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Autore: startariot    19/12/2017    2 recensioni
Non sono cambiati poi molto da quando la pausa dei One Direction è iniziata, ed è per questo ed un centinaio di altri motivi che Niall decide di invitare i suoi migliori amici allo speciale di Natale del suo programma. televisivo. Harry e Louis, però, non si parlano da tre anni e questo potrebbe essere un problema.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A VOLTE RITORNANO!

 

Ah, che brutta cosa le pause!

A volte però fanno bene, ti danno un po’ di prospettiva. Purtroppo lo studio ed il lavoro mi hanno tolto tantissimo tempo e non riuscivo più a dedicarmi alla scrittura come volevo. Ci tengo a precisare che in tutti questi mesi il pensiero di tornare a scrivere non mi ha mai abbandonata, ed ora eccomi qua; spero di cuore di non essere troppo arrugginita - ma questo sarete voi a dirmelo. La storia vuole essere una canon (kind of) con un tocco di contenuti completamente originali, e questo spiega il What If introduttivo: i protagonisti, però, sono quelli che tutti conosciamo e la storia è ambientata a qualche anno di distanza dagli avvenimenti attuali.

A Christmas Special ha un significato particolare: non è solo parte integrante della trama, ma è anche ciò che segna il mio ritorno qui su efp. E’ una piccola creazione, in fondo, non ero ancora pronta a cimentarmi in qualcosa di più lungo, spero di farmi perdonare presto con qualcosa di decisamente più lungo e articolato! Posso solo anticipare che ho già un paio di idee in agenda! :) 

 

Spero di trovare ancora qualcuno disposto a trascorrere un po’ del suo tempo insieme a me e alle mie storie. Per qualsiasi tipo di commento, mi trovate qui nello spazio dedicato alle recensioni e - come al solito - su Twitter, vi aspetto!

 

Colgo l’occasione per ringraziare le sempre presenti Simmi e Laura che mi hanno supportata ancora una volta durante la scrittura e corretto i miei pasticci. E’ l’ennesima storia che non sarebbe nata senza di loro.


Non mi resta che augurarvi Buon Natale e buone feste! 


Alla prossima, 

Chris

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Holmes Chapel, un pomeriggio di metà Novembre

 

All’età di quasi ventisette anni, Harry sa benissimo che dovrebbe essersi abituato al freddo della sua cittadina; ci sono così tante cose a cui dovrebbe essersi abituato - si corregge mentalmente pressoché sempre - che il freddo è l’ultima priorità nella sua mente. 

 

Mentre cammina lungo la stradina ghiacciata che lo separa dalla sua meta, si stringe nel suo cappotto color camoscio nascondendo ancor di più le mani nelle due tasche forse un po’ troppo larghe, alla ricerca di un briciolo di calore in più. In quel silenzio ovattato, sente le nocche quasi scricchiolare mentre le muove così prende a strofinare le dita l’una contro l’altra e riesce a percepire la sua pelle screpolarsi dal freddo. E’ una sensazione che odia. 

 

È domenica pomeriggio, le lancette del suo Paul Hewitt blu hanno appena superato le tre e - come è abituato a fare da ormai un anno e mezzo - è diretto verso casa di sua sorella Gemma per prendere una tazza di tè. 

 

Sono cambiate così tante cose negli ultimi anni, da quando è tornato ad Holmes Chapel - da quando è tornato ad essere Harry e basta. Non è stata una decisione facile quella di lasciare i riflettori per tornare alla vita di sempre ma, più passano i giorni, più è convinto di aver fatto la cosa giusta. 

 

Lo pensa mentre passeggia nelle stradine innevate della sua città natale, ridacchiando perché i bambini nel parco in lontananza scivolano sui prati ancora ricoperti dalla rugiada; se ne convince mentre passa di fronte la vetrina della panetteria in cui era solito passare le sue giornate prima che tutto il resto accadesse, respira a pieni polmoni il profumo del pane appena sfornato sentendosi quasi a casa. Più di tutto, sa di non essersi sbagliato quando quasi ogni giorno ormai incontra i volti familiari di sua madre e sua sorella e realizza quanto la loro presenza gli sia mancata più di ogni altra cosa in tutti quegli anni di lontananza. Ora, però, è a casa e tutto  il resto passa in secondo piano. 

 

Harry ha dedicato gli ultimi anni della sua vita alla musica, forse tante cose sarebbero andate in maniera differente se le sue priorità fossero state leggermente diverse ma Harry non rimpiange tutto quello che è successo - errori inclusi

 

Ricorda ancora benissimo il giorno in cui ha comunicato a Jeff la sua decisione di prendersi una pausa. Per fortuna, Jeff Azoff è un buon osservatore - oltre che un ottimo manager - e l’aveva già notato: sapeva che qualcosa stava cambiando, che Harry non era più lo stesso, per questo non è stata una così grande sorpresa per lui. Harry si è sempre dedicato al suo lavoro con tutto sé stesso, e questo l’aveva stancato terribilmente, facendogli perdere così tanto di tutto quello che c’era al di fuori dello studio di registrazione.  Ognuno di noi sa quando è il caso di fare un passo indietro ed Harry sapeva benissimo che era giunto il suo momento. Non ha abbandonato la musica dopotutto: ha solo un ruolo differente nella sua vita adesso. 

 

“Guarda chi c’è, sei in ritardo di dieci minuti” — Gemma è sempre bellissima, il solito sorriso allegro sulle labbra ed un elastico a tenerle fermi i capelli sempre in disordine.

 

“Colpa della mamma” commenta il ragazzo spostando la sua attenzione verso la bambina stretta tra le braccia di sua sorella ed un sorriso sincero si fa spazio sulle sue labbra. “Ehi, Em” saluta la piccola con voce dolce allungando le mani verso di lei per prenderla in braccio.

 

La piccola non si fa attendere e, senza farselo ripetere due volte, si sporge verso il ragazzo con un sorriso felice sulle labbra. “È quasi più felice di vedere te che me, pff” sbuffa, un sorriso divertito a macchiarle le labbra. La figlia si limita a lanciarle un’occhiataccia, ma poi torna a concentrarsi su suo zio, ed Harry ridacchia divertito. I due fratelli raggiungono la cucina mentre Harry passa tutto il tragitto a riempire le guanciotte della nipote di baci facendola ridere di gusto.

 

“Dov’è Thomas?” chiede Harry mettendosi a sedere sullo sgabello alto della cucina, sistemando poi attentamente la bambina sulle sue gambe.

 

Vede sua sorella irrigidirsi appena alla domanda, così inclina il volto in attesa di una risposta accarezzando le braccia sottili di sua nipote che si sistema contro il suo petto. “A Manchester per un corso, torna domani” risponde lei, le spalle rivolte al fratello e la sua attenzione rivolta alle tazze di porcellana sistemate accanto alla teiera fumante.

 

Harry la osserva per qualche secondo prima di commentare. “È tutto okay, Gem?”

 

“Si — è, è tutto okay…” dice laconica. “Noi..noi stiamo bene, qualche discussione è normale, no?” chiede poi voltandosi verso di lui ed Harry legge nei suoi occhi tutta la sua preoccupazione. 

 

È sempre stata una ragazza estremamente riservata, non ha mai lasciato che nessuno mettesse il naso nella sua vita privata, perfino quando aveva deciso di sposarsi dopo solo due anni e mezzo di fidanzamento. Oramai sono passati cinque anni dal loro matrimonio ed Harry non ha dubbi quando “Non ho mai visto qualcuno amare qualcun’altra come Thomas ama te, sorellina” commenta rassicurandola con un sorriso dolce mentre la sorella sistema due tazze fumanti di te sul bancone. “Tutti discutono, è normale….” dice poggiando una mano su quella della sorella ed accarezzandola dolcemente.

 

“Si, è sicuramente così…..siamo così stanchi dal lavoro ed Em..beh, è la persona più importante delle nostre vite ma è così difficile a volte, è ancora così piccola” dice sfogandosi ed Harry vede nei suoi occhi quanto sia profondo l’amore per la piccola Emma. Onestamente, è il primo ad ammettere che non saprebbe come fare se non ci fosse quel piccolo raggio di sole nelle loro vite. “Adesso basta parlare di me!” esclama tirando un profondo sospiro. “Raccontami qualcosa di divertente” suggerisce prendendo un sorso di te dalla sua tazza. 

 

“Ieri ho sentito Niall” dice secco dal nulla aspettando una reazione da parte di sua sorella che resta impassibile.

 

“Perché la cosa dovrebbe sconvolgermi? Lo senti ogni settimana”

 

“Perché mi ha invitato allo speciale di Natale del suo programma, ce l’hai presente, no? E - ahem - ci saranno anche Liam e - uhm - Louis” Harry ricorda perfettamente quando Niall gli aveva raccontato entusiasta della sua idea di accantonare la musica per lanciarsi nel mondo della televisione; ricorda quanto aveva supportato la sua decisione e quanto erano stati felici nel vedere gli ottimi risultati di share.

 

“Ahem, questo non lo rende divertente” commenta lei piccata.

 

“Gemma.”

 

“Chi è Louis, zio?” chiede la piccola Emma alzando lo sguardo verso di lui. 

 

E’ sempre stata una bambina curiosa, sua nipote, proprio come a sua madre, non sfugge proprio nulla. 

 

“Che c’è? È la verità!” si difende arricciando il naso. “Poi visto il modo in cui me l’hai comunicato, vuol dire che dai importanza a questa cosa” poi sposta lo sguardo verso sua figlia “E’ un amico di tuo zio, tesoro” mente ma sua figlia non sembra soddisfatta dalla risposta ottenuta. 

 

“Canta come te?” domanda reclamando le attenzioni di suo zio che annuisce prontamente lasciandole un bacio tra i capelli. 

 

“È — è che non me l’aspettavo, solo questo” risponde Harry a sua sorella, arricciando poi il naso. 

 

“Davvero, Harry? Solo questo?” domanda incalzante. “Ti aspetti che io ti creda? Perché se è davvero così….allora sono sicura che ti basterà mettere piede in studio per recuperare tutto quello che ti sei perso in questi anni, sarà come se nessuno di questi giorni sia passato, credimi….e voi, beh, voi siete praticamente fratelli, sarà facile come ricominciare ad andare in bicicletta” commenta sistemandosi una ciocca dietro l’orecchio, il boccolo ricade lungo il suo collo assumendo una strana forma; Harry è concentrato ad osservarlo quando sua sorella ricomincia a parlare. “Ma il punto è… è davvero solo questo?”

 

“Che vuoi dire?” 

 

“Sei pronto a rivederlo?” Harry arriccia il naso infastidito da come la voce di sua sorella calchi su quella stupida particella, si volta a guardare sua nipote che giocherella con i suoi anelli fin troppo grandi per le sue minuscole dita, poi sospira rumorosamente perché — chi vuole prendere in giro? 

 

“Io — non lo so” ammette sincero perché non può fare altrimenti, non con sua sorella che lo conosce meglio di quanto conosca sé stessa. 

 

“Allora forse dovresti capire questo, prima di accettare la sua proposta” Harry si morde l’interno della guancia nervosamente, perché è di Niall che sta parlando e sa benissimo che non accetterà mai un no come risposta. 

 

Non c’è molto da fare, in fondo.

 

Deve arrendersi ed accettare l’inevitabile. 

 

Deve fare i conti col fatto che in meno di un mese rivedrà Louis dopo tre  anni.  

 

 

 

 

    Tre settimane dopo — una settimana prima della partenza


 

Harry ha sempre avuto le idee chiare.

 

Iniziata ufficialmente la sua pausa è letteralmente sparito per mesi, viaggiando e dedicandosi a tutto quello che negli anni precedenti pensava di aver perso. Tornato a Londra, sapeva già di voler rientrare ad Holmes Chapel per stare più vicino a sua madre ed è proprio lì che è nato il Rays of Sunshine Institute.  

 

È probabilmente il progetto di cui va più fiero: l’istituto accoglie orfani di tutte le età ed è un posto in cui ognuno di loro può dare libero sfogo alle proprie passioni, a spese dell’associazione e supportati da tutti i volontari che ne fanno parte. Harry è assolutamente uno di questi, accoglie ogni singolo bambino organizzando qualunque tipo di attività affinché ognuno di loro possa sentirsi libero di fare ciò che più ama. 

 

“Sono arrivate queste scatole, dove possiamo sistemarle?” Travis Scott è un ragazzo d’oro ed il socio migliore che Harry potesse mai trovare per questo progetto. È laureato in psicologia infantile ed è estremamente creativo; si sono conosciuti in un bar di Holmes Chapel, Harry era appena tornato da uno dei suoi viaggi e Travis — ubriaco — ci aveva provato spudoratamente con lui perché, insomma, “chi non ci prova con Harry Styles?” aveva detto facendolo ridere di gusto.

 

A fine serata aveva scoperto della sua laurea ed ha sorriso come un bambino di fronte ad un barattolo di cioccolatini perché qualcuno aveva messo quel ragazzo sulla sua strada e non se lo sarebbe fatto scappare.

 

Tutti gli dicono di essere un talento naturale con i bambini, ma quando osserva Travis all’opera capisce di essere un principiante a confronto.

 

“Portiamole in biblioteca” risponde prontamente Harry facendosi strada tra le altre scatole che riempiono l’ufficio.

