15.
Non
prestai molta attenzione a ciò che ficcavo nel piatto,
quella sera a cena. La
mia mente infatti era già proiettata a quello che avrei
dovuto fare da lì a un
paio d'ore.
Alle 21.00 circa Yori passò fra i tavoli, portando a tutti,
come già mi aveva
anticipato, delle tazze piene di camomilla bollente.
-Per un po' ci sarà questo come digestivo, bevete e non fare
altre domande- la
sentii sbottare ai bambini che stava servendo.
Quando arrivò da me, però, si addolcì
impercettibilmente.
-Grazie- mi bisbigliò in un orecchio, mentre mi porgeva la
tazza. Non aggiunse
altro, ma dal suo ammiccare capii lo stesso che si stava riferendo
all'"appuntamento" che avevo architettato per lei e Rokuro.
Non appena Yori fu passata oltre, presi la mia tazza di camomilla
ancora
fumante e me la sgolai tutta d'un fiato, ustionandomi di proposito:
così, con
la scusa di dover filare in bagno alla ricerca di acqua fredda, fui il
primo ad
uscire di corsa dalla mensa e risalire in dormitorio.
Una volta dentro, andai a prendere la torcia elettrica che avevo
nascosto sotto
il cuscino e l'accesi e spensi un paio di volte per vedere se
funzionava
ancora.
Per colpa di quel maledetto sonnifero me
la sono dimenticata accesa per due notti di fila... Mh, direi che va
ancora
bene.
Misi la torcia in tasca e mi sgranchii le nocche. Anche loro erano a
posto. Per
quella notte non avevo bisogno di nient'altro.
Sentii i passi degli orfani che stavano salendo. Veloce, nascosi il
pigiama tra
la rete e il materasso e, ancora vestito da capo a piedi, mi tuffai
sotto le
coperte. Quindi mi girai sulla schiena e mi puntellai sui gomiti, per
tenere il
busto leggermente sollevato in una posizione volutamente scomoda, che
mi
impedisse di prendere sonno.
Ero pronto.
...
Venti
o venticinque minuti più tardi, quando tutti i miei compagni
di dormitorio
avevano ormai smesso di parlare e non si sentiva altro che il loro
russare, mi
arrischiai a scendere dal letto. Non prima, però, di aver
concentrato un po' di
chakra nei piedi di modo da rendere i miei passi assolutamente
silenziosi.
Con molta delicatezza presi il mio borsone e lo nascosi sotto le
coperte, per
simulare alla bell’e meglio il mio corpo.
Uscito
dal dormitorio, mi diressi spedito al piano terra.
Il mio obiettivo è l'aula di
modellismo.
Questa volta conosco la strada, quindi non dovrei metterci
più di un paio di minuti
a raggiungerla... Ma no!
Come al solito avevo parlato troppo presto. Arrivato all'ultima rampa
di scale
mi bloccai, quando scoprii che la luce nell'atrio era ancora accesa.
Non osai
scendere di un altro gradino, ma chinandomi un poco riuscii comunque a
intravedere una persona in camicia da notte che camminava avanti e
indietro.
Yori.
Cosa diavolo... Ma certo, avrei dovuto
aspettarmelo! Se davano il sonnifero agli orfani, era per fare in modo
che non
si avventurassero in giro durante la notte. Senza sonnifero,
però, l'unico
sistema per esserne sicure è quello di sorvegliare le uscite
personalmente.
Tornai al secondo piano.
Cercare
di aggirare Yori è fuori
discussione, mi scoprirebbe subito. Non mi resta che un’altra
strada.
Quatto
quatto mi avvicinai alla scala a chiocciola che portava alle stanze
delle due
signorine, e per un secondo ne illuminai la cima con la torcia. Per mia
fortuna
non terminava direttamente nella loro camera, ma su un pianerottolo.
Se
vado su per di qua, attraverso il
ponte che collega le due torri e scendo dall’altra parte, il
tutto senza farmi
beccare, posso raggiungere lo stesso l’ala ovest. Proviamoci.
Cominciai
a salire. Arrivato in cima mi ritrovai in una stanzetta semicircolare,
con due
porta chiuse. Non ci fu bisogno di tirare a indovinare per capire quale
fosse
quella giusta: da dietro una di esse infatti si poteva sentire la voce
tutt’altro che calma della Signorina Hiromi.
