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Autore: Blue Flash    30/12/2017    1 recensioni
«Parlami di loro Zetsu.»
L'essere, o meglio, la pianta si voltò celermente verso la ragazza, incuriosito da quella sorta di domanda.
«Di loro?» domandò sibilino lo Zetsu Nero continuando a camminare al suo fianco.
«Vuoi che te ne parli io?» chiese, invece, il bianco speranzoso.
«No, Zetsu nero.» e Reyko lanciò uno sguardo indagatore al suo compagno.
«Sei più furba di quel che sembri a differenza di qualcuno li in mezzo. Dunque, di chi vuoi che ti parli mentre andiamo?»
«Di tutti loro. Voglio sapere con chi sto avendo a che fare.»
Quell'affermazione fece scaturire una sorta di risata sommessa da parte di entrambi gli Zetsu, quasi entusiasti di poter parlare.
«Allora ti dirò quello che vuoi sapere dei membri dell'Akatsuki ad una sola condizione che dovrai rispettare condizione.»
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Eccomi qui con la mia FF. Protagonista è l'Akatsuki, in particolare dopo l'abbandono di Orochimaru si unirà a loro un nuovo elemento (Oc) per completare lo schieramento vincente. Sarà ambientata inizialmente durante Naruto e poi durante Shippuden, con variazioni nell'arco degli eventi e tratterà di quello che successe nell'Akatsuki per ottenere la sua attuale fama ed anche quello che succederà durante la guerra.
Genere: Angst, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Akatsuki, Deidara, Itachi, Kisame Hoshigaki, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Women

Quando le avevano parlato del Paese della Pioggia Reyko non aveva pensato che effettivamente, su tali terre, la pioggia fosse una cosa continua. Da quando si era avvicinata ad Ame non aveva fatto altro che bagnarsi, tanto da aver addirittura paura che Sen si fosse beccato il raffreddore. In fondo il lupo non era abituato alle piogge, ed a lui l’eremita rivolgeva sempre un’attenzione speciale. Con il cappuccio che le copriva il viso era stata fatta passare nel momento stesso in cui uno degli shinobi a guardia della porta aveva visto il lupo. Probabilmente Konan doveva averli allertati del suo arrivo, infatti non solo venne accolta ma una di loro, una ragazzina, la condusse lungo le vie della città verso quello che era il palazzo più alto. 
Durante il viaggio, che era durato a mala pena mezza giornata, non aveva fatto altro che leggere e rileggere quel bigliettino che le aveva fatto recapitare, ed allora si domandava quale potesse essere il motivo che la richiedeva anche con discreta urgenza. Che avesse scoperto qualcosa di grave su di lei? Magari si sentiva irrequieta, forse perché purtroppo ha sempre visto Konan come una donna bellissima, perché era davvero piacente, ed anche irragiinibile, con una tecnica così elegante da mettere la sua forza bruta in secondo o terzo piano. Una volta aveva addirittura provato ad essere più “elegante” come lei, ma si era beccata un’occhiata scettica di Sen così aveva deciso di lasciar perdere. Era altrettanto sicuro che una volta giunta li vi sarebbe stato perfino Pain. Magari era una sua idea e l’aveva fatta convocare da Konan semplicemente per essere certo che l’eremita sarebbe giunta fin li.
Insomma, tutto ciò non la metteva di certo a suo agio, così quando si fermò ai piedi del grande palazzo non perse tempo a salire perché ormai dovevano essere stati allertati della sua presenza ad Ame. 
A differenza degli altri paesi dov’era stata e cresciuta Ame era totalmente ricostruita dalle macerie e dal ferro. Infatti il palazzo centrale ne era la piena rappresentazione. Impotente e spettrale, giusto per incutere timore, ma questo non la spaventò neanche un poco. Quando infatti oltrepassò la porta all’ultimo piano, laddove le aveva dato appuntamento la donna, si ritrovò in un’ampia stanza spoglia, con una grande apertura che dava sulla città. Non vi era alcun vetro a schermare dalla pioggia esterna e questo rendeva il posto decisamente poco accogliente. Delle poltrone, al centro della stanza, erano le uniche cose che addobbavano quel posto spoglio, e su una di esse la silente figura di Pain era poggiata. Teneva le gambe accavallate in maniera perfetta, mentre i grandi occhi viola fissavano il vuoto, almeno fino a quando non la sentì arrivare. Fu allora che lo sguardo del rinnegan si poggiò sulla figura di Reyko, facendola rabbrividire. Da quando aveva conosciuto Pain non aveva fatto altro che temere per le sue doti ed anche per quell’aspetto inquietante. Aveva decisamente troppi piercing in giro per il viso, cosa che all’eremita non piaceva parecchio, e solamente dopo qualche secondo il ragazzo si mise in piedi. 
