NON SI TORNA
INDIETRO
Ci
sono cose che ci lasciano un segno evidente
Persone
che incontri per caso e poi restano per sempre
Ci
sono occhi che tagliano il silenzio e mi piace
Mi
piace parlarti di me
Davanti
a un bicchiere di rosso
Col
sorriso più bello che c’è
Non
ti preoccupare perché va tutto bene
Anche
se a volte sono fuori di me…
(“Non
si torna indietro” Pino Daniele & Lucy Jules)
Prima parte
Theon
Greyjoy aveva goduto di un certo periodo di tranquillità a Grande Inverno,
mentre l’esercito di Roose Bolton e del figlio “bastardo legittimato” Ramsay
affrontava Stannis Baratheon ma, come aveva imparato da tempo a sue spese, le
cose belle non durano mai. Un bel mattino in cui persino il sole si era degnato
di splendere, i Bolton e i loro uomini fecero ritorno vittoriosi alla fortezza:
l’esercito di Stannis era stato annientato, l’uomo era morto in una situazione
non meglio precisata (per gentile concessione di Brienne di Tarth…) e tutto
faceva supporre che la vita avrebbe ripreso a scorrere proprio come prima…
purtroppo per Theon!
Eppure,
come nelle favole nere che si rispettino, qualcosa stava per cambiare.
Se
in meglio o in peggio non era dato sapere.
Dunque
la premiata ditta Bolton era riuscita ad avere la meglio sull’esercito di
Stannis Baratheon, i nuovi signori di Grande Inverno se ne erano tornati
trionfanti a casa e quella stessa sera Roose Bolton aveva organizzato un
banchetto per celebrare la vittoria… e anche altre cose che sarebbero venute
alla luce durante la cena.
Theon,
nelle sue ormai fin troppo solite vesti di Reek, aveva l’incarico di servire al
tavolo e non osava nemmeno immaginare che cosa avrebbe potuto inventarsi Ramsay
per tormentarlo. Se si fosse trattato di una persona normale, si sarebbe potuto
pensare che, soddisfatto per la vittoria schiacciante e tranquillizzato per la
minaccia sventata, il giovane Lord Bolton sarebbe stato più clemente. Ma, come
dicevo, non si trattava di una persona normale ma di Ramsay Bolton. Come dire:
un nome, una garanzia.
Eppure
fu proprio quella sera che le cose iniziarono a cambiare.
La
prima cosa che Theon notò, con suo immenso stupore, fu che Ramsay non diceva
una parola che fosse una. Mentre il padre rievocava con gli uomini le fasi
salienti della battaglia ed elencava le numerose prove di valore date da lui
personalmente, a tutto vantaggio dell’adorante quanto obesa moglie Walda,
Ramsay se ne stava insolitamente silenzioso. Si limitava a fissare il cibo nel
piatto e a rigirarlo con la forchetta senza decidersi a prendere neanche un
boccone (altra cosa che Theon notò subito). Era bianco come un panno lavato,
aveva gli occhi cerchiati e non aveva gridato “Reek!” nemmeno per sbaglio.
E
quella era la terza cosa strana, pensò Theon.
“Signori,
poiché siamo tutti qui riuniti per festeggiare la nostra vittoria, voglio
approfittarne per rendervi partecipi di altre due liete notizie che
contribuiranno a rendere ancora più festosa questa serata” annunciò Roose
Bolton al momento dei brindisi.
Per
qualche strana ragione, Theon era assolutamente convinto che quello che Roose
Bolton definiva lieta notizia sarebbe
stato solo fonte di altri tormenti per lui…
“Innanzitutto
vi annuncio che io e la mia sposa avremo presto un figlio” dichiarò orgoglioso
il Lord.
Theon
arrischiò un’occhiata di sfuggita a Ramsay, stando ben attento a non farsi
notare. Ma non ce ne sarebbe stato bisogno, visto che il giovane Lord, oltre
all’aspetto cadaverico, del cadavere aveva anche le reazioni. Mentre i
partecipanti al banchetto esultavano e brindavano alla notizia, Ramsay parve
non averla nemmeno sentita.
Naturalmente
Roose Bolton non si aspettava certo un’accoglienza festosa da parte del figlio
bastardo, per cui non si scompose e passò direttamente al secondo annuncio.
“Il
Maestro dice che si tratta quasi certamente di un maschio, ma questo non cambia
nulla per mio figlio Ramsay, che è e rimane l’erede designato. A dimostrazione
di ciò, ho preso contatti con Petyr Baelish, attuale tutore di Lady Sansa
Stark, affinché conceda la mano della sua protetta a mio figlio” disse.
“Attendiamo la risposta di Lord Baelish al più tardi tra una settimana.”
