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Autore: kyuukai    25/12/2017    1 recensioni
Ovvero l'amore all'insegna di calci e pugni, anche a Natale.
[Secret Santa per EuphemiaMorrigan, buon Natale!]
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Madara Uchiha, Sakura Haruno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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2. All I want for Christmas is sex and breakfast.

 

 

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Era il venticinque mattina, e quando Madara aprì gli occhi lentamente, nelle orecchie lo snervante suono del carillon posato sullo scaffale accanto al letto, sapeva già che purtroppo il giorno tanto temuto era arrivato.

Temuto ed adorato.

Si rialzò mugugnante dalle calde coperte, la sua parte scalciata via nottetempo, probabilmente perché la moglie ad un certo punto aveva cominciato a tremare, se per il freddo od un incubo non lo sapeva.

Pareva comunque star meglio a giudicare da come scorrazzava, seppur brancolante, per la loro stanza da letto, una mano appuntata dietro la schiena dolorante per via del pancione.

Dalla porta aperta, un odore di zabaione bruciacchiato arrivava dalla cucina, l'ennesimo tentativo della ragazza di farglielo per colazione. Era qualcosa di tipico la mattina del venticinque dicembre, e nonostante gli sarebbe costato sudore ed olio di gomito per scrostare la pentola, le labbra si tesero in un mezzo sorriso involontario.

“Porti doni anche ai cattivi?” la richiamò dopo un paio di minuti, comodamente appoggiato ai gomiti ad osservarla.

La giovane donna subito si girò verso di lui, rischiarando l'atmosfera sonnolenta con uno dei suoi luminosi sorrisi.

Madara detestava il Natale, prettamente perché pareva far dimenticare a tutti il fatto che lui fosse nato il giorno prima, ma aveva avuto la sfortuna di innamorarsi di un folletto adorante della festività.

E che aveva saputo come fargliela apprezzare di più.

Suddetta ragazza trottò contenta al suo fianco, sedendosi delicatamente sul ciglio del letto, si sporse a baciargli le labbra per un breve istante, senza smettere di canticchiare Mariah Carrey, e quando si staccò gli porse un bel pacco infiocchettato con un sorriso che le arrivava alle orecchie.

“Tieni, o Babbo”.

… E che purtroppo sapeva come ammazzare un'erezione mattutina e quel pallido entusiasmo che poteva nutrire per quel giorno in generale.

Madara si irrigidì immediatamente, tenendo appena tra le dita il regalo, gli occhi sgranati nel vuoto e sudore freddo scivolava lungo la tempia pulsante.

Lei rise gioviale alla reazione, posando le mani sui fianchi nudi, trionfante.

“Meglio che ti ci abitui, papino, il nostro frugoletto ti ci chiamerà parecchio. Lo sentirai risuonare per ogni stanza di casa... Papino, papino, papiiiino!” trillò come delle campane a morte, spostando il peso sul materasso per farsi vicina, con fare provocante stringere le braccia sotto il petto e mettere in risalto il costume striminzito da Babba Natale che aveva addosso.

Era diventata una sorta di tradizione, la mattina del venticinque dicembre, e solo perché era molto incinta, non l'avrebbe infranta.

Madara in tutta risposta le lanciò un'occhiataccia, alzando il mento mentre tirava via il fiocco rosso senza garbo. I suoi occhi neri sostarono appena un secondo sulla sua forma succinta, poi storse la bocca e tornò a scartare.

“Tch, manco da versione balena sei riuscita ad avere un poco di seno” osservò sprezzante, tra le lamentele della moglie, che provava a convincerlo che ce lo aveva eccome.

La domanda vera era, come era riuscita ad infilarsi la minigonna microscopica con un pancione del genere?

Lei fece schioccare la lingua, continuando a fargli una treccia mentre provava ad aprire senza successo il pacco.

