Crossover
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Autore: evil 65    20/12/2017    44 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bene, signore e signori, prima di cominciare a leggere il capitolo vorrei che spendeste un piccolo attimo del vostro tempo per concentrarvi su questa piccola spiegazione. Innanzitutto, comincio subito col dirvi che questo gigantesco crossover è il risultato di una collaborazione tra ben 6 autori diversi.
Gli autori in questione sono:

- Evil 65
- Elara Vlad Tepes
- Alucard97
- Nick Nibbio
- Rory Drakon
- Fenris

Lo stesso account che stiamo usando per pubblicare questa fan fiction è un account condiviso.
Ad ognuno di loro è stato affidato un tot di personaggi da interpretare (personaggi che possono essere appartenenti ad altre opere, oppure totalmente OC). Ogni autore ha fornito la storyline, lo sviluppo caratteriale e i dialoghi dei suoi personaggi.
Per leggere questa storia e capirla non c’è bisogno di conoscere tutte le opere e i personaggi che ne faranno parte. Questo perché il passato di ogni pg sarà affrontato con il proseguire della storia, nessuno escluso. Se trovate un pg che non conoscete, non preoccupatevi, avrete modo di conoscerlo.
Per ogni nuovo personaggio, alla fine delle note del capitolo sarà stilata una piccola carta d’identità, nel quale verrà specificata l’opera da cui proviene, l’autore che lo interpreta, un video tribute in cui potrete vederlo in azione e una colonna sonora a lui dedicata.
Il concetto di questa fic è ispirato alla trama della saga Marvel Secret Wars, uscita nel 2015, e al film Matrix.
Se dopo aver letto il capitolo avrete qualche domanda, non esitare a chiedere nelle recensioni. Questa fan fiction è una sorta di esperimento, motivo per cui spero che sarete tolleranti con i commenti.
Ed ora… buona lettura!

 

Battleground - Cronache del Multiverso


Prologo
 

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Sono due le cose di cui hai bisogno, se vuoi cominciare a svelare ciò che realmente sta succedendo nell’universo.
La prima è essere libero da ogni sistema dogmatico di credenze. La seconda è non curarti di ciò che la gente pensa e dice di te o, almeno, fare in modo che ciò non influenzi le tue decisioni. Senza la prima cosa non ti avvicinerai mai a quegli ambiti “strani” che sono in realtà necessari per comprendere le forze che controllano questa realtà.
Quando ti confronterai con informazioni che demoliscono il tuo sistema di credenze, allora farai un passo indietro, allontanandoti da ciò che hai scoperto, rifiutandoti di essere condotto laddove ciò ti porterà. Senza la seconda cosa non riuscirai mai a comunicare quanto da te scoperto, poiché sarai terrorizzato dalle conseguenze che potrà avere e dalla reazione dei tuoi amici, della tua famiglia e della gente in generale. 
Quando poche persone desiderano controllare e dirigere le masse, devono poter contare su determinati e importanti punti fermi. Questi ultimi valgono anche se stai cercando di manipolare un individuo, una famiglia, una tribù, una città, un paese, un continente o un pianeta.

