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Autore: Crybaby    27/12/2017    1 recensioni
Introdursi sotto falsa identità in un orfanotrofio sito nel Paese dei Fiumi, per stanare e consegnare alla giustizia un pericoloso serial killer che vi ha trovato rifugio.
Insieme alle proprie insicurezze, rese ancora più opprimenti dalla recente scomparsa del maestro Asuma, saranno questi gli obiettivi della missione che Choji Akimichi si ritroverà costretto ad affrontare.
Una missione che, per lui, potrebbe essere l'ultima, e non soltanto nel caso in cui ci rimetta la vita...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Choji Akimichi, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Naruto Shippuuden
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Choji's Last Chance

15.

 

Non prestai molta attenzione a ciò che ficcavo nel piatto, quella sera a cena. La mia mente infatti era già proiettata a quello che avrei dovuto fare da lì a un paio d'ore.
Alle 21.00 circa Yori passò fra i tavoli, portando a tutti, come già mi aveva anticipato, delle tazze piene di camomilla bollente.
-Per un po' ci sarà questo come digestivo, bevete e non fare altre domande- la sentii sbottare ai bambini che stava servendo.
Quando arrivò da me, però, si addolcì impercettibilmente.
-Grazie- mi bisbigliò in un orecchio, mentre mi porgeva la tazza. Non aggiunse altro, ma dal suo ammiccare capii lo stesso che si stava riferendo all'"appuntamento" che avevo architettato per lei e Rokuro.
Non appena Yori fu passata oltre, presi la mia tazza di camomilla ancora fumante e me la sgolai tutta d'un fiato, ustionandomi di proposito: così, con la scusa di dover filare in bagno alla ricerca di acqua fredda, fui il primo ad uscire di corsa dalla mensa e risalire in dormitorio.
Una volta dentro, andai a prendere la torcia elettrica che avevo nascosto sotto il cuscino e l'accesi e spensi un paio di volte per vedere se funzionava ancora.
Per colpa di quel maledetto sonnifero me la sono dimenticata accesa per due notti di fila... Mh, direi che va ancora bene.
Misi la torcia in tasca e mi sgranchii le nocche. Anche loro erano a posto. Per quella notte non avevo bisogno di nient'altro.
Sentii i passi degli orfani che stavano salendo. Veloce, nascosi il pigiama tra la rete e il materasso e, ancora vestito da capo a piedi, mi tuffai sotto le coperte. Quindi mi girai sulla schiena e mi puntellai sui gomiti, per tenere il busto leggermente sollevato in una posizione volutamente scomoda, che mi impedisse di prendere sonno.
Ero pronto.

...


Venti o venticinque minuti più tardi, quando tutti i miei compagni di dormitorio avevano ormai smesso di parlare e non si sentiva altro che il loro russare, mi arrischiai a scendere dal letto. Non prima, però, di aver concentrato un po' di chakra nei piedi di modo da rendere i miei passi assolutamente silenziosi.
Con molta delicatezza presi il mio borsone e lo nascosi sotto le coperte, per simulare alla bell’e meglio il mio corpo.
Uscito dal dormitorio, mi diressi spedito al piano terra.
Il mio obiettivo è l'aula di modellismo. Questa volta conosco la strada, quindi non dovrei metterci più di un paio di minuti a raggiungerla... Ma no!
Come al solito avevo parlato troppo presto. Arrivato all'ultima rampa di scale mi bloccai, quando scoprii che la luce nell'atrio era ancora accesa. Non osai scendere di un altro gradino, ma chinandomi un poco riuscii comunque a intravedere una persona in camicia da notte che camminava avanti e indietro. Yori.
Cosa diavolo... Ma certo, avrei dovuto aspettarmelo! Se davano il sonnifero agli orfani, era per fare in modo che non si avventurassero in giro durante la notte. Senza sonnifero, però, l'unico sistema per esserne sicure è quello di sorvegliare le uscite personalmente.
Tornai al secondo piano.

