16.
Le
luci al neon della palestra si accesero una dopo l’altra. Mi
voltai di scatto e
accanto agli interruttori ritrovai Yori, con in volto
un’espressione tutt’altro
che amichevole.
-Se
sai che qualcuno si è infiltrato di nascosto in questa
stanza, perché andare a
cercarlo quando puoi aspettarlo tranquillamente davanti
all’unica via di fuga?-
mi disse, con una specie di sorriso che a malapena nascondeva la sua
rabbia.
-G-già,
è logico... Yori, p-permettimi di spiegare tutto... Non sono
io quello che è
entrato in palestra!
-...
-Cioè,
quello che ci è entrato attraverso la presa
d’aria! Non riuscirei mai a
passarci! Eh eh eh, ehhh... Sì, lo so che ho infranto il
regolamento venendo
qui, ma lascia che ti spieghi! Non riuscivo a prendere sonno,
così sono andato
in bagno, e in quel momento ti ho intravista mentre salivi! Mi sono
insospettito
eOUFF!!!
Con
uno scatto felino Yori mi raggiunse e mi strattonò per il
collo della
maglietta, impedendomi di sparare altre ridicole scuse.
-Ti
sei insospettito al punto da perdere tempo a rivestirti da capo a
piedi?-
sibilò squadrandomi dall’alto in basso -no, io so
qual è la verità. Tu ti sei
infiltrato nell’ala ovest molto prima che arrivassi io.
Quello che non capisco
è... perché?
-Perché...
Lo ammetto, Yori. Volevo esplorare l’ala ovest. Ero curioso,
tutto qui. Mi
dispiace.
Yori
lasciò la presa. Subito dopo, mi assestò un
ceffone che riecheggiò dappertutto.
-Ecco
cosa ci guadagno ad aprire il mio cuore a qualcuno. Quando mi sono
confidata
con te l’altra sera ero davvero convinta che tu volessi farmi
sentire meglio...
Che il mio stato d’animo, per te, fosse la cosa
più importante... E invece
eccoti qui, a giocare all’esploratore di luoghi abbandonati
perché incuriosito
dalla mia storia del mistero. Cosa pensavi, che essere a conoscenza dei
miei
segreti ti desse il diritto di ficcarci il naso ancora più a
fondo?
-I-io...
Yori, hai ragione nel dire che ho trattato i tuoi segreti come una
specie di
gioco. Ma io l’altra sera volevo davvero farti stare meglio
quando ti ho
sentita piangere, credimi!...
-Non
ne ho più voglia, Choji.
Yori
alzò un braccio, per indicarmi l’uscita.
-Adesso
torna a letto, ci sono altri due curiosoni come te che devo beccare con
le mani
nel sacco. E no, non accetterò il tuo aiuto per trovarli
più in fretta, se è
ciò che stai pensando.
A
testa bassa marciai verso la porta. Fermandomi, prima di varcarla.
-Io
vado, Yori. Ma prima, esigo sapere perché tutte le sere fate
bere del sonnifero
agli orfani.
-!!!
Presa
dal panico Yori corse subito a tapparmi la bocca.
-Shhh!
Ti ho appena detto che c’è qualcun altro nascosto
in palestra, se ti ha sentito
sono guai!
-Ops,
non ci avevo pensato... Quindi lo ammetti, Yori!
-Sì,
lo ammetto. Diamo del sonnifero a tutti, ogni sera, così
siamo sicure che a
nessuno venga in mente di fare una scampagnata notturna e mettersi in
pericolo.
-Non
avete paura che qualche bambino possa sentirsi male?
-No.
Le due Signorine hanno scelto apposta un sonnifero speciale, potente ma
innocuo
al tempo stesso, a cui è impossibile assuefarsi. Ecco
perché lo somministriamo
ogni sera. In ogni caso, è da quando
l’orfanotrofio è stato fondato che non
sono stati riscontrati malesseri.
-Aspetta,
dalla fondazione? Pensavo che aveste cominciato a usarlo solo dalla
chiusura
dell’ala ov...
