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Autore: StewyT    28/12/2017    1 recensioni
1625 Inghilterra: Carlo I vuole ottenere la supremazia su tutte le terre in territorio Inglese, ma Robert Lightwood, Re di Scozia non accetterà mai di cedere a quello che si dichiara unico vero re del Regno Unito con un’unica religione, e l'unica possibilità che gli resta è il Re Magnuspossessore del più grande esercito conosciuto al mondo, a cui promette la mano di sua figlia Isabelle.
Magnus Bane, il più ricco possidente terriero conosciuto al mondo, regna nelle calde isole indonesiane e in Scozia non ci metterebbe mai piede se non fosse che tempo prima, lì ci ha lasciato la donna che credeva di amare: Camille Belcourt.
Arrivato in Scozia, però, tutto quello che Magnus aveva in mente scompare con un soffio di vento dagli occhi blu e i capelli neri. Magnus, infatti, allettato all’idea di conoscere Isabelle, viene totalmente colpito da Alexander, fratello maggiore di quest’ultima, e timido ragazzo dal carattere forte chiuso in sé stesso.
Riuscirà la magia che scorre nelle vene di Magnus ad avvolgere il cuore freddo e cinico di Alec e a salvare Isabelle da un matrimonio obbligato? L'amore, in fondo, è in grado di compiere grandi magie.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Magnus Bane, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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This is my world
 
Magnus si svegliò all’alba – come chiunque avrebbe dovuto partecipare a quella maledetta battuta di caccia- e se c’era una cosa che davvero odiava fare quella era svegliarsi all’alba; di paragonabile solo c’era solo non aver tempo per la sua routine giornaliera e in quel meraviglioso giorno sbocciato solo per rovinargli l’umore, ovviamente, dovevano unirsi due delle cose che più odiava al modo per creare un’apoteosi del male.
Il cielo fuori dalla finestra era grigio – come in ogni altra maledetta giornata- e già pieno di nuvoloni che sperava non sarebbero scoppiati in lacrime; poteva sopportare di alzarsi presto e non poter fare la sua solita routine ma non poteva sopportare di alzarsi presto, non poter fare la sua solita routine e finire per bagnare persino i suoi abiti, la sua pelle e i suoi capelli con quella pioggia fredda e grigia.
Si sporse leggermente dalla finestra e guardò verso quella della camera di Alec; affacciato a prendere una boccata d’aria c’era il ragazzo nella sua mise da notte: pantaloni larghi neri dall’aspetto molto comodo ed una camicia enorme sbottonata. Era così dannatamente sexy. Aprì la finestra e buttò la testa fuori – non avendo il coraggio di uscire completamente, dal momento che non indossava altro che i suoi migliori pantaloni di seta per dormire (aveva preteso fosse lasciato il camino perennemente acceso in camera sua)-.
Quel cielo era grigio. Grigio come tutto in quell’orribile posto. Tranne gli occhi di Alexander.
Quei meravigliosi occhi che si puntarono nei suoi non appena il giovane principe si fu accorto della sua presenza, finendo così per arrossire. Magnus gli sorrise e alzò una mano in gesto di saluto.
“Buongiorno Principe” lo salutò e poi poggiò la testa sulla mano, come se gli fosse pesata; in realtà era il cuore a pesargli e per quello non poteva farci molto.
“Buongiorno Re Magnus! Come hai trascorso la notte?”.
Come è andata? Decisamente bene considerato che tutto quello che ho fatto è stato sognare di baciarti, spogliarti lentamente e affondare nel tuo corpo caldo e delicato.
“Deliziosa, grazie. E la tua?”.
Vide Alec arrossire e distogliere leggermente lo sguardo; che avesse fatto lo stesso sogno?
“Pronto alla caccia in tuo onore?” chiese invece di rispondere ridacchiando al ricordo dell’espressione del Re la sera prima, quando gli aveva ricordato l’evento.
“E tu sei pronto a sbagliare tutti i colpi?” chiese lui, al che il sorriso di Alec si allargò ancora di più.
“Quasi” rispose indicando poi la porta “Vado a vestirmi, non sarebbe appropriato venire così…”.
“Potresti venire anche nudo” borbottò lui, al che Alec rosso in volto domandò un “Cosa?” e Magnus sperò di riuscire a non ridergli in faccia “Non mi sembrerebbe carino venire nudo” disse entrando poi dentro per chiudersi la finestra alle spalle e scoppiare a ridere. Alexander era un essere così puro.
 
Erano esattamente le otto del mattino quando Magnus uscì dal portone del castello per raggiungere tutti gli altri che lo stavano aspettando in giardino; qualcuno già in sella al cavallo – Alexader, con la sua maestosa postura stringeva le briglie di un cavallo dal manto nero e gli occhi blu come i suoi – qualcun altro che girovagava con le mani dietro la schiena, qualcuno ancora che non riusciva a riconoscere.
A prendere parte alla caccia oltre a Robert ed Alec Lightwood ci sarebbero stati i consiglieri di Robert, l’insegnante di arti combattive di Alexander, il contabile del Re, il Cardinale che avrebbe celebrato il suo matrimonio con Isabelle, il più ricco e famoso mercante di tessuti della Scozia – che ovviamente avrebbe consigliato le sete migliori per lui e i velluti più eleganti per Isabelle – ed un altro mucchio di persone che non riusciva a riconoscere; alcuni con dei cani legati al braccio, altri intenti a parlare tra loro con ni fucili già pronti.
