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Autore: FlameOfLife    24/12/2017    2 recensioni
[Law x Kyoko(NuovoPersonaggio)]
Una pasticciona e combina guai di ragazza, dotata dei poteri di un Rogia (frutto Denki-Denki no mi), si ritroverà a navigare insieme alla ciurma di un chirurgo assai noto per i suoi modi sadici di agire.
Ce la farà la nostra cara protagonista ad uscire illesa dalle vendette organizzate al suo indirizzo?
Beh, se anche lei ricorre alle stesse armi, forse il Capitano dei Pirati Heart ha trovato pane per i suoi denti!
- - - - -
Una ff su un personaggio di mia invenzione e Law, con tanto di Pirati Heart e altri pg che appariranno verso metà storia.
Principalmente andrà più sulla comicità (almeno, spero vi faccia ridere :P), ma se ne vedranno anche delle belle!
Vi attende un mix di figuracce, vendette ed intrecci sentimentali.
Ah, ultima cosa prima di lasciarvi alla lettura: vi avverto che mi piace sperimentare, eheh
[Aggiornamenti lenti]
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bepo, Nuovo personaggio, Pirati Heart, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~~ * Shachi-Penguin-Steve * ~~~


Terminato con l’ultimo dito della mano sinistra, mi dedicai a mordicchiare con nervosismo le unghie della destra. Maggiore era il tempo trascorrente dal nostro stanziamento in quell’angolo separato di verde, maggiore era l’angoscia che andava crescendo e a logorarmi interiormente con estrema lentezza. Oltre a ciò, i costanti rimbombi in sottofondo delle armi da fuoco e di strane esplosioni non contribuivano affatto a mantenermi cheto.

Nemmeno Penguin e Steve se la passavano meglio di me, dato che il primo stava marciando avanti e indietro sempre in un unico tratto parlottando tra sé e sé, mentre l’altro stava mangiando convulsamente una delle merendine croccanti al cioccolato fondente che non potevano mai mancare nella tasca della propria divisa bianca.

In passato, mai furono valsi i nostri tentativi nel farlo dissuadere dal rimpinzarsi di dolciume in continuazione. Indipendentemente dalla circostanza o dal suo stato emotivo, quasi sempre lo si scova con degli zuccheri in bocca. Tuttavia, nonostante la corporatura robusta, tra i membri della ciurma risulta uno dei più scoppiettanti di salute.

Comunque, era sconvolgente constatare l’attuale movimento frenetico della mandibola, seppure comprensibile; con il mio trafficare alle unghie ormai mezze torturate, probabilmente per una volta non gli ero da meno.


“Per quale diamine di motivo nessuno ci fa sapere come se la stanno cavando!?”

Immaginavo che non fosse semplice recuperare un den-den mushi e mettersi a conversare nel pieno dell’azione ma, essendo totalmente all’oscuro sul resoconto delle battaglie in corso e con i nervi a fior di pelle, eravamo tutti e tre tesi come corde di violino. Di questo passo, vi era un’alta probabilità che qualcuno avrebbe dato di matto.

Pertanto, onde evitare che suddetta agonia venisse protratta ancora per molto, decisi di valutare il da farsi assieme agli altri però, quando stetti proprio per prendere parola a riguardo, inaspettatamente udii poco distante un rumore secco che mi fece saettare lo sguardo tra i bassi arbusti alla mia sinistra.


Io: Avete sentito anche voi?

Socchiusi le palpebre in un banale tentativo di messa a fuoco della vista, attendendo qualche secondo con i sensi in allerta per cogliere un qualsiasi altro suono equivoco o non ben definito, prima di rizzarmi alla domanda di Penguin in merito a cosa avessi effettivamente sentito.

Io: Niente… devo essermelo immaginato

“Datti una calmata, Shachi! Ci manca giusto un paranoico all’appello!”

Seduto sulla grossa radice sporgente del nostro abete, presi ad inspirare ed espirare lentamente per alcune volte, auspicando di privarmi almeno in parte della tensione accumulata. Nel frattempo Steve, ultimato con il divorare la sottospecie di antistress goloso, ne accartocciò il relativo involucro e se lo lanciò alle spalle, passando subito al bis.

Steve: Secondo voi, quanto mancherà ancora?