Un
fracasso infernale ci fece sobbalzare e voltare entrambi.
Il
cesto di metallo contenente i palloni per giocare era stato rovesciato.
Da
qualcuno che vi era rimasto nascosto dietro tutto il tempo.
-Nao?!-
esclamai.
-Non
muovere un muscolo, Choji! Lo prendo io!
Evitando
agilmente i palloni sparpagliati per tutto il campo Yori raggiunse il
piccolo
spione, lo agguantò e lo tenne ben stretto.
-Ti
ho preso, monellaccio!
-Gnnn...
Non farmi del male, ti prego!- implorò lui, cercando di
divincolarsi -e va
bene, confesso! Volevo vedere i ratti da vicino! Ero curioso! Ma non
avevo
intenzione di liberarli, lo giuro! Poi però ho visto che non
c’era nessun
ratto, e mi sono incuriosito ancora di più! Ho rotto la
grata, lo so, ma prima
di andarmene l’avrei rimessa a posto, lo giuro! Prometto che
non dirò a nessuno
che in realtà non ci sono ratti, sarà il nostro
segreto!...
-Dacci
un taglio e dimmi dov’è la tua sorellina.
-Naoki?
Lei non c’entra niente, sono venuto qui tutto solo...
-Raccontala
a qualcun altro, io stessa ho visto Naoki uscire dal dormitorio
femminile!
Pensavo fosse andata semplicemente in bagno, ma non vedendola
più tornare sono
uscita a cercarla. Per sicurezza ho cominciato a cercare
nell’ala ovest, e...
-E
invece non hai pensato di controllare per prima cosa il bagno? Naoki
potrebbe
essere ancora lì, sai?...
Il
battibecco fra quei due avrebbe potuto andare avanti
all’infinito. Stavo
cominciando a pensare che Nao avesse scatenato tutta quella confusione
apposta
per distrarci...
D’istinto
mi voltai. Naoki era appostata proprio dietro l’uscita,
indecisa se scappare o
restare per non abbandonare il suo fratellone. Non appena i nostri
sguardi si
incrociarono, la piccola si ritrasse subito.
-Eccola
là! Ci penso io a lei, Yori!
-Choji,
ti ho detto di non muoverti! E tu Nao, vuoi stare un po’
fermo?
Muovendomi
goffamente per non inciampare nei palloni corsi fuori dalla palestra e
partii
all’inseguimento di Naoki, che mi portò di nuovo
al piano di sopra.
-No,
non da quella parte!
Invece
di proseguire dritto Naoki aveva svoltato nel corridoio a sinistra,
finendo sì
in un vicolo cieco, ma anche pericolosamente vicino all’aula
di modellismo. Rallentando
il passo, la raggiunsi.
-Resta
ferma dove sei, Naoki... e non avere paura, né io
né Yori ti faremo del male.
Nonostante
le mie parole, la bambina si raggomitolò su sé
stessa e cominciò a tremare.
-Ascoltami,
piccolina- sospirai -tu e tuo fratello avete fatto una cosa molto
grave, ma non
è la fine del mondo, credimi. Anche se qui sono abbastanza
severi, puoi
comunque stare tranquilla. Non verrete abbandonati in mezzo al bosco.
Sarete
perdonati. Certo, nel mio caso sarà difficile visto che ho
già commesso
parecchie infrazioni al regolamento... Ma tu non hai nulla da temere.
Se sei
dispiaciuta e desideri continuare a vivere qui, al sicuro, le cose
torneranno
alla normalità più in fretta di quanto tu creda.
Coraggio, torniamo di sotto.
Mi
inginocchiai e le porsi una mano, rivolgendole un sorriso che speravo
la
rassicurasse. Nello stesso istante, però, posai a terra la
torcia e tenni
pronta l’altra mano, nell’eventualità
che Naoki volesse scappare di nuovo.
E
in effetti fu ciò che accadde, solo che accadde con un
secondo di anticipo.