“Buongiorno Re Robert. Perdonate il mio imperdonabile silenzio, ve ne prego” fu tutto quello che disse aggiustandosi il suo cappello a falde larghe nero per poi avvicinarsi al suo cavallo – era un caso che fosse vicino a quello di Alec? -. Robert lo guardò contrariato – tutti gli altri si inchinarono – e sbuffò un “Tranquillo c’è qualcuno che ritarda più di te Re Magnus. Credo proprio che sarete una coppia perfetta”.
Magnus era troppo addormentato per cercare di capire cosa intendesse scrivere tra le righe quindi fece spallucce e si appoggiò al suo cavallo bianco iniziando a pensare ad Isabelle, Clary, Maryse e tutte le altre donne di corte; cosa avrebbero fatto in quella giornata? Non gli interessava granchè, le avrebbe volentieri seguite pur di non fare quello che stava per andare a fare.
E il biondino? Che fine aveva fatto Jace? Perché non era lì ad accompagnarli?
Perché Jace poteva tirarsene indietro e lui, il sommo Re Magnus Bane doveva andarci?
Era ancora intento ad immaginare quello che avrebbero fatto tutti i fortunati rimasti al castello quando dal portone del castello uscì la donna più bella che avesse visto in vita sua, probabilmente, e fu in quel momento che capì quello che Robert aveva cercato di dirgli; Isabelle era perfetta per lui.
Se solo lei non fosse stata innamorata di un altro e lui perdutamente innamorato di suo fratello.
Sorrise, felice all’idea che non sarebbe stato solo – certo, c’era pur sempre Alec ma non sapeva perché eppure continuava a pensare che non avrebbe esattamente rispettato la promessa che gli aveva fatto- e che Isabelle avrebbe almeno in parte alleviato il suo dolore.
La Principessa passò sotto tutti gli sguardi straniti degli uomini di corte nei suoi pantaloni stretti di pelle e la sua giacca da cavallerizza rossa, un sorriso sulle labbra e un fucile sulla spalla.
“Re Magnus” gli sorrise dandogli un bacio sulla guancia prima di salire sull’ultimo cavallo sellato, dopodichè Robert batté le mani annunciando che erano pronti a partire e da un grosso portone di legno uscì Simon seguito da altri due ragazzi; Magnus sorrise guardando il modo in cui Simon ed Isabelle si guardarono.
Quella in fondo forse sarebbe stata una bella giornata.
 
Ecco quell’idea era precisamente scemata nel nulla.
Non era stata per nulla una bella giornata. Per metà mattinata e tutto il pomeriggio –saltando persino il pranzo- erano corsi dietro a lepri, conigli e quant’altro facile da trovare e colpire e quella cosa lo faceva rabbrividire quasi quanto il sangue che sgorgava dai buchi che quei poveri animali si ritrovavano sulla schiena, nel collo, nella testa. La ferita peggiore – quella che gli aveva fatto rischiare di svenire- era stata presa da un povero – e adorabile – coniglio bianco che si era beccato una pallottola al centro del piede dunque si era accasciato nel suo stesso sangue, uno squittio forte e force simile ad un fischio –per avvisare tutti gli altri compagni- ad uscirgli dal piccolo musino rosa, gli occhi liquidi dal dolore, le orecchie accasciate.
Magnus scese da cavallo intendo ad avvicinarsi e prendere il coniglio tra le braccia per provare ad estrargli il proiettile ma poco dopo che gli si fu avvicinato qualcun –Robert- sparò tre colpi, ognuno diretto in un punto diverso: la testa, il collo, la pancia. E fu in quel momento che a Magnus venne da girarsi e puntargli il fucile alla fronte. Invece si girò solamente con gli occhi lucidi e il viso disgustato.
“Stava soffrendo, stava per morire, che bisogno c’era di sparargli altri tre colpi?” urlò scuotendo la testa prima di salire nuovamente sul suo cavallo “Questa caccia vi sta trasformando nei veri animali a cui si dovrebbe dare la caccia” fu quello che disse prima che Re Robert potesse aprire la bocca, dunque si allontanò nel bosco cercando di stare più lontano possibile dagli altri sebbene il cielo stesse iniziando a diventare più scuro.
La caccia continuò ancora, però, e con cadenza ritmata altri colpi ed altri squittii lamentosi gli arrivavano alle orecchie e gli facevano venire voglia di tapparsele, piegarsi in avanti e nascondere la testa nelle ginocchia così come faceva ogni volta in cui Asmodeo adirato si presentava puntuale in camera sua con una frusta tra le mani ed un sorriso sulle labbra. “Ti aiuteranno a diventare più forte” gli diceva ogni volta prima di colpirlo forte e lui piangeva dunque il padre colpiva più forte e lui urlava e quel demone continuava imperterrito fino a quando Magnus restava muto. E l’urlo di quegli animali era così simile al suo urlo.
“Magnus” sobbalzò quando qualcuno gli poggiò una mano sulla spalla e si tranquillizzò appena quando vide che era Alec fermo a guardarlo con quei suoi occhi blu intrinsechi di preoccupazione.
“Tutto bene?” gli chiese stringendogli la spalla più forte e lui annuì non avendo per nulla voglia di trasportarlo nei brutti meandri della sua vita.
“Odio il sangue” disse e poco dopo una piccola lepre veloce come il vento passò avanti ai loro occhi; Magnus guardò Alec e la indicò, sorridendogli triste “Avanti, vai. Sparala in testa e rendi tuo padre fiero” sbottò chiudendosi poi nel silenzio più atroce. Ma Alec non si mosse e la sua presa non si fece più morbida.
