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Autore: queenjane    23/12/2017    0 recensioni
Catherine Raulov cresce alla corte di Nicola II, ultimo zar di tutte le Russie, sua prediletta amica è Olga Nicolaevna Romanov, figlia dello zar. Nel 1904 giunge il tanto atteso erede al trono, Aleksej, durante la sanguinosa guerra che coinvolge la Russia contro il Giappone la sua nascita è un raggio di sole, una speranza. Dal primo capitolo " A sei settimane, cominciò a sanguinargli l’ombelico, il flusso continuò per ore e il sangue non coagulava.
Era la sua prima emorragia.
Era emofiliaco.
Il giorno avanti mi aveva sorriso per la prima volta."
Un tempo all'indietro, dolce amaro, uno spaccato dell'infanzia di Aleksej, con le sue sorelle.
Collegato alle storie "The Phoenix" e "I due Principi".
Preciso che le relazioni tra Catherine e lo zar e la famiglia Romanov sono una mia invenzione, uno strepitoso " what if".
Al primo capitolo splendida fan art di Cecile Balandier di Catherine.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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“Ci siamo, sei contento Andres? Nessun ripensamento, spero” lo scrutò con attenzione, rise della sua battuta, che Catherine gli avrebbe torto di sicuro il collo se le combinava qualche scherzo.. Quindi tolse un minuscolo pelino che aveva osato posarsi sulla manica dell’uniforme, non sapeva che dire, di preciso.
“Sì.Grazie per essere passato a salutarmi” Gli strinse le spalle, una piccola pausa. Alto e imponente, era uno splendido membro dei dragoni a cavallo spagnoli, reggimento in cui aveva militato nella sua prima, luminosa giovinezza, prima delle tragedie.  Gradi e medaglie sul petto e le spalle, onorificenze ricevute per merito, e Alessio percepiva la sua indifferenza, per lui erano tiri della sorte, non vi aveva badato, non aveva cercato ed era un eroe.
“Andres, andiamo in chiesa, NON devi fare tardi”
“Dopo l’arrivo della sposa, la cerimonia dura circa un’oretta, Jaime è abbastanza veloce. “
“Speriamo, tanto ho mangiato a colazione, principe Fuentes”
“Come fai a saperlo..? Che non abbiamo detto nulla..”
“EH..??? Aspetta, tu hai titolo di conte, era per battuta, che in genere sbuffi e ora sei sorpreso..” Con malizia.
“ Enrique è sempre stato innamorato di una donne della borghesia, a modo suo, chiariamo” sarebbe stato bene nei panni di un sultano, rifletteva, e in fondo lui poteva ben tacere. Dalla memoria sorse il viso di Isabel, luce ed armonia, sostituito da quello di LEI, con le stelle di diamanti che le illuminavano i capelli, che aveva sfilato, mentre facevano l’amore, quindi, ecco,  quello di Catherine, simmetrico e perfetto. Signore, fate che non sbagli, che non si penta mai di avermi sposato.. è tanto giovane, rispetto a me.
“ E se la sposa, si degrada, a livello nobiliare. Il cugino di mio padre; Kirill, ha sposato una divorziata, mio zio Michele una donna di rango inferiore, un bel caos.” Poi “Andres, muoviamoci, deve fare tardi la sposa, non tu..che avete inventato?”
“Sennò mi strozza con le sue manine.. la sposa”( Ne sarei stata capacissima, fidatevi..)“Niente, abbiamo trovato un’intesa. .”
“Cioè, ha rinunciato alla primogenitura per un piatto di lenticchie, come quello della Bibbia?”
“In un dato senso, ma lui .. Ha sempre detto che solo per un gioco di dadi era il primogenito, che ero più adatto io.”
“Così lui diventa un signor nessuno e tu l’erede..Ah, però. Bella responsabilità, che gestirai, te la cavi sempre tu, comunque muoviti, sennò la tua principessa ti prende a legnate, seriamente, seguita dalla tua amabile sorella, altro che diventare signore di Ahumada e compagnia, pensa se arriva prima la sposa dello sposo, all’altare, ti strozza, minimo, come hai detto”
“Non è così tremenda. Marianna, dico, che Catherine me la sposo con cognizione di causa, sapendo come è.. Su” (ANDRES ..che volevamo insinuare?)