Innanzi tutto si devono fissare delle “norme”, ossia ciò che è considerato giusto o sbagliato, possibile o impossibile, sano o insano, buono o cattivo. La maggior parte delle persone si atterrà a quelle norme senza discutere a causa della loro mentalità da pecore, che da almeno qualche millennio prevale sulla mente collettiva.
In secondo luogo, bisogna rendere la vita molto spiacevole a coloro che sfidano le “norme” da voi imposte. Il modo più efficace di fare ciò, in effetti, è quello di trasformare la diversità in un crimine. Così, quelli che seguono un'altra campana o danno voce a un'opinione diversa, a una diversa versione della “verità” e ad un diverso stile di vita, si configurano come pecore nere all'interno del branco. 
Una volta condizionato quel branco ad accettare quelle norme della realtà, con arroganza e ignoranza vengono ridicolizzati e condannati quelli che hanno una visione diversa della vita. Ciò spinge questi ultimi a conformarsi e serve da monito per tutti gli altri che, all'interno del branco, pensano di ribellarsi. 
C'è un detto giapponese che dice: “Non fare il chiodo che svetta tra tutti gli altri, perché sarai il primo ad essere colpito”.
Tutto questo crea una situazione per cui i pochi controllano le masse, i cui membri si sorvegliano e si controllano a vicenda. Le pecore diventano il cane pastore per il resto del branco. È come un prigioniero che cerca di scappare mentre gli altri suoi compagni di cella accorrono per fermarlo. 
Se ciò accadesse, diremmo che quei prigionieri sono pazzi, come potrebbero fare una cosa del genere? 
Ma è esattamente questo che gli essere senzienti si fanno l'un l'altro ogni giorno, pretendendo che ognuno si conformi alle norme a cui essi ciecamente si conformano. Questo non è nient'altro che fascismo psicologico - la polizia del pensiero con agenti in ogni casa, dappertutto. Agenti a tal punto condizionati da non sospettare minimamente di essere controllori mentali non retribuiti.
“Sto solo facendo ciò che è bene per i miei figli”, li avresti sentiti dire. E tutto ti sarebbe parso come assolutamente normale. 
Il Maestro queste cose le sapeva. Ecco perché era riuscito a fare tutto questo. Gli era bastato imporre dei semplici suggerimenti nella mente delle persone... e queste si erano ingannate da sole.
Il controllo poliziesco che questo nuovo mondo esercitava andava ben al di là dei soldati in divisa o degli amministratori di governo. Cominciava dai genitori stessi che, condizionati, imponevano ai figli il proprio condizionamento, così da spingerli a seguire le loro norme religiose, politiche, economiche e culturali.
Non c'era esempio più estremo di quelle persone che continuavano a costringere i propri figli ad accettare la loro assurda religione, tutta basata sull'unica inequivocabile affermazione che il Maestro fosse l'unico Dio e creatore di questo universo.
La creazione della prigione mentale ed emotiva, che braccò il 99% degli esseri senzienti (umanità compresa), procedette minuto per minuto in modi sempre più subdoli. C'erano figli di genitori che non accettavano la religione, ma continuavano a seguirla per non dare un dispiacere alle proprie famiglie. Poi c'era la paura quasi universale di ciò che la gente poteva pensare di quelle persone che avrebbero proposto una diversa concezione della realtà o che avrebbero cercato di vivere in maniera diversa. 
Questo il Maestro lo sapeva. Ecco perché stava vincendo.
Non che il controllo esercitato sulla popolazione fosse totale, sia chiaro. Una minoranza degli abitanti, per quanto si fosse sforzata, si era rivelata incapace di accettare la situazione attuale. E alcuni di quei particolari individui, al momento, stavano percorrendo il sentiero notturno che conduceva fino ad un piccolo santuario, posto lungo la periferia di una delle città più densamente popolate del pianeta noto come Terra, centro dell'unica Galassia rimasta: Battleground.
Nel vecchio osservatorio stellare, là dove un tempo risuonavano le risate e le esclamazioni incredule dei bambini che per la prima volta vedevano stelle e pianeti, ora c’erano soltanto il silenzio e macerie. Ben poco della sua famosa cupola era rimasto intatto: pannelli distrutti ed esposizioni rovinate dalle intemperie giacevano spezzati, senza ormai nessuno che rispettasse più la conoscenza che avevano rappresentato. Sparpagliate, le pagine dei libri frusciavano nel vento: le parole stampate sembravano voler lasciare la carta ingiallita per riunirsi agli spiriti di chi le aveva un tempo scritte.
Scendendo dalle colline e infilandosi nelle crepe del parcheggio distrutto, senza alcun riguardo per le priorità degli uomini o delle macchine, la vegetazione selvatica, che una volta era stata eliminata per costruire, ora reclamava il suo antico territorio. Gli alberi si sollevavano dall’asfalto dissestato, mentre rampicanti di ogni specie e cespugli selvatici assalivano le mura indebolite e si infilavano nelle finestre prive di vetri. Ma nonostante tutta quella distruzione, il luogo non era completamente deserto.
Anche se le ribellioni occasionali erano costatate agli abitanti di quel luogo gran parte del loro accesso all’elettricità, il fuoco non era mai mancato. Intorno al focolare di fortuna, riempito di materiale combustibile e di un paio di gambe di sedie, erano stati radunati i resti di una civiltà devastata: televisori rotti, qualche radio, un forno a microonde che poteva almeno contenere cibo, se non cuocerlo. 
Sparsi sul terreno e sui muri, i manifesti con sopra scritto a caratteri cubitali "Ascolta il tuo Maestro" parevano l'unico collegamento rimasto con la società moderna. 
E al centro di quella piazza improvvisata, vi era un falò. Quella notte, il bagliore del fuco illuminava debolmente un po' di quella confusa desolazione. Un uomo anziano, apparentemente sulla sessantina, sedeva accanto a quel fuoco, cuocendo di malumore un piccolo coniglio. Lo rigirava costantemente sullo spiedo che aveva improvvisato, osservandolo mentre friggeva e spruzzava grasso sul fuoco. 
Aveva capelli grigi e ricci, un paio di sopracciglia che chiunque avrebbe definito “da battaglia", e il volto chiuso in un leggero cipiglio. Indossava una felpa nera con cappuccio e un paio di jeans.
Nessuno sapeva chi fosse questo bizzarro individuo. Non sapevano nemmeno il suo nome, solo il titolo con cui si faceva chiamare: il Dottore.
C'era una leggere brezza che soffiava l'odore appetitoso verso la periferia. Lentamente, la piccola discarica cominciò a riempirsi. I nuovi arrivati si sedettero due a due attorno al fuoco, pur mantenendo una distanza di almeno tre metri. Ogni tanto, il Dottore lanciava un occhiata verso di loro.
