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Autore: VeganWanderingWolf    28/12/2017    0 recensioni
questa è la seconda storia della serie '4 di picche' - Vero che Danny si aspettava di poter rivedere qualcuno dei “colleghi” dei 4 di picche, ma forse non così presto e in una situazione tanto potenzialmente grave. Non solo. Dal suo passato rispunta una vecchia conoscenza che sa essere tutt’altro che innocua. E per finire, sembra che la sua vecchia conoscenza abbia individuato con precisione uno dei suoi punti deboli per eccellenza… e che sia ad un passo dall’affondarci le zanne…
Genere: Comico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '4 di picche'
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Capitolo 41

(Show me your teeth*)

 

Per un momento Danny si soffermò a notare quanto fosse assurdo: il fatto che si trovassero nel bel mezzo di una strada cittadina e ancora non ci fosse segno di reazione alcuna da parte di abitanti o forze dell’ordine per tutto quello. Se da un lato si poteva anche credere che l’ululato di Mara potesse essere stato scambiato per quello di un cane magari randagio, e che tutta quella conversazione in mezzo alla strada fosse stata interpretata semplicemente come un confronto tra persone che sistemavano le loro faccende in piena notte e negli affari dei quali era perciò meglio evitare di immischiarsi, d’altro canto l’atterraggio della pesante poltrona sul cemento dopo un volo di qualche metro aveva certamente prodotto un discreto fracasso.

E dopotutto era piena estate, periodo nel quale di solito le finestre sono lasciate in buona parte spalancate per via del caldo, e di conseguenza qualsiasi cosa succeda fuori di casa è sicuramente a portata d’orecchio di chi si trova all’interno.

Ma Danny aveva la vivida sensazione che quella totale mancanza di reazione da parte di qualsiasi abitante di Tairans lungo quella strada non fosse dovuta semplicemente ad un collettivo sonno pesante. Gli bastò alzare lo sguardo per rilevare che tutte le finestre erano chiuse, e già quello di per sé poteva essere un chiaro segnale del fatto che probabilmente ormai i cittadini avevano presentito in qualche modo che stava accadendo qualcosa di preoccupante e inspiegabile e potenzialmente pericoloso: qualcosa da cui tenersi a debita distanza di sicurezza, qualcosa in cui cercare con ogni forza di non rischiare nemmeno lontanamente di essere coinvolti.

Anche ammesso ciò, in qualsiasi altra condizione del genere, da esperienza di Danny, a quell’ora sarebbero già dovute essere innumerevoli le chiamate giunte a qualche centralino di qualche forza dell’ordine di qualsivoglia tipo, con annesse richieste di intervento. E tuttavia non si vedeva l’ombra di una sola divisa poliziesca.

Come se avesse interpretato perfettamente quel suo rimuginare, Mara gli si rivolse in tono sinistramente cupo, con una nota di divertimento crudele e minaccioso, e qualcosa che sembrava voler essere quasi profeticamente saggio.

«Le mandrie sono chiuse nelle stalle e nelle capanne. Perché noi liberi erriamo fino all’alba.*

Danny riconobbe la citazione, e sorrise appena e amaramente tra sé e sé.

«Kipling.» disse «Ottimo scrittore. Tremendo colonialista e razzista.***»

Al di sopra del bordo più alto degli indumenti che gli accoliti di Mara tenevano ancora davanti a lei a costituire una sorta di improvvisata cabina per coprire il suo essersi ormai completamente spogliata, Danny la vide dare una piccola e sommaria alzata di spalle.

«Faccende tra esseri umani. Non ci riguardano.» rispose.

Danny scosse appena la testa.

Poi vide Mara lanciargli un’ultima occhiata significativa e penetrante, accompagnata da un sottile sogghigno sghembo, prima di chinarsi sparendo oltre la barriera di abiti retti da alcuni dei componenti del suo seguito.

Capì perfettamente che non c’era altro da aggiungere.

Danny si piegò a sua volta sul cemento, assumendo una posa a “quattro zampe” come qualsiasi mezzo lupo era solito fare quando passava dalla sua forma umana a quella di lupo. E, raccogliendo abitualmente la giusta concentrazione, iniziò a mutare la sua forma.

