Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: bahir    20/12/2017    1 recensioni
“Quello che penso è che a un certo punto siamo scesi dal treno”
“Che dici?”
“No. Lo dico davvero. Io dovevo avere Atsu accanto. Non capisco perché ci siamo separati. Sai quando sei piccolo e ti dicono che se sei buono, ti comporti bene e sei corretto ti succederanno solo cose belle?”
“Si”
“In realtà sono cazzate, lo abbiamo imparato tutti. Ma quando sei piccolo nessuno ha il coraggio di dirtelo”
“…In effetti sarebbe diseducativo”
“Lo è anche capire che quello che ti hanno insegnato è sbagliato. Che il modo in cui vivi non ti offre nessuna garanzia di evitare il disastro.”
“E allora?”
“Non lo so, forse dovremmo dire ai nostri figli di comportarsi bene ma che nella vita questo non è sufficiente. Che ci vuole anche fortuna. Che non tutto dipende da noi. Che a volte le cose vanno male perché la divinità quel giorno guardava altrove…cose così”
“Forse hai ragione ma che c’entra con quello che dicevamo prima?”
“C’entra che quando perdi fiducia nel modo di vivere che ti hanno insegnato e capisci che sei seduto su un treno e che la felicità è tutta nell’arrivare alla stazione successiva…tu scendi dal treno”
“Ah!”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Da adolescenti avremmo dato preoccupazione a chiunque. A tredici anni Atsu piangeva sempre e quasi non parlava, io facevo a botte col mio fratellastro e Bahir ci guardava come se fossimo parti del suo corpo.
Raphael ci osservava con attenzione. Questo mi ha aiutato immensamente. Sapere che per lui ero la persona più preziosa di questo mondo. Che dovevo assolutamente vivere.
Tuttavia il rapporto che legava Raphael e me non riusciva a bilanciare la fortissima attrazione che provavamo per questo ragazzo. Era inutile, io in particolare avevo energia da vendere ma non avevo un centro. Era Bahir il centro del mio universo. Se Atsu si accontentava di esistere solo quando suo fratello era accanto a lei, io avevo completamente dimenticato cosa significasse vivere senza di lui. Quell’energia particolare che portava con sé era destinata a smorzarsi nell’età adulta ma a sedici anni lui era un buco nero. E io non avevo la forza di resistere. Non so se lui fosse consapevole dell’influenza che aveva su di noi. Almeno in parte doveva esserlo. Perciò quando ci portò in una casa vuota e ci diede delle lame in acciaio doveva essere consapevole del pericolo.
Accadde molti anni fa. A me sembra sia passato un sacco di tempo. Ma i ricordi di quel giorno mi catapultano in un eterno presente. È estate ma non ricordo un caldo soffocante. Siamo in campagna ed accanto alla casa dove ci troviamo c’è un pozzo. In fondo al pozzo c’è dell’acqua, lancio dei sassi. Nel primo pomeriggio saliamo al primo piano in un ampio salone. La casa è vuota e disabitata. Quella casa appartiene al padre adottivo di Bahir. Non capisco perché la tengano vuota ma ogni tanto andiamo lì con la scusa di far prendere aria alle stanze. Io adoro andarci. Mi sembra che l’atmosfera crepiti, come se stesse per accadere qualcosa di straordinario.  Quel pomeriggio siamo soli in casa, Nagare è sceso nel paese vicino per comprare della vernice. Ha con sé una corda, forse deve occuparsi del tetto. Ci siamo seduti per terra a guardare la luce estiva che si riflette sul pavimento di pietra. Bahir sta parlando con una voce che sembra provenire dal bosco vicino. Sapevo che Nagare aveva portato delle lame dal Giappone e che le aveva date al figlio. Bahir praticava il kendo perciò il padre non doveva aver avuto particolari esitazioni. Eppure adesso lui le vuole dare a noi. Le ha nascoste in casa. Il padre le aveva chiamate “I sette giudizi universali”. Bahir ci dice che quelle lame ora sono nostre. E che ovunque andiamo dovranno seguirci. Mentre Atsu guarda la sua lama che pare un gioiello io guardo lui. “Perché ci lasci le cose più preziose che hai?”.
