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Autore: Shainareth    27/12/2017    9 recensioni
*** Attenzione! La presente storia si collega direttamente alla shot Verità. Vi consiglio perciò di leggere prima quest'ultima, per comprendere appieno le vicende di ciò che verrà narrato qui di seguito. ***
«A cosa servono, questi poteri, se non possiamo evitare che accadano certe tragedie?» La voce di Ladybug era cupa e rotta dal pianto represso. Era ormai l’alba e i soccorritori avevano lavorato per tutta la notte, sgombrando la zona da ciò che era andato distrutto – o ucciso. I due salvatori di Parigi erano rimasti lì fino a che era stato necessario, ingoiando tutta la sofferenza che i loro occhi e le loro orecchie erano stati capaci di catturare, loro malgrado. E ora, con le membra doloranti e il cuore in pezzi, si erano rifugiati insieme fra i gargoyles di Notre Dame, che con il loro tetro aspetto sembravano riflettere l’umore di entrambi.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Verità'
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CAPITOLO PRIMO




Erano passati tre giorni e ancora non erano riusciti a capire come stavano davvero le cose. Forse per paura, forse per semplice timidezza. Se però fosse stato vero, come avrebbero dovuto reagire?
   Steso supino sul proprio letto, Adrien sfogliò la galleria di foto che aveva sul cellulare, soffermandosi su una di quelle fatte al parco con i suoi compagni di classe. In piedi accanto a lui, lì Marinette sorrideva felice, con i suoi grandi occhi azzurri dal taglio molto femminile. Potevano essere gli stessi che lui amava fissare quando Ladybug gli era intorno? Diamine, sì. Ora che ci faceva caso il colore era identico e anche la forma glieli ricordava tantissimo. E i capelli? Neri e raccolti in due graziosi codini proprio come quelli della sua collega di mille battaglie.
   Lasciando ricadere accanto a sé il braccio con il cellulare, il giovane si portò l’altro sul volto, come se nascondersi in quel modo bastasse ad allontanarlo dalla realtà. Aveva passato mesi a sospirare nel tentativo di indovinare chi si celasse dietro la maschera dell’eroina di Parigi e ora che forse aveva scoperto di chi si trattava, non sapeva davvero come sentirsi. Marinette gli piaceva. Molto. Era dolce, buona e onesta. Ed era carina, cosa che non guastava affatto. Eppure Adrien non l’aveva mai associata a Ladybug perché, a differenza di quest’ultima, la sua compagna di classe era anche tremendamente timida e goffa. Come se una maschera sul volto bastasse a dare maggior sicurezza… Quell’osservazione lo fece quasi sentire ipocrita: se lui era il primo a dar sfogo a tutta la propria baldanza quando vestiva i panni di Chat Noir, perché Marinette non poteva fare altrettanto grazie ai poteri del suo miraculous? Dopotutto, aveva dimostrato in svariate occasioni di essere molto in gamba, dandosi da fare per i suoi amici tutte le volte che loro ne avevano avuto bisogno, prendendo in mano la situazione nei panni di rappresentante di classe e mostrando proprio quella stessa risolutezza con cui Ladybug gli aveva rubato il cuore.
    Si alzò a sedere sul letto, tornando a fissare il viso dell’amica attraverso lo schermo. Gli pesava l’idea che fosse lei, la ragazza di cui era innamorato ormai da tanto? In tutta onestà, no. Ciò nonostante, Adrien non poteva fare a meno di sentirsi confuso al riguardo. Aveva bisogno di sapere se le cose stavano davvero così, se Marinette era davvero la sua Ladybug.
   E se lui era semplicemente disorientato da quella possibilità, l’altra diretta interessata non chiudeva occhio ormai da due notti ed era quasi sicura che avrebbe faticato ad addormentarsi anche quella sera, nonostante il calore e la morbidezza delle coperte nelle quali si era avvolta. Adrien era l’amore della sua vita, Marinette ne era sempre stata fermamente convinta. Il destino, però, aveva fatto inciampare quella sua certezza in un intoppo grosso quanto la Tour Eiffel: c’era la seria probabilità che Adrien fosse Chat Noir.