Prese il fucile, lo piantò a terra e sparò un colpo che fece saltare in aria un cannone di terra marrone; qualcuno fischiò e Alec sorrise a Magnus “Non posso fermare gli altri” sussurrò accarezzandogli velocemente una guancia prima di riportare la mano sulla briglia “Ma almeno posso cercare di non spargere altro sangue, no?”. Il re annuì e tornò a guardare avanti. Si era innamorato. Perdutamente.
Dopo poco dagli alberi spuntò Isabelle sorridente “Sapevo che eri stato tu” diede una pacca sulla spalla del fratello “Questa è la tua tecnica per far credere a papà che li spari” rise e lo indicò “Fa così da quando ha quanto, dodici anni? Ha ucciso un solo coniglio in tutta la sua vita” disse rivolta verso Magnus “E suppongo si fidi abbastanza di te per mostrarti il suo trucchetto”. Alec arrossì e Magnus sorrise leggermente, al che Isabelle gli si avvicinò “Stai bene?” chiese e lui annuì “Solo…”.
Alec guardò Isabelle, Isabelle guardò Alec e dopo poco arrivò Simon che guardò a sua volta Isabelle e poi Alec, Magnus alzò un sopracciglio chiedendo implicitamente cosa stesse succedendo, quali informazioni segrete quei due si stessero scambiando con i loro sguardi imperterriti ma fu Isabelle a parlare dopo poco girando il cavallo verso Simon “Alec porta Magnus via di qui, dirò a papà che state accompagnando me al lago perché è lì che vado quando penso di essere sul punto di avere un brutto malore” fece un occhiolino ad Alec che annuì e poi passò vicino a Magnus dandogli un bacio sulla guancia per poi allontanarsi seguita da Simon.
Magnus che nel frattempo aveva capito davvero poco di quello che stava succedendo si allungò per afferrare il braccio del principe che si voltò verso di lui con un piccolo sorriso sulle labbra.
“Non devi farlo, puoi tornare alla caccia. Sto bene” e Alec alzò gli occhi al cielo prima di stringere la sua mano nella propria “Odio cacciare. Non hai sentito Izzy? Non ho mai ucciso durante la caccia e non ho intenzione di iniziare quindi perché continuare a perdere tempo?”.
Magnus annuì e gli sorrise grato “Quindi mi riaccompagni a casa e  mi rimbocchi le coperte?” chiese divertito ed Alec scosse la testa “Ti porto nel mio mondo” gli disse e poi gli fece un occhiolino.
“Tieni il tempo, se ci riesci”. Lo sfidò divertito, poi diede un piccolo colpetto al cavallo e prese a correre, verso mete a lui sconosciute. Magnus rise e lo imitò, raggiungendolo subito dopo eppure non appena riusciva ad arrivare vicino al suo cavallo Alec si allontanava più veloce di prima e ancora di più e ancora di più e ancora di più riuscendo quasi a diventare veloce come la luce e Magnus non riusciva mai a raggiungerlo davvero né a capire dove si trovasse; se lo avesse perso non sarebbe più stato in grado di ritornare vivo al castello, lo sapeva. Ma sapeva anche che Alec non gli avrebbe mai permesso di perdersi.
 
 Magnus non sapeva per quanto tempo avevano corso ma gli sembrò un tempo infinito.
Quando arrivarono lì dove Alec aveva deciso di andare il cielo era più scuro di prima, virava quasi verso un azzurro rosato ed era incantevole così come il posto che gli si presentava avanti agli occhi; una foresta enorme con alberi giganti e il sole rosso. Il punto focale di quel posto era un grande ponte – che all’apparenza sembrava tutt’altro che stabile- di legno sospeso nel nulla –o meglio su un ruscello che non riusciva a capire da dove venisse e dove arrivasse – che dal punto in cui erano loro arrivava su un'altra piccola montagnola coperta completamente da alberi scuri che rendevano impossibile vedere cosa ci fosse al di là. Magnus odiava la Scozia, certo, ma Isabelle ed Alec gli stavano mostrando dei posti talmente incantati che non avrebbe mai pensato potessero esistere; i boschi che aleggiavano nella sua mente da bambino quando sua madre gli raccontava le storie di principi e principesse che aveva appreso quando abitava in Scozia – sua madre infatti era scozzese e sfortunatamente si era innamorata di un affascinante uomo indonesiano scoprendo solo in secondo momento della sua importanza in Indonesia e della sua sfacciata cattiveria nei confronti di ogni essere umano, persino quelli che pensava di amare-.
Si guardò attorno prima di alzare lo sguardo verso il cielo e guardare come l’azzurro si tuffasse alla perfezione nel verde degli alberi giganti ma ancora meglio negli occhi azzurri di Alec, confondendosi.
“Allora?” chiese il Principe sorridendogli “Sei pronto?”.
Magnus alzò un sopracciglio e gli sorrise a sua volta “Pensavo che mi avresti deluso e invece questo posto è meraviglioso; questo ponte è così poetico ed è così poetica l’idea di non sapere cosa possa esserci al di là.
C’è vita? Ci sono sogni? C’è il mondo delle fiabe che ci raccontavano da piccoli? Oh non possiamo saperlo…”.
Alec si mosse leggermente in avanti e il suo cavallo glielo portò più vicino “Magnus…” rise, appoggiandogli una mano sulla spalla “Non è questo il posto che volevo farti vedere…”.
Magnus alzò un sopracciglio, sorpreso “Ah no? E allora perché siamo qui…?”. Vide Alec ridere di nuovo ed indicare con lo sguardo l’esile ponte “Il posto che voglio farti vedere è al di là del ponte!”.