“Insomma. È  senza tanti giri di parole. Marianna, dico, a Tata piace, le è davvero simpatica”
“E’ cresciuta con tre maschi, diciamo che sa il fatto suo” Si impose di essere allegro, senza malinconie. “Sai che suo marito è più giovane di lei di un paio d’anni? Cioè, ha la mia età, all’epoca ne dissero .. che era troppa vecchia, chissà se avrebbero avuto figli, invece .. Ne hanno avuti cinque”E Marianna era fertile come una melagrana, uno dei blasoni dei Cepeuda. “Daniel, Nicolas, Andres, Elisabetta e Jaime” magari ci sarebbe scappato il sesto, la marchesa avrebbe voluto un’altra bambina e Raul si sarebbe impegnato ad accontentarla. Se glielo avesse chiesto, le avrebbe portato la luna e gliele avrebbe deposta ai piedi.
Alessio immagazzinò l’informazione, Fuentes padre a precisa domanda della zarina aveva detto di avere sei nipoti. Forse un bambino era morto in tenera età, pure non era il caso di fare osservazioni, gli era sorta in mente un’ipotesi. Xavier 1901 era scritto sul tatuaggio, della rosa che il leone rampante teneva sulle zampe, piccole lettere e numeri.  La bellezza del mondo e le sue fragilità, non è solo guerra. Pochi mesi dopo, Andres si sarebbe fatto altri tatuaggi, per celebrarmi e celebrarci, una piccola speranza.


Comunque, non eri in ritardo, semmai in anticipo, arrivasti alle undici e trenta spaccate nella piccola cappella nell’ambasciata spagnola della capitale, senza andare a scomodare la chiesa.  Tono minimo, o ci si provava.
Alix si mise a starnutire per il profumo di zagare, dava alla testa, da quante erano, fiori e fiori a profusione, con le rose e il mirto, intrecciati con nastri chiari e nodi d’amore (Tanik..!! ti eri superata, grazie ancora, avevamo passato la sera precedente in quell’occupazione, io, te, Marianna e le altre granduchesse, tranne che alle nove mi avevate mandato via, casomai la stanchezza mi avesse rovinato la carnagione.. ma va.. )  mentre Alessio, tranquillo, osservava la passatoia di velluto rosso,  le candele e quanto altro.
La zarina era vestita di azzurro, una lieve tinta  pastello, concessione alla lieta giornata, a mettere la mantilla non si era azzardata, troppo esotico, per i suoi gusti, alle orecchie e alla gola perle e zaffiri, in tinta con il suo cappellino e i guanti.
Olga e Tatiana erano in chiffon rosa cipria, Marie e Anastasia di un tono più scuro, con annessi accessori, pietre preziose e cangianti incastrate tra le alte uniformi, Enrique e Xavier padre e alcuni spagnoli del contingente dei volontari, Jaime vestiva i paramenti pastorali.
In punto di cronaca, il principe Raulov aveva inviato ulteriori, diplomatiche scuse, rifletteva Ella, sotto la mantilla di seta nera, che la snelliva ulteriormente, era armoniosa e fluida in un vestito a chiffon con piccoli fiori. Sasha controllava l’orario, i secondi non passavano mai.
Alla fine, intorno alle 11.42, R-R e io apparimmo.
Mi sentivo una pianta di arance ambulante, le zagare erano intrecciate nel bouquet, appuntate nel corsetto e tra i capelli raccolti, sorrisi a mia cognata, che mi avrebbe fatto da testimone, anche lei aveva la mantilla ed era nei vestita nei toni del verde acqua, che sottolineava le sue iridi di smeraldo.

Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine”..Ora ed allora eri di una superba avvenenza, luccicavi di gioia, perdonami il lirismo. Quando Fuentes sollevò la mantilla, ti sorrise, ricambiato, le zagare intrecciate nei capelli raccolti, scintille color mogano e i monili da princesa, appunto, il rutilare dei rubini e la squisita fattura dei gioielli, una visione ieratica. Molto bella la lettura, la lettera di San Paolo, Spes contra Spem, liberi dentro, al pari del passaggio della corda sui polsi, per indicare che eravate uniti per sempre, la dazione delle  13 monete, lo sposo che reca una dote alla sposa.. Quando diceste “Volio et accipio”, scambiando le fedi, da portare all’anulare destro, mi premetti il fazzoletto sugli occhi, commossa, come molte persone..la cerimonia terminò verso le una meno dieci. “
 
“FUENTES!!Ahora y por siempre..¡Estaremos con usted en esta lucha hasta el final!..Saremo uniti fino alla fine del combattimento! Hacia   el fin del mundo..fino alla fine del mondo.FUENTES!!Ahora y por siempre.”  .FUENTES!! .FUENTES!!
Uscendo nell’aria settembrina, sottobraccio, percorremmo una galleria formata dalle spade sguainate dei miei cognati, di mio suocero e gli altri ufficiali, mentre scandivano il motto dei Fuentes, tutto intero, augurando salute e felicità ai principi Fuentes, conti di Sierra Morena, Signori di Ahumada y la Cruz.
E iniziò la festa. .
FUENTES!! .FUENTES!!

“Posso..?”Alessio attese con pazienza il suo turno, dopo che avevo compiuto il giro con Sasha. Ero in una piccola saletta a rinfrescarmi l’acconciatura, di là la confusione aveva raggiunto ritmi epici, da accampamento acheo quando me li ero visti comparire a chiedere un ballo alla sposa, seguendo l’ordine di età, che poi sarebbero iniziate le danze SERIE. Mi tolsi le scarpe con il tacco e danzai scalza, per evitare una disparità eccessiva tra le altezze, loro erano serissimi peraltro. E nella pausa mi erano saltati addosso entrambi, uno a destra, l’altro a sinistra,una confusione di braccia  e baci.
“Certo” Si inchinò e mi allacciò la vita con un braccio, stendendo la mano per prendere la mia, mentre gli sfioravo la spalla.
Vorticammo senza fallo, in perfetto accordo, una musica silenziosa, giri armoniosi, al termine sorrisi e lo ringraziai, i suoi occhi di zaffiro e indaco erano irradiati da una grande gioia.
“Sei bellissima e io sono contento di avere ballato con la sposa. Ti saluto ora, che poi dopo ci sarà confusione..” Mi inginocchiai e lo strinsi, ricambiata, allacciata per il collo, le gonne sparse intorno come un ruscello oscuro.
“ Le domande te le prendi un’altra volta, princesa.” Rise e mi baciò sulla tempia.
“Ci avrei scommesso.  Alessio”Gli sfiorai il palmo”Ti ricordi che mi avevi promesso un ballo?”
“AH.. Ora sto bene” Mi baciò le mani. “Dopo il raffreddore e la crisi.. Mi hai fatto ballare in braccio a te e raccontavi la storia del bucaneve, Prima. Ora sto bene. O  cerco, stai bene pure tu”
“Sì.”
“Principessa Fuentes..”  sfiorò i rubini della collana, la guancia contro la mia.
“Zarevic.”
“Ti ricordi quello che diceva Alice al Bianconiglio, su quanto tempo è il per sempre?”
“A volte, solo un secondo..” citai, esatta.
“Che vi ha copiato il motto?”
“Non credo.. “Spiazzata “ Alessio sei una meraviglia..”
“Lo so. Vai Cat, che ti aspettano” e quei momenti erano un per sempre. “ E tanto sei sempre mia” intendendo credo che avevamo condiviso tanto fino ad allora ed il più ancora ci aspettava.
“Aspettino, vieni qui, come Sasha” Li strinsi entrambi, senza altre parole, poi mi rialzai e rimisi le scarpe, rientrando a testa alta e schiena eretta, una mano serrata dallo zarevic, l’altra da Alexander.