Era alto, forse più alto di quel che sembrava nelle caverne, ed i capelli arancioni erano scombinati perfettamente in linea con quel suo aspetto da delinquente. 
«Eremita. » disse con quel suo solito tono apatico, prima di raggiungerla fermandosi esattamente davanti a lei. «Finalmente sei giunta ad Ame. »
«Pain-sama. »
Con cortesia anche la ragazza chinò il capo, smuovendo i capelli bagnati ed ancora appiccicati al suo collo.
Ci fu qualche attimo di silenzio e d’imbarazzo, almeno per Reyko, ed allora sentì il leader continuare. 
«Stai tranquilla, non usare tutto questo riguardo nei miei confronti, non sarebbe da te. »
Lentamente Reyko lo guardò in viso, cercando di scorgere qualche traccia di menzogna o di presa in giro, ma non vi lesse niente se non la più vuota delle espressioni. 
«Non—… non è mia intenzione mancarti di riguardo e se sono qui per—… »
Ma Pain sollevò una mano come a volerla fermare dal dire altro. 
«Lo so cosa stai pensando. Ma non sono stato io farti chiamare usando semplicemente Konan come mezzo di comunicazione. E’ stata una decisione dell’Angelo che arriverà a momenti. » 
L’aveva chiamata Angelo e nel pronunciare quella parola fu quasi più gentile del solito, cosa che Reyko apprezzò. Doveva possedere una forte ammirazione per Konan e questa era la prima volta che effettivamente lo dimostrava. 
Così la ragazza sorrise, abbassando lo sguardo ed anche un po’ più serena del previsto, considerato che il timore di aver sbagliato qualcosa aveva iniziato ad insinuarsi in lei. 
«D’accordo, allora mi fido—… » 
«Il tuo lupo? Dove lo hai lasciato? Poteva salire anche lui, non abbiamo nessun obbligo sugli animali. » continuò Pain allora, allontanandosi di qualche passo ed intrecciando le mani dietro la schiena.
«Sen è rimasto di sotto, doveva asciugarsi e non mi andava di farlo stancare ulteriormente. »
Il ragazzo rimase in silenzio per qualche istante prima di studiarla con gli occhi viola.
«Sei sempre stata un soggetto interessante nell’Akatsuki, e non solo per il lupo, ma per questa tua forma di gentilezza che cerchi di nascondere con un carattere irriverente, di tanto in tanto, ma soprattutto schivo. » 
Sulle labbra della ragazza, ovviamente, s’andò a delineare un sorrisetto sghembo, quasi stanco perché purtroppo Pain aveva colto al volo ciò che era davvero Reyko. 
«E questo è per caso un problema? »
«Al contrario. E’ interessante, appunto. »
Interessante? Reyko inarcò un sopracciglio, leggermente confusa da quelle sue parole e cercò di scuotere la testa alla ricerca di una risposta intelligente.
«E tu invece sei sempre così misterioso. Ad esempio, come hai fatto ad avere il Rinnegan? » domandò in un soffio la ragazza continuando a sorridergli ed incrociando le braccia al petto.
«Sai, non è una cosa che tutti possono avere. Devi essere speciale per possedere un dono simile.»
Fu allora che gli occhi viola intrisi di potere la scandagliarono con attenzione, tanto da provocarle un brivido lungo la schiena.
«Potrei dire lo stesso delle tue arti eremitiche. Quanto ne sai del Rinnegan? »
«Abbastanza da sapere che era il dono del Maestro dei Sei cammini. Erano soltanto leggende. Con quell’occhio sei davvero un Dio, in fondo è così che ti definiscono così ad Ame da quel che ho intuito. » Reyko allora picchiettò un dito contro le rosee labbra. «Però c’è una cosa che ancora non capisco.
»
Pain si andò nuovamente a sedere su una di quelle poltrone e con un gesto della mano la invitò a fare altrettanto, da perfetto padrone di casa.
«Dimmi pure, Reyko. »
La ragazza esitò, incerta se porre la propria domanda o meno, ma visto che Pain sembrava ben disposto a parlare decise di azzardare.