   Sarebbe stato davvero tanto grave? Sì, maledizione. Perché lei non riusciva ad accettare l’idea che il ragazzo di cui era perdutamente innamorata fosse anche l’eroe mascherato dalla battuta pronta, che si divertiva a fare il gradasso e che non mancava mai di fare il dongiovanni con lei alla prima occasione. Adrien era tutto fuorché così. Le differenze fra i due erano abissali.
   Tanto per cominciare, Adrien era bello; d’accordo, poteva esserlo anche Chat Noir, dal momento che lei non lo aveva mai visto senza maschera. E poco importava che entrambi fossero biondi, avessero gli occhi verdi, la stessa statura e la stessa corporatura… Insomma, non significava niente, giusto? E allora perché, più lei li associava da un punto di vista fisico, più le sembrava di essere sempre stata cieca?
   Adrien però è molto gentile, si disse Marinette, alla ricerca di un qualsiasi appiglio che riuscisse a smentire quel terribile sospetto. Ma lo è anche Chat Noir, dovette convenire con se stessa, per amor del vero. Adrien non ostenterebbe mai la propria galanteria come fa Chat Noir, tornò a dirsi, proprio un attimo prima che le si affacciasse alla mente il ricordo di lui che le si inchinava leziosamente davanti, sulla soglia di casa, per offrirsi come interprete dal cinese. Il miraculous di Chat Noir è un anello e Adrien non ne indos… Sì. Sì che ne indossa uno, maledizione! Marinette si portò il cuscino sul volto, spingendoselo contro la bocca quasi come se volesse soffocare un urlo di frustrazione. Tornò a chiedersi: sarebbe davvero stato così grave, se Adrien e Chat Noir fossero stati la stessa persona? Tornò a rispondersi: sì. Perché questo significava soltanto una cosa, e cioè che lei era come tutte le altre sue ammiratrici, che si fermavano unicamente all’apparenza e non si preoccupavano affatto di conoscere a fondo il ragazzo di cui giuravano di essere innamorate perse. Eppure Marinette sapeva che non era così: lei amava davvero Adrien. E voleva un bene immenso anche a Chat Noir, pur con tutti i suoi difetti. Anche lei ne era piena, no?
   Lasciandosi ricadere il cuscino in grembo, si alzò a sedere sul letto con sguardo determinato: doveva scoprire la verità.

Alya non ne poteva più di quei due. Erano giorni che si giravano attorno e si scambiavano occhiate fuggevoli, timorosi quasi di aprire bocca l’uno alla presenza dell’altra. Di più, come se la timidezza di Marinette non fosse stata sufficiente, ora anche Adrien aveva iniziato a chiudersi in un silenzio inconsueto, a ridere con fare sommesso alle battute e a mostrare una ritrosia che non gli era propria. Cosa diavolo era successo, tra loro?!
   «Sono sicura che c’entra l’uscita dell’altro giorno.»
   «Non erano loro.»
   «Sì, invece.»
   «Marinette stava facendo la babysitter e Adrien era impegnato con la lezione di cinese.»
   «Questo è quello che dicono loro.»
   Nino le lanciò uno sguardo implorante: davvero avrebbero passato tutto il pomeriggio ad impicciarsi degli affari dei loro migliori amici anziché pensare un po’ a loro stessi? Proprio adesso che avevano casa libera? «Alya…»
   Lei parve finalmente rendersi conto di essere schiacciata per metà dal suo peso, accoccolati insieme sul divano dell’appartamento del giovane in quello che avrebbe dovuto essere un momento di tenerezze. Gli rivolse un sorriso di scuse. «Mi dispiace», mormorò allora, passandogli una carezza sul viso scuro. «È solo che odio quando gli altri mi nascondono qualcosa. Soprattutto quando si tratta di quei due.»
   «Lo so, me lo hai ripetuto almeno tre volte, da quando sei qui», sospirò Nino, rassegnandosi a tirarsi su. Poggiò il gomito sullo schienale del divano, fissandola dall’alto con pazienza. «Avanti, parla.»
   «No, no, vieni qui…» disse lei, allungando le braccia nella sua direzione e tirandolo per la maglietta per invogliarlo a tornare dov’era prima.