Come
se avesse capito le mie intenzioni, la piccola rotolò nello
spazio tra il mio
corpo e la mano con cui avevo tenuto la torcia e riprese a correre,
questa
volta verso le scale del secondo piano.
Maledizione!
Per
un attimo, pensai di smettere di inseguirla e continuare
l’indagine. Ma solo
per un attimo: ormai l’atteggiamento di Naoki era diventato
fin troppo sospetto
per essere ignorato.
Ma
quanti chilometri sto facendo
stanotte? ...acc!!!
Purtroppo
per colpa della fretta mi ero scordato di nuovo della torcia: quando
arrivai
alle scale inciampai in un gradino sbeccato e finii disteso faccia a
terra sul
pianerottolo, e come se non bastasse sentii qualcuno saltarmi sulla
schiena.
-Oh...
scusa, Choji...
Era
la vocina di Naoki. A quanto pare aveva deciso di cambiare ancora
direzione.
E
adesso si può sapere perché ha fatto
marcia indietro...
-Stasera
c'è troppo movimento per i miei gusti! Come faccio a dormire
se non riesco a
stare calma? Azumi mi ha condizionata, è tutta colpa sua!
Quell’altra
voce apparteneva invece... alla Signorina Hiromi. E veniva dal secondo
piano.
Strisciai
silenziosamente come un lombrico fino in cima alle scale e mi sporsi il
minimo
indispensabile, per vedere cosa stesse facendo. In una mano, la donna
teneva una
lanterna, che illuminava a malapena fino a un metro di distanza;
nell'altra
mano teneva invece un mazzo di chiavi, con il quale stava chiudendo la
porta di
uno dei due dormitori.
-Ecco,
fatto! Così nel caso ci sia davvero qualche nottambulo che
vuol fare il furbo,
ma continuo a dubitarne, lo intrappolo così poi vado a
dormire tranquilla! Ecco,
chiusa pure questa!
Aveva appena chiuso a chiave anche l’altro dormitorio, e ora
stava passando ai
bagni. Sussultai.
...Isoka!
A meno che non se ne fosse andato nel frattempo, Isoka stava per essere
chiuso dentro.
E io non potevo far nulla per impedirlo senza che la Signorina Hiromi
mi
vedesse.
Tornerò
dopo a liberarlo. Adesso
devo... cosa devo fare, adesso? Ormai Naoki sarà scappata
chissà dove... non mi
resta altro da fare che tornare nell’aula di modellismo.
Silenzioso
come un gatto ridiscesi al primo piano, e trovai il corridoio
completamente
buio.
Questo
dettaglio mi fece allarmare.
La
torcia... L’avevo lasciata accesa,
ne sono sicuro! Qualcuno è passato di lì e
l’ha presa!
Avanzai,
camminando rasente alla parete. A pochi passi dalla porta
dell’ultima aula,
inavvertitamente diedi un calcio a qualcosa che rotolò fino
in fondo al
corridoio, colpì il muro producendo un rumore secco e si
riaccese.
Ah, si era solo spenta. Non credo
però
che le batterie dureranno ancora.
Raccolsi
la torcia, la scossi un paio di volte, e rientrai.
Che... Che diavolo è successo qui?!?
L’aula
non era affatto come l’avevo lasciata.
Il
cassetto in cui avevo rinvenuto la faccia della vittima era vuoto.
Così
come il banco di lavoro, che inoltre era stato spostato dalla sua
posizione
iniziale.
Dappertutto
si sentiva puzza di bruciato.
Il
motivo era al centro della stanza, sul pavimento: si trattava di un
sacco di
plastica nero, bruciacchiato e leggermente umido. Pareva proprio che il
Mascheratore avesse voluto sbarazzarsi del suo lavoro accendendo un
falò.
Mi
avvicinai per controllare meglio, ma proprio in quel momento la luce
della
torcia, già debole, sparì del tutto.
No,
non adesso! Riprenditi!
La
scossi e la sbattei più volte, ma ormai non c’era
più nulla da fare. Così,
rassegnato, mi voltai e alzai un braccio per cercare
l’interruttore.