L’ultimo pensiero riguardante altro che non fosse completamente attinente allo scontro che lo aspettava, fu che era ormai praticamente certo che nessun abitante di Tairans si sarebbe di lì a poco intromesso in quanto stava accadendo.

Se da un lato questo stabiliva senza ombra di dubbio che solo la fine dello scontro con un solo vincitore avrebbe posto termine alla lotta, d’altro canto Danny ne provò un profondo sollievo: almeno per il momento, almeno fintanto che lui fosse stato vivo, Mara e il suo seguito non avrebbero potuto scatenare le loro capacità offensive di mezzi lupi su nessun’altro.

Per quanto riguardava il dopo… quando lui sarebbe stato sconfitto e ucciso… Ma in quel momento pensarci non aveva nessuna possibile utilità.

 

***

 

Il fatto che un mezzo lupo fosse abituato a farlo più volte nel corso della sua vita, anche con un’alta frequenza, non rendeva il mutare forma in una direzione o nell’altra meno facile, e sicuramente mai piacevole.

La concentrazione da raccogliere era necessaria per avviare il processo, ma Danny aveva sempre sospettato che servisse più che altro ad auto-persuadersi di voler veramente mutare forma nonostante il disagio e il dolore fisico che questo comportava: aveva sempre in qualche modo considerato quella concentrazione iniziale come una sorta di battaglia tra la volontà di mutare forma e l’istintivo recalcitrare dal farlo per evitare il fastidio che ne derivava. La concentrazione andava mantenuta fino alla fine della mutazione di forma, e in quel caso Danny la riteneva più come una sorta di determinazione a voler arrivare fino in fondo nonostante il profondo desiderio implicito di farla finita il prima possibile, desiderio che d’altra parte poteva essere in un certo senso canalizzato proficuamente proprio verso l’obbiettivo di completare la mutazione di forma, piuttosto che interromperla.

Di una cosa Danny era piuttosto sicuro: non sarebbe mai riuscito, nemmeno impegnandosi al massimo, a spiegare quel tipo di concentrazione e la natura d’essa a chiunque non fosse un mezzo lupo; e tra mezzi lupi, d’altro canto, non c’era alcun bisogno di spiegare cosa fosse.

Probabilmente la parola stessa ‘concentrazione’ non era nemmeno lontanamente abbastanza corretta. Ma forse la differenza più esplicita tra quello che un qualunque essere umano avrebbe associato alla parola ‘concentrazione’ e ciò che qualsiasi mezzo lupo conosceva così bene, era che mentre la prima in qualche modo si imparava nel corso della vita, la seconda sembrava essere inscritta a fondo nell’istinto primordiale: nessun mezzo lupo doveva ‘imparare’ ad evocare, esercitare e mantenere quella sorta di concentrazione, bensì si ritrovava fin dalla prima volta a sperimentarla come se l’intero processo di mutare forma gli risultasse in qualche modo naturale; e quella prima volta era anche l’occasione in cui scopriva quanto fosse in buona parte disagevole e doloroso.

D’altro canto, questo era un concetto che un essere umano completo poteva perlomeno figurarsi anche solo con la logica, anche se non avrebbe mai potuto capire esattamente, a meno che non si fosse trovato ad un certo punto della sua vita mutato in mezzo lupo e avesse dovuto così scoprirlo sulla propria pelle.

«Immagina… » avevo una volta iniziato a dire Danny, rispondendo ad una domanda di Yuta che, dopo un poco che si conoscevano, stava semplicemente cercando di fare una conversazione abbastanza tranquilla e confidenziale con lui e aveva chiesto come fosse mutare forma.

«No.» si era interrotto Danny, riflettendo meglio sulla sua scelta delle parole. «Prova ad immaginare…» aveva ricominciato «Come potrebbe essere sentire il tuo corpo che si riassesta su un’altra forma. Come se tutte le componenti che lo formano, dalle ossa alle fibre muscolari passando per articolazioni e cartilagini e organi e quant’altro, si muovessero per riaggiustare la loro posizione, nel mentre diventando un po’ più grandi o un po’ più piccole, un po’ più lunghe o corte, eventualmente torcendosi su se stesse, o crescendo ex novo… beh, per quanto riguarda cose come orecchie e coda, naturalmente.».