-...quanto
manca alla fine della ronda? Oh, ancora troppo presto! Io voglio andare
a
dormire! Quante volte gliel’ho detto che ho paura a restare
sveglia di notte?
Sta...
parlando da sola?!
-E
poi è una vita che diamo la pozione soporifera ai nostri
poveri angeli. Si
saranno abituati ormai, no? No, Azumi dice che non basta mai, e adesso
che
l’abbiamo persa dobbiamo assicurarci di persona che quelle
dolci anime non
vadano in giro! Ma dove pensa che vadano? Là fuori
è un inferno! ...e un po’
anche qui dentro...
Se
avessi avuto tempo sarei rimasto volentieri ad ascoltare un altro
po’ delle sue
lamentele. Invece, approfittai proprio del suo borbottio per aprire e
richiudermi alle spalle la porta che dava sul ponte.
Nonostante
fosse stato costruito interamente in legno e non ci fossero piloni a
sostenerlo, quella specie di portico sospeso era piuttosto solido: non
solo
resisteva al mio peso, ma anche al freddo venticello notturno, che a
quell’altezza era ancora più pungente.
Se
ho appena superato la stanza della
Signorina Hiromi... significa che la Signorina Azumi
si trova nella torre davanti a me. E se anche
lei è sveglia come la sua collega, dovrò fare
ancora più attenzion...
-Che ci fai qui?
Era
la voce della Signorina Azumi.
D’istinto
mi congelai sul posto e alzai le mani verso il soffitto.
-Che
ci faccio qui? Questa è camera mia!- sentii rispondere la
Signorina Hiromi.
-Ti
avevo detto di sederti sulle scale! Altrimenti come fai a sapere se
qualcuno è
passato di qui?
-Perché
so che non ce n’è bisogno! A nessuno dei nostri
amorini verrebbe in mente di
disobbedire al coprifuoco!
Abbassai
le braccia e mi voltai. Fortunatamente la Signorina Azumi si era
fermata a
parlare con la sua amica, ma sarebbe uscita anche lei sul ponte da un
momento
all’altro.
Senza
pensarci due volte scavalcai il parapetto, mi aggrappai a una
sporgenza, mi
dondolai un paio di volte e infine mi incollai con il chakra sotto il
pavimento
del portico.
-Cosa
devo fare con te... Comunque, stavolta hai ragione tu. Sono tutti nel
mondo dei
sogni, ho controllato e ho detto a Yori di andare anche lei a dormire.
-Buono
a sapersi! Ero un fascio di nervi!
-Esagerata...
Vabbe’, buonanotte Hiromi.
La
Signorina Azumi uscii in quel momento. Sentii i suoi passi lenti e
decisi
proprio sopra di me, quasi come se mi stesse calpestando. La sentii
entrare
nella sua torre. Pericolo scampato.
Potevo
risalire sul ponte, ma dopo quell’imprevisto non mi sentivo
più tanto sicuro di
voler rischiare.
...ehi,
in un modo o nell’altro sono
uscito all’aperto. Adesso posso rientrare nell’ala
ovest come avevo fatto ieri!
...e uno, e due, e... tre!
Mi
staccai dal ponte e caddi in ginocchio sul tetto
dell’orfanotrofio senza far
rumore. Da lì, raggiungere la facciata ovest e ritrovare la
finestra aperta che
avevo scoperto la sera prima fu una passeggiata.
Orientandomi
con la torcia, lasciai il dormitorio vuoto e polveroso e scesi al piano
inferiore, ma prima di procedere mi appiattii contro la parete delle
scale e
sporsi la testa verso il buio corridoio delle aule.
Non
c’era alcun filo di luce sotto la porta dell’aula
in fondo, quindi ne dedussi
che il Mascheratore non era ancora arrivato.
In
quella, una brutta prospettiva mi si parò davanti.
E
se il Mascheratore, proprio
stanotte, avesse deciso di restarsene a letto?
Mi
misi una mano tra i capelli, stringendo fino a farmi del male.
Perché non avevo
pensato a un’alternativa?