La
notizia prese alla sprovvista Theon, che per poco non si lasciò sfuggire la
caraffa del vino… cosa della quale si sarebbe probabilmente pentito per il
resto dei suoi giorni. Riprendendo con la forza della disperazione il controllo
su se stesso quanto sulla caraffa, Theon si vide scorrere davanti agli occhi
tutti i motivi per i quali l’arrivo di Sansa a Grande Inverno sarebbe stata una
sciagura… per lei quanto per lui.
“Dunque,
Ramsay, non dici niente? Combinare un matrimonio tra te e l’unica erede degli Stark
ancora in vita è il miglior modo per consolidare il nostro dominio su Grande
Inverno” affermò Lord Bolton, molto compiaciuto.
“Immagino
di sì” fu la risposta di Ramsay, con una voce talmente debole da risultare poco
più che un sussurro. “Credo… io… non sto bene, stasera, chiedo il permesso di
ritirarmi, padre.”
Roose
Bolton fissò il figlio con sospetto, chiedendosi che accidenti gli fosse venuto
in mente adesso. Era davvero tanto offeso per la notizia del bambino in arrivo
da mettere in secondo piano anche un matrimonio prestigioso come quello con
Sansa Stark? Poi, guardandolo meglio, si accorse che diceva sul serio. A parte
il pallore e i cerchi neri sotto gli occhi, Ramsay tremava da far pietà.
“Ramsay,
stai davvero male?” domandò il Lord,
con una vaga sensazione di disagio.
Sarebbe
stato un bel casino se il figlio da poco legittimato si fosse ammalato e fosse
morto prima di acquisire il dominio su Grande Inverno… e ancora peggio se, alla
resa dei conti, il bambino che Lady Walda aspettava si fosse rivelato una
femmina!
Ramsay
si alzò lentamente in piedi, ma vacillava e dovette appoggiare entrambe le mani
sul tavolo. Alzò lo sguardo, cercando qualcuno nella sala del banchetto.
Sembrava insolitamente smarrito e Theon non poté fare a meno di provare una
certa qual soddisfazione: aveva capito che stava cercando lui, ma questa volta
non sarebbe accorso al suo fianco come quel verme strisciante che era
diventato, questa volta avrebbe aspettato che fosse lui a chiamarlo.
E
Ramsay lo chiamò, ma non con la solita spavalderia.
“Reek”
mormorò, allungando una mano verso di lui.
Solo
allora Theon gli si avvicinò con il solito fare servile, ma sentendosi molto
compiaciuto di sé. Ramsay, il mostro, il suo aguzzino, aveva dimostrato di
avere bisogno di lui davanti a tutti i convitati e davanti a Roose Bolton;
aveva rivelato una debolezza mai mostrata prima… e per Theon era già quella una
soddisfazione.
Oddio,
non che fosse quel gran che, ma non bisogna dimenticare che l’ultima soddisfazione
che Theon ricordava di aver avuto risaliva a parecchi mesi prima (nemmeno lui
sapeva più quanti fossero esattamente): Ramsay, dopo averlo minacciato in tutti
i modi possibili e immaginabili di evirarlo, aveva poi cambiato idea all’ultimo
momento, preferendo privarlo di un altro dito del piede sinistro, chissà per
quale capriccio.
Forse
in tutto ciò c’era una logica contorta quanto il giovane Bolton, una sorta di
messaggio in codice: il mignolo del tuo
piede sinistro e il tuo membro per me si equivalgono… o qualche altra bestialità del genere. E poi c’era
l’animalesca furbizia di Ramsay, che, conoscendo bene i cani e la loro
aggressività, aveva capito che, se avesse evirato Theon, lo avrebbe reso un
essere disperato, senza più via di scampo… e anche la bestia più debole e
paurosa, se non ha altra via di scampo, può diventare pericolosa. Un Theon
senza più nemmeno un barlume di speranza avrebbe potuto cercare di fargli del
male, a costo di morire nel tentativo, e non era quello che voleva Ramsay che dunque
dimostrava di usare, almeno ogni tanto, quel neurone solitario che gli
albergava in testa.
In
conclusione, l’ultima grande vittoria
di Theon Greyjoy risaliva a più di un anno prima e consisteva nell’essersi
potuto tenere il suo prezioso
giocattolino… fino a nuovo ordine, ovvio!
E
adesso, meraviglia delle meraviglie, l’erede delle Isole di Ferro stava per
avere un’altra delle sue vittorie di
Pirro (forse, nei Sette Regni, avrebbero presto iniziato a usare
l’espressione vittorie di Theon per
indicare questo medesimo risultato!).
Insomma,
alla fine si acquista una certa familiarità anche con le disgrazie, no? Ed
esattamente questo aveva fatto Theon, che solo a quel punto accorse a
sorreggere Ramsay, notando di nuovo con grande compiacimento che, se non ci fosse
stato lui, il Lord bastardo sarebbe probabilmente caduto per terra.
