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Autore: Part of the Masterplan    28/12/2017    3 recensioni
“Sally”
“Sì?” sputo nel microfono. Sento la sigaretta bruciare fino al filtro e iniziare a pizzicarmi le dita.
“Vieni a Londra. Adesso.”
“Il concerto? – ”
“Ho lasciato gli Oasis. Per sempre”
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Until Sally I was never happy.'
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Sfinita. Dal ritmo dei pensieri, frenetici e poi di colpo calmi, piatti, una nebbia statica di incertezza.
Gli Oasis non esistono più.
Ho ripreso le vecchie abitudini, alla faccia della riabilitazione, sputando in faccia alla salute. Un posto in prima classe costato un’infinità di dollari, il cocktail più potente che esiste e una pasticca di sonnifero. Mentre l’alcol scendeva in gola, sentivo solo il freddo bastardo che puoi provare in estate quando qualcosa ti fa fuori da dentro. Lo senti di più, il freddo dentro, d’estate.
Mi sono addormentata subito. Mi sono risvegliata, stordita, apatica, è stato solo un sogno?
Non c’è prima classe per quel vuoto dentro.
Gli Oasis non esistono più, a me manca il respiro.
Tredici ore di volo ti impongono di essere isolata dal mondo, perché sul mondo ci voli. Bentornata a terra, Sally. Bagna i tuoi piedi americani nella bastarda pioggia di Londra.
Ritorni sempre quando ti chiama, eh?
Bentornata, Sally.
In aeroporto, istintivamente, tiro sulla testa il cappuccio nero della felpa. Gli occhiali da sole mi coprono il viso per buona parte. In lontananza vedo l’autista, regge il solito cartello. Cecilia Harrison, recita. Nomi inventati, cognomi in codice. E’ passato così tanto dall’etichetta sulla porta di quel monolocale a Londra?
Alzo la testa, uno schermo trasmette un notiziario 24 ore su 24, intervallato dalla solita pubblicità. E proprio mentre i miei occhi catturano quelle immagini, spuntano sullo schermo i volti dei due Gallagher.
Oasis split.
Non c’è niente accanto a me che io non possa maledire.
“Buongiorno”
“Buongiorno, Mrs.”
Non ci diciamo nient’altro. Prende la mia valigia, lo ringrazio con lo sguardo. Qualcuno mi osserva, faccio finta di niente. Salgo in macchina e mi allungo sul sedile. Dentro di me il passato si mescola al presente, l’amore all’odio, i ricordi alle facce conosciute e quelle perse dopo un drink. Ritorna la droga, ritornano i concerti. Ho passato la mia vita essendo gli Oasis. Ora, cosa sono?
Quando la berlina nera dai vetri oscurati accosta al marciapiede, noto immediatamente un gruppo nevrotico di fotografi che si agita davanti al cancello d’entrata. Sospiro. Sospiro forte.
“Mrs., vuole che la accompagni dentro?”
“Non vorrei mai esporre qualcuno al pubblico ludibrio. Soprattutto se non è colpa nostra tutto questo”.
Incamero l’aria nei polmoni. Inizia una nuova era, proprio oggi. Per la prima volta nella mia vita devo affrontare da sola il peso del personaggio di Noel e delle sue azioni. So che posso farlo, le mie spalle sono abbastanza larghe per questo. Scendo, l’autista mi ha già lasciato tra le mani il trolley. “Torna a casa, ti prego, salvati da questa merda” gli sussurro, mentre sistemo gli occhiali da sole. Con determinazione, a testa bassa, mi faccio strada al cancello ed entro. Alcuni di loro mi si buttano addosso, sparandomi il flash in faccia. Non reagisco. Sono inerme e contemporaneamente fortissima. Il mio volto non mi tradisce, il mio corpo rimane saldo sul suo percorso. Solo quando mi richiudo la porta di casa alle spalle, il rumore esterno viene risucchiato da un mondo parallelo che sa di fumo, buio e alcol.
“Finalmente sei qui”. Mi abbraccia con calma serafica, il suo calore umano stride con la mia debolezza. Sono un fascio di nervi, mentre le sue braccia mi stringono a sé, una dolcezza insolita.
“Perché?” gli domando.
“Mi conosci, Sally. E conosci la situazione. Liam ha esagerato. Ha esagerato fino al punto di non ritorno… E’ finita”.
Mi guardo intorno, sono senza forze. Le tende tirate, pesanti, conferiscono all’ambiente una connotazione statica, immobile.
In testa mi chiedo solo perché.
“Sally?”
Mi volto. Ha sempre pronunciato così il mio nome? L’ha sempre detto così o ha cambiato modo di avermi tra le labbra? Perché in fondo io sono Sally, Sally degli Oasis. E adesso?
“Sally?” mi chiama ancora. I miei occhi lo mettono a fuoco, allungato sulla poltrona con un paio di jeans e una felpa. “Stai bene? Mi stai ascoltando?”
“Che c’è?” gli domando, indaffarata a togliermi gli occhiali e a scagliarli sul tavolo.
“Sei arrabbiata”, constata con tono asciutto.
“Sì, Cristo, Noel. Sono incazzata. Sono delusa. Perché?”
“Sono volate parole, parole pesanti. Poi sono volate chitarre. Frutta. Delle strafottute prugne, Sally”, ridacchia come se non fosse più affar suo. In effetti, a conti fatti, non lo è.
Non ho percezione dello spazio e del mio corpo, so solo che potrei accasciarmi a terra da un momento all’altro.
“Perché mi hai voluta fin qui? Vuoi che parli con Liam?”
“Ho lasciato gli Oasis. Ti ho voluta qui perché ti amo e perché sei la mia compagna. Perché non c’è altra persona che vorrei qui”.
“Io non voglio stare qui”, mi scappa tra le labbra, veloce e impunito. “Gli Oasis sono miei, sono dei vostri fan. Cosa siamo noi adesso?”
Noel scuote la testa, paziente. “Gli Oasis, prima di tutto, sono io. Voi non avete scritto le canzoni, voi non avete registrato gli album, voi non avete fatto materialmente niente che sia degli Oasis. Gli Oasis non esistono più perché io non ero più gli Oasis. Che cazzo devo fare? Prendervi per il culo e tirare avanti in quel manicomio? Sai che cazzo significa aver a che fare con Liam? Parli perché è sempre stato il tuo adorato Weetabix e perché lui, con te, è tutt’altro”.
“Quindi è colpa di Liam”.
“Lo è”.
“E perché sei così calmo? Come cazzo fai a essere così calmo?”.
“Perché sono sollevato, Sally. Perché quella prigione non è più una prigione. Sono sollevato della fine di quel circo. Vuoi un po’ di gin?”.
“Vai a fare in culo”.
Mi alzo, strattonando la borsa, e mi chiudo in bagno sbattendo la porta. Mi tremano le mani, mentre afferro una sigaretta dal pacchetto e la accendo con urgenza. Lo specchio davanti a me mi restituisce l’immagine di una donna – non più una ragazzina – provata dalle sue stesse emozioni, vittima inerme, come vent’anni fa.
A ogni rottura una chiamata.
A ogni chiamata, i miei chilometri sopra l’Oceano.
Sto vivendo di riflesso di una luce troppo grande? Noel si impone per essere il re?
La mia mano afferra il telefono, lampeggia un messaggio.
 
Sicuro che tu sia già a Londra. Ho bisogno di te, Sally. Luv ya, LG.
  
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