E il Re sperò di poter essere colpito da una meteora e morire in quello stesso istante; come poteva dirgli la verità? Guardò il ponte e già immagino quanto sarebbe stato traballante e quanta voglia di vomitare gli avrebbe fatto salire. Poi guardò Alec, lo sguardo pieno di aspettative e un grosso sorriso sulle labbra.
“Oh non posso” si decise a dire “Vuoi davvero farmi attraversare quel coso di corda e legna?” scosse la testa, piagnucolando “Sei impazzito, Alexander?” rise di frustrazione “Io…” scosse la testa e la buttò poi sul collo del cavallo che nitrì facendolo saltare sul posto. Quando alzò la testa Alec era lì che lo guardava come se si stesse godendo lo spettacolo della migliore drama queen al mondo; un braccio a sostenergli la testa, lo sguardo divertito negli occhi e una mano sulla spalla di Magnus “Non te ne pentirai, giuro” fu tutto quello che disse prima di scendere dal proprio cavallo e legarlo all’albero più vicino al ponte.
Magnus era sempre fermo lì a guardarlo muoversi, con la speranza che lo guardasse e ridesse dicendogli che era solo uno scherzo. Ma non era uno scherzo. E nonostante gli avesse detto che era terrorizzato oltremodo dall’altezza e dalle cos traballanti Alec riuscì a convincerlo a fare quel maledetto ponte della morte.
Pensava forse di adorare ed essersi innamorato di quel ragazzo? Oh affatto. Lo odiava. In quel momento lo odiava.
E dunque eccolo lì mentre con il corpo che tremava senza riuscire a fermarsi provava a mettere un piede sull’asse di legno che aveva avanti mentre lo sguardo ricadeva sul sedere tondo di Alexander che lo precedeva; quel ragazzo lo voleva morto, ne era certo. Era mai possibile che nel giorno in cui aveva deciso di fargli fare quella maledetta cosa aveva anche deciso di mettere dei pantaloni di pelle attillati che non lasciavano nulla all’immaginazione?
“Magnus, come va?” sentì la voce divertita di Alec richiamarlo alla realtà e quando alzò lo sguardo dal sedere di Alec si ritrovò a guardare il nulla più assoluto che c’era giù la scala quindi si maledisse in tutte le lingue del mondo “Non rivolgermi la parola” sbottò “E non ricordami che sono su questo coso, se mi concentro su qualcosa che non sia la mia morte forse riesco ad arrivare vivo dall’altro lato” Alec scoppiò a ridere e la scala di legno si mosse di più facendo traballare di più anche Magnus che si aggrappò con tale forza alle corde laterali da graffiarsi il palmo destro – palmo che ore dopo Alec avrebbe baciato, facendolo sentire in paradiso -.
“Concentrati su qualcosa che non sia l’altezza” disse. “Tipo cosa?” rispose lui.
“Me. Concentrati sulla mia figura.”.
A Magnus venne da ridere; lo stava facendo, eccome se non lo stava facendo.
“Credimi, non riesco a guardare altro che il tuo sedere” disse provocando l’arresto di Alec contro cui andò a sbattere. Ecco, non avrebbe dovuto dirlo. “Scusa” sbuffò “Scherzavo. Ma bloccati di nuovo così e giuro che farò in modo da farti cadere giù, Alexander” disse tra i denti.
Alec annuì e in silenzio riprese il cammino; Magnus riprese a muovere piedi traballanti verso assi di legno traballanti. Gli sembrava di camminare da ore. Si sentiva teso e dolorante.
“Vai così che stai andando benissimo”. Lo confortò Alec.
Ma non era vero, erano a mala pena a dieci strette maledette travi di legno dall’inizio della scala.
 
Finalmente dopo un tempo che gli sembrò infinito Magnus vide avanti ai suoi occhi l’ultimo asse, Alec lo aveva già oltrepassato ma stagliava immobile avanti alla scala per aggrappare la mano di Magnus che quando arrivò su terra ferma gli si buttò tra le braccia – anche se avrebbe voluto ucciderlo- più per la stanchezza e la voglia di essere sostenuto da qualcuno che per malizia.
Alec non se lo aspettava di certo. Dunque si ritrovarono entrambi a terra.
Alec sotto Magnus, con le guance rosse e i capelli scompigliati scoppiò a ridere; Magnus sopra di Alec con gli occhi ancora pieni di panico e una forte voglia di vomitare ed ucciderlo buttò la testa sulla sua spalla e restò in quella posizione per un tempo indefinito che ad Alec, che continuava a stringerlo senza farglielo notare, sembrò piccolissimo.
Finalmente quando si fu ripreso Magnus si alzò in piedi e diede una mano anche al principe, rendendosi conto subito dopo quello che era successo: per la prima volta era stato tenuto tra le braccia dal suo bellissimo principe tutto capelli neri e occhi blu, e la tenerezza di quel gesto lo fece desistere dalla voglia di ucciderlo.
Altra cosa che lo fece desistere era tutto quello che lo circondava: non aveva mai visto qualcosa di simile.
Per l’ennesima volta la Scozia che tanto odiava lo stava sorprendendo.
Il cielo era un po’ più scuro, quasi sul blu e le prime stelle iniziavano a spuntare; l’erba tutt’attorno era molto più chiara rispetto a quella del castello, gli sembrava di essere finito in una radura incantata.
La cosa più bella erano le centinaia di  migliaia di fiorellini bianchi e rosa pallido sparsi sull’erba verde chiara; finalmente poteva vedere altro oltre quella maledetta erba.
Per un attimo gli sembrò di essere tornato nel meraviglioso giardino di casa con il suo palazzo bianco ed oro alle spalle e io fiorellini bianchi a solleticargli i piedi.