Calma
Choji, calma e sangue freddo. Se
quel killer non si presenta... Ecco! In sua assenza posso
tranquillamente
perquisire l’aula di modellismo in cerca di indizi! Problema
risolto!
Annuii
a me stesso ed avanzai. Due passi dopo, però...
No,
un momento! E se poi si presenta
davvero e io non me ne accorgo?
Mi
picchiettai la fronte con la torcia calda, come se quel gesto potesse
sbloccare
un’idea che mi era rimasta incastrata nel cervello. Invece,
l’illuminazione
arrivò quando posai lo sguardo sulla porta alla mia destra,
quella dell’aula
ricreativa.
Allora
farò in modo di accorgermene.
Dopo
aver predisposto la “trappola”, raggiunsi infine
l’aula di modellismo, dove la
notte precedente avevo scoperto il Mascheratore intento a... a lavorare
sulla
sua ultima maschera.
Implorando
mentalmente il mio stomaco di resistere a qualsiasi cosa avessi trovato
là
dentro, abbassai la maniglia, strinsi i denti, e puntai la luce della
torcia
sul banco al centro della stanza.
-...c-cosa?
Sul ripiano del banco trovai soltanto dei fogli di carta, tenuti fermi
da
matite, pennarelli e tubetti di colore. Sui fogli erano disegnati
schizzi preparatori
di svariate maschere, decine e decine di modi diversi con cui quel
maledetto
assassino avrebbe potuto trasformare il volto della sua ultima vittima.
Ma
non c'era alcuna traccia del volto in questione.
Il banco però era lo stesso su cui il killer stava
lavorando, non mi potevo
sbagliare: l'avevo riconosciuto dalla lampada da tavolo, ma soprattutto
dal
barattolo pieno di liquido trasparente in cui galleggiavano gli occhi
strappati
al bambino ucciso.
Con il cuore in gola passai in rassegna gli altri banchi dell'aula con
la luce
della torcia. Trovai altri colori, forbici, quaderni, costruzioni
incomplete,
ma nulla che assomigliasse a una faccia.
Restavano solo i mobili da controllare.
Cominciai da una cassettiera.
Aprii il primo cassetto dall'alto con un colpo secco. Vuoto.
Apri il secondo. Vuoto.
Aprii il terzo. Vuoto.
Aprii il quarto.
-!!!
A causa del brusco movimento, ben più di qualche goccia di
uno strano liquido
straripò fuori, finendo sul pavimento e sui miei piedi.
...temo... di aver trovato ciò che
cercavo.
Il
cassetto conteneva una bacinella quadrata, piena fino all'orlo dello
stesso
liquido in cui erano conservati gli occhi. Sul fondo, la faccia del
bambino
assassinato. O meglio, quello che ne restava: nient'altro che un disco
di
pelle, schiacciato e stirato, con cinque buchi, che un tempo dovevano
essere
gli occhi, le narici e la bocca, stretti e cuciti con del filo di ferro
per
restare chiusi.
Dei lineamenti umani originali, qualunque essi fossero stati, non era
rimasto
nulla.
Anche se mi ero preparato da giorni, quella terrificante visione
riuscì lo
stesso a farmi sentire molto male.
In quell'istante un fischio acutissimo riecheggiò per tutto
il corridoio, e la
mia nausea si tramutò in rabbia.
La trappola è scattata! Sta
arrivando!
Mi girai verso l’uscio, spensi la torcia, la misi tra i denti
e mi inginocchiai,
pronto ad attaccare.
Non
appena sentii la porta dell’aula aprirsi, senza esitazione
scattai in avanti ed
atterrai la persona che stava entrano con una testata in pieno stomaco;
entrambi rotolammo nel corridoio, e alla fine della colluttazione fui
io ad
avere la posizione di vantaggio. Mentre con una mano mi assicuravo di
bloccare
la gola del nemico, con l’altra ripresi la torcia e gli
puntai la luce dritta
in faccia.
Purtroppo,
mi attese una delusione.
-I-Iwao?!
-Levati di dosso, razza di pachiderma!
Non avendo tempo di offendermi per l’insulto, obbedii e gli
permisi di
rialzarsi.
-Iwao, tu non dovresti essere qui...
-Se è per questo nemmeno tu! Sei stato tu a mettere questo
coso davanti alle
scale?- sbraitò, agitando davanti al mio naso il rumoroso
pollo di gomma con
cui avevo fatto conoscenza la notte prima.