“Perché io non posso tenerle. Per me sono un pericolo. Ma l’idea di lasciarvi senza protezione mi disturba”.
Atsu solleva lo sguardo “Stai pensando di abbandonarci?”.
Bahir risponde “È proprio quello di cui sto parlando Momo. Mi sembra di non percepire nessun confine tra me e voi. Prima mi sembrava meraviglioso. Stare da solo mi era insopportabile. Ma ora…mi spaventa. Mi sembra malsano. E avere con me le katane mi preoccupa. Se continuo così mi sveglierò con una di quelle lame nella pancia ai piedi del tuo letto o di quello di Michail.”
Atsu si alza di scatto in piedi e guarda suo fratello con astio. “Se questo è quello che avevi da dire, tanto valeva tacere”. Quando Atsu lascia la stanza gli occhi di Bahir si posano su di me.
“Non dovevi dire una cosa del genere”.
“Ma la penso con tutto me stesso. Più passa il tempo più questo pensiero si fa pesante. Tu non ti senti in trappola? Non amerò mai nessuno come voi ma in questo momento il mio amore è diventato un banco di nebbia. Non vedo dove iniziate voi e dove finisco io… eppure non lo faccio in modo consapevole. Atsu a volte si spaventa. Se ne va come ha fatto adesso. Traccia un limite. Invece tu Michail non lo fai. Tra me e te questo legame è anche più forte. Io vado sempre più veloce e ho paura di sfracellarmi da qualche parte. Con te accanto. Non lo sopporterei.”
“Stai pensando di morire? Ma io senza di te non riesco a respirare!”
“Non voglio morire! Ma se resto accanto a te ora ti trascino giù. Voglio andare lontano da te e vedere se posso vivere comunque”
Mi sento esausto. Mi siedo sul pavimento. Come se mi stessero estraendo metri di intestino dall’addome. Dove sarà Atsu? Ora il pensiero del pozzo mi fa paura. Guardo Bahir come se mi stesse portando via tutto. Lo sta facendo. Se lo ha detto lo farà. Mi aggrappo a lui che ora è seduto su un gradino e appoggio il mio viso sul suo ventre. Lui mi lascia fare. Mentre gli serro le braccia attorno ai fianchi aspiro il suo odore. Forse è l’ultima occasione. Mi accarezza la testa. Mi prendo il tempo per piangere tutte le mie lacrime.
“Senza di te non respiro”. Non so quante volte glielo ripeto.
Quando usciamo dalla casa è sera. Nagare e Atsu stanno preparando la partenza. Nagare sa cosa è successo. Il figlio gli deve aver detto qualcosa. Scommetto che è d’accordo sulla partenza. Raphael sarà contento, penso con rabbia. Atsu non dice una parola. Io ho mal di testa. Bahir e Nagare parlano sottovoce. Mi attraversa la mente un pensiero. Che questa idea sia partita dagli adulti che abbiamo intorno. Che la sua lontananza avrebbe fatto bene a tutti. L’idea delle lame è stata sua, invece. Lui se ne va ma non lascerebbe mai noi senza protezione. So che doveva andarsene. Neppure io avrei voluto vederlo spegnersi accanto a me ma non riesco ad accettare che per vivere abbia dovuto allontanarsi da noi. I primi giorni senza di lui coincidono con la comparsa delle palpitazioni che mi faranno compagnia per anni. 
Da allora vivo trattenendo il fiato.
CAPITOLO 5…MAKING OF
Entrano in gioco degli oggetti su cui Michelino avrà la sfortuna di inciampare più di una volta. Momo (il nomignolo di Atsu con cui il fratello affettuosamente le si rivolge) sembra più capace del nostro protagonista di sottrarsi all’influenza elettrica del fratello…Cosa dire? Bahir deve trovare la sua strada lontano da Michail. Ma la verità è che non vorrebbe mai lasciarlo.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: bahir