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Autore: maryjay    29/12/2017    7 recensioni
Siamo nel periodo in cui Oscar è andata al ballo vestita da donna, ha danzato con l'uomo di cui era innamorata, ma oltre al dolce ha ricevuto l'amaro. Cos'è l'amore? Una conversazione notturna e per certi versi intima fra i nostri due amati protagonisti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tre giorni. Erano trascorsi tre giorni da quel maledetto ballo, ed Oscar non era più uscita dalla sua stanza, o almeno Andrè non l'aveva più vista per il palazzo. l'unico suo segno di vita fu il breve messaggio scritto di suo pugno che gli fu recapitato da sua nonna.

"Andrè, fai avere questo messaggio a uno dei paggi reali. Oscar non sta bene e prenderà tutta la settimana per riprendersi."

"Va bene nonna. Come sta lei?"

"Vuole stare da sola."

"Va bene"- rispose Andrè chinado il capo.

Sarebbe voluto andare al piano di sopra a sfondare quella maledetta porta e stringerla a sè. Purtroppo comprendeva fin troppo bene il dolore che in quel momento le avviluppava il cuore. E invece doveva far finta di nulla, fingere noncuranza come facevano tutti in quel maledetto palazzo, fingere noncuranza in maniera quasi teatrale; proprio come il generale Jarjayes. Chissà se egli fingeva o se aveva davvero il cuore di pietra.


Oscar si trovava nella sua camera ormai da tre giorni. quella strana prigionia che si era imposta la cullava e al contempo la rattristava. Avrebbe voluto urlare il suo dolore al mondo intero, e invece, da bravo uomo quale era stato cresciuto, doveva tacere. 
"Ogni dimostrazione di sentimento è debolezza"- gli aveva rigidamente insegnato suo padre.
La sua mente però, non faceva altro che tornare a quella sera.


"Ooh!! Ma è bellissima!"

"Guardate quella donna, chi è? Sembra una dea."

"Chi è?"

"Questo nessuno lo sa. Dicono sia una duchessa che viene da un paese straniero. Non vuole che si
sappia il suo nome."- queste le reazioni alla vista di quella dama dalla fascino ultraterreno quando fece ingresso al ballo.

"Mi sembra di averla già vista" - sussurrò fra se e sè il conte di Fersen mentre si avvicinava alla dama misteriosa, rapito da tanta bellezza.

"Perdonatemi, mi concedete l’onore di ballare... con voi?"
La duchessa annuì. Partì un minuetto, poggiò la sua mano su quella più ampia del conte che le aveva proteso.

"Perdonatemi duchessa, posso sapere da dove venite?"

Nessuna risposta.

"Sapete, conosco una persona che vi somiglia moltissimo."

Oscar abbassò lo sguardo, imbarazzata. Possibile che l'avesse riconosciuta?

"Bella come lo siete voi. Bionda come lo siete voi- la voce calda e suadente- E generosa, e colta, decisa. Darebbe la vita per i suoi ideali!" -decantò appassionato.

Il cuore prese a batterle ancora più forte. Non aveva il coraggio di alzare gli occhi per il timore di incontrare i suoi. Già il suo profumo e la profondità della sua voce l'avevano totalmente inebriata.

"Di solito nasconde il suo corpo bellissimo dentro un’uniforme. E fà di tutto perchè gli uomini non si interessino a lei. Questa ragazza di cui vi parlo, è il mio migliore amico..."

Sentì come un mancamento, alzò gli occhi in alto, il lampadario prese a girare, velocemente, sempre più velocemente. Perse l'equilibrio, ma si sentì afferrare prontamente per il polso mentre il palmo dell'altra mano aperto sulla sua schiena la sorresse virile, e la spinse verso di sè. Fu la prima volta in vita sua che sentì il calore di un uomo. La mano di Fersen, ancora salda sulla schiena, il cui calore le giungeva pungente nonostante la seta dell'abito. Quello stesso braccio a cingerla sul fianco destro. La mano sinistra ancora salda sul suo polso. I suoi seni a sfriorare il suo torace. Una vicinanza mai avuta. Indietreggiò di un passo, trovandosi bloccata dalla sua mano e alzando d'istinto gli occhi cerulei. E fu lì che il conte sbarrò i suoi occhi color indaco.

"Non lo posso credere, è impossibile! Ma- ma voi siete…"

'No, non pronunciare il mio nome, ti prego!' -pensò mentre alcune lacrime le giungevano prepotentemente. Si liberò dalla sua presa, e corse via, sollevando i gonnelloni e pregando di non inciampare su quel maledetto abito.

Fersen rimase interdetto, stordito, al centro della grande sala. Tutti i presenti lo fissavano. Anche i musicisti ad un certo punto smisero di suonare, incuriositi, per cercare di comprendere cosa stesse accadendo.

