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Autore: Nena_Kurata    22/12/2017    0 recensioni
La normale vita di una ragazza adolescente, Serena, che, in un noioso sabato pomeriggio di solitudine, decide di uscire a farsi due passi...leggendo...mentre cammina. Si scontrerà con un tipo parecchio arrogante e strafottente, odioso. Le loro vite si intersecheranno sempre di più, tutto a causa di una serie di (s)fortunati eventi!
" < AHI! >
…come ci sono finita per terra? Non ero in piedi un attimo fa? Oddio e il manga? E se si è rovinato?
Fortunatamente è accanto alla mia mano che mi accorgo essere leggermente graffiata.
Sospiro di sollievo. Alzo gli occhi e la prima cosa che penso è “ perchè il protagonista maschile del fumetto è vivo?”
Un tizio alquanto perplesso mi scruta curioso e arrabbiato allo stesso tempo. Ops.
Probabilmente si aspetta delle scuse. "
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PERCHE' TUTTE A ME?
 
Ok. Non sarà una tragedia.
Ho fatto lavare, smacchiare e stirare la maglietta di quell'emerito ingrato, pagando anche fior di quattrini dannazione, ora devo solo restituirla. A quanto pare non era una macchia così facile da togliere come pensavo; dannati cocktail appiccicosi.
Prendo il telefono e mando un messaggio:
 
Maglietta pronta.
Dimmi dove e quando.
Serena
 
La risposta arriva subito
 
Sicura che sia pulita?
 
No, l'ho lavata con uova e terriccio.
Ovvio che è pulita, idiota!
 
Modera i termini bimba.
 
Oddio lo uccido.
 
Senti, dimmi quando te la posso ridare e finiamola.
 
Oggi alle 17 in centro allo chalet.
 
Perfetto. A dopo.
 
Ma perchè tutte a me? Perchè l'ho dovuto incontrare proprio io l'essere più odioso sul pianeta terra?
Dea bendata proprio non mi vuoi bene per niente.
Almeno una magra consolazione c'è: oggi gli riporto la maglietta e non dovrò più avere a che fare con lui! Semplicemente fantastico.
 
< Serenaaa!! >
Uffa madre non c'è bisogno che urli.
< mamma ti sento anche se non urli, abitiamo nella stessa casa sai? >
< simpatica. Ascolta io devo andare a fare la spesa, vieni con me? >
mmm...si perchè no.
< si arrivo! >
 
Sarà una vita che non vado a fare la spesa con mia mamma; da piccola invece ci andavo spesso: mi faceva sentire grande prendere le cose e metterle nel carrello.
Vai a sapere che ragionamenti contorti faceva la mia mente...
 
In ogni caso, il supermercato dove mamma abitualmente si rifornisce è sempre il solito da anni. C'è persino la stessa cassiera che oramai mi conosce la una vita!
Prendiamo un po' di cose di prima necessità, poi, mentre mamma si dirige verso il reparto “frutta e verdura”, io mi dissocio un attimo:
 
< mà, vado un secondo al piano di sopra! >
< d'accordo >
 
Ho sempre adorato “il piano di sopra”.
Ci sono vestiti, giornali, dvd e videocassette, giocattoli, pentole e cose per il fai da te...insomma tutto ciò che non è “cibo”.
Ma soprattutto, al piano di sopra, c'è il reparto cancelleria.
 
Ora, so che potrebbe sembrare una cosa da malati, ma credo di avere un problema con gli oggetti della cancelleria.
Tutte quelle gomme dalle forme carine, i pennarelli e le matite colorate, gli evidenziatori, i quaderni e i raccoglitori, le puntine, la plastilina, i post-it. Bellissimo!
Non sembra tutto così dannatamente necessario?
A me si. Solo che le mie finanze non sono abbastanza cospicue da permettermi di portarmi a casa l'intero stand di pennarellini colorati.
Prima o poi li comprerò, lo giuro!......
Si...certo. Come tutte le altre cento mila volte. I drammi della vita.
 