Nel
buio, qualcuno attanagliò il mio
polso.
Altre
dita si strinsero con forza a una mia spalla, stritolandomi un nervo.
Un
calcio colpì in pieno il mio stinco destro, facendomi
crollare in ginocchio.
La
gamba sinistra subì uno sgambetto, e mi ritrovai con la
schiena a terra.
Non
vedevo né sentivo nulla. Solo di una cosa ero certo: nel
giro di pochi secondi,
se non avessi fatto subito qualcosa, sarei morto.
Il
mio aggressore lasciò la presa sul mio polso e
passò a stringermi il collo,
mentre l’altra mano era ancora premuta sul nervo.
Con
le mani libere provai a colpirlo, ma non un solo pugno andò
a segno. Il
Mascheratore teneva la testa a debita distanza.
Improvvisamente
lasciò la presa sul nervo, e tutte e dieci le sue dita erano
ora strette
attorno al mio collo. Non riuscirono però a circondarlo del
tutto, per quanto
era grosso. Sperando che quel dettaglio l’avesse colto di
sorpresa, usai le
mani libere per stringere le sue braccia e tentare di allontanarle da
me.
Nello
stesso istante, però, l’aggressore
passò a premere entrambi i pollici sulla mia
gola. Voleva perforarmela.
Allora
infilai le mie braccia tra le sue, e le spalancai con tutte le mie
forze. Non
appena sentii che la sua mano destra stava perdendo la presa, spinsi
entrambe
le braccia in quella direzione, riuscendo a sbilanciarlo. Provai anche
a capovolgere
la posizione, ma il mio avversario me lo impedì aumentando
ancora di più la
presa alla gola.
Entrambi
rotolammo avvinghiati l’uno all’altro sul
pavimento, finché con la mia schiena
non urtai contro qualcosa di metallico.
La
lampada!
Lasciando
alla mano destra il compito di tenere a distanza il braccio libero del
Mascheratore, col sinistro cercai di afferrare la lampada. Ne toccai la
base,
ma soprattutto sfiorai il tasto per accenderla. Lo premetti.
Sfortuna
volle che la lampadina fosse puntata contro il muro. Senza perdere
altro tempo
la presi e la girai per puntarla contro il mio aggressore, ma prima che
riuscissi a vederlo in volto quello mi assestò una
ginocchiata in pieno
inguine.
Strinsi
i denti per non farmi sopraffare dal dolore, e ripresi subito possesso
della
lampada: evidentemente il killer non si era aspettato quella mia
reazione,
poiché mi lasciò andare e uscì dalla
stanza veloce come un lampo, evitando per
un pelo che il fascio di luce lo illuminasse.
-Non...
Non sfuggirai, bastardo!
Ruggendo
di rabbia mi rialzai e mi fiondai fuori. A metà della mia
corsa, però, andai a
travolgere Iwao e la Signorina Hiromi, fermi davanti all’aula
di lettura.
Grazie al riverbero della lanterna della donna intravidi una figura
umana che,
strisciando attaccata al soffitto, stava salendo di sopra.
La
persi brevemente di vista mentre salivo le scale, ma udii distintamente
il
rumore di una porta che veniva sfondata e, quando giunsi al secondo
piano e
sentii uno spostamento d’aria alla mia sinistra, senza
esitazione entrai nel
primo dormitorio e schiacciai l’interruttore della luce con
tutto il palmo. I
secondi impiegati dal lampadario per accendersi mi sembravano infiniti.
Forza,
forza... ?!
Era
vuota.
Guardai
il soffitto, il pavimento, i muri, la finestra sbarrata.
Niente.
Il
Mascheratore non era mai entrato in quella stanza. Mi aveva depistato.
Sono
un idiota, un idiota! ...no, non
può finire in questo modo!
Stavo
già per voltarmi e riprendere a correre...
-I giochi sono finiti, Choji.
...quando trovai la mia strada sbarrata dalla Signorina Azumi.