 

I due raggiungono velocemente l’atrio che affaccia sulla biblioteca dell’Istituto e con un paio di manovre riescono a portare le quattro scatole all’interno della sala. “Possiamo sistemarle in quell’angolo, quando torno da Los Angeles possiamo-“

 

“Quando parti?” chiede il ragazzo mettendosi a sedere sulla scrivania in legno che troneggia all’ingresso della Biblioteca.

 

“Manca una settimana”

 

“Sei sicuro di volerci andare?” 

 

“Non credo di poter dire di no a Niall” ammette con una smorfia divertita.

 

Travis annuisce intrecciando le caviglie l’una con l’altra e lasciandole dondolare lentamente. “Tua madre cosa ne pensa?” - hanno un rapporto strano, Travis ed Anne; i primi tempi, sua madre era convinta che Travis fosse segretamente innamorato di suo figlio e non perdeva occasione per metterlo in guardia. Poi, d’improvviso, è cambiato qualcosa ed Harry ad oggi non sa ancora spiegarsi cosa sia successo. A volte gli sembra che sia amico di sua madre, più che suo, il che lo mette a disagio. 

 

“Mia madre non è un buon giudice quando si tratta di lui…” confessa sincero Harry. “Ma dice che è una scelta che devo fare da solo..” 

 

“Pensi possa succedere qualcosa?” chiede Travis, Harry non sa se quella nella sua voce sia una punta di curiosità o fastidio.

 

“Non lo so…” inizia col dire, si passa una mano tra i capelli ed è incredibile - pensa - perché quel tic non l’aveva da anni, probabilmente da quando stavano ancora insieme. Perché Louis era l’unico in grado di renderlo così nervoso. “Non lo vedo da così tanto tempo, io non so- ” 

 

“Non sai cosa potrebbe succedere se lo vedessi dopo così tanto tempo…” finisce il ragazzo per lui. “Credimi, so come ci si sente…” ammette con fare malinconico. Travis è un bel ragazzo - pensa - gambe lunghe, capelli castani, occhi color nocciola ed un sorriso sempre stampato sulle labbra. “Non penso di essere la persona adatta a darti consigli, okay? Ma una cosa voglio dirtela: sono passati anni ormai e non puoi sapere chi o cosa ti troverai di fronte perciò non pensare troppo, mh?” Harry arriccia il naso quasi infastidito da quanto quelle parole siano vere. Odia il fatto che siano passati anni dall’ultima volta in cui si sono rivolti la parola, odia che le cose siano dovute andare in quel modo e più di tutto odia come continua a sentirsi. “E chi lo sa, magari questa cosa ti aiuterà a lasciarlo andare….” 

 

“Sono passati tre anni, Trav— io”

 

“Non provare a dirmi che l’hai dimenticato. Da quanto tempo non esci con qualcuno?” il tono di Travis è serio, quasi perentorio.

 

“Un mese?” tenta di difendersi il ragazzo con un sorriso innocente sulle labbra.

 

“Da quanto tempo non esci davvero con qualcuno che ti interessa davvero?”

 

“Uhm—”

 

“Ecco. Ascolta, io e te ci siamo conosciuti dopo tutto quello che ti è successo, è vero, ma so quanto sei stato innamorato di lui e so quanto lo sei ancora... insomma, a chiunque basta ascoltare una delle tue canzoni per capirlo” dice il ragazzo ed Harry può leggere la verità delle sue parole nei suoi occhi color nocciola. “Un sentimento così non va via, a meno che non sia tu a decidere di lasciarlo andare... ed io non credo che tu l’abbia mai fatto..” quando il ragazzo finisce di parlare, Harry si rende conto di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo. 

 

Abbassa lo sguardo sul pavimento, come se avesse appena commesso il più efferato dei reati, incapace di pronunciare una parola. “Forse questa è la tua occasione per lasciarlo andare, Harry.” finisce col dire secco Travis ed Harry non crede di essere pronto ad accettare questa verità. 

 

 

 

 

 

        Una settimana dopo - Aeroporto di Heathrow

 

 

 

L’aeroporto di Heathrow è uno dei più affollati che lui abbia mai visto e di questo probabilmente non se ne farà mai una ragione. Nonostante questo, c’è qualcosa di terribilmente affascinante in ogni aeroporto e non sa se sia questa la ragione per cui gli piace tanto viaggiare.

 

Se potesse, si fermerebbe un’ora o due ad osservare il comportamento di ogni persona che varca la soglia di un aeroporto: secondo lui, i risultati sarebbero stupefacenti. Sarebbe un po’ come studiare il comportamento umano, o come fotografare le emozioni di chi parte e di chi resta a terra. 

 

“Dimmi, fratellino, perché mai ti ho detto di sì?” è il commento di Gemma mentre superano i controlli di sicurezza a passo d’uomo; le manine della piccola Emma sono strette tra quella di sua mamma e di suo zio.

 

“Perché mi vuoi bene e perché serviva anche a te questo viaggio” la rimbecca lui con un ghigno. Sono passate settimane dall’ultima volta in cui Gemma si è lasciata sfuggire qualcosa su Thomas e dall’entusiasmo con cui ha accettato la proposta di suo fratello di accompagnarlo a Los Angeles, Harry ha facilmente dedotto che le cose non dovevano essere migliorate poi molto.

 

“Touché.”

 

“Mamma, mamma…quando ci muoviamo? Perché siamo fermi qui?” la voce di sua nipote li interrompe facendoli sorridere teneramente; ha i capelli raccolti in un paio di trecce adorabili che le incorniciano il volto, nascosto in parte dal cappello color lavanda che la protegge dal freddo. Harry pensa che non ne avrà poi tanto bisogno a Los Angeles, ma Londra è Londra dopotutto e lei ha solo quattro anni. 

 

“Perché devono fare dei controlli prima di farci partire, tesoro” le spiega la mamma sistemandole il cappellino ai lati del viso.

 

“Perché devono controllarci?”

 

Harry si abbassa sulle ginocchia per fronteggiare il volto della piccola. “Non devono controllare proprio noi, piccolina, è un controllo per tutti…per farci fare un viaggio sicuro” le dice accennando un lieve sorriso e alla piccola Emma quella spiegazione sembra bastare perché torna a giocare con il pupazzo stretto tra le sue mani.

 

Quando si rimette in piedi, sua sorella ha un sorriso appena accennato sul viso. “A cosa stai pensando?”

 

“A quanto sei spietatamente bravo con i bambini” lo rimprovera lei quasi sbuffando ed Harry sorride allegramente.

 

“Smetterai mai di rinfacciarmelo?”

 

Sua sorella incrocia le braccia al petto indispettita. “Liam?” domanda cambiando argomento. 

 

“Arriva dall’ingresso secondario... sai, cerchiamo di dare nell’occhio il meno possibile”

 

“Infatti non capisco perché non ti abbiano ancora assalito per un paio di foto” commenta arricciando il naso.

 

“Perché ormai non sono più la novità, Gem” dice e sua sorella scoppia a ridere sonoramente. 

 

Non c’è mai stato un momento preciso in cui Harry abbia smesso di abituarsi ad essere sempre al centro dell’attenzione - semplicemente perché non ci si è mai sentito, non si è mai sentito davvero una superstar. Ha sempre avuto quell’attitudine che lo distingueva dal resto, quel savoir faire che nessuno t’insegna. Ha sempre fatto tutto peramore, la musica non è mai stata il suo mestiere per lui - lui è uno di quelli che la musica ce l’ha nel cuore

 

 

 

 

    Liam è sempre lo stesso dopotutto - solo, ora ha un braccio ricoperto di tatuaggi ed i capelli rasati. Ha sempre avuto questa tendenza a rasare i suoi capelli all’improvviso, senza dirlo a nessuno, ed Harry si è spesso chiesto cosa lo porti a farlo; anche quando erano nella band succedeva: lo salutavano prima di uscire per qualche escursione e prima di uno show lo ritrovavano con i capelli rasati a zero. Negli ultimi tempi, non ci facevano nemmeno più caso. 

 

“Non è un po’ strano?” domanda Harry allacciandosi le cinture di sicurezza come suggerito dalla voce dell’hostess; non che si senta a disagio accanto a Liam, questo non potrebbe mai accadere. È da quando ha accettato l’offerta di Niall, però, che ha questo senso di inquietudine di cui non riesce a sbarazzarsi.

 

“Strano? Perché? Siamo sempre noi” dice allegramente il ragazzo seduto accanto a lui. È la cosa preferita di Harry - lo spirito allegro di Liam - ed è così naturale il modo in cui pronuncia quel noi che Harry dice a sé stesso che probabilmente è solo questione di tempo e tornerà ad essere tutto normale anche per lui. Manca dalla scena da un po’ dopotutto: è stato l’unico dei quattro a prendersi una vera pausa in fondo - deve solo farci l’abitudine.  Lo sguardo di Liam vaga sul corridoio accanto al loro dove Gemma  sta raccontando qualcosa di estremamente divertente alla piccola Emma che le sorride raggiante. “Com’è essere zio?” chiede poi accennando un sorriso. 

 

“Fantastico….Emma è stata una benedizione per ognuno di noi” commenta Harry sincero. “Come sta Bear?”

 

“Somiglia sempre di più a sua madre” borbotta facendo scoppiare a ridere Harry. “Stiamo bene, siamo felici... le cose non potrebbero andare meglio.” il più piccolo sorride, contento che almeno per uno dei due le cose vadano bene.

 

“La casa discografica?”

 

“Va tutto bene... stiamo cercando qualcuno su cui puntare...” spiega il più grande sistemandosi sulla poltroncina. “Ti ricordi quel ragazzo di cui ti ho parlato l’ultima volta che ci siamo visti?” Harry cerca di scavare nella sua memoria, torna ad un paio di mesi prima - quando è andato a trovarlo nella sua enorme casa di Londra per vedere Bear. Finisce per annuire. “Ho visto un paio di altre sue cover sul suo canale di YouTube, potrebbe essere una scommessa... ma, sai, è più il tuo genere che il mio perciò vorrei un tuo parere. Potresti dargli un’occhiata per me?” chiede mettendo su una smorfia a cui è impossibile dire di no.

 

Cala il silenzio tra i due ragazzi quando la voce del comandante risuona per tutto l’aereo annunciando l’imminente partenza, seguita dalle procedure di sicurezza illustrate dalle hostess di volo.

 

“Sai, sono stupito del fatto che entrambi abbiate accettato...” pensa ad alta voce Liam, in sottofondo c’è solo il rumore del carrello del velivolo.

 

Harry crede di non aver sentito bene - forse lo spera.  

 

È come gelato sul posto mentre la consapevolezza di quello che ha appena sentito si fa strada dentro di lui, colpendolo al centro dello stomaco. Ci sarà anche lui. 

 

Sente di voler vomitare dal nervosismo ed è certo non sia colpa delle turbolenze.

 

“Oh, dalla faccia che hai fatto deduco che tu non lo sapessi” riflette il ragazzo seduto accanto a lui, poggiando una mano sul suo ginocchio con fare rassicurante.

 

“Va tutto bene, Lì, è solo... immaginavo accettasse, ma ora ne ho la certezza” risponde schietto ed è una mezza verità.

 

“Non avete mai più parlato da quando…” perfino Liam fa fatica a dirlo ad alta voce. Harry scuote la testa senza proferire parola. “Perché avete accettato allora?”

 

Liam conosce abbastanza Harry da sapere che quest’ultimo non avrà una risposta per lui. Sa bene che non c’è da farsi domande quando si tratta di loro. Sono Harry e Louis e sapranno cavarsela. In un modo o in un altro.  

 

Spera soltanto che il finale non sia come quello di tre anni prima.

 

Una piccola parte di Harry ha sperato davvero che Louis potesse non accettare quell’invito risparmiando l’agonia ad entrambi. A quanto pare, è nella loro natura farsi del male a vicenda.

 

Oppure per Louis non è affatto un problema rivederlo e quel pensiero lo disturba ancor di più.

 

“Starai bene?”

 

No - ma ci proverò.

 

 


 

Lately I've been dreaming of a life

Told myself that there was only one

Maybe I've been holding on too tight

Hard to see what you and I'd become

 

 

 

 


 20 Dicembre - Los AngelesCBS Studios


 

È strano tornare in uno studio televisivo, è il primo pensiero di Harry mentre si aggira negli studi; Emma, tra le sue braccia, non fa che fargli domande su qualunque cosa ed Harry è più che contento di risponderle - sembra l’unica in grado di allentare la sua tensione.

 

Niall è il solito ed aveva ragione Gemma quando continuava a ripetergli che sarebbe stato come tornare ad usare una bicicletta; le cose non sembrano cambiate poi molto e questo lo sta aiutando più di quanto voglia ammettere: Ben è alla regia del programma, Louise lavora al trucco e capelli e Gemma lo ha letteralmente abbandonato non appena l’ha riabbracciata - Harry non si sente di fargliene una colpa, hanno del tempo da recuperare in fondo.

 

È proprio vero che certe cose non cambiano mai.

 

Sta passeggiando tranquillamente dietro le quinte con Emma quando accade l’inevitabile.

 

È scioccante perfino per lui realizzare che riesca ancora a riconoscere la sua voce da una risatina appena accennata. Sembra impegnato a leggere qualcosa di estremamente interessante sullo schermo del suo telefono e ad Harry basta intravedere il suo profilo per asserire senza alcuna incertezza che è ancora bellissimo. 

 

Harry si ferma a metà di quell’enorme corridoio, un sottile colpo di tosse sfugge dalle sue labbra; è così fioco che forse nemmeno Louis riuscirà a sentirlo e probabilmente è ciò che spera.

