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Autore: DaisyCorbyn    24/12/2017    1 recensioni
[19 anni dopo] [Next generation]
Alwys ha passato i primi 11 anni della sua vita a nascondersi per la sua natura da lupo mannaro, fino a quando un giorno Ted Remus Lupin bussò alla sua porta per dirle di essere idonea per frequentare Hogwarts. Alwys così inizierà una nuova vita con i suoi amici Albus e Rose, nonostante una presenza oscura cercherà di impossessarsi del Mondo Magico.
Dal Capitolo 2:
«Mi chiamo Ted Remus Lupin, sono un professore della Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Quando un bambino con poteri magici compie 11 anni, riceve una lettera dalla scuola per poter essere ammesso. Non sempre, però, il bambino ha i genitori anch’essi dei maghi e, quando ciò accade, viene inviato un professore per spiegare alla famiglia la situazione. Tu sei stata ritenuta idonea per frequentare Hogwarts e io sono il professore che risponderà a tutte le tue domande» finì con un sorriso e si sistemò l’impermeabile.
I genitori guardarono la figlia annuendo e sorrisero dolcemente come se stessero cercando di convincerla con lo sguardo.
«No» fu l’unica parola che Alwys disse dopo essersi ripresa dal quel fiume di informazioni.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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25
Fatto il misfatto

 
 
Ormai si era abituata a quella sensazione di tepore sulle guance, di liscio sotto i polpastrelli e di morbido sotto la testa: anche senza aprire gli occhi, era sicura di essere in infermeria, perché questa volta? I ricordi ritornarono a galla come la pietra pomice dopo essere stata immersa nell’acqua. Luci, vento, nero e tanti suoni indistinti riaffiorarono nella mente di Alwys provocandole un terribile mal di testa che le fece corrucciare gli occhi.
«Alwys?» una voce si fece spazio fra le altre perché più vicina e la sua familiarità la portò ad aprire gli occhi.
Davanti a lei la figura di Ted incominciò ad essere messa a fuoco: aveva i capelli blu scuro ed Alwys ogni volta si meravigliava del fatto che con quel colore sembrasse una persona completamente diversa.
«Come va?»
Alwys non riuscì a rispondere perché era troppo frastornata, si guardò intorno notando che non c’era nessuno oltre lei. Victoire?
«Piano, piano» le disse Ted: senza rendersene conto aveva tentato di alzarsi per andare a controllare gli altri lettini, ma era troppo debole, quindi si mise soltanto a sedere.
«Dov’è Victoire?» chiese guardandolo negli occhi neri.
«L’hanno dimessa ieri, sta bene adesso» rispose accennando un sorriso.
Adesso. Quella parola le rimbombò nella mente.
«Da quanto sono qui, allora?»
Ted sospirò e si mise comodo visto che fino a quel momento era rimasto chino su di lei.
«Cinque giorni.»
Davvero tanti giorni. Ma era comprensibile dopo tutto quello era successo, dopo tutto quello che aveva passato e che ora l’aveva marchiata come le cicatrici che aveva nel corpo. Ora stava meglio, ma sarebbe tornata quella figura? Perché la voleva?
«Basta pensare» lo sguardo di Alwys fu catturato dalla frase di Ted.
Gli sorrise e prese un respiro profondo per calmarsi: «Io… non capisco cosa sia successo.»
«Lo so…» rispose Ted avvicinandosi al suo viso: le diede un bacio in fronte e poi le accarezzò dolcemente i capelli. «Però un problema alla volta: pensa al fatto che sei qui e stai bene.»
Ted aveva ragione, sicuramente la McGranitt e tutti gli altri professori stavano già cercando una spiegazione o chissà, l’avevano già trovata.
Ted si abbassò per prendere una scatolina colorata.
«Ti ho preso delle caramelle, hai bisogno di zuccheri» disse con un sorriso premuroso.
Alwys non aveva proprio voglia di far entrare qualcosa nel suo stomaco, ma sapeva che rifiutare avrebbe fatto dispiacere Ted, così provò a mettere sotto i denti qualcosa di gustoso. Le raccontò di quei cinque giorni, del fatto che le lezioni erano state sospese per un giorno, di come Albus e gli altri si fossero preoccupati davvero molto per lei.
