Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Abby_da_Edoras    18/12/2017    7 recensioni
A Natale si diventa tutti più buoni... io invece sono la solita bastian contrario e divento ancora più cattiva! Così eccomi a immaginare una delle mie parodie sul Trono di Spade e in particolare su Ramsay e Theon (dev'esserci qualcosa di profondamente malato in me, visto che questi personaggi mi ispirano tante storie di umorismo nero! Comunque, essendo una parodia, i personaggi sono OOC, i fatti sono allegramente travisati da me (ma del resto, anche nella serie TV fanno ciò che gli pare! XD), pertanto: Ramsay non sposa Sansa, né Jeyne Poole né chi per loro... instaurerà piuttosto un rapporto particolare col suo prigioniero (che, misericordiosamente, ho deciso di non evirare...); nelle mie storie, che sono appunto prese in giro ironiche e senza troppa cattiveria, non morirà (quasi) nessuno e... diciamo che finirà tutto più o meno bene, a tarallucci e vino.
Dai, in fondo è Natale! XD XD XD
Grazie a chiunque sarà tanto pazzo da leggere le mie follie.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi, produttori e sceneggiatori della serie TV Il Trono di Spade.
Genere: Angst, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ramsay Bolton, Roose Bolton, Theon Greyjoy, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo inizio'
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NON SI TORNA INDIETRO

 

Ci sono cose che ci lasciano un segno evidente

Persone che incontri per caso e poi restano per sempre

Ci sono occhi che tagliano il silenzio e mi piace

Mi piace parlarti di me

Davanti a un bicchiere di rosso

Col sorriso più bello che c’è

Non ti preoccupare perché va tutto bene

Anche se a volte sono fuori di me…

(“Non si torna indietro” Pino Daniele & Lucy Jules)

 

 

Prima parte

Theon Greyjoy aveva goduto di un certo periodo di tranquillità a Grande Inverno, mentre l’esercito di Roose Bolton e del figlio “bastardo legittimato” Ramsay affrontava Stannis Baratheon ma, come aveva imparato da tempo a sue spese, le cose belle non durano mai. Un bel mattino in cui persino il sole si era degnato di splendere, i Bolton e i loro uomini fecero ritorno vittoriosi alla fortezza: l’esercito di Stannis era stato annientato, l’uomo era morto in una situazione non meglio precisata (per gentile concessione di Brienne di Tarth…) e tutto faceva supporre che la vita avrebbe ripreso a scorrere proprio come prima… purtroppo per Theon!

Eppure, come nelle favole nere che si rispettino, qualcosa stava per cambiare.

Se in meglio o in peggio non era dato sapere.

Dunque la premiata ditta Bolton era riuscita ad avere la meglio sull’esercito di Stannis Baratheon, i nuovi signori di Grande Inverno se ne erano tornati trionfanti a casa e quella stessa sera Roose Bolton aveva organizzato un banchetto per celebrare la vittoria… e anche altre cose che sarebbero venute alla luce durante la cena.

Theon, nelle sue ormai fin troppo solite vesti di Reek, aveva l’incarico di servire al tavolo e non osava nemmeno immaginare che cosa avrebbe potuto inventarsi Ramsay per tormentarlo. Se si fosse trattato di una persona normale, si sarebbe potuto pensare che, soddisfatto per la vittoria schiacciante e tranquillizzato per la minaccia sventata, il giovane Lord Bolton sarebbe stato più clemente. Ma, come dicevo, non si trattava di una persona normale ma di Ramsay Bolton. Come dire: un nome, una garanzia.

Eppure fu proprio quella sera che le cose iniziarono a cambiare.

La prima cosa che Theon notò, con suo immenso stupore, fu che Ramsay non diceva una parola che fosse una. Mentre il padre rievocava con gli uomini le fasi salienti della battaglia ed elencava le numerose prove di valore date da lui personalmente, a tutto vantaggio dell’adorante quanto obesa moglie Walda, Ramsay se ne stava insolitamente silenzioso. Si limitava a fissare il cibo nel piatto e a rigirarlo con la forchetta senza decidersi a prendere neanche un boccone (altra cosa che Theon notò subito). Era bianco come un panno lavato, aveva gli occhi cerchiati e non aveva gridato “Reek!” nemmeno per sbaglio.

