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Autore: Crybaby    29/12/2017    1 recensioni
Introdursi sotto falsa identità in un orfanotrofio sito nel Paese dei Fiumi, per stanare e consegnare alla giustizia un pericoloso serial killer che vi ha trovato rifugio.
Insieme alle proprie insicurezze, rese ancora più opprimenti dalla recente scomparsa del maestro Asuma, saranno questi gli obiettivi della missione che Choji Akimichi si ritroverà costretto ad affrontare.
Una missione che, per lui, potrebbe essere l'ultima, e non soltanto nel caso in cui ci rimetta la vita...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Choji Akimichi, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Naruto Shippuuden
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Choji's Last Chance

16.
 

Le luci al neon della palestra si accesero una dopo l’altra. Mi voltai di scatto e accanto agli interruttori ritrovai Yori, con in volto un’espressione tutt’altro che amichevole.
-Se sai che qualcuno si è infiltrato di nascosto in questa stanza, perché andare a cercarlo quando puoi aspettarlo tranquillamente davanti all’unica via di fuga?- mi disse, con una specie di sorriso che a malapena nascondeva la sua rabbia.
-G-già, è logico... Yori, p-permettimi di spiegare tutto... Non sono io quello che è entrato in palestra!
-...
-Cioè, quello che ci è entrato attraverso la presa d’aria! Non riuscirei mai a passarci! Eh eh eh, ehhh... Sì, lo so che ho infranto il regolamento venendo qui, ma lascia che ti spieghi! Non riuscivo a prendere sonno, così sono andato in bagno, e in quel momento ti ho intravista mentre salivi! Mi sono insospettito eOUFF!!!
Con uno scatto felino Yori mi raggiunse e mi strattonò per il collo della maglietta, impedendomi di sparare altre ridicole scuse.
-Ti sei insospettito al punto da perdere tempo a rivestirti da capo a piedi?- sibilò squadrandomi dall’alto in basso -no, io so qual è la verità. Tu ti sei infiltrato nell’ala ovest molto prima che arrivassi io. Quello che non capisco è... perché?
-Perché... Lo ammetto, Yori. Volevo esplorare l’ala ovest. Ero curioso, tutto qui. Mi dispiace.
Yori lasciò la presa. Subito dopo, mi assestò un ceffone che riecheggiò dappertutto.
-Ecco cosa ci guadagno ad aprire il mio cuore a qualcuno. Quando mi sono confidata con te l’altra sera ero davvero convinta che tu volessi farmi sentire meglio... Che il mio stato d’animo, per te, fosse la cosa più importante... E invece eccoti qui, a giocare all’esploratore di luoghi abbandonati perché incuriosito dalla mia storia del mistero. Cosa pensavi, che essere a conoscenza dei miei segreti ti desse il diritto di ficcarci il naso ancora più a fondo?
-I-io... Yori, hai ragione nel dire che ho trattato i tuoi segreti come una specie di gioco. Ma io l’altra sera volevo davvero farti stare meglio quando ti ho sentita piangere, credimi!...
-Non ne ho più voglia, Choji.
Yori alzò un braccio, per indicarmi l’uscita.
-Adesso torna a letto, ci sono altri due curiosoni come te che devo beccare con le mani nel sacco. E no, non accetterò il tuo aiuto per trovarli più in fretta, se è ciò che stai pensando.
A testa bassa marciai verso la porta. Fermandomi, prima di varcarla.
-Io vado, Yori. Ma prima, esigo sapere perché tutte le sere fate bere del sonnifero agli orfani.
-!!!
Presa dal panico Yori corse subito a tapparmi la bocca.
-Shhh! Ti ho appena detto che c’è qualcun altro nascosto in palestra, se ti ha sentito sono guai!
-Ops, non ci avevo pensato... Quindi lo ammetti, Yori!
-Sì, lo ammetto. Diamo del sonnifero a tutti, ogni sera, così siamo sicure che a nessuno venga in mente di fare una scampagnata notturna e mettersi in pericolo.
-Non avete paura che qualche bambino possa sentirsi male?
-No. Le due Signorine hanno scelto apposta un sonnifero speciale, potente ma innocuo al tempo stesso, a cui è impossibile assuefarsi. Ecco perché lo somministriamo ogni sera. In ogni caso, è da quando l’orfanotrofio è stato fondato che non sono stati riscontrati malesseri.
-Aspetta, dalla fondazione? Pensavo che aveste cominciato a usarlo solo dalla chiusura dell’ala ov...

