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Autore: Nekoboy    17/12/2017    1 recensioni
Un mondo devastato dalla guerra, un mondo devastato dalla magia... Leggi scritte, ma non da tutti riconosciute. Piccole cittadelle sotto il controllo di Sceriffi, dalla Legione d'Argento e di altri corporazioni... Gilde come gli Sciacalli, i Puristi ed il Klan che si muovono seguendo la legge, violandola ed altre volte scavalcandola grazie alla loro posizione... In un mondo come questo si intrecciano le vite della ex Schiava Camy, dello Sciacallo Stauro, di semplici uomini come Rocky... e di una misteriosa fanciulla, una Mutante...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lampi lontani rischiaravano la notte, ma alla sua vista non si poteva nascondere la verità, quello non era il classico temporale in arrivo, ma qualche cosa di più problematico, di questo era certa, erano lampi di armi da fuoco. Se il rumore degli spari non giungeva sino a lì era solo per la distanza e per le colline che fungevano da barriera fra quella piccola cittadina e la via nascosta battuta sopratutto dalle carovane clandestine. In molti erano a conoscenza di quella zona e delle merci non proprio lecite che vi passavano, ma raramente le autorità preposte intervenivano perché parecchie di quelle merci poi erano acquistate da loro, come armi e munizioni che non sempre era facile reperire di quei tempi. Da quando era giunta in quel posto solo una volta aveva visto intervenire la Legione d'Argento ed era stato per bloccare un traffico di Astra, la più potente droga conosciuta, mentre un altra “merce” che non veniva tollerata erano gli schiavi e grandi quantitativi di metalli, preziosi e non. Un mugolio alle sue spalle la indusse a voltarsi, il suo coinquilino, o meglio, colui che l'aveva accolta in casa propria, si stava lamentando nel sonno. Sorrise. La mano di lui la cercava, tastando il caldo posto che aveva lasciato al suo fianco nel letto che condividevano. La loro differenza di età era lampante, potevano essere madre e figlio, con lui che aveva compiuto quell'anno il suo venticinquesimo e lei che andava per i quarantadue, ma il loro rapporto nulla aveva di malizioso.

Quando, sette anni prima si incontrarono, lui le era apparso come una persona apatica, silenziosa per tutto il tempo, quasi volesse avere a che fare il meno possibile con le persone, eppure proprio qualche attimo prima era stato lui, aggirandosi per la tenda medica allestita appena fuori dalla città dalla Legione d'Argento a tenderle la mano. Un ufficiale medico si era avvicinato, lei era troppo confusa e frastornata per capire cosa si stessero dicendo, le orecchie rimbombavano ancora degli spari e delle grida, in più le ferite appena medicate bruciavano e il collare da schiava che portava le stringeva la gola quasi a soffocarla. Quel ragazzino, che già l'aveva presa per mano e stava accompagnandola verso le porte della cittadella, non fece altro che fermarsi e mostrare un distintivo a forma di cane, che poi scoprì essere uno Sciacallo, all'ufficiale e ai due soldati che gli avevano puntato addosso l'arma subito prontamente abbassate per farlo passare.