Yuta, che mentre lo ascoltava era gradualmente impallidita e aveva spalancato sempre più gli occhi in uno sguardo impressionato, profondamente dolente e quasi scioccato, era sembrata anche più scossa da quell’improvviso accenno di alleggerimento amaro del suo tono.

«Questo per quanto riguarda la mutazione dalla forma umana a quella di lupo, naturalmente. Il procedimento inverso non è molto dissimile, tranne per il fatto che sono più le appendici che scompaiono che quelle che compaiono.» aveva proseguito Danny imperterrito, parlando tranquillamente ma quasi distrattamente, osservandosi una mano che stava tenendo aperta appoggiata sul proprio ginocchio.

E Yuta aveva intuito che si stesse riferendo ai pollici opponibili, naturalmente; e si era resa conto che no, non era affatto semplice immaginare il proprio corpo assumere una forma talmente radicalmente diversa da quella che le era famigliare da che era nata, anche se si fosse trattato semplicemente di trovarsi senza pollici opponibili.

«Forse la cosa più impressionante è come ci si abitui in fretta, tuttavia.» aveva continuato Danny, con l’aria di chi sta parlando in parte a se stesso. «In qualche modo, ci si sente perfettamente in se stessi in entrambe le forme, per quanto molto diverse. Anche se, allo stesso tempo, talvolta quando si è in forma umana si cerca di muovere le orecchie o la coda… o forse questo è solo il mio caso perché ho passato diversi anni di fila solamente nella forma di lupo. Ma credo sia comunque una cosa fondamentalmente importante, riuscire a mantenere una certa lucidità a proposito della forma in cui ci si trova, se l’una o l’altra. Una volta ho sentito di un mezzo lupo che è… beh, credo si potrebbe dire che è ammattito, in un certo senso. Un tipo di follia da mezzi lupi, a quanto pare. In sostanza assumeva comportamenti e cercava di muoversi in modi tipicamente appartenenti sia all’una che all’altra forma, aldilà della forma che aveva in quel momento. Così, se era nella sua forma di lupo aveva la tendenza a cercare in certi momenti di camminare sulle zampe posteriori e ad usare le anteriori come braccia, ad esempio, o se era in quella umana talvolta aveva bisogno di mettersi a gattoni per riuscire a camminare senza perdere l’equilibrio come se per un momento per il suo cervello fosse strano dover gestire degli arti umani.»

A quel punto Danny aveva girato la testa a guardare Yuta, l’espressione della quale era ormai talmente orrorificata che lui aveva capito che non sarebbe riuscita a spiccicare parola in quel momento, e aveva nel contempo deciso che era finanche troppo per lei quello che aveva detto.

«Ma è solo una storia.» aveva quindi commentato, alzando le spalle e assumendo un tono più pratico e piuttosto cinico «Magari è solo questo, e in realtà non è mai successo a nessuno.»

Poi aveva cambiato argomento, riuscendo in qualche modo infine a rifar tornare un po’ del colorito naturale sul viso di Yuta e a distrarla da quello che aveva appena sentito. Tuttavia, in lui un leggero sentore di senso di colpa era rimasto.

Perché allora era ancora abbastanza infastidito dai tentativi da parte di un essere umano – e allora poteva trattarsi solo di qualcuno dei ‘4 di picche’, ovvero gli unici che frequentasse e che conoscessero la sua natura – di capire qualcosa di come era essere un mezzo lupo. Al punto che non riusciva a fare a meno di ritrovarsi a rispondere con un certo risentito astio in sottofondo, e finiva per non usare alcun riguardo nel calare con la sua risposta nei particolari più crudi e meno piacevoli da sentir raccontare di com’era effettivamente esserlo, un mezzo lupo. Almeno per lui. Perché aveva il sospetto che Mara non fosse l’unico mezzo lupo che invece non vedeva altro nella loro natura che qualcosa di incredibilmente fantastico, sebbene, allora ne era quasi sicuro, principalmente per il fatto che ciò le consentiva di esprimere al meglio quella parte omicida del suo carattere.