“Sono
qui, mio signore” disse, più o meno con il tono di sempre. Ma con ogni
probabilità Ramsay, in quelle condizioni, non si sarebbe reso conto nemmeno se
gli avesse parlato nel dialetto delle Isole dell’Estate…
“Il
tuo servo ti accompagnerà in camera, poi manderò il Maestro a visitarti” disse
Roose Bolton rivolto al figlio, sempre con espressione poco convinta. Forse
pensava che nemmeno le malattie fossero tanto sciocche da volersi davvero
avvicinare a Ramsay…
Continuò
a fissare il figlio che si allontanava dal salone, sostenuto da Theon. Quella
vista gli procurò una vaga sensazione di fastidio: da quando quel Greyjoy aveva
ripreso le forze a un punto tale da poter essere lui a sostenere un Ramsay
indebolito? E anzi, a dirla tutta, Ramsay era proprio convinto di essere ancora
lui a gestire l’altro?
Insomma,
Roose Bolton dimostrava davvero una preoccupazione sincera e disinteressata per il figlio bastardo. Ma… ricordate che
stiamo parlando della famiglia Bolton, vero?
C’era
una bella rampa di scale di pietra da salire per raggiungere la camera di
Ramsay e non è un’esagerazione dire che ogni gradino fu una sorta di agonia.
Chiaramente il giovane Bolton non era così stoico nell’affrontare il dolore
tanto quanto era ansioso di infliggerne al prossimo suo: si aggrappava a Theon
e si lamentava come se non ci fosse un domani.
“E’
possibile che senta dolori dappertutto? E la testa… sembra che mi debba
scoppiare…” ripeteva, quasi scioccato dal fatto che la sofferenza, per una
volta, gli si fosse rivoltata contro.
“Manca
ormai poco alla tua stanza, mio signore, un ultimo sforzo” lo incoraggiava
Theon, ma i suoi pensieri erano ben diversi. Solo, col cavolo che avrebbe osato
esprimerli ad alta voce!
Ora lo capisci
cosa vuol dire provare dolore in ogni parte del corpo, e scommetto che non ti
piace per niente, vero? Adesso non è più così divertente?
Un’idea
fugace attraversò la mente di Theon: e se avesse approfittato della debolezza
di Ramsay per scaraventarlo giù dalle scale? Avrebbe potuto fingere che fosse
stato un incidente, che lui era debole e Ramsay troppo pesante…
Già,
e poi cosa sarebbe successo? Se il giovane Lord fosse morto, lui sarebbe
comunque rimasto lì, nelle mani di Roose Bolton il quale, almeno per salvare le
apparenze, lo avrebbe punito per avergli ammazzato il figlio. E Roose Bolton
non era poi tanto meglio di Ramsay, in fondo era stato lui a organizzare le Nozze
Rosse e a uccidere personalmente Robb, no? La mela non cade mai troppo lontano
dall’albero… E chissà in che modo atroce lo avrebbe ucciso. E se invece Ramsay
fosse rimasto soltanto ferito… eh, a quel punto avrebbe dovuto fare i conti con
lui, una volta che si fosse ristabilito.
No,
non era affatto una buona idea, rifletté Theon che, di fronte a un male che non
conosceva, preferiva affrontare quello che gli era ormai familiare. Così fece
il bravo Reek, che era ciò che sapeva
fare meglio: accompagnò il padrone nella sua stanza, lo aiutò a mettersi a
letto e lo coprì ben bene con tutte le pellicce che trovò. Eppure, Ramsay
continuava a tremare e a battere i denti per il freddo.
Più
tardi il Maestro si recò a visitarlo, non capì un accidenti di ciò che poteva
avere ma finse di aver individuato una febbre dovuta alle fatiche e al freddo
patiti durante la battaglia contro l’esercito di Stannis. Preparò una pozione
da somministrare all’ammalato ogni tre ore e che gli avrebbe abbassato la
febbre, si raccomandò che il giovane Lord restasse a riposo al caldo (il che
significava anche non scuoiare nessuno per un certo periodo di tempo…) e poi si
ritirò, prima che Roose Bolton iniziasse a dubitare delle sue competenze in
materia. Da quelle parti non si poteva mai sapere.
Ovviamente,
Theon fu offerto volontario per
occuparsi di Ramsay durante la sua malattia: sarebbe stato lui a
somministrargli la medicina, a portargli i pasti, a controllare che stesse al
caldo e, per fare tutto ciò, avrebbe dormito nella sua stanza, su un
pagliericcio buttato in un angolo. Beh, visto che la sua precedente residenza
erano i canili, alla fine si poteva dire che ci avesse guadagnato qualcosa, non
è così?