Quello era davvero un pizzo sperduto del mondo: quella montagna si stagliava alta ed enorme sul nulla più assoluto mostrando al di là delle sue sponde un castello, probabilmente il castello dei Lightwood che comunque non sarebbe stato in grado di distinguere da qualsiasi altro, il sole sempre più piccolo e la luna sempre più grande e sotto lo spettacolo meraviglioso di un enorme lago dalle acque trasparenti in cui si tuffava un fiume che nasceva da una montagna esattamente di fronte quella su cui erano loro.
Magnus vide Alec avvicinarsi al bordo della montagna e sedersi mettendo i piedi nel vuoto. Era pazzo.
“Avanti, vieni!” rise Alec girandosi nella sua direzione. Magnus scosse la testa avvicinandosi leggermente per sedersi in un punto in cui era ben lontano dal bordo. Si sentiva al sicuro quindi incrociò le gambe e si stese per rivolgere lo sguardo al bellissimo cielo che li circondava.
“Questo è il tuo posto preferito…” sussurrò Magnus guardandolo e Alec annuì girandosi leggermente in modo da poterlo guardare a sua volta “Da quando sono venuto a caccia la prima volta” rise “Odiavo la caccia ma mio padre voleva coinvolgermi in quel meraviglioso modo per regalare dolore gratuitamente quindi ero obbligato a seguirlo e la prima volta stavo provando a scappare da tutto ritrovandomi dall’altro lato del ponte con il pensiero fisso di potercela fare. Se potevo uccidere un innocente potevo anche saltellare su quella scala e infatti ce la feci e il mondo da quest’altro lato mi sembrava molto più bello” sospirò indicando il castello “Mi sembrava tutto così lontano. Qui potevo essere me stesso, non dovevo essere necessariamente il principe Alexander Gideon Lightwood. Potevo essere Alec. Quello che ama la lettura, la poesia, Shakespeare, il cielo, i laghi, le leggende e la storia ma anche l’arte del combattimento e la politica. Tutto tranne la guerra e quello che mio padre continua a volermi imporre” sbuffò stendendosi sull’erba come Magnus; erano quasi alla stessa altezza, Alec arrivava sotto la sua spalla e lui era così tanto tentato da circondarlo e abbracciarlo – questa volta volontariamente e consciamente-.
“Così ho deciso di tornarci ogni volta” concluse chiudendo gli occhi.
Magnus capiva perfettamente come poteva sentirsi; sebbene suo padre fosse morto ormai da anni era stato anche lui oppresso allo stesso modo da piccolo; obbligato a fare qualcosa che non gli piaceva, obbligato ad essere qualcuno che non gli piaceva, ma ora non doveva più farlo. E non voleva che Alec arrivasse al suo livello, a scoppiare, prima di decidere chi voleva essere senza l’imposizione di suo padre; non voleva che Alec arrivasse al punto di sperare nella sua morte per ottenere la libertà.
Gli sfiorò qualche ciocca di capelli e poi si alzò leggermente girandosi su un fianco; Alec lo imitò e così i loro occhi furono esattamente alla stessa altezza, così come le labbra e Magnus non riusciva a distogliere gli occhi da quelle labbra ma non poteva. Non poteva baciarlo se non lo voleva anche Alec. Non voleva essere un altro uomo ad averlo costretto nella sua vita.
“Cosa vuoi essere da grande?” sentì uscire dalle proprie labbra per poi sorridere leggermente; che razza di domanda era quella? Quel ragazzo riusciva a scombussolarlo così tanto!
Alec sbatté gli occhi un paio di volte e poi rise, scuotendo la testa “Non lo so” rispose poi sbuffando, ritornando a poggiare la testa a terra “So solo cosa non voglio essere” si morse il labbro inferiore “Ad esempio non voglio essere Re di Scozia. Non voglio sposare qualcuno che non amo solo perché lo decide mio padre. Non voglio crescere i miei figli come ha fatto lui. Non voglio vedere mia sorella soffrire. Non voglio che Jace sia trattato diversamente da me solo perché non è figlio di mio padre.” Si prese un secondo di silenzio e poi sorrise “Voglio solo essere felice, Magnus. È troppo da chiedere?”.
Ah se la felicità di Alexander fosse dipesa da lui, avrebbe fatto di tutto per dargliela.
 
Non sarebbe mai voluto andare via da quel posto; principalmente perché aveva il terrore di dover rifare la strada all’inverso, ma quando finalmente si ritrovò con Alec sulla strada del castello si sentì più tranquillo; era mortalmente affamato e aveva sonno e non c’era nulla al mondo che desiderasse più di un bagno caldo.
Erano poco lontani dai boschi del castello quando da lontano Magnus vide Isabelle poggiata ad un albero, tra le braccia di un ragazzo che stava baciando. Quel ragazzo era Simon, ci avrebbe scommesso la propria vita, ed entrambi erano la visione più dolce e adorabile che avesse mai visto.
Nell’esatto momento in cui vide la testa inclinata di Isabelle in modo che i capelli ricadessero sul volto di Simon per nasconderlo mentre si baciavano, Magnus pensò di dover fare qualcosa per quei due ragazzi; meritavano la felicità e se lui poteva dargli una mano a raggiungerla perché non provarci?
Alec lo tirò indietro, sperando che non avesse visto nulla, e si strinse forte alla sua spalla, sorridendogli “Magnus..” sussurrò spostandosi in modo da essere occhi negli occhi “Oggi…” aveva le guance rosse mentre Magnus aveva dolore alle guance per lo sforzo di trattenere la risata che gli aleggiava sulle labbra.