Addentò un pezzo di coniglio e ne assaporò il gusto. Certi momenti gli ricordavano quando aveva intrapreso una battuta di caccia con personaggi famosi come Carlo Magno e Giulio Cesare. Personaggi che, ormai, erano stati cancellati dalla storia come un brutto ricordo.
<< Lasciate che vi dica perché siete qui >> esordì l'uomo, rompendo il silenzio che aleggiava nell'aria.
Volse la propria attenzione nei confronti della folla.
<< Siete qui perché sapete qualcosa. Ciò che sapete non riuscite a spiegarlo ma lo percepite. È una vita che avete queste percezioni. Che al mondo, cioè, ci sia qualcosa che non funziona affatto. Non sapete cos'è, ma è qualcosa che vi fa impazzire, come una scheggia che vi perfora la mente. È questa sensazione che ha fatto sì che vi avvicinaste a me. Sapete di cosa sto parlando? >> domandò, ricevendo qualche piccolo cenno d'assenso. 
Un membro della folla si fece avanti. Era una giovane donna sulla trentina, di nazionalità giapponese. Aveva capelli neri e una pelle molto pallida, in perfetto contrasto con l'abito nero in cui vestiva.
<< Della Grande Illusione? >> azzardò questa, utilizzando un tono di voce esitante.
In tutta risposta, il Dottore si limitò ad annuire. 
<< Bingo! E Volete sapere di cosa si tratta? >>
La folla mormorò un rapido assenso.
<< La Grande Illusione è ovunque. È tutt'intorno a noi. Persino ora, proprio in questa stanza. Potete vederla se guardate fuori dalla finestra o se accendete il vostro televisore. Potete avvertirne la presenza quando andate al lavoro, quando andate in chiesa, quando pagate le tasse >> sussurrò l'uomo, mentre gesticolava attorno a lui << È il mondo che è stato occultato ai vostri occhi, che vi allontana dalla verità >> continuò, ricevendo un'espressione di puro sconcerto ad opera dei presenti. 
Un giovane adolescente, di età probabilmente non superiore ai 18 anni, deglutì a fatica.
<< Quale verità? >> domandò all'improvviso, attirando l'attenzione del Dottore. 
Questi incontrò lo sguardo del ragazzo, il volto adornato da un'espressione impassibile. << Che sei uno schiavo, mio caro ragazzo. Come tutti gli altri, anche tu sei nato in cattività. Nato in una prigione che non riesci ad odorare, gustare o toccare. Una prigione... della mente. >>
E, detto questo, si alzò dal posto a sedere e cominciò a camminare intorno al fuoco, percorrendo il perimetro creato dai presenti.
<< Purtroppo, a nessuno si può dire cosa sia la Grande Illusione. Devi scoprirlo da solo. Quello che sto cercando di fare con tutti voi, in questo momento... è liberare la vostra mente. Ma posso solo mostrarvi la porta. Siete voi che dovete decidere di oltrepassarne la soglia. Ve la sentite di farlo? >> domandò con una punta d'anticipazione.
I membri della folla cominciarono a sussurrare tra loro. E il tutto durò per circa un minuto buono. Quando quel breve lasso di tempo giunse al suo termine, annuirono quasi all'unisono.
Il Dottore arricciò ambe le labbra in un sorriso complice.
<< Molto bene. In questo caso... cominciamo con una storia >> esordì, compiendo un rapido battito di mano.
Come un falco, balzò davanti al gruppo di persone, inginocchiandosi al livello dei loro volti. Alcune di loro non poterono fare a meno di trasalire all'azione. L'uomo li squadrò da capo a piedi, prima di prendere un respiro profondo.
<< Esiste un predatore che è emerso dalle profondità del cosmo e ha assunto il comando delle nostre vite. Gli esseri umani sono tra i suoi molti prigionieri. Il predatore è nostro signore e padrone. Ci ha resi docili, inermi. Se vogliamo protestare, egli reprime le nostre proteste. Se vogliamo agire indipendentemente, esige che non lo facciamo... per tutto questo tempo ha insinuato in voi un unica semplice norma: dovete servirlo. >>
La dichiarazione sembrò prendere in contropiede gran parte dei presenti. Il giovane adolescente alzò la mano, ricevendo un rapido cenno da parte dell'uomo più anziano.
<< Parli... del Maestro? >> domandò con tono esitante. 
Il Dottore rimase in silenzio. Con uno sguardo duro, compì un rapido cenno con la testa. << È così, mio giovane amico. >>
<< No, no, no, no! >> protestò la ragazza giapponese, sorprendendo il resto della folla << Questo è assurdo! Ciò che stai dicendo è qualcosa di mostruoso. Non può assolutamente essere vero, né per quanto riguarda gli uomini normali, né per nessun altro. >>
<< Perché no? >> chiese il Dottore, utilizzando un tono di voce sorprendentemente calmo << Perché no? Perché questa cosa ti fa infuriare? Non hai ancora sentito tutto quello che ho da dire. Voglio fare appello alla tua mente analitica. Pensa per un attimo, e dimmi come spiegheresti le contraddizioni tra l'intelligenza dell'uomo ideatore e la stupidità dei suoi sistemi di credenze, o la stupidità del suo contraddittorio comportamento. Vedi, è stato proprio il Maestro a trasmettervi i vostri attuali sistemi di credenze, la vostra idea di ciò che è bene e male, le vostre abitudini sociali. È la sua mente ad alimentano le vostre speranze e le vostre aspettative, i vostri sogni di successo e la paura di fallire. Vi ha trasmesso l'avidità, la cupidigia e la codardia. È stato lui a rendervi compiacenti, abitudinari e maniaci del vostro ego. >> 
<< Ma come può fare questo? Egli è veramente un dio? >> domandò un ragazzo di nazionalità ispanica, ancora più spaventato da ciò che quello strano individuo andava dicendo << Tutte queste cose ce le sussurra in un orecchio mentre dormiamo? >> 
In tutta risposta, il Dottore si limitò a scoppiare in una sonora risata . L'azione disturbò gran parte dei presenti. 
<< No, no, non userebbe mai un metodo simile. Sarebbe idiota! >> esclamò l'uomo, mentre continuava sorridere << La sua tecnica è infinitamente più efficienti e organizzata. Per farsi ubbidire e tenerci buoni, quest'uomo si è imbarcato in una stupenda manovra. Stupenda, naturalmente, dal punto di vista di uno stratega. Una manovra orrenda invece, dal punto di vista di coloro che l'hanno subita. Egli, infatti, non ha fatto altro che cedervi la sua mente! Mi capisci? >> domandò, il volto adornato da un'espressione visibilmente estatica.
Lui non capiva. E neppure gli altri, poteva vederlo nei loro occhi. Emise un sospiro rassegnato e, armato di tutta la pazienza di cui era capace, cominciò a spiegare in maniera quasi metodica.
<< Il Maestro ha condiviso la sua mente, che, di conseguenza, diventò anche la vostra mente! La mente dell'uomo che conoscete come il Maestro è barocca, contraddittoria, cupa, piena di timore di essere scoperta da un momento all'altro. >>