«Cosa aveva Victoire?» chiese ad un tratto Alwys interrompendo il discorso di Ted.
«Lei… è stata colpita duramente dal drago, ma grazie al professor Pastime si è risparmiata il peggio» spiegò cercando di sorridere.
«Mi dispiace un sacco…» sussurrò lei abbassando lo sguardo.
«No!» esclamò Ted facendola sobbalzare. «Non ci pensare nemmeno: non è stata colpa tua, non hai lanciato tu quell’incantesimo.»
Era vero, ma Alwys si sentiva come se fosse stato così.
Nel pomeriggio, però, la situazione sembrò migliorare con l’arrivo di tutti i suoi amici: la fecero sorridere e le portarono Ninfa che fra fusa e pancia all’insù le fece capire che le era mancata.
«Quindi abbiamo un eroe qui» disse Dominique scompigliando i capelli di James. «Sicuro di non essere Grifondoro?»
«Nemmeno se mi dessero in pasto ad un cane a tre teste!» esclamò lui indignato.
«Si sa che i migliori sono i Corvonero» disse Victoire cingendo il collo del cugino.
«Sì, certo» dissero Dominique e Rose in tono ironico, e subito dopo risero per il fatto che lo avessero detto in coro.
Alwys era davvero felice di vedere la Corvonero sorridere e scherzare, vederla schiantata contro una colonna e poi non muoversi le aveva fatto venire un tuffo al cuore. Albus ed Adeline la abbracciarono per così tanto tempo, che quasi Alwys aveva smesso di respirare! Ma sapeva di averne bisogno: quella volta stava per rimetterci perché era sola, invece in questo momento, con tutti i suoi amici attorno, si sentiva invincibile.
Dopo una notte passata in infermeria ma cosciente, finalmente poté tornare ai dormitori dove, con grande sorpresa, le sue compagne la accolsero con calorosi abbracci e sorrisi.
«Stai bene adesso?»
«Sei davvero coraggiosissima!»
«È vero che hai cavalcato un drago?»
Alwys si sentì frastornata da quelle frasi e domande, limitandosi ad annuire o a corrucciare le sopracciglia appena sentiva domande strane. Mancavano pochissimi giorni alla fine delle lezioni, che passarono fra un sospiro e l’altro, mentre Alwys guardava fuori dalla finestra di ogni aula, con il terrore di vedere il sole oscurato da due ali.
Finalmente il giorno atteso da tutti quanti arrivò: la sera ci sarebbe stata la festa di fine anno e le ragazze non vedevano l’ora di indossare di nuovo l’uniforme delle cerimonie. Calato il sole, i tre si incontrarono fuori dai dormitori e fra una risata e l’altra arrivarono nella Sala Grande: vi erano degli stendardi color pergamene, che fluttuavano leggermente nonostante non ci fosse un accenno di vento, dove vi era disegnato il simbolo di Hogwarts. Si misero ai loro soliti posti e parlarono del più e del meno con gli altri mentre guardavano ansiosi i vassoi vuoti.
«Ti piace davvero tanto il soffitto, vero?» chiese Dominique accennando un sorriso verso Alwys.
La ragazzina annuì imbarazzata. Nonostante avesse passato un anno a fare magie, quelle stelle che si specchiavano nei suoi occhi le toglievano sempre il fiato. Ad un tratto, però, il tintinnio di un cucchiaio contro un bicchiere di vetro fece cadere la sala in un silenzio tombale.
«Buona sera a tutti» la preside McGranitt era come sempre davanti al suo leggio di rami argentati: indossava un lungo vestito molto elegante –non che tutti i suoi vestiti non lo fossero- sul verde scuro, con ghirigori argentati sulla gonna e anche nel corpetto, solo che più piccoli. Come sempre aveva l’aria austera e accigliata, come un vecchio gatto che pigramente guardava da lontano la sua preda, ma comunque si poteva intravedere un luccichio di orgoglio nei suoi occhi a fessura.
«Anche questo anno è passato e spero sia stato indimenticabile sia per i nuovi studenti che per gli altri. Volevo complimentarmi con gli studenti che quest’anno si diplomeranno: il punteggio generale è molto alto e io non posso che essere molto orgogliosa» accennò un sorriso che però svanì quasi subito «Adesso il momento che tutti aspettate…»
Sfilò la sua bacchetta dalla larga manica e la agitò leggermente: apparì una pergamena che si aprì davanti a lei.