“Grazie per avermi seguito ed esserti fidato di me” disse sorridendogli “E per avermi ascoltato” sospirò
“E per avermi ascoltato. Ho apprezzato, davvero…” tossì per farsi sentire da Isabelle e Magnus scoppiò a ridere non riuscendo più a trattenersi; Alec quindi lo guardò stranito e arrossendo ancora di più allontanò la mano dalla sua spalla e riprese le briglie del cavallo per allontanarsi verso il castello.
Quando Magnus rivide Isabelle era da sola e Alec le stava dicendo qualcosa che le stava facendo morire il grosso sorriso che aveva sulle labbra. Non gli piaceva essere causa di dispiacere per quei due ragazzi.
 
Aveva bisogno di riflettere, di stare in silenzio ed in pace e aveva sperimentato ormai che l’unico posto in cui poteva trovare serenità come a casa propria era la biblioteca, quindi non appena fu entrato nel castello andrò dritto verso la camera piena di polverosi libri, ma quando aprì la porta si ritrovò uno spiacevole spettacolo avanti agli occhi; Clary era poggiata alla spalla di Jace che leggeva qualcosa ad alta voce ma non poteva immaginare cosa dal momento che si era interrotto non appena aveva sentito la porta aprirsi.
Sbuffò e lo indicò “Da quando ti fai coinvolgere da stupidi biondini attraenti?” chiese e Jace rise guardando le guance rosse di Clary “Grazie per il complimento ma non sto facendo altro che aiutarla a trovare sua madre” fece spallucce “A proposito perché non le dici tu il suo nome così ci eviti tutta questa fatica inutile?”. Clary ormai diventata del colore dei suoi capelli gli diede un colpo sulla testa, facendolo ridere e Magnus la incenerì con lo sguardo “Perché per me le promesse valgono più di qualsiasi altra cosa” fu quello che disse ritornando verso la porta “Divertiti Clarissa. E ricorda che tua madre cercava di scappare esattamente da questo ambiente”.
Si chiuse velocemente le spalle e intraprese la direzione della propria camera non curante di Clary che gli correva dietro chiedendogli di aspettarlo; fu persino tentato di sbatterle la porta in faccia una volta arrivato in camera sua, ma era troppo buono per farlo, dunque la lasciò socchiusa, entrò e si tolse le scarpe; si avvicinò al camino per prendere una grossa bacina di acqua riscaldata e buttarla nella vasca al centro della stanza,  vicino alla quale prendeva posto la sua vestaglia di sera preferita.
Sentì Clary arrivare alla sua porta non appena iniziò a spogliarsi e sapeva che non sarebbe entrata per almeno cinque minuti, necessitando di tempo per preparare il proprio discorso, dunque si immerse in acqua e mosse velocemente le mani per creare quanta più schiuma possibile.
Per quando Clary fu entrata in camera Magnus era già nel pieno del rilassamento, quindi la guardò infastidito, con gli occhi socchiusi e un sorriso scocciato sulle labbra.
“Ti stai prendendo una cotta per quel tipo. E quel tipo somiglia troppo a tuo padre per farti bene”.
Clary spalancò la bocca e scosse la testa “Non so se somigli a mio padre dal momento che non lo conosco” disse sedendosi sul letto di Magnus “Ma so che non mi sto prendendo nessuna cotta” e invece sì, le sue guance troppo rosse e il cuore troppo veloce lo stavano urlando “E che tutto quello che sto facendo è cercare il nome di mia madre e Jace mi sta aiutando” scosse le spalle “Cosa che tu…”.
Si interruppe allo sguardo gelido di Magnus “Io non ho mai fatto?” Magnus le indicò un dito contro “Sto cercando di mantenere una promessa, Clarissa. E se crescerti non è abbastanza sinonimo di aiutarti come sta facendo quel ragazzino non lo so. Ma so solo che non mi aspettavo questo comportamento da te. Non mi aspettavo di poter essere spaventato da te e in questo momento lo sono”.
“Magnus” si lamentò Clary “Non- Jace conosce bene Maryse e sa che da giovane scriveva dei diari che ora sono nascosti tra tutti quei libri e dobbiamo trovarli. Non sta nascendo nulla tra me e Jace…”.
“Clary” Magnus la interruppe “Il problema non è quello che potrebbe nascere tra te e quel finto biondo, anzi.” Si massaggiò le tempie. “Ah no? E quale allora?”.
Magnus prese un grosso respiro e poggiò la testa allo schienale della vasca chiudendo gli occhi.
Il problema era Valentine ecco quale. Se avesse saputo dell’esistenza di Clary, della sua presenza in Scozia avrebbe messo a rischio tutto quello per cui lui aveva lottato con sua madre.
“Girati” sbuffò e Clary ordinò; dunque si alzò e si coprì con la propria vestaglia verde, posizionandosi avanti ai suoi occhi “Vuoi che ti dica il suo nome?” chiese “Vuoi che non mantenga questa promessa? Sono disposto a farlo ma tu devi fare a me una promessa in cambio” Clary scosse la testa “Non voglio” disse cercando di trattenere le lacrime; sapeva quanto valevano le promesse per lui e sapeva che lo avrebbe fatto soffrire e non poteva farlo. “Ti prometterò qualsiasi cosa tu voglia ma non voglio che tu finisca per non mantenere la tua promessa”.
Magnus sorrise e aprì la bocca per dire qualcosa ma Clary non avrebbe mai saputo cosa perché qualcuno aveva aperto la porta: Alexander restava a bocca aperta aggrappandosi alla porta.
Magnus alzò un sopracciglio in segno di domanda, Alec guardava la scena con guance rosse e Clary rise “Okay temo di dover andare via, non vorrei mai interrompere un appuntamento..”.