Prima
di raggiungere la sua Lady in camera, Roose Bolton passò a dare una veloce
occhiata al figlio, praticamente invisibile sotto le pellicce; poi si fermò per
le ultime e sentite raccomandazioni a
Theon.
“Ascoltami
bene, Theon, Reek, o come diavolo ti chiami, sappi che ti riterrò personalmente
responsabile della guarigione di Ramsay” sibilò, in tono mooolto incoraggiante. “E’ assolutamente indispensabile che si
rimetta prima che Petyr Baelish venga a sapere di questo increscioso
contrattempo e se ne serva per rifiutare di concedere la mano di Sansa Stark. E
comunque, dannazione, non so ancora se mia moglie avrà un maschio. Per cui,
vedi di rimetterlo in piedi il prima possibile!”
Questa
dimostrazione di affetto paterno era veramente toccante!
Theon
afferrò soltanto le parole ti riterrò
personalmente responsabile e promise che avrebbe fatto di tutto affinché il
suo padrone guarisse.
Così
iniziò quella prima notte. Theon, rannicchiato al freddo sul pavimento gelido
della camera, finì per alzarsi ogni dieci minuti per controllare Ramsay ed
essere sicuro di dargli la pozione del Maestro nei tempi prescritti.
Evidentemente
il Maestro non era poi uno sprovveduto, visto che, nel cuore della notte, la
febbre calò quel tanto che bastava da far venire a Ramsay una gran voglia di
chiacchierare. Era ancora debole, ma i dolori erano diminuiti e anche il freddo
nelle ossa.
“Ma
che bravo che sei, Reek, ti stai occupando di me con tanta devozione” mormorò,
con voce ancora debole. Era strano sentirgli dire le solite cose con un tono
tanto diverso… ma Theon sapeva bene di non doversi fare illusioni. “Dove lo
ritroverei mai un altro come te?”
“Faccio…
solo il mio dovere, padrone” rispose il giovane Greyjoy. Ecco, appunto. Proprio
quando era riuscito finalmente ad addormentarsi per cinque minuti, a Ramsay era
venuta voglia di fare due chiacchiere amichevoli. Un tempismo ammirevole!
“Sto
davvero male, sai? Ma cosa ne sarebbe mai di te se… se mi succedesse qualcosa?”
Bella domanda, pensò Theon.
“Non
lo so, mio signore, non voglio nemmeno pensarci” si limitò a dire.
“Oh,
invece sì che ci hai pensato, ci potrei giurare…” Ramsay avrebbe voluto
ridacchiare ma gli venne fuori solo una specie di lamento. Sì, si era ripreso,
tuttavia stava ancora decisamente male. “Magari ci hai pure sperato, eppure…
sai che non ti converrebbe per niente?”
Ah, no?
“Lo
so, padrone, io sono qui solo per servirti e…”
“Lascia
stare le stronzate che pensi che io voglia sentirmi dire, o mi farai tornare il
mal di testa proprio ora che mi sta passando!” lo interruppe il giovane Bolton,
spazientito. “Qui a nessuno frega un accidenti se io vivo o muoio, lo so bene,
però… sappi che, se tu mi aiuterai a guarire, ti ricompenserò.”
Vuoi dire che non
mi taglierai più niente? In tutta onestà, Theon non riusciva a pensare a un
altro tipo di ricompensa da parte di
Ramsay…
“Ti
renderò il tuo nome, il tuo titolo e… e sarai un ostaggio di lusso qui a Grande
Inverno. Dovrai ancora servirmi, certo, non posso fidarmi tanto da non tenerti
sott’occhio, ma non dovrai più dormire nei canili, né essere Reek. Che te ne
pare?”
“Il
mio signore è molto generoso, io non merito tanto e…”
“E
allora vedi di meritartelo” tagliò corto Ramsay, con un’infinita stanchezza
nella voce. Ma, con ogni evidenza, non voleva addormentarsi prima di aver detto
tutto quello che gli era frullato in testa.
Theon
non rispose e ci fu silenzio. Probabilmente il giovane Bolton aveva dato fondo
alle energie che gli restavano e si era addormentato.
Nella
mente non così acuta di Theon Greyjoy si accese una vaga luce di
consapevolezza…
Ha paura, pensò. Non può fidarsi di nessuno e allora mi
promette dei privilegi. Questo significa che… che dipende da me! E se io, una
volta tanto, riesco a giocare bene le mie carte…
Intanto
sarebbe tornato a essere Theon Greyjoy e a vivere in un modo più decente. Da
ostaggio, da servo, magari, sempre sotto la minaccia di perdere qualche altro
pezzo, ma sempre meglio dei canili e di quel maledetto Reek.
Era
un piccolo passo, ma poteva anche voler dire parecchio.
E
poi? Poi chissà, tutto sarebbe potuto succedere.
Fine prima parte