E quella era la terza cosa strana, pensò Theon.

“Signori, poiché siamo tutti qui riuniti per festeggiare la nostra vittoria, voglio approfittarne per rendervi partecipi di altre due liete notizie che contribuiranno a rendere ancora più festosa questa serata” annunciò Roose Bolton al momento dei brindisi.

Per qualche strana ragione, Theon era assolutamente convinto che quello che Roose Bolton definiva lieta notizia sarebbe stato solo fonte di altri tormenti per lui…

“Innanzitutto vi annuncio che io e la mia sposa avremo presto un figlio” dichiarò orgoglioso il Lord.

Theon arrischiò un’occhiata di sfuggita a Ramsay, stando ben attento a non farsi notare. Ma non ce ne sarebbe stato bisogno, visto che il giovane Lord, oltre all’aspetto cadaverico, del cadavere aveva anche le reazioni. Mentre i partecipanti al banchetto esultavano e brindavano alla notizia, Ramsay parve non averla nemmeno sentita.

Naturalmente Roose Bolton non si aspettava certo un’accoglienza festosa da parte del figlio bastardo, per cui non si scompose e passò direttamente al secondo annuncio.

“Il Maestro dice che si tratta quasi certamente di un maschio, ma questo non cambia nulla per mio figlio Ramsay, che è e rimane l’erede designato. A dimostrazione di ciò, ho preso contatti con Petyr Baelish, attuale tutore di Lady Sansa Stark, affinché conceda la mano della sua protetta a mio figlio” disse. “Attendiamo la risposta di Lord Baelish al più tardi tra una settimana.”

La notizia prese alla sprovvista Theon, che per poco non si lasciò sfuggire la caraffa del vino… cosa della quale si sarebbe probabilmente pentito per il resto dei suoi giorni. Riprendendo con la forza della disperazione il controllo su se stesso quanto sulla caraffa, Theon si vide scorrere davanti agli occhi tutti i motivi per i quali l’arrivo di Sansa a Grande Inverno sarebbe stata una sciagura… per lei quanto per lui.

“Dunque, Ramsay, non dici niente? Combinare un matrimonio tra te e l’unica erede degli Stark ancora in vita è il miglior modo per consolidare il nostro dominio su Grande Inverno” affermò Lord Bolton, molto compiaciuto.

“Immagino di sì” fu la risposta di Ramsay, con una voce talmente debole da risultare poco più che un sussurro. “Credo… io… non sto bene, stasera, chiedo il permesso di ritirarmi, padre.”

Roose Bolton fissò il figlio con sospetto, chiedendosi che accidenti gli fosse venuto in mente adesso. Era davvero tanto offeso per la notizia del bambino in arrivo da mettere in secondo piano anche un matrimonio prestigioso come quello con Sansa Stark? Poi, guardandolo meglio, si accorse che diceva sul serio. A parte il pallore e i cerchi neri sotto gli occhi, Ramsay tremava da far pietà.

“Ramsay, stai davvero male?” domandò il Lord, con una vaga sensazione di disagio.

Sarebbe stato un bel casino se il figlio da poco legittimato si fosse ammalato e fosse morto prima di acquisire il dominio su Grande Inverno… e ancora peggio se, alla resa dei conti, il bambino che Lady Walda aspettava si fosse rivelato una femmina!

Ramsay si alzò lentamente in piedi, ma vacillava e dovette appoggiare entrambe le mani sul tavolo. Alzò lo sguardo, cercando qualcuno nella sala del banchetto. Sembrava insolitamente smarrito e Theon non poté fare a meno di provare una certa qual soddisfazione: aveva capito che stava cercando lui, ma questa volta non sarebbe accorso al suo fianco come quel verme strisciante che era diventato, questa volta avrebbe aspettato che fosse lui a chiamarlo.