Un ultimo sguardo a una nuova marca di pastelli a cera e mi incammino per tornare da mamma.
Passo davanti al reparto uomo e su un appendiabiti vedo una t-shirt  blu mare.
Mi vengono in mente due occhi profondi e blu.
Quel colore starebbe benissimo a Riccardo.
Rimango un attimo interdetta a fissare la t-shirt.
Riccardo?
Ma cosa diamine vado a pensare. Devo essere ancora sotto l'effetto dei fogli profumati e dei post-it a forma di stella.
Scuoto la testa e mi affretto a tornare di sotto.
 
< ci hai messo tanto, cos'è ti sei fermata di nuovo al reparto cancelleria? >
 
sorrido colpevole a mia mamma < già >
“e non solo” aggiungo dentro di me.
Paghiamo. Aiuto mamma ad imbustare la spesa e carichiamo il tutto in macchina.
Arrivati a casa mettiamo le cose in ordine e poi do un'occhiata all'orologio.
Sono le 16.30.
Perfetto. L'appuntamento con Riccardo è tra mezz'ora. Sono in orario.
Salgo in camera a prendere la borsa, passando davanti allo specchio che si trova nel piccolo corridoio prima della porta della mia stanza.
Mi guardo.
Perchè mi vedo strana?
Jeans, vecchia t-shirt dell'hard rock e converse logore. Capelli un po' alla “via col vento”, un po' di matita sbavata. Sono io. E non devo andare da nessuna parte in particolare.
Ma c'è qualcosa che non mi torna.
 
Corro in bagno. Mi lavo velocemente viso e denti, mi trucco di nuovo e spazzolo i capelli cercando di dargli un senso.
Entro in camera e cambio maglietta. Siamo a aprile, le giornate iniziano a essere più lunghe ma sono ancora un pò fredde, soprattutto andando verso la sera.
Mi metto un maglioncino leggero color pastello e le vans nuove. Mi tengo i jeans. Prendo borsa e giacca e passo di nuovo davanti allo specchio...meglio.
Non so perchè ma così mi sento meglio.
Sorrido. Da sola. A me stessa.
Poi la faccia nello specchio si fa perplessa: perchè sorrido da sola a me stessa? Mah...
Guardo l'orologio, sicura di avere ancora un monte di tempo.
Le 17.05.
Cosa?!
Ma perchè le lancette sono perennemente contro di me?!
Prendo il casco e esco di corsa. Sono in ritardo. Di nuovo.
< ciao mamma a dopo! >
< eh? Dove v... >
ma ho già chiuso la porta.
 
 
< alla buon ora! >
 
Accaldata, con la matita sbavata per il vento che mi ha fatto lacrimare gli occhi e un po' di fiatone per la fretta, vorrei comunque prenderlo a schiaffi.
 
< scusa > sussurro a denti stretti. Che sarà mai? Sono solo le 17.15. L'appuntamento era un quarto d'ora fa ma, fidati caro, avrei potuto fare di peggio.
 
< sisi...allora la mia maglietta? >
Perchè deve essere sempre così scontroso? Che nervi.
 
< è qui... > dico cercando nella borsa. O almeno dovrebbe.
Cerco meglio, non c'è. Dimmi che non l'ho dimenticata.
Guardo nel bauletto e nel sottosella del motorino. Non c'è. Ovvio.
Perchè tutte a me?
 
< senti... > dico cercando di essere cordiale < ti va se ti offro un gelato? > sorriso fintissimo a trentadue denti.
 
< te la sei dimenticata vero? > dice lui scocciato
< si >
< lo dicevo io che tu non hai tutte le rotelle a posto! >
< ehi! >
< avanti torna a casa a prenderla. Ti aspetto qui! >
< come ? >
< vai a prenderla, ho detto. Mi serve stasera >
< oh certo e secondo lei, Sua Maestà, io sono ai vostri ordini! >
< tuo il danno, tu rimedi. Avanti. Se non ti muovi mi offri pure il gelato per l'attesa >
< ma come...grrr > quanto lo odio!
 
