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Autore: mugsy    25/06/2009    1 recensioni
"se ne dicono di stronzate da bambini. Stronzate in cui noi crediamo. Stronzate che abbiamo l’illusione che si avverino. Stronzate che chiamiamo sogni"
In un'anonima periferia di un'anonima città, si incrociano le strane vite di un omicida per hobby, una "sfigata" con un terribile segreto e una lesbica che vuol cambiare pagina. A far da contorno, le turbe mentali e le strane angoscie di Virginia, condite da sogni altrettanto bizzarri. Perchè quando perdi la tua strada, recuperarla richiede un prezzo elevato.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La lenta catena di montaggio della Elor Giocattoli stava lavorando a pieno regime da parecchie ore ormai. Alcuni operai, i più mattinieri, stavano per finire il loro turno, e gia pregustavano le prelibatezze che le loro solerti mogli avrebbero loro preparato. Salerni, per esempio, non vedeva l’ora di rifarsi il palato con il consommé di patate che sua moglie Roberta aveva promesso di preparagli. Vincenzo Salerni era probabilmente, e non dico chiacchiere, uno degli uomini più fortunati della città. Malgrado fosse un modesto impiegatuccio di un’anonima fabbrica di periferia, aveva tutto quello che un uomo può desiderare: la moglie, caso più unico che raro, a distanza di anni lo amava ancora moltissimo, come lui amava lei, aveva due figli meravigliosi, a cui donava tanto amore e comprensione, e amici che gli volevano bene e avrebbero continuato a farlo fino alla morte. Insomma, il classico esempio di uomo modesto ma che con le poche cose che possiede ha costruito la sua felicità. E non parlo di serenità, parlo proprio di felicità, onorevole condizione che tutti agognano, ma pochissimi ottengono, e magari nemmeno per loro meriti. La felicità è un’entità sconosciuta, misteriosa, sognata, che in pochi hanno veramente potuto toccare, e nemmeno a lungo. Perché la felicità, purtroppo, non è per sempre. Anzi, è una condizione piuttosto breve ed effimera, spesso, a parte rari casi. E, anche se ancora non lo sapeva, Salerni e la sua famiglia non rientravano in quei rari casi. Un cecchino pazzo e ben poco accondiscendente stava infatti per mettersi sulla sua strada, e il povero impiegato non ne sarebbe uscito certo indenne.


Se devo esser sincero fino in fondo, faccio fatica a capire il motivo per cui Robert sia così stronzo da uccidere la gente, così come del resto faccio fatica a capire il motivo per cui Paolo sia il capo di un’azienda (seppur piccola) nonostante i suoi ben pochi meriti. Paolo Elor in effetti non era certo un esempio di rettitudine: unico figlio di Augusto Elor, uomo tutto d’un pezzo, dalla grande inventiva e lungimiranza, che a differenza di certi individui alti a stento uno e cinquanta si era realmente fatto da solo, Paolo non aveva fatto altro che sfruttare il successo del padre. Tuttavia, presto la sua inadeguatezza ed incapacità venne a galla: la Elor Giocattoli infatti sotto la sua gestione iniziò ad avere grossi problemi di bilancio, provocate in massima parte dalle sue spese folli (Porsche, brillanti per donne che di brillante avevano solo la zoccolaggine, alcool, droghe sintetiche e ammennicoli vari). Tra l’altro, a differenza di suo padre, gli impiegati dell’azienda lo odiavano a morte, e avrebbero voluto vederlo su un rogo a chiedere pietà.
  
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