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Autore: Yoko_kun    25/06/2009    3 recensioni
Una stazione dei treni, un ragazzo, un treno e una ragazza in lacrime. Perché il destino è sempre tanto crudele da costringere le persone ad allontanarsi? E quel saluto cosa significa per entrambi?
Sesta classificata al contest "[ NARUTO - Alternative Universe Special 4° edizione ] - Scegli dove ambientare la tua Fanfiction!"
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Vi avverto già, la storia tratta un avvenimento visto e rivisto in molte altre FF, solo che stavolta è ambientato su un contesto AU. Spero sinceramente che apparte la banalità vi piaccia e non vi annoi! Kiss!


FUCK YOU, DANNATO TRENO.


Le porte si chiudono sbuffando.
Dall'altoparlante la gracchiante e monotona voce avverte che il treno sta per partire ed avvisa tutti che è obbligatorio allontanarsi dalla linea gialla.
I primi stridi del treno danno il chiaro avviso che sta per partire.

“Lascerò tutti i miei figli ad un futuro incerto,
mangerò composta a tavola con mani giunte,
piangerò con discrezione senza dar nell’occhio,
dormirò come se fossi morta”


Corre, corre a perdifiato urtando una quantità infinita di persone, ha il cuore che le sta per scoppiare e con la voce mozzata dalla fatica sparge “scusi” a destra e a sinistra, sperando che le persone che ha spintonato e a cui ha pestato i piedi non le imprechino troppo dietro.
A dire il vero al momento è altro ciò che le riempe la testa, è un'altra la sua preoccupazione.
Sasuke.

“I say, fuck you...”

Questa mattina quando si era svegliata era rimasta sorpresa, non tanto dal non vederlo affianco a lei, di norma lui si svegliava sempre prima di lei, quanto di non sentire la doccia.
Lui si faceva sempre la doccia, sopratutto se avevano passato la notte insieme.
Aveva preso il lenzuolo per coprirsi ed era andata a vedere se si stava già vestendo. Ma nulla. Il bagno era vuoto, l'unica cosa che rimaneva era il suo odore che aleggiava lieve in tutta la piccola stanza bianca.
A quel punto aveva cercato nel piccolo salottino e poi si era diretta nella cucinetta.
Nulla. Solo il suo profumo dolce, ma di lui non c'era neppure l'ombra.
Strano. Molto strano. Troppo strano.
Si era seduta sbuffando, e tirando indietro i capelli rosa con la mano si era messa a guardarsi in giro, sperando che qualcosa le suggerisse dove era il ragazzo. E poco dopo, distrattamente, il suo occhio aveva notato un bigliettino, poggiato sopra il tavolo, vicino al piccolo soprammobile.
Il cuore di Sakura aveva perso un battito.
Cosa diavolo significava?

“C’era una volta una promessa, una carezza,
un bilocale come una fortezza, chiamarti la mia principessa”


La canzone usciva dalle cuffiette rumorosa, e le riempiva la testa mentre disperata stava scendendo le scale due gradini alla volta, evitando in malo modo gli altri passanti.
-non puoi...non puoi, non puoi...dannazione....-
Parlotta a bassa voce fermando ogni tanto il suo mantra disperato solo per gettare ad un altro sconosciuto un altro distratto “scusi”.
Non poteva essere vero, non doveva essere vero.

“c’era la fretta, del taxi tuo che aspetta ma non vuoi andare
c’era una foto di noi al mare, c’era un vuoto che puoi colmare,
gelati e film da noleggiare, c’era da togliersi i vestiti e poi volare,
c’era la gelosia e tu che te ne andavi, e correre da te
e quando per magia mi chiamavi”


Aveva preso il bigliettino con mano tremante, e lo aveva aperto incerta.
Il suo cuore sembrava essersi fermato completamente alla lettura delle sole prime due parole, sapeva già cosa c'era scritto poi, ma non poteva crederci.
Come poteva essere accaduto? Perché glielo aveva detto solo quel mattino, e soprattutto perché così?
Non c'era una spiegazione, non apparentemente e anche se c'era lei non lo sapeva.
E lei voleva saperla.
“Pregherò affinché tu possa avere tutto ciò che vuoi,
soldi, macchine, e una donna al giorno,
e la possibilità di avere tutto e subito
senza aver bisogno di essere mai perdonato”


Inciampa sul laccio della scarpa, cadendo rovinosamente sulle ginocchia.
Ma ignorando sia il dolore che le domande dei passanti preoccupati aveva anche già ripreso a correre, era sempre più esausta, e sentiva sempre più le lacrime riempirle gli occhi.
Ma lei non voleva piangere, lui le diceva sempre che non era bella quando piangeva.