Avanti Serena. Tranquilla. Prima gliela porti prima si toglie dalle scatole. Alla fine è tutto di guadagnato!
< okok. Aspetta qui >
 
Vado al motorino, metto il casco e accendo.
E accendo.
E accendo di nuovo.
Rido. Ovvio. Adesso questo dannato coso non parte nemmeno!
Alterata provo ancora.
 
< ma non mi dire?! Adesso non parte? >
Ah! ma come fa a sbucare sempre da nulla.
< ma come fai a sbucare sempre dal nulla? >
< dono naturale > sogghigna alzando le spalle
< si certo. Ora, se non ti dispiace, invece di stare li a guardare, dammi una mano! >
 
Senza rispondere, Riccardo alza gli occhi al cielo e mi fa cenno di scendere.
Poi prova ad accenderlo con la pedalina laterale. Una, due, tre volte. Niente.
 
< probabilmente è successo qualcosa all'interno del motore ma adesso non ci penso proprio a sporcarmi le mani. Andiamo >
< andiamo? Dove? >
< a casa tua no? >
< e perchè? >
< per riprendere la mia maglietta, scema! >
< scema?! Scema a chi?! >
< a te. E adesso muoviti! >
< e come ci arriviamo a casa mia, genio? A piedi? Non è vicina sai?! >
< ti porto io, in moto. Tu mi dici la strada, io guido >
< non ci penso proprio! Te la riporto domani, non mi fido, chissà che guida spericolata che hai! >
< ti ho detto che mi serve per stasera, avanti sbrigati >
< ah ah cos'è? hai un appuntamento con una ragazza e quella è la tua maglia portafortuna? >
< esatto >
 
Ah.
Ovvio. È normale. Un tipo come lui, oggettivamente un bel ragazzo, è ovvio che sia circondato di smorfiose che ci provano.
< ehi? Ti sei imbambolata? >
< eh? Che? Nono tutto ok. Andiamo > dico rassegnata.
Sale in sella, io dietro di lui.
< reggiti a me >
A lui? ...dannata moto sportiva senza maniglie per aggrapparsi.
Perchè tutte a me?
 
Parte. E lo sapevo. Va veloce e guida come un pazzo!
Quando prende una buca, mi stringo più forte per paura di cadere e sento il suo respiro bloccarsi un attimo.
E comunque...si uffa...lo ammetto. La situazione non mi dispiace poi molto. Ha le spalle larghe e il suo torace è caldo e muscoloso. Ispira sicurezza, forza…e per un attimo la voglia di stringerlo ancora di più.
Solo un attimo sia chiaro.
Durante il tragitto parlo solo quando devo dirgli che strada prendere e lui annuisce per fare segno che ha capito.
Arriviamo a casa molto velocemente....forse troppo.
 
< aspettami qui. Faccio in un attimo > dico scendendo
< no problem > risponde
 
Entro in casa e mi fiondo in camera a prendere quella maledetta maglietta.
L'avevo lasciata sul letto. Scema.
Scendo e appena faccio l'ultimo gradino, mamma mi blocca:
< chi è quello qui fuori? >
< ehm...un amico > anzi un conoscente antipatico per l'esattezza
< e perchè è qui? >
< mi si è fermato il motorino e mi ha dato un passaggio visto che mi ero dimenticata una cosa >
< aah...è carino > dice mamma sorridendo. E insinuando.
< mamma! > sgrano gli occhi. No! Pure lei come Alessia!
< che c'è? È vero > e se ne va. Alzo gli occhi al cielo.
Lo so che è carino. Ci vedo anche da sola. Esco.
 
 
< fatto > dico, lanciandogli la maglia
< brava bambina! > sorride lui prendendola al volo
< bambina? Ti sembro una bambina? > lo guardo infastidita
< no > dice serio
 
Ok. Non era assolutamente la risposta che mi aspettavo.
< ok. Grazie. Adesso vado >
< aspetta! >
< cosa? >
< e il mio motorino? >
< ah. Ehm. Bho? >
< come bho? >
< cosa dovrei fare io?? >
< non lo so, darmi una mano!...vabbè senti riportami in centro, me la sbrigo da sola >
mi rimangio per l'ennesima volta tutte le poche cose carine che ho pensato su di lui.
Non è affatto affidabile. Per niente.
È antipatico, irascibile, arrogante...ha due occhi blu come il mare e le braccia forti.
Dicevo. Appunto. Per niente affidabile.
 