«Perché stai facendo tutto questo? I Bijuu? La pace? E’ davvero questo il tuo scopo? Insomma ad Ame sembra tutto così perfetto. Che cos’hai intenzione di fare? »
Probabilmente dovette aver toccato un tasto importante perché in quel momento il suo interlocutore, per la prima volta, abbandonò la sua espressione pacata. 
«Il nostro mondo, cara eremita, è stato martoriato da guerra e sofferenza. Odio che genera solamente altro odio. Vendetta che porta ad altra vendetta. E tutto questo non fa altro che creare un circolo da cui la nostra odierna civiltà non riuscirà mai ad uscire. E’ per colpa di tali sentimenti che il nostro mondo è in rovina ed io—… con questo piano, riuscirò a riportare la pace in tutte le nazioni. »
Il suo modo di parlare, perfetto e coinvolgente, era da vero leader. Riusciva ad incutere timore e sicurezza allo stesso tempo, quasi come se la stesse davvero convincendo di ciò che diceva. 
«E come pensi di riuscirci? Insomma abbiamo estratto tutti quei demoni, ne mancano ancora due—… e non ci hai mai rivelato tutto il piano. »
«Reyko—… » sussurrò il suo nome come se ci fosse qualcosa di pericoloso in esso. «Tu non preoccuparti, sta andando tutto bene. »
Stranamente la kunoichi strinse i pugni, perché quella risposta non le andava bene neanche un poco. I suoi compagni si stavano facendo ammazzare per un piano che non conoscevano fino in fondo, lei stessa rischiava la vita per questo motivo.
E Pain che cosa faceva? Le diceva di non preoccuparsi?
La sua pazienza aveva un limite e lei stava per oltrepassarlo. 
«Come faccio a non preoccuparmi? Insomma tu stai qui nella tua torre a giocare a fare il Dio mentre noi altri andiamo in giro rischiando ogni momento della giornata. »
Per un attimo ebbe paura, visto lo sguardo che le lanciò Pain, di stare per iniziare uno scontro, ma il ragazzo fece solamente un profondo sospiro e portò una mano a sorreggere la propria fronte.
«Lo so, ma ho dei doveri da compiere qui nella mia città. »
«E’ una risposta da vero idiota, lo sai vero?! » lo provocò nuovamente lei guardandolo male. 
«Ecco il lato irriverente di cui parlavo prima. »
«Smettila di analizzarmi e rispondi seriamente—… » 
Avrebbe probabilmente continuato ad istigarlo, fregandosene  del fatto che lui era il loro Leader, almeno fino a quando non arrivò la figura di Konan, che si compose dinnanzi ai loro occhi grazie a mille farfalle di carta. Reyko rimase tanto affascinata dalla cosa che non ebbe più le parole necessarie per continuare quel discorso con Pain, e lui, altrettanto perso ad osservare la sua compagna, sembrava guardarla come si guarda qualcosa di bello ed irraggiungibile.
Che rapporto avevano loro due?
«Reyko! » e Konan, che di solito si mostrava davanti agli altri con la sua espressione seria, si rivolse alla ragazza con estrema cordialità tanto da accennare un sorriso. «Perdona il mio ritardo, ma dovevo controllare che in città andasse tutto bene. »
L’eremita schiuse le labbra per parlare ma poi abbassò lo sguardo e sorrise a sua volta.
«Non preoccuparti, anzi, spero di non essere io troppo in ritardo.
»
La ragazza dai capelli violacei le fece cenno di no, ed allora le sue iridi ambrate incontrarono gli occhi viola di Pain e sembrò che fra di loro si fosse appena instaurato un discorso mentale. Rimasero qualche istante a guardarsi, e lei si sentì in imbarazzo ad essere li in mezzo.
Forse era così che ogni tanto Kisame si sentiva quando Reyko ed Itachi si ritrovavano a fissarsi negli occhi. 
«Adesso vi lascio ai vostri discorsi fra donne. » mormorò all’improvviso Pain, voltandosi per dar loro le spalle mentre si dirigeva verso l’uscita. «Reyko. »
Lo guardò allontanarsi senza dire niente, confusa sempre di più dal perché di quella chiamata. Era chiaro che poco avesse a che fare tutto ciò con il loro piano, quindi Reyko rimase immobile e solamente dopo guardò di sbieco l’angelo. Schiuse le labbra per parlare ma Konan fu più veloce di lei. 