   «Anche se lo facessi, ricominceresti a borbottare dopo due minuti, quindi tanto vale che tu lo faccia subito», le fece notare il giovane con fare pratico. Amava Alya, moltissimo. Era per questo che lasciava correre la maggior parte delle sue follie, come l’ammirazione smisurata per Ladybug e Chat Noir o la discutibile determinazione con cui voleva a tutti i costi far sì che Adrien ricambiasse i sentimenti di Marinette. Con lui Nino ci aveva anche parlato, mantenendo però la promessa di non rivelargli che la loro amica ne era invaghita; ne era venuto fuori che anche ad Adrien piaceva Marinette, e sebbene si ostinasse a sottolineare come quel suo affetto non valicasse l’odioso confine dell’amicizia, per Nino era piuttosto palese il contrario. Si era più volte domandato se non avesse dovuto aprirgli gli occhi, facendogli notare che si illuminava tutto quando si nominava Marinette, ma alla fine rinunciava sempre: era una cosa che Adrien avrebbe dovuto capire da solo. Forzarlo avrebbe potuto essere persino controproducente perché magari non era ancora pronto ad intraprendere quel genere di relazione con una ragazza.
   Era quello che Nino aveva provato a far capire ad Alya, che però continuava a voler aiutare la propria migliore amica a tutti i costi. «Sono fatti l’uno per l’altra», sentenziò difatti lei, come se quello bastasse a spiegare la ragione per cui non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero che quei due li avessero presi in giro. «Non so cosa li abbia spinti a mentirci, però… vorrei che fossero felici come lo siamo noi.»
   Ecco un’altra buona ragione che spingeva Nino a sopportare quegli sproloqui: Alya sapeva essere dolcissima. «Fammi spazio», le disse, tornando a stendersi con lei e abbracciandola con tenerezza. «Cosa hai in mente?» chiese dopo averle dato un bacio fra i capelli castani.
   «Stavo pensando di dar loro una piccola spinta», confessò la sua innamorata, crogiolandosi nel suo tepore.
   «Alya…»
   «Prometto che mi limiterò a quello e non mi intrometterò oltre.»
   «Marinette non aveva espresso il desiderio che tutto avvenisse in modo naturale? Senza artifici di sorta?»
   «Certo», convenne con lui, decisa più che mai a rispettare il volere dell’amica. «Ma se lei non riesce nemmeno ad accettare un invito di Adrien perché si fa sopraffare troppo dalle emozioni, non credi che sia il caso di farlo al posto suo?»
   «Torno a ripeterlo: che hai in mente?»
   Alya si puntellò su un gomito, fissando l’amato con occhi vispi ed un sorrisetto che era tutto un programma. «Mi aiuterai, vero?»
   «Non mentirò ad Adrien.»
   «Non c’è bisogno che tu menta», gli assicurò, colpendolo scherzosamente con un polpastrello sulla punta del naso. «Devi solo reggermi il gioco.»
   «Devo preoccuparmi?» Vedendola scuotere il capo con aria decisa, Nino si lasciò andare ad un nuovo sospiro. «Speriamo bene.»
   Alya rise e si chinò per baciarlo. «Dov’eravamo rimasti?»

«Stavo pensando…» cominciò quando tutti e quattro stavano per entrare in classe per la ripresa delle lezioni. Nino si preparò psicologicamente e abbassò lo sguardo sulla punta delle proprie scarpe: non sarebbe mai stato in grado di prendere in giro il suo migliore amico, ma non poteva nemmeno deludere le aspettative della sua ragazza, che lo aveva implorato di recitare almeno quella battuta. Se lo avesse fatto lei, gli aveva detto, sarebbe stato troppo sospetto e Marinette sarebbe morta d’imbarazzo. «Vi andrebbe di andare al cinema, dopo la scuola?» buttò fuori tutto d’un fiato. Diamine, aveva fatto molta meno fatica quando si era messo con Alya. «Sempre che non abbiate impegni, si intende.»