-Sì,
l’ho messo io... No, fermati!
Troppo
tardi: per sfogare la rabbia Iwao aveva dato un morso così
forte da aprirlo in
due, rendendolo inutilizzabile.
-Iwao... Non so perché tu sia qui, ma devo chiederti di
andar...
-Invece lo sai benissimo, Choji! O forse speravi che io lasciassi
correre, dopo
tutte quelle balle che hai raccontato a Nana?
-Nana... Hai sentito la nostra conversazione?
-No. È stata lei a dirmi tutto, durante la cena. Nana non
è capace di mantenere
i segreti, con me.
-...che cosa le hai fatto?
Iwao sembrò cadere dalle nuvole.
-Cosa ho fatto... a Nana? Niente, che domanda stupida! È a
te, invece, che
volevo dire due paroline. Avevo intenzione di svegliarti di soprassalto
per
convincerti con le buone a stare lontano dai miei affari privati. Ma
invece di
te, nel tuo letto, ho trovato tutt'altro, e sono uscito per cercarti.
Dannazione -S-sei passato dalle
torri
delle due Signorine per arrivare qui, giusto? Le hai svegliate?
-Lo farò adesso, così potrò dir loro
quante altre infrazioni al regolamento hai
commesso oggi! Intromissione notturna nell'ala ovest, diffusione di
terrore
negli altri orfani... Ne avrò di cose da raccontare!
-...diffusione di terrore?
-Non fare il finto tonto! Hai terrorizzato Nana quasi a morte, con
quella
storia che io potrei morire se continuassi a mangiare di nascosto!
-Quella... quella è la verità, Iwao! Devi
credermi!
-Vuoi che ti creda? Dammi una spiegazione convincente, allora!
Mi morsi il labbro inferiore.
-Io... Io non... Iwao, i tuoi muscoli! Le tue vene! Non ti sei mai
chiesto
perché sono così grossi e sproporzionati? Dammi
retta, prima o poi finiranno
per ucciderti, se tu non...
Iwao mi interruppe con una grassa risata.
-Ho capito, sai? Tu sei solo invidioso del mio bel fisico, che fa
sembrare il
tuo lardo ancora più imbarazzante! Dai, ammettilo!
Beh, stavolta fu molto più difficile riuscire a ignorare
l’insulto! Ero ad un
passo dal mangiarmelo vivo... ma, guardandolo bene, trovai un modo
migliore per
togliergli il sorriso dalla faccia.
-Iwao, tu sei orgoglioso del tuo fisico?
-...eh? C-certo, ma questo cosa...
-E allora, perché fai di tutto per nasconderlo? Alle terme
sei rimasto quasi
tutto il giorno a mollo, e tutti gli altri giorni indossi vestiti
imbottiti e
più grandi della tua taglia- e con un gesto indicai il
pigiamone
extra-extra-large che indossava -come lo spieghi, questo?
L'avevo punto sul vivo. Mi bastò guardarlo negli occhi per
capirlo.
-Choji... Tu... SIGNORINA AZUMI!!!
Iwao si girò improvvisamente e cominciò a
correre. Lasciando cadere la torcia,
con un tuffo gli afferrai le gambe e lo placcai in mezzo al corridoio,
quindi
gli afferrai il colletto e i pantaloni del pigiama, mi rialzai e con un
calcio
spalancai la porta più vicina, quella dell'aula di lettura.
Lo chiuderò qui dentro,
così non mi darà
fastid...!
Con
una velocità che non avevo preso in considerazione Iwao
rovesciò la presa, e fu
lui a scaraventare me nella stanza buia: incocciai contro quella che
sembrava
una poltrona, la scavalcai con una capriola involontaria e crollai
supino sul
pavimento. Iwao entrò accendendo la luce e, senza darmi il
tempo di muovermi,
mi premette un piede su una guancia; non pago, lo vidi raccogliere la
poltrona
rovesciata accanto a me e sollevarla.
-C-cos'hai intenzione di fare, Iwao?!
-Non... Gnnn... Temere... Non ti farò del male! Te la
appoggerò sopra
delicatamente!
