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Autore: Blue Flash    21/12/2017    1 recensioni
«Parlami di loro Zetsu.»
L'essere, o meglio, la pianta si voltò celermente verso la ragazza, incuriosito da quella sorta di domanda.
«Di loro?» domandò sibilino lo Zetsu Nero continuando a camminare al suo fianco.
«Vuoi che te ne parli io?» chiese, invece, il bianco speranzoso.
«No, Zetsu nero.» e Reyko lanciò uno sguardo indagatore al suo compagno.
«Sei più furba di quel che sembri a differenza di qualcuno li in mezzo. Dunque, di chi vuoi che ti parli mentre andiamo?»
«Di tutti loro. Voglio sapere con chi sto avendo a che fare.»
Quell'affermazione fece scaturire una sorta di risata sommessa da parte di entrambi gli Zetsu, quasi entusiasti di poter parlare.
«Allora ti dirò quello che vuoi sapere dei membri dell'Akatsuki ad una sola condizione che dovrai rispettare condizione.»
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Eccomi qui con la mia FF. Protagonista è l'Akatsuki, in particolare dopo l'abbandono di Orochimaru si unirà a loro un nuovo elemento (Oc) per completare lo schieramento vincente. Sarà ambientata inizialmente durante Naruto e poi durante Shippuden, con variazioni nell'arco degli eventi e tratterà di quello che successe nell'Akatsuki per ottenere la sua attuale fama ed anche quello che succederà durante la guerra.
Genere: Angst, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Akatsuki, Deidara, Itachi, Kisame Hoshigaki, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Kazekage

Zetsu camminava con la velocità di una lumaca mentre Reyko sembrava volersi allontanare da quel posto il più rapidamente possibile. Si erano infiltrati nel Paese del Fulmine per ottenere altre nuove informazioni, ma una volta messo piede nel primo villaggio disponibile Reyko aveva sentito una fitta dolorosa che l’aveva spinta a fermarsi. O almeno aveva cercato di non mostrarsi preoccupata dinnanzi al proprio compagno, ma era risultato difficile. Perfino Zetsu, che di comprendonio certe volte era davvero lento, aveva capito che c’era qualcosa che non andava nel viso dell’eremita, ed allora l’aveva spinta ad allontanarsi. 
Solamente quando furono di nuovo lontani dai confini del Paese la ragazza sembrò tranquillizzarsi, assumendo un’espressione decisamente più pacata e molto meno agitata. Aveva perfino tolto il cappello di paglia in modo tale che i propri occhi ed il viso non fossero più coperti da quella costrizione. Si fermò contro una roccia, accompagnata da Sen che era sempre al suo fianco, ed allora si sedette, come se tutto ciò le era costato uno sforzo immane.
«Che ti succede, eremita? » domandò la parte nera con quel suo solito tono sibilante. 
«Non ti senti bene e si vede. » aggiunse il bianco mentre la studiava con le iridi gialline. 
Reyko esitò nel rispondere, perché effettivamente non aveva lei stessa idea di quel che le stava succedendo, però provò a sorridere sperando di sferzare quell’aria di preoccupazione della pianta. 
«Ho—… » provò a dire qualcosa, ma al momento nessuna bugia sembrava credibile nella sua testa. «Non lo so. Mi sono semplicemente sentita strana, forse perché era da parecchio tempo che non mi avvicinavo così tanto al mio paese d’origine. » 
La verità. Cosa c’era di più semplice e di concreto della verità? Eppure essa, spesso e volentieri, era ben differente dalla propria immaginazione e rischiava anche di far male.
La verità era che lei non era mai scappata, con le sue forze, dalla prigione nel cielo. La verità era che Itachi, nonostante tutto, avesse scelto il proprio destino abdicando per il bene di suo fratello. 
La verità era che erano tutti troppo umani e fragili per quel mondo crudele e fatto d’odio. 

«Beh, era come se avessi visto un fantasma. »
«Circa. E quel fantasma penso anche che mi abbia colpita in pieno petto. »
E la ragazza si piegò in avanti per accarezzare con estrema delicatezza il manto del lupo, lasciando che esso si beasse di quella sensazione piacevole. Sen socchiuse gli occhi smeraldini ed allora strusciò il muso contro la mano dell’eremita. Lo aveva trovato affascinante fin dal principio, nonostante il reciproco odio, ma tutto poteva dire tranne che Sen fosse brutto. Era orgoglioso e fiero, capace di combattere ed allo stesso tempo desideroso di dolcezza.