Talvolta sospettava allora che si trattasse solo di questo in fondo: ce l’aveva ancora con Mara, per quel suo esaltare l’essere un mezzo lupo come se fosse in tutto e per tutto qualcosa che non si poteva che apprezzare appieno, ignorando o forse nemmeno provando alcuno di quei fastidi correlati, quelle ombre di chiaroscuro che invece lui aveva sempre provato. Non c’era niente di meglio o peggio nell’essere un mezzo lupo piuttosto che un essere umano, probabilmente come non c’era niente di assolutamente meglio o peggio di essere un airone piuttosto che un lombrico. Ogni natura aveva i suoi aspetti positivi e anche profondamente apprezzabili così come quelli negativi e sinceramente detestabili, insieme ad una svariata gamma di grigi di aspetti che potevano rivelarsi l’una o l’altra cosa a seconda delle circostanze, del momento, dello stato d’animo. Un essere umano non avrebbe mai potuto sapere cosa significava poter esprimere le proprie emozioni tramite una gestualità che poteva contare anche su un ampio arcobaleno di movimenti di coda e orecchie, così come non si sarebbe mai dovuto preoccupare del rischio che esse venissero ferite o amputate.

Forse, allora semplicemente Danny credeva di vedere nella curiosità di quelle domande a proposito di come fosse essere un mezzo lupo da parte di esseri umani come qualcosa di disturbantemente simile ad una propensione alla fascinazione e idealizzazione di qualcosa che, essendo dopotutto solo un altro modo di vivere, non poteva che essere storpiato dall’essere dipinto tutto in bianco o tutto in nero. O forse gli ricordava una versione più giovane di se stesso, quella versione di lui ancora abbastanza ingenua da rimanere appeso alle parole esaltatrici e romanzate di Mara a riguardo dell’essere un mezzo lupo, di credervi, e di restare affascinato a tal punto dalla scoperta di quel nuovo mondo di sensi amplificati e di vita selvaticamente libera e altra da rimanerne irretito inizialmente, senza aver sospetto né intravisto quelle zone d’ombra in cui poi era incappato più avanti.

Forse era solo un altro aspetto piuttosto infantile di come era allora, ma l’amarezza che lo portava a privilegiare gli aspetti più negativi e disconfortanti delle sue descrizioni quando rispondeva a quelle domande aveva alle sue stesse orecchie qualcosa di disperatamente bisognoso, e perciò fastidioso, nel tentare di ricalibrare la bilancia delle aspettative fin troppo rosee e affascinate su come poteva essere, il ritrovarsi ad essere un mezzo lupo.

 

***

 

Danny non sapeva come esattamente i suoi pensieri fossero finiti in quella direzione, ma semplicemente li ritrovò lì mentre, avendo assunto la sua forma di lupo, si rizzava in tutta la sua altezza sulle quattro zampe nel bel mezzo della strada di Tairans.

Gli era ancora familiare, quella sensazione di leggero senso di colpa, perché in fondo sapeva fin da allora che quello che stava più propriamente facendo, in fondo, era cercare di sfogare sui suoi allora appena neo-acquisiti colleghi quella rabbia profonda che non lo abbandonava quasi mai, quel risentimento bruciante per essere stato reso qualcosa che non aveva chiesto di diventare. Qualcosa che ancora non aveva capito, ad essere onesti, se era più contento o pentito di essere diventato. Forse perché semplicemente tutte le cose che si finisce per fare e diventare senza averle potute scegliere interamente finiscono per rimanere in parte incastrate in gola; e mentre la maggior parte delle persone può prendersela – in mancanza di qualche divinità immaginaria a portata – solo con il caso o il caos, con il destino o il karma, con il senso d’ironia dell’universo o con la sorte, lui aveva sempre avuto qualcuno di ben chiaramente fisico con cui potersela prendere: Mara.