“Non è un appuntamento” rise Magnus “È piuttosto sorprendente vedere Alexander qui…” gli fece cenno di entrare e poi diede un bacio a Clary “Domani dovrai dirmi tutto” le disse e lei annuì, abbracciandolo.
Quando Alec e Magnus furono soli il principe notò che era pressappoco nudo con quella vestaglia verde bagnata a contornargli il corpo e arrossì mortalmente.
“Allora” sorrise Magnus con malizia “Cosa ti porta nelle mie camera Principe Alec?” gli fece un occhiolino e si avvicinò allo specchio vicino la vasca per scompigliarsi i capelli.
Alec alzò il vassoio che aveva tra le mani e glielo mostrò “La- la ce-cena” balbettò.
“Cena?” chiese Magnus e Alec annuì “Te la sei persa perché sei venuto con me sulla cima e pensavo avessi fame…” Magnus rise. “Oh quanta premura Principe” fece segno di poggiarla su un piccolo tavolino avanti al letto “Se permetti vorrei vestirmi” si indicò “Sono leggermente bagnato” rise “Poi possiamo cenare assieme se ti va” e Alec annuì girandosi dall’altro lato.
“Oh certo, puoi anche restare qui mentre mi vesto, non ci sono problemi…” rise sciogliendo il fiocco che teneva su la sua vestaglia per poi asciugarsi il tutto mentre Alec fissava un quadro sul letto che mostrava un bellissimo volto di donna elegante dalle grosse labbra rosse e pensava a quanto sarebbe potuto essere bello il corpo di Magnus nudo. Era così dannatamente tentato dall’idea di girarsi e guardarlo e poi dirgli che quello che voleva essere da grande era essere suo amante. Ma non lo fece.
Magnus mise i suoi pantaloni di seta puliti –oro come le scaglie nei suoi occhi- e ovviamente null’altro, quindi si avvicinò ad Alec nel modo più silenzioso possibile e fece aderire il corpo al suo, poggiando la testa nell’incavo del suo collo per sussurrargli all’orecchio un “Ecco, ora sono tutto suo” e sarebbe davvero voluto essere tutto suo.
Alec deglutì a fatica pensando di poter morire per autocombustione, ma si girò nuovamente verso Magnus e quando se lo ritrovò praticamente attaccato pensò di essere davvero morto, ma poi il Re si allontanò ridendo e prendendo il vassoio portato da Alec si stese sul letto guardandolo con un sopracciglio alzato.
“Allora, vieni?” chiese e Alec annuì, sedendosi al suo fianco.
Era andato lì per parlargli di Isabelle: perché non lo aveva ancora fatto?
Magnus prese un pezzo di focaccia coperto di formaggio e sorseggiò un po’ di vino mentre Alec si torturava le dita fino a quando il Re non alzò gli occhi al cielo e gli puntò un dito contro.
“Dimmi quello che eri venuto a dire, avanti…”.
Al che il principe divenne di tutte le tonalità di rosso esistenti.
“È che so quello che hai visto prima e… Isabelle è una brava persona, Magnus. Non voglio le succeda nulla di male. Saprà essere una buona moglie, posso assicurartelo. Non è innamorata di Simon. È solo ingenua e…” sbuffò, massaggiandosi le tempie ma Magnus ancora una volta lo colse alla sprovvista scoppiando a ridere.
“Isabelle è innamorata di Simon, Alec. Ma non è questo il motivo per cui non la sposerò…”.
“Cosa?” chiese di colpo Alec, stupefatto. “Perché non vuoi?”.
“Perché non la amo. La adoro, le voglio bene, ma non sono innamorato di lei e perché voglio vederla felice. Lo merita. Perché dovrebbe sposare me se ama un altro? E se posso aiutarla a sposare chi ama?” gli sorrise “Vedi, Alexander, io voglio bene a tua sorella e non farei mai del male a chi amo. Ora che ti ho tranquillizzato, puoi anche tornare alle tue cose. Di sicuro hai tanto da fare” gli sorrise e prese un altro sorso di vino, ma Alec ancora rosso in volto scosse la testa “Mi stai cacciando?” chiese con voce tremante e Magnus rise “Ti sto dicendo che non devi preoccuparti perché tengo tua sorella quindi non devi cercare di impressionarmi per fare in modo che io non dica niente..”.
Alec annuì “E se io non fossi qui per impressionarti?” domandò e Magnus rise.
“E per cosa, allora?”.
Il principe scrollò le spalle “Perché mi va…”. Le loro mani si sfiorarono ed entrambi sentirono una scarica di elettricità attraversarli fino al cuore. Magnus annuì. “Se ti va puoi restare” disse prendendo un altro boccone di pane ed indicandolo a lui “E puoi anche mangiare”.
Alec sorrise e mangiò. Mangiarono entrambi in silenzio pensando a quello che avrebbero voluto fare a quanta voglia di sbattere via quel vassoio e baciarsi avessero ma nessuno dei due lo fece.
Quando ebbero finito Alec si stese sul letto e Magnus lo guardò sorpreso, non se lo sarebbe mai aspettato; lo vide mettersi su un fianco e poggiare la testa su un comito per guardarlo meglio e si incantò per quanto fosse bello. Ma fortunatamente le sue parole lo fecero svegliare.
“Sono sempre io a parlarti di questo posto eppure puoi vederlo con i tuoi occhi. A me piacerebbe conoscere qualcosa sul tuo castello. Ti va di parlarmene…?” chiese titubante e Magnus annuì sorridendogli.