Il potere dei gesti.
E quando mi facesti leggere il tuo diario, Alessio, piansi “ 9.9.1916, Cat si è sposata con A. F. Buon cibo, cerimonia veloce, è stato bello ballare con lei, dopo. Mi sono sentito grande, era contenta, tanto, ha sorriso tutto il giorno. E mi pareva scattante, tranne che Olenka ha detto  che era stanca, si doveva riposare..” un piccolo trafiletto che mi fece ridere dopo. “Boh.. valli a capire i grandi
 
“Non sarà come Luigi XV”
“Jaime, queste battute sono da Enrique, che si astiene, per favore”
“ Non volevano paragoni e ci sono riusciti”
“E tanto ci hai pensato uguale.”
“Sì, era la mia migliore amica e ..”Un gesto della mano, bevve un sorso di champagne ghiacciato.  I tre fratelli Fuentes parlavano tra loro vicino a finestra, una pausa, mentre gli sposi avevano iniziato le danze, la prima parte del banchetto era giunta a compimento.
“Ah, Marianna, poi devi essere fiera di tuo marito”Cicalò Enrique. Se fosse stato meno ubriaco si sarebbe astenuto, reggeva bene e tanto aveva iniziato a straparlare,  che Marianna poteva risultare letale e non gliela avrebbe lasciata passare. Cresciuta con tre maschi, era assai diretta e senza fronzoli, inutile, era sempre stata Marianna la ribelle, l’indomabile.
“Cioè?” Lo trapassò con gli occhi
“Ieri sera siamo stati alla più rinomata casa di piacere di Piter”Abbassò il tono,  mentre Jaime rideva “Io, Andres, Raul, nostro padre e R-R. Sai come è .. l’addio  al celibato, Jaime è celibe a vita.” Lui rideva, che sipario, che situazione.
“Lo so, mica sono nata ieri. Che ha fatto mio marito? Poi Jaime si è ben divertito prima di prendere i voti” dato fattuale, i tre fratelli Fuentes erano sempre andati d’accordo su quel fronte, giovani uomini, avidi di vita e di piacere.
“Nulla. Come Andres. E li assediavano, fidati, è il loro lavoro e credo che alcune sarebbero andate gratis”Marianna annuì, le veniva da ridere. “Peraltro come undici anni fa.”
“ Che vai cianciando, Enrique?” strinse le palpebre, minacciosa.
“Che anche alla vigilia del vostro matrimonio lui si è astenuto, il suo addio al celibato è stato bere, come ieri sera, come ha fatto Andres. Ha osservato che non ne aveva bisogno, di donne, quando aveva TE. Che bastavi per 10. Osservazione intesa come complimento, lui è sempre stato cotto di te”
“Enrique, ti adoro.. Vuoi un caffè? Prendi un poca d’aria e ..”
“”Mi sono sacrificato io.”
“Già Enrique, immaginavo .. A proposito Luigi XV onorò sua moglie la prima notte cinque volte, su Andres evitiamo paragoni, che all’epoca aveva 16 anni, ora 33, vedremo”(. EHM..Mi compativano?)
Questi i discorsi tra fratelli, non certo da educande, Andres conosceva i suoi polli, mi indicò il trio che un poco rideva, un poco parlava, erano letali, poi scorsi Raul de Cepeuda, che si avvicinava deciso, forse sperando di evitare battute a proprio danno.
“Scusate, tra poco iniziamo con i balli e..Marianna, tutto a posto?”
“Raul de Cepeuda, mi estrella”
“Eccoci, tu zitto mai, Enrique..” Raul sbuffò, tese il braccio e  si inchinò a Marianna, le baciò la mano, erano davvero molto belli e innamorati, quando ero una ragazzina li avevo ben visti e quel sentimento si era mantenuto, senza logorarsi. Mi augurai che tra me e Andres durasse.
“ Vedrai che accoglienza trionfale avrà stasera.. lei vuole un altro figlio “
“Enrique, vai a prendere un po’ d’aria, è meglio”
“ Vero, evitiamo le scene, solo Jaime .. tu testimone, pronostico che l’anno prossimo avremo due nuovi nipoti, uno da Marianna e l’altro..”