Si alzò in fretta e furia e volse la propria attenzione nei confronti della folla. 
<< E se ci pensate attentamente, non è poi così assurdo. Gli stregoni che abitano questa realtà furono tra i primi ad arrivarci! Erano piuttosto a disagio a pensare al momento in cui il Maestro intraprese la sua campagna di conquista. Pensavano che l'uomo a un certo punto dovesse essere un uomo molto diverso, dotato di una propria libertà, e con una consapevolezza che oggi sembra appartenere a leggende mitologiche. E io l'ho visto. Ho visto quello che eravate in grado di fare, ed era meraviglioso! >> esclamò, sollevando ambe le mani in direzione della volta celeste. 
Poi, come dal nulla, un'ombra cupa cominciò a calare sul volto dell'uomo.
<< Ma ora... ora abbiamo un uomo sedato. Quello che voglio dire è che contro di noi non abbiamo un semplice predatore. Il Maestro è un avversario molto intelligente e organizzato. Segue un sistema metodico per rendervi inutili. Ogni essere vivente, ora... per lui è solo un ordinario pezzo di carne >> continuò, facendo trasalire la maggior parte dei presenti. 
Il Dottore, tuttavia, non lasciò loro il tempo per riprendersi da quella dichiarazione e proseguì in maniera quasi spietata. 
<< Le persone non hanno più sogni propri, se non quelli di animali che sono stati innalzati a diventare un pezzo di carne: sogni banali, convenzionali, idioti >> terminò, il volto adornato da un cipiglio pronunciato. 
L'adolescente senza nome sollevò la mano una seconda volta. << Ma... com'è possibile tutto questo? Come ha fatto il Maestro ad ottenere un simile potere? >> domandò spaventato.
Le persone attorno a lui annuirono in accordo, desiderosi di far luce su quell'insolita e scioccante questione. 
In tutta risposta, il sorriso sul volto del Dottore sembrò illuminarsi di almeno 1000 watt.
<< Questo, amico mio... è esattamente quello che ho intenzione di scoprire. >>