“Tanto comunque mi vendicherò, domani, a casa dei miei. Non la scampi come l'anno scorso, facendomi perdere la cognizione del tempo, e vergognare come una ladra nell'arrivare cinque ore in ritardo” brontolò già complottando contro di lui, cavando una mezza risata sprezzante.

“Posso sempre provare. Tutto sommato, non sei totalmente da buttar via, conciata così” disse, spingendo con le dita il ponpon che pendeva dal cappellino calzato sui capelli rosa e lisci. Sakura strinse le labbra e si ritrasse.

“Perché anche quando fai dei complimenti pare che mi vuoi dir male?”.

Sorrisero entrambi della battuta.

Alla fine, rassegnata, Sakura gli prese il pacco dalle mani e provò ad aprirlo lei. Nel frattempo, Madara la agguantò per i fianchi e la tirò verso di lui, facendola sedere tra le sue gambe.

“Buon Natale, comunque, amaro amore mio” gli augurò lei con sarcasmo, alzando il viso per schioccargli un bacio sulle labbra, e passargli la carta del dono. Lui rispose di buon grado, sorridendo a contatto con la sua bocca calda, dolce come sempre.

“Buon giorno dopo il mio compleanno, pena della mia esistenza”.

“Il romanticismo!” rise godereccia lei, una mano ad accarezzare il suo petto nudo, ma comunque attenta allo spacchettamento. Era evidente che ci tenesse, e gli fece un poco tenerezza, giusto un po'.

Non appena lo tirò fuori però, la guardò in tralice, mentre sfarfallava con eccessiva forza le ciglia rosate.

“Non se ne parla”.

“Devi far la tua parte, papà, anche in trasferta”.

Lui scosse con forza i lunghi capelli neri, buttando il regalo alle sue spalle prima di avvolgerla tra le braccia con forza e baciarla di nuovo, sentendo il buon sapore di lambire la sua bocca assieme alla lingua giocosa di lei, dal sapore di menta piperita.

Quanti zuccherini si era mangiata? L'albero ormai era rimasto quasi senza bastoncini natalizi.

“Posso chiedere se hai comprato qualcosa a me, mio bel festeggiato più vecchio di un anno ed un giorno?” chiese ridacchiante, muovendosi nel suo abbraccio per sedersi meglio addosso a lui, e carezzare il collo scoperto con le dita fredde.

“Dipende, se hai fatto la brava” mormorò, con un ghigno davvero poco raccomandabile sulla bocca, troppo vicina alla pelliccia del suo costume.

“Mica sei Babbo Natale, non puoi deciderlo tu”.
Sakura rise ancora più forte, ed arrossì appena un poco nel sentire le mani bollenti alzare la gonna, scoprendo il sedere sodo e pizzicarlo.

“Chiamarmi papino non è stata una mossa da brava bimba, Sakura. E senza caffè trovo molto difficile trovare lucidità di fronte a quel poco che questi vestiti lasciano all'immaginazione” la rimproverò, mordicchiandole il labbro inferiore, assaporando con i polpastrelli la pelle soffice al di sotto, appena scossa per le carezze che lasciava contro le sue gambe vacillanti.

“Affamarti ha sempre i suoi lati positivi” scherzò amabile lei, socchiudendo gli occhi ardenti di passione, nascondendo dietro una carezza calda lungo il busto l'ennesima fitta alla schiena.

Il peso del pancione era davvero troppo.

Notandolo, Madara piano la fece stendere piano sotto di lui, deliziandosi di come i capelli rosa si perdessero in morbide onde sopra il piumino candido, lei già piena di trepidazione.

“Se io sono stata cattiva, tu sei poco innovativo, Capitan Senza Mutande” sussurrò lei, tirandolo senza riguardo per i lunghi capelli spettinati e far rincontrare le loro bocche.

“Per una volta che mi sono impegnato”.

“Hmm, in cosa di preciso?” mugugnò lei, lasciandogli libero accesso al suo collo niveo reclinando la testa all'indietro.