“Così sia”
“Così sarà. Tanto devo mettere la testa a posto io pure”
Quando gli asini voleranno, pensò Jaime e lo dirottò verso la terrazza. Comunque, tutto sommato, aveva cambiato rotta ed era già qualcosa.
 
Verso le nove di sera, mi assentai per dieci minuti, con la scusa dell’acconciatura, invece feci un brindisi con i fratelli Romanov, si ritiravano e anche io non vedevo l’ora di farlo, che dovevo saltare addosso al mio legittimo consorte.
Risate, scherzi e auguri, la luce di settembre era un caleidoscopio di suoni e colori, morbida come le nostre parole leggere.  Eravamo felici. Gli ultimi raggi del sole calante illuminavano il mio anulare destro, con la fede nuova di zecca, vi era inciso Andres 9.9.1916.Belovednella mia “Catherine. 9.9.1916. Forever”nella sua.
Dai quaderni di Olga “ Alessio ci fece morire dal ridere quando, rientrando verso casa, osservò che parevate stanchini..Lui vibrava di eccitazione, era contentissimo, per un giorno non avevamo pensato alla guerra o alle perdite.. Mamma scosse la testa, eravate tutt’altro che “stanchini”, gli effetti della vostra presunta stanchezza si videro molto presto, era tutto il giorno che vi mangiavate con gli occhi. Strano che non abbia l’emicrania, ancora Mamma, salvo glissare che il monello si era allarmato, sarà solo stanca, Papa nascose la risata in un fazzoletto, era un eufemismo, tradotto.. festeggiate..“Che ho detto di tanto buffo?”mi chiese, che quella sera si impuntò che lo mettessi a letto io“Nulla di particolare, tesoro, era il modo” “Ah..quando la vedo?” “Presto..” “Domani?” “Dagli qualche giorno per riposarsi.. saranno esausti” Borbottò un piccolo uffa,  intanto gli davo un bacio, mi sdraiai vicino a lui, finchè non si addormentò. Quella sera un poco ti ho invidiato, avevi un marito e di sicuro vi sareste ben “riposati” E pensavo a Michael…. Ogni tanto riesco a sorridere ancora, che bello, ho peccato di superbia, accidia, irosità e .. lussuria, non è tra i primi comandamenti, nemmeno tra gli ultimi. Non era una gara, chiariamo, diciamo che, mutatis mutantis siamo sempre rimaste in sincronia” 
“Principe”
“Principessa..”
“Una festa bellissima, superba.. Tua sorella e la granduchessa…sono state impagabili, efficientissime”
“Già. Abbiamo mangiato, bevuto, riso e ballato, fatto le foto e..”
“Ci siamo sposati..”
“Sei mia moglie e ..”Mi baciò il dorso della mano, finalmente soli, sul tavolo una bottiglia di champagne ghiacciato e della frutta fresca.
“A noi, picador..”sarei stata sua fino alla morte. E lui mio per sempre.
Rotolammo tra le lenzuola profumate di lavanda, dopo che mi aveva aiutato a spogliarmi, operazione lunga ed estenuante, ogni bottone un bacio, una carezza, io altrettanto, ero così felice da non respirare o quasi.
“Sei una perfezione.. Fatti guardare alla luce delle candele” Valutò le mie lunghe gambe, i fianchi sottili, il ventre piatto, la trama del seno e i capelli, io osservai i suoi tatuaggi, la rosa tenuta dal leone rampante e la torre con la conchiglia, il suo corpo muscoloso e simmetrico, avida e possessiva, le cicatrici, eravamo noi, di ritorno a casa, novelli Ulissi alla reggia.
“Andiamo ..”dopo avere bevuto un sorso di champagne ghiacciato, la gioia mi stava dando alla testa.
“Dove ??..Che racconti, Catherine?”
“A Citera..” ridacchiò, era l’isola del piacere.
Quella notte, in pratica non dormimmo.