“Ti piacerebbe” disse poggiandosi a sua volta su un gomito; le loro gambe si sfioravano e i loro occhi stavano facendo quanto di più simile all’amore.
“Ci sono tante leggende sulla mia reggia, sai?” sorrise “E credo che le ameresti tutte. Qualche volta potrei raccontartene qualcuna…” Alec annuì sorridendo “E come è fatto?” chiese.
“Il mio popolo non è combattivo come il vostro. Il mio regno è tranquillo e felice ma soprattutto ricco. LA persona più povera del mio regno potrebbe vivere di rendita qui. Le ricchezze non fanno la felicità, certo; l’amore, il sentirsi bene con sé, la famiglia fanno la felicità,  ma le ricchezze possono contribuire positivamente e se posso aiutare tutti ad essere più felici perché no?” sorrise “Nel mio regno non esiste odi, non lo permetto. Non sono un Re che impone, sono un re gentile a detta di molti, che pretende solo una cosa: rispetto e amore verso tutti. Alla corte di Magnus chiunque può amare chiunque” disse centrando in pieno il cuore di Alec che perse un battito “Chiunque può amare chiunque?” chiese curioso e lui annuì “Non devi amare qualcuno solo perché te lo impongono e non puoi non amare qualcuno solo perché ti impongono di non farlo. E queste stupide regole sociali del dover sposare solo uno di un livello pari al tuo non è per nulla rispettata. Qualsiasi uomo può amare qualsiasi donna o uomo che preferisca e qualsiasi donna può amare qualsiasi uomo o donna che preferisca. Chiamano il mio regno il regno dell’amore” Magnus sospirò e si poggiò meglio su cuscino “Ah il mio bellissimo palazzo bianco ed oro pieno di camere dorate e veli leggeri che volano ai piccoli sbuffi di vento che permettono di vedere il mare e la sabbia in lontananza! Ah il mio piccolo paradiso! Quanto mi manca”.
Magnus parlò e parlò e parlò ancora, si fermò solo quando vide Alec ormai addormentato e gli venne da sorridere; quella era stata in assoluto la sera più bella da quando aveva messo piede in Scozia e Alec era la visione più bella che avesse mai potuto vedere; immaginò di potersi svegliare al suo fianco il giorno dopo e fu invaso da una felicità elettrica che gli fece venire voglia di baciarlo ma non lo fece.
Ricordò a sé stesso che non avrebbe fatto come Robert imponendogli qualcosa; dunque alzò le coperte del letto e gliele stese addosso, spense la candela che aveva sul comò, l’unica cosa rimasta ad illuminare la camera, e si stese a sua volta. Chiuse gli occhi e sorrise: riusciva a sentire perfettamente la presenza di quel bellissimo principe azzurro nel suo letto; riusciva a sentire quanto vicino fosse, quanto vicino fosse la felicità, e sperò che nella notte Alec gli si avvicinasse di più e lo abbracciasse.
Quello sarebbe stato raggiungere davvero la felicità.


Spazio autrice.
Non mi sembrava giusto dover concludere il 2017 senza Malec (dal momento che gli altri anni minimo ho scritto una ff natalizia e quest'anno invece proprio nulla..) quindi visto che non ho avuto idee carine per una OS a teme natalizio, posto il terzo capitolo di Kiss me, sperando che vi possa dare un po' di gioia in questo giorno piovosissimo (da me sta cadendo il mondo!). Ne approfitto per augurarvi un felicissimo 2018 (pieno di Malec - al solo pensiero che dovremo aspettare marzo per rivederli mi uccide- e senza pali - a meno che il palo in questione non sia un certo Daddarione, in quel caso, Daddarione a tutti!), pieno di gioie e fortuna (magari anche con la nuova capacità di mangiare senza ingrassare?), di boni (un Daddiarione o un Harry a testa?) e amore (Malec, sia chiaro!).
Grazie per aver passato un altro folle anno assieme a me e alle mie folli idee, è stato divertente e spero di poterlo ripetere in questo 2018 e in tutti gli anni a venire e ora le smetto di parlare del futuro che già mi sale l'ansia.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
A presto!
StewyT~


Giusto perchè a Capodanno siamo tutti più buoni, vi lascio un mini spoiler.
“Scusa io-” aveva alzato gli occhi al cielo e aveva scosso la testa “Non pensavo..”.
Magnus rise “Vuoi unirti?” chiese alzando un bicchiere di vino come per brindare e Alec aprì la bocca, boccheggiando in cerca d’aria. “Io…”. Magnus scoppiò a ridere “Scherzavo” disse facendogli segno di girarsi ma Alec non lo fece. “Allora, non vuoi che esca dalla vasca?” rise e Alec scosse la testa “So che ami i bagni caldi” si sedette sul grosso letto prendendo tutte le forze che aveva in corpo per non spogliarsi e spingersi in acqua con quel meraviglioso uomo che lo guardava con i suoi enormi occhi verdi.
“Non vedo perché dovresti rinunciarci solo perché sono qui” sorrise e si stese sul letto come ormai era abituato a fare; lo raggiungeva sempre dopo cena, anche solo per restare qualche minuto in silenzio in sua compagnia, con l’unico suono dei loro respiri sincronizzati.
“Perché sei qui, Alexander?” e con qui intendeva nella sua vita.
Perché piano piano aveva deciso di entrarci con forza per non andare più via?
“Stavo per farti la stessa domanda” rispose lui prendendo coraggio “Non hai mai avuto intenzione di sposare Izzy” disse e lo guardò con sfida.
“No” confermò Magnus.
“Allora perché sei venuto qui?”.

 
  
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