Il suo migliore amico era un lupo ed a lei questo andava benissimo. 
«I drammi del passato ti tormentano? E dire, eremita, che non ci siamo avvicinati a Kumo! »
Lo zetsu nero aveva ragione, Kumo era fuori discussione perché era li che avrebbero trovato Killer Bee ed A, quindi avvicinarsi così tanto alla capitale non era per niente sicuro, mentre acquisire informazioni sul Gatto era stato più facile.
«A me va bene così, attualmente non ho intenzione di avvicinarmi ulteriormente a Kumo. » sentenziò con decisione la ragazza mentre le proprie iridi si soffermavano sulla figura del compagno.
Zetsu piegò leggermente il capo in modo tale da poter osservare con maggiore attenzione la ragazza ed allora intrecciò le braccia al petto.
«Per caso hai paura di tornare a Kumo? » 
Reyko lo fulminò con lo sguardo, letteralmente, perché quella stupida domanda aveva un fondo di verità, ma non lo avrebbe mai ammesso. 
«Per caso vuoi che ti prenda a calci? » chiese con lo stesso tono della pianta mimando addirittura un sorrisetto soddisfatto. 
«Non essere così violenta, non ho detto niente di male, mi stavo solo preoccupando per te, così in caso non ti avrei mandata in missione a Kumo. »
Stranamente, quella spiegazione premurosa, lasciò perplessa Reyko che arrivò addirittura a pentirsi di aver risposto allo Zetsu bianco in quella maniera. Lui ci provava ad essere simpatico ma non ci riusciva, anzi, era sempre tutto così confuso con lui. 
«Non—… non preoccuparti, questo discorso va affrontato quando sarà necessario. »
E lei sapeva bene, anzi benissimo, che purtroppo prima o poi sarebbe giunto il momento in cui sul pavimento della loro caverna vi sarebbe stato il corpo di qualcuno che lei conosceva bene. Purtroppo, o per fortuna, aveva avuto modo di allenarsi con Killer Bee-sama, il che l’aveva resa una perfetta combattente. Lui era uno dei suoi maestri, insieme a Darui della Tempesta, e prima del suo grande atto vendicativo era legata a loro. Scoprire quelle cose riguardo il suo clan le aveva fatto perdere la fiducia nell’intera città e nel potere detenuto dal Kage. Ed era stato questo l’inizio della sua rovina. 

Parecchi anni addietro
Il Tempio dei Lupi, in piena notte, sembrava più tetro che mai. Sulle pareti di legno si riflettevano le ombre provocate dalle candele e dalle lanterne che fungevano come unico punto di luce. Il resto della grande abitazione sacra è disabitato. Un tempo era lei l’unica a percorrere quelle stanze vuote, lo aveva sempre considerato come una vera e propria casa, ma quella era la notte in cui ormai il suo cuore aveva preso una decisione immane. Non c’era stata esitazione alcuna nello scegliere che cosa fare, specialmente dopo che la verità era saltata fuori. Poteva esser stato un caso ma Reyko ormai sapeva e non aveva intenzione di lasciare che il Clan degli Harada venisse calpestato così impunemente. Ci aveva riflettuto a lungo, allontanandosi ancora una volta dalla civiltà di Kumo per nascondersi nel suo tempio.
Aveva vissuto li per tutti gli anni in cui si era allenata, era il posto più importante per Reyko ed esattamente per tale motivo era andata fin li per prepararsi. Le antiche tavole dell’Eremita dei Lupi, conservate nella stanza più remota, erano state tutto ciò che gli occhi di Reyko avevano letto. Si era addirittura curata di lasciare il proprio rotolo con i contratti per i Lupi, in modo tale da non avere impedimenti quella notte.
Ma una volta giunta all’ingresso si fermò dinnanzi al portone. C’erano dei complicati disegni, rappresentati lupi, ovviamente, ed allora aveva poggiato una mano su di esse in modo tale da sfiorare con delicatezza quella superficie. Lo aveva sentito arrivare, o almenoaveva percepito la sua presenza perché ormai Reyko era in grado di farlo grazie all’energia naturale. Ed allora rimase immobile, dandogli le spalle, forse perché lui aveva compreso tutto ciò che la ragazza aveva intenzione di fare. 
