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Autore: Vago    23/12/2017    3 recensioni
Questo mondo è impazzito ed io non posso farci nulla.
Non so cos'hanno visto in me, ma non sono in grado di salvare chi mi sta vicino, figurarsi le centinaia di persone che stanno rischiando la vita in questo momento.
Sono un allenatore, un normale allenatore, non uno di quegli eroi di cui si parla nelle storie sui Pokémon leggendari.
Ed ora, isolato dal mondo, posso contare solo sulla mia squadra e sulle mie capacità, nulla di più.
Sono nella merda fino al collo. No, peggio, sono completamente fottuto.
Non so perchè stia succedendo tutto questo, se c'entrino davvero i leggendari o sia qualcosa di diverso a generare tutto questo, ma, sicuramente, è tutto troppo più grande di me.
Hoenn, Sinnoh, due regioni in ginocchio, migliaia di persone sfollate a Johto dove, almeno per ora, pare che il caos non sia ancora arrivato.
Non ho idea di come potrò uscirne, soprattutto ora che sono solo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Rocco Petri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Videogioco
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Non avevo molto da prendere. Le ultime cose che mi erano rimaste non riuscivano a riempire nemmeno la metà del mio zaino sporco.
Artigliai con stizza la sfera che tenevo in mano, quando tornai ad avvicinarmi alla serranda bloccata.
Non mi interessava nulla di quello che aveva lasciato scritto Rocco, non mi interessava che mi considerasse un bambino, non mi interessava nemmeno se ci fosse davvero un buco nero sulla vetta di quel fottuto vulcano.
Avevano cercato di uccidermi fin troppe volte, per i miei gusti, e avrei aperto il culo a chiunque si fosse messo sulla mia strada, a costo di dare io stesso un’altra spranga in mano a Mary.
Porca troia.
Lanciai in aria la sfera consumata, facendola vorticare su sé stessa.
Karden e Mary avrebbero fatto meglio a sbrigarsi ad arrivare. Per quanto riguarda quei due, non possono fare danni qui dentro. Non troppi per lo meno.
Blaziken mi guardò con i suoi occhi scuri, in attesa di un mio comando.
Almeno qualcuno che mi da retta esiste ancora.
- Tira giù quella serranda, a costo di fonderla completamente. –
Il mio pokémon appoggiò le sue mani artigliate alla superficie metallica, facendo scaturire dai suoi polsi fiamme mano a mano sempre più calde e ruggenti.
La serranda si fece dapprima incandescente, per poi cominciare a colare verso il basso, generando un buco che si allargava a vista d’occhio sotto la spinta del mio starter.
Un denso vapore si sollevò sul lato esterno, generato da tutte le gocce di pioggia che cadevano incessantemente sulla superficie bollente.
Attraversai il varco non appena si fu raffreddato.
Volevo partire, prendere a calci in culo un po’ di persone e tornare alla mia vita.
Avvertii il fruscio delle suole di uno dei due guardiani sul fango alle mie spalle, poco dopo l’inquietante mole del signore degli incubi cominciò ad incombere su di me.
Mio padre davvero mi aveva affidato al protettore di un pokémon del genere? Cosa cazzo gli era passato per la mente, in quel momento?
Non riuscirò mai a capirlo, quell’uomo.
- E Mary? – chiesi senza voltarmi, mentre il mio dito premeva sul pulsante della pokéball che avevo in mano, facendo rientrare al suo interno Blaziken.
- L’ultima volta che l’ho vista stava trafficando con le capsule di sotto, mentre parlava ai due ragazzi svegli. –
- Merda. Spero che si muova a raggiungerci. – feci scorrere i polpastrelli sulle sei sfere, distrattamente – Karden, avrò bisogno di un passaggio, fino al monte Camino. Non mi fido a far fare un teletrasporto alla cieca alla mia Gardevoir. –
- Per me non c’è nessun problema. –
Cadde il silenzio.
Non sapevo che altro dire, per portare avanti la conversazione con lui.
Sospirai, mettendo la mano destra nella tasca dei pantaloni per proteggerla dall’acqua.
- Karden, devo farti una domanda. Perché continui ad andare dove decido io? La prima volta che ci siamo incontrati mi hai detto che la tua maggiore preoccupazione è quella di proteggere Darkrai. –
- Senti, Nail. Se pensi che ti stia attaccato al culo perché me lo ha chiesto tuo padre, ti sbagli di grosso. All’inizio era così, ma la mia intenzione era quella di mostrarti questo posto, dirti quel paio di cose che dovevi sapere e scapparmene in qualche angolo remoto di mondo. Non che tu non mi stia vagamente simpatico, ma non vali quanto la mia vita. Il… problema è la situazione in cui lo starti accanto mi ha infilato. Io sarei dovuto fuggire da chiunque avesse a che fare con questo laboratorio ed ecco che mi si para davanti quella psicopatica di Mary e la certezza che qualcuno sta usando degli studi sui leggendari per fare casino in tutte le regioni. Vi ho aiutato con i feriti, poi mi sarebbe piaciuto andarmene, ma, ehi, non posso salvare Darkrai se un buco nero si mangia il mondo. –
- Quindi rimani con noi perché non ha ancora trovato un momento buono per dileguarti senza sembrare uno stronzo. –
- Si, è più o meno la mia situazione. –
Mary arrivò con un passo fin troppo lento, fermandosi a guardare il buco nella serranda, prima di attraversarlo.
- Vuoi veramente andare là? – mi chiese poi, appoggiando i palmi delle mani sui suoi fianchi.
- Si. E intendo anche ritornare qui da vivo. – risposi, irritato dalla flemma che l’accompagnava.