Penguin: Difficile a dirsi…

Un flebile venticello si levò tra noi, portandosi appresso i profumi della natura selvatica che andarono a solleticarci il naso. Mi abbandonai ad esso chiudendo gli occhi e, senza quasi accorgermene, la mia mente si ritrovò a vagare fra il ricordo delle numerose giornate trascorse a bordo della nostra imbarcazione, quando l’odore di salsedine ci impregnava i vestiti o la pelle durante le nuotate in mare. Ad osservarci dal ponte ed a tenere controllato i dintorni per evitare sgraditi incontri, il Capitano con la Kikoku a portata di mano e Kyoko con l’haki attivato, quest’ultima sorridendoci sempre caldamente dopo averla richiamata per mostrarle le nostre acrobazie nei tuffi. E, non appena rientravamo sotto coperta, ci preparava al volo qualche spuntino per riprendere le forze, provocandoci l’acquolina in bocca con differenti aromi ancora prima che fosse pronto in tavola; dettagli che la cuoca finisse immancabilmente con il mangiare quanto noi -se non oltre- nell’aggregarsi alla combriccola.

Venni bruscamente interrotto dalle piacevoli memorie quando, di nuovo, mi giunse alle orecchie un suono simile ad un ramo rotto e, questa volta, seppi con certezza di non essermelo sognato per via delle reazioni di Penguin e Steve, immobilizzati con il capo volto in tale direzione. Divenendo il suono sempre più frequente e prossimo, rapidi impugnammo le nostre armi: le due pistole per me e Penguin, la spada seghettata per Steve.

Uno, due, tre… la tensione era palpabile, tant’è che provai ad inumidire la gola secca deglutendo silenziosamente quel poco di saliva rimastami. E fu solo per un soffio, se non sprecai una munizione facendo fuoco per lo spavento quando, dal cespuglietto, strisciò fuori un lucertolone verdastro grosso quanto un braccio di Jean Bart che se la diede a gambe levate nel vederci sobbalzare sul posto, per poi inveirgli contro le peggiori maledizioni e parolacce.


Io: ‘fanculo! Ne ho avuto abbastanza!

Sotto lo sguardo disorientato dei miei nakama, mi ersi di scatto e riposi via le pistole nelle rispettive fondine di pelle nera, comunicando loro che mi sarei recato dai ragazzi seduta stante. Spesi alcuni secondi nell’elaborazione di ciò che ebbi appena dichiarato, le occhiate perplesse di poc’anzi mutarono in serie ed inquisitorie.

Steve: Come sarebbe a dire che vai dagli altri?

Io: Semplice: quello che intendevo dire

La mia risposta non intenzionalmente sarcastica non piacque affatto a nessuno dei due, non a caso un Penguin serio sorpassò Steve per potersi avvicinare al sottoscritto di qualche passo.

Penguin: Ti conviene evitare certi commenti, perché tu, da qui, non ti muovi

Per nulla scalfitto dal tono duro e quasi minaccioso da lui utilizzato, a mia volta compii un paio di passi e inclinai un poco il capo all’insù per far sì che fossimo faccia a faccia, in modo tale da poterlo fronteggiare apertamente.

Io: Non puoi obbligarmi

Penguin: No, hai ragione. Però posso trattenerti utilizzando la forza, essendo questo un ordine impartitoci dal Capit-

Io: So perfettamente quali sono i nostri doveri, ma non posso sprecare un minuto di più standomene qui con le mani in mano, continuando a chiedermi se la nostra ciurma è ancora integra come l’abbiamo lasciata!

Maggiormente adirato, Penguin mi agguantò rapido per il bavero della tuta strattonandomi con un colpo deciso.

Penguin: Pensi che questo non valga pure per me e Steve!? Che ci piaccia essere qua al sicuro a non fare un cazzo, quando tutti i nostri amici stanno rischiando le proprie vite!?

Io: E’ anche per questo motivo, che voglio raggiungerli!

Stranito, mi fissò esitante senza sapere come ribattere. Approfittando dell’attimo di stallo creatosi, gli circondai il polso della mano che mi stava trattenendo, stringendolo con altrettanta enfasi.

Io: So che non è molto corretto nei vostri confronti, dato che ciascuno di noi tre vorrebbe raggiungerli per essere di qualche supporto alla causa ma, come ha previsto giustamente il Capitano, sicuramente non ne usciremo tutti illesi. Perciò, visto che tu sei più bravo tra noi tre in medicina e che Steve non è ancora in grado di reggere al meglio la pressione dell’ambizione, solamente io posso andare a fare un salto ad accertarmi delle loro condizioni

Ci scrutammo a vicenda per un momento che parve smisurato, difatti temetti che saremmo ricorsi alla violenza, finché non percepii la presa di Penguin farsi meno salda. Dubbioso, feci altrettanto e attesi di capire cosa vi fosse dietro al sospiro di lui e alla breve risata di Steve con tanto di commento sulla mia testardaggine.

Penguin: Il tempo di un controllo al volo e poi ritorni qua. Intesi!?