E Ramsay lo chiamò, ma non con la solita spavalderia.

“Reek” mormorò, allungando una mano verso di lui.

Solo allora Theon gli si avvicinò con il solito fare servile, ma sentendosi molto compiaciuto di sé. Ramsay, il mostro, il suo aguzzino, aveva dimostrato di avere bisogno di lui davanti a tutti i convitati e davanti a Roose Bolton; aveva rivelato una debolezza mai mostrata prima… e per Theon era già quella una soddisfazione.

Oddio, non che fosse quel gran che, ma non bisogna dimenticare che l’ultima soddisfazione che Theon ricordava di aver avuto risaliva a parecchi mesi prima (nemmeno lui sapeva più quanti fossero esattamente): Ramsay, dopo averlo minacciato in tutti i modi possibili e immaginabili di evirarlo, aveva poi cambiato idea all’ultimo momento, preferendo privarlo di un altro dito del piede sinistro, chissà per quale capriccio.

Forse in tutto ciò c’era una logica contorta quanto il giovane Bolton, una sorta di messaggio in codice: il mignolo del tuo piede sinistro e il tuo membro per me si equivalgono… o qualche altra bestialità del genere. E poi c’era l’animalesca furbizia di Ramsay, che, conoscendo bene i cani e la loro aggressività, aveva capito che, se avesse evirato Theon, lo avrebbe reso un essere disperato, senza più via di scampo… e anche la bestia più debole e paurosa, se non ha altra via di scampo, può diventare pericolosa. Un Theon senza più nemmeno un barlume di speranza avrebbe potuto cercare di fargli del male, a costo di morire nel tentativo, e non era quello che voleva Ramsay che dunque dimostrava di usare, almeno ogni tanto, quel neurone solitario che gli albergava in testa.

In conclusione, l’ultima grande vittoria di Theon Greyjoy risaliva a più di un anno prima e consisteva nell’essersi potuto tenere il suo prezioso giocattolino… fino a nuovo ordine, ovvio!

E adesso, meraviglia delle meraviglie, l’erede delle Isole di Ferro stava per avere un’altra delle sue vittorie di Pirro (forse, nei Sette Regni, avrebbero presto iniziato a usare l’espressione vittorie di Theon per indicare questo medesimo risultato!).

Insomma, alla fine si acquista una certa familiarità anche con le disgrazie, no? Ed esattamente questo aveva fatto Theon, che solo a quel punto accorse a sorreggere Ramsay, notando di nuovo con grande compiacimento che, se non ci fosse stato lui, il Lord bastardo sarebbe probabilmente caduto per terra.

“Sono qui, mio signore” disse, più o meno con il tono di sempre. Ma con ogni probabilità Ramsay, in quelle condizioni, non si sarebbe reso conto nemmeno se gli avesse parlato nel dialetto delle Isole dell’Estate…

“Il tuo servo ti accompagnerà in camera, poi manderò il Maestro a visitarti” disse Roose Bolton rivolto al figlio, sempre con espressione poco convinta. Forse pensava che nemmeno le malattie fossero tanto sciocche da volersi davvero avvicinare a Ramsay…

Continuò a fissare il figlio che si allontanava dal salone, sostenuto da Theon. Quella vista gli procurò una vaga sensazione di fastidio: da quando quel Greyjoy aveva ripreso le forze a un punto tale da poter essere lui a sostenere un Ramsay indebolito? E anzi, a dirla tutta, Ramsay era proprio convinto di essere ancora lui a gestire l’altro?

Insomma, Roose Bolton dimostrava davvero una preoccupazione sincera e disinteressata per il figlio bastardo. Ma… ricordate che stiamo parlando della famiglia Bolton, vero?

C’era una bella rampa di scale di pietra da salire per raggiungere la camera di Ramsay e non è un’esagerazione dire che ogni gradino fu una sorta di agonia. Chiaramente il giovane Bolton non era così stoico nell’affrontare il dolore tanto quanto era ansioso di infliggerne al prossimo suo: si aggrappava a Theon e si lamentava come se non ci fosse un domani.