«Come ogni anno verrà assegnata la Coppa delle Case.»
Alwys notò Dominique soffocare un grido di gioia seguita da tutti gli altri studenti.
«L’anno scorso la Coppa è stata vinta dai Corvonero» il tavolo blu e bronzo accennò un applauso. «Quest’anno…. Al quarto posto, con trecentoquaranta punti, Tassorosso! Al terzo posto con trecentosettanta punti, Serpeverde! E al secondo posto…»
L’ansia salì, Alwys strinse la mano di Albus mentre nella sua testa rimbombava la parola “Corvonero, Corvonero, Corvonero”.
«Grifondoro, con trecentottanta punti! E al primo posto, per ben due anni consecutivi, Corvonero, con quattrocentodieci punti!»
Il tavolo blu e bronzo esplose in un grido: Alwys vide persone abbracciarsi, ridere ed esultare. Se lo erano meritato, quindi nessuno aveva niente da controbattere.
«Complimenti!» esclamò la McGranitt sorridendo.
Batté le mani e gli stendardi si colorarono di blu e bronzo, ed uno stendardo più grande si materializzò sopra il tavolo dei professori, raffigurante un’aquila che smuoveva le sue possenti ali. In seguito i tavoli si riempirono di cibo e gli studenti non ci pensarono due volte a fiondarsi, nonostante la sconfitta bruciasse.
«Altro che Corvonero…» disse Dominique prendendo un sorso del suo succo viola. «Dovrebbero far vincere solo Vicky!»
«Per il secondo anno consecutivo» sottolineò Fred asciugandole un po’ di salsa sul labbro. «Non potresti essere più femminile quando mangi?»
«Quando mangi, quando dormi, quando parli» incominciò ad elencare Rose tenendo il conto con le dita delle mani.
«È un complotto?» controbatté la rossa arricciando le labbra.
«Scherzo» rispose Fred schioccandole un bacio fra i ricci. «Ti adoriamo perché sei così.»
Ed Alwys non poté che confermare.
Il cibo, però, andò via prima del solito lasciando i nuovi studenti molto perplessi.
«Attenzione, prego» la voce della preside fece girare i volti di tutti gli studenti. «Sono orgogliosa anche quest’anno di incoronare lo studente che si è distinto fra gli altri per il suo impegno nello studio e nel migliorare sempre di più la nostra scuola.»
La professoressa Lewis sbucò da una porticina al lato destro del tavolo dei professori e teneva in mano un cuscinetto con qualcosa che, però, era celata da una copertina bordeaux. Appena arrivò accanto alla preside, quest’ultima, con un colpetto della bacchetta, fece alzare in aria il lembo di stoffa: vi era una corona argentata con un grosso diamante blu incastonato al centro e alcuni più piccoli ai lati. Il diadema risplendeva, grazie alla tenue luce delle candele che si infrangeva sul diamante più grande dando vita a dei raggi color arcobaleno. Alwys, Rose ed Albus erano a bocca aperta e gli altri cercavano di trattenere le risate.
«È il diadema dei Corvonero» spiegò Fred indicando con un cenno del capo il lato dei professori.
«Una riproduzione» puntualizzò Dominique facendosi avanti. «Dopo che fu distrutto, decisero comunque di ricrearlo il più fedelmente possibile, e in seguito decisero di usarlo per incoronare a fine anno o un mago o una maga, visto che l’originale si illuminava in testa ai veri Corvonero, cosa che ovviamente questo non può fare.»
«Davvero brava» si complimentò Rose. «Se solo fossi sempre così…»
Dominique le fece la linguaccia e lei alzò teatralmente gli occhi al cielo. Ritornarono a guardare la McGranitt che nel frattempo aveva spiegato l’importanza del premio, dello studiare, dell’impegnarsi e di prendere esempio dai vincitori.
«Ogni anno è sempre molto difficile, ma quest’anno non avevamo dubbi.»
«Questa frase la dice sempre» sussurrò Dominique verso i tre, coprendosi la bocca con la mano.
