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Autore: Gely_9_5    30/12/2017    4 recensioni
In un universo alternativo, in cui il Mondo Magico non è minacciato da Voldemort, a Hogwarts la vita prosegue in pace, con l'armonia tra tutte e quattro le case. Harry e Draco sono amici, ma Harry comincia a provare qualcosa in più per l'amico Serpeverde e qualcuno deciderà di fare qualcosa per sbloccare la situazione.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Thomas, Draco Malfoy, Harry Potter, Justin Finch–Fletchley, Seamus Finnigan | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Allora! Ultimamente sto esagerando, ma mi stanno venendo un mucchio di idee assurde in testa e non posso far altro che scriverle e pubblicarle!
Questa, in particolare, è una cosetta che ho sognato la notte scorsa. Che razza di sogni faccio? Non lo so, ma a volte mi preoccupo da sola.
Cooomunque, è una cosetta da niente, senza troppe pretese, scritta allo scopo di rubare qualche sorriso, una mezza risata e, spero, qualche “aww”.
Contesto: siamo a Hogwarts, in un universo alternativo in cui Voldemort non è mai esistito e nella scuola non ci sono tutti quegli assurdi contrasti Grifondoro/Serpeverde. E, ciliegina sulla torta, Harry e Draco sono amici!
Non mi dilungo oltre…
BUONA LETTURA!
 
 
 
«Harry, sei ancora con la testa tra le nuvole!»
Le risate di scherno dei ragazzi lo risvegliarono dal suo ennesimo sogno ad occhi aperti. «Cos...?»
Altre risate.
Dean e Seamus si erano buttati l’uno sull’altro e ridevano tenendosi la pancia. Accanto a loro, Ernie e Justin lo guardavano e ridacchiavano in modo meno plateale.
«Scusate, ragazzi…» mormorò Harry rendendosi conto del motivo per cui i suoi amici lo stavano deridendo.
«Stavi ancora pensando a lui, Harry?» domandò con un sorriso Hermione, seduta sulla poltrona poco distante, che aveva assistito alla scena mentre leggeva uno dei suoi libri.
Il moretto, seduto a terra sul morbido tappeto, sospirò e inclinò la testa indietro.
Già. Stava pensando proprio a lui.
Lui altri non era che Draco Malfoy. Considerato da tutti il leader dei Serpeverde – aveva spesso sentito i suoi compagni di Casa chiamarlo “Principe delle Serpi” – Draco era suo coetaneo e suo amico dal loro primo giorno di scuola a Hogwarts. Harry era rimasto colpito fin da subito dal suo atteggiamento altezzoso che a dire la verità lo divertiva molto, ma non si era lasciato ingannare ed aveva accettato subito la sua amicizia. Da allora, non si erano più lasciati.
Harry era contento di quella sua vita: nel castello non ci si annoiava mai e, chi più chi meno, aveva fatto amicizia con tutti gli studenti di tutte le casate.
Ma Draco… Draco era speciale, sentiva qualcosa di profondo per lui, di intenso… E con il passare degli anni si era reso conto che ciò che provava andava ben oltre i sentimenti per un normale amico. Voleva bene a Ron, a Neville, a Zachary… Ma per Draco provava qualcosa di più. E ciò che lo spaventava di più non era neanche tanto quel che sentiva nel cuore, quanto la possibilità di rovinare tutto ciò che di bello c’era tra loro se gliene avesse parlato.
Davanti al suo silenzio, Ron sbottò: «Miseriaccia, amico! Non posso più vederti in queste condizioni, devi dirglielo!»
«Scherzi, Ron?!»
«Ron ha ragione, Harry…» intervenne Neville.
«Che cos’hai da perdere, dopotutto?» aggiunsero le gemelle Patil.
«Nella peggiore delle ipotesi…» si mise in mezzo uno dei gemelli Weasley.
«…potrebbe schiantarti,» completò l’altro.
«…iniziare a odiarti,»
«…smettere di essere tuo amico.»
«Non corri alcun rischio, no?» dissero insieme alla fine, ridendo.
Harry, però, non trovava affatto divertente tutta quella storia. «Mi pento ogni giorno di più di avervi parlato di lui» sbottò.
«Harry» fece ragionevole Hermione avvicinandosi a lui, «ormai lo conosci da anni. Hai fatto tante idiozie finora, e lui non ha mai detto nulla. Digli quello che provi. Se non ricambia i tuoi sentimenti, almeno potrai dire di averci provato!»
Il moretto annuì, poco convinto, ma decise che avrebbe aspettato ancora prima di prendere una decisione.
 