Iwao tenne alzata la poltrona sopra la testa per qualche altro secondo,
sfiorando il soffitto. Con la coda dell’occhio mi accorsi che
lo schienale
aveva urtato contro il rivestimento del lampadario.
-Iwao, attento!!!
-Attento a co...
La
plafoniera si staccò, cadendogli dritta in testa. Libero
dalla sua presa, mi
rialzai velocemente e lo spinsi via, per evitare che anche la poltrona
gli
crollasse addosso.
Purtroppo,
non riuscii a impedire il conseguente fracasso.
-Accidenti!
Hai visto cosa stavi combinando? ...Iwao?
Non
mi rispose. Preoccupato, lo adagiai sul pavimento e gli esaminai la
testa.
Aveva ricavato solo un bernoccolo.
Meno male, è solo svenuto... Non
è così
che volevo metterlo fuori gioco, ma l'importante è che non
mi darà fastidio.
-Ti ha fatto male, Choji?
Davanti
all’uscio era appena comparso Isoka, pure lui in pigiama e
scalzo.
Superato lo spavento, lo spinsi dentro e richiusi in fretta la porta.
-Cosa
ci fai qui, Isoka? Perché non sei a letto?- gli sussurrai,
provando al contempo
a smetterla di ansimare.
-Ecco, io... Non riuscivo a prendere sonno... Per caso ho sentito Iwao
che
bisbigliava qualcosa a proposito di fartela pagare, poi l'ho sentito
uscire dal
dormitorio... L'ho seguito...
-E ti sei ficcato in un bel guaio arrivando fin qui- lo sgridai -ma
forse fai
ancora in tempo a tornare nell'ala est prima che ti scoprano. Aspettami
qui,
recupero la mia torcia e ti accompagno.
-D'accordo... Ma prima dimmi, Choji, perché...
-...perché sono qui anch'io? Lo ammetto, ho voluto giocare a
fare l'esploratore
notturno. Ma, eh eh, adesso mi sono reso conto che non è
stata una grande
idea...
-Forse è colpa mia, Choji.
-Uh?
-Ma sì- farfugliò Isoka, distogliendo lo sguardo
da me -ti ho contagiato con la
mia... "propensione a infrangere le regole", come dice sempre la
Signorina Azumi...
Gli posai una mano sulla testa con delicatezza e gli sorrisi, riuscendo
a
tranquillizzarlo.
-Non dirlo neanche per scherzo, Isoka. Vado e torno!
Uscito dalla stanza corsi a testa bassa in fondo al corridoio, e per
prima cosa
richiusi la porta dell'aula di modellismo. Non potevo permettere che
qualcuno
per sbaglio vedesse l'orrendo spettacolo all'interno.
Raccolsi
la torcia, che avevo perso durante la colluttazione con Iwao, e mi
voltai.
Per
un istante, con il fascio di luce illuminai l’inizio del
corridoio.
Appena
in tempo per vedere un’ombra, o forse due, correre
giù per le scale.
-Contrordine,
Isoka! Dobbiamo nasconderci subito!- dissi al mio piccolo amico, col
cuore in
gola -mi è sembrato di vedere qualcuno che scendeva al
pianoterra.
-COSA?! S-sei sicuro? Se hai detto che ti è s-sembrato...
-La prudenza non è mai troppa. Vediamo un po'...
Esaminai
velocemente la stanza, alla ricerca di qualcosa dentro o sotto cui
poter
nascondere una persona. Un grande divano addossato a una parete e
coperto da un
telo che sfiorava il pavimento attirò subito la mia
attenzione.
-Ecco, lì è perfetto!
-Intendi dire... SOTTO il divano?- obiettò Isoka -in due non
ci staremo mai!
-Appunto. Lì sotto ci metterò Iwao.
-Ah, capisco... Aspetta un secondo, Choji! Sei impazzito?!
-Niente affatto- risposi semplicemente, mentre afferravo Iwao per un
braccio e
una gamba per trascinarlo -anche lui come noi rischia di essere
scoperto.
-A-appunto! Se la Signorina Azumi lo trova qui dove non dovrebbe
essere,
finalmente anche lui saprà cosa vuol dire stare in punizione!
