il fantasma di una donna che è stata uccisa dal marito a pugni. Abitavano nella casa dove è stato ucciso il primo uomo. Le ragazze suppongono che il fantasma sia stato risvegliato dal fatto che il nuovo proprietario picchiasse la moglie, e dopo ha continuato a punire i violenti con le consorti nella città. La donna si chiamava Wilhelmina Backer.»

«Andiamo!» esclamai per poi catapultarmi in auto seguito da Sam, per andare al cimitero.

 

Wilhelmina Backer. Wilhelmina Backer. Wilhelmina Backer. Dove accidenti era la sua tomba? Wilhelmina Backer. Niente.

«Forza, sbrighiamoci!»

Quella voce, l’avrei riconosciuta fra mille. Feci segno a mio fratello di fare silenzio e senza fare rumore ci avvicinammo.

Eravamo dietro alle due ragazze, io alle spalle della bionda e Sam a quelle della mora. Questa, con un rapido movimento del capo all’indietro, diede una testata a mio fratello, per poi senza girarsi dargli una gomitata nello stomaco e un pugno sul naso.

Accidenti, era violenta quella ragazza!

«Cazzo Cleo!» gridò Sam tenendosi il naso.

Lei si voltò di scatto.

«Sam! Scusami, non avevo idea fossi tu!» si scusò lei avvicinandosi a mio fratello per aiutarlo.

Sentii un rumore che conoscevo bene, lo sentivo tutte le volte che caricavo il fucile. Guardai la bionda, aveva afferrato un fucile e l’aveva puntato contro di noi. Ma l’abbassò subito.

«Winchester! Ti avevo detto di tornare a casa!»

«Prima devo chiudere il caso.»

«Il caso è nostro!» mi intimò lei.

«Scordatelo» la sfidai.

«Piantatela!» esclamarono in contemporanea i nostri fratelli. Sarebbero la coppia perfetta.

«Possiamo chiuderlo insieme!» propose Cleo.

«Ci sto» acconsentii.

La bionda sbuffò e riprese in mano la pala per ricominciare a scavare. Mi avvicinai e iniziai a scavare anche io.

«Cleo!» urlò Sam. «Cleo, riprenditi!»

La sorella fece cadere la pala e si avvicinò a mio fratello e alla mora. Le mise le mani sulle guance.

«Cleo, respira.» sussurrò all’altra. «Respira, forza.»

Guardai la bruna, aveva lo sguardo vacuo e tremava.

«Cos’ha?» chiese in un soffio Sam.

«Respira, piano.» continuò la biondina. L’altra inspirò con la bocca molto rumorosamente. «Brava tesoro, così.»

Improvvisamente il suo tremito crebbe notevolmente e ansimava come un asmatico. Iniziai a preoccuparmi anche io. La frequenza del suo respiro cresceva smisuratamente fino a che in un istante si placò del tutto, tornando normale.

La mora ondeggiò, ma sostenuta dalla sorella, tornò immediatamente in piedi.

«Sta arrivando?» chiese la bionda.

«Sì, è molto vicina.» rispose decisa la mora.

«Ma cosa …» iniziò Sam per essere interrotto.

«Non è il momento né il luogo» tagliò corto Cleo. «Forza, sbrighiamoci.» Afferrò la pala e iniziò a scavare. «Sam, Dean, presto!»

Iniziammo tutti e quattro a scavare. Un rumore sordo ci fece capire di aver toccato la bara.

Dopo aver aperto la bara, la bionda sparse il sale e io ero già pronto per bruciare le ossa.

«E’ qui, abbiamo pochi secondi!» gridò la mora.

«Vado io» mi proposi, ma la bruna aveva già dato fuoco a tutto.

«Ora?» chiese Maya.

«E’ ancora qui! Non era la salma giusta!» rispose l’altra.

«Cosa stai dicendo? C’è scritto Wilhelmina Backer qui!» ribattei indicando la lapide.

«Devono aver invertito le bare»

Era impossibile. E se fosse stato vero, come faceva lei a saperlo? Peggio ancora, come avremmo trovato la tomba giusta?

«Venite!» ci chiamò Cleo. Si era allontanata di poco, ed era in piedi davanti ad una lapide. «Qui, è lei» affermò.

«Scaviamo!» ordinò la bionda. Iniziammo a fare ciò che ci diceva, improvvisamente una delle sorelle cadde a terra, quando alzò il viso aveva il labbro spaccato. «E’ lei, sbrighiamoci prima che ci uccida tutti!» urlò Maya, guardando l’altra a terra, che tentava di rialzarsi, ma veniva sbattuta violentemente a terra.

«Lei chi?!» chiese urlando Sam.

«La Backer!» gridò la mora prima di emettere un grido di dolore.

«Oh merda!» questo il mio commento.

«Ecco, pronti con il sale e il fuoco!» ci avvertì Maya, che stava aprendo la bara. Sammy gettò il sale sulle ossa e io le bruciai.

«E’ andata» disse Cleo ancora a terra «per sempre»

«Tutto bene?» chiese la sorella aiutandola a rialzarsi.

«Sì, grazie. Questa ci è andata anche leggera.»

La guardai. Aveva il labbro spaccato in più punti, un taglio sopra al sopracciglio destro, un’escoriazione sulla parte sinistra della fronte e una sulla rispettiva guancia. Alla faccia della leggerezza!

«Volete spiegarci come facevi a sapere che era questa la salma giusta?» chiesi mentre raggiungevamo le auto.

«Non qui, al vostro motel.»

 

«Allora?» chiesi dopo essermi chiuso la porta alle spalle.

«Intuizione»

«Ehi mora, non dire cavolate»

Ero stanco, affamato e una ragazza mi stava mentendo palesemente.

«L’avevo detto che non l’avrebbero bevuta» si giustificò con la sorella. «Comunque è una sensazione, diciamo che percepisco le presenze sovrannaturali, riesco a capire dove sono, le loro intenzioni. La prima volta che entro in contatto con loro è doloroso, fatico a respirare e non sono in me. Ma dopo quella volta io sento tutto ciò che sentono loro, diventano come una parte di me. Oh grazie Sam!» ringraziò mio fratello che gli stava porgendo del ghiaccio.

«Una sensitiva»

«No Dean, è tutta un’altra cosa. E vi dico che non è affatto piacevole, la gente ha paura di me quando mi vede “in ricezione”.»

«Ti posso capire, io ho delle visioni» disse Sammy sedendosi accanto a lei.

«Oh, creiamo un club!» disse ironicamente la bionda. «Forza, si va in hotel, e domani partiamo.» continuò rivolta alla sorella.

«Ok. Addio ragazzi!» ci salutò questa, per poi seguire Maya fuori.

«Ciao Cleo! Ciao Maya!» le salutò Sammy.

«Ciao»

Quando la porta si chiuse mi buttai sul letto e mi addormentai di colpo, come Sam d’altronde. Ripensai alla giornata, alle sorelle ed ebbi come un’intuizione, le avrei riviste. Un buono o cattivo presentimento?




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