"Fersen mi ha tenuto fra le braccia. I suoi sguardi mi hanno accarezzato, ma mi ha detto anche quello che prova per me, solo amicizia. Devo rinunciare a lui..."- continuava a ripetersi cercando di convincersi, ma ottenendo come unico risultato solo più lacrime e singhiozzi.


Andrè non riusciva a dormire quella notte. Il pensiero di non poter vedere Oscar nonostante si trovassero sotto lo stesso tetto lo stava facendo impazzire. Si alzò, si rivestì e scese al piano di sotto. Un pò d'aria fresca forse gli avrebbe fatto bene. Indossò un mantello e si diresse verso la porta quando trovò questa socchiusa. Rimase perplesso, non sapendo se la porta fosse stata dimenticata aperta o se si fosse intrufolato qualcuno dall'esterno. Andò a prendere la spada e uscì percorrendo il perimetro del palazzo in cerca di eventuali ladri, quando vide una sagoma esile seduta sul prato i cui lunghi boccoli biondi brillavano sotto i raggi della luna.

"Oscar?"

La figura si voltò. Andrè si avvicinò a lei.

"Oscar come stai?"- le chiese preoccupato.

Lei scrollò le spalle e tornò alla sua posizione rannicchiata, accoccolata.
Andrè si sedette sul manto erboso, vicino a lei, ma non troppo.

"Sono contento di vederti"- sorrise lui.

Ma lei non rispose.

"Tieni il mio mantello, fa freddo!- esclamò lui mentre glielo poggiava dolcemente sulle spalle- anche perchè se ti dovesse venire un accidente, le mestolate della nonna andrebbero a me!"

Oscar sorrise flebilmente, stringendosi nel mantello. 

 "Che cos'è l'amore Andrè?"-gli chiese a bruciapelo.

Il giovane rimase di sasso.

"Cos'è l'amore?- ripetè lui- credo che l'amore sia... fammi pensare... vediamo. L'amore è la prima persona a cui pensi quando ti svegli al mattino e l'ultima prima di andare a dormire. L'amore è quando sorridi come un ebete solamente al sentir pronunciare il suo nome, o meglio ancora quando ti ridono gli occhi ogni volta che puoi vederla. L'amore è riconoscere il suo profumo fra la moltidudine di gente, nonchè il rumore dei suoi passi. E' bearti del suono della sua risata. L'amore è adorare ogni suo piccolo dettaglio."

Oscar fissava Andrè a bocca aperta, tanto da meterlo in imbarazzo.

"E'... è bellissimo quello che hai detto. Non sapevo ti fossi innamorato Andrè!- le sorrise -Deve essere proprio fortunata lei... non come me, innamorata di uno che mi considera... un amico! Non un'amica, un amicO! Sono proprio sfortunata Andrè, non trovi?"

"Oscar... sai Oscar, certe volte, se in una giornata molto soleggiata si trova a terra un pezzo di vetro, se questo viene colpito dal sole, allora ci acceca proprio come farebbe un diamante colpito dai medesimi raggi di sole. Saranno poi le prime nubi, oscurando il sole, a permetterci di guardare per bene quella pietra e di poter comprendere se effettivamente fosse un pezzo di vetro o una gemma preziosa."

"Andrè... sei così sensibile"- bisbigliò lei mentre le si facevano gli occhi lucidi.

"No Oscar, non volevo farti piangere!"- esclamò sinceramente dispiaciuto mentre si era proteso verso di lei.

"Non ti preoccupare, la smetto subito- rispose lei asciugandosi le lacrime e ricomponendosi -un vero uomo non piange mai, giusto Andrè?"

Lui le sorrise dolcemente. 

"So che devo dimenticarlo, ho solo bisogno di tempo. Spero di trovare un uomo dolce e sensibile come te!"

Andrè si sentì mancare il fiato per un attimo, ma poi la razionalità spense ogni istinto nascente.

"Prenditi il tuo tempo Oscar, anzi, approfitta delle nubi che per ora sembrano intralciare il tuo cammino per poterti guardare intorno. Chissà che tu non possa trovare il tuo uomo anche prima di quanto pensi. Buonanotte."
E senza aggiungere altro si alzò e si diresse verso la dimora e poi verso la sua stanza.


"Non è vero che i veri uomini non  piangono, anzi. Solo, non possono farlo vedere"- disse fra sè sè mentre i suoi occhi smeraldini potevano finalmente dar sfogo alle lacrime amare che aveva trattenuto egregiamente dinanzi alla sua Oscar.
"Buonanotte Oscar, mio unico dolce amore."



 
  
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