Potrebbe accadergli qualcosa di peggio se
a trovarlo fosse il Mascheratore, ma questo a Isoka non posso
spiegarlo... -...Isoka,
credimi, anch'io vorrei che lui
pagasse per le sue prepotenze una volta o l'altra. Ma penso che
aiutarlo sia la
cosa giusta da fare. Vedi...
Dopo aver spinto con un piede Iwao sotto il divano per nasconderlo a
dovere, mi
voltai e mi chinai per guardare Isoka negli occhi.
-...se tutto andrà bene, quando si sveglierà e
scoprirà che l'ho nascosto per
proteggerlo dalla punizione, capirà di avere un debito di
riconoscenza nei miei
confronti.
-E questo basterà a convincerlo a comportarsi meglio, almeno
con te?
-Temo di no, ma sperare non costa nulla!
Isoka si schiaffò una mano sulla fronte, ma allo stesso
tempo non riuscì a non
ridacchiare.
-...bene, adesso tocca a noi nasconderci. Hai qualche idea, Choji?
-Una. Vieni con me.
Presi Isoka per mano e insieme uscimmo, non prima di esserci ricordati
di
spegnere tutte le luci.
-Non andiamo in un'altra aula?- mi chiese in un sussurro, quando si
accorse che
lo stavo conducendo al piano di sopra.
-Quella di modellismo è troppo lontana, mentre in quella
ricreativa non puoi
metterci piede senza rischiare di far rumore... Ecco, siamo
già arrivati- e gli
indicai le due porte alla nostra destra -che ne dici dei bagni? Non
è il
massimo della comodità, ma...
-Per me va benissimo, Choji. Io vado in quello di destra e tu in quello
di
sinistra, d'accordo?
-D'accordo. Quando siamo sicuri che il pericolo sia passato
verrò a
riprenderti.
Annuendo, Isoka entrò, lasciando a me il compito di
richiudere la porta. In
realtà, sarei tornato il prima possibile nell'aula di
modellismo per finire di
perquisirla. Questa era la mia intenzione.
Poi però vidi un cono di luce scendere dalle scale a chiocciola.
Ma
hanno tutti l'insonnia, stanotte?!?
Immediatamente mi tuffai nel bagno di Isoka, che nel vedermi ruzzolare
dentro
sobbalzò dallo spavento.
-Choji, che sta...
Gli feci segno di stare zitto e tenersi lontano, quindi accostai un
occhio al
buco della serratura per vedere chi stava arrivando ancora.
...Yori!
Anche lei come me aveva una torcia elettrica con cui orientarsi. Per
mia
fortuna non si fermò a controllare ogni stanza, ma
proseguì dritto.
-C'è mancato poco- sospirai -scusami se ti ho spaventato,
Isoka.
-Chi era?
-Yori. ...vado a vedere cosa sta facendo. Aspettami qui, torno subito.
-V-Va bene... Choji, stai attento, ti prego.
Gli rivolsi un pollice alzato per rassicurarlo, quindi mi gettai -in
punta di
piedi- all'inseguimento di Yori.
La
seguii fino al pianterreno, la stessa direzione presa dalle ombre che
avevo
intravisto. Con molta cautela mi fermai sui primi due gradini delle
scale e
sbirciai oltre l’angolo. Yori si era fermata davanti alla
porta della palestra.
Era chiusa, proprio come l’avevo lasciata io la notte
precedente, ma c’era
comunque qualcosa di diverso. Con la sua torcia Yori stava esaminando
una presa
d’aria nel muro, accanto alla porta e vicina al pavimento:
era stata divelta,
segno evidente che qualcuno si era intrufolato in palestra passando da
lì.
-Oh,
no...- borbottò Yori, che subito di mise a sciogliere i nodi
della fune che
teneva bloccata la porta.
Dopo
aver gettato la fune da una parte, la vidi spalancare l’uscio
ed entrare in
palestra, senza però accendere le luci.
Attesi
un paio di minuti, quindi mi arrischiai ad entrare anch’io.
Dentro era
completamente buio, fin troppo.
Non
l’ho vista uscire, quindi dev’essere
andata negli spogliatoi.
Accesi
la torcia.
-Beccato. Ti facevo più scaltro, Choji.
...
...
...
Per farmi
perdonare il ritardo, il prossimo capitolo sarà pubblicato
già il 29 dicembre ^_^