Il giorno dopo, l’istintività e la mancanza di giudizio di Harry stravolsero la situazione.
Era l’ultimo giorno di lezione della settimana e, alla fine di due ore di Storia della Magia particolarmente noiose, Harry camminava accanto a Michael Corner nella speranza di riuscire a convincerlo a passargli gli appunti che aveva preso diligentemente per tutta la lezione. Dopotutto era un Corvonero, poteva essergli utile.
«Ti prego!» stava dicendo, provando ad ingannarlo con la sua migliore espressione da cucciolo.
«Quello sguardo non ti si addice, Potter» intervenne una voce familiare piuttosto vicina al suo orecchio.
Harry si voltò e si trovò davanti il ghigno beffardo di Draco. Il biondo lo stava guardando con un’aria a metà tra il divertito e l’infastidito, poi decise di spostare lo sguardo sul ragazzo appena dietro e scoccò al Corvonero uno sguardo affilato, che lo costrinse a levare le tende. Rimasti soli, anche se circondati da gruppetti di ragazzi che andavano e venivano, i due amici si guardarono per qualche istante senza dire niente.
«Perché l’hai fatto andare via?» si azzardò a chiedere il moretto. Sentiva il cuore battergli forte nel petto e l’espressione imperscrutabile dell’altro non lo rassicurava poi tanto.
Draco fece schioccare la lingua sul palato. «Non mi piaceva il modo in cui ti guardava. Sembrava un avvoltoio.»
Harry stava per difendere il povero Michael, quando metabolizzò le parole del biondo. Ma che…?
Lo guardò e arrossì, ma non riuscì a impedirlo. Incuriosito, anche Draco lo guardò a lungo, per poi sbottare: «Potter, smetti di arrossire! Sembri una ragazzina innamorata!»
Il cuore del Grifondoro perse un battito. Aveva davvero detto…?
Se possibile, il ragazzo arrossì ancora di più, e l’amico di fronte sgranò gli occhi. «Sei… sei innamorato?» domandò sorpreso. «E non me ne avevi parlato! Chi è?»
Harry aveva una scelta: poteva mentire, e dirgli che si era sbagliato, o poteva dirgli la verità. Ma la voce lo aveva ormai abbandonato, e da buon Grifondoro quale era, Harry fece l’unica cosa che il suo istinto gli urlava di fare ormai da tempo: si spinse in avanti e premette, in maniera goffa, le sue labbra su quelle di Draco.
Rimasero così per qualche istante soltanto, poi Harry si rese conto di quello che aveva fatto e, spaventato, si allontanò, guardò per un attimo l’espressione a dir poco scioccata dell’altro e corse via, lasciando Draco in mezzo al corridoio, mentre gran parte degli studenti aveva assistito a quello spettacolo ad occhi e bocca spalancati.
 
Erano passati due giorni da quel bacio, e i due ragazzi erano stati ben attenti a evitarsi l’un l’altro. La mancanza di lezioni li aveva avvantaggiati, e i due avevano trascorso gran parte del loro tempo nelle rispettive Sale Comuni. L’ora dei pasti era l’unico momento in cui si ritrovavano nella Sala Grande insieme, ma entrambi tenevano la testa bassa ed evitavano di guardare dall’altra parte della stanza.
L’armonia tra le Case, a Hogwarts, aveva sempre permesso agli studenti di sedersi a tavolate alle quali non appartenevano: spesso Harry e Draco si erano seduti l’uno accanto all’altro, così come avevano sempre fatto Tassorosso e Corvonero, ma in quei giorni nessuno dei due si mosse dal proprio posto.
La notizia del bacio aveva fatto il giro della scuola nel giro di un paio d’ore, e da quasi quarantotto ore nessuno toglieva loro gli occhi di dosso.
Erano in molti a sapere dei sentimenti di Harry nei confronti dell’amico e la voce si era sparsa, da quelle poche persone a cui il moretto l’aveva confidato, a oltre la metà della Sala Grande: Grifondoro e Tassorosso al completo sapevano la verità, così come buona parte dei Corvonero. Solo i Serpeverde sembravano essere all’oscuro di tutto, e guardavano alternativamente il loro leader e Harry Potter domandandosi cosa fosse passato per la testa del rosso-oro.
Arrivò lunedì, e con esso la ripresa delle lezioni. Nel pomeriggio Grifondoro e Serpeverde avrebbero condiviso una lezione di Pozioni e Harry contava di provare a parlare con Draco in quell’occasione.
 