 

Un fracasso infernale ci fece sobbalzare e voltare entrambi.

 

Il cesto di metallo contenente i palloni per giocare era stato rovesciato. Da qualcuno che vi era rimasto nascosto dietro tutto il tempo.
-Nao?!- esclamai.
-Non muovere un muscolo, Choji! Lo prendo io!
Evitando agilmente i palloni sparpagliati per tutto il campo Yori raggiunse il piccolo spione, lo agguantò e lo tenne ben stretto.
-Ti ho preso, monellaccio!
-Gnnn... Non farmi del male, ti prego!- implorò lui, cercando di divincolarsi -e va bene, confesso! Volevo vedere i ratti da vicino! Ero curioso! Ma non avevo intenzione di liberarli, lo giuro! Poi però ho visto che non c’era nessun ratto, e mi sono incuriosito ancora di più! Ho rotto la grata, lo so, ma prima di andarmene l’avrei rimessa a posto, lo giuro! Prometto che non dirò a nessuno che in realtà non ci sono ratti, sarà il nostro segreto!...
-Dacci un taglio e dimmi dov’è la tua sorellina.
-Naoki? Lei non c’entra niente, sono venuto qui tutto solo...
-Raccontala a qualcun altro, io stessa ho visto Naoki uscire dal dormitorio femminile! Pensavo fosse andata semplicemente in bagno, ma non vedendola più tornare sono uscita a cercarla. Per sicurezza ho cominciato a cercare nell’ala ovest, e...
-E invece non hai pensato di controllare per prima cosa il bagno? Naoki potrebbe essere ancora lì, sai?...
Il battibecco fra quei due avrebbe potuto andare avanti all’infinito. Stavo cominciando a pensare che Nao avesse scatenato tutta quella confusione apposta per distrarci...
D’istinto mi voltai. Naoki era appostata proprio dietro l’uscita, indecisa se scappare o restare per non abbandonare il suo fratellone. Non appena i nostri sguardi si incrociarono, la piccola si ritrasse subito.
-Eccola là! Ci penso io a lei, Yori!
-Choji, ti ho detto di non muoverti! E tu Nao, vuoi stare un po’ fermo?
Muovendomi goffamente per non inciampare nei palloni corsi fuori dalla palestra e partii all’inseguimento di Naoki, che mi portò di nuovo al piano di sopra.
-No, non da quella parte!
Invece di proseguire dritto Naoki aveva svoltato nel corridoio a sinistra, finendo sì in un vicolo cieco, ma anche pericolosamente vicino all’aula di modellismo. Rallentando il passo, la raggiunsi.
-Resta ferma dove sei, Naoki... e non avere paura, né io né Yori ti faremo del male.
Nonostante le mie parole, la bambina si raggomitolò su sé stessa e cominciò a tremare.
-Ascoltami, piccolina- sospirai -tu e tuo fratello avete fatto una cosa molto grave, ma non è la fine del mondo, credimi. Anche se qui sono abbastanza severi, puoi comunque stare tranquilla. Non verrete abbandonati in mezzo al bosco. Sarete perdonati. Certo, nel mio caso sarà difficile visto che ho già commesso parecchie infrazioni al regolamento... Ma tu non hai nulla da temere. Se sei dispiaciuta e desideri continuare a vivere qui, al sicuro, le cose torneranno alla normalità più in fretta di quanto tu creda. Coraggio, torniamo di sotto.
Mi inginocchiai e le porsi una mano, rivolgendole un sorriso che speravo la rassicurasse. Nello stesso istante, però, posai a terra la torcia e tenni pronta l’altra mano, nell’eventualità che Naoki volesse scappare di nuovo.
E in effetti fu ciò che accadde, solo che accadde con un secondo di anticipo.
Come se avesse capito le mie intenzioni, la piccola rotolò nello spazio tra il mio corpo e la mano con cui avevo tenuto la torcia e riprese a correre, questa volta verso le scale del secondo piano.