 

O forse no.

 

Il viso di Louis scatta verso il rumore e un attimo dopo i suoi occhi azzurri incrociano i suoi verdi dopo cinque lunghi anni ed Harry non sa bene perché ma tira un enorme sospiro di sollievo, come se avesse appena riacquistato una piccola parte di lui smarrita nel corso degli ultimi anni. 

 

Spesso ha immaginato un momento del genere ma niente è lontanamente paragonabile a ciò che sta provando in quel momento; se qualcuno gli chiedesse di descriverlo, probabilmente non troverebbe le parole giuste.

 

“Harry” la sua voce è ridotta ad un sussurro, come fosse sorpreso di vederlo, ed ora che è di fronte a lui, Harry si prende alcuni istanti per osservarlo: ha una barba appena accennata, i lineamenti del viso più marcati ed indossa una tuta grigia con delle sfumature color cremisi lungo le cuciture. Cerca di riprendersi ogni dettaglio, tutto quello che si è perso in questi anni ma Louis è davvero troppo per lui da affrontare in quel momento 

 

“Ciao, Louis” soffia quasi interdetto, dopo alcuni istanti di silenzio. Vede i suoi occhi azzurri bellissimi vagare sulla sua figura e chissà se sta pensando lo stesso, si chiede, ma poi si morde la lingua per quanto inappropriato sia quel pensiero.  

 

Lo sguardo di Louis cade poi sulla bambina stretta tra le sue braccia, lo osserva corrucciare le sopracciglia e vorrebbe davvero sapere cosa gli sta passando per la mente in quel momento ma il più grande da voce ai suoi pensieri. “L-lei è..”

 

“Zio Harry, è un tuo amico? Me lo presenti?” Harry arriccia il naso mentre tenta di nascondere il fastidio che quella parola gli provoca - perché Louis non è nemmeno più quello per lui. 

 

Non sono più niente. 

 

Poi muove un passo verso di lui e le sorride teneramente prima di risponderle “Lei è mia nipote, si chiama Emma. Emma, lui è Louis….u-un mio amico” conclude balbettando le ultime parole in sussurro e puntando gli occhi in quelli azzurri di Louis.

 

Il ragazzo allunga una mano verso la bambina stringendo una sua manina e rivolgendole un sorriso caldo. “Piacere di conoscerti, Emma. Io sono Louis” si presenta cordialmente ed Harry si morde l’interno della guancia per evitare di sorridere di fronte a quella scena.

 

“Tu sei quello che canta come lo zio Harry?” chiede lei curiosa, gli rivolge un sorriso luminoso ed il ragazzo arriccia le sopracciglia confuso perché sua nipote non è mai così cordiale con gli sconosciuti. 

 

“Si, piccolina... io cantavo con lo zio Harry” le spiega lanciando un’occhiata confusa al ragazzo che continua a tenerla stretta tra le braccia, come se potesse proteggerlo in qualche modo.

 

“Come stai?” sembra titubante nel porgli quella domanda ed Harry odia quella sensazione.

 

È una domanda così semplice, in fin dei conti, quindi perché deve essere così difficile farla a lui allora?

 

“Uhm— io, bene, si…tutto bene” mente. “Come vanno le cose?” 

 

“Alla grande!” esclama quasi allegramente e fa male, deve ammetterlo a sé stesso. Fa male vedere quanto Louis sembri sereno quando non è chiaramente così per lui. Non vuole essere così egoista, è davvero felice che almeno uno dei sembri essere soddisfatto della propria vita.

 

Spesso si è chiesto se ci sia qualcuno nella sua vita a renderlo così felice, la domanda punge sulla punta della sua lingua ma è bravo abbastanza da non lasciarsela sfuggire.

 

“Lottie come sta?” chiede ancora cercando di evitare il moto di fastidio che ha preso spazio al centro esatto del suo petto.

 

“Benone, è qui da qualche parte a dire la verità, darà una mano a Louise….sarà contenta di rivederti” dice con naturalezza, lo vede mordersi l’interno della guancia.

 

Un tempo lo faceva solo quando era nervoso, perché Harry era l’unico in grado di metterlo in soggezione, chissà se è ancora così. 

 

“Già…anche io” commenta visibilmente nervoso, nasconde una mano nella tasca dei suoi jeans chiari mentre inizia a dondolarsi sulla punta dei suoi stivaletti neri.

 

Louis si passa una mano tra i capelli, portando alcune ciocche dietro l’orecchio. Sono più lunghi ora, Harry è quasi ipnotizzato dal movimento. “Ci— uhm — vediamo in giro, allora?” suggerisce poi il più grande incespicando sulle sue parole.

 

“Si— sarà inevitabile, credo..” ammette il minore con un sorriso tirato, non gli sfugge il guizzo malinconico che attraversa gli occhi azzurri di Louis che si limita ad annuire. Poi saluta la bambina rivolgendole un sorriso e stringendole nuovamente una manina tra le sue, poi si volta allontanandosi dai due a passo quasi spedito. 

 

Harry lo osserva, impassibile. È abituato a vederlo andare via.

 

 

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Los Angeles è tremendamente assolata in Luglio ed Harry non sopporta il caldo estremo ma sono in tour e non può di certo fuggire.

 

Il sole penetra dalla finestra, i suoi riflessi colpiscono la schiena scoperta di Louis che, ancora addormentato, si rigira tra le lenzuola sistemandosi su un fianco.

 

Harry come al solito è già sveglio e l’orologio segna le nove in punto; a volte, solo a volte, vorrebbe essere dormiglione come il suo fidanzato ma poi pensa che non potrebbe godere dello spettacolo che è Louis mentre dorme.

 

È bellissimo, con i capelli in disordine sparsi sul cuscino e un’espressione tremendamente rilassata stampata sul volto. Le ciglia lunghissime ad incorniciare il contorno dei suoi occhi ed il suo corpo coperto solo per metà dal lenzuolo bianco.

 

Quello spettacolo dura sempre troppo poco per i suoi gusti perché ogni volta che si perde ad osservarlo, Louis borbotta qualcosa di incomprensibile, svegliandosi. A volte crede lo faccia di proposito ma non ha mai trovato il coraggio di chiederglielo.

 

“La smetterai mai di fissarmi? È inquietante” commenta passandosi una mano sugli occhi.

 

“Non credo, no” sussurra tronfio il riccio passandosi una mano tra i capelli. “Dormito bene?” domanda poi facendosi più vicino al suo corpo e passando un braccio intorno al suo busto.

 

Louis borbotta qualcosa di incomprensibile contro la pelle del suo collo ed Harry è piuttosto certo che si tratti di un sì. Trascorrono una manciata di minuti in silenzio, semplicemente abbracciati e sono i momenti che a Louis piacciono di più. “Venire a Los Angeles è la mia parte preferita del tour” commenta con un sorriso nascondendo ancora di più il volto nell’incavo del collo di Harry.

 

Il minore sorride a sua volta. “Solo perché puoi nasconderti in un'enorme villa senza che nessuno sappia dove sei”

 

“Solo perché posso nascondermi in un'enorme villa senza che nessuno sappia dove sono… con te” lo corregge, alzando poi lo sguardo in quello di Harry che sorride raggiante.

 

“Pensa che non volevi nemmeno comprarla” lo rimprovera con un ghigno divertito.

 

“ALT! Devo ricordarti chi ha firmato le carte per-”

 

“Tecnicamente tu, ma sappiamo bene quante settimane ci ho messo a convincerti” lo corregge mordicchiandogli delicatamente la spalla. Harry ricorda bene le sei intere settimane passate a discutere con Louis mentre cercava di convincerlo a comprare quella villa di Los Angeles perché era tremendamente stufo di nascondersi in  tutti gli alberghi della città ogni qual volta che volevano trascorrervi alcuni giorni in relax.

 

“Ecco, io, e questo è il mio essere tremendamente ospitale con te” dice indicando la presenza di Harry in quel letto, ha un ghigno sornione stampato sulle labbra.

 

“Beh, se è così, questo vorrà dire che da questa sera occuperò la stanza degli ospiti” commenta Harry come se la cosa non lo toccasse minimamente, mentre lo dice lascia scivolare la punta delle dita lungo la schiena di Louis che rabbrividisce al tocco.

 

“Non hai mai occupato una camera degli ospiti in vita tua, Harry… nemmeno quando eravamo dei perfetti sconosciuti…”

 

“Questo perché il mio coinquilino-”

 

Il lampo negli occhi di Louis dura un secondo e l’attimo dopo, la schiena di Harry è contro il materasso e i suoi polsi sono bloccati dalle mani di Louis, che gli lancia un’occhiata vittoriosa. “Il tuo cosa?”

 

“Oh, già, il mio fidanzato” sussurra contro il suo viso arricciando il naso.

 

“Dillo di nuovo” soffia Louis, avvicinando ancor più il viso al suo.

 

“Il mio fidanzato” dice scandendo perfettamente ogni parola e alternando ognuna di esse allo schiocco di un bacio. Louis sembra soddisfatto della risposta ottenuta perché la presa sui polsi del più piccolo si allenta piano piano, mentre il loro bacio si fa improvvisamente più intenso.

 

Quando si allontanano, sono entrambi senza fiato.

 

“A volte penso di volere una casa al mare” confessa poi il più grande, tamburellando con la punta delle dita sul petto del più piccolo.

 

“Abbiamo questa, non ti basta?”

 

“Questa non è una casa al mare, Harold! Intendo una di quelle con i portici e lo spazio per sedersi a guardare il tramonto, dove puoi sentire il rumore del mare la mattina appena sveglio, il profumo dell’oceano ad invaderti le narici ed il vento a soffiare tra i capelli all’alba” spiega mettendosi a sedere al centro del letto, i suoi occhi azzurri brillano dall’entusiasmo ed è quasi contagioso, tanto da far nascere un sorriso bellissimo sul viso di Harry che si sistema meglio sul letto.

 

“E dove vorresti tutto questo?” soffia avvicinando il viso al suo.

 

Louis sembra avere le idee chiare. “Malibu” soffia deciso arricciando il naso.

 

“Malibu?”

 

“Si, è il posto perfetto per una casa al mare... ma è anche un posto tranquillo dove avere un po’ di spazio per noi.” suggerisce e il cuore di Harry perde un battito al pensiero che, dopo tutto questo tempo, i loro sentimenti non siano cambiati, che Louis abbia questi progetti per loro due. “Sarà il nostro posto lontano dal mondo” aggiunge chiudendo la distanza tra i loro volti e baciandolo.

 

In quel momento, Louis sa per certo che non gli serve una meta, l’unica cosa che conta è che Harry sia al suo fianco.

  


 

———————————————

 

 


Louis odia questa situazione ed inizia ad odiare anche un po’ sé stesso - come ha potuto pensare che accettare quell’invito potesse essere una buona idea? 

 

Insomma, come ha potuto anche solo lontanamente credere che rivedere Harry - il ragazzo che non vede da tre anni, quello che avrebbe dovuto dimenticare ma che in realtà non ha mai dimenticato davvero - senza riportare a galla una cascata di ricordi potesse funzionare? 

 

È stato come essere colpiti al centro esatto dello stomaco, vederlo di nuovo. Era sinceramente convinto che sarebbe stato diverso, che non avrebbe sentito quella morsa nel petto - sono passati tre fottuti anni, dopotutto. Il tempo passa, passa per tutti e Louis lo sa bene, ma sembra evidente che Harry faccia eccezione a tutte le sue regole. 

 

“Sembra di essere tornati ai vecchi tempi, mh?” commenta Louise e i loro occhi si incontrano nello specchio davanti al quale sono posizionati, la ragazza gli sta dando una sistemata ai capelli ma lo sguardo di entrambi è malinconico. Sanno bene quanto tutto sia diverso ora, per quanto Louis odi ammetterlo. 

 

Sono due giorni che sono chiusi in quegli studi di registrazione per le prove dello show e Louis crede davvero di poter impazzire da un momento all’altro. Sente l’eco delle risate di Liam che sembra aver detto qualcosa di estremamente divertente a Ben, mentre sua sorella Lottie è accanto a Gemma e stanno osservando qualcosa sullo schermo del telefono della più grande. Sua sorella è spesso con Harry e di questo non riesce ad essere sorpreso: c’è sempre stato un legame particolare tra di loro.

 

Louis lancia un’occhiata alla stanza e sembra di essere tornati davvero indietro di sei anni - a quando i suoi occhi azzurri cercavano naturalmente la figura di Harry ovunque fossero e spesso trovava i suoi - verdi e bellissimi - ad aspettarlo.

 

Era il loro modo per dirsi che c’erano l’uno per l’altro, anche quando non potevano dirlo a voce alta. Louis vorrebbe davvero evitare quel pensiero, ci prova scuotendo la testa ripetutamente - e se questo potesse davvero funzionare, sarebbe una benedizione

 

Adesso Harry è lì - nella sua stessa stanza - seduto su un divanetto ma i suoi occhi sono puntati su Niall che sembra raccontare qualcosa di divertente.

 

Accade in un attimo - lo sguardo di Harry si sposta distrattamente incrociando gli occhi di Louis che si spalancano dalla sorpresa; si sente come un adolescente beccato a guardare la sua cotta di nascosto, può avvertire le sue guance tingersi di rosso dall’imbarazzo ma il contatto dura fin troppo poco per i suoi gusti. Il sorriso svanisce dalle labbra di Harry nel momento in cui le sue iridi verdi incontrano quelle azzurrine di Louis, e l’attimo dopo riporta la sua attenzione su Niall.