Cercare di aggirare Yori è fuori discussione, mi scoprirebbe subito. Non mi resta che un’altra strada.
Quatto quatto mi avvicinai alla scala a chiocciola che portava alle stanze delle due signorine, e per un secondo ne illuminai la cima con la torcia. Per mia fortuna non terminava direttamente nella loro camera, ma su un pianerottolo.
Se vado su per di qua, attraverso il ponte che collega le due torri e scendo dall’altra parte, il tutto senza farmi beccare, posso raggiungere lo stesso l’ala ovest. Proviamoci.
Cominciai a salire. Arrivato in cima mi ritrovai in una stanzetta semicircolare, con due porta chiuse. Non ci fu bisogno di tirare a indovinare per capire quale fosse quella giusta: da dietro una di esse infatti si poteva sentire la voce tutt’altro che calma della Signorina Hiromi.
-...quanto manca alla fine della ronda? Oh, ancora troppo presto! Io voglio andare a dormire! Quante volte gliel’ho detto che ho paura a restare sveglia di notte?

Sta... parlando da sola?!
-E poi è una vita che diamo la pozione soporifera ai nostri poveri angeli. Si saranno abituati ormai, no? No, Azumi dice che non basta mai, e adesso che l’abbiamo persa dobbiamo assicurarci di persona che quelle dolci anime non vadano in giro! Ma dove pensa che vadano? Là fuori è un inferno! ...e un po’ anche qui dentro...
Se avessi avuto tempo sarei rimasto volentieri ad ascoltare un altro po’ delle sue lamentele. Invece, approfittai proprio del suo borbottio per aprire e richiudermi alle spalle la porta che dava sul ponte.
Nonostante fosse stato costruito interamente in legno e non ci fossero piloni a sostenerlo, quella specie di portico sospeso era piuttosto solido: non solo resisteva al mio peso, ma anche al freddo venticello notturno, che a quell’altezza era ancora più pungente.

Se ho appena superato la stanza della Signorina Hiromi... significa che la Signorina Azumi  si trova nella torre davanti a me. E se anche lei è sveglia come la sua collega, dovrò fare ancora più attenzion...

-Che ci fai qui?

Era la voce della Signorina Azumi.
D’istinto mi congelai sul posto e alzai le mani verso il soffitto.
-Che ci faccio qui? Questa è camera mia!- sentii rispondere la Signorina Hiromi.
-Ti avevo detto di sederti sulle scale! Altrimenti come fai a sapere se qualcuno è passato di qui?
-Perché so che non ce n’è bisogno! A nessuno dei nostri amorini verrebbe in mente di disobbedire al coprifuoco!
Abbassai le braccia e mi voltai. Fortunatamente la Signorina Azumi si era fermata a parlare con la sua amica, ma sarebbe uscita anche lei sul ponte da un momento all’altro.
Senza pensarci due volte scavalcai il parapetto, mi aggrappai a una sporgenza, mi dondolai un paio di volte e infine mi incollai con il chakra sotto il pavimento del portico.
-Cosa devo fare con te... Comunque, stavolta hai ragione tu. Sono tutti nel mondo dei sogni, ho controllato e ho detto a Yori di andare anche lei a dormire.
-Buono a sapersi! Ero un fascio di nervi!
-Esagerata... Vabbe’, buonanotte Hiromi.
La Signorina Azumi uscii in quel momento. Sentii i suoi passi lenti e decisi proprio sopra di me, quasi come se mi stesse calpestando. La sentii entrare nella sua torre. Pericolo scampato.
Potevo risalire sul ponte, ma dopo quell’imprevisto non mi sentivo più tanto sicuro di voler rischiare.

...ehi, in un modo o nell’altro sono uscito all’aperto. Adesso posso rientrare nell’ala ovest come avevo fatto ieri! ...e uno, e due, e... tre!
Mi staccai dal ponte e caddi in ginocchio sul tetto dell’orfanotrofio senza far rumore. Da lì, raggiungere la facciata ovest e ritrovare la finestra aperta che avevo scoperto la sera prima fu una passeggiata.
Orientandomi con la torcia, lasciai il dormitorio vuoto e polveroso e scesi al piano inferiore, ma prima di procedere mi appiattii contro la parete delle scale e sporsi la testa verso il buio corridoio delle aule.
Non c’era alcun filo di luce sotto la porta dell’aula in fondo, quindi ne dedussi che il Mascheratore non era ancora arrivato.