“c’erano scene di panico senza motivo
ed il tuo essere isterica per il modo in cui vivo”


La musica continua, ma lei ha smesso di ascoltarla sul serio.
Deve cercare di fare in fretta. Più in fretta.
Come diavolo aveva fatto a non intuire prima quello che stava succedendo?
Era stata così distratta e superficiale da non essere riuscita a captare nell'aria nulla di diverso?
Perché le stava succedendo tutto questo?
Perché lui le stava facendo tutto questo?

“poi c’era l’emicrania e i sospetti, i silenzi,
io al mare tu in montagna,
c’era parlare lingue differenti”


Aveva letto e riletto il bigliettino più volte, con voce spezzata dal pianto.
Erano poche parole ma ben chiare. Fin troppo chiare. E dolorose.
“Cara Sakura, quando leggerai questo bigliettino probabilmente io sarò già lontano.
Sono stato accettato nell'istituto di ricerca a cui avevo fatto richiesta, e sono costretto a partire. Non ti chiedo di aspettarmi per quando tornerò e neppure di seguirmi, sarebbe troppo egoistico. Capisci quindi che non abbiamo altra scelta.
Grazie di tutto e addio.
Sasuke”
Assieme, lei e lui, loro, avevano attraversato periodi pessimi e terribili crisi, ma alla fine avevano sempre trovato un punto di accordo, avevano sempre fatto pace.
Ma ora?
Lui se ne stava andando, la stava abbandonando senza darle nessuna possibilità di scelta. E le stava dilaniando il cuore.
-sarebbe egoistico chiedermi...di aspettarti o di seguirti.........ma dirmi addio con uno.......squallido bigliettino non.....lo è?-
Parla a bassa voce ed a spezzoni a causa del fiato corto, finalmente scende l'ultimo gradino e finalmente vede il treno.
Il suo cuore perde un battito. Il treno sta già partendo e sta portando via da lei l'uomo che ama. Molto lontano, troppo lontano, per lei.

“I say fuck you, you will never know,
what is turning in my mind fuck you,
so you better watch out, out...”


-SASUKEEEEE!!!!-
Corre lungo il binario, mentre il treno avanza a passo d'uomo, cerca in ogni finestrino il suo volto serio e i suoi occhi scuri, ma sembra che non ci sia.
Continua a urlare il nome del ragazzo sperando che lui la senta o la veda, sperando che lui sappia che lei è lì.
Poi come per magia scorge il suo profilo, con uno sforzo sovrumano fa uno scatto e riesce a raggiunger il finestrino, batte la mano sul vetro e col respiro affannoso lo chiama, mentre segue il lento avanzare del mezzo.
Ma lui sembra non sentirla, e lei a bassa voce prega perché lui si volti. -voltati maledizione, voltati!-

“a adesso metti bene a fuoco, mi vedi,
sono caduto in piedi, ci credi, - non ti cercherò-”


Poi come per miracolo lui sembra sentirla e si volta.
I suoi occhi scuri e profondi la fissano lievemente stupiti. Mentalmente si chiede come faccia ad essere già lì.

“ho tolto le foto dalle pareti e nei miei sogni segreti
- non ti vedo – e a dormire ci riesco, esco quando mi va
bevo, abbondanti sorsate di libertà,
faccio assordanti risate con gli amici al bar,
su come ero spento quando perdevo tempo, stando con quella là”


Poi nota le sue guance rese rubiconde dalla fatica e il suo fiato affannoso.
Deve aver corso come una pazza per arrivare lì in tempo, per fermarlo. Inutilmente.

“- sfumi nella memoria, non ti penso mai – e ogni mentire, ogni fare soffrire
ci insegna la storia – pagherai – e so che a ogni risveglio – non ci sarai-


Il treno inizia a prende velocità e fuori da quel finestrino la ragazza con voce carica di dolore e disperazione cerca di chiamarlo.
Lui chiude gli occhi. Ha preso la sua decisione, e sarà irremovibile, per quello ha voluto tacerle tutto, e per quello ha voluto salutarla in maniera così misera e vile.
Così forse avrebbe fatto meno male. Per entrambi

“e so che tanto di meglio – non troverai – mai, ho due parole e una bombola spray”

Ma lei era lì, in lacrime, esausta, col fiato corto e il cuore che le stava scoppiando sia che per la fatica che per il dolore.
Aveva smesso di chiamarlo, e anche di trattenere le lacrime.
Sapeva che sarebbe stato inutile.

“fuck you – per quando tornerai

La canzone finisce e nella testa della ragazza ormai completamente svuotata lascia che cali un silenzio disumano.
Lui l'ha abbandonata, le ha detto addio come un vigliacco e se ne è andando come un ladro. Lui ha distrutto tutti i suoi sogni e sentimenti e con lui anche il treno, complice involontario della sua fuga.
Le lacrime scendono abbondanti, mentre il cerca di raccogliere ciò che rimane del suo cuore. Ma ormai non c'è più nulla.
Nella sua mente solo un rimbombo lieve, di un pensiero formulato quasi inconsciamente.
“fuck you”
  
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