 

Un tempo era lui a farlo ridere - pensa - ma è cambiato anche questo.

 

 


Happy, are you happy?

Are you even close?

If you ever ask me

Aren't I supposed to know

 

 


 

È un pomeriggio tranquillo e soleggiato in quel di Los Angeles - questo è quello che credono tutti mentre chiacchierano quasi allegramente seduti su dei divani dismessi dietro le quinte durante una delle pause dalle registrazioni.

 

Abituarsi di nuovo ad avere una telecamera puntata sul viso non è semplice per Harry, ma ha ancora un paio di giorni di tempo per mettere su le sue espressioni più convincenti senza sembrare imbalsamato sul posto ogni volta che i cameraman zoomano sul suo volto. È ridicolo, ai tempi della band era quello più a suo agio davanti ai riflettori e adesso gli sembra di essere assolutamente fuori posto mentre gli altri tre non sembrano affatto turbati dalle telecamere.

 

Quante cose cambiano con il tempo.

 

“Quali sono i vostri programmi per Natale?” chiede Niall passandosi una mano tra i capelli con fare distratto mentre lancia un’occhiata a Liam che è il primo a rispondere.

 

“Cheryl e Bear arrivano domani pomeriggio, non abbiamo ancora un programma preciso ma l’idea era quella di portare Bear a DisneyWorld per un paio di giorni, sarebbe la prima volta per lui” spiega il ragazzo con un sorriso luminoso sul volto.  “Tu cosa farai, Nì?” Harry segue distrattamente la conversazione, ben consapevole del fatto che il suo Natale sarà una noia mortale - non che sua sorella e sua nipote siano  una noia mortale ma passare il Natale lontano da casa non gli è mai piaciuto così tanto.

 

“Vengono a trovarmi le mie sorelle quest’anno dato che non posso tornare in Irlanda per il lavoro” racconta tranquillo e Louis vorrebbe rubargli un po’ della sua serenità - è una cosa che gli ha sempre invidiato. “Lou?” domanda poi rivolgendo la sua attenzione al ragazzo, seduto con le caviglie incrociate dall’altro lato del divano.

 

“A casa con le piccole pesti” dice roteando gli occhi fingendosi annoiato, poi si volta verso sua sorella Lottie che gli riserva una linguaccia divertita.

 

Come accade da tre giorni ormai, Lottie è seduta accanto a Gemma e la piccola Emma è incastrata tra le due e sembra pendere letteralmente dalle labbra della ragazza. Harry non ne è poi così stupito. “Harry? Gemma, cosa avete in programma?”

 

Ad Harry non passa inosservato lo sguardo d’intesa tra le due ragazze sedute accanto a lui, e quando sua sorella richiama la sua attenzione con un leggero colpo di tosse - sa per certo che quello che sta per accadere non porterà a nulla di buono. “Uhm - in realtà….Harry ti posso parlare un attimo?” balbetta e con un cenno del capo lo invita a seguirla fuori dalla sala.

 

Harry la segue, sotto lo sguardo curioso di tutti i presenti - soprattutto quello di Louis, che non fa che ripensare a quando questi momenti erano all’ordine del giorno cinque anni prima. Si morde la lingua, maledicendosi perché sono passati tre anni e deve smetterla di vivere di ricordi.

 

“Che succede?” chiede sottovoce.

 

“Prometti che mi farai finire di parlare?”

 

“Lo sai benissimo che dire così mi fa solo preoccupare di più, sorellina.” ribatte incrociando le braccia al petto.

 

“Uhm- ecco, potrei o non potrei aver accettato l’invito di Lottie a trascorrere il pranzo di Natale a casa con loro” comunica tutto d’un fiato la sorella, la vede mordersi l’interno della guancia dal nervosismo mentre tutto intorno a lui prende a girare velocemente.

 

“Che cosa? Stai scherzando, spero!” esclama stando attento a non alzare troppo la voce.

 

“No! Andiamo, non abbiamo nulla da fare e—”

 

“Come puoi pensare che trascorrere il Natale con Louis possa essere una buona idea?!” la rimprovera secco, alzando le braccia al cielo quasi teatralmente.

 

Sua sorella si stringe nella sua maglia a maniche lunghe color lavanda, intrecciando le braccia al centro del petto. “Non si tratta solo di lui, Harry..”

 

“Certo che si tratta di lui, Gemma! Sei stata quella che più di tutti mi ha detto di pensarci bene prima di accettare l’invito di Niall perché sapevi cosa avrebbe significato rivedere Louis e adesso accetti di passare il Natale con loro? Cosa ti dice il cervello?!” esclama e questa volta è inevitabile - il suo tono di voce si è fatto decisamente più alto e spera davvero con tutto sé stesso che nessuno li stia ascoltando.

 

“Oh, andiamo!” ribatte alzando le braccia al cielo. “Può funzionare e lo sai anche tu, si tratta solo di un pranzo e sono sicura che con un po’ di impegno da parte di entrambi potrà essere l’occasione per ritrovarsi... ed Emma avrà qualcuno con cui trascorrere il Natale” spiega ed Harry conosce sua sorella fin troppo bene.

 

“Non osare usare Emma per ricattarmi, Gemma” ribatte laconico mentre sarà un disastro - è la frase che continua a frullare nella sua testa. “Non puoi chiedermi di fare questo..” si lamenta, quasi piagnucolando.

 

“Perché non ci pensi? Potrebbe essere l’occasione per sistemare le cose, state andando d’accordo in questi giorni o sbaglio?” tenta ancora la ragazza.

 

“Ci rivolgiamo a stento la parola, Gem” la corregge guardandola di sottecchi.

 

“Beh, è un inizio, no?” ribatte lei mettendo su una smorfia innocente, il labbro inferiore stretto tra i denti. Harry vorrebbe poterle dire che ha ragione, che forse passare del tempo insieme potrebbe aiutare ma la verità è che trascorrere il Natale insieme a Louis e la sua famiglia porterà con sé tutti quei ricordi che non crede di essere pronto ad affrontare.

 

“Non lo so, Gem-”

 

“Pensaci, okay?” suggerisce sua sorella facendosi più vicina e “So che è difficile, ma siete Harry e Louis e avete sempre avuto un rapporto così speciale…sai che credo che ogni cosa accada per un motivo. Magari la ragione di questo speciale di Natale è farvi ritrovare.

 

“Non credo nei miracoli, sorellina” commenta con un sorriso malinconico stampato sulle labbra. Ed è la verità: Harry ha sempre custodito una speranza nel suo cuore - che le cose potessero andare in maniera diversa.

 

Semplicemente un giorno ha smesso di crederci, perché voleva smettere di soffrire.

 

Sono passati tre anni ed Harry ha smesso di passare le sue serate ad osservare lo schermo del telefono in attesa di una sua chiamata.  

 

 

 

 

È finalmente arrivato il giorno della registrazione finale e Louis è sollevato: non gli sono mai piaciute le prove ed i soliti convenevoli della pre-produzione.

 

Le cose tra lui ed Harry non sembrano migliorare ed il fatto che sua sorella Lottie abbia avuto la splendida idea di invitare il suo ex, sua sorella e sua nipote a casa per la vigilia di Natale, non lo sta aiutando affatto.

 

Non riescono a rivolgersi la parola durante le riprese e non osa immaginare cosa accadrà a casa sua. È che non ha un vero problema con Harry, così come è quasi sicuro che il più piccolo non abbia un problema con lui, non più almeno e probabilmente questo rende le cose ancora più complicate perché adesso non sanno più come comportarsi quando sono nella stessa stanza.

 

Il loro rapporto non è mai stato convenzionale: non sono mai stati solo migliori amici, così come non sono mai statisemplici fidanzati. Il passo dall’esser tutto al niente però è stato troppo breve e ad entrambi è rimasto l’amaro in bocca per quello che avrebbero potuto essere ma a cui hanno rinunciato senza lottare.

 

“Niall, tu dovrai occupare quella poltrona...” la voce di Ben richiama Louis alla realtà, sta indicando la piccola poltrona in pelle posta al centro dello studio. È tutto allestito in maniera semplice, non troppo dissimile dallo stile che il programma di Niall ha di solito; solo ci sono un po’ più di decorazioni natalizie sparse qua e là.  “Harry, Liam, Louis... a voi toccherà dividere quel divano” aggiunge poi accompagnando le sue parole a pochi e semplici gesti.

 

“Dobbiamo seguire un ordine preciso?” chiede Liam e la mente di Harry vola a pochi anni prima, a tutte le volte in cui la risposta a quella domanda sarebbe stata scontata - come volete, l’importante è che Harry e Louis non siedano vicini, suggeriscono i suoi ricordi. Harry li scaccia via socchiudendo gli occhi perché, nonostante siano passati anni, fa ancora male.

 

A Louis non sfugge l’espressione quasi infastidita del ragazzo ed è quasi certo che stiano pensando alla stessa cosa. Vorrebbe allungare una mano per dirgli che è tutto okay ma si trattiene dal farlo perché è meglio di no, dice a sé stesso.

 

“No, sedetevi pure come preferite” dice poi Ben ed è buffo. Fino a poco tempo fa avrebbero quasi gioito a quelle parole, adesso lasciano entrambi indifferenti.

 

Liam occupa un lato del divano seguendo le istruzioni di Ben, Louise lo affianca immediatamente sistemando gli il trucco quel tanto che basta mentre Louis ed Harry occupano i due posti rimasti stando ben attenti a lasciare un po’ di spazio tra i loro corpi.

 

A Louis sembra ci siano chilometri di distanza tra loro ma non ha la forza di dirlo ad alta voce.

 

 


 

Oh, you break me

Oh, this is why I keep leavin

 

 

 


“Non capisco davvero come io abbia potuto pensare che questa cosa potesse funzionare” borbotta il ragazzo passandosi una mano tra i capelli con fare esasperato. Harry sta cercando di affrontare la situazione nella maniera più matura possibile ma sua sorella gli sta rendendo le cose particolarmente difficili e quelle sono state senza dubbio le due ore più lunghe della sua vita.

 

“Smettila di lamentarti, è Natale e non potevamo presentarci a mani vuote” lo rimprovera, la voce ferma e decisa.

 

Quando entrano negli studi della CBS, nessuno dei due è preparato per la scena che si para davanti ai loro occhi.

 

Nella sala trucco, Emma è seduta sul pavimento tra le gambe di Louis che la avvolge tra le sue braccia come a volerla proteggere; sembrano entrambi estremamente concentrati nell’aiutarsi l’un l’altro, Emma sorride contenta e Louis indossa il suo sorriso preferito, Harry non era davvero pronto ad assistere ad una scena simile. Ingoia a vuoto un paio di volte, rivolgendo un’occhiata a sua sorella, sbigottita quasi quanto lui perché Emma non è mai stata così espansiva con nessuno. Muovono qualche passo nella loro direzione, scoprendo così che i due sono impegnati a disegnare con una manciata di gessi colorati su una delle lavagne sparse nella sala.

 

La prima a palesare la loro presenza è Gemma, Harry si limita a starle accanto immobile. “Ahem, interrompiamo qualcosa?” chiede con un sorriso sulle labbra, fingendo un colpo di tosse.

 

Gli occhi di Emma si illuminano non appena mettono a fuoco le due figure “Mamma! Zio Harry!” esclama con un urletto, scattando in piedi per saltare tra le braccia di sua madre. “Siete tornati!”

 

Louis si tira in piedi appena dopo di lei, sistemando i suoi jeans chiari e togliendo delle macchie appena accennate di gesso dalle ginocchia. “Cosa stavate facendo?” domanda la ragazza accarezzando delicatamente i capelli della figlia.

 

“Abbiamo disegnato tutto il tempo, Louis mi ha insegnato ad usare questi” spiega la piccola aprendo le manine e mostrando ad entrambi i piccoli gessi colorati.

 

“Ti sei divertita con lui, tesoro? Lottie dov’è?”

 

“So che avrebbe dovuto passare del tempo con Lottie ma ha ricevuto una chiamata improvvisa ed è dovuta andare via, così ho pensato di poterla sostituire…mi ha fatto piacere passare un po’ di tempo con lei, spero non sia un problem-“

 

“Oh, no, certo che no, Louis!” esclama Gemma interrompendolo, ha un sorriso dolce sulle labbra. “Sono contenta che abbiate passato del tempo insieme, ti sei divertita con Louis?”

 

Emma annuisce senza attendere un secondo. “Louis è super fico!” esclama soddisfatta strappando un sorriso divertito ad entrambi ed un occhiolino da parte di Louis. 

 

“Avete fatto shopping?” chiede poi il ragazzo rivolgendo la sua attenzione ad Harry e per la prima volta quel giorno i loro occhi si incontrano.

 

Gemma invece rivolge la sua attenzione ad Emma, lanciando un’occhiata complice al fratello che “Ultimi regali di Natale” ammette con un sorriso tirato. 

 

Cala un imbarazzante silenzio fin quando Louis non prende coraggio.  “Verrete da noi per la vigilia, quindi?” chiede infine grattandosi la nuca nervosamente ed è davvero speranza quella che Harry avverte nella sua voce?

 

Crede di sì.

 

Harry si morde l’interno della guancia. “Non abbiamo altra scelta credo, le nostre sorelle hanno già combinato tutto” dice e questa volta il sorriso sulle labbra di entrambi è sincero.