Non aveva tenuto conto però dell’inaffidabilità degli amici.
Stava camminando in un corridoio vuoto durante un’ora libera. Era in compagnia di Dean e Seamus, che non avevano smesso un attimo di ghignare da quando erano scesi dalla torre Grifondoro, Ron e Justin Finch-Fletchey. Il moretto stava guardando a terra, pensando e ripensando alla sua idiozia, così non si accorse di Seamus che apriva una porta alla sua destra, poco più avanti, e non riuscì ad evitare agli altri tre di farsi spingere dentro quello che, poi capì, era lo stanzino delle scope.
«Ragazzi!» strillò, mentre questi lo chiudevano dentro e sigillavano la stanza con un incantesimo. Uno di loro aveva anche avuto l’accortezza di sfilargli la bacchetta dalla tasca. Bastardi.
Harry cominciò a prendere a pugni la porta, urlando e cercando di convincerli ad aprire la porta. Poi cominciò con gli insulti e le imprecazioni, ma neanche quelli servirono a molto. Alla fine, il ragazzo si sedette a terra, rassegnato, e continuò a cercare di richiamare l’attenzione urlando nella speranza di farsi sentire da qualcuno lì fuori. Sempre se gli amici non avevano silenziato la stanza, altrimenti il suo sarebbe stato solo un inutile spreco di voce.
 