«Giovane lupo. » 
Il ringhio soffocato di Kenzo la fece quasi rabbrividire, infatti non si voltò a guardarlo. 
«Kenzo-sempai, io—… » 
Non sapeva perché ma volle quasi giustificarsi con lui, perché il suo giudizio era quanto di più importante la ragazza possedesse. 
«Non devi spiegarmi niente, mio eremita. » 
Ma quelle furono parole totalmente differenti da ciò che Reyko si era immaginata. Infatti era già pronta all’ennesimo rimprovero ma invece arrivano soltanto parole di comprensione. 
Lentamente Reyko si voltò verso di lui, con il cuore che batteva all’impazzata nel petto, e gli rivolse uno sguardo triste, proprio come quello del lupo. 
«Kenzo—… »
«Riesco a percepirlo pure io quanto il tuo cuore sia carico d’odio verso colui che reputavi tuo amico. Hai saputo di ciò che realmente accadde alla tua famiglia e purtroppo non posso fare niente per cambiare il passato. Nei tuoi occhi ho sempre scorto la speranza, ma è come se qualcosa si sia rotta in te e tu necessiti di sistemarla—… in un modo o nell’altro. »
Probabilmente Kenzo era triste tanto quanto lei, ma era pur sempre saggio e per questo motivo poggiò le zampe posteriori sul terreno, assumendo una posa seduta ed allo stesso tempo stanca. 
«Come posso non reagire dopo quello che mi hanno fatto? Hanno mentito per tutto questo tempo—… è per colpa loro se
… Sono morti per colpa loro! » proseguì la ragazza inspirando profondamente e voltandosi, solamente allora, in direzione del lupo dal manto nero. 
«Ma ti hanno anche cresciuta ed addestrata. Certe volte le bugie servono per proteggere dal male che ci circonda, non trovi? »
Rimase in silenzio, la ragazza, incapace anche solo di muovere un muscolo perché per quanto potessero far male le parole del lupo erano vere. 
«Non intendo tornare indietro. E’ una scelta che appartiene unicamente a me. » ed allora si portò una mano al petto stringendo la propria maglietta all’altezza del cuore. «Loro hanno deciso di far finta di nulla, togliendo l'onore al clan degli Harada, mandandoli a morire per il potere, e questo non lo dimentico. »
«Parli di onore ma spesso ti dimentichi il significato di questa parola—… » sibilò il lupo che aveva assunto un’aria decisamente sofferente. «Comunque sia, Reyko, non sono venuto qui per fermarti, né per dissuaderti dall’idea. Sono stato il tuo maestro ma adesso sono uno dei tuoi lupi. »
Quelle parole la sorpresero al punto tale che una lacrima impercettibile iniziò a scendere lungo la sua guancia.
«Kenzo—… »
«Non importa quale sarà la tua decisione, mio eremita e mio giovane lupo, noi saremo sempre con te, al tuo fianco  perché siamo uniti. Puoi anche scegliere di camminare per sentieri oscuri e lontani dalla luce, ma noi saremo con te, non dimenticarlo mai. Hai sempre la nostra piena fiducia e noi ne avremo nel tuo cuore, qualsiasi cosa accada, Reyko. »
No, non avrebbe dovuto dirle tali cose perché in quell’attimo l’anima di Reyko andò definitivamente in frantumi. Aveva sperato in un rimprovero, di certo molto più salutare, ma tutto ciò che giunse fu solamente perdono e comprensione. 
Si dice che i lupi siano animali feroci, pronti a snudare i denti se solo ve ne fosse stato bisogno, ma c’era una cosa che non si diceva in giro: i lupi sanno provare molta più compassione degli uomini.
E questo l’eremita lo imparò nel corso degli anni. 
Fu uno sforzo immane non crollare in ginocchio sulla soglia del tempio, perché non voleva sentirsi dire tutto questo, ed allora annuì lentamente mentre le lacrime iniziarono a rigare le sue gote arrossate. 
«Grazie, sei sempre così gentile con me. »
Solamente dopo aver detto quelle ultime parole la ragazza s’allontanò scendendo gli scalini a due a due. Fu certa di aver sentito Kenzo dirle un ultima cosa.