“Il regalo, lo vuoi o no?”.

Occhi onice incontrarono quelli verdi, davvero confusi.

“Non è questo?” chiese piano, sconcertata del perché si fosse fermato così bruscamente e si stesse alzando dal letto, lasciandola palpitante ed in attesa col ridicolo vestitino di Natale a coprirla a malapena.

Eppure, appena tornò su ciglio della stanza, non poté non scoppiare a piangere, per le risate.

A nulla valsero le suppliche, la sua resistenza ilare e provare a tenerlo lontano da sé per non prender fuoco sul posto, Madara la tallonò con un cipiglio dittatoriale, agguantandola per i fianchi e tirarla a sedere su di lui, indicando il gigantesco fiocco rosso che stringeva le sue anche snelle.

“Lo vuoi scartare questo cazzo di regalo o no?” ruggì volgare, contento di sentirla dimenare addosso, fingendosi scandalizzata mentre l'ennesima risata irrompeva dalle labbra rosate che tanto adorava.

Nel sentire la battuta orrenda appena uscita dalla sua bocca, quasi si diede uno schiaffo in faccia.

Sakura invece gettò la testa all'indietro, scalciando le gambe nude all'aria con l'innocenza ed ilarità di una bimba. Le toccò scusarsi col marito ed il broncio burbero che nel frattempo aveva messo sul viso.

“Ti dirò, è bello così com'è, neanche vorrei rovinare un così bel...” si premette le dita alla bocca tremante, prima di alzare lo sguardo al suo e muovere le sopracciglia con fare saccente “ … Pacco”.

Madara non ci mise molto a riaccompagnarla tra le coltri e riprendere da dove aveva lasciato, premurandosi di tapparle la bocca e farle godere il suo regalo, senza far altre battute raccapriccianti che glielo facessero ammosciare.

 

Un mese dopo.

 

Al Sacro Cuore di Konoha regnava il caos più assoluto, quel venerdì 17.

Era gennaio, e benché le festività avessero levato le tende, e lasciato la popolazione della città alla loro regolare routine noiosa, le persone che riempivano le sale del reparto nascite non parevano voler stare tranquille.

Hanabi per prima, dopo aver accompagnato in fretta ed in furia la sorella maggiore ed il suo capo di lavoro, stava bestemmiando in tsuchinese [1], preoccupata per la giovane donna che stava perdendo i polmoni oltre la porta della sala parto.

Hinata, che era rimasta a casa con lei dopo che Madara era dovuto partire per Uzu, ovunque quella terra si trovasse, dopo che la giovane moglie aveva insistito tanto. Era una questione di tre giorni, di sicuro l'anticristo avrebbe atteso il ritorno del papà per venire alla luce.

Sfortuna per loro, al pargolo piaceva fare il trasgressivo, ed alle dieci di sera, mentre Sakura stava dando fondo alle riserve di gelato rimaste in frigo sotto sua gentile richiesta, le si erano rotte le acque.

E dato che le due si erano mostrate troppo apprensive, chi per le lacrime di commozione, chi dimostrava la preoccupazione tuonando parole poco carine e consone, erano state allontanate dalla sala.

Facendo incazzare come una bestia la donna sul lettino.

“Sakura, stia calma e si rilassi, ricordi di respirare ed andrà tutto bene” la implorò per l'ennesima volta Shizune, provando a far stare a posto la ragazza scalmanata che proprio non ne voleva sapere di star appoggiata al letto e dar alla luce il suo piccolo.

“PIANTATELA CON QUESTE CAZZATE ED ACCENDETE QUELLA DANNATA TV!”.

“Ma signorina, le sembra il momento di pensare alla sua soap opera preferita? Sicuramente qualcuno a casa gliela sta registrando!” esclamò la capo-reparto, tamponandosi la fronte madida di sudore. Era da un'ora che la ragazza non si dava pace, da quando aveva rotto le acque era stata portata di peso in sala operatoria.