Maledizione!
Per un attimo, pensai di smettere di inseguirla e continuare l’indagine. Ma solo per un attimo: ormai l’atteggiamento di Naoki era diventato fin troppo sospetto per essere ignorato.
Ma quanti chilometri sto facendo stanotte? ...acc!!!
Purtroppo per colpa della fretta mi ero scordato di nuovo della torcia: quando arrivai alle scale inciampai in un gradino sbeccato e finii disteso faccia a terra sul pianerottolo, e come se non bastasse sentii qualcuno saltarmi sulla schiena.
-Oh... scusa, Choji...
Era la vocina di Naoki. A quanto pare aveva deciso di cambiare ancora direzione.

E adesso si può sapere perché ha fatto marcia indietro...

-Stasera c'è troppo movimento per i miei gusti! Come faccio a dormire se non riesco a stare calma? Azumi mi ha condizionata, è tutta colpa sua!

 

Quell’altra voce apparteneva invece... alla Signorina Hiromi. E veniva dal secondo piano.
Strisciai silenziosamente come un lombrico fino in cima alle scale e mi sporsi il minimo indispensabile, per vedere cosa stesse facendo. In una mano, la donna teneva una lanterna, che illuminava a malapena fino a un metro di distanza; nell'altra mano teneva invece un mazzo di chiavi, con il quale stava chiudendo la porta di uno dei due dormitori.
-Ecco, fatto! Così nel caso ci sia davvero qualche nottambulo che vuol fare il furbo, ma continuo a dubitarne, lo intrappolo così poi vado a dormire tranquilla! Ecco, chiusa pure questa!
Aveva appena chiuso a chiave anche l’altro dormitorio, e ora stava passando ai bagni. Sussultai.
...Isoka!
A meno che non se ne fosse andato nel frattempo, Isoka stava per essere chiuso dentro. E io non potevo far nulla per impedirlo senza che la Signorina Hiromi mi vedesse.

Tornerò dopo a liberarlo. Adesso devo... cosa devo fare, adesso? Ormai Naoki sarà scappata chissà dove... non mi resta altro da fare che tornare nell’aula di modellismo.
Silenzioso come un gatto ridiscesi al primo piano, e trovai il corridoio completamente buio.
Questo dettaglio mi fece allarmare.

La torcia... L’avevo lasciata accesa, ne sono sicuro! Qualcuno è passato di lì e l’ha presa!
Avanzai, camminando rasente alla parete. A pochi passi dalla porta dell’ultima aula, inavvertitamente diedi un calcio a qualcosa che rotolò fino in fondo al corridoio, colpì il muro producendo un rumore secco e si riaccese.
Ah, si era solo spenta. Non credo però che le batterie dureranno ancora.
Raccolsi la torcia, la scossi un paio di volte, e rientrai.


Che... Che diavolo è successo qui?!?

 

L’aula non era affatto come l’avevo lasciata.
Il cassetto in cui avevo rinvenuto la faccia della vittima era vuoto.
Così come il banco di lavoro, che inoltre era stato spostato dalla sua posizione iniziale.
Dappertutto si sentiva puzza di bruciato.
Il motivo era al centro della stanza, sul pavimento: si trattava di un sacco di plastica nero, bruciacchiato e leggermente umido. Pareva proprio che il Mascheratore avesse voluto sbarazzarsi del suo lavoro accendendo un falò.
Mi avvicinai per controllare meglio, ma proprio in quel momento la luce della torcia, già debole, sparì del tutto.