 

Harry se rende conto quando sposta lo sguardo negli occhi di Louis, sorridono insieme a lui. Louis, invece, lo capisce quando nota la fossetta sulla guancia del più piccolo fare la sua timida comparsa.

 

Come i vecchi tempi - pensa Louis ma non ha il coraggio di dirlo ad alta voce.

 

“Già” si limita a dire mordendosi la punta della lingua per non dire tutto quello che pensa.

 

Nessuno dei due crede di essere pronto ad affrontare quella giornata ma stranamente inizia ad essere più facile trascorrere del tempo insieme.

 

Però forse Gemma ha ragione, non tutto è andato perso.

 

 


 

Happy, are you happy?

 

 

 

 

Vigilia di Natale 

 

Il suo istinto gli dice di scappare: prendere il primo aereo e tornare in Inghilterra - sua madre sarebbe più che felice di averlo a casa per Natale, dopotutto. Un’altra parte di lui gli dice di restare ed affrontare il suo passato, perché alla fine è di questo che si tratta. Affrontare tutto quello che ha messo in un cassetto in questi anni, tutti i sentimenti messi in stand-by per troppo tempo. 

 

Sua sorella è alla guida, mentre la piccola Emma è seduta nei sedili posteriori e si è appisolata appena dopo l’inizio del viaggio; lui, con lo sguardo rivolto fuori dal finestrino, è perso nei suoi pensieri ma questo non lo ferma dal canticchiare tutto quello che passa alla radio.

 

My knees are shaking, my hands are numb all the words I had in my head are done

I ring your doorbell and you take too long 'cause you already know there's something wrong

 

Quando si lasciano alla spalle la segnaletica con direzione Malibu sente i suoi occhi pungere e può giurare di aver sentito il suo cuore perdere un battito o due; i ricordi riaffiorano senza che lui riesca a fermarli e c’era da aspettarselo- dice a sé stesso.

 

“È tutto okay?” chiede sua sorella lanciandogli un’occhiata preoccupata.

 

Harry resta in silenzio per alcuni istanti. “Si — uhm — io... è tutto okay” dice in un soffio mal celando l’instabilità della sua voce e, se a sua sorella non è sfuggito nemmeno il momento in cui ha asciugato una lacrima silenziosa con la manica del suo giaccone, a lui non importa.

 

 


    Non è necessariamente il fatto che la casa si trovi a Malibu di per sé a fargli contorcere lo stomaco. Il problema è che quella casa rispecchia in ogni dettaglio tutto quello che lui e Louis erano soliti immaginare quando fantasticavano sul futuro ed Harry si ritrova a strizzare gli occhi, un po’ per trattenere le lacrime, un po’ perché non riesce a credere che Louis l’abbia fatto davvero. Nonostante tutto. 

 

Socchiude per un secondo gli occhi, lasciandosi cullare dal rumore dell’oceano che riesce a sentire in lontananza per poi prendere un bel respiro e seguire sua sorella. È Lottie ad accoglierli in casa con un sorriso luminoso sulle labbra, indossa una semplice tuta color cremisi e porta i capelli raccolti da una coda alta. “Ciao Gems, Ciao Harrry! Emma!” esclama contenta facendo spazio ai tre per lasciarli entrare in casa.

 

Le due ragazze iniziano a parlottare tra di loro, Emma le segue guardandosi intorno e scrutando con i suoi occhietti vispi ogni angolo della casa. Harry fa lo stesso, osserva tutte le fotografie appese lungo la parete cercando di recuperare tutto quello che si è perso di quella che un tempo era la sua seconda famiglia; ci sono addobbi natalizi sparsi qua e là ad illuminare l’arredamento piuttosto semplice della casa. È proprio come l’aveva sempre immaginata.

 

Quando arrivano al salotto, c’è solo un gran trambusto ma Harry la riconosce perfettamente. 

 

Should be laughing but there’s something wrong and it hits me when the lights go on

maybe I miss you

 

La voce di Louis, è delicata - bellissima come la ricordava; accompagnata da brevi accenni di chitarra, risuona cristallina nell’intera stanza: Lottie e Gemma sono ferme accanto a lui, riesce ad intravederle mentre alternano lo sguardo tra i due ragazzi ma gli occhi di Harry sono fissi su Louis che, seduto sulla moquette al centro del salotto, ha una chitarra acustica tra le mani e sta suonando la sua canzone ai suoi fratelli che lo osservano rapiti.

 

Improvvisamente, Harry ricorda tutte le volte in cui le sorelle di Louis chiedevano ai due ragazzi di cantare loro canzoni anni prima. “Louis!” esclama la piccola Emma correndogli incontro con un sorriso luminoso.

 

Solo allora Louis sembra accorgersi della loro presenza, accoglie la piccola con un abbraccio caloroso ed un bacio sulla fronte ma gli occhi di Harry sono la prima cosa che cerca quando alza lo sguardo verso i suoi ospiti. “Non ci eravamo resi conto del vostro arrivo, scusateci” afferma con un po’ di imbarazzo. Indossa una tuta di almeno tre taglie più grandi e Harry non può dire di non averlo mai visto conciato in quel modo.

 

“Zio, ma quella era la canzone che ascoltiamo sempre a casa?” domanda la piccola Emma rompendo il silenzio. D’improvviso sente le sue guance tingersi di rosso e se Harry potesse morire dall’imbarazzo, probabilmente lo farebbe. Louis gli lancia un’occhiata tronfia mentre cerca di nascondere invano un sorriso vittorioso, poi il più piccolo si schiarisce la voce con un colpo di tosse e sposta la sua attenzione sulle gemelle che lo accolgono con un sorriso raggiante stampato sulle labbra.

 

Passano i minuti successivi a salutare tutti i fratelli di Louis ed Harry pensa che è passato davvero troppo tempo dall’ultima volta in cui si è sentito così a casa.

 


 

    “Allora, come va la registrazione del programma?” chiede Felicité sistemando il tovagliolo di stoffa sulle sue ginocchia, la sua voce è cambiata ora ed anche questo piccolo dettaglio ricorda ad Harry quanto tempo è passato.

 

“Bene, abbiamo finito ieri... ma non possiamo raccontarvi nulla, Niall vuole che sia una sorpresa per tutti, giusto, Louis?” spiega e sta davvero cercando di essere amabilmente cordiale, anche con lui. Non è facile, fingere che non ci sia nulla che non va, ma i Tomlinson riescono a rendere tutto sempre un po’ più facile di ciò che sembra.

 

“Già, dovrete aspettare l’ultimo dell’anno per scoprire cosa abbiamo combinato” concorda con un ghigno sornione. Sono seduti uno di fronte all’altro ed entrambi sospettano che tutto faccia parte di un piano perfettamente orchestrato da Gemma e Lottie ma nessuno dei due ha intenzione di farglielo notare - in fondo, sta bene ad entrambi ma non vogliono ammetterlo ad alta voce,  ancora.

 

“Tu cosa combini di bello, Fiz?” il sorriso della ragazza si fa improvvisamente più ampio perché Harry era l’unico a chiamarla in quel modo.

 

“Sto finendo di studiare all’accademia d’arte, qui a Los Angeles” ed Harry ricorda tutto, come se non fosse passato neanche un giorno. Ricorda i pomeriggi interi passati ad ascoltarla mentre gli raccontava di tutte le mostre d’arte alle quali partecipava quando ancora vivevano a Londra e di come le brillavano gli occhi mentre gliene parlava.

 

Sul viso di Harry appare un bellissimo sorriso. “Programmi per il futuro?” si intromette Gemma attirando l’attenzione della ragazza.

 

Felicité arrossisce appena, lanciando un’occhiata al fratello maggiore. “Vorrei prendermi un periodo tutto per me per percorrere la Route 66 ma devo ancora convincere quella testa dura di mio fratello” spiega bevendo un sorso di vino bianco dal suo calice.

 

“Non vuoi lasciarla andare?” Harry è sinceramente sorpreso.

 

“Non sarà mica perché sarà in dolce compagnia?” suggerisce Gemma con un’occhiata divertita e le guance di Felicité si tingono di rosso. Colpito e affondato.

 

“Non se ne parla nemmeno!” esclama Louis incrociando le braccia al petto.

 

“Ma se l’abbiamo fatto anche noi, Lou!” ribatte Harry in difesa ed è la prima volta che lo chiama in quel modo da quando si sono rivisti; una parte di lui spera davvero che Louis non l’abbia notato.

 

Ovviamente, il soprannome non sfugge al diretto interessato che gli lancia un’occhiata accennando un sorriso.

 

Louis ricorda perfettamente il loro viaggio lungo la Route 66 , è senza dubbio uno dei suoi ricordi più belli con Harry. Viste come sono andate le cose dopo, non vuole che sua sorella ripercorra i suoi passi. “Era diverso” si limita a borbottare serio mentre cerca di cacciare via i ricordi e dal suo tono di voce tutti i presenti capiscono che il discorso èchiuso.

 

Gemma si schiarisce la voce, portando la sua attenzione sulle gemelle. Il pranzo prosegue in maniera tranquilla, la piccola Emma sembra aver conquistato anche i gemelli con cui sembra andare tremendamente d’accordo; i ragazzi continuano a raccontarsi tutto quello che si sono persi in quegli anni sotto lo sguardo di Gemma e Lottie che pensano di aver fatto un ottimo lavoro. 

 


 

    Poteva andare peggio - pensa Harry non appena ha un momento tutto per sé per elaborare quello che sta succedendo. Ha trovato un angolo della balconata principale della casa, lontano da tutti: si affaccia sull’oceano ed Harry riesce a vedere anche un accenno del tramonto che sta prendendo forma di fronte a lui, è il posto perfetto per prendere una boccata d’aria.

 

Il suo momento di solitudine, però, dura ben poco.

 

“E così... ascolti la mia musica, mh?” commenta Louis avvertendolo della sua presenza. Ha un paio di bicchieri di vino bianco tra le mani e probabilmente bere con Louis è l’ultima cosa che dovrebbe fare.

 

Accetta comunque il calice, mentre il maggiore si mette a sedere accanto a lui. Le loro ginocchia si sfioranoimpercettibilmente. “I bambini... la bocca della verità” ammette colpevole, scrollando le spalle con un sorriso tirato.

 

“Emma è una bambina adorabile” commenta il più grande con voce dolce.

 

Harry annuisce, ricordando quanto entrambi adorino i bambini e lui non è di parte quando dice che Emma è davvero speciale. “Ha anche lo stesso carattere di sua madre” aggiunge Harry sarcastico.

 

“Beh, saprà cavarsela da sola, allora” afferma ed Harry non può non dargli ragione.

 

“È stato terribilmente scortese da parte mia non farti un regalo di Natale, non è così?” la domanda abbandona le sue labbra spontaneamente, Louis abbozza un sorriso.

 

“Continui ancora a farti mille problemi per gli altri, Harry?” chiede retorico, inclinando il viso verso il suo. Averlo così vicino e non poterlo toccare è quasi doloroso per Louis; c’è stato un tempo in cui non riusciva a stare lontano da lui. Sentiva il bisogno fisico di toccarlo, anche solo sfiorandogli i capelli distrattamente mentre chiacchierava con qualcuno o lasciando sfiorare una parte qualsiasi dei loro corpi.

 

Pur di averlo vicino.

 

“Se può consolarti, però, nemmeno io ti ho fatto un regalo di Natale….tua sorella ha già fatto tanto” confessa il maggiore ed Harry arriccia il naso scuotendo la testa divertito perché è esattamente il tipo di risposta che si aspetta da lui. “Credo che il fatto che stiamo trascorrendo questo giorno insieme, sia un regalo sufficiente” dice poi sincero, mordicchiandosi il labbro inferiore.

 

Quando alza lo sguardo verso di lui, gli occhi azzurri dell’altro sorridono, proprio come lui. Harry non dice nulla, ma le piccole chiazze rosse sulle sue guance sono abbastanza per il maggiore. 

 

Louis si lascia andare ad un sospiro profondo, lo sguardo di entrambi fisso su un punto impreciso del panorama di fronte a loro. “Cosa hai fatto in- si, insomma, in tutti questi anni?” chiede poi trovando il coraggio per entrambi per rompere quell’imbarazzante silenzio.

 

“Ho viaggiato, tanto, ho visitato tutti i posti che mi ero ripromesso di vedere una volta finito di viaggiare per lavoro... non mi è mai piaciuto stare in una città per un giorno soltanto” inizia col raccontare.

 

“Lo so, me lo ricordo” commenta Louis con un sorriso quasi malinconico stampato sulle labbra. Harry vorrebbe fermare il cuore nel suo petto, che prendere a battere un po’ più veloce a quelle parole, ma è troppo testardo quando si tratta di Louis.

 

“Poi sono tornato a casa, ad Holmes Chapel... ho aperto questo istituto per orfani dove facciamo qualunque tipo di attività insieme a loro, possono sentirsi liberi di sviluppare le loro passioni, ed è tutto a spese nostre... dovresti vederli, alcuni di loro sono impressionanti” racconta come un fiume in piena ed il fatto che ne stia parlando a Louis non lo rende strano; si sente stranamente a suo agio e realizza quanto gli sia mancato parlare con lui.

 

“È davvero un bellissimo progetto, Harry” commenta Louis con tono dolce. “Fai tutto da solo? Voglio dire, non c’è nessuno a darti una mano?” chiede curioso.

 

“Oh, sì, ma certo... ho aperto l’istituto con questo ragazzo, Travis, è laureato in psicologia infantile. Dovresti conoscerlo, è un portento con i bambini...” racconta ancora con un sorriso soddisfatto.