Molto tempo fa, in una galassia lontana, lontana...

Anakin Skywalker, giovane schiavo del pianeta Tatooine, sentì che c'era qualcuno nella luce cinerea del crepuscolo e ,almeno sulle prime, il suono gli parve così lontano e così strano – clangore di metallo contro metallo - che pensò dovesse trattarsi di un sogno. 
Per lui, ormai, lo stato di veglia e quello di sonno erano diventati molto simili: attraversava nei due sensi quel confine quasi senza rendersene conto. 
Era stato stupido. Aveva cercato di scappare. Non si scappa dagli schiavisti di Jabba The Hutt senza incorrere in una severa punizione. In questo caso, la morte per fame e disidratazione nelle prigioni sotterranee di Tatooine. 
Ma poi venne la voce, e lui scattò a sedere sulla branda, gli occhi spalancati, enormi e febbricianti nella sua faccia da bambino. 
La voce giunse scivolando lungo i corridoi da Dio sa quanto lontano, nell'ala degli uffici dell'amministrazione che si occupava delle catacombe. 
<< Ehilà! C'è nessuno in casa? Andiamo, ho fatto molta strada per arrivare fin qui! >> 
E, stranamente, il primo pensiero del quindicenne fu: meglio rimanere zitti. Forse se ne andrà. Forse... 
<< Allora, questo posto è davvero abbandonato? Facciamo così! Conterò fino a tre. Uno, due... sigh... e va bene, me ne vado, ma non prima di aver fatto un salto alla mensa... >>
A quel punto, Anakin si ritrovò incapace di rimanere in silenzio. Preso dal panico e da una totale mancanza di autoconservazione, si lanciò fuori dalla branda e cominciò a colpire freneticamente le sbarre della cella con i pugni, come se ormai non potesse più fare altro. 
Le vibrazioni risuonarono per tutta la lunghezza della prigione, eppure le guardie che a quel punto avrebbero dovuto intervenire... non si mostrarono.
<< Aspetta! Aspetta, per favore! Ti prego, non te ne andare! >> urlò il bambino, con tutto il fiato che gli era rimasto in corpo. E, considerata la situazione attuale, non era poi molto.
Con suo grande sollievo, la voce misteriosa tornò a farsi sentire. 
<< Ah, ma allora qui c'è davvero qualcuno!>> urlò gioviale. << E sembra proprio essere qualcuno di molto... affamato! >> 
Anakin rilasciò una risata strozzata, mista a lacrime di pura gioia. Cadde in ginocchio, sollevando sbuffi di polvere, e afferrò le sbarre della cella con ambe le mani, provando gioia per la prima volta mentre sentiva il freddo metallo sotto i polpastrelli delle dita. Al contempo, un suono ben distinto di passi iniziò a riecheggiare nell'oscurità del corridoio.
Eppure, nonostante l'arrivo di quella presenza nuova e misteriosa... il bambino si sentì invadere da una sensazione sconcertante di paura e timore reverenziale, quasi come se stesse per entrare in contatto con una creatura molto pericolosa. Per un attimo, contemplò perfino l'idea di rimanere in silenzio e aspettare che lo sconosciuto se ne andasse.
AH! Che pensiero ridicolo! Aveva paura di questo sconosciuto? E perchè mai? Non sapeva nemmeno chi fosse o che aspetto avesse! Inoltre... cosa ci potrebbe essere di peggio che rimanere chiuso in quell'inferno di sabbia e polvere, a morire di fame dopo una lunga e lenta agonia?