Fatta stendere su quel lettino metallico e gelido vi passò almeno un paio d'ore, con il silenzio rotto solo dalle operazioni per liberarla dal suo giogo e dal vociare continuo e insistente di un uomo grassoccio e barbuto che si era presentato come Rocky, un tipo come tanti, ma che per lo meno parlava e cercava di farla sentire a proprio agio. Quando anche l'ultimo meccanismo fu disinnescato e lei libera dal collare, il ragazzo se ne andò e lei rimase sola con il chiacchierone che però si era zittito, forse lasciandole tempo di guardarsi attorno visto che sino a quel momento era restata per lo più immobile. La pace non durò però che una manciata di minuti, anche se effettivamente il sentire una voce era meglio che il freddo silenzio di quella casa rotto solo da qualche gemito che oltrepassava le mura di cinta e giungeva dalla tenda ospedale. L'uomo le spiegò a grandi linee quello che era successo, che probabilmente avrebbe passato giorni d'inferno, perché quei collari da schiavi agivano sui centri nervosi in diverse maniere, ma che in ogni caso lui sarebbe passato con il medico della cittadella tre volte al giorno e che colui che la ospitava l'aveva salvata da morte certa, come lei stessa scoprì qualche mese più tardi, rivalendosi di un potere che rispettando la legge la scavalcava allo stesso tempo. Ancora confusa e spersa non sapeva che fare, ma Rocky, ancora una volta si dimostrò essere più di quello che poteva sembrare, le versò dell'acqua e le preparò qualche cosa da mangiare, si muoveva bene in quella casa non sua, segno che probabilmente non era nuovo a passare del tempo lì, ma proprio quando stava per sedersi con lei un leggero ronzio lo blocco. Armeggiando con uno strano aggeggio rettangolare alla cinta l'uomo borbottò e si diresse verso la porta, ma prima di varcarla si voltò verso di lei « Sai, è un ragazzo particolare, taciturno e a volte appare strano, me se resterai scoprirai che è molto di più... e non immagini di quanto abbia bisogno di un aiuto». Quelle parole un po' la resero irrequieta, eppure cosa poteva fare? Qualche ora prima era destinata a vivere come una schiava, con il rischio di morire, ora per lo meno non portava più un collare, stava in una cittadella protetta da delle mura che, si, potevano essere una gabbia, ma ogni cittadella aveva uno Sceriffo, quindi, di che doveva temere? Il sole stava tramontando, si avvicinava l'ora di cena e lei ancora non aveva toccato il cibo presentatole da Rocky che, forse consciamente, le aveva mostrato dove trovare l'occorrente. Quando il padrone di casa tornò, una calda cena lo attendeva, era da giorni che lei non cucinava e non mangiava nulla di decente, non era certa di essere stata brava abbastanza per lui e lui stesso non diede modo di farle capire cosa stesse pensando, non disse nulla, cenò e subito dopo uscì nuovamente. Sola, nuovamente. Pensò di uscire di casa, ma non si sentiva sicura, dove sarebbe andata? A parte Rocky, che fra l'altro nemmeno sapeva dove, o, come trovare non conosceva altri chi la ospitava ed anche lì, non è che sapesse molto. Sparecchiò e lavò i piatti. Le due lune splendevano nel cielo, mentre la terza era una semplice falce, si era appena messa a mirarle che la porta si aprì. Era tornato con Rocky che sorrideva senza farsi notare da lui, stavano portando in casa una branda che montarono a poco più di un metro da quella del padrone di casa, quindi l'uomo barbuto uscì, non senza aver fatto un cenno d'intesa a lei. Quella sera si coricarono ognuno nel proprio letto. La stanchezza le piombò addosso subito e si addormentò come mai aveva fatto da tempo, un sonno che sembrava dover durare sereno per diverse ore, ma una calda sensazione la fece svegliare. Aprì debolmente gli occhi, una figura le stava accanto e armeggiava con qualche cosa, sentiva le mani che le toccavano la gamba. Cercò di muoversi, ma il corpo era come paralizzato, che fosse una delle conseguenze del collare da schiava? Non riusciva nemmeno a parlare. Il terrore si stava impadronendo di lei, poi come se una forza ignota rispondesse alle sue mute grida di aiuto, un raggio di luce entrò dalla finestra e lo riconobbe, quel ragazzino che l'aveva presa con sé, vide anche quello che stava facendo, le stava cambiando le medicazioni. Non capì se lui si accorse che si era svegliata, ma terminato di curarla ritornò a letto senza dire nulla.

I giorni passarono quasi sempre immutati, con lui che usciva al mattino e tornava la sera, ma almeno qualche parola in più ora la facevano, mai su cosa lui facesse, erano quasi sempre i saluti e su cosa preferisse mangiare quel giorno, ma lei non lo sforzava. Quando Rocky ed il medico la venivano a visitare lei attendeva che rimanesse solo l'uomo barbuto per chiedergli qualche cosa in più, anche se pure lui era evasivo quando doveva parlare del padrone di casa, le ricordava sempre che doveva avere pazienza. La sera del trentesimo giorno, quando poche ore prima il medico le aveva detto che si era ristabilita completamente, lei prese in mano la situazione «Ho deciso di restare a vivere in questa cittadella. Domani chiederò a Rocky se può procurarmi il materiale per costruire una piccola casetta e mi trasferirò spero in massimo un mese ancora» le parole che lui le rivolse furono inattese «Non ve ne è bisogno. Anzi. Puoi restare qui per sempre» lui si alzò e si avvicinò al borsone che ogni tanto portava via con sé, vi frugò dentro e tornò al tavolo dove lei ancora stava seduta. Non era riuscita a dire nulla, quelle parole l'avevano stupita. Una scatolina ora le stava davanti «Come ex schiava avevi bisogno di un garante per tornare in società. Sei la Referente di Base degli Sciacalli» e mentre lui parlava lei aprì la scatolina. Un ciondolo bronzeo era poggiato su del tessuto rosso, era un cane, anzi, uno Sciacallo rappresentato seduto. Lo prese e lo rimirò, sollevò lo sguardo sul padrone di casa che ora teneva nella mano la catenina con il proprio ciondolo che penzolava nel vuoto, uno Sciacallo nero nell'atto di correre «Io, Stauro, Referente di Campo degli Sciacalli, Cacciatore e Cercatore di questa regione, ti reinserisco nella società, ridandoti una nuova vita e cancellando quella da schiava, ti accolgo in questa Tana di Sciacalli. Come Referente di Base degli Sciacalli avrai ogni diritto e privilegio che la tua carica ti assegna e ti dona, riceverai le regole degli Sciacalli e le attrezzature di base che al tuo rango servono. Potrai rifiutare se vuoi, ma in quel caso io non potrò più fare da garante e dovrai cercare altri disposti a prendere il mio posto, se invece accetterai... Il ciondolo che ora hai fra le mani è lo strumento più importante che ogni Sciacallo possiede, verrai a conoscenza dei diritti che ti garantisce nei prossimi giorni, io ti rivelerò solo il primo ed unico che posso. Il Nome con cui, come donna libera e come Sciacallo, vuoi essere chiamata» «Camy!»

   
 
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