 

In quella, una brutta prospettiva mi si parò davanti.
E se il Mascheratore, proprio stanotte, avesse deciso di restarsene a letto?
Mi misi una mano tra i capelli, stringendo fino a farmi del male. Perché non avevo pensato a un’alternativa?
Calma Choji, calma e sangue freddo. Se quel killer non si presenta... Ecco! In sua assenza posso tranquillamente perquisire l’aula di modellismo in cerca di indizi! Problema risolto!
Annuii a me stesso ed avanzai. Due passi dopo, però...
No, un momento! E se poi si presenta davvero e io non me ne accorgo?
Mi picchiettai la fronte con la torcia calda, come se quel gesto potesse sbloccare un’idea che mi era rimasta incastrata nel cervello. Invece, l’illuminazione arrivò quando posai lo sguardo sulla porta alla mia destra, quella dell’aula ricreativa.
Allora farò in modo di accorgermene.

 

Dopo aver predisposto la “trappola”, raggiunsi infine l’aula di modellismo, dove la notte precedente avevo scoperto il Mascheratore intento a... a lavorare sulla sua ultima maschera.
Implorando mentalmente il mio stomaco di resistere a qualsiasi cosa avessi trovato là dentro, abbassai la maniglia, strinsi i denti, e puntai la luce della torcia sul banco al centro della stanza.
-...c-cosa?
Sul ripiano del banco trovai soltanto dei fogli di carta, tenuti fermi da matite, pennarelli e tubetti di colore. Sui fogli erano disegnati schizzi preparatori di svariate maschere, decine e decine di modi diversi con cui quel maledetto assassino avrebbe potuto trasformare il volto della sua ultima vittima.
Ma non c'era alcuna traccia del volto in questione.
Il banco però era lo stesso su cui il killer stava lavorando, non mi potevo sbagliare: l'avevo riconosciuto dalla lampada da tavolo, ma soprattutto dal barattolo pieno di liquido trasparente in cui galleggiavano gli occhi strappati al bambino ucciso.
Con il cuore in gola passai in rassegna gli altri banchi dell'aula con la luce della torcia. Trovai altri colori, forbici, quaderni, costruzioni incomplete, ma nulla che assomigliasse a una faccia.
Restavano solo i mobili da controllare.
Cominciai da una cassettiera.
Aprii il primo cassetto dall'alto con un colpo secco. Vuoto.
Apri il secondo. Vuoto.
Aprii il terzo. Vuoto.
Aprii il quarto.
-!!!
A causa del brusco movimento, ben più di qualche goccia di uno strano liquido straripò fuori, finendo sul pavimento e sui miei piedi.
...temo... di aver trovato ciò che cercavo.
Il cassetto conteneva una bacinella quadrata, piena fino all'orlo dello stesso liquido in cui erano conservati gli occhi. Sul fondo, la faccia del bambino assassinato. O meglio, quello che ne restava: nient'altro che un disco di pelle, schiacciato e stirato, con cinque buchi, che un tempo dovevano essere gli occhi, le narici e la bocca, stretti e cuciti con del filo di ferro per restare chiusi.
Dei lineamenti umani originali, qualunque essi fossero stati, non era rimasto nulla.
Anche se mi ero preparato da giorni, quella terrificante visione riuscì lo stesso a farmi sentire molto male.


In quell'istante un fischio acutissimo riecheggiò per tutto il corridoio, e la mia nausea si tramutò in rabbia.
La trappola è scattata! Sta arrivando!
Mi girai verso l’uscio, spensi la torcia, la misi tra i denti e mi inginocchiai, pronto ad attaccare.
Non appena sentii la porta dell’aula aprirsi, senza esitazione scattai in avanti ed atterrai la persona che stava entrano con una testata in pieno stomaco; entrambi rotolammo nel corridoio, e alla fine della colluttazione fui io ad avere la posizione di vantaggio. Mentre con una mano mi assicuravo di bloccare la gola del nemico, con l’altra ripresi la torcia e gli puntai la luce dritta in faccia.