Il pensiero della fame gli fece venire in mente Cham, il suo vicino di cella. Era morto di fame anche lui, appena un paio di giorni prima. Il Twylek - ben riconoscibile a causa delle lunghe protuberanze che gli partivano dalla testa arancione - giaceva disteso sulla schiena nella penombra della cella accanto, con un braccio che sporgeva tra le sbarre di quella di Anakin. Caratteristica evidente erano i brandelli di carne che mancavano dal gomito in su, bordati dall'inconfondibile segno di denti umani.
Il bambino era perfettamente consapevole di chi li avesse lasciati. Dopotutto, ricordava in maniera molto lucida di come si era quasi slogato la spalle nel tentativo di afferrare l'arto dell'alieno e trascinarlo nella sua cella. Venne presto invaso da un'intensa sensazione di nausea mista a repulsione per se stesso e per coloro che lo avevano costretto a compiere un simile atto. 
Senza perdere tempo, forse per paura che chiunque fosse giunto lo avrebbe considerato una specie di mostro, procedette a spingere il braccio di Cham nella sua cella e a coprirla con il telo del proprio letto. 
Pochi secondi dopo, il sibilo che segnava l'attivazione del cancello di accesso lo costrinse a interrompere ogni movimento. Il suono venne amplificato dal corridoio e fu presto seguito da un inconfondibile rumore di passi: quelli del misterioso visitatore, diversi da qualsiasi altra cosa che avesse mai udito. E si stavano avvicinando. 
Quasi con esitazione, Anakin si avvicinò nuovamente alle sbarre della cella... e attese, il volto abbassato verso il pavimento della cella. E fu allora che i suoi occhi si posarono su un paio di scarpe di tela nere, con i tacchi consumati. Non che il bambino potesse saperlo. Dopotutto, quel tipo di scarpe non erano mai state fabbricate nella sua galassia. 
Il suo sguardo si sollevò lentamente, percorrendo gli arti dell'intruso. 
Nell'attimo in cui gli occhi del giovane raggiunsero il viso colorito del Maestro, questi gridò: << Buh! >>
Il suono raggiunse il fondo del braccio silenzioso e tornò indietro. Anakin cacciò un urlo, barcollò e inciampò nei suoi stessi piedi, cadde a terra e si mise a piangere.
<< Va tutto bene! >> gridò l'uomo << Ehi, ragazzino, va tutto bene. Tutto bene... >>
Anakin singhiozzò sonoramente. << Puoi farmi uscire? Ti prego, fammi uscire! Non voglio fare come il mio droide, non voglio finire in quel modo! Ti prego, fammi uscire, farò tutto quello che vorrai... >>
<< Oh, povero ragazzo. Sembri la pubblicità delle vacanze a Dubai. >>
Eppure, nonostante il tono comprensivo con cui l'uomo lo stava indirizzando, Anakin si ritrovò del tutto incapace di sostenere il suo sguardo. C'era qualcosa di molto sbagliato negli occhi dell'uomo. Qualcosa di primitivo... e malvagio. Ma in loro c'era anche un tipo di saggezza che aveva visto solo sui volti degli anziani di Mos Esley. Ma non era una saggezza rassicurante... bensì infida e pericolosa.
<< Ti prego >> mormorò il giovane << Ti prego, fammi uscire. Ho... ho così tanta fame... >>
<< E lo credo bene! >> esclamò lo sconosciuto << Questo posto sembra una vera topaia, scommetto che il servizio è davvero pessimo. Dimmi, da quanto tempo sei qui dentro, piccolo amico? >>
<< Io... non lo so >> disse Anakin, mentre cercava di trattenere un singhiozzo. << Qualche settimana, penso... >>
<< Allora come fai a non essere ancora morto? >> domandò l'altro, con tono inquisitorio.
<< Sapevo che stavo per essere punito>> mormorò il giovane, deglutendo a fatica << Ho rubato un po' di cibo dalle guardie e me lo sono messo in tasca. >>
<< Ma davvero? >> chiese l'uomo, il volto ora adornato da un'espressione perplessa << Quindi... il tuo caro vicino non ha nulla a che fare con la tua miracolosa sopravvivenza? >>
Il cuore di Anakin mancò un battito. << Non capisco cosa intende, signore. >>
<< Ah, no? Strano, perchè al suo braccio sinistro sembra mancare un pezzo, e anche bello grosso. Sembra quasi che sia stato addentato da un cane! O forse una persona... >>
<< Io... io non ne so niente, lo giuro >> balbettò il piccolo, tremando per l'anticipazione. 
Lo sconosciuto ronzò in apparente contemplazione. << E per quanto riguarda quel roditore laggiù?>> disse indicando la parte più oscura della cella << Spero che avesse un sapore migliore. >> 
Anakin si voltò di scatto. Fu allora che notò il cadavere di un piccolo animale peloso abbandonato nell'oscurità della gabbia, e imprecò mentalmente. Si era completamente dimenticato di quel piccolo dettaglio.
<< Come ti chiami? >> domandò il nuovo arrivato.
Il bambino
 esitò per qualche istante, ancora non del tutto sicuro se potesse fidarsi o meno di questo strano individuo. Sembrava un tipo simpatico... ma allora perché la sua presenza lo spaventava più degli stessi schiavisti?
<< Andiamo, non mordo mica! Come ti chiami, recluta? >>
<< Anakin Skywalker >> sussurrò il piccolo, abbandonando ogni sentore di cautela. << Io... io non volevo scappare, lo giuro! Volevo solo vedere le stelle! >>
<< Ne sono sicuro >> disse l'altro, senza mai perdere quel suo sorriso apparentemente intramontabile. << Guardami, Anakin >>
<< No >> bisbigliò il giovane, scuotendo rapidamente la testa.
<< Oh... e perché no? Sei per caso cieco? >>
<< Perché... >>
<< Coraggio, non farti pregare! >> 
<< Perché non credo che tu sia reale >> ammise Anakin, in tono quasi rassegnato << E se sei reale... signore, se sei reale, allora sei un demone, non c'è altra spiegazione. >>
<< Capisco >> commentò l'uomo, per nulla disturbato dalle parole del bambino << Be', giuro sui miei cuori che non ti farò del male! Coraggio, piccolo amico, solo una sbirciatina. Prometto che non te ne pentirai. >> 
Questa volta, Anakin si ritrovò completamente capace di resistere e la sua curiosità ebbe la meglio sul buon senso. Alzò lo sguardo e i suoi occhi del colore del cielo si posarono sul viso sorridente dello sconosciuto. Si rese conto che teneva qualcosa nella mano destra: un cilindro di colorazione argentea, non più lungo di trenta centimetri.