 

“È... questo Travis, è - uhm - il tuo ragazzo?” domanda Louis titubante, preoccupato di essersi spinto troppo oltre.

 

È troppo codardo per ammettere che la cosa che lo spaventa di più è la risposta a quella domanda.

 

“No, non stiamo insieme...” dice semplicemente. Ho smesso con l’amore dopo di te. “Ti chiederei cosa è successo a te, ma credo che i giornali abbiano parlato a sufficienza” afferma sarcastico mordendosi l’interno della guancia. Il sorriso triste che appare sul volto di Louis, è il riflesso del suo; Harry sa bene quanto lui odi quella parte del suo mestiere, l’odiava anche lui.

 

“Leggi articoli sul mio conto, adesso?” lo rimbecca con un sorriso vittorioso stampato sulle labbra ed è la prima volta che Louis concede a sé stesso l’opportunità di scherzare con Harry e questo lo fa sentire estremamente bene.

 

Il più piccolo ride di gusto passandosi una mano tra i capelli ed il più grande nota un leggero rossore sulle guance; Harry vorrebbe incolpare il vino ma, dal modo in cui il suo cuore batte veloce, non crede di poter mentire a sé stesso. “È andata bene oggi” commenta Harry ad alta voce mentre sorseggia il suo vino. 

 

“Beh, considerando che c’erano tutti i presupposti per un disastro, si, è andata bene” aggiunge il più grande schioccando la lingua contro il palato.

 

Harry annuisce lasciandosi scappare una lieve risata. “Ma siamo stati bravi”

 

“Sono contento che non sia andata così male” sussurra Louis e, con le sue parole, cadono entrambi in uno strano silenzio.

 

Harry può sentire l’eco dei bambini che giocano dentro casa, mentre è impegnato ad osservare il tramonto che prende vita di fronte a loro. Louis sembra perso nei suoi pensieri ed il più piccolo non se la sente di riportarlo alla realtà; osserva per qualche istante il suo profilo, baciato dai flebili raggi del sole ed i capelli leggermente spettinati per via della brezza marina che soffia tra le sue ciocche. È bello Louis, bello in così tante cose che non gli basterebbe un libro per elencarle tutte. 

 

“Alla fine hai avuto quello che volevi...” commenta ad alta voce Harry, e non gli dispiace ammettere che l’alcool lo sta aiutando a dare voce ai suoi pensieri più nascosti.

 

“Che intendi dire?” domanda il più grande voltandosi verso di lui.

 

“La casa, qui a Malibu… era quello che desideravi” commenta, biascica appena le parole facendo sorridere Louis che ricorda improvvisamente quanto buffo può essere Harry dopo qualche calice di vino di troppo.

 

“Beh, non proprio tutto…” Harry sa che non dovrebbe illudersi, che probabilmente non c’è nessuna allusione nelle sue parole e che non è di loro due che Louis sta parlando. Non sa nemmeno se c’è qualcun altro nella sua vita, Dio.Avrebbe dovuto chiederglielo - dice a sé stesso, maledicendosi mentalmente per quel pensiero e per aver bevuto troppo.

 

Ma Louis è lì accanto a lui e quella scena l’ha immaginata così tante volte nella sua mente che gli sembra quasi che il tempo non sia mai passato. 

 

Il tempo sembra improvvisamente fermarsi, gli occhi di Louis sono fissi nei suoi ed Harry vorrebbe improvvisamente fuggire. Le parole di Travis risuonano nella sua testa come un martello pneumatico, sa che tutto sta procedendo nel modo più sbagliato possibile, che non dovrebbe cedere perché non è così che dovrebbe andare. Ma Louis è ancora lì, davanti a lui,  che non accenna a muoversi, così come quel tramonto che li sta osservando nel silenzio di quella vigilia di Natale.

 

“Non dovremmo fare quello che stiamo per fare” sussurra Harry e gli basterebbe aggiungere una sola parola per far sfiorare le loro labbra perché Louis è disperatamente troppo vicino.

 

Le loro spalle si sfiorano appena e Louis ha un sorriso timido sulle labbra, non c’è bisogno che nessuno dei due dica qualcosa perché nonostante tutto riescono ancora a capirsi con uno sguardo.

 

“Lo so” Louis ha gli occhi puntati sulla sua bocca, si lecca le labbra ed Harry riesce quasi a sentire la sua pelle bruciare sotto il suo sguardo. “Ma non credo di aver mai desiderato una cosa così tanto in vita mia” e il più piccolo non fa nemmeno in tempo a registrare le sue parole perché la mani di Louis finiscono tra i suoi capelli e le loro bocche si toccano di nuovo dopo tre lunghissimi anni.

 

Improvvisamente, è come tornare a quando avevano solo sedici e diciotto anni e scambiarsi un bacio era tremendamente semplice, nel buio del loro piccolo appartamento di Londra. Baciare Harry è proprio come lo ricordava ed è così strano ma allo stesso tempo così naturale che per Louis è come tornare a respirare.

 

Harry sembra esitare nel bacio, nasconde lentamente le mani tra i capelli di Louis per avvicinarlo ancora di più a lui, ne stringe alcune ciocche tra le dita tirandoli appena - solo per vedere se è tutto reale - ad occhi chiusi, riesce a sentire il suo profumo imprimersi su di lui, come una seconda pelle e pensa a quanto momenti del genere gli siano mancati, più di quanto voglia ammettere a sé stesso.

 

Louis sospira rumorosamente, spaventato dall’idea che il più piccolo si separi da lui interrompendo quel momento. La sua paura diventa realtà pochi istanti dopo, perché Harry si allontana lentamente, puntando gli occhi sulle sue labbra sottili. 

 

“Io…io devo andare” sono le uniche parole che pronuncia prima di scattare in piedi, Louis fa quasi fatica ad udirle per quanto è flebile la sua voce. Vorrebbe fermarlo, dirgli che non è così che deve andare. Vorrebbe dirgli che hanno bisogno di parlare ma il fiato è fermo nei suoi polmoni.

 

Harry scappa via come scottato dal bacio, Louis lo osserva andare via in silenzio perché non è mai stato bravo a chiedergli di restare. Anche il sole decide di lasciare la scena, nascondendosi nell’oceano per lasciare posto alla luna - forse lei sarà una migliore spettatrice.

 

 

 


 

 

Cause I've been dreaming that you love me in the morning

Love me when the morning comes

 

 

 

 


Ad Harry è sempre piaciuta Los Angeles e non è mai stato in grado di capirne il perché: dopotutto, a lui, il clima freddo dell’Inghilterra piace.

 

C’è un piccolo café sulla Sunset Boulevard - la classica tavola calda americana che Harry era abituato a vedere solo negli episodi di The O.C. quando aveva tredici anni - ed è proprio in quel locale che Harry incontra Niall quella mattina.

 

Sono passati tre giorni dalla vigilia di Natale ed Harry non ha ancora parlato a nessuno di ciò che è successo -neanche con Gemma, sa perfettamente che la sorella ha intuito qualcosa ma le è tremendamente grato di non aver fatto domande. 

 

Niall intuisce che c’è qualcosa che non va nel momento esatto in cui si siede davanti a lui, nel piccolo tavolo che Harry ha fatto riservare per loro. “Che ti è successo? Sembra tu non dorma da due giorni”

 

“Tre” lo corregge serio.

 

“Che cos— oh, è per il pranzo di Natale, cosa è successo? È andata così male?” chiede ed è probabilmente il tratto che più ama di Niall - il suo essere tremendamente schietto.

 

Quindi perché non fare altrettanto?

 

“Uhm... ci siamo baciati” dice secco, cercando di restare completamente impassibile e se il suo cuore fa un paio di capriole nel petto al solo ricordo, Niall non è tenuto a saperlo.

 

“E perché la cosa dovrebbe stupirmi?” chiede il ragazzo incrociando le braccia al petto e lasciando scontrare la schiena contro la sedia in legno alle sue spalle, come se la notizia non lo avesse turbato minimamente.

 

“Sono passati tre anni, Nì” lo rimbecca l’amico, quasi infastidito dal fatto che l’unico sorpreso dall’accaduto sia proprio lui.

 

“E, da quello che mi stai dicendo, le cose per voi due non sono minimamente cambiate” commenta Niall inclinando il viso da un lato.

 

“Non è vero!” esclama Harry esasperato. “Io- io…è stato un errore” dice poi e quante volte Niall ha ascoltato quella stupida scusa? Troppe per essere contate sulla punta delle dita.

 

“Ne avete parlato?”

 

Harry si gratta nervosamente la nuca. “No, io, uhm.. sono scappato via subito dopo”

 

“Fammi capire, l’hai baci-”

 

“Mi ha baciato prima lui” cerca di interromperlo Harry ma Niall ha la risposta pronta.

 

“Ma tu non l’hai fermato, altrimenti non saremmo qui seduti a questo tavolo davanti ad un ottimo caffè” lo corregge l’amico sorseggiando il suo caffè americano ed Harry resta in silenzio. Touché.

 

“Io-”

 

“Ecco, siamo alle solite... ma è possibile che non riusciate a parlarvi come tutte le persone adulte fanno?” Harry si morde il labbro inferiore e Niall ha ragione: è sempre stato uno dei loro problemi - non parlarsi quando le cose si fanno complicate. Se l’avessero fatto probabilmente a quest’ora sarebbero ancora insieme, a Malibu magari. “Davvero Harry, io non vi capisco, siete le persone più ostinate che io abbia mai conosciuto”

 

“Forse è per questo che non funzioniamo insieme” riflette ad alta voce. 

 

“Se voi non funzionate insieme, io sono il principe Harry” ribatte l'altro. “E per quanto possa essere piacevole perché, beh, hai visto la sua fidanzata?” Harry sorride divertito dal paragone, Niall gli è mancato di più di quanto gli piaccia ammettere. “…ma non è questo il punto! Il punto è che mi sembra evidente che ci sia ancora qualcosa tra voi due, sappiamo entrambi com’è andata a finire l’ultima volta, ma arrivati a questo punto non credo ci sia qualcosa che voi due non possiate superare.”

 

Harry sa che Niall ha perfettamente ragione ma il pensiero di rivedere Louis dopo quel bacio lo terrorizza, gli sembra di essere tornati improvvisamente ai giorni in cui nessuno dei due voleva fare il primo passo e tutti intorno a loro continuavano a ripetergli quanto fossero ciechi perché era chiaro a chiunque quanto presi fossero l’uno dall’altro.  

 

Harry sa anche che la cosa migliore per tutti sarebbe ammettere che si è trattato di un momento di debolezza, che si sono solamente lasciati trascinare dai ricordi di un passato che forse nessuno dei due si è lasciato alle spalle, ma che è troppo doloroso da affrontare. “Non è più il nostro momento Niall, è passato troppo tempo ormai” sussurra malinconico fissando la tazzina di caffè, ormai vuota, al cui interno restano soltanto alcune gocce di caffè a macchiarla. “Tra due giorni ho un volo per Londra e potrò lasciarmi tutto alle spalle” - di nuovo, suggerisce la sua mente, ma lui non vuole ascoltarla.

 

“In ogni caso dovrai rivederlo prima di allora” rivela Niall arricciando il naso.

 

“Di che stai parlando?”

 

“La produzione mi ha chiamato questa mattina, ci sarà un party di fine riprese domani sera... e mi piacerebbe che ci fossimo tutti prima di doverci salutare” Harry socchiude gli occhi, mentre cerca di digerire la notizia, è ben consapevole del fatto che, anche questa volta, non ha scampo.

 

 


 

I've been dreaming that you love me when the fighting

Love me when the fighting's done

 

 

 


Il 1OAK è al completo quella sera ed Harry è al suo terzo drink e non ha ancora visto Louis, il che gli fa credere per un momento che sia la sua serata fortunata. 

 

Capisce di essersi completamente sbagliato quando il ragazzo appare nella sua visuale qualche minuto dopo ed Harry non sa se sia colpa dell’alcool ma Louis è ancora più bello del solito. Indossa un paio di jeans scuri decisamente attillati, una maglia color vinaccia a maniche lunghe, che gli coprono perfino parte delle mani, ed i capelli sistemati all’indietro.

 

Harry deglutisce a vuoto un paio di volte mentre Liam gli sta dicendo qualcosa, ma lui non lo sta minimamente ascoltando. Intreccia le caviglie contro i divanetti di pelle del locale alla ricerca di una posizione più comoda di quella in cui si trova.

 

Louis ha un bicchiere tra le mani, saluta tutti in maniera cordiale e senza troppi convenevoli si mette a sedere al loro tavolo, proprio accanto ad Harry, rivolgendogli un semplice cenno del capo ed il più piccolo è improvvisamente confuso. Quel Long Island è decisamente forte, dice a sé stesso.  Poi lo guarda un attimo, vede i suoi occhi azzurri brillare mentre dice qualcosa a Niall e, se ancora lo conosce almeno un po’, deve essere brillo quasi quanto lui.

 

Harry vorrebbe alzarsi e mettere quanta più distanza possibile tra di loro, perché quella è una scena che ha già vistotroppe volte, ma non riesce a farlo. Così se ne resta lì in silenzio ad ascoltare con fare distratto i discorsi degli altri presenti.

 

 

 

Un’ora dopo, se mentre si lascia andare contro il divano, la sua mano finisce distrattamente sulla gamba di Louis, all’altezza del suo ginocchio, Harry decide di incolpare il suo quarto drink. Fortunatamente al tavolo sono rimasti solo loro due, perché il resto del gruppo si è riversato sulla pista da ballo.  