«Signorina Weasley numero due» la rossa balzò sulla sedia e si girò verso la preside sorridendo. «La sento.»
Gli altri si misero a ridere mentre Dominique mise il broncio visibilmente offesa. Alwys si meravigliò perché erano lontani: quella donna era piena di sorprese.
«Allora…» Alwys vide ragazze di tutte le Case chiudere gli occhi o stringere la mano della compagna accanto «Il vincitore è… Victoire Weasley!»
Il tavolo dei Corvonero esplose in un fragoroso grido e Victoire, con le lacrime agli occhi, guardò le sue amiche con un sorriso stampato sul volto.
«Inutile dirti che quasi sempre lo vincono i Corvonero» sussurrò Dominique all’orecchio di Alwys.
Lo spettacolo subito dopo, però, lasciò tutti senza parole: quando Victoire si alzò per andare verso la McGranitt, puntò la sua bacchetta in alto e da essa uscirono scintille argentate che scesero verso la sua divisa, che incominciò a brillare e si trasformò in un lungo e vaporoso vestito blu con pietre scintillanti sul corpetto color argento che poi andavano scemando sulla gonna. Tutti avevano la bocca spalancata e la sala cadde nel silenzio, l’unico rumore proveniva dai tacchi di Victoire, che però non potevano essere visti a causa della gonna che strisciava sul pavimento.
«Sei bellissima» le sussurrò la preside con tono materno e sorridendo.
Victoire si mise in ginocchio davanti alla McGranitt e chinò il capo diventando seria.
«Sono molto felice di essere qui e di poter incoronare questa studentessa che è a tutti gli effetti la miglior studentessa di Hogwarts, sia in intelligenza che in bellezza e nobiltà d’animo» Alwys vide Fred stringere la mano di Dominique. «Io, Minerva McGranitt, sono lieta di incoronare, con questo diadema, Victoire Weasley.»
Tutti gli studenti applaudirono e nel tetto scoppiarono fuochi d’artificio di tutti i colori dell’arcobaleno, che portarono gli studenti ad alzare il naso, compresa Victoire. Appena lo spettacolo finì, tutti tornarono a guardare la ragazza che si era spostata accanto alla preside ed aveva sul volto un sorriso radioso, e nel frattempo davanti a loro, sulla piccola scalinata, si erano posizionati i ragazzi del coro della scuola.
«Ora, come da tradizione, la vincitrice ballerà con un ragazzo che vorrebbe ballare con lei, in caso di più ragazzi, sarà Victoire a scegliere» spiegò mentre la ragazza si posizionava davanti al coro.
Ci fu di nuovo silenzio nella sala ma, più passava il tempo, più il leggero brusio iniziale diventava forte.
«Perché nessuno ci va?» sussurrò Alwys verso Dominique.
«Perché tutti si aspettano che Ted ci vada» spiegò la rossa che guardava la sorella con un misto di speranza e preoccupazione.
Alwys spostò lo sguardo verso Albus che, dopo aver incontrato gli occhi di lei, abbassò la testa in silenzio. Victoire si girò, la gonna svolazzò pesantemente e guardò il tavolo dei professori incontrando gli occhi tristi di Ted: il ragazzo abbassò gli occhi, il cuore di Victoire perse un battito e si portò la mano al petto come se volesse tranquillizzare il mare che dentro di lei era in tempesta. Si girò di nuovo verso gli studenti: ora i suoi occhi erano rossi e gonfi per le lacrime che però non accennavano a scendere, come se lei le stesse trattenendo con tutte le sue forze. Il suo labbro tremava, come le mani che si stringevano fra loro. Ad un tratto il rumore di una sedia distolse l’attenzione degli studenti da Victoire, che aveva abbozzato un sorriso nonostante le lacrime: Daichi si era alzato e stava camminando verso di lei. Quando fu davanti all’amica, le prese la mano e mise l’altra sul suo fianco per attirarla a sé. Incominciarono a danzare come due piume trasportate dal vento, la musica però iniziò solo dopo un’occhiataccia da parte della preside. Il volto di Victoire, nonostante le righe sulle guance lasciate dalle lacrime, sorrise e tornò ad essere radiosa come sempre. La musica riempì la sala, i due danzarono come se fossero un principe ed una principessa e gli studenti rilassarono i loro sguardi, tranne i Weasley, come se lo stesso pensiero li attanagliasse tutti. Finita la musica, i due si lasciarono, fecero un inchino e poi Daichi le diede un bacio in fronte prima di tornare a sedersi.