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Poi, il Maestro lo rigirò leggermente tra le dita ,e la parte superiore del manufatto sembrò allungarsi, illuminandosi di una debole luce gialla. 
Canticchiò: << Everybody want to rule the world. Non è vero, Anakin? >>
<< Ehm... certo, signore >> mormorò, senza mai distogliere lo sguardo da quello strano cilindro. Era quasi come se fosse alla presenza di un vecchio amico, e non poteva spiegarselo.
L'uomo cominciò a rotearlo tra le dita con fare disinvolto.
<< Ora, tu mi sembri un ragazzo che deve apprezzare il valore di una buona opportunità. Ne sono sicuro. Perché le buone opportunità sono fatte per durare, ragazzo mio! E in fondo... c'è qualcosa di più bello nella vita di far fruttare una buona opportunità? Io non credo proprio. >>
<< Signore, la prego... io... io voglio solo mangiare qualcosa... >>
<< La cosa non mi stupisce >> disse l'uomo, con tono condiscendente << Dannazione, ragazzino, non puoi mica mettere i denti su tutto quello che trovi in giro! Potresti prenderti dei brutti mal di pancia. Vuoi sapere cosa ho mangiato io, prima di venire qui? Ho fatto un salto al ristorante che sta alla fine dell'Universo e mi sono fatto un bel piatto di ravioli alla bolognese, completi di salsa al Tartufo Vulcaniano! Il solo parlarne fa venire l'acquolina in bocca, non pensi anche tu? >>
Anakin sussurrò un "sì", sebbene non avesse la minima idea di cosa fossero i ravioli. Tuttavia, sembravano deliziosi.
<< Poi, vediamo... oh, sì! Ho mangiato anche delle deliziose capesante, una bella torta alla panna per dessert... ops, penso di aver un po' esagerato. Qualcuno dovrebbe proprio darmi un bel calcio nel didietro! Scusami, dico davvero. Facciamo così! Adesso ti faccio uscire e poi ce ne andiamo a cercare qualcosa da mangiare, d'accordo? >> 
Anakin non ebbe nemmeno la forza di grugnire. Nella sua mente cominciò a farsi strada l'idea che l'uomo che aveva di fronte non fosse altro che una specie di miraggio che il suo cervello aveva creato appositamente per torturarlo.
Eppure, l'espressione sul volto dello sconosciuto sembrava davvero dispiaciuta... quasi pentita. Forse le sue parole erano sincere. L'idea di essere liberato e andare a mangiare qualcosa non sembrava poi così male.
All'improvviso, lo strano cilindro che aveva in mano scomparve nel nulla. Pochi secondi dopo, una chiave si materializzò nel palmo aperto dell'uomo. 
<< Ma... com'è possibile... >>
<< Ti piace? >> chiese lo sconosciuto, apparentemente soddisfatto con se stesso << Ho imparato questo trucchetto dalla mia nuova amica. Una ragazza affascinante, sono sicuro che avrai modo di conoscerla. >>
Si chinò e puntò l'oggetto verso la serratura della cella di Anakin. E questa era una cosa strana, perchè, per quanto il bambino potesse ricordare, quelle celle non avevano serratura. No, si aprivano e si chiudevano tutte elettricamente, ricevendo il segnale da una stazione di controllo nei piani superiori del palazzo. Eppure... la porta della cella cominciò a ronzare, segno del fatto che stesse per aprirsi. 
Il sorriso sul volto dell'uomo sembrò allargarsi.
<< Permetti che mi presenti. Mi chiamo il Maestro. Gran bel nome, lo so. Ma non è il peggiore. E sono un Signore del Tempo! Piacere di conoscerti. >> 
<< Ehm... piacere mio >> ribatté Anakin, con tono incerto. 
<< E credo che, prima di aprire questa cella, prima di andarcene a fare un po' di baldoria in questo bel multiverso... dovremmo fare un piccolo accordo, ragazzino. >>
<< ...Ok? >> 
<< Eccellente! >> esclamò il rinomato Maestro << Mettiamo subito in chiaro le cose, ragazzo. Ho intenzione di fare di te il mio braccio destro. Ho intenzione di farti diventare un San Pietro, e forse di più! Quando aprirò questa porta... metterò nelle tue mani le chiavi del regno. Non sembra poi così male, dico bene? >>
<< Dice bene, signore >> balbettò Anakin, mentre un altro brivido di paura gli attraversava la spina dorsale. Quell'uomo era pazzo, ormai ne era quasi completamente sicuro. 
Gli occhi del Maestro sembrarono risplendere nella penombra come le orbite di un gatto. Fu allora che il giovane Skywalker sentì qualcos'altro assieme a quell'implacabile sensazione di terrore.
Una specie di estasi religiosa. Una sensazione di piacere. Il piacere di essere scelto. La sensazione di essere riuscito... a fare qualcosa. 

<< Vorresti metterti in pari con la gente che ti ha chiuso qui dentro, non è vero? >>
<< Lo voglio >> rispose Anakin, la mente ora invasa da una rabbia improvvisa. 
<< Non soltanto gli schiavisti, ma chiunque sia responsabile della tua situazione >> suggerì l'uomo << Te li ricordi, non è così? Per alcuni individui particolari... uno come te non era altro che spazzatura. Perchè loro si considerano sopra tutti. Non credevano che una persona come te avesse il diritto di diventare come loro... avevano paura del tuo potere! Di ciò che saresti potuto diventare. >>
<< Sì, è così >> sibilò Anakin, stringendo ambe le mani in pugni serrati. 
Quell'uomo (almeno credeva fosse un uomo) aveva espresso tutte le cose complicate che lui sentiva, e le aveva espresse in poche frasi. Lui... voleva vendetta... e il riconoscimento che gli era stato negato. 
I Jedi lo avevano rifiutato a causa della sua età. Lo avevano rispedito in quest'inferno. E, a causa loro, sua madre era morta, uccisa nel tentativo di salvarlo dagli schiavisti. Li odiava profondamente. 