Purtroppo, mi attese una delusione.
-I-Iwao?!
-Levati di dosso, razza di pachiderma!
Non avendo tempo di offendermi per l’insulto, obbedii e gli permisi di rialzarsi.
-Iwao, tu non dovresti essere qui...
-Se è per questo nemmeno tu! Sei stato tu a mettere questo coso davanti alle scale?- sbraitò, agitando davanti al mio naso il rumoroso pollo di gomma con cui avevo fatto conoscenza la notte prima.
-Sì, l’ho messo io... No, fermati!
Troppo tardi: per sfogare la rabbia Iwao aveva dato un morso così forte da aprirlo in due, rendendolo inutilizzabile.
-Iwao... Non so perché tu sia qui, ma devo chiederti di andar...
-Invece lo sai benissimo, Choji! O forse speravi che io lasciassi correre, dopo tutte quelle balle che hai raccontato a Nana?
-Nana... Hai sentito la nostra conversazione?
-No. È stata lei a dirmi tutto, durante la cena. Nana non è capace di mantenere i segreti, con me.
-...che cosa le hai fatto?
Iwao sembrò cadere dalle nuvole.
-Cosa ho fatto... a Nana? Niente, che domanda stupida! È a te, invece, che volevo dire due paroline. Avevo intenzione di svegliarti di soprassalto per convincerti con le buone a stare lontano dai miei affari privati. Ma invece di te, nel tuo letto, ho trovato tutt'altro, e sono uscito per cercarti.
Dannazione -S-sei passato dalle torri delle due Signorine per arrivare qui, giusto? Le hai svegliate?
-Lo farò adesso, così potrò dir loro quante altre infrazioni al regolamento hai commesso oggi! Intromissione notturna nell'ala ovest, diffusione di terrore negli altri orfani... Ne avrò di cose da raccontare!
-...diffusione di terrore?
-Non fare il finto tonto! Hai terrorizzato Nana quasi a morte, con quella storia che io potrei morire se continuassi a mangiare di nascosto!
-Quella... quella è la verità, Iwao! Devi credermi!
-Vuoi che ti creda? Dammi una spiegazione convincente, allora!
Mi morsi il labbro inferiore.
-Io... Io non... Iwao, i tuoi muscoli! Le tue vene! Non ti sei mai chiesto perché sono così grossi e sproporzionati? Dammi retta, prima o poi finiranno per ucciderti, se tu non...
Iwao mi interruppe con una grassa risata.
-Ho capito, sai? Tu sei solo invidioso del mio bel fisico, che fa sembrare il tuo lardo ancora più imbarazzante! Dai, ammettilo!
Beh, stavolta fu molto più difficile riuscire a ignorare l’insulto! Ero ad un passo dal mangiarmelo vivo... ma, guardandolo bene, trovai un modo migliore per togliergli il sorriso dalla faccia.
-Iwao, tu sei orgoglioso del tuo fisico?
-...eh? C-certo, ma questo cosa...
-E allora, perché fai di tutto per nasconderlo? Alle terme sei rimasto quasi tutto il giorno a mollo, e tutti gli altri giorni indossi vestiti imbottiti e più grandi della tua taglia- e con un gesto indicai il pigiamone extra-extra-large che indossava -come lo spieghi, questo?
L'avevo punto sul vivo. Mi bastò guardarlo negli occhi per capirlo.
-Choji... Tu... SIGNORINA AZUMI!!!
Iwao si girò improvvisamente e cominciò a correre. Lasciando cadere la torcia, con un tuffo gli afferrai le gambe e lo placcai in mezzo al corridoio, quindi gli afferrai il colletto e i pantaloni del pigiama, mi rialzai e con un calcio spalancai la porta più vicina, quella dell'aula di lettura.
Lo chiuderò qui dentro, così non mi darà fastid...!
Con una velocità che non avevo preso in considerazione Iwao rovesciò la presa, e fu lui a scaraventare me nella stanza buia: incocciai contro quella che sembrava una poltrona, la scavalcai con una capriola involontaria e crollai supino sul pavimento. Iwao entrò accendendo la luce e, senza darmi il tempo di muovermi, mi premette un piede su una guancia; non pago, lo vidi raccogliere la poltrona rovesciata accanto a me e sollevarla.
-C-cos'hai intenzione di fare, Iwao?!
-Non... Gnnn... Temere... Non ti farò del male! Te la appoggerò sopra delicatamente!
Iwao tenne alzata la poltrona sopra la testa per qualche altro secondo, sfiorando il soffitto. Con la coda dell’occhio mi accorsi che lo schienale aveva urtato contro il rivestimento del lampadario.
-Iwao, attento!!!
-Attento a co...
La plafoniera si staccò, cadendogli dritta in testa. Libero dalla sua presa, mi rialzai velocemente e lo spinsi via, per evitare che anche la poltrona gli crollasse addosso.
Purtroppo, non riuscii a impedire il conseguente fracasso.
-Accidenti! Hai visto cosa stavi combinando? ...Iwao?
Non mi rispose. Preoccupato, lo adagiai sul pavimento e gli esaminai la testa. Aveva ricavato solo un bernoccolo.
Meno male, è solo svenuto... Non è così che volevo metterlo fuori gioco, ma l'importante è che non mi darà fastidio.