La procedura stava andando benissimo, lei in piena salute ed il bimbo pronto a venire alla luce, eppure non pareva intenzionata a farla, finché non avessero portato una televisione davanti a lei.

Nella sala parto! Che richiesta assurda!

“LASCIATEMI VILLANE, QUESTO DEMONIO NON S'HA DA FARE SE NON VEDO IL DERBY ORA TRA LE MIE COSCE!” strillò, dimenandosi sul lettino con fin troppa forza per una donna al nono mese.

Non era una neo mamma, era una furia rosa!

Le altre ostetriche si scambiarono sguardi indecifrabili, mentre tentavano di tenerle le gambe ferme sui poggiapiedi. Tutte e tre si rivolsero infine a Shizune, che sospirando andò a fare la strana richiesta al citofono. Si vergognava quasi di riferirla al bancone principale, ma ne andava della vita della giovane ed incosciente donna e del piccolo che portava in grembo.

“Soddisfatta?” le riferì con un barlume di risentimento nella voce, non appena tornò al suo fianco. Sakura annuì con forza, sbuffando dalle narici, quasi fosse un toro.

Neanche dieci minuti dopo, fu la primaria del piano di sopra a portarle l'occorrente e montarlo, tra i ringraziamenti sinceri della ragazza stesa sul letto, intenta a spingere con tutte le sue energie.

Aveva aspettato davvero troppo.

“T-ti prego... accendila” farfugliò senza respiro, stritolando le dita della poveraccia trovatasi al suo fianco per caso.

“Sei assurda, ragazza mia, quel bastardo ti ha davvero rincretinito. E neanche si è presentato il giorno della nascita del figlio” la riprese con acidità la dottoressa, posando le mani sui fianchi nel frapporsi tra lei e la tv “Che razza di padre sarebbe?”.

Iridi verdi lampeggiarono, un mezzo ringhio scaturì dalle labbra piegate dal dolore.

“Non è colpa di mio marito di sicuro se questo demone vuol fare outing prima del tempo” scandì con determinazione prima di gemere profondamente, e ripiegarsi su se stessa per lo sforzo. Rivoli di sudore grondavano dalla fronte scoperta.

“Metti il canale dello sport, Tsunade!”.

“Non ha senso quello che dici! Pensa col cervello, per una volta in questi anni!” esclamò con forza lei, affiancandola e tenendola giù per le spalle quando l'ennesima doglia la fece urlare “Ora tu ed il piccolo avete la precedenza su tutto!”.

Iridi umide e stanche la fissarono con lucidità attraverso le ciglia chiare, nonostante il patimento che l'affliggesse.

“Va-vai fuori, ci sono le sorelle Hyuuga col mio cellulare”.

“Sakura” grugnì la donna, affilando gli occhi color nocciola.

“Madara non sarà l'uomo perfetto, non l'ho sposato pensandolo, ma merita di sapere che suo figlio sta nascendo” disse irremovibile, stringendo le dita ossute a quelle della maestra preoccupata “Non starò qui ad ascoltarti mentre infanghi il nome della mia famiglia! Quindi fa quello che ti dico, o quando riprendo sensibilità alle gambe è la volta buona che ti gonfio di botte se non permetti al padre di assistere!”.

Le due si guardarono in cagnesco per un minuto buono, prima che la giovane donna tornasse a mordersi le labbra a sangue e spingere con tutta la sua forza, strillando.

“Primario!”.

“Shizune, lo vedo, sta uscendo!”.

“Si sforzi, signorina Uchiha!”.

“Sa-sakura-chan!”.

“PORCA TROIA, PASSATEMI QUELLA DONNA PRIMA CHE ITACHI VI MALEDICA, VOI E LA VOSTRA STIRPE!!”.

“Hanabi!”.

Il petto della paziente si gonfiava aritmicamente, non pareva trovar pace né respiro.