“E’ possibile che senta dolori dappertutto? E la testa… sembra che mi debba scoppiare…” ripeteva, quasi scioccato dal fatto che la sofferenza, per una volta, gli si fosse rivoltata contro.

“Manca ormai poco alla tua stanza, mio signore, un ultimo sforzo” lo incoraggiava Theon, ma i suoi pensieri erano ben diversi. Solo, col cavolo che avrebbe osato esprimerli ad alta voce!

Ora lo capisci cosa vuol dire provare dolore in ogni parte del corpo, e scommetto che non ti piace per niente, vero? Adesso non è più così divertente?

Un’idea fugace attraversò la mente di Theon: e se avesse approfittato della debolezza di Ramsay per scaraventarlo giù dalle scale? Avrebbe potuto fingere che fosse stato un incidente, che lui era debole e Ramsay troppo pesante…

Già, e poi cosa sarebbe successo? Se il giovane Lord fosse morto, lui sarebbe comunque rimasto lì, nelle mani di Roose Bolton il quale, almeno per salvare le apparenze, lo avrebbe punito per avergli ammazzato il figlio. E Roose Bolton non era poi tanto meglio di Ramsay, in fondo era stato lui a organizzare le Nozze Rosse e a uccidere personalmente Robb, no? La mela non cade mai troppo lontano dall’albero… E chissà in che modo atroce lo avrebbe ucciso. E se invece Ramsay fosse rimasto soltanto ferito… eh, a quel punto avrebbe dovuto fare i conti con lui, una volta che si fosse ristabilito.

No, non era affatto una buona idea, rifletté Theon che, di fronte a un male che non conosceva, preferiva affrontare quello che gli era ormai familiare. Così fece il bravo Reek, che era ciò che sapeva fare meglio: accompagnò il padrone nella sua stanza, lo aiutò a mettersi a letto e lo coprì ben bene con tutte le pellicce che trovò. Eppure, Ramsay continuava a tremare e a battere i denti per il freddo.

 

Più tardi il Maestro si recò a visitarlo, non capì un accidenti di ciò che poteva avere ma finse di aver individuato una febbre dovuta alle fatiche e al freddo patiti durante la battaglia contro l’esercito di Stannis. Preparò una pozione da somministrare all’ammalato ogni tre ore e che gli avrebbe abbassato la febbre, si raccomandò che il giovane Lord restasse a riposo al caldo (il che significava anche non scuoiare nessuno per un certo periodo di tempo…) e poi si ritirò, prima che Roose Bolton iniziasse a dubitare delle sue competenze in materia. Da quelle parti non si poteva mai sapere.

Ovviamente, Theon fu offerto volontario per occuparsi di Ramsay durante la sua malattia: sarebbe stato lui a somministrargli la medicina, a portargli i pasti, a controllare che stesse al caldo e, per fare tutto ciò, avrebbe dormito nella sua stanza, su un pagliericcio buttato in un angolo. Beh, visto che la sua precedente residenza erano i canili, alla fine si poteva dire che ci avesse guadagnato qualcosa, non è così?

Prima di raggiungere la sua Lady in camera, Roose Bolton passò a dare una veloce occhiata al figlio, praticamente invisibile sotto le pellicce; poi si fermò per le ultime e sentite raccomandazioni a Theon.

“Ascoltami bene, Theon, Reek, o come diavolo ti chiami, sappi che ti riterrò personalmente responsabile della guarigione di Ramsay” sibilò, in tono mooolto incoraggiante. “E’ assolutamente indispensabile che si rimetta prima che Petyr Baelish venga a sapere di questo increscioso contrattempo e se ne serva per rifiutare di concedere la mano di Sansa Stark. E comunque, dannazione, non so ancora se mia moglie avrà un maschio. Per cui, vedi di rimetterlo in piedi il prima possibile!”