 

“Mi dispiace non aver salutato le tue sorelle l’altro giorno” riflette ad alta voce, come se nulla fosse, come se quel contatto fosse del tutto normale.

 

Louis decide di assecondarlo. “Avevi il diritto di andare via in quel modo... forse l’avrei fatto anche io al posto tuo” dice poi ed entrambi cadono in un imbarazzante silenzio. 

 

Poi Louis si volta a guardarlo, alternando lo sguardo tra il viso di Harry e il punto in cui la sua mano sfiora il suo ginocchio. “Sei sempre stato tremendamente buffo da ubriaco” commenta il più grande puntando gli occhi nei suoi, la mano di Harry nel frattempo sembra non volersi spostare dal punto in cui si trova ed il più grande non sembra affatto infastidito dalla cosa.

 

“Non sono ubriaco” si lamenta sistemandosi contro lo schienale del divano. Quando sono diventati così scomodi? Louis ha un sorriso divertito stampato sulle labbra ed Harry crede - anzi è certo - che non possa essere più bello di così. “Dio, dovrei smetterla di bere quando ci sei tu nei paraggi” si lascia scappare, mordendosi la lingua non appena il pensiero lascia la sua bocca.

 

Louis pare sorpreso quanto lui perché resta in silenzio per alcuni istanti ed il sorriso non abbandona le sue labbra. “Sembra sia l’unico modo per parlarci, ultimamente” risponde poi ed il suo sorriso non coinvolge i suoi occhi.

 

“Non abbiamo molto da dirci, abbiamo passato gli ultimi tre anni senza parlarci, in fin dei conti” ribatte Harry piccato, strascica alcune parole ed è stupito d’essere riuscito a pronunciare una frase di senso compiuto. Vorrebbe anche che il suo tono di voce non sembri così triste, ma non sa fingere e non si può avere tutto dalla vita.

 

“Questo non significa che io non abbia delle cose da dirti, adesso” risponde serio.

 

“Hai avuto tutto questo tempo per farlo, cosa è cambiato ora?” chiede inclinando il volto verso di lui. Forse sono troppo vicini adesso. 

 

“Assolutamente niente” mormora in risposta. Sono innamorato di te proprio come lo ero tre anni fa.

 

Harry arriccia le sopracciglia confuso, quella vicinanza diventa improvvisamente troppo da gestire. “Ho bisogno di una boccata d’aria” rivela alzandosi di scatto dal divano ma Louis lo blocca immediatamente facendogli cenno di seguirlo ed Harry non riesce proprio a dirgli di no.

 

 

 

 

Il 1OAK ha una minuscola terrazza che nessuno conosce perché non è accessibile al pubblico generalmente ma, quella sera, Harry e Louis riescono a raggiungerla facilmente. Sono tutti troppo impegnati a controllare la folla di persone presente nel locale per far caso a loro due che sgattaiolano via dalla porta secondaria per salirci.

 

Lo spazio non è poi così stretto ed Harry non sa perché finiscono nell’angolo più buio, fin troppo vicini l’uno all’altro. È come se non riuscisse a stargli lontano, quando sa benissimo che sarebbe la cosa migliore per entrambi.

 

Ma Harry sbaglia sempre quando si tratta di Louis. Per questo, senza dire una parola, lo bacia non appena Louis si sistema con la schiena appoggiata al muro, premendo il corpo contro il suo. Le mani del più grande finiscono sul suo petto con estrema naturalezza, accarezzano la minuscola porzione di pelle alla base del suo collo lasciata scoperta dal colletto della sua camicia bianca; quelle di Harry prendono posto alla base della sua nuca, dove prende a strofinare le dita sui suoi capelli morbidi, e lo sente rabbrividire.

 

E come ogni volta in cui lo bacia, il cuore inizia a battere furioso ed Harry ha quasi paura che possa balzargli fuori dal petto da un momento all’altro. Louis, dal canto suo, vorrebbe dare la colpa all’alcool per l’ennesimo errore della sua vita ma la verità è che vuole quel bacio dal momento in cui ha visto Harry andare via da casa sua qualche giorno prima.

 

Quando il più piccolo si allontana da lui, Louis ha il terrore che scappi di nuovo, perciò, aumenta la presa sui bordi della sua camicia; ma nei suoi occhi c’è qualcosa di diverso, quella sera. Non fa in tempo a parlare che la bocca di Harry scivola più in basso, lungo la mandibola, per arrivare all’incavo del suo collo. “Noi due dovremmo starci lontani...” sussurra quelle parole sulla sua pelle, in un lamento, ma arrivano al suo cuore come delle lame affilate. “Ma mi manchi così tanto, Lou” mormora ancora calcando su quel soprannome - da quanto non lo chiamava così? -  soffia baci sulla pelle del suo collo e Louis socchiude gli occhi, per poi stringere tra le dita i capelli del più piccolo e portarselo più vicino. “Mi manchi sempre”

 

Louis giura di aver sentito il suo cuore smettere di battere in quel preciso istante. Lo bacia di nuovo, ancora e ancora, fino a sentire le sue labbra pungere a causa delle loro barbe appena accennate ed è come essere nel bel mezzo di una tempesta di neve. Lo bacia con dolcezza, come se l’idea che Harry possa allontanarsi di nuovo lo terrorizzi, strofina la punta delle sue dita sul suo viso mentre le loro bocche si muovono all’unisono l’una sull’altra. C’è una lacrima solitaria che scende delicata dagli occhi di Harry, Louis la sente scivolare sulla sua guancia, leggera e fredda come un fiocco di neve. Louis non ricorda un momento in cui Harry non gli sia mancato in questi anni, vorrebbe dirgli che sa perfettamente che è stata tutta colpa sua e che vorrebbe tornare indietro e cancellare tutta la sua sofferenza.  

 

Quando si allontanano, è come scendere da una giostra. C’è un momento di silenzio in cui nessuno dei due osa dire una parola ma, quella sera, Louis non ha intenzione di lasciarlo andare via come l’ultima volta. “Harry, noi- noi dovremmo parlare” tenta di nuovo tenendo le mani ben salde sulla sua camicia.

 

Harry ha gli occhi socchiusi, le mani ancora tra i suoi capelli e non accenna a muoversi. “Non siamo mai stati bravi in questo” sono le uniche parole che dice.

 

“Perché non mi hai più cercato?” domanda il più grande ed entrambi sanno di essere arrivati al momento che avevano così tanto cercato di evitare.

 

“Tu mi avevi detto che non c’era futuro per noi, sei stato piuttosto chiaro” improvvisamente le sue mani lasciano i suoi capelli, fa per muovere un passo ma Louis lo ferma tenendolo vicino a lui.

 

“Pensavo fosse la cosa migliore per entrambi”

 

“Io ero innamorato di te, Louis... avrei fatto qualunque cosa per far funzionare le cose, se solo la distanza non ti avesse spaventato così tanto”

 

“Tu stavi partendo per Los Angeles, avevi il tuo disco a cui pensare e poi il tour ed io ero a Londra e-“ cerca di spiegare ma il più piccolo lo interrompe.

 

“E poi indovina dove ti sei trasferito? A Los Angeles, dannazione!” esclama Harry alzando la voce e quelle parole riportano entrambi indietro nel tempo. Louis ricorda tutto, lo ricorda come non fosse passato un giorno. Ricorda tutto così intensamente che è come ricevere un pugno nello stomaco. “Mi hai lasciato perché non hai mai creduto nei rapporti a distanza e alla fine sei finito nella città in cui vivevo e per la quale tu hai deciso per entrambi che le cose non potevano funzionare tra di noi. Ti rendi conto di quanto sia ridicolo tutto questo?” Harry ha ripensato spesso a come sono andate le cose di loro con l’amaro in bocca: non si sente di incolpare Louis per quello che è successo.

 

“Saresti partito per un tour mondiale di un anno e tre mesi, Harry. Quante volte pensi che ci saremmo visti? Avremmo dovuto vederci da qualche parte di nascosto una volta ogni due mesi, ed io non ero semplicemente disposto a farlo. Ti amavo, Harry, ti amavo tanto ma quello non è stare insieme... Non sarebbe stato come quando eravamo nella band, e lo sai benissimo anche tu” risponde

 

“Ma non ci hai mai nemmeno provato...” dice rassegnato, fa un passo all’indietro appoggiandosi al muretto alle sue spalle. “Perché parlarne adesso?” chiede il più piccolo incrociando le braccia al petto, la sua voce ridotta ad un soffio.

 

Perché sono passati tre anni e non riesco a dimenticarti. Lasciarti andare è impossibile, Harry.

 

“Perché sono passati tre dannati anni e ci è bastato passare insieme cinque giorni per essere di nuovo qua” dice indicando lo spazio tra di loro e ciò che è appena successo, mentre cerca di avvicinarsi a lui.

 

Harry si lascia scappare una risata amara. “Le cose non sono cambiate, Lou, io vivo ad Holmes Chapel adesso e tu vivi qui, a Los Angeles, con la tua famiglia che ha ancora bisogno di te.” dice serio. “Non puoi pensare che le cose siano diverse solamente perché abbiamo passato cinque giorni nella stessa città.”

 

“Io non-”

 

“Come potrei fidarmi di te? Hai già deciso di lasciarmi una volta perché non riuscivi a sopportare un rapporto a distanza, non potrei sopportarlo di nuovo” Farebbe troppo male lasciarti andare ancora.

 

Louis resta in silenzio, semplicemente perché non sa cosa dire. È davvero disposto a mettere da parte le sue paure per Harry?

 

Il più piccolo, dal canto suo, non sembra disposto ad aspettare una sua risposta. “Devo andare a casa” dice secco all’improvviso. “Domani ho un volo da prendere per tornare ad Holmes Chapel.”

 

Dire casa gli era semplicemente sembrato un errore.

 

 

Oh, my love

Don´t cry, love

I believe in us

 

 

Gemma scopre del bacio - e di tutto il resto - solo quando tornano ad Holmes Chapel e, a giudicare dalla sua reazione, Harry è certo che sia stata la cosa migliore. Siete un caso disperato, aveva detto con sarcasmo ed Harry ha sorriso malinconico perché lui, disperato, lo è per davvero. 

 

I tre giorni che anticipano la fine dell’anno trascorrono in maniera tremendamente lenta; Harry cerca di distrarsi frequentando l’istituto il più possibile ma il suo pensiero vola spesso a Los Angeles. Travis capisce che c’è qualcosa che non va ma non fa alcuna domanda ed Harry ne è sollevato. 

 

Harry continua a pensare a tutto quello che è successo negli ultimi giorni e gli sembra di aver vissuto in un vortice di emozioni che l’hanno svuotato completamente. Anche sua madre sa perfettamente che è successo qualcosa, ma è altrettanto certa che suo figlio non abbia voglia di parlarne, perciò, è l’ennesima persona della lista che cerca di fingere che nulla sia accaduto. Sente Liam una sola volta in quei giorni, ha prolungato il suo soggiorno a Los Angeles per accontentare Cheryl ma gli ha promesso che si vedranno non appena tornerà a Londra.

 

 

 31 Dicembre - Holmes Chapel


 

La fine dell’anno arriva ed Holmes Chapel si risveglia completamente ricoperta dalla neve, al punto che Harry è costretto ad andare a prendere sua sorella e sua nipote con la macchina perché, è una cittadina piccola, ma raggiungere casa a piedi può essere pericoloso per la piccola Emma e Thomas li raggiungerà direttamente per cena. Sembra che le cose per sua sorella e Thomas si stiano sistemando - almeno uno dei due inizierà l’anno nel migliore dei modi.

 

Quando rientrano in casa, Harry viene gelato sul posto - e non a causa del freddo. Riesce perfettamente a sentire due voci provenire dalla cucina, così come sa benissimo a chi appartengono; quando raggiungono la sala, la prima ad aprire bocca è proprio Emma, che “LOUIS!” esclama felice sotto gli occhi di tutti. L’osservano fiondarsi tra le sue braccia con un sorrisone, il ragazzo la accoglie altrettanto felice ed Harry è davvero incredulo. È proprio bravo a ritagliarsi un posticino nel cuore di tutti.

 

Sua madre è seduta accanto a Louis e lui non vuole nemmeno immaginare di cosa i due stessero parlando, è troppo scioccato per preoccuparsene; ha un sorriso sereno sul volto, ha sempre voluto troppo bene a Louis, dopotutto.

 

“Guarda chi c’è” mormora sarcastica sua sorella muovendo un passo verso di lui.

 

“Ciao Gem” sussurra lui in risposta riservandole un sorriso quasi timido. Sua sorella, al contrario suo, non è mai stata davvero arrabbiata con lui ed il matrimonio di Gemma è uno degli ultimi ricordi felici che ha di loro prima della loro rottura. È fastidioso persino pensarci.

 

L’ultimo a parlare è proprio lui. “Che ci fai qui?” dice in un sussurro serio.

 

“Zio! La mamma dice sempre che non si deve essere scortesi con gli ospiti” lo corregge sua nipote, facendo apparire un sorriso divertito sul viso di tutti i presenti.

 

Touché” commenta Louis che lancia un’occhiata di sfida al ragazzo.

 

“Emma, tesoro, ti va una cioccolata? Andiamo a prendere quelle con i fiocchetti di neve, ti va?” chiede Anne cercando di allentare la tensione.