“Non posso resistere ancora a lungo! Ti prego!” ululò in quella confusione generale, ed il basso commento della partita in sottofondo.

La donna bionda sbuffò, lasciando il fianco dell'allieva sulla branda, solo per aprire la porta e tuonare, alle due ragazze fuori dall'uscio. Hinata teneva la sorella da sotto le braccia, tremante di furia.

“Datemi quel dannato aggeggio e state zitte, che quella cretina forse s'è finalmente decisa di partorire, una buona volta!”.

Lacrime calde di gioia uscirono dagli occhi di Sakura, non appena la maestra gli appoggiò il telefono all'orecchio.

Nel frattempo, sullo schermo la partita si era arrestata per un'improvviso time out. I Corvi di Konoha erano letteralmente volati in panchina al richiamo di Itachi, che immediatamente passò il telefono a Madara.

“Ehi” lo sentì mormorare trafelato dall'altra parte della cornetta. La moglie si appoggiò di più alla mano, quasi volesse sentirlo più vicino.

“C-come va la partit...” ma si bloccò, lamentandosi debilitata all'arrivo di un'altra fitta al basso ventre.

“Stupida, hai aspettato fino ad ora?” la rimproverò aspramente, schiacciando la bocca al telefono per avere un minimo di privacy.

“Avevi detto... che saresti stato...”.

“Sono qui, Sakura” mormorò a bassa voce, con decisione “Ora tira fuori quel malefico nano che quando torno lo voglio vedere e, dirtene tre per aver patito così tanto fino ad ora”.

Lacrime bollenti scivolarono lungo le guance incavate della giovane donna, un altro gemito aprì la sua bocca.

“Spingi, dannazione!”.

“Fanculo, è colpa tua!!”.

“Tch, ti amo anch'io”.

Lei spalancò gli occhi vitrei, girandosi con fomento verso la cornetta, e tuonare:

“E dopo tutti questi anni te ne esci ora a dirmelo, mentre mi sto tagliando a metà per far nascere nostro figlio, con fare di sufficienza?! Sei proprio un bastardo sadico! Ahhhhh!! Ti amo anch'io, bastardo!”.

Strillò così forte che stordì tutte le infermiere, tranne Tsunade, che accanto alla ragazza tratteneva a malapena un sorriso.

“Un ultimo sforzo!”.

“Signorina Uchiha!”.

“Spingi, allieva deficiente!” ululò Tsunade, stringendole con forza la mano arrossata libera.

“M-madara... !”.

“Fagli vedere chi comanda!” mormorò con enfasi il marito, tendendo avaro l'orecchio per non perdersi neanche un attimo di quel momento prezioso.

Un attimo di silenzio quasi raccapricciante gli fece venire la pelle d'oca sulla nuca, i suoi compagni di squadra tutti preoccupati per il pallore improvviso sceso sul viso del capitano. I tifosi erano a dir poco imbufaliti della pausa troppo duratura, ma il loro clamore fu sovrastato da un singolo vagito.

“È nato” sussurrò incredulo ai suoi amici, ancora in trance neanche si accorse delle pacche e dei sorrisi più sereni dei ragazzi, né da dove fosse uscito Hashirama, che si catapultò ad abbracciarlo e piangere le lacrime virili che lui non avrebbe mai versato per commozione.

Anche se il cuore stesse esplodendo sotto la protezione, alimentato da tale emozione così vera e genuina da parer aliena al suo corpo.

“... A-amore”.

“Sakura” mugugnò a fatica al telefono, tra il frastuono tutto attorno e le suppliche di Hashirama di farlo diventare padrino del frugoletto. Tornato un poco lucido, lo calciò via, prontamente riacchiappato da Mito, che sorridente gli carezzò la guancia e lo consolò, come al solito.

“C-ce l'abbiamo fatta... sono così conten...”.