   Sia Marinette che Adrien trattennero il fiato. Fino a pochi giorni prima non lo avrebbero fatto e, anzi, sarebbero stati più che felici di accettare, come già era capitato altre volte, in passato. Ora però le cose erano sensibilmente cambiate ed entrambi non riuscivano più a vedere quella semplice uscita fra amici come tale. Non dopo quello che forse avevano scoperto. Soprattutto, non dopo il bacio che si erano dati. Perché, per quanto forzato potesse essere stato sulle prime, Adrien lo aveva accolto con amore e Marinette non aveva potuto fare a meno di provare qualcosa. E questo contribuiva ad inquietarla per un altro motivo non di poco conto: se pure il suo adorato compagno di classe non fosse stato Chat Noir, questo non significava forse che lei era attratta anche da quest’ultimo? I suoi sentimenti per Adrien stavano vacillando? Che fine aveva fatto la sua integrità morale? I suoi sogni romantici erano irrimediabilmente compromessi per colpa di quel gattino dagli occhi vispi e dalla battuta facile, sempre pronto a flirtare quando c’era di mezzo una bella ragazza?
   Ommioddio! Realizzò in quel momento Marinette, strabuzzando le orbite ed estraniandosi del tutto dalla conversazione lasciata in sospeso con i suoi amici. Se Adrien è davvero Chat Noir, significa che in realtà è un dongiovanni?! No, questo davvero non poteva accettarlo, sarebbe stato terribile. Serrò i pugni attorno alle bretelle del suo zaino e il suo cervellino fantasioso cominciò a veleggiare verso lidi catastrofici dai quali, grazie al cielo, la stessa voce di Adrien la trascinò via prima ancora che lei ci si perdesse.
   «Io ci sto», disse il giovane, sorridendo con ritrovato entusiasmo. A differenza della sua graziosa compagna di classe, per lui scoprire la verità riguardo alla propria collega sarebbe stato decisamente meno traumatico. Se davvero Marinette era Ladybug, non avrebbe potuto che fargli piacere: insomma, con lei andava più che d’accordo e la considerava una delle persone migliori che conoscesse. Inoltre, quando l’aveva baciata, Adrien aveva avvertito un calore non indifferente all’altezza del petto, capace di rigenerare l’amore che provava per la sua straordinaria collega. Se invece le cose non stavano così, e cioè se sotto la maschera di Ladybug si nascondeva effettivamente un’altra ragazza, allora cosa sarebbe cambiato? Non molto, rispetto al solito. Adrien poteva soltanto tornare a sperare di conoscere la verità, un giorno. E che il bacio che aveva dato alla sua bella avesse in qualche modo lasciato il segno.
   «Marinette?» la chiamò Alya, che si era accorta del totale estraniamento della sua amica dalla conversazione. «Non dicevi di essere libera, oggi pomeriggio?»
   «Ah… s-sì… ma…» balbettò lei, cercando un modo per svicolarsi da quella situazione senza apparire troppo sospetta. Eppure non aveva deciso appena la sera precedente di scoprire la verità a tutti i costi? Non desiderava essere diversa da tutte le altre ammiratrici di Adrien? Sì, voleva conoscerlo meglio e capire. Alzò timidamente lo sguardo su di lui, incontrando i suoi meravigliosi occhi verdi, che la fissavano con quella che le parve essere… speranza? Sapeva di piacergli, ma non si illudeva che quell’affetto da parte sua valicasse i confini dell’amicizia. Beh, forse era giunto il momento di fargli cambiare idea, stabilì in un improvviso moto di orgoglio e d’amore per se stessa. «Verrò», disse in tono fermo, tornando a rivolgersi a Nino.
   Con la coda dell’occhio scorse l’espressione soddisfatta di Adrien, capace di farle sobbalzare il cuore: ci teneva davvero così tanto alla sua presenza, quel pomeriggio? Marinette andò in brodo di giuggiole e non si rese affatto conto dell’occhiata implorante che il loro amico lanciò ad Alya. Quest’ultima allora prese in mano la situazione. «Decidete insieme ora e luogo di incontro, per noi è indifferente», affermò contenta, agguantando Nino per un polso e trascinandolo in aula con sé.
   «Ti va bene alle quattro davanti al multisala dell’ultima volta?»