No, non adesso! Riprenditi!
La scossi e la sbattei più volte, ma ormai non c’era più nulla da fare. Così, rassegnato, mi voltai e alzai un braccio per cercare l’interruttore.

 

Nel buio, qualcuno attanagliò il mio polso.

 

Altre dita si strinsero con forza a una mia spalla, stritolandomi un nervo.
Un calcio colpì in pieno il mio stinco destro, facendomi crollare in ginocchio.
La gamba sinistra subì uno sgambetto, e mi ritrovai con la schiena a terra.
Non vedevo né sentivo nulla. Solo di una cosa ero certo: nel giro di pochi secondi, se non avessi fatto subito qualcosa, sarei morto.
Il mio aggressore lasciò la presa sul mio polso e passò a stringermi il collo, mentre l’altra mano era ancora premuta sul nervo.
Con le mani libere provai a colpirlo, ma non un solo pugno andò a segno. Il Mascheratore teneva la testa a debita distanza.
Improvvisamente lasciò la presa sul nervo, e tutte e dieci le sue dita erano ora strette attorno al mio collo. Non riuscirono però a circondarlo del tutto, per quanto era grosso. Sperando che quel dettaglio l’avesse colto di sorpresa, usai le mani libere per stringere le sue braccia e tentare di allontanarle da me.
Nello stesso istante, però, l’aggressore passò a premere entrambi i pollici sulla mia gola. Voleva perforarmela.
Allora infilai le mie braccia tra le sue, e le spalancai con tutte le mie forze. Non appena sentii che la sua mano destra stava perdendo la presa, spinsi entrambe le braccia in quella direzione, riuscendo a sbilanciarlo. Provai anche a capovolgere la posizione, ma il mio avversario me lo impedì aumentando ancora di più la presa alla gola.
Entrambi rotolammo avvinghiati l’uno all’altro sul pavimento, finché con la mia schiena non urtai contro qualcosa di metallico.

La lampada!
Lasciando alla mano destra il compito di tenere a distanza il braccio libero del Mascheratore, col sinistro cercai di afferrare la lampada. Ne toccai la base, ma soprattutto sfiorai il tasto per accenderla. Lo premetti.
Sfortuna volle che la lampadina fosse puntata contro il muro. Senza perdere altro tempo la presi e la girai per puntarla contro il mio aggressore, ma prima che riuscissi a vederlo in volto quello mi assestò una ginocchiata in pieno inguine.
Strinsi i denti per non farmi sopraffare dal dolore, e ripresi subito possesso della lampada: evidentemente il killer non si era aspettato quella mia reazione, poiché mi lasciò andare e uscì dalla stanza veloce come un lampo, evitando per un pelo che il fascio di luce lo illuminasse.
-Non... Non sfuggirai, bastardo!
Ruggendo di rabbia mi rialzai e mi fiondai fuori. A metà della mia corsa, però, andai a travolgere Iwao e la Signorina Hiromi, fermi davanti all’aula di lettura. Grazie al riverbero della lanterna della donna intravidi una figura umana che, strisciando attaccata al soffitto, stava salendo di sopra.
La persi brevemente di vista mentre salivo le scale, ma udii distintamente il rumore di una porta che veniva sfondata e, quando giunsi al secondo piano e sentii uno spostamento d’aria alla mia sinistra, senza esitazione entrai nel primo dormitorio e schiacciai l’interruttore della luce con tutto il palmo. I secondi impiegati dal lampadario per accendersi mi sembravano infiniti.

Forza, forza... ?!
Era vuota.
Guardai il soffitto, il pavimento, i muri, la finestra sbarrata.
Niente.
Il Mascheratore non era mai entrato in quella stanza. Mi aveva depistato.

Sono un idiota, un idiota! ...no, non può finire in questo modo!
Stavo già per voltarmi e riprendere a correre...