«Non si vince combattendo chi odi—… »
Ed allora tutto divenne nero. 

Riaprendo gli occhi Reyko si ritrovò ad annaspare, quasi le mancasse il fiato e solamente dopo qualche attimo si rese conto che le gambe le stavano letteralmente tremando. Doveva essersi quasi persa nel mondo dei sogni mentre il proprio ologramma era rimasto in piedi, fermo ed immobile sulla statua, intenta a sigillare il demone monocoda. 
Ovviamente la missione nel Paese del Vento era andata liscia secondo i piani, e nonostante le difficoltà di Sasori e Deidrata adesso sul pavimento del loro covo vi era un giovane ragazzo dai capelli rossi. Doveva essere più giovane degli altri eppure, quel ragazzo, era addirittura diventato il Kazekage. Non è una carica che regalano tanto facilmente, anzi, di solito bisogna avere un certo grado di anzianità per poter anche solo essere candidati, ed invece lui era riuscito nell’impresa di ogni giovane. Perfino lei, quando ancora era piccola ed alle prime armi nell’accademia, aveva intenzione di provar a diventare il Raikage, oltre che un potentissimo shinobi dalle arti segrete. Insomma erano dei bei sogni che però erano andati scemando pian piano. Negli anni i desideri della ragazza cambiarono: Raikage. Ninja leggendario. Eremita.Vendetta. Solitudine. Pace.
Erano tutti sogni che si andavano alternando nel tempo, lasciando la mente della ragazza confusa. Che cos’avrebbe detto la vecchia sé stessa se solo l’avesse vista in quel momento? Probabilmente che aveva sbagliato tutto perché stava, ancora una volta, commettendo un terribile atto. 
L’estrazione del Biju era la morte certa dell’individuo, e quel ragazzo, proprio come tutti gli altri sarebbe morto e non ci sarebbe stato scampo per lui. Ma c’era qualcosa, quella volta, che sembrava opporre resistenza e lei, ritrovandosi più stanca del previsto, dovette concentrarsi maggiormente per non cadere giù dalla statua.
«Reyko, stai bene? »
A farle quella domanda fu la voce pacata di Konan, che si trovava a non molta distanza da lei. In quel momento tutti i membri dell’Akatsuki rivolsero nella direzione della ragazza i loro sguardi spaventosi e Reyko si sentì sotto osservazione, cosa che odiava. 
«Sì, Konan—… ci sono, non preoccuparti. » rispose con pacatezza l’eremita incontrando le iridi ambrate dell’angelo. 
«Effettivamente questo bastardo sta opponendo molta più resistenza degli altri. »
Quella volta, ivece, fu Hidan a dare voce ai pensieri di tutti. Nessuno di loro si muoveva, anche perché erano avvolti dall’energia della statua, ma stavano facendo uno sforzo non indifferente per allontanare del tutto il demone dal Kazekage. Doveva essere stato un tipo combattivo, eppure anche lui aveva perso. 
La ragazza si ritrovò a deglutire, tanto da preoccuparsi in maniera non indifferente per la riuscita dell’estrazione, ma qualche attimo dopo la voce di Sasori, rinchiuso nella sua marionetta difensiva, contribuì a metterli tutti quanti in allarme.
«Si stanno avvicinando. Qualcuno si sta avvicinando al covo. » 
Improvvisamente la loro attenzione si focalizzò sul pericolo esterno. Quella era la prima volta che succedeva una cosa simile, perché mai nessuno si era davvero occupato di una delle forze portanti.
Anzi, avevano addirittura visto villaggi che erano arrivati ad esultare per essersi tolti dai piedi esseri tanto pericolosi. I 
Jinchūriki  non erano mai stavi visti di buon occhio dalla gente comune troppo spaventata dall’idea di ciò che portavano dentro di sé. Mentre quella volta più persone si erano mobilitate per cercare di portarlo indietro.
Che aveva di tanto speciale quel ragazzo? Eppure, Reyko, pensò che non dovesse essere un ragazzo comune perché era diventato Kazekage ed adesso volevano addirittura aiutarlo. Probabilmente la cosa non la scosse più di tanto visto e considerato che a Kumo il famoso Killer Bee era una vera e propria star internazionale, anche a livello di rap, ma soprattutto che sapeva invogliare a combattere al suo fianco. Anche lei, se non avesse intrapreso tale strada, si sarebbe trovata a voler proteggere il maestro. 