<< Lo sai che cosa dice la Bibbia di gente così? >> chiese con calma il Maestro. 
Anakin non sapeva cosa fosse la Bibbia, perciò rimase in silenzio.
<< Dice che chi si esalta sarà umiliato e che i potenti saranno abbattuti e che gli orgogliosi saranno disfatti. E sai che dice di gente come te ? Dice: beati i mansueti, perché erediteranno la terra. E dice: beati i poveri di spirito, perché loro vedranno... Dio! >>
Anakin annuì, convinto di ogni parola che fuoriusciva dalla bocca di quell'uomo.
<< Ora, so che tu sei un ragazzo molto intelligente >> proseguì il Maestro << e ho come il presentimento che tu sia anche una persona molto leale. Tu ed io, Anakin, arriveremo lontano, te lo garantisco! È arrivato il momento opportuno per gente come noi, capisci? Gente che meritava di mangiare a capo tavola già da molto tempo! Sto per realizzare qualcosa. Qualcosa di grosso! L'universo sta per essere mio, e la gente non se ne accorgerà nemmeno. Avrò bisogno di persone come te, per tenerlo al sicuro. Tutto quello che mi serve è la tua parola. >>
<< P-parola? >> domandò Anakin, incerto << Per cosa? >>
<< Per essere sicuro che rimarremo insieme fino alla fine, mio piccolo amico. Tu ed io, da soli contro il mondo! Senza tirarsi indietro. Senza addormentarsi durante i turni di guardia. Ce ne saranno altri ben presto, ma, per il momento, ci siamo solo noi. Io ti libererò solo se se tu darai a me la promessa. >>
<< Io... lo prometto >> sussurrò il giovane, senza un minimo di esitazione. 
A quanto pare, quello era tutto ciò di cui il Maestro aveva bisogno. La serratura della cella scattò con un suono acuto e il Signore del Tempo si fece da parte. Un attimo dopo, la porta cadde ai piedi dell'uomo, sollevando sbuffi di polvere. 
<< Sei libero, Anakin. Coraggio, fatti dare una bella occhiata! Non vedo l'ora di conoscere meglio il mio nuovo socio. >>
Incredulo, il ragazzo compì un esitante passo al di fuori della cella, quasi come se avesse paura di rimanere fulminato nel momento in cui avesse toccato l'esterno. Tuttavia... non accadde niente. Nessun lampo di elettricità, nessuna punizione. Solo la pura e semplice... libertà. 
Fissò il suo salvatore, quegli occhi infuocati. Qualcosa venne posto nelle sue mani: il  cilindro d’argento. Ma aveva un aspetto diverso. Era decisamente più spesso, e un pulsante rosso ne adornava la superficie lucente.
Anakin riconobbe all'istante l'identità di un simile oggetto: era una spada laser, dello stesso tipo che aveva visto nelle mani dei cavalieri Jedi che avevano visitato lui e sua madre molto tempo fa.
<< Questo, mio caro ragazzo... ora è tuo. >>
<< M-mio? >> domandò il bambino, con occhi increduli e febbrili. 
Il Maestro gli afferrò le dita e glie le chiuse intorno al cilindro, annuendo gentilmente. 
<< Mio >> sussurrò Anakin, incapace di trattenere un sorriso di pura gioia.
Dopotutto... non aveva mai avuto niente che fosse davvero suo, prima di quel momento. 

<< Andiamo a cena? >> domandò il Signore del Tempo.<< Abbiamo molte cose da fare, ma penso che sarebbe meglio parlarne a stomaco pieno. >>
<< Mi-mi sembra un'ottima idea >> balbettò Anakin, mentre il suo stomaco ringhiava alla possibilità di mettere qualcosa sotto i denti.
<< C'è tanto da fare >> ripeté l'uomo, apparentemente contento. << Dobbiamo muoverci molto in fretta. >>
Si incamminarono assieme verso le scale, oltrepassando i morti nelle altre celle. Quando il ragazzo incespicò per la debolezza, il Maestro gli mise il braccio sotto il gomito e lo sostenne. Anakin alzò lo sguardo e fissò quel volto sorridente con qualcosa che non era solo gratitudine. 
Fissò il Maestro con qualcosa che poteva essere la più totale devozione. 
Poi, appena un paio di secondi dopo, entrambi sparirono in un lampo di luce blu.


Personaggi 

Il Dottore (Dodicesima Incarnazione)
Opera: Doctor Who
Razza: Signore del Tempo
Video Tribute: https://www.youtube.com/watch?v=AiZDf9LcJbA&t=201s
Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=bF1Ng0XCUyw
Autore: Evil 65
 
Il Maestro
Opera: Doctor Who 
Razza: Signore del Tempo
Video Tribute: https://www.youtube.com/watch?v=GUp4kVvx_cE
Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=PlX9z-hU0To
Autore: Evil 65
 
Anakin Skywalker/Darth Vader
Opera: Star Wars
Razza: umano/Sith
Video Tribute: https://www.youtube.com/watch?v=ngvGRc7H9pI
Soundtrack: https://www.youtube.com/watch?v=EiiWU7OvoEM&t=36s
Autore: Evil 65
 
Gli altri personaggi presenti nel capitolo sono delle semplici comparse. 

  
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