-Ti ha fatto male, Choji?


Davanti all’uscio era appena comparso Isoka, pure lui in pigiama e scalzo.
Superato lo spavento, lo spinsi dentro e richiusi in fretta la porta.

-Cosa ci fai qui, Isoka? Perché non sei a letto?- gli sussurrai, provando al contempo a smetterla di ansimare.
-Ecco, io... Non riuscivo a prendere sonno... Per caso ho sentito Iwao che bisbigliava qualcosa a proposito di fartela pagare, poi l'ho sentito uscire dal dormitorio... L'ho seguito...
-E ti sei ficcato in un bel guaio arrivando fin qui- lo sgridai -ma forse fai ancora in tempo a tornare nell'ala est prima che ti scoprano. Aspettami qui, recupero la mia torcia e ti accompagno.
-D'accordo... Ma prima dimmi, Choji, perché...
-...perché sono qui anch'io? Lo ammetto, ho voluto giocare a fare l'esploratore notturno. Ma, eh eh, adesso mi sono reso conto che non è stata una grande idea...
-Forse è colpa mia, Choji.
-Uh?
-Ma sì- farfugliò Isoka, distogliendo lo sguardo da me -ti ho contagiato con la mia... "propensione a infrangere le regole", come dice sempre la Signorina Azumi...
Gli posai una mano sulla testa con delicatezza e gli sorrisi, riuscendo a tranquillizzarlo.
-Non dirlo neanche per scherzo, Isoka. Vado e torno!
Uscito dalla stanza corsi a testa bassa in fondo al corridoio, e per prima cosa richiusi la porta dell'aula di modellismo. Non potevo permettere che qualcuno per sbaglio vedesse l'orrendo spettacolo all'interno.
Raccolsi la torcia, che avevo perso durante la colluttazione con Iwao, e mi voltai.
Per un istante, con il fascio di luce illuminai l’inizio del corridoio.

 

Appena in tempo per vedere un’ombra, o forse due, correre giù per le scale.

 

-Contrordine, Isoka! Dobbiamo nasconderci subito!- dissi al mio piccolo amico, col cuore in gola -mi è sembrato di vedere qualcuno che scendeva al pianoterra.
-COSA?! S-sei sicuro? Se hai detto che ti è s-sembrato...
-La prudenza non è mai troppa. Vediamo un po'...