«Cosa facciamo? Dobbiamo fermarli prima che interrompano il rituale. » continuò Deidara che si stava iniziando ad agitare sul posto. 
«Infatti—… » mormorò Pain con i propri occhi viola persi a fissare il vuoto. «Dobbiamo fermarli. »
Un silenzio tombale calò su tutti quanti loro, che cercavano di concentrarsi nonostante quello che stava accadendo all’esterno.
«Io e Kisame siamo i più vicini. Potremmo fermarli noi—… »
Nel sentire la voce di Itachi la ragazza volse rapidamente lo sguardo nella sua direzione,  preoccupata come non mai da quanto appena detto. Già di per sé quel rituale era faticoso all’inverosimile, infatti dovevano impiegare giorni per riuscire a completarlo, e loro volevano addirittura combattere? Perché, soprattutto, lui faceva di tutto per mettersi in pericolo?
«Itachi ha ragione, Pain. Noi siamo quelli più vicini e potremmo anche usare quella nuova tecnica. Insomma, richiede pochissimo consumo di charka e nel mentre rimarremo qui a sigillare il Biju. » aggiunse Kisame che era fermo proprio accanto a lei.
Reyko guardò di sbieco anche lui, che invece sembrava aver snudato i canini, cosa che effettivamente non si poteva verificare a causa degli ologrammi scuri. 
«D’accordo, andate voi due a verificare. Stiamo finendo e del Kazekage non rimarrà più niente, solo un cumulo—… di sabbia. »
Pain, ovviamente, non avrebbe mai esitato nel dare il proprio permesso ed allora tutti si scambiarono vaghe occhiate d’accondiscendenza. Perfino i suoi occhi incontrarono le iridi scarlatte di Itachi, che distolse subito lo sguardo, come a dire “Non preoccuparti”, o almeno questo fu quanto lei lesse nei suoi occhi. 
Non avevano più parlato del loro futuro e si erano ripromessi di pensare unicamente al presente, altrimenti non si sarebbero più parlati. Avevano parlato di quello l’ultima notte insieme alla base, ma poi si erano concentrati sulle stelle. Entrambi erano stati in grado di riconoscere varie ed eventuali costellazioni e poi erano andati a riposare prima di separarsi ancora una volta. 
Presente, lei doveva soltanto focalizzarsi sul presente. Pensare un giorno alla volta era meglio di fare programmi a lunga scadenza, o almeno questo era ciò che si ripeteva l’eremita. 
Allora i due chiusero all’unisono gli occhi e l’energia intorno a loro diminuì, segno che si stavano concentrando anche su quell’altra tecnica che Zetsu aveva cercato di spiegare anche a lei. Eppure Reyko si rifiutava quasi sempre di imparare delle arti proibite da una pianta, forse perché soddisfatta delle proprie attuali tecniche e poi forse perché praticamente tutte necessitavano di qualche sacrificio. 
«Noi continuiamo ed impegnatevi. Se c’è qualche problema ditelo! »
E quell’ultima affermazione di Pain non sembrava ammettere alcuna replica, perché Pain era fatto così e non a caso era il capo dell’intera organizzazione.
Così tutto ciò che Reyko poté fare era resistere e non arrendersi, sia per sé stessa, sia perché tutti gli altri stavano resistendo alla grande anche con quel ì biju e lei non sarebbe mai e poi mai voluta essere da me. Chiuse gli occhi e sperò di non ritrovarsi a pensare, di nuovo, a quella notte. Forse era stato ciò a destabilizzarla, rischio che al momento non si poteva permettere.

Probabilmente passarono non molte ore da quella conversazione ed Itachi e Kisame tornarono nel giro di poco, assicurandosi di aver guadagnato un po’ di tempo prima della fine della loro opera. Fu allora che l’energia intorno a loro iniziò a cessare, lasciandoli in uno stato di quiete mentre l’ultimo barlume di vita spariva dal corpo del Kazekage e veniva riscucchiato dalla statua.
Come sempre uno dei nove occhi si aprì segno che il demone era stato correttamente sigillato al proprio interno. 
Reyko, anche se era in ologramma, si sentì parecchio affaticata e con qualche difficoltà riuscì a scendere dalla propria postazione, anche se aiutata da Kisame che le aveva saggiamente messo un braccio intorno alle spalle per reggerla. 