Rincuorato di avere ottenuto il permesso dei miei nakama, annuii loro solennemente con le labbra distese in un impercettibile sorrisetto, prima di fare dietro front e buttarmi in corsa nella fitta vegetazione.

“Avete la mia parola!”

~~~ * Law-Kyoko VS Akainu * ~~~


A seguito di una parata all’ennesimo attacco di magma, mi concessi di nuovo un breve istante per recuperare fiato, visto che il corpo affaticato cominciava a non rispondere più ai comandi in modo accurato e tempestivo.

Ambendo alla vittoria, dovevamo darci una mossa. Ogni minuto poteva essere rilevante sull’esito della battaglia.

Strizzai un poco le palpebre per scacciare la sgradevole sensazione di bruciore agli occhi causata dal fumo generato da una buona parte di alberi in fiamme, prima di controllare le condizione di Kyoko alla mia sinistra: tossicchiando, sciolse provvisoriamente l’haki dell’armatura dagli arti superiori e si deterse ancora la fronte, per poi inspirare ed espirare velocemente un paio di volte mentre si sgranchiva le ossa.

Dato l’avvicinarsi dell’Ammiraglio proprio quando stavo per accingermi a spiegarle il piano che avevo ideato, si era premurata di riporre la debita distanza tra lui e noi affidandosi al corpo a corpo per conservare le energie il più a lungo possibile. Ciò nonostante, Akainu non aveva dato segno di apprezzamento al frequente scambio di colpi fisici e al nostro confabulare negli intervalli di mezzo, pertanto ci eravamo ritrovati costretti ad indietreggiare nascondendoci dietro ad un banale diversivo per prendere tempo.


Kyoko: Law, sei certo che possa bastare contro uno del suo calibro?

Io: Immagino l’abbia colto pure tu, quel suo attimo di vulnerabilità. Attualmente, è l’unica soluzione fattibile

Kyoko: Spero funzioni… Mi duole ammetterlo ma, per i miei gusti, ci sta dando troppo filo da torcere

Ormai ero avvezzo al pessimismo e scetticismo di lei, eppure fu insolito vederla esibire questo suo lato così seriamente, senza battute sarcastiche o scoppi d’ira dovuti alla scarsa pazienza caratteristica. L’aver appena fatto in modo indiretto un complimento all’avversario, ed avendo preso a combattere meno avventatamente di come è solita agire in qualsiasi situazione, era un’ulteriore prova di questa stranezza.

Comunque sia, compresi lo stesso il significato di tali parole. Seppur la strada per diventare grandi e temibili pirati fosse ancora lunga, eravamo pur sempre due fruttati contro uno. Vero, il numero non porta automaticamente alla vittoria, ma nemmeno la potenza di una persona. Non è il forte a vincere, bensì è quello che vince ad essere forte.

Benché pensassi ciò, non potevo negare a me stesso di provare timore a mia volta davanti alla possibilità di un nostro fallimento; se quest’ultimo si fosse concretizzato, quasi sicuramente non ne saremmo usciti vivi e vegeti.

Volendo celare il mio stato d’animo ad occhi indiscreti e, al col tempo stesso, smorzare la tensione accumulatasi, mi imposi di sfoggiare il miglior ghigno presente nel mio repertorio.


Io: Stai mettendo in dubbio il mio intelletto, per caso?

Subito si voltò, pronta a ribattere con serietà alla domanda posta ma, non appena i nostri sguardi si incrociarono, richiuse la bocca cacciando indietro quello che stava per uscirne verbalmente, limitandosi a scrutarmi a fondo.

Quando le avevo proposto di tentare il tutto per tutto, ancora prima di venire a conoscenza dei relativi dettagli, aveva accettato seduta stante senza battere ciglio e questo, oltre al fatto della circostanza difficile in sé, lo si doveva molto probabilmente ad una sua notevole fiducia riposta in me. Perciò, probabilmente intuendo quale fosse il reale scopo dietro alla mia provocazione, anch’essa distese le labbra in un sorrisetto tirato.


Kyoko: Sia mai che osassi rivolgerti un simile affronto

Io: Tsk, sarà meglio per-

Adocchiando di sfuggita un intenso bagliore appressarsi, scansammo all’ultimo momento un pugno incandescente. Come si poteva prevedere, la nuova pausa da noi reclamata illecitamente non aveva giovato al sistema nervoso di un determinato individuo, già precedentemente messo alla prova.