 

“Si! Louis vieni con noi?” chiede la bambina rivolgendo la sua attenzione al ragazzo, che imbarazzato lancia un’occhiata prima a Gemma e poi ad Harry, che resta in silenzio.

 

“Louis verrà con noi un’altra volta, amore, deve parlare con Harry adesso” le spiega la nonna facendo cenno a Gemma di andare verso l’ingresso. La ragazza saluta Louis con un cenno del capo, poi rivolge un’occhiolino al fratello ed infine esce dalla sala seguita da sua madre e la piccola Emma.

 

 

 

La camera di Harry è proprio come Louis la ricordava. “Wow, non è cambiato proprio niente qui” riflette ad alta voce.

 

“Cosa ci fai qui, Louis?” la voce di Harry è ferma e decisa. 

 

“In effetti dovevo arrivare prima” è l’unico commento che Louis fa.

 

“Che stai dicendo?”

 

“Stavo per venire in aeroporto per fermarti ma non ho fatto in tempo a raggiungerti, e poi avevo bisogno di un piano... così ho preso il primo volo dopo il vostro, perciò...” racconta passandosi una mano tra i capelli nervosamente.

 

Harry è sempre più confuso. “Perché sei qua?”

 

“Sai perché ho comprato la casa a Malibu?” domanda Louis dal nulla.

 

“Cosa c’entra questo adesso?”

 

“Quella casa è stato il nostro primo progetto insieme, e ci credevo davvero, Harry... non l’avrei mai condivisa con qualcuno, non ne avrei mai avuto il coraggio. Ed è buffo, perché tu non hai trascorso un giorno in quella casa, ma ovunque io guardassi vedevo te, vedevo tutto quello che avremmo potuto avere insieme e l’ho comprata perché così potevo dire a me stesso che c’era ancora una parte di noi, anche se non potevo condividerla con te.”

 

“Louis...” Harry vorrebbe trovare le parole adatte per dirgli tutto quello a cui sta pensando ma è come se qualcuno gli avesse portato via l’ossigeno per respirare.

 

“Quando ti ho visto andare via, ancora una volta, ho capito che... io non- non voglio perderti ancora, Harry. Ti ho già perso una volta e semplicemente non lascerò che succeda di nuovo”

 

“Quale sarebbe il tuo piano?”

 

“Il nostro piano, e non ne ho uno perché lo troveremo insieme” lo corregge il più grande muovendo un passo verso di lui.

 

“Louis, ne abbiamo già parlato... io vivo qui e tu- tu”

 

“Non ne abbiamo parlato affatto” Il maggiore lo interrompe “A Natale ero troppo sconvolto dall’idea di perderti di nuovo che non sono riuscito a dirti tutto quello che volevo. Avevi ragione tu, l’ultima volta ho sbagliato a decidere per entrambi, e non lascerò che questa volta sia tu a fare lo stesso errore...” dice serio. “È vero, i ragazzi hanno bisogno di me ancora per un po’, ma non sarà per così tanto tempo. Lottie vive e lavora a Los Angeles, Fizzy farà il suo viaggio lungo la Route 66-”

 

“Le hai detto di sì?”

 

“Diciamo che un ragazzo dagli occhi verdi e l’accento estremamente inglese mi ha fatto capire che non c’era un vero motivo per dirle di no” dice mordendosi l’interno della guancia, Harry vorrebbe evitare di sorridere ma finisce col cedere. “Il punto non è questo, il punto è che non è  più necessario che io stia a Los Angeles in pianta stabile, perché le ragazze mi daranno una mano. Faremo le cose in maniera diversa... troveremo una soluzione, insieme” 

 

Harry è decisamente. confuso. “Cosa stai cercando di dirmi, Louis?”

 

“Posso tornare in Inghilterra, Harry. Se lo vuoi anche tu, potrei lavorare qui e andare a Los Angeles di tanto in tanto” annuncia il maggiore puntando gli occhi nei suoi.

 

Harry crede di essere impazzito, oppure è semplicemente sconvolto da quel che sta accadendo per capire. “Non se ne parla nemmeno, non posso chiederti di fare una cosa del genere”

 

“Non me lo stai chiedendo, sono io ad aver deciso. Ho deciso che non butterò via un giorno di più, tre anni sono sufficienti” lo corregge e dal suo tono non sembra disposto ad accettare un no come risposta.

 

“Tu sei completamente pazzo” commenta Harry completamente spiazzato. 

 

“Non te l’hanno detto? Le persone fanno cose pazze, quando sono innamorate” - ed io ti amo, vorrebbe aggiungere ma non crede sia il momento giusto per farlo.

 

“Possibile che tu non sia cambiato in tutti questi anni, Louis Tomlinson?” chiede Harry con un sorriso luminoso sulle labbra.

 

“In realtà spero di sì... spero di essere una persona migliore per te” Louis chiude la distanza tra i loro volti e lo bacia, questa volta è proprio come tornare a casa.

 

Harry è quasi grato a sua madre e sua sorella per aver lasciato casa, ma il pensiero abbandona presto la sua mente perché Louis trascina entrambi ad occhi chiusi verso il materasso, dove si lascia cadere trascinando Harry con sè. Lascia che le sue mani si intreccino tra i suoi capelli mentre morde forte le sue labbra, strappandogli più di un gemito.

 

Harry non ricorda esattamente quante volte abbia sognato quel momento, ma sa che nessuno dei suoi sogni riesce ad essere all’altezza di quello che sta provando ora. “Mi sei mancato da impazzire” sussurra Louis contro la sua bocca, guadagnandosi un’occhiata felice da parte del ragazzo sotto di lui.  

 

“Ogni giorno, sempre” confessa ancora muovendo la punta del naso contro la sua “E mi dispiace” Harry passa una mano tra i suoi capelli per avvicinarlo di nuovo a lui.

 

Harry sorride contro le sue labbra. “Siamo qui adesso no?”

 

Louis si lascia andare ad un gemito a bocca aperta quando le labbra di Harry scendono lungo il suo collo, dove si soffermano per alcuni minuti. Louis non saprebbe contarli, è piuttosto sicuro che il suo cervello abbia smesso di funzionare nel momento esatto in cui i suoi denti hanno preso a graffiare la pelle tesa appena sotto la sua mandibola. Harry lo osserva di sottecchi, soddisfatto, e studia il modo in cui Louis reagisce ad ogni suo tocco.

 

Il più grande abbassa lo sguardo verso di lui, occhi verdi puntati nei suoi. Se c’è una cosa a cui Louis non si sarebbe mai abituato, questa è l’intensità dei suoi occhi. Verdi e bellissimi - impossibilmente belli da descrivere.

 

 Si muove su di lui facendo pressione sul suo bacino, il più piccolo emette un gemito strozzato e “Louis…” sussurra raggiungendo le mani ed intrecciando le sue dita a quelle del più grande.

 

“E se tua madre e tua sorel-”

 

“Non credo sia il caso di parlare di loro proprio ora” commenta il più piccolo, lasciandosi scappare l’ennesimo sospiro di piacere e Louis crede che quella risposta sia sufficiente per saltare al passo successivo. Così, libera Harry della camicia in un unico gesto. Perde alcuni secondi ad osservare il suo petto nudo, ed è bello proprio come lo ricordava.

 

Il più piccolo fa lo stesso con la camicia di Louis, che finisce accanto alla sua, sul pavimento della camera da letto. In pochi minuti sono nudi e non c’è bisogno che entrambi dicano a cosa stanno pensando, Harry ha le gote arrossate e gli occhi lucidi, Louis cerca di regolarizzare il respiro ma il suo cuore non ci sta. “Harry, ne sei sicuro?” chiede Louis dal nulla, facendosi improvvisamente serio.

 

“Ti amo da sempre, Louis Tomlinson, e credo che tre anni d’attesa siano un tempo sufficientemente lungo” risponde il più piccolo sicuro, e, schioccando un bacio al centro esatto del suo petto, suggella quella promessa. “Ma se vuoi fare le cose con calma, non sarò io ad oppormi”

 

“Voglio fare le cose per bene questa volta” commenta Louis guadagnandosi un cenno d’assenso da parte dell’altro. “Non hai intenzione di scappare, vero?”

 

“Mai più” Poco dopo, nasce una smorfia maliziosa sul viso di Harry “Sai che sono completamente d’accordo con il fare le cose con calma... ma questo non significa che non possiamo fare altro” dice passando la punta delle dita con fare lascivo lungo il suo petto, Louis rabbrividisce ricordando perfettamente quanto Harry ci sappia fare.

 

I suoi ricordi, però, non gli rendono giustizia perché l’Harry che ha di fronte è un uomo, adesso, e sa perfettamente come provocarlo.

 

Harry lascia schioccare la lingua contro il suo palato, poi sostituisce la punta delle dita con la sua bocca ed inizia a disegnare un percorso immaginario fatto di baci soffiati e morsi appena accennati su di lui. Louis socchiude gli occhi e si morde il labbro inferiore, mentre trattiene a stento i gemiti che, attimo dopo attimo, Harry riesce a strappargli. Probabilmente finirà all’inferno per tutto quello che sta provando in quel momento, ma non gli importa.

 

Le mani di Harry raggiungono i suoi boxer, Louis trattiene il respiro mentre il più piccolo glieli sfila via in unico movimento. Ed è come tornare a qualche anno prima, a quando non riuscivano a tenere le mani al loro posto e si nascondevano nel tour bus tra una data del tour ed un’altra per darsi piacere a vicenda. 

 

Le labbra di Harry raggiungono il suo basso ventre e la sua bocca si posa leggera come un petalo di rosa sulla sua pelle, Louis la sente quasi bruciare ad ogni passaggio; vede gli occhi del più piccolo brillare in maniera differente dal solito, brillano di piacere e Louis è certo di aver impresso quell’immagine a fuoco nella sua mente.

 

Ogni pensiero coerente si azzera e Louis è costretto a lasciarsi andare contro le lenzuola soffici del materasso quando bocca di Harry è su di lui. Stringe tra le dita le lenzuola mentre cerca di reprimere una serie di gemiti strozzati; sono passati anni ma sembra ricordare perfettamente quali punti toccare per farlo impazzire e, nonostante abbia appena iniziato, Louis è piuttosto sicuro che non durerà a lungo se Harry continua a muovere la lingua in quel modo. Lascia che le sue mani si incastrino tra i suoi capelli, li tira appena per dettare il ritmo dei suoi movimenti e questa volta è Harry ad emettere un gemito.

 

L’orgasmo arriva pochi attimi dopo e Louis vorrebbe riuscire a formulare un pensiero ma non pensa che riuscirà a farlo molto presto. Harry ha le guance rosse ed alcune ciocche di capelli sudate ricadono ai lati del suo volto, Louis stringe ancora le lenzuola tra le dita ed i suoi occhi sono ancora lucidi di piacere. Sembrano due adolescenti alle prese con la loro prima cotta ma a nessuno dei due sembra importare.

 

“Ti amo anche io. Lo sai, vero?” Louis arriccia semplicemente il naso quando Harry si sporge verso di lui alla ricerca delle sue labbra. Sorride, poi, quando il più piccolo si sistema accanto a lui posizionando la testa sul suo petto, proprio all’altezza del cuore.

 

“Sentirtelo dire di nuovo non mi farà male” commenta il più piccolo e Louis non pensa di poterlo amare più di così.

 

Restano su quel letto per un tempo indefinito: parlano di qualunque cosa, Louis gli racconta di tutto quello che gli è successo in quei cinque anni, di come sono nati i suoi album e del perché abbia deciso di trasferirsi a Los Angeles. Harry gli parla del suo istituto e di quanto gli piacerebbe che Louis lo visitasse; minuto dopo minuto, si rendono conto che hanno tanto da recuperare, ma la strada è tutta in discesa.

 

Quando ritrovano la forza per rialzarsi e rivestirsi, Louis sospira felice di aver ritrovato Harry perché lui non avrebbe saputo cosa farsene di tutto l’amore che ha custodito negli anni. “Qual è il tuo desiderio per l’anno nuovo?” domanda mentre si sistema gli ultimi bottoni della camicia, ora decisamente più stropicciata di prima.

 

Harry ha un’espressione felice stampata sul volto, e se Louis pensa, con ogni probabilità, di esserne l'artefice, il suo cuore prende a correre all’impazzata. “Non ne ho uno... ci ha già pensato il Natale a portarmi tutto quello che desideravo”

 

“Sei sempre il solito romantico, Styles!” esclama ed Harry gli regala il sorriso più bello che ha.

 

 

 

Fuori continua a nevicare copiosamente, Holmes Chapel si tinge lentamente di bianco accogliendo il nuovo anno in un silenzio ovattato.

 

Harry e Louis sono seduti sul divano, le loro mani sono intrecciate sotto una coperta mentre guardano andare in onda lo speciale di Natale del programma di Niall. Tutto sotto lo sguardo felice di Anne, che lancia delle occhiate a sua figlia Gemma, seduta accanto a suo marito, mentre stringe tra le braccia la piccola Emma, beatamente addormentata con la testa sulle sue gambe.

 

Louis dovrà tornare presto a Los Angeles per sistemare le sue cose, ma sanno entrambi che insieme troveranno la soluzione giusta per far funzionare le cose, questa volta, ed in casa Styles c’è una serenità che mancava da tempo.

 

È proprio vero quello che si dice in giro: certi amore non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano.

Alcuni lo fanno a Natale, adesso Louis lo sa.  

   
 
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