Questa dimostrazione di affetto paterno era veramente toccante!

Theon afferrò soltanto le parole ti riterrò personalmente responsabile e promise che avrebbe fatto di tutto affinché il suo padrone guarisse.

Così iniziò quella prima notte. Theon, rannicchiato al freddo sul pavimento gelido della camera, finì per alzarsi ogni dieci minuti per controllare Ramsay ed essere sicuro di dargli la pozione del Maestro nei tempi prescritti.

Evidentemente il Maestro non era poi uno sprovveduto, visto che, nel cuore della notte, la febbre calò quel tanto che bastava da far venire a Ramsay una gran voglia di chiacchierare. Era ancora debole, ma i dolori erano diminuiti e anche il freddo nelle ossa.

“Ma che bravo che sei, Reek, ti stai occupando di me con tanta devozione” mormorò, con voce ancora debole. Era strano sentirgli dire le solite cose con un tono tanto diverso… ma Theon sapeva bene di non doversi fare illusioni. “Dove lo ritroverei mai un altro come te?”

“Faccio… solo il mio dovere, padrone” rispose il giovane Greyjoy. Ecco, appunto. Proprio quando era riuscito finalmente ad addormentarsi per cinque minuti, a Ramsay era venuta voglia di fare due chiacchiere amichevoli. Un tempismo ammirevole!

“Sto davvero male, sai? Ma cosa ne sarebbe mai di te se… se mi succedesse qualcosa?”

Bella domanda, pensò Theon.

“Non lo so, mio signore, non voglio nemmeno pensarci” si limitò a dire.

“Oh, invece sì che ci hai pensato, ci potrei giurare…” Ramsay avrebbe voluto ridacchiare ma gli venne fuori solo una specie di lamento. Sì, si era ripreso, tuttavia stava ancora decisamente male. “Magari ci hai pure sperato, eppure… sai che non ti converrebbe per niente?”

Ah, no?

“Lo so, padrone, io sono qui solo per servirti e…”

“Lascia stare le stronzate che pensi che io voglia sentirmi dire, o mi farai tornare il mal di testa proprio ora che mi sta passando!” lo interruppe il giovane Bolton, spazientito. “Qui a nessuno frega un accidenti se io vivo o muoio, lo so bene, però… sappi che, se tu mi aiuterai a guarire, ti ricompenserò.”

Vuoi dire che non mi taglierai più niente? In tutta onestà, Theon non riusciva a pensare a un altro tipo di ricompensa da parte di Ramsay…

“Ti renderò il tuo nome, il tuo titolo e… e sarai un ostaggio di lusso qui a Grande Inverno. Dovrai ancora servirmi, certo, non posso fidarmi tanto da non tenerti sott’occhio, ma non dovrai più dormire nei canili, né essere Reek. Che te ne pare?”

“Il mio signore è molto generoso, io non merito tanto e…”

“E allora vedi di meritartelo” tagliò corto Ramsay, con un’infinita stanchezza nella voce. Ma, con ogni evidenza, non voleva addormentarsi prima di aver detto tutto quello che gli era frullato in testa.

Theon non rispose e ci fu silenzio. Probabilmente il giovane Bolton aveva dato fondo alle energie che gli restavano e si era addormentato.

Nella mente non così acuta di Theon Greyjoy si accese una vaga luce di consapevolezza…

Ha paura, pensò. Non può fidarsi di nessuno e allora mi promette dei privilegi. Questo significa che… che dipende da me! E se io, una volta tanto, riesco a giocare bene le mie carte…

Intanto sarebbe tornato a essere Theon Greyjoy e a vivere in un modo più decente. Da ostaggio, da servo, magari, sempre sotto la minaccia di perdere qualche altro pezzo, ma sempre meglio dei canili e di quel maledetto Reek.

Era un piccolo passo, ma poteva anche voler dire parecchio.

E poi? Poi chissà, tutto sarebbe potuto succedere.

Fine prima parte

 

 

 

 

   
 
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