Akainu: Non tollererò ulteriormente i vostri comodi… Inugami Guren!

Giusto una manciata di secondi, che un paio di grossi mastini dall’aria feroce presero più o meno forma dalla massa rossa colata dall’Ammiraglio i quali, su disposizione di quest’ultimo che gli teneva collegati a sé e “in vita” con una scia di potere, caricarono velocemente nella nostra direzione.

Kyoko: Denki whip!

Altrettanto rapida, Kyoko creò una frusta di elettricità che agitò orizzontalmente per poterli intercettare in un unico colpo ma, sebbene si scissero a metà, si ricomposero all’istante come se niente fosse. A quanto pareva, funzionavano ugualmente alle altre tecniche e al possessore del frutto Magu-Magu no mi, di conseguenza finimmo ancora una volta a correre per la spiaggia, il che mi fece parecchio irritare.

“Non ha alcuna intenzione di prenderci seriamente. Con noi sta solo giocando”

Da quando la battaglia era stata intrapresa, non avevo mai smesso di analizzarlo per un singolo momento. Adottando principalmente attacchi dalla distanza, limitandosi a contrattaccare fisicamente se strettamente inevitabile, non un movimento superfluo era stato compiuto. Con molta probabilità, essendo noi stati sottovalutati, non dovette aver ritenuto necessario attingere al 100% della personale forza.

A nostro discapito, si stava unicamente divertendo a protrarre la -a detta sua- sicura disfatta dell’avversario. Tuttavia, c’era da dire in sua difesa che non poteva essere a conoscenza della testardaggine mia e di Kyoko e che, pertanto, saremmo stati noi due a non accettare più i suoi, di comodi.

Proseguendo nel fuggire, stando attento a dove mettevo i piedi dato che vi erano qua e là delle sottospecie di pozzanghere di magma formatesi dai rimasugli della copiosa pioggia di meteoriti, indirizzai addosso al mastino ogni masso di buone dimensioni capitatomi sotto tiro. Ciò nonostante, il finto animale non risentì di alcun danno e, anzi, avanzò imperterrito fino a quasi raggiungermi.

Avrei potuto tentare di divergere l’attacco su Akainu per sciogliere il collegamento tra i due, ma qualcosa faceva facilmente presagire che non si sarebbe conseguito il risultato sperato. Pertanto, fu quando costeggiai la scogliera e scorsi un punto di essa, che decisi di affidarmi per la seconda volta al mare sottostante per liberarmi del peso.

Richiamata la Room, furtivamente feci percorrere ad una data quantità d’acqua salata la lunghezza della parete rocciosa meno esposta, attendendo che toccasse il livello da me interessato per saltare giù su una delle strane sporgenze lì presenti -senza dubbio createsi naturalmente nel corso degli anni e delle temperie varie- con il mio nome risonante nell’aria nell’istante a seguirsi.

Non appena la figura rossa apparve sul bordo, mi misi al riparo scambiandomi con una grossa conchiglia del litorale superata in precedenza, per poi permettere all’acqua sospesa nel vuoto di risalire del tutto e travolgere suddetta forma, lasciando al suo posto del magma andante via via ad indurirsi circondato dal vapore derivato.


“Fuori uno. Vediamo come-”

All’improvviso, un urlo di agonia mi si insinuò con prepotenza nelle orecchie, facendomi arrestare seduta stante. Nell’aver riconosciuto la relativa voce, con una certa ansia volsi l’intero corpo verso la proprietaria della suddetta, finendo con il posare lo sguardo sulla testa di un terzo mastino avente tra le proprie fauci la parte inferiore della gamba destra di Kyoko; ancora prima di rendermene conto, la mia mano aveva compiuto un movimento specifico.

Io: Emergency!

Ricorrendo alla mia mossa migliore nel teletrasportarmi all’interno della cupola, in un secondo spaccato comparii accanto a lei accasciata a terra e mi accovacciai a tale altezza per accertarmi dell’entità dei danni: avendo subito sciolto la morsa togliendo di mezzo il colpevole, ora vi era il sangue a ricoprire in abbondanza l’arto completamente ustionato da dove, in alcuni punti, si intravedevano persino i muscoli pulsanti.

“Le ferite riportate sono parecchio gravi. Auspicando alla totale guarigione, molto probabilmente sarà necessario un trapianto di pelle oltre, ovviamente, al riposo totale della gamba… maledizione, questa non ci voleva”