Di punto in bianco, in quel momento ricordò. Come una sorta di fulmine a ciel sereno nella sua mente, si ricordò esattamente di quel sogno. Quello in cui lui era di nuovo in quella casa dove si stava tenendo un concerto auto-organizzato o forse era la festa organizzata da qualcuno; e ora non ricordava troppo bene i particolari, non solo perché era passato diverso tempo e perché aveva avuto eventi ben più notevoli della sua vita con cui misurarsi di lì a poco, ma anche perché già allora non gli erano sembrati degni di nota. E aveva incrociato quella giovane donna forse un po’ più grande di lui che lo aveva convinto a seguirla fuori dalla casa, con la neve per terra e un freddo che gli aveva aggredito la pelle come mordendolo, prima che ben altro tipo di morso lo sorprendesse fulmineamente e gli facesse credere per brevi ma interminabili e indimenticabili istanti di essere arrivato al capolinea, di stare effettivamente morendo. Quel sogno in cui tuttavia, prima di solcare quella soglia, aveva incrociato Zoal: Zoal che naturalmente all’epoca in cui si era svolto il tutto non era lì e lui nemmeno aveva ancora incontrato prima in vita sua; Zoal che gli aveva dato una carta da stringere nel pugno come una sorta di promessa rassicurante, qualcosa a cui aggrapparsi non importa quanto di potenzialmente terribile potesse succedere; Zoal che gli aveva detto qualcosa che lo aveva colpito, qualcosa che gli era sembrato terribilmente importante, qualcosa che ancora non riusciva a ricordare…

Danny mormorò una colorita imprecazione nella sua mente.

Ma il suo sguardo si accese di nuova attenzione, vedendo quasi dall’altra parte della strada per il resto deserta di Tairans alcuni dei mezzi lupi che avevano alzato dei vestiti per improvvisare una cabina di cambio d’abiti per la loro leader riconosciuta spostarsi.

Dietro di loro apparve colei il cui aspetto Danny rivedeva in quella forma ora per la prima volta dopo tanti anni, e che tuttavia non avrebbe potuto scambiare per nessun’altra lupa o mezza lupa. Il folto pelo in cui prevalevano le sfumature di nero intenso sembrava dare alle sue sembianze qualcosa di simile ad un’ombra profonda e abissale, anche se in buona parte forse era un effetto amplificato dall’atteggiamento di Mara stessa, quel suo stare sulle quattro lunghe zampe con un che di elegantemente sinistro e sinceramente promettente null’altro che l’appressarsi di una tenebra mortale. Come Danny avrebbe detto e ridetto senza pentirsi né mai dubitare di una singola di quelle parole di definizione, se qualcuno gli avesse chiesto che aspetto aveva Mara quando era animata esattamente dal proposito di apparire in quel modo a chi aveva di fronte, lei era abilissima nel poter incarnare la morte in se stessa davanti a chi voleva semplicemente eliminare. Cosa che si poteva stare certi avrebbe fatto di lì a poco, possibilmente con una tale eleganza omicida che, negli appassionati del genere, avrebbe sicuramente prodotto una notevole ammirazione.

Questo era quanto si poteva dire dunque a proposito di coloro che l’avevano scelta come loro leader. Non si poteva scusare loro di essere rimasti incantati al punto da mal interpretarla, perché se avevano passato abbastanza tempo con lei da conoscerla a sufficienza, e non ne era necessario così tanto perché Mara difficilmente riusciva a celarsi troppo a lungo unicamente sotto il suo lato meno taglientemente inquietante, soprattutto per basilare mancanza di pazienza, allora non potevano non aver già superato quel punto in cui l’essere affascinati da lei andava di pari passo col temerla con ogni fibra di sé. E Danny questo lo sapeva benissimo e da esperienza di primissima mano.

Danny aveva sentito dire una volta che un mezzo lupo sarebbe in grado di riconoscere l’odore della propria morte, sotto qualsiasi forma si presentasse, e anche se avesse avuto un odore perfettamente ordinario o addirittura banale o familiare.