-I giochi sono finiti, Choji.


...quando trovai la mia strada sbarrata dalla Signorina Azumi.
Nonostante fosse in tenuta da camera e avesse i capelli nascosti in una cuffia, non aveva perso un briciolo della sua aria intimorente.
-Sono ben quindici anni che gestisco questo orfanotrofio- disse, fissandomi con occhi spalancati dalla rabbia -e mai, mai mi è capitato di ospitare un delinquente della tua risma.
Deglutii. Cosa mi restava da fare? Dovevo dire a tutti che avevo scoperto un assassino, col rischio di diffondere il panico? Rivelare la mia vera identità, col rischio che il Mascheratore, dovunque egli si fosse nascosto in quel momento, sarebbe uscito per prendere in ostaggio uno degli orfani e impedirmi di attaccarlo?
-Signorina Azumi, io ho...
-SILENZIO!
Quell'urlo improvviso mi spaventò a tal punto che arretrai di un passo, inciampai nella porta scardinata del dormitorio e caddi miseramente col sedere per terra.
Per nulla impensierita dalla mia caduta la donna si chinò su di me e continuò a gridare, talmente forte che potevo sentire il suo alito sulla mia faccia.
-È così che ripaghi la mia ospitalità, la mia comprensione, il mio perdono per quello che hai fatto alle terme? Pensavo di essere stata chiara: anche se questa è la tua casa non significa che sei libero di fare quello che passa per la tua mente da teppista! ...ma a quanto pare ho solo sprecato il mio fiato. Oppure non mi sono spiegata bene, chi lo sa. Magari ti sei convinto che puoi infrangere tutte le regole che vuoi e potrai sempre passarla liscia ogni volta scontando sempre la stessa punizione? Beh, NON È COSÌ! C’è un limite ad ogni cosa, e tu sei già ad un passo dal superarlo. Vediamo: violazione del coprifuoco, intromissione in un’area severamente vietata agli ospiti, danneggiamento di proprietà...
-Signorina Azumi, ci aggiunga anche aggressione e diffusione di panico!
In quel momento si accese la luce nel corridoio, e da dietro l’uscio vidi spuntare Iwao, con una mano sul bernoccolo e l’altra alzata in un gesto trionfale. Subito dietro di lui, la Signorina Hiromi.
-Lo vuole sapere cos’ha fatto Choji? Io volevo solo convincerlo a tornare di là per evitare una punizione, e lui mi ha colpito alla testa con un lampadario! E ha anche provato a spaventarmi a morte con delle storie al limite dell’assurdo! Le vuole sentire?
-Per adesso non mi interessano. ...a proposito, sei in punizione anche tu, Iwao.
-C-c-cosa?!
-Anche tu hai infranto il regolamento trovandoti qui, mio caro. Mmm... La tua presenza mi porta a pensare che qualcun altro stanotte si sia svegliato e abbia voluto seguire il vostro esempio.
Dicendo questo la Signorina Azumi tornò a fissarmi.
-Sei venuto qui tutto solo, Choji? Sii sincero, dire una bugia non migliorerà la tua posizione.
Non dissi nulla. A dire il vero, non avevo nemmeno seguito più di tanto la loro conversazione. Il mio sguardo però si spostò involontariamente sulla porta di fronte, quella del bagno in cui avevo chiesto a Isoka di nascondersi: la cosa non sfuggì alla Signorina Azumi.
-A-ah! Hiromi, per favore, passami la chiave di questa porta.
-Subito, Azumi.
La direttrice aprì la porta ed entrò richiudendosela alle spalle. Speravo che Isoka avesse fatto in tempo a svignarsela, ma pochi secondi dopo la voce della Signorina Azumi infranse le mie speranze.
-Guarda guarda chi abbiamo qui. La cosa non mi sorprende. Hiromi, per favore, accompagna Iwao e Choji nell’atrio e aspettami lì. Io devo scambiare quattro parole in privato con il nostro incorreggibile piccolo demonio.
-V-va bene, Azumi... Avete sentito, bambini? Seguitemi, e per l’amor del cielo, state buoni...
Senza dire altre parole, la Signorina Hiromi, Iwao ed io scendemmo le scale. L’unico rumore che sentimmo era quello di un altro sonoro schiaffo, seguito dal pianto disperato di Isoka.