Poiché Kyoko si stava contorcendo dal male, provai a tenerla ferma per le spalle e di far sì che si concentrasse su di me incitandola più volte a guardarmi, ma risultò alquanto complicato visti i suoi sensi attualmente offuscati.

“Da dove sarà spuntato fuori il terzo, se Akainu aveva animato soltanto due bestie?”

Ottenni la risposta alla mia domanda, non appena distinsi da che parte il cane fosse effettivamente giunto. Percorrendo con lo sguardo il rigonfiamento anomalo della sabbia dal punto in cui Kyoko era stata ferita, arrivai alla figura dell’Ammiraglio avente un braccio ricoperto di magma che si riversava in un buco sotto ai suoi piedi. Ecco spiegato com’era riuscito a coglierla di sorpresa, il bastardo già pronto a scagliarci contro un nuovo attacco.

Restando a contatto con il corpo di Kyoko, ci feci apparire all’ombra di alcuni macigni per poter stare un momento al di fuori del raggio d’azione di lui mentre mi accingevo a curare lei.

Non avendo modo di intervenire con il tempo e l’attrezzatura medica necessari, e non potendo nemmeno sperare di lenire un poco il dolore bagnandole la gamba con dell’acqua -essendovi nei dintorni unicamente quella salata che, oltre a provocarle una flebile nausea, le avrebbe causato maggiori problemi-, l’unica opzione che mi rimase fu quella di tagliarle via un pezzo di giubbottino per coprire la ferita, onde evitare così che dei granelli dorati o qualche altro corpo estraneo entrasse in circolazione attraverso il sangue.

Un lamento le uscì dalle labbra quando, con un nodo fermo, assicurai la benda improvvisata al polpaccio; durante l’intervento, con gli occhi lucidi ed il labbro inferiore tra i denti, aveva infossato le mani nel terreno per obbligarsi a non toccare la parte lesa, come spesso si tende a fare quando ci si procura un taglio o un altro genere di danno.

Nelle attuali condizioni, dove sicuramente le veniva quasi impossibile camminare, non era certo in grado di mettere in atto il nostro piano. Per forza di cose, avrei dovuto escogitare un’altra via di fuga.


Akainu: Vi conviene uscire fuori e all’istante!

Schioccando innervosito la lingua, cambiai nuovamente posto per poi studiarmi attorno alla ricerca di un qualunque appiglio utile per metterci in salvo, interrompendomi poco dopo nell’avvertire la manica della felpa tirare verso il basso. Volgendo lo sguardo all’indietro, lo intrecciai con quello di una Kyoko ora seduta.

Kyoko: N-Nessun… Nessun cambio di piano

Corrugai la fronte, scettico. Non per via del fatto di avermi letto nel pensiero, bensì per il significato di tale frase.

Kyoko: Sono… Sono stata io a distarmi nel vederti saltare dalla scogliera, temendo inutilmente nella tua incolumità. Perciò, non dar peso a me. Posso farcela

Io: Ridotta in quello stato? Non dire fess-

Kyoko: Posso farcela

Lo affermò con autorevolezza, stringendomi decisa il polso e fissandomi intensamente in attesa del mio verdetto finale. In silenzio, la scrutai attentamente per verificare se vi era un qualsiasi segno di cedimento, perché entrambi sapevamo bene che non si trattava più di “potercela fare”, piuttosto di “dovercela fare e basta” per uscirne vivi. Eppure, nei suoi occhi, non scorsi nulla se non una forte voglia di rivalsa che ardeva con fervore e che spinse, qualcosa dentro me, a cedere nel ricredermi in Kyoko e nelle sue capacità.

Io: D’accordo, come vuoi tu

Dopo essersi disfata della scarpa ormai ridotta a brandelli, faticosamente si sollevò del tutto sostenendosi con la sua arma nella versione bastone. Non appena adagiò il piede destro a terra e lo ebbe caricato con il proprio peso corporeo, dovette serrare la mascella per trattenere ulteriori gemiti anche se, in qualche modo, riuscì ugualmente a mantenere la postura. Si sfilò l’inseparabile coprigomito arancione e mi tese il braccio, annuendo.

Riposto l’accessorio al sicuro nella tasca posteriore dei jeans, le annuii a mia volta per poi rivolgerle la schiena e passare al contrattacco definitivo.