- Come preferisci. Ma sappi che se c’è qualcosa di troppo grande, lassù, io non rimarrò con voi a suicidarmi. –
Cresselia e Darkrai si librarono tra le gocce d’acqua, lasciandosi alle spalle l’isoletta fangosa dalla quale erano emersi.
Non poteva esserci un buco nero, nella bocca di quel vulcano.
Non c’era modo che ci fosse.
L’avremmo visto, no?
O, almeno, avremmo visto delle rocce venire risucchiate.
Credo.
Dannazione!
Il monte Camino mi comparve davanti poco a poco, comparendo tra la nebbia e le nubi temporalesche.
Non c’erano lapilli che illuminavano il cielo sopra di lui, nessun fiume di lava scorreva sui suoi pendii, nemmeno il cielo cupo sopra di lui non era illuminato dalla lava ribollente che sapevo esserci all’interno di quel cratere.
Quel monte aveva forse smesso di essere attivo? Si era calmato, finalmente?
Un dubbio terribile mi attanagliò la mente.
Diedi un colpetto sulla spalla di Karden, che stava seduto davanti a me sul dorso del pokémon dal manto nero, per attirare la sua attenzione.
- Senti, tu sai cosa potrebbe succedere se un pokémon leggendario muore? –
- Non credo sia possibile che muoiano, dopotutto sono in giro da centinaia di anni, no? –
- Si, lo so. Ma se qualcuno lo provasse ad uccidere e il suo guardiano non fosse in grado di proteggerlo, cosa potrebbe succedere? –
Karden rimase in silenzio, turbato.
- Credo… - riprese dopo qualche secondo, con una nota di indecisione nella voce – Credo che ci accorgeremo subito della sua dipartita, sempre ammesso che non saremo già morti. Il tempo che non scorre, lo spazio che si appallottola su sé stesso, i continenti che si disgregano, i mari che si prosciugano. Questo è quello penso potrebbe succedere. –
- Va bene. –
Forse l’inattività del monte Camino non è dovuta alla morte del leggendario Groudon. Forse.
Questo però non mi consola più di tanto.
C’è qualcosa che non va, là.
Atterrammo appena fuori dal cratere, sulla fresca roccia lavica che aveva sommerso il sentiero che avrebbe dovuto portare fino a Cuordilava.
- Cerchiamo di essere cauti, adesso. – disse Karden a bassa voce., avanzando con la schiena bassa di qualche passo verso la bocca del vulcano.
Meno di due metri di dislivello mi separavano dallo scoprire che cosa aveva causato tutto quel casino. Probabilmente, là dentro c’era la stessa persona che aveva cercato prima di uccidermi e poi aveva mandato Jacob a finire il lavoro.
Strinsi la prima sfera tra le mani.
Ero fottutamente agitato.
Avanzai piano, finché i miei occhi non superarono quella barriera di roccia che mi impediva di vedere l’interno.
I sentieri che una volta percorrevano tutto il perimetro erano scomparsi, così come la stazione della funivia, di cui non rimaneva nulla.
La scarpata scendeva ripida verso le viscere di quella montagna, fino ad imbattersi in una piana di pietra.
Riconobbi almeno una decina di figure, immobili. Molte di queste scintillavano.
Probabilmente Rocco era sceso fin là per combattere.
Poteva aver perso? Perché i suoi pokémon dovevano essere fuori dalle loro sfere?
Non riuscivo a distinguere chiaramente nessuna delle sagome.
- Rocco potrebbe aver combattuto con qualcuno, là. – dissi a bassa voce, timoroso che qualcuno potesse sentirmi – Proviamo a scendere verso di loro, piano. –
Scavalcai la cresta che delimitava il cratere senza nemmeno aspettare una risposta dai due Custodi, c’era qualcosa di grosso, là sotto. Qualcosa di squadrato e metallico, non mi sembrava per nulla un pokémon.
Forse un macchinario o qualcosa del genere.
Scesi piano verso la piana, cercando di mettere a fuoco le figure che continuavano a sembrarmi sfocate.
Decisamente c’erano dei pokémon a terra, là. Ne contai almeno cinque di tipo acciaio, quelli di Rocco, presumibilmente.
L’allenatore dei capelli grigi, però, non riuscivo ad individuarlo.
Il macchinario, poi, finalmente, si mostrò a me.
Era composto da una serie di anelli impilati l’uno sull’altro e rinchiusi da quattro alti puntelli d’acciaio. Era larga e tozza, la parte cava al suo interno poteva probabilmente arrivare ad ospitare un Wailord di medie dimensioni.
A cosa poteva servire una cosa del genere?
I due Custodi mi raggiunsero, seguiti dai rispetti pokémon a cui erano legati.
- Mary, ti dice qualcosa quell’affare? – chiesi, indicando il macchinario che occupava il centro della piana.
- No. Non ho mai visto una cosa del genere. –
Forse non aveva a che fare con le ricerche sui leggendari, quella storia.
Nell’aria si spanse un suono vibrante, prodotto da uno strumento a fiato dolce, forse un flauto o un clarino, non ne ero certo.
Le note parevano riverberare in tutto il cielo e la terra, senza avere un’origine precisa.
- Scendiamo. Se là sotto c’è un allenatore che ha dovuto affrontare Rocco, la sua squadra potrebbe non essere nella migliore delle forme.
Forse potremmo riuscire a vincere anche una lotta.
Lo strumento smise di suonare, facendo ricalare il silenzio il tutto il cratere.
Non successe nulla di visibile.
- Nail, sei sicuro? – mi chiese Karden.
- Non possiamo fare nient’altro, se non nasconderci e sperare che non ci succeda nulla. –
- Allora andiamo. – disse  alla mia sinistra Mary, cominciando a scendere verso il macchinario.
Non potevo avere ripensamenti, non ora.
Seguii la ragazza che mi precedeva, pronto a combattere.
   
 
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