«Spero che le parole di Pain non ti abbiano offesa in alcun modo. Lui, certe volte, sa essere un po’ brusco—…-»
«In realtà penso di essere stata io quella brusca ed anche invadente, ma questa non è una novità.
» replicò Reyko scrollando le spalle come se non l’avesse fatto di proposito. 
«Non sei stata invadente. Ho sentito solamente poche parole della vostra discussione e ritengo tutto ciò che hai detto fin troppo veritiero. Non mi piace tenere all’oscuro tutti quanti gli altri, siamo un gruppo, ma è anche per la vostra sicurezza se non vi diciamo nulla a riguardo. »
L’eremita tornò a studiarla con attenzione, assottigliando i grandi occhi scuri in direzione di Konan. 
«Facciamo che vi credo. D’accordo? Non abbiamo bisogno di sapere altro. »
Si sentì quasi dispiaciuta per aver forzato la mano con lei, quindi abbassò lo sguardo. 
«Grazie—… » e Konan sorrise e si mosse in direzione della grande apertura da cui lei stessa era giunta, facendo un cenno col capo di seguirla. «Dimmi un po’ come vanno per adesso le cose? Ti ho visto parecchio nervosa ultimamente. L’esperienza del Due Code non deve essere stata facile per te. »
Fu allora che l’eremita, sorpresa come non mai, rischiò di trattenere il fiato più a lungo del previsto, così poi sospirò e scrollò le spalle, con aria annoiata. 
«Vanno. Non mi aspettavo di essere riconosciuta, scusami se non sono riuscita a partecipare all’estrazione. »
«In verità se Pain non ti avesse fatta andare l’avrei fatto io stessa. Posso solo immaginare il dolore, la frustrazione e soprattutto la confusione in quegli attimi. »
Konan era gentile, così gentile che mai avrebbe immaginato un carattere simile associato ad una ragazza quale era lei. Il secondo in comando dell’Akatsuki possedeva un cuore. 
«Hai ragione, non è stato facile. Purtroppo al momento non c’è nulla di facile. »
Esitò anche lei nell’ammettere quelle parole, tanto da non guardarla negli occhi, infatti si affiancò a lei sul bordo dell’apertura che sembrava una bocca, e poi lasciò che lo sguardo vagasse sulla città ai loro piedi. 
«E’ proprio di questo che volevo parlarti. » 
Il cuore di Reyko iniziò a battere più veloce del previsto, forse perché erano giunte celermente al punto centrale di quella convocazione. 
«Di cosa con esattezza? »
«Ho notato da un po’ di tempo a questa parte la tua apprensione nei confronti di—… »
«Non dirlo, ti prego. Non voglio parlare di lui. » la fermò immediatamente la ragazza pronta ad allontanarsi perché non era di certo intenzionata a fare delle chiacchiere fra donne. 
«Invece sì, ti dirò quello che penso e tu mi ascolterai perché sei una ragazza intelligente. » 
Il tono di Konan non sembrava ammettere repliche, tanto che Reyko riuscì ad esser messa a tacere prima ancora di risponderle. 
«So, o meglio, ho intuito che sei preoccupata per Itachi, specialmente dopo la notizia di ieri. »
Purtroppo, per quanto l’eremita non volesse ammetterlo, Konan aveva maledettamente ragione, infatti annuì anche se il suo viso s’adombrò. 
«Ma del problema si occuperà Deidara, giusto?! »
«Quanta fiducia hai in Deidara? Rispondimi sinceramente. »
Maledizione, il discorso era più pericoloso del previsto. 
«Non troppa, anche se mi dispiace ammetterlo. »
«Lo immaginavo. Ho visto il modo in cui entrambi vi guardate quando c’è una minaccia in avvicinamento e credo vivamente che questo fratello minore sia una minaccia non indifferente per Itachi. Lui è stato uno dei nostri primi membri, eccellente in qualsiasi cosa faccia e silenzioso al punto giusto. Ma ho come la sensazione che sia in pericolo al momento. »
Purtroppo Konan era riuscita, con intelligenza, a metter su un quadro completo che rispecchiava la realtà dei fatti, e questo faceva male. 
«Ammesso e concesso che sia davvero preoccupata per lui, che cosa posso fare? Non è una cosa che riguarda me. E’ una questione fra fratelli. Io non posso fare niente.»
Gli occhi ambrati dell’angelo si poggiarono sulla figura di Reyko, intenta ancora a guardare la città ed un sorriso gentile si fece largo sulle sue labbra. 