***

Quando Law se ne fu andato, saltando fuori dal nostro pseudo nascondiglio come espressamente richiesto dal caro Akainu, abbandonai per un momento la mia compostezza per sfogarmi con un paio di imprecazioni colorite.

Faceva male. La gamba faceva dannatamente male. Dal ginocchio in giù, era un completo pulsare e bruciare. Percepivo la pelle tirare alla minima movenza, oltre a sentire provenire da essa il maleodorante fetore di carne strinata, tant’è che non osavo immaginare in quale stato si presentasse al di sotto dell’indumento nero.

Ogni fibra del mio essere pretendeva riposo, implorandomi di restarmene buona dov’ero ad oziare per evitare di peggiorare i danni, ma non potevo assolutamente dar loro retta: Law, malgrado l’attuale situazione critica e l’aver io agito alle spalle della ciurma con l’addormentare i miei nakama e l’omettere le mie origini, aveva lo stesso riposto in me la sua fiducia. Di conseguenza, mai avrei tradito tali aspettative per una mia mancanza di attenzione.

Anche se, bisognava ammetterlo, la colpa non era esclusivamente mia eh. Quell’incosciente, di punto in bianco, si era gettato dalla scogliera come se niente fosse! Ed io avevo giusto eliminato il mastino a me assegnato, prima di registrare la brillante scelta di Law. E, d’accordo, era chiaro che non fosse impazzito di colpo e a tal punto da bramare qualche ossa rotta -o peggio ancora-. Ciò nonostante, nel vederlo inaspettatamente sparire nel nulla, una strana angoscia mi aveva fatto gridare il suo nome; alla prima occasione, mi avrebbe sentita. Altroché!

Comunque, tornando con la mente al presente e preso un lungo respiro, testai la resistenza della gamba ferita compiendo una manciata di pressioni di diversa intensità. Strizzando gli occhi davanti al dolore divenuto allucinante, continuai imperterrita con l’operazione per prepararla al meglio a ciò che l’attendeva da lì a poco.

Fu quando scorsi la cupola della Room cominciare a restringersi per svanire completamente, che arrivò anche il mio turno di entrare in scena. Percependo il mio potere scorrere ancora con vigore dentro me, generai nuovamente le sferette di elettricità utilizzate in precedenza, incrementandone giusto un poco la dimensione, per poi rispedirle all’Ammiraglio come regalino dopo essere sbucata da dietro le rocce.


Akainu: Stolta, non crederai seriamente che i tuoi trucchetti da quattro soldi possano fregarmi una seconda volta!?

Avendo testato in prima persona l’effetto non molto piacevole di una bella scossarella di una determinata intensità, prestò più attenzione nel pararle o schivarle. E tale risultato, oltre alla frase appena udita, mi fece immancabilmente increspare le labbra in un ghigno assai compiaciuto.

“Ne sei proprio certo?”

Proprio per siffatto motivo, non si accorse di due sfere più grosse lanciate all’ombra delle altre le quali, giunte ad una distanza ideale, sotto mio comando si fusero tra loro per poi esplodere e provocare, così, un intenso bagliore che costrinse l’Ammiraglio a pararsi gli occhi con un braccio e che avvantaggiò Law con il prossimo colpo.

Portata a termine la prima parte, senza preoccuparmi di altro, saettai via da lì puntando le corazzate della Marina attraccate in fondo alla scogliera. Ripetendomi che potevo farcela per davvero, concentrandomi in tal modo sull’azione anziché sulla sofferenza fisica, impugnai con la mano sinistra la mia arma ora al terzo stadio, mentre nella destra un pezzo di vetro levigato che, un istante a seguire, cedette il rispettivo posto al mio coprigomito.


“Adesso!”

Io: Locomovolt!

Permettendo al mio potere di avvolgermi totalmente, affinché illuminasse ogni cellula del mio corpo e lo rendesse fulmineo, corsi più veloce che mai arrivando quasi a compiere dei lunghi balzi. Dopo di che, trasmisi parte dell’elettricità in una delle lame seghettate del bastone rivestite con l’haki dell’armatura, poco prima di ritrovarmi dov’era situato Law, ovvero esattamente alle spalle dell’Ammiraglio.

Colto di sorpresa, non fece in tempo a realizzare lo scambio di persona e a voltarsi di busto che, con rabbia repressa, mi assicurai di mettere bene a segno l’affondo, prima di rilasciare di botto tutta l’elettricità accumulata.