Le parole pregne di emozione rimasero sulla punta della lingua, dato che Tsunade le tolse il telefono da vicino, facendole una carezza sulla testa, un attimo prima che svenisse dalla fatica.

“Fine della pagliacciata, ora torna a giocare prima che vi buttino addosso dei pomodori” commentò storcendo il naso, poi si costrinse a dire “Stanno bene. Hanno bisogno entrambi di riposo”.

Lui storse le labbra, sputando per terra.

“Primaria Tettona, qual nefasto evento”.

“Non tutti i giorni nascono i figli di Satana, ero pronta a disfarmene nel caso avesse avuto corna e coda, ma purtroppo è un bambino sano come un pesce”.

“...”.

“No, tranquillo, non ha i capelli rosa” mormorò alzando gli occhi dorati al cielo, interpretando quel silenzio a modo suo “Niente toglie gli potrebbero venire più tardi, e far diventare i tuoi bianchi per lo stre ...”.

“Grazie, vecchia bacucca”.

Fu il turno suo di ammutolirsi, e riattaccare senza aggiungere altro.

Madara era un poco di buono, buzzurro e bastardo, che aveva levato tanto buonsenso alla sua pupilla, sposandola e dando alla luce un figlio che probabilmente da grande sarebbe stato il ritratto della sua faccia di cazzo.

Eppure, Tsunade si diede la briga di svegliare Sakura a fine partita, che ovviamente avevano vinto, sorridente e raggiante di felicità, che nello stringere il frugoletto tanto aspettato, guardavano in tv il marito rendersi a dir poco ridicolo, spogliarsi della divisa ed indossare, assieme agli altri fresconi degli amici, delle magliette nere con delle lettere a formare la parola “Noctis Uchiha”.

Hinata ed Hanabi, che avevano rischiato seriamente di essere portate via dalla sicurezza più di una volta, erano state miracolosamente richiamate dentro per consegnare il cambio di vestiti alla neo mamma. La maggiore era accucciata al lato del letto, a far piccole carezze sul capo al piccolo profondamente addormentato, le guance rosse di felicità e lacrime.

Hanabi stava riprendendo la scena con lo smartphone, e lo avrebbe venduto a caro prezzo a tutti.

“Immagina se fosse nata femmina” sussurrò sghignazzante alle altre donne. Loro sorrisero di rimando, contente che in generale fosse finalmente nato.

“Quell'adorabile bastardo del tuo papà ti avrebbe adorato comunque” mugugnò adorante al piccolino tra le sue braccia, neanche fece una piega quando gli diede un bacio sulla testolina delicata e provò ad indicarglielo.

“E mantiene sempre le sue promesse” disse, asciugandosi con la mano sinistra una lacrimuccia, nel vederlo portar l'anulare alle labbra e baciarlo, l'emozione sul viso stanco celata appena dai lunghi capelli neri appiccicati alla fronte.

 

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N.d.V.: [1]: Nell'universo di RADD, la geografia del mondo di Naruto viene rispettata, ed ogni paese ha delle caratteristiche ben precise. Il paese della Sabbia è la Cina di quel mondo, nel Tuono sono più rigidi e quadrati di mentalità come nell'immaginario comunitario (e sbagliato) della Germania. Uzu è il Molise, dato che nel manga è sparito e nessuno sa più che fine abbiano fatto gli abitanti. Il paese dell Terra... beh, è la terronia, quindi Hanabi bestemmia ricordando i bei dialetti del sud.

Noctis è ovviamente tratto da Final Fantasy XV. Oltre gli Uchiha perduti, ci divertiamo anche a trovare figli per i nostri personaggi preferiti, e quando abbiamo cominciato a guardare quello, lui ci ha colpito. Elisa lo ha adottato col nome di Yoru e qualche opportuna modifica nelle sue storie (che consiglio tutte per combattere l'abbiocco dopo abbuffate lol), a me invece piace semplicemente di più il suo nome <3

  
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