Esaminai velocemente la stanza, alla ricerca di qualcosa dentro o sotto cui poter nascondere una persona. Un grande divano addossato a una parete e coperto da un telo che sfiorava il pavimento attirò subito la mia attenzione.
-Ecco, lì è perfetto!
-Intendi dire... SOTTO il divano?- obiettò Isoka -in due non ci staremo mai!
-Appunto. Lì sotto ci metterò Iwao.
-Ah, capisco... Aspetta un secondo, Choji! Sei impazzito?!
-Niente affatto- risposi semplicemente, mentre afferravo Iwao per un braccio e una gamba per trascinarlo -anche lui come noi rischia di essere scoperto.
-A-appunto! Se la Signorina Azumi lo trova qui dove non dovrebbe essere, finalmente anche lui saprà cosa vuol dire stare in punizione!
Potrebbe accadergli qualcosa di peggio se a trovarlo fosse il Mascheratore, ma questo a Isoka non posso spiegarlo...  -...Isoka, credimi, anch'io vorrei che lui pagasse per le sue prepotenze una volta o l'altra. Ma penso che aiutarlo sia la cosa giusta da fare. Vedi...
Dopo aver spinto con un piede Iwao sotto il divano per nasconderlo a dovere, mi voltai e mi chinai per guardare Isoka negli occhi.
-...se tutto andrà bene, quando si sveglierà e scoprirà che l'ho nascosto per proteggerlo dalla punizione, capirà di avere un debito di riconoscenza nei miei confronti.
-E questo basterà a convincerlo a comportarsi meglio, almeno con te?
-Temo di no, ma sperare non costa nulla!
Isoka si schiaffò una mano sulla fronte, ma allo stesso tempo non riuscì a non ridacchiare.
-...bene, adesso tocca a noi nasconderci. Hai qualche idea, Choji?
-Una. Vieni con me.
Presi Isoka per mano e insieme uscimmo, non prima di esserci ricordati di spegnere tutte le luci.
-Non andiamo in un'altra aula?- mi chiese in un sussurro, quando si accorse che lo stavo conducendo al piano di sopra.
-Quella di modellismo è troppo lontana, mentre in quella ricreativa non puoi metterci piede senza rischiare di far rumore... Ecco, siamo già arrivati- e gli indicai le due porte alla nostra destra -che ne dici dei bagni? Non è il massimo della comodità, ma...
-Per me va benissimo, Choji. Io vado in quello di destra e tu in quello di sinistra, d'accordo?
-D'accordo. Quando siamo sicuri che il pericolo sia passato verrò a riprenderti.
Annuendo, Isoka entrò, lasciando a me il compito di richiudere la porta. In realtà, sarei tornato il prima possibile nell'aula di modellismo per finire di perquisirla. Questa era la mia intenzione.


Poi però vidi un cono di luce scendere dalle scale a chiocciola.


Ma hanno tutti l'insonnia, stanotte?!?
Immediatamente mi tuffai nel bagno di Isoka, che nel vedermi ruzzolare dentro sobbalzò dallo spavento.
-Choji, che sta...
Gli feci segno di stare zitto e tenersi lontano, quindi accostai un occhio al buco della serratura per vedere chi stava arrivando ancora.
...Yori!
Anche lei come me aveva una torcia elettrica con cui orientarsi. Per mia fortuna non si fermò a controllare ogni stanza, ma proseguì dritto.
-C'è mancato poco- sospirai -scusami se ti ho spaventato, Isoka.
-Chi era?
-Yori. ...vado a vedere cosa sta facendo. Aspettami qui, torno subito.
-V-Va bene... Choji, stai attento, ti prego.
Gli rivolsi un pollice alzato per rassicurarlo, quindi mi gettai -in punta di piedi- all'inseguimento di Yori.

La seguii fino al pianterreno, la stessa direzione presa dalle ombre che avevo intravisto. Con molta cautela mi fermai sui primi due gradini delle scale e sbirciai oltre l’angolo. Yori si era fermata davanti alla porta della palestra. Era chiusa, proprio come l’avevo lasciata io la notte precedente, ma c’era comunque qualcosa di diverso. Con la sua torcia Yori stava esaminando una presa d’aria nel muro, accanto alla porta e vicina al pavimento: era stata divelta, segno evidente che qualcuno si era intrufolato in palestra passando da lì.
-Oh, no...- borbottò Yori, che subito di mise a sciogliere i nodi della fune che teneva bloccata la porta.
Dopo aver gettato la fune da una parte, la vidi spalancare l’uscio ed entrare in palestra, senza però accendere le luci.
Attesi un paio di minuti, quindi mi arrischiai ad entrare anch’io. Dentro era completamente buio, fin troppo.

Non l’ho vista uscire, quindi dev’essere andata negli spogliatoi.
Accesi la torcia.

 

-Beccato. Ti facevo più scaltro, Choji.

...

...

...

Per farmi perdonare il ritardo, il prossimo capitolo sarà pubblicato già il 29 dicembre ^_^

  
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