~~~ * Ace-Marco-Pirati Heart VS Aokiji-marines * ~~~


Malgrado determinati Rogia fossero in natura deboli rispetto ad altri, Aokiji mi stava tenendo testa meglio di quanto avessi immaginato e desiderato. I suoi attacchi di ghiaccio non sortivano particolari effetti contro i miei di fuoco, tuttavia seguitava nel scagliarne uno dietro l’altro senza concedermi un attimo di tregua. Come in questo frangente dove, appena contrastato l’ennesimo colpo, era partito in quarta con uno nuovo.

Esaminato circospetto il rilevante muro cristallino brevemente innalzato, non individuando nulla di strano ad eccezione fatta della privazione del campo visivo sul luogo di scontro, mi preparai a distruggerlo ricorrendo alla mossa che anni addietro mi aveva reso famoso in tutto il mondo con uno specifico soprannome.


Io: Hiken!

Entrato in contatto con la superficie ghiacciata, il mio pugno di fuoco vi formò un enorme foro esattamente nel mezzo, il quale andò ad incrementarsi sempre più in proporzione all’aumento di potenza e temperatura.

“A che scopo utilizzare una simile tecnica, se sapeva che l’avrei neutralizzata subito?”

Compresi il fine di tale gesto in seguito, non appena appurai la sua assenza dietro al muro quasi totalmente evaporizzato. Feci scorrere lo sguardo in ogni angolo, cercando di mettere a fuoco la stazza e l’acconciatura dell’Ammiraglio tra i marines abbigliati universalmente con il duo di colori contraddistintivo della marina militare, rimproverandomi al col tempo stesso per essere caduto in una sciocca trappola.

Aokiji: Ice BlockPartisan!

Indirizzai l’attenzione nella giusta direzione, trovando il mio avversario maggiormente a sinistra rispetto a dov’era prima e non più a terra. Aveva compiuto un salto in aria, rimanendo poi sospeso con le braccia incrociate vicino al viso dove, da esse, spuntavano delle voluminose lance di ghiaccio così come le numerose sopra la sua testa.

Lo riconobbi nell’immediato come il primo attacco esibito e che avevo prontamente parato utilizzando la rete fiammeggiante. Sarei ricorso volentieri a quella tecnica, se non fosse stato per il fatto che, adesso, i compagni di mia sorella erano sparpagliati un po’ ovunque tra i nemici; ergendola ancora, avrei rischiato di coinvolgerli.

Di conseguenza, quando Aokiji prese a lanciare verso il basso le lance e l’attimo riflessivo fu passato, giunsi con il creare in automatico le loro rispettive gemelle dall’elemento opposto.


Io: Shinka... Shiranui!

Modellandone un paio per volta, riuscii a bloccarle con facilità. Però, mentre ero impegnato con le ultime due, una fitta all’addome non ancora guarito provocò la soppressione della mia mossa per perdita di concentrazione. Al che, le ultime due nemiche, puntarono ad alcuni dei Pirati Heart non in grado di gestirle.

“Forza, reagisci. Reagisci!”

Spronai il corpo cosicché potessi raddrizzarmi il prima possibile per chiamare nuovamente a me il fuoco, ma fortunatamente qualcuno fu più tempestivo: l’orso bianco si era frapposto tra il colpo ed i ragazzi presi di mira, rompendo in aria una lancia a suon di calci e una con un pugno ben assestato, per poi rotolare su se stesso e ritoccare terra con una zampa posteriore; l’altra era piegata verso l’alto, esattamente come quelle anteriori volte a formare una stramba posa da Kung Fu.

Bepo: Ayaeee!

Non era usuale ammirare un animale lottare come un umano, sebbene al mondo ve ne fossero parecchie di creature particolari, quindi mi domandai se ciò rientrasse in uno dei motivi che aveva spinto Law a prenderlo nella ciurma. Immaginando la gioia di Kyoko nel vederlo la prima volta, e quella probabile di Rufy difronte ad un orso parlante, mi sfuggì un sorriso divertito. Tuttavia, quell’attimo di spensieratezza non venne prolungato a lungo.

Io: Ehi, sono ancora io il tuo avversario! Scendi da lì!

Inaspettatamente, soddisfò la mia richiesta/ordine senza ribattere, benché non fu come da iniziale previsione. Tant’è che, quando lo intuimmo dai suoi movimenti, fu ormai troppo tardi.

Trey: Hiro, attento!

Aokiji: Ice Time!

Atterrato accanto al ragazzino intento a guardare confuso il compagno dopo aver parato il fendente di un marine, lo avvolse in un freddo abbraccio per congelargli varie parti del corpo con il proprio potere che, nel giro di qualche secondo, trasformò il povero malcapitato impaurito in una perfetta e delicata statua di ghiaccio.

Durante il mio soggiorno in compagnia dei Pirati Heart, mi ci erano voluti pochi giorni nel constatare il forte legame che vi era fra loro. Stessa cosa era valsa per il maggiore riguardo prestato nei confronti del più giovane della ciurma, considerato come un fratellino da proteggere e coccolare, in particolare da Trey.

Per siffatto motivo, non mi stupii della reazione di lui che, in un impeto di follia, si era lanciato addosso ad Aokiji caricando un destro; pugno destinato a venire parato con una mano sola ed a sortire lo stesso trattamento di Hiro. Fortuna volle che Trey, lottando sempre con i cestus -strano paio di guantoni rafforzati che vestono fino ai gomiti-, fulmineo si sfilò del mancino e si distanziò con un salto, mettendosi così in salvo.