   Marinette alzò di nuovo lo sguardo sul viso sorridente di Adrien. Le tremarono le gambe: era in assoluto la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua e lei forse era riuscita a baciarlo non una, bensì due volte – sia pure non nel modo più romantico del mondo. «Qualunque cosa desideri…» le scappò di bocca con voce sognante, prima che potesse rendersene conto. Lo fece un attimo più tardi, quando lo vide spalancare gli occhi per la sorpresa, e arrossì fino alla punta delle orecchie. «Cioè!» esclamò alzando il tono di un’ottava e facendolo sobbalzare. «Q-Qualunque cosa desideri per me va bene… p-perché... non ho impegni, no, proprio no. Non oggi.» Aprì la bocca in un sorriso rigido che nelle sue intenzioni doveva apparire naturale, ma che in realtà sembrava la caricatura di una di quelle bambole dei film horror.
   Adrien cercò di passarci sopra come ogni santa volta, cominciando a dubitare che quella che aveva davanti fosse davvero la sua partner nella lotta contro Papillon: Ladybug non era tipo da tartagliare goffamente in quel modo. Però lo ha fatto in almeno un paio di occasioni, si ricordò mentre entravano in classe e sedevano ai loro posti a causa dell’arrivo della professoressa. Posando la borsa con i libri, lanciò un’occhiata di sfuggita alla ragazza alle sue spalle, troppo impegnata a gestire le proprie emozioni per accorgersene. Se non altro, si disse il giovane tornando a guardare davanti a sé, quel pomeriggio sarebbe forse riuscito a cogliere dei segnali che potevano aiutarlo a scoprire la verità.

«Rilassati, Marinette», le consigliò Tikki attraverso l’apertura della borsetta che la ragazza portava a tracolla. «È solo un’uscita di gruppo, è già successo altre volte, no?»
   «Sì, ma… prima non avevo il sospetto che Adrien potesse essere…» Marinette esitò, guardandosi attorno e sussurrando: «Beh, Chat Noir.»
   «E anche se fosse, cosa cambierebbe?» cercò di capire il kwami, mentre salivano le scale del sottopassaggio della metropolitana per raggiungere il luogo dell’appuntamento.
   L’altra ci pensò su. «In tutta onestà… non lo so», bofonchiò sconsolata. «Certo sarebbe fantastico, visto che questo ci unirebbe ulteriormente», aggiunse poi. E a riprova del fatto che lo pensasse davvero, c’era da dire che era stato quello il primo pensiero che l’aveva colpita quando in lei si era insinuato quel sospetto. «D’altro canto, vorrebbe dire che per tutto questo tempo ho respinto le sue avances senza neanche rendermene conto!» realizzò un attimo dopo, portandosi le mani fra i capelli con una teatralità tale da far girare alcuni passanti, che la fissarono incuriositi. «Ma ci pensi?! Solo una pazza respingerebbe una meraviglia come quella!»
   Tikki ridacchiò divertita. «Ma tu non potevi saperlo», cercò di rassicurarla.
   «Lo so bene, eppure la cosa non mi consola affatto, credimi.» Non finì di dirlo che vide l’amica sparire dentro la borsetta, che si chiuse con uno scatto. Alzò lo sguardo e dall’altro lato della strada, proprio davanti al multisala, scorse la figura bionda di Adrien. Avvertì immediatamente le gambe irrigidirsi e il cuore cominciare a battere più forte. Coraggio, Marinette. Approfitta del ritardo di Alya e Nino per scoprire la verità, si spronò allora, decisa a farsi forza.
   Non appena fu a due passi dall’amico, tuttavia, ogni sua più rosea aspettativa venne del tutto eclissata dallo splendore del sorriso che lui le rivolse. «Ciao, Marinette.» Persino il modo in cui pronunciava il suo nome era paradisiaco. Com’era possibile che non avesse mai notato la medesima cosa in Chat Noir? Forse, allora, non erano la stessa persona?
   Abbozzò un’espressione allegra. «Ehi… ciao», salutò con voce stentata. Prese un grosso respiro. «Gli altri non sono ancora arrivati?»