«Grazie al signorino Corner e alla signorina Weasley per questo magnifico spettacolo» disse la preside mentre la studentessa si posizionava accanto a lei. «Spero passiate delle vacanze ristoranti, dò un caloroso buona fortuna ai diplomati, che Hogwarts possa sempre essere con voi. Con gli altri ci vediamo a settembre.»
 
Settembre sembrava lontanissimo agli occhi di Alwys: avrebbe tanto voluto dei corsi estivi, ma si dovette accontentare di una settimana a casa dei Potter. Quando Albus glielo aveva proposto era scoppiata in un grido di gioia. Sul treno per tornare a casa si misero in una cabina anche insieme ad Adeline, che teneva a debita distanza il suo coniglietto da Ninfa, già pronta con forchetta e coltello e che si stava già leccando i baffi.
«Quindi per voi va bene?» chiese Albus serio, approfittando del fatto che Adeline era uscita per un momento.
Le due ragazzine annuirono.
Tornati a casa, Alwys abbracciò i suoi genitori con tutto l’amore che aveva dentro e la sensazione del calore dei loro corpi cancellò per un attimo la nostalgia di Hogwarts.
«Sicura che è da questa parte?» chiese suo padre perplesso, quando Alwys qualche giorno dopo li condusse in un villaggio di cui loro avevano ignorato l’esistenza fino a quel momento.
«Sì sì, sempre avanti» rispose indicando la via con la mano.
Hogsmade, come sempre, era immerso in un leggero strato di nebbia e a fatica riuscirono a trovare la piazzetta principale dove vi erano i Potter.
«Siamo sicuri?» chiese Albus stringendo a sé la mappa.
«Dobbiamo farlo» rispose Rose senza staccare gli occhi dalla lapide.
«È la cosa giusta» continuò la frase Alwys guardando l’amica annuendo.
 
Sirius Black III
Conosciuto anche come Felpato
3 novembre 1959 - 18 giugno 1996
«Se vuoi sapere davvero com’è una persona,
devi guardare come tratta i suoi inferiori e non i suoi pari.»
 
Le lettere erano incise sul blocco di marmo con una semplice calligrafia a stampatello e accanto ad essa un cane che guardava in alto.
«Forza…» James si girò verso il fratello con il palmo rivolto verso l’alto.
«Prima dobbiamo fare una cosa…» rispose allontanando la mappa dalle grinfie del maggiore e, subito dopo, stese la mano davanti a sé seguito dagli altri.
«Decreto segreto!» esclamarono in coro.
«Applicherò un incantesimo di adesione permanente» spiegò posizionando la mappa nel lato di lapide senza disegni.
Prese la bacchetta, fece un respiro profondo e, con un colpetto del polso, fece fuoriuscire una luce quasi impercettibile che andò dentro la mappa.
«Guardate!» esclamò Albus che si avvicinò per guardare meglio: la copertina era diventata completamente vuota tranne che per la piccola scritta porpora che comparve.
«Fatto il misfatto…»  lesse Rose. «Magico!»
«È merito tuo, James?» chiese Alwys sbalordita.
Il maggiore scosse la testa visibilmente colpito. «Deve essere opera di un incantesimo fatto prima dai Malandrini.»
I tre, dopo un attimo di silenzio, si scambiarono delle occhiate e scoppiarono a ridere ripensando a tutto quello che avevano passato con quella mappa.
«Ora cosa pensi di fare?» chiese Albus diventando improvvisamente serio.
«Io…» sussurrò Alwys dando una fugace occhiata ai suoi genitori che sorrisero.
«Non lo so…»
In un anno aveva dovuto affrontare terribili avventure e una pericolosa figura che tormentava le sue notti. Ogni giorno temeva di scorgere il suo mantello nero come le tenebre oltre le porte, temendo per i suoi genitori e tutti gli amici che aveva incontrato durante quei mesi.
Perché, per una volta nella sua vita, sentì di avere qualcosa da perdere. E ciò la terrorizzava nel profondo.
   
 
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