«E’ stato più complicato del previsto a causa della volontà del ragazzo, ma finalmente ci siamo riusciti ed abbiamo controllato l’ennesimo demone. » Pain, che mosse un paio di passi verso la statua, si voltò poi nella direzione degli altri, tenendo le braccia lungo i fianchi. 
«Che mi dite sugli inseguitori? »
Itachi e Kisame si scambiarono un’occhiata d’assenso ed allora a parlare fu ul ragazzo degli Uchiha.
«Si tratta di due squadre di Konoha e fra di essi vi è il demone del Kyuubi. »
In quel momento, se Reyko si era sentita senza forze, fu come se avesse ritrovato tutta l’energia persa. La sua mente volò immediatamente al ragazzo arancione, quello con i grandi occhi azzurri ed il sorriso contagioso, non riuscendo a fare a meno di pensare al loro incontro. 
«Quindi abbiamo la possibilità di catturare anche il demone della volpe. Questa è una notizia fantastica, non trovi vecchio mio? » ed allora Deidara, preso dall’eccitazione provocata dalla notizia, diede una gomitata alla marionetta, che in risposta gli puntò contro la propria coda metallica.
«Sì, ma state attenti. Non è un avversario da sottovalutare la volpe. » continuò il capo dell’Akaztuki limitandosi a fissare i due che avrebbero dovuto vedersela con Naruto. «Avevamo programmato di prenderlo per ultimo ma a quanto pare ci sarà uno stravolgimento dei piani. »
«Ah, Itachi, come facciamo a riconoscere il portatore? »
Domanda più che legittima ed in cuor suo sperò vivamente che Itachi non rispondesse a quella domanda, cosa che però non accadde.
«E’ quello che urla sempre ed attacca per primo. »
Ovviamente le speranze di Reyko divennero vane, anche perché effettivamente non avvertirli riguardo quel ragazzo sarebbe stato stupido. Lei aveva rischiato grosso ed i suoi due compagni l’avevano coperta, ma quella fortuna sfacciata non sarebbe durata per sempre. 
Un ghigno particolarmente divertito si fece largo sulle labbra di Deidara, che agitò la propria chioma lunga e bionda, prima di far cenno a Sasori di seguirlo. Il corpo inerme del Kazekage era ancora disteso a terra, nessuno l’avrebbe toccato perché era proprio lui che quei ragazzi volevano. Per un attimo Reyko si domandò le dinamiche fra Naruto ed il Kazekage, magari se fosse rimasta ancora le avrebbe raccontato qualche altra storia della sua vita.
Inspirò profondamente la ragazza, prima che Hidan e Kakuzu scomparissero dalla grotta. Pain, invece, stava nascondendo, come sempre, la grande statua di pietra per evitare che essa potesse essere vista da occhi indiscreti. Era solamente lui che sapeva come fare e l’eremita non aveva mai fatto domande del genere. 
«Bene, potete andare anche voi. Vi terremo aggiornati su quello che succederà nello scontro con la Volpe. »
Non riuscì nascondere uno sguardo sollevato e solamente allora tutti quanti scomparvero, lasciando Sasori e Deidara in quel covo. 
Sperò con tutto il cuore che accadesse qualcosa, qualsiasi cosa, per impedire a quei due di combattere contro il ragazzo, ma si sa, Reyko ormai non credeva più nei miracoli. 
Riaprendo gli occhi una boccata d’aria fresca fu quanto di più salutare ci fosse per l’eremita, che con qualche difficoltà sciolse l’intreccio delle gambe e le distese. Erano passati tre giorni per il rito di sigillo e non si sentiva molto bene. Doveva ammettere che quella era la prima volta che la stancava tanto, forse proprio per lo spirito combattivo e l’attaccamento alla vita del giovane. Magari avrebbe chiesto qualche informazione successivamente a Zetsu, al momento voleva soltanto riposare o per lo meno allontanarsi, perché la chiamata era giunta quando erano ancora troppo vicini al Paese del Fulmine.
Doveva mettere distanza fra lei e quel posto, ed infatti, senza dire niente a Zetsu, che era caduto dalla roccia su cui era rimasto seduto fino ad allora, iniziò a camminare lentamente. 
   
 
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