Ritornati in centro, Riccardo si ferma nel parcheggio dello chalet. Scendo dalla moto e vado verso il mio motorino, provo a riaccenderlo normalmente “traditore!” penso quando questo si parte al primo tentativo.
Vedo che Riccardo ha parcheggiato ed è sceso dalla sua moto. Pensavo che se ne sarebbe direttamente andato via…bah.
Salgo sul motorino e tolgo il cavalletto per andarmene
 
< ehi dove vai! >
È lui. Ma cosa vuole ancora!
< senti la maglia te l’ho ridata ed è probabilmente più pulita di quando l’hai comprata. Cosa diamine vuoi ancora??? > sbuffo stizzita.
 
Volevo solo andarmene a farmi gli affari miei…
beh non che avessi qualcosa di particolarmente importante da fare…
a dire la verità non avevo proprio nulla da fare…
ma comunque volevo andare via da quell’insolente: averlo intorno mi irritava.

< eh no cara! Ora voglio anche il gelato >
< eh?? Gelato?  E io cosa c’entro? Vattelo a prendere! >
< non ci penso proprio, dopo tutto il tragitto che mi hai fatto fare per la MIA maglietta che TU hai dimenticato. In più prima me lo avevi offerto, quindi andiamo >
 
E prima che io possa dire qualcosa, toglie rapidamente le chiavi dal quadro di accensione del mio motorino.
< Ehi! Ridammele! Non ci tengo proprio a offrirti nulla! >
< Ah si? Allora le chiavi me le tengo io, bye bye bimba  > e si incammina verso il centro
< tu ti diverti a tormentarmi > lo dico più a me stessa, come un’affermazione, che a lui
< …potrebbe… >
< accidenti! Almeno fammi bloccare lo sterzo! >
 
Riccardo torna indietro. Magari ha cambiato idea! Sorrido sollevata e tendo una mano per avere le chiavi tutta contenta.
< faccio io > mi dice < non mi fido…se te le lascio, tu accendi e scappi e io non posso avere il mio gelato >
< ma noooo! Ti pare! Non ci pensavo proprio! > Uffa, mancava poco e sarei stata libera.
 
Blocca il motorino e mi slaccia il cinturino del casco. Per un attimo le sue dita mi sfiorano il collo e sento come un brivido sulla schiena.
Lui pare non farci caso.
< guarda che so farlo anche da sola >
< non ne sarei tanto sicuro visti i precedenti…e come ti ho già detto non mi fido >
Mi sfila il casco e lo mette nel bauletto posteriore mentre io scendo dal motorino.
Poi rimette il cavalletto e blocca lo sterzo. Fa saltellare un paio di volte le chiavi nella mano e se le mette nella tasca della giacca…chiusa con la cerniera. Dannato.
 
< allora?! Ti vuoi decidere??!! >
Sono talmente irritata che la ragazza al bancone mi guarda come se fossi pazza.
Mr. Gradasso qui presente mi ha fatto girare 5 gelaterie, ha voluto assaggiare quasi tutti i gusti possibili e immaginabili e per un momento nella gelateria numero 3 ho creduto che avrebbe chiesto alla commessa di fargli assaggiare anche un pezzo di cono perché “ quelli che sanno troppo di plastica non mi piacciono ”.
Non gli piacciono quelli che sanno di plastica.
Ma che vuol dire poi?! È un dannatissimo cono, come tutti i coni per gelato! Zitto e mangiatelo!
< perché tutte a me? > mormoro sconsolata
Un altro minuto in compagnia di questo tipo e scoppio.
 