“Ogni tanto, appoggi il viso al plesso solare o vi posi le falangi, anche quando dormiamo, lo fai per istinto.. Perché?”
“Per gli antichi, l’anima risiedeva nel plesso solare, ecco, mi piace pensare che.. nelle vie del sonno, l’anima dell’uno ritrovi quella dell’altro, o che appoggiandovi la fronte si riesca a sentire tutta la forza dell’amore, dell’affetto..”Era un gesto che avevo ripetuto spesso con Alessio, di posare la fronte su quel piatto osso, con Andres di serrare i palmi..”Una storia che mi sono inventata quando ero una ragazzina, Andres”
“E’ splendida, principessa cantastorie, mia coraggiosa guerriera che cavalca il vento..”Scivolai sopra di lui, ridendo sommessa.
E la notte estiva era lunga e avevamo una dura astinenza da recuperare.
 
Quando aveva sposato Isabel era vergine, tranne che qualche bacio rubato. E pensava che fosse come quando si accoppiano due animali, invece.. I suggerimenti che li avevano dato i suoi fratelli lo avevano riempito di stupore e imbarazzo. Il principe suo padre si era sposato giovane a sua volta, 18 primavere, ma non aveva osato chiedere nulla, Xavier gli aveva raccomandato solo di non avere troppa fretta, lasciando alla sua immaginazione il resto. Amore, tenerezza, passione. I bordelli e le avventure erano venuti dopo. Era giovane, in salute, ardente, senza obblighi,  di tutte per non essere di nessuna, solo una volta si era innamorato, prima di me, senza riflettere che lei era irraggiungibile, in un dato senso, come se vivesse sulla luna. E fosse stata libera, lo avrebbe ricambiato con pari impeto.
Nelle nostre notti più sfrenate giungevamo fino a tre, quattro amplessi, aveva l’esperienza e non più l’energia della gioventù, doveva essere stato un giovane, irruente leone.
Leon, lo chiamava con affetto Marianna, appunto.
Riapparimmo al mondo tre giorni dopo, avevamo trascorso quelle giornate copulando, il mondo era ridotto a una stanza scialbata di bianco, un letto immenso, alla nostra avidità reciproca, ci portavano dei vassoi di cibo che consumavamo tra un amplesso e un altro, altro che luna di miele, vedere i paesaggi, o altro.
Marianna l’indomabile, tra un giro e l’altro in ospedale, sere appassionate con il marchese suo marito, un saluto ai fratelli che tornavano al fronte, ci venne a trovare. “Riparto .. “Scrutò i nostri visi rilassati.
“Trattenevi ..trattieniti..”
“Ho cinque figli, Andres, nostro padre che vuole tornare a Ahumada.. Mio diletto fratello, mio principe..sei alla fine del pellegrinaggio”
“Credo di sì” Poi “Certo che sì”
“Allora ecco la metà della conchiglia, so che lo sai” E comparve il frammento.
“Ne farò buon uso”
Io, naturalmente, non avevo capito un accidente, me lo spiegò poi Andres, non avevo osato intervenire in quel privato colloquio, un tenero rimando.