   «Non credo, no», rispose lui, dando uno sguardo all’ora segnata sul cellulare. Nonostante fossero due ritardatari nati, quella volta erano entrambi in anticipo e questo, pensò Adrien, non poteva che essere un bene. Sbirciò in direzione della ragazza, sorprendendola a fissarsi la punta dei piedi con aria imbarazzata, e si domandò per l’ennesima volta per quale dannato motivo avesse tanta soggezione di lui. Eppure, nonostante tutto, era certo di piacerle in qualche modo; altrimenti perché mostrarsi sempre gentile nei suoi confronti?
   La vibrazione del cellulare lo distolse da quei pensieri poco incoraggianti: un messaggio di Nino. Scusa, amico, io e Alya non verremo. Adrien rimase imbambolato per un attimo davanti a quelle parole, come se cercasse di carpirne un significato più recondito. Il sospetto infine si impadronì di lui e di nuovo il suo sguardo scivolò sull’amica, che ora lo fissava come in attesa di qualcosa. Sospirò. «Marinette… Cosa ti ha risposto, Alya, quando le hai detto l’ora e il luogo dell’incontro?»
   «Che per loro andavano bene», rispose semplicemente lei, non capendo il perché di quella domanda.
   «Ti è sembrata entusiasta?»
   «Di venire al cinema? Sì, direi di sì. Anche più del solito, in verità.»
   Eccolo lì, il trucco. E, a quanto poteva dedurne dalla sincerità del suo sguardo, Marinette non ne sapeva nulla. Per quanta fiducia potesse avere nel prossimo, nell’ultimo periodo Adrien era stato più volte sul punto di credere che i suoi amici si stessero adoperando per spingerlo verso di lei, e lui si era spesso sentito in colpa nei loro confronti, per quei pensieri. Tuttavia, adesso quei dubbi tornarono a rodergli la mente, soprattutto dopo i non troppo velati riferimenti al riguardo, quando Alya e Nino lo avevano visto insieme a Ladybug a spasso per le vie di Parigi, scambiando lei per Marinette.
   Sospirò di nuovo e si massaggiò la nuca, un sorriso indulgente sulle labbra. «Chiamala», consigliò all’amica, deciso a farle scoprire da sola la verità.
   La ragazza increspò la fronte trovando strana quella richiesta, ma alla fine recuperò il telefonino e fece come lui le aveva chiesto. Alya rispose dopo tre squilli. «Non c’è bisogno che mi ringrazi», esordì con voce allegra. «Ma domani dovrai raccontarmi tutti i dettagli.»
   «Ehm… di che parli?» domandò Marinette, stupita da quelle parole.
   Sentì l’altra ridere divertita. «Non l’hai ancora capito? Io e Nino non verremo.»
   «Avete avuto un imprevisto?»
   «Cielo, Marinette!» sbuffò Alya, incredula per l’ingenuità dell’amica. «Se ci pensi, non abbiamo mai detto che saremmo venuti anche noi.»
   «Cos…?»
   «Perché credi che abbiamo lasciato decidere tutto a voi?»
   Marinette tacque, recuperando nella memoria la conversazione avuta con loro prima della ripresa delle lezioni del pomeriggio, e quando realizzò di essere stata raggirata come una sciocca, esplose. «Alya!» esclamò, agitando il braccio libero con enfasi, mentre Adrien faceva un passo indietro per non essere colpito dalla sua irruenza. «Come diavolo ti è saltato in mente?!»
   «Ehi, ehi, calma!» iniziò a difendersi quella, sperando che lei abbassasse il tono della voce per non spaventare il giovane che le era accanto. «Visto che non riesci a cogliere mai al volo l’occasione per chiedere un appuntamento al tuo amato Adrien, ho pensato di darti una mano.» Marinette s’irrigidì tutta. «Lui è già lì?»
   «S-Sì…» farfugliò, occhieggiando timorosa in direzione dell’amico, che se ne rimaneva tranquillo in attesa di conoscere l’esito di quella telefonata. Il pensiero che lui fosse in ascolto la imbarazzò ulteriormente e abbassò le iridi chiare verso un punto imprecisato.
   «Ora fa’ un bel respiro e buttati.»
   «Che…?!»
   «Non balbettare cose insensate come al solito.»
   «M-Ma…!»