«Sai, sono più grande di te e vorrei tanto dirti che nel corso degli anni ho imparato qualcosa. Quegli sguardi che vi scambiate o la preoccupazione reciproca, non sono di certo cose che si possono replicare. » ed il tono della ragazza s’abbassò impercettibilmente. «Se trovi qualcuno con cui puoi condividere tutto ciò devi approfittarne perché non sai mai quale potrebbe essere il vostro ultimo momento insieme, e questo te lo dico per esperienza personale. »
In quell’attimo, solamente allora, Reyko si voltò repentina verso di lei, stupita da quell’affermazione mentre una sola domanda si fece largo nella sua mente.
«Che vuol dire? Come fai—… no. Aspetta. Io ero sicura che tu e Pain—… »  non riuscì ovviamente a formulare un discorso completo, cosa che la fece sentire ancora più stupida del solito. 
«E’—… complicato, Reyko, e non voglio annoiarti con le storie del mio passato visto e considerato che non c’è molto tempo da perdere. »
«Non mi stai annoiando, Konan, ma io ero sicura—… insomma anche voi vi guardate in quella maniera. »
«Hai ragione, Pain è mio ed io sono sua, ma non nella maniera che pensi tu. Il mio vero amore si chiamava Yahiko e purtroppo l’ho perso tempo fa, quando non sono stata in grado di fare nulla per salvarlo. »
Quelle parole furono un colpo al cuore per Reyko che sentì i propri occhi iniziare a bruciarle, cercando ovviamente di cacciare indietro le lacrime. 
«Perché non hai fatto nulla per salvarlo se era il tuo vero amore? » 
«Perché sono stata debole e non ci sono riuscita. » sussurrò Konan sempre con gentilezza tale da metterle inquietudine e tristezza allo stesso tempo. «Ma non fare quella faccia, Reyko, è passato del tempo ma il suo ricordo ed il suo viso sono sempre con me. »
«Se tu sei stata debole allora come pensi che io possa riuscire a fare una cosa simile? Sempre se Deidara dovesse fallire. »
Improvvisamente fu come se un groppo in gola le si fosse formato, tale da renderla impotente agli occhi dell’unica compagna. 
«E’ questo il punto. Non voglio che tu commetta il mio stesso errore se dovesse ripresentarsi una situazione simile, Reyko. Dovrai reagire con lucidità se ce ne sarà bisogno, capisci? » 
Perché ultimamente ogni volta che il discorso prendeva una piega sentimentale, tale da toccare i suoi tasti dolenti, aveva una gran voglia di scoppiare a piangere? Cercò con tutta sé stessa di trattenersi, ma gli occhi dicevano altro. 
«Perché mi stai dicendo tutto questo? Che motivo hai, tu, di dirmi una cosa simile? » domandò con un filo di voce prima di guardarla di sbieco. 
Konan sembrò esitare alla domanda postale dall’eremita, ma poi una serie di farfalle di carta iniziarono a sciamare intorno alle due ragazze. 
«Perché siamo donne e dobbiamo aiutarci fra di noi. » 
Quella risposta bastò per spingere Reyko ad annuire abbassano però il capo, mentre Konan continuava a sorridere lasciando che le sue farfalle girassero loro intorno. 
«Hai ragione—… mi dispiace non essere stata il massimo della compagnia in questi anni. » 
«Potrei dire lo stesso io. Ti ho lasciata in compagnia di alcuni psicopatici che ringraziavo di non dover incontrare. Non deve essere stato facile. »
Quell’affermazione riuscì a strappare una risata divertita da Reyko, che si passò il dorso della mano sugli occhi in modo tale da asciugare possibili lacrime. 
«Li  ho saputi tenere a bada. »
«Ottimo lavoro, eremita dei lupi. » sussurrò Konan prima di lasciare che le farfalle tornassero sul suo corpo, in un jutsu assolutamente stupefacente. 
«E grazie per il consiglio, non penso di averne mai parlato con nessuno. » continuò la ragazza scuotendo i capelli biondi lasciando che essi ricadessero sulle sue spalle. 
«Figurati, te l’ho detto, era semplicemente di questo che volevo parlarti. Niente piani, niente demoni, niente nemici. Solamente di te. E’ una cosa che spesso ci dimentichiamo di fare, non trovi? »
Aveva ragione su tutta la linea, cosa che la spinse ad annuire con aria sconfitta ma allo stesso tempo sentendosi più leggera. Konan con quella sua aria aulica sembrava essere davvero molto più saggia di quanto in verità non fosse Reyko e la ringraziò mentalmente per le parole d’incoraggiamento che aveva avuto per lei. Magari sarebbe stato bello, forse fin troppo, potersi dimenticare di ciò che succedeva all’esterno mentre conversava piacevolmente in compagnia dell’Angelo.