Nonostante fosse in tenuta da camera e avesse i capelli nascosti in una
cuffia,
non aveva perso un briciolo della sua aria intimorente.
-Sono
ben quindici anni che gestisco questo orfanotrofio- disse, fissandomi
con occhi
spalancati dalla rabbia -e mai, mai mi è capitato di
ospitare un delinquente
della tua risma.
Deglutii.
Cosa mi restava da fare? Dovevo dire a tutti che avevo scoperto un
assassino,
col rischio di diffondere il panico? Rivelare la mia vera
identità, col rischio
che il Mascheratore, dovunque egli si fosse nascosto in quel momento,
sarebbe
uscito per prendere in ostaggio uno degli orfani e impedirmi di
attaccarlo?
-Signorina
Azumi, io ho...
-SILENZIO!
Quell'urlo
improvviso mi spaventò a tal punto che arretrai di un passo,
inciampai nella
porta scardinata del dormitorio e caddi miseramente col sedere per
terra.
Per nulla impensierita dalla mia caduta la donna si chinò su
di me e continuò a
gridare, talmente forte che potevo sentire il suo alito sulla mia
faccia.
-È
così che ripaghi la mia ospitalità, la mia
comprensione, il mio perdono per quello
che hai fatto alle terme? Pensavo di essere stata chiara: anche se
questa è la
tua casa non significa che sei libero di fare quello che passa per la
tua mente
da teppista! ...ma a quanto pare ho solo sprecato il mio fiato. Oppure
non mi
sono spiegata bene, chi lo sa. Magari ti sei convinto che puoi
infrangere tutte
le regole che vuoi e potrai sempre passarla liscia ogni volta scontando
sempre
la stessa punizione? Beh, NON È COSÌ!
C’è un limite ad ogni cosa, e tu sei
già
ad un passo dal superarlo. Vediamo: violazione del coprifuoco,
intromissione in
un’area severamente vietata agli ospiti, danneggiamento di
proprietà...
-Signorina
Azumi, ci aggiunga anche aggressione e diffusione di panico!
In
quel momento si accese la luce nel corridoio, e da dietro
l’uscio vidi spuntare
Iwao, con una mano sul bernoccolo e l’altra alzata in un
gesto trionfale.
Subito dietro di lui, la Signorina Hiromi.
-Lo
vuole sapere cos’ha fatto Choji? Io volevo solo convincerlo a
tornare di là per
evitare una punizione, e lui mi ha colpito alla testa con un
lampadario! E ha
anche provato a spaventarmi a morte con delle storie al limite
dell’assurdo! Le
vuole sentire?
-Per
adesso non mi interessano. ...a proposito, sei in punizione anche tu,
Iwao.
-C-c-cosa?!
-Anche
tu hai infranto il regolamento trovandoti qui, mio caro. Mmm... La tua
presenza
mi porta a pensare che qualcun altro stanotte si sia svegliato e abbia
voluto seguire il vostro
esempio.
Dicendo
questo la Signorina Azumi tornò a fissarmi.
-Sei
venuto qui tutto solo, Choji? Sii sincero, dire una bugia non
migliorerà la tua
posizione.
Non
dissi nulla. A dire il vero, non avevo nemmeno seguito più
di tanto la loro
conversazione. Il mio sguardo però si spostò
involontariamente sulla porta di
fronte, quella del bagno in cui avevo chiesto a Isoka di nascondersi:
la cosa
non sfuggì alla Signorina Azumi.
-A-ah!
Hiromi, per favore, passami la chiave di questa porta.
-Subito,
Azumi.
La
direttrice aprì la porta ed entrò richiudendosela
alle spalle. Speravo che
Isoka avesse fatto in tempo a svignarsela, ma pochi secondi dopo la
voce della
Signorina Azumi infranse le mie speranze.
-Guarda
guarda chi abbiamo qui. La cosa non mi sorprende. Hiromi, per favore,
accompagna Iwao e Choji nell’atrio e aspettami lì.
Io devo scambiare quattro
parole in privato con il nostro incorreggibile piccolo demonio.