   «Sii te stessa e fai del tuo meglio per sedurlo!»
   «Alya!» gracchiò disperata, sentendosi morire di vergogna.
   L’altra tornò a ridere. «Buon pomeriggio», cantilenò infine, chiudendo la chiamata prima che Marinette potesse protestare ancora.
   «Non verranno, eh?» La voce di Adrien la riportò con i piedi per terra, facendola sussultare. Tornò ad alzare lo sguardo su di lui e scosse il capo con aria mortificata. Sebbene fosse conscia di non essere direttamente colpevole, Marinette non poteva fare a meno di ritenersi in qualche modo responsabile per l’aver costretto la sua migliore amica ad escogitare quel tranello per darle una chance con il ragazzo dei suoi sogni. «Ci hanno imbrogliati per bene, quindi…» Adrien non sembrava sorpreso dalla cosa. Si era reso conto del problema? Del fatto che le piaceva e che Alya voleva darle una mano a tutti i costi? Marinette avvertì la vergogna crescere dentro di sé e fu quasi sul punto di farsi prendere dal panico, non sapendo da che parte iniziare a scusarsi con lui. «Beh, peggio per loro», disse invece il giovane, sorprendendola con un’espressione che sembrava tutt’altro che dispiaciuta. «Vorrà dire che ci divertiremo lo stesso come matti», la incoraggiò, strizzandole persino l’occhio.
   Il cuore di lei sobbalzò di nuova speranza e il sorriso tornò ad incurvarle le labbra. «Alla faccia loro», ritenne giusto aggiungere, facendolo scoppiare a ridere e ridendo a sua volta. Dopotutto, nelle ultime settimane aveva fatto progressi nel rapportarsi con lui, dimostrando di essere capace di parlarci senza per questo andare necessariamente in iperventilazione. Le sarebbe bastato davvero essere soltanto se stessa, senza pensare a nient’altro, nemmeno all’eventualità che il giovane accanto a lei potesse essere anche Chat Noir.
   Questo era ciò che si stava dicendo anche Adrien: che Marinette fosse o meno Ladybug, lui avrebbe fatto tesoro di quell’uscita nella speranza di conoscerla meglio. In fondo, per quanto adorasse l’eroina di Parigi, anche la ragazza che gli era accanto gli piaceva molto. Già, molto… si sorprese a pensare, mentre entrava con lei nel multisala. Quella nuova consapevolezza lo turbò non poco: possibile che i suoi sentimenti fossero così mutevoli? O era il sospetto che Marinette fosse Ladybug a fargliela piacere più di quanto fosse lecito supporre? Davvero, Adrien aveva bisogno di fare chiarezza con se stesso il prima possibile.












Or dunque... ecco qui la mia seconda long. In teoria doveva essere molto diversa, molto più leggera, proprio come farebbe presagire questo primo capitolo. Bene, non cullatevi troppo sugli allori, perché mentre scrivevo qualcosa è andato per conto suo e tutto mi si è rivoltato contro, creando situazioni troppo grandi e troppo gravi. Da ciò il bollino arancione. E per chi se lo stesse chiedendo, no, non è per via di eventuali scene di sesso: premetto che non ce ne saranno (la stessa scena fra Alya e Nino, qui, va intesa appunto come un semplice scambio di tenerezze, nient'altro che questo). Ho cercato e sto cercando, poiché non ho ancora finito di scrivere (benché io sia ormai ai capitoli finali), di mantenermi il più vicino possibile all'IC dei personaggi, ma non so quanto io sia riuscita nell'intento; ecco perché ho preferito mettere le mani avanti e segnalare la storia come OOC. Non si sa mai.
Con la speranza di non deludere le aspettative di nessuno, per il momento torno ad eclissarmi come ho fatto nelle ultime settimane, vuoi per via degli impegni lavorativi e personali, vuoi perché ero impegnata nella stesura di questa long.
Un grazie a chiunque abbia letto, a chi volesse lasciarmi due righe per farmi sapere le sue prime impressioni e a chi volesse aggiungere questa storia fra le preferite/ricordate/seguite.
Buona serata e buone feste a tutti! ♥
Shainareth





  
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