 

...

 

-Signorina Hiromi?!- esclamò Yori dal pianterreno, non appena ci vide scendere -che cosa è successo?
-È successo- rispose Iwao, dandomi una spallata mentre mi passava davanti -che per colpa di questo enorme deficiente adesso sono in punizione! E tu invece che ci fai qui? Dov’eri mentre rischiavo la vita? Se non mi fossi risvegliato in tempo avrei rischiato di restare chiuso dentro un’aula per chissà quanto tempo!
A quelle parole la Signorina Hiromi abbassò il capo e arrossì violentemente per la vergogna.
Anche Yori arrossì, ma per la rabbia.
-Non ti permettere di parlarmi così! Io non ne sapevo nulla! Choji, perché non mi hai detto... Aaah, lasciamo perdere! Signorina Hiromi, per caso la Signorina Azumi ha dato qualche disposizione?
-N-no... Mi ha solo detto di aspettarla nell’atrio, insieme a quelli che hanno disobbedito al coprifuoco, tutto qui.
-Ah, capisco. Iwao, Choji, andate a spostare le librerie. È un ordine.
Obbedii, tenendo lo sguardo basso. Iwao ne approfittò per darmi un’altra spallata a tradimento. La subii senza controbattere. Alle mie spalle, sentii Yori dire a qualcuno di alzarsi e muoversi: con la coda dell’occhio vidi che si stava rivolgendo a Nao e Naoki, seduti uno accanto all’altra sul pavimento, di fianco alla porta della palestra di nuovo sigillata.

Forse Yori è stata impegnata ad inseguire Naoki per il resto del tempo, ecco perché non è più venuta a cercarmi...
Dopo aver spostato da una parte le due librerie che bloccavano il passaggio, ci riunimmo tutti nell’atrio.
La Signorina Hiromi, ancora sconvolta, si sedette alla scrivania ed incrociò le dita, come in preghiera.
Nao e Naoki, l’uno che teneva stretto l’altra, si accucciarono sul pavimento, accanto alla parete.
Yori si appoggiò con la schiena ad un’altra parete, incrociò le braccia e chiuse gli occhi.
Iwao si mise a camminare in cerchio, alzando e abbassando i pugni per trattenere il nervosismo.

 

Io ero in piedi, immobile come una statua, al centro della stanza. E fissavo l’orologio a pendolo.

Segnava un quarto d’ora a mezzanotte. Minuto più, minuto meno.

Sentii un dolorosissimo groppo in gola.
C’è ancora tempo... Ma chi voglio prendere in giro?! Ho fallito! Ho perso! Avevo il killer a portata di mano e me lo sono lasciato sfuggire come un idiota! Di cosa mi meraviglio, poi? Io SONO un idiota! E adesso... Per colpa mia... Dannazione!!!
Mi nascosi il viso tra le dita, bagnandole di lacrime.
Ecco, ci mancava solo che mi mettessi a piangere! Potrei essere più patetico?
Staccai subito le mani dalla mia faccia, disgustato di me stesso, e mi asciugai con un avambraccio.

 

...mh?

 

Non ce ne fu bisogno. Il mio viso si era già asciugato dopo che l’avevo toccato con le mani.
Mi sono sbagliato, non sto piangendo... Eppure...
Guardai attentamente le mie dita.
Queste sono lacrime. Quando...

 

Alzai la testa di scatto.
Spalancai gli occhi.
Il mio cuore stava battendo all’impazzata.
Il mio corpo stava fremendo di eccitazione.

 

So chi è l’assassino.

  
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