-V-va
bene, Azumi... Avete sentito, bambini? Seguitemi, e per
l’amor del cielo, state
buoni...
Senza
dire altre parole, la Signorina Hiromi, Iwao ed io scendemmo le scale.
L’unico
rumore che sentimmo era quello di un altro sonoro schiaffo, seguito dal
pianto
disperato di Isoka.
...
-Signorina
Hiromi?!- esclamò Yori dal pianterreno, non appena ci vide
scendere -che cosa è
successo?
-È
successo- rispose Iwao, dandomi una spallata mentre mi passava davanti
-che per
colpa di questo enorme deficiente adesso sono in punizione! E tu invece
che ci
fai qui? Dov’eri mentre rischiavo la vita? Se non mi fossi
risvegliato in tempo
avrei rischiato di restare chiuso dentro un’aula per
chissà quanto tempo!
A
quelle parole la Signorina Hiromi abbassò il capo e
arrossì violentemente per
la vergogna.
Anche
Yori arrossì, ma per la rabbia.
-Non
ti permettere di parlarmi così! Io non ne sapevo nulla!
Choji, perché non mi
hai detto... Aaah, lasciamo perdere! Signorina Hiromi, per caso la
Signorina
Azumi ha dato qualche disposizione?
-N-no...
Mi ha solo detto di aspettarla nell’atrio, insieme a quelli
che hanno
disobbedito al coprifuoco, tutto qui.
-Ah,
capisco. Iwao, Choji, andate a spostare le librerie. È un
ordine.
Obbedii,
tenendo lo sguardo basso. Iwao ne approfittò per darmi
un’altra spallata a
tradimento. La subii senza controbattere. Alle mie spalle, sentii Yori
dire a
qualcuno di alzarsi e muoversi: con la coda dell’occhio vidi
che si stava
rivolgendo a Nao e Naoki, seduti uno accanto all’altra sul
pavimento, di fianco
alla porta della palestra di nuovo sigillata.
Forse
Yori è stata impegnata ad
inseguire Naoki per il resto del tempo, ecco perché non
è più venuta a
cercarmi...
Dopo
aver spostato da una parte le due librerie che bloccavano il passaggio,
ci
riunimmo tutti nell’atrio.
La
Signorina Hiromi, ancora sconvolta, si sedette alla scrivania ed
incrociò le
dita, come in preghiera.
Nao
e Naoki, l’uno che teneva stretto l’altra, si
accucciarono sul pavimento,
accanto alla parete.
Yori
si appoggiò con la schiena ad un’altra parete,
incrociò le braccia e chiuse gli
occhi.
Iwao
si mise a camminare in cerchio, alzando e abbassando i pugni per
trattenere il
nervosismo.
Io ero in piedi, immobile come una statua, al centro della stanza. E fissavo l’orologio a pendolo.
Segnava un quarto d’ora a mezzanotte. Minuto più, minuto meno.
Sentii
un dolorosissimo groppo in gola.
C’è
ancora tempo... Ma chi voglio
prendere in giro?! Ho fallito! Ho perso! Avevo il killer a portata di
mano e me
lo sono lasciato sfuggire come un idiota! Di cosa mi meraviglio, poi?
Io SONO
un idiota! E adesso... Per colpa mia... Dannazione!!!
Mi
nascosi il viso tra le dita, bagnandole di lacrime.
Ecco,
ci mancava solo che mi mettessi
a piangere! Potrei essere più patetico?
Staccai
subito le mani dalla mia faccia, disgustato di me stesso, e mi asciugai
con un
avambraccio.
...mh?
Non
ce ne fu bisogno. Il mio viso si era già asciugato dopo che
l’avevo toccato con
le mani.
Mi
sono sbagliato, non sto
piangendo... Eppure...
Guardai
attentamente le mie dita.
Queste
sono lacrime. Quando...
Alzai
la testa di scatto.
Spalancai
gli occhi.
Il
mio cuore stava battendo all’impazzata.
Il
mio corpo stava fremendo di eccitazione.
So
chi è l’assassino.