Doveva essere una storia che gli aveva raccontato Mara, e c’era da sospettarlo non solo perché lei era a tutti gli effetti l’unico altro mezzo lupo con cui avesse parlato più a lungo e di cose più disparate in vita sua, specie se di cose a proposito di mezzi lupi e quindi che praticamente solo mezzi lupi potevano conoscere, ma anche perché era un genere di storia che Mara poteva raccontare come se ci credesse o come se volesse che chi l’ascoltava la credesse perfettamente potenzialmente vera. Quella sorta di misticismo sulla natura di un mezzo lupo e sulle storie e leggende circolanti a proposito di tale natura, come una sorta di tradizione assemblata senza preciso ordine o grande mire di continuità dal semplice passarle con la tramandazione orale di mezzo lupo in mezzo lupo, era esattamente ciò che, per quanto Danny ne sapeva, le sarebbe potuto piacere. Il fatto che lei potesse riuscire a crederci e non crederci allo stesso tempo, portarvi rispetto e partecipare alla loro tramandazione e allo stesso tempo comportarsi e vivere come se non avessero dopotutto alcun peso, era qualcosa che un tempo Danny doveva aver trovato prima tremendamente affascinante e poi profondamente detestabile; ora come ora, tuttavia, non riusciva nemmeno a ricordare esattamente come avesse fatto a darle tanta importanza, a lei e a quello che diceva.

Sicuramente non se ne sentiva per niente intaccato ora. Il ricordo di quella storia, e la semplice breve constatazione che per lui quell’odore, l’odore della propria morte che si appressa abbastanza da essere percepita a portata di olfatto, poteva tranquillamente coincidere proprio con l’odore di Mara, e questo sembrava in qualche modo perfettamente appropriato per lui, non gli suscitarono altro che un’amara sorta di superficiale sarcasmo. Era così dopotutto importante, se quella storia o leggenda o diceria fosse vera o meno, quando si stava in ogni caso molto probabilmente per morire? Poteva essere importante per lui o per chiunque altro? Certamente non per lui, visto che con ogni probabilità non gli sarebbe stato semplicemente possibile preoccuparsi di niente di lì a poco; certamente non per Uther che stava per essere o sbranato o trasformato da Mara, anche se era più probabile la prima opzione ormai probabilmente; sicuramente non per chiunque vivesse in quella cittadina se un branco di mezzi lupi frustrati dalla loro vita affatto di branco e più da setta di ammattiti si fosse scatenata con il proposito di uccidere tutti quelli non della loro specie che avessero trovato a portata.

Se avesse avuto il tempo di rintracciare esattamente il filo delle sue emozioni in quel momento, probabilmente Danny avrebbe scoperto un sottile ma sincero senso di sollievo per il fatto che tutta la sua concentrazione si trasferì nettamente in un colpo solo su tutt’altro. E in particolare su quello che concerneva il fatto che si stava per battere con Mara. Forse non esattamente per la sua sopravvivenza, sulla quale al momento non avrebbe puntato, ma per qualcos’altro di indefinibile e inafferrabile che a quanto pareva continuava immancabilmente a sfuggirgli nella sua interezza complessiva.

 

 

 

Soundtrack: Show me your teeth (Lady Gaga)

* Ho preso in prestito il titolo della canzone per il titolo di questo capitolo.

 

Note per la comprensione e disclaimer:

** la citazione proviene (in una delle traduzioni italiane, essendo l’originale in inglese) da ‘Il libro della giungla’ di R. Kipling, in particolare da ‘Il canto notturno della giungla’

*** Kipling è stato indubbiamente un ottimo scrittore così come un sostenitore della supremazia dell’impero e della cultura e dei cittadini “della corona britannica” (alias del Regno Unito insomma) sulle popolazioni native delle allora colonie britanniche, e più in generale convinto dell’idea (all’epoca molto molto popolare tra i bianchi occidentali) che i coloni bianchi fossero investiti della missione divina di colonizzare gli altri popoli (ovviamente quelli “selvaggi” e “arretrati”) per… insegnare loro le buone maniere e renderli più apprezzabili agli occhi di dio (okay, c’erano in giro all’epoca modi molto più elaborati e convincenti di esprimere il concetto, ma di fatto in questi casi preferisco la semplice brutalità, che magari è più realistica e veritiera…). Ovviamente il tutto serviva da viatico ideologico-religioso per sfruttare quei luoghi e schiavizzare quelle popolazioni con la coscienza in pace e la convinzione di stare facendo una sorta di opera di carità approvata da qualche divinità (modalità che si possono tranquillamente ritrovare in versione ‘stessa minestra riscaldata e rimescolata’ anche in moltissime altre guerre e colonizzazioni fino ai giorni nostri oltre che anche prima delle colonizzazioni dell’Impero britannico, chiaramente).

  
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