< va bene, prendo un cono con cioccolato e crema, grazie >
Cioccolato e crema? CIOCCOLATO E CREMA?!
Cioè mi ha fatto passare il pomeriggio a girare per gelaterie e adesso prende cioccolato e crema??!!
L’idiota deve aver notato la mia espressione scioccata che mi guarda e fa
< che ci vuoi fare, sono uno da gusti semplici > e sorride beffardo
 
Io lo uccido. Semplice. Sarebbe semplice: prendo lo sgabello proprio dietro di noi e glielo spacco in testa.
Veloce e indolore.
La mia mente passa in rassegna un altro paio di modi per mettere fine alla vita di questo individuo prima di accorgersi che la commessa mi sta guardando
 
< sono 2,50 € >
Ah bhe certo, dovevo pagare io. Me ne stavo dimenticando. Pago il gelato ed esco.
< allora hai avuto la tua dannatissima maglietta, il tuo dannatissimo gelato e mi hai fatto sprecare un pomeriggio intero! Contento? >
< si >
< benissimo, a non rivederci >
 
Esausta me la filo di gran carriera al parcheggio e arrivata al motorino mi viene in mente che…
Sospiro sconfortata. Me ne ero scordata.
< perché tutte a me? >
Prendo il cellulare e mando un messaggio. Due parole.
 
Le chiavi.
 
La risposta arriva pronta.
 
Ah già.
 
Come “ah già”, e basta?
 
Vieni a riportarmele no?
 
No, vieni tu. Non ho ancora finito il gelato.
 
E non puoi mangiare mentre cammini??
 
Non mi va.
 
Arrrrgggggg. Non lo sopporto. Dannato.
Ultimo sforzo e poi è finita.
 
Non muoverti.
 
Mr Gradasso è sempre lì, beatamente seduto sulla panchina fuori dalla gelateria che si gusta il suo gelato tranquillamente. Mi fermo in piedi di fronte a lui.
 
< le chiavi >
e me le lancia ma, ovviamente, colta alla sprovvista non riesco a prenderle. Ovviamente. Questa non è la mia giornata.
Sbuffo e mi chino a raccoglierle. Alzo gli occhi e mi ritrovo il suo volto molto vicino.
Ha appoggiato i gomiti sulle ginocchia protraendosi in avanti. E mi fissa. E sogghigna. Probabilmente è divertito dalla mia goffaggine, e dire che la mia coordinazione dovrebbe essere perfetta: ballo da una vita!
Ma oggi non è assolutamente la mia giornata. Decisamente.
 
Rimango un attimo imbambolata. Non preparata a quella distanza ravvicinata.
Mmh…Mi sono sempre piaciuti gli occhi blu a contrasto con il colore scuro dei capelli.
E i suoi sono blu, oggi un po’ più chiaro.
 
< ehi ci sei? >
< eh? >
< perché mi stavi fissando? >
Mi ricompongo.
< non ti stavo fissando! >
< a me sembrava di si… >
< ti sarai sbagliato! Perché dovrei stare a fissare te!...guardavo….il gelato >
Bhe, complimenti Serena, grande scusa che sei riuscita a trovare.
< ah si? Ne vuoi un po’? > chiede ghignando
< cosa?! >
< vuoi un po’ del mio gelato? > e mi porge il cono dalla parte del cioccolato  avvicinandosi ancora.
Mi sento avvampare le guance per la vicinanza. Afferro la sua mano, giro il cono gelato e dò un morso.
< a me piace la crema >
Lui mi guarda tra lo stupito e il divertito.
 
Il freddo del gelato sui denti mi fa tornare in me: ma che sto facendo??!!
Mi sto comportando come un’idiota. E poi perché ho dato un morso??
Ahh, è freddo! Mi si sta congelando il cervello, che cosa fastidiosa.
Mi alzo in fretta. Mormoro un ciao e me ne vado.
Non vedo l’ora di andarmene a casa. Sono sfinita.
Perché tutte a me?
ciao sono tornata! capitolo 2, spero vi piaccia. fatemelo sapere nelle recensioni! Alla prossima Nena
   
 
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