Draco era seduto al suo banco ma non prestava attenzione alla lezione. Si era deciso, dopo due interi giorni di silenzio, a parlare con Harry di quanto era successo ed aveva valutato che la lezione di Pozioni che avrebbero condiviso dopo pranzo sarebbe stata l’ideale.
La sua sorpresa fu grande, quindi, quando qualcuno bussò alla porta e nella stanza si affacciò Justin Finch-Fletchey, un Tassorosso amico di Harry.
«Mi scusi, professore», fece questi con aria seria rivolto a Vitious, «mi ha mandato qui il professor Hagrid, avrebbe bisogno di Malfoy per qualche minuto.»
Vitious sorrise, dicendo che non c’erano problemi, e permise a Draco di uscire.
Il biondo uscì sotto lo sguardo confuso dei compagni Serpeverde e dei Corvonero nella stanza.
Una volta fuori dall’aula, di Finch-Fletchey non c’era traccia. Draco si guardò intorno e percorse il corridoio su e giù per qualche metro, ma non lo vide.
«Ma che...?!»
Infastidito, stava per rientrare in aula, quando li sentì: un paio di colpi e una voce che chiedeva aiuto poco lontano. Perplesso, il ragazzo si avvicinò alla fonte del rumore ed individuò una porticina che portava allo stanzino dove Gazza teneva le scope. Era da lì che provenivano i rumori.
Draco avrebbe pensato che fosse qualche ragazzino dei primi anni, rimasto vittima degli scherzi dei compagni più grandi, se non avesse sentito di nuovo la voce chiedere aiuto, e la riconobbe.
«Harry?» chiamò, sorpreso.
«…Draco?» fece l’altro dall’interno.
Il biondo si avvicinò e aprì la porta: si trovò davanti il Grifondoro, seduto a terra e con la divisa tutta in disordine. Lo fissava con occhi sgranati dalla sorpresa e le guance che si imporporavano sempre di più per l’imbarazzo.
«Ciao» fece Harry.
Prima ancora che Draco potesse rispondere, qualcuno alle sue spalle lo spinse all’interno, facendogli perdere l’equilibrio. La porta si chiuse dietro di lui mentre il ragazzo cadeva in avanti, finendo sdraiato sul corpo solido dell’amico.
«Ahi…» fece Harry, massaggiandosi il mento dove la fronte di Draco l’aveva colpito.
Il Serpeverde, imbarazzato per la situazione in cui si era ritrovato, esitò a sollevare lo sguardo dalla camicia dell’amico: sapeva di avere il volto in fiamme e non voleva farsi vedere in quelle condizioni. Quando finalmente si decise ad alzare la testa, la situazione era migliorata solo un po’.
I due si guardarono per qualche istante in silenzio. Avevano entrambi tante cose da dire, ma nessuno dei due trovava le parole o il coraggio di cominciare.
«Draco, io…» fece il moretto, ma l’altro lo interruppe: «Mi spiace.»
Harry lo guardò senza capire, così il ragazzo si decise a continuare: «Mi spiace se non ho detto niente l’altro giorno e se non mi sono fatto sentire da allora. Ma… Ho avuto paura. Ed ho ancora paura. La verità è che ho paura di te. Paura di quel che potrebbe succedere, paura di quel che provo, paura di perderti se questa… cosa dovesse andare male.»
Harry lo guardò in silenzio per qualche istante. Batteva le palpebre e non respirava nell’attesa di metabolizzare quel che aveva appena sentito. «Ho paura anch’io» sussurrò infine. «Ma potremmo…»
«…provare» completò il biondo per lui.
Harry annuì, dalla sua posizione scomoda ed accennò un sorriso.
Draco lo guardò e ricambiò la smorfia, prima di piegarsi in avanti e posare un lieve bacio sulle sue labbra.
Il Grifondoro trattenne il fiato, quasi temendo che se avesse fatto un rumore, anche minimo, l’amico sarebbe scappato.
Così non fu.
Il biondo si sollevò di nuovo, facendo leva sulle braccia posate sul pavimento ai lati della testa dell’altro, ma non si spostò da sopra il suo corpo.
Lo sguardo imbarazzato e al tempo stesso insoddisfatto che si lanciarono fu sufficiente per convincere Harry a lasciare da parte tutti i suoi timori e, con uno sforzo notevole, si sollevò per far unire di nuovo le loro labbra, ma stavolta nessuno dei due si separò.
Harry le fece strofinare le une sulle altre lentamente, mentre Draco sopra di lui cambiava posizione e si metteva a cavalcioni sulle sue gambe per farlo stare più comodo.
Finalmente più libero, il moretto sollevò la schiena e si mise seduto, lasciando un braccio dietro di sé per continuare a reggersi mentre l’altro raggiungeva il fianco del Serpeverde. Quest’ultimo, invece, portò entrambe le mani alla testa del ragazzo e ne infilò una tra i suoi capelli aggrovigliati e l’altra ad accarezzare la guancia.
Non sapevano con certezza chi avesse cominciato, ma un istante dopo le loro lingue erano intrecciate e si accarezzavano ora dolcemente, ora in maniera più affamata e violenta.
Rimasero chiusi in quello stanzino a baciarsi per minuti, forse ore, quando la maniglia venne abbassata e Ron, Dean, Seamus e Justin comparvero all’ingresso, tutti e quattro con lo stesso ghigno diviso sul volto.
Harry e Draco smisero di baciarsi ma non sciolsero la loro strana posizione aggrovigliata e li guardarono con un’occhiataccia.
«Voi…» sibilò Harry.
«Ci avete chiusi qui dentro!» continuò Draco.
«Veramente no» negò Justin.
«La porta era aperta» spiegò Seamus.
«Se avessi voluto, Malfoy, saresti potuto uscire» ridacchiò Ron.
I due “prigionieri” si scambiarono uno sguardo, provocando l’ilarità dei loro spettatori. Avrebbero potuto arrabbiarsi e cominciare a lanciare loro un’infinità di fatture, ma ciò che ne era venuto fuori alla fine aveva portato del bene ad entrambi.
Anche se l’idea di punire quei deficienti non dispiaceva a nessuno dei due.
Draco si alzò per primo, e porse la mano a Harry per aiutarlo ad alzarsi a sua volta. Una volta in piedi, si mostrarono imbarazzati davanti ai quattro, che iniziarono a ridere.
«Tieni, amico» fece Ron, restituendo a Harry la sua bacchetta.
Fecero appena in tempo ad uscire tutti dallo stanzino ed ecco che Draco tirò fuori la bacchetta e cominciò a lanciare fatture ai tre Grifondoro e al Tassorosso, subito imitato da Harry. Bastarono un paio di incantesimi per metterli in fuga, e i due iniziarono a ridere.
«Non ci posso credere…» singhiozzò Harry.
«Sono io che non riesco a credere che quelli siano tuoi amici!» ribattè il Serpeverde.
«Anche tu sei mio amico.»
Draco gli lanciò un’occhiata penetrante. «Ne sei sicuro?»
Il moretto arrossì, ma invece di distogliere lo sguardo coprì quei pochi centimetri che li separavano per affondare le mani nei capelli del ragazzo e baciarlo ancora, proprio mentre dalle aule tutt’intorno a loro gli studenti uscivano dopo le lezioni, assistendo e lanciando fischi e applausi davanti a quella coppia che finalmente si era formata.
  
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