“A presto, leonessa”
“A presto, Leon”
 
“Siamo andati a Compostela, io e lei, da soli, a piedi, pellegrini tra  i pellegrini, parlando ben poco. Lei era la sua migliore amica, si sentiva in colpa pure lei, doveva guardarci no.. Come no. La sentivo piangere, notte dopo notte, alla fine ero ben ubriaco quando le ho di piantarla. Se ce l’hai con Enrique, io non sono da meno, che .. E mi ha tirato addosso una brocca d’acqua, guardati, Andres, fai schifo, Isabel non avrebbe mai voluto vederti così… Io sono vivo e lei è morta, fine, come mio figlio .. Poi ci siamo messi a ridere, che scena ridicola, lei in versione leonessa con quella brocca in mano, scalza, io bagnato come un pulcino.. Se serve a farti sentire meglio, rompimi le ossa e i denti.. E che sei impazzita, Marianna, come quella volta che sei sgusciata a cercare un gruppetto che si era perso nei valichi, manca poco ti assideri.. Basta, Andres, per entrambi. Non fa il nostro bene“ Bevve un sorso di vino “All’epoca aveva ritrovato Raul, lo aveva conosciuto quando era solo un ragazzetto di dieci anni e .. In sintesi, era innamorata e si sentiva in colpa, che le pareva un affronto.. Come no, come se lei non dovesse più provare nulla, essere una fredda pietra, era sempre viva e doveva riniziare.. E TU NO, Andres..? Tacqui, che mi aveva spiazzato, sancimmo una tregua.. quando giungemmo a Finis Terrae, dinanzi al mare Oceano, raccogliemmo le conchiglie, lei spezzò la mia. Questa è la prima parte del pellegrinaggio, Andres, hai trovato un poca di pace, abbiamo cercato e trovato noi stessi, e tu non hai finito. Io custodirò il tuo frammento e te lo restituirò quando capirò che sei giunto alla fine della meta.. E lascerai la Spagna, vero, per non impazzire?”Tacqui, la gola serrata “Siete molto legati”
“Già. Enrique è nato nel 1879, Jaime nel 1880 e lei nel 1881, io .. lo sai .. I fratelli più vicini per età. Lei  da sempre vestita di mille maschere per celare antiche paure e nuovi ardimenti.. Leon è il mio terzo appellativo, Andres Felipe Leon dei Fuentes, ma la vera leonessa è lei.. “
“EH? “curiosa, sorridente.
“ Nostra madre morì nel 1896, aveva un tumore .. Nostro padre, per distrarci, ci portò in Africa e .. la sola che abbatté un leone fu Marianna, sai, lei sa sparare e cavalcare a uomo, si è sempre intestardita, ti prende per sfinimento”
“Immagino.” Osservai la conchiglia, di nuovo intera. La sorella se la era trovata, la moglie scelta, annotava.
“Daniel il suo primo figlio è nato otto mesi e dieci giorni dopo il matrimonio..”
“Prematuro.. ma ha dieci anni, sta bene no”
“Di cinque chili.. Molto prematuro.”Rise” Lei e Raul ci hanno fregati tutti, fidati, lui la sera di addio al celibato osservò che non andava a puttane che aveva lei che bastava per 10..”
“ Ohibò”
“Intanto ci dedichiamo noi a fare un piccolo principe, a cui lo zarevic spiegherà come farti ammattire? Od una principessa, intrepida come le granduchesse Romanov..magari sono due gemelli”
 
“Alessio! Amore, sono qui”Lo sollevai sul fianco, quel giorno ero vestita alla creola, morbide gonne, un corpetto delicato, colori tenui, senza busto, una idea sostenuta da Marianna, la sua tenuta privata, quando non era a corte, usata durante le gravidanze, tessuti comodi,   non usare il busto, non dipendere dalle cameriere, una camicia bianca e ampie gonne spumose.
“Eccoci..  Scusa la nostra irruenza” Olga mi circondò con il braccio, ironica, lo zarevic mi aveva “sequestrato”, una ridda di baci, e chiacchiere, impaziente”E che fate, scusa.. sono  giorni che siete spariti..Olga ha detto che dovevate riposarvi”ci scrutammo, io e lei, le labbra tese in un identico e gemellare sogghigno.
“Ehm, Aleksej Nicolaevich.. Varie cose”
“Tipo”
Omisi di rispondere,  ero diventata di uno splendido rosso peperone, quindi porpora, nonostante l’abbronzatura leggera “Tipo??”non avevo scampo, mi avrebbe sfinito per dieci giorni filati se non rispondevo. Ma rideva, non era indispettito.
“Di tutto. Cuciniamo, parliamo e abbiamo in mente di fare lunghe cavalcate. Tesoro, sei in partenza per Mogilev?” Olga si faceva aria con le mani, stava ridendo silenziosa, assistendo all’assedio di curiosità cumulativa, leggendaria dello zarevic, alla sua immaginazione di bambino le varie cose, avevo declinato i fatti secondari, senza balle, pure ritenevo di non dovergli spiegare il significato di una appassionata luna di miele. Che la nostra stanchezza era in effetti “prodigiosa”… Allora neanche immaginavo quanto.