Avrebbero dovuto rifarlo altre volte, quando magari le cose sarebbero andate un po’ meglio.
Fu proprio con questa promessa che Reyko e Konan si lasciarono. 


Il giorno seguente
Quando Zetsu si allontanò da loro Itachi attese con pazienza che la pianta s’allontanasse del tutto, in modo tale da esser certo che al momento non vi era più nessuno in loro compagnia. Odiava essere colto di sorpresa, ma il potere di Zetsu era differente da qualsiasi cosa lui avesse mai conosciuto. Eppure le notizie che gli riferì non erano nulla di nuovo, anzi, erano esattamente ciò che si era aspettato fin dal momento in cui Deidara si propose per andare a fronteggiare suo fratello. Lo scontro, a detta di Zetsu, era stato impeccabile da entrambe le parti e che a quanto pareva Deidrara aveva avuto, più che altro, sfortuna.
Il fulmine batte la terra e considerato che Sasuke sapeva usare alla grande le tecniche di fulmine lo scontro di Deidara era segnato in partenza. 
Non lo sorprese neanche un poco sapere che dunque, il perdente, era stato il loro compagno e che adesso toccava a lui. Aveva personalmente detto alla pianta che lo scontro era ciò che più desiderava e che finalmente il suo sogno stava per avverarsi. In fondo avrebbe testato le capacità di Sasuke, quella non era una cosa negativa, solo che alla fine ci sarebbe dovuto essere un solo vincitore: suo fratello. 
Era tutto perfetto, un piano che portava avanti da troppo tempo e che finalmente stava giungendo a compimento.
Finalmente tutto il proprio dolore sarebbe svanito, anche se negli ultimi tempi un bagliore di luce era riuscito a schiarire le tenebre che attanagliavano il proprio cuore. Solamente per questo motivo aveva avuto un momento di crisi interna, cercando di capire che cosa fare, ma il proprio onore e la lealtà verso il suo paese erano così forte da averlo spinto a compiere quell’ultimo folle gesto. 
Lui sarebbe morto in seguito allo scontro con Sasuke ed allora i suoi crimini sarebbero stati espiati una volta per tutte. 
La vita era una gabbia nella quale Itachi era rinchiuso, la morte sarebbe stata più serena, più semplice. 
Era stanco di combattere contro sé stesso, lui avrebbe tanto voluto una vita serena e tranquilla, se ne era ricordato solamente dopo averla conosciuta e dopo aver apprezzato il suo sorriso. 
«Quindi, ormai, l’incontro con tuo fratello è inevitabile. » sentenziò Kisame, al suo fianco, che aveva ascoltato tutta la discussione con Zetsu. 
Ma ormai Kisame sapeva tutto, eccezione fatta per le vere ragioni. 
«Esatto. Mi dispiace che Deidara si sia sacrificato in questo modo—… » aggiunse Itachi tenendo lo sguardo basso. «Adesso però devo iniziare a pensare come accogliere mio fratello. »
Un ghigno si dipinse sul viso di Kisame che già sembrava pregustare l’incontro.
«Hai in mente qualcosa di speciale? »
«Forse—… ho bisogno, però, del tuo aiuto. A quanto pare viaggia con un gruppo di shinobi, dovrai fermare gli altri. »
«Non preoccuparti, lascia fare a me. » e lo spadaccino della Nebbia portò una mano al petto con fare onorevole. «E lei? Non glielo dirai? »
Sapeva benissimo che gli avrebbe fatto una domanda simile, per questo motivo annuì lentamente, abbassando le iridi rosse.
«Sì, ma non voglio che si preoccupi. »
«Starà in pensiero per te dal primo secondo all’ultimo, perché tanto è chiaro che vincerai e che ti prenderai i suoi occhi per migliorare il tuo sharingan. »
Ecco che cosa pensava davvero Kisame, o meglio quello che sapeva. L’ennesima bugia raccontata per risultare più credibile davanti a tutti. 
«Hai ragione. » sussurrò Itachi rivolgendo nella sua direzione le iridi cremisi. «Finalmente i suoi occhi saranno miei. »
   
 
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