Quando l’Ammiraglio tese nuovamente il braccio, questo venne disintegrato da una scarica di proiettili di pistola.


Shachi: Trey! Matt! Portate Hiro al sottomarino e mettetelo sotto l’acqua bollente! Subito!

I due citati in causa, passata la sorpresa nel vedere il proprio compagno palesarsi ed unirsi alla battaglia, con attenzione si caricarono sulle spalle il piccoletto e si diressero con urgenza verso l’imbarcazione di metallo.

Marine1: Voi non andrete da nessuna parte!

Io: Higan!

Flettendo di un poco le gambe e sparando ripetutamente pallottole di fuoco dall’indice e dal medio delle mani, sgomberai loro la strada dal marine pronto a colpire e da chiunque osasse intralciare il passaggio, prima di dedicarmi a Shachi piazzatosi accanto al sottoscritto per informarmi sul motivo della sua presenza non prevista.

Shachi: Sono venuto per una semplice ronda. Aggiornamenti?

Io: Se escludiamo l’incidente con Hiro, ce la stiamo cavando abbastanza

Shachi: Bene. Hai saputo nulla dal Capitano Law, invece?

Afflitto, scossi la testa in negazione.

Io: Dobbiamo attendere il ritorno di Marco. Si è recato da loro qualche istante fa proprio per dare un’occhiata

Shachi: Capisco… Spero che torni con buone notizie, allora

Lo speravo vivamente a mia volta. Da quando ci eravamo accorti della spessa colonna di fumo proveniente dal tratto d’isola dove vi erano situati Kyoko e Law, un brutto presentimento si era fatto largo in me, portandomi a temere ancor di più per le sorti di mia sorella. Il ritardo di Marco, per giunta, non era d’aiuto.

“Ma dov’è finito? Che sia capitato qualcosa di grave!?”

Come si suol dire: “Parli del Diavolo e spuntano le corna”. In lontananza, nell’alzare il volto al cielo, scorsi una massa azzurra e gialla sfrecciare in volo. Una volta giunto sopra di noi, io e Shachi gli andammo incontro, per poi attendere con calma -per quanto ci fosse possibile- che riacquisisse la forma umana.

Se giusto poco fa nutrivamo delle speranze, queste morirono esattamente quando, sul volto di Marco solitamente impassibile, si formò un’espressione grave che non prometteva nulla di buono; il mio cuore perse un battito.


“Kyoko…”







Angolo autrice ^^:

*Inugami Guren = "Segugio fiammante". Attacco utilizzato da Akainu a Marineford, ep 477
*Ice Block - Partisan = circa "Lance di ghiaccio". Attacco utilizzato da Aokiji a Marineford, ep 462
*Ice Time = circa "Gelida morsa". Attacco utilizzato da Aokiji contro Robin, ep 227
*Hiken = "Pugno di fuoco". Attacco utilizzato da Ace ad Alabasta, ep 95
*Shinka - Shiranui = "Fiamma Sacra:Fosforescenza" o "Magico fuoco del male". Attacco utilizzato da Ace a Banaro, ep 325
*Higan = "Pistola di fuoco". Attacco utilizzato da Ace a Banaro, ep 325
*Emergency = tecnica utilizzata nel videogioco "One Piece: Gigant Battle! 2 New World", da me usata per enfatizzare l'urgenza di quell'attimo
alcuni attacchi qui sopra elencati, sono stati leggermente modificati nelle loro realizzazioni per scelta personale

Ancora non ci credo... mi ero prefissata di finire e pubblicare un capitolo prima di Natale, difatti eccomi qua :P

Non mi dilungo molto, in quanto ho poche cose da dire.
Con l'aggiornamento odierno, ho come l'impressione che due pirati mi vorranno male (dovrei persino essere più buona, essendo sotto una certa festa XD). Ma mi farò perdonare con momenti pucciosi più avanti, in particolare con il dolce Hiro :3 Così come, nel prossimo, verrà meglio approfondito il colpo combinato di Law e Kyoko qui volutamente "accelerato", promesso u.u
Penso che in due capitoli (maaassimo tre) terminerò con le battaglie, per poi cominciare ad avviarmi verso l'epilogo della mia fanfiction ;)

Se bien, come sempre ringrazio ogni singola/o lettrice/lettore e chi continua ad aggiungere la storia nelle varie categorie.

Alla prossima!
See ya

P.S. Il 30° capitolo lo dedico a coloro che hanno recensito il precedente.
Arigatou: kiara 96, Incantatrice_Violeta e Princess_Yaoi


Buon Natale!
dalla vostra Flame e dai Pirati Heart


  
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