“No, ma vado a fare un giro con Papa, per le truppe, Mogilev tra qualche settimana, e ti volevo salutare.” Cincischiando contro la clavicola, il corpetto mi regalava una taglia in più di seno, grazie alle ruches e ulteriori ruches correvano dal gomito al polso,  lui ci giocava, un poco in imbarazzo. Tradotto, sei sempre tu?Che devo aspettarmi..Come se il matrimonio avesse prodotto chissà quale mutamento,una alchemica variazione, e tanto gli parevo sempre la solita. Sul momento, che poi cacciò alcune osservazioni, dopo, di cui non mi offesi giusto che era lui.
“Bene. Come sei garbato.” Era trascorso un anno da quando aveva trovato me e lo zar in una livida alba, gli era venuta una crisi per un raffreddore, io avevo fatto un gran numero di ingaggi,avevo fatto pace con Olga, mille e una avventura. E le torte, cucinate insieme come le volte che lo avevo  addormentato e fatto sparare, sempre noi.. E avere imparato, la giustizia, non la vendetta.
“Lo so”
“Disse la viziata al viziatissimo..”chiosò Olga, abbracciando me e Alessio. La circondai con il braccio libero, con l’altro serravo la peste, che mi abbracciava, valutando il tono luminoso della sua carnagione
“Olga..”Riluceva, pura gioia.  Mi venne una idea e la squadrai, in quel periodo ero sensibile ai miei amori e quelli altrui, diciamo così. Sorrise, pura malizia.
 “Lo  sai  che sono montato su un aereo, fermo, chiaro, magari un giorno imparerò a pilotare come a cavalcare. Seriamente. Quando rientri al quartiere generale, tu, piuttosto?”
“Inizio ottobre più o meno” Gli appoggiai la fronte sul plesso solare.
“Perché fai sempre così? Lo hai fatto alla Stavka, quando avevo la crisi per il raffreddore, e sempre..”
“Sai.. Per gli antichi, l’anima risiedeva nel plesso solare, ecco, mi piace pensare che appoggiandovi la fronte si riesca a sentire tutta la forza dell’amore, dell’affetto.. Una storia che mi sono inventata quando ero una ragazzina, ehi, cosa ti commuovi”
“Come è la storia che eri alla Stavka per il raffreddore..?” chiese Olga, per stemperare la commozione.
“A settembre 1915, mi ha pescato in versione ufficiosa, meglio di un poliziotto.. Ero a prendere le consegne e sono rientrata a dicembre, quando aveva ..”inorridii di quel ricordo, ero rimasta con lui per ore, tenendolo sollevato, ci aveva messo mesi a riprendersi, gli strinsi una mano, lui non mollava mai.
“La crisi. Non ti eri fatta ammazzare, io avevo passato l’accidente..  O ci provavo”
“Giusto.”
“Ma con il servizio attivo hai finito, vero, ti limiterai a guardare i rapporti..”
“Credo proprio di sì..” Poi “Scusatemi, sono in luna di miele, un poco di riposo me lo sono meritato”
“Ti riesce a farmi fare un giro in incognito a Piter?, prima di riandare?” era in modalità adorante, vezzosa, quella a cui non dicevo quasi mai di no, mi si era attaccato ai fianchi, era difficile e insieme facile, doveva camminare sulle sue gambe, a modo nostro, ci davamo la rotta, e lui doveva essere libero, io lo proteggevo, pensava ed era il contrario..
“Vediamo, Alessio” E tanto sapeva che era un sì. Sua sorella sbuffò, se era viziatissimo, un motivo vi era di sicuro. “Ti darò retta” “Speriamo” me lo strinsi addosso.”Forse sei la sola persona a cui dà retta, insieme a Papa, di primo acchito, neanche nostra madre ha l'onore”sia io che lo zarevic avemmo il buon gusto di arrossire. 
   
 
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