Cap. 8
Quando Hermione scese per la colazione
la mattina dopo, non trovò Krum in sala. Si sedette e
cominciò tranquillamente ad imburrare una fetta di pane. Dopo
quattro giorni passati da Viktor, si sentiva a suo
agio, come se fosse a casa sua.
Un quarto d’ora dopo, Krum non
arrivava ancora. Hermione si chiese se non fosse
stato il caso di andarlo a svegliare, erano quasi le undici. Chissà cosa
avrebbero fatto quel giorno… Le ore passate con lui
erano state senza dubbio alcune delle migliori della sua vita, ed era convinta
che le seguenti non sarebbero state da meno. Ma si
sbagliava.
Finalmente sentì Krum scendere dalle scale lentamente. Hermione si alzò per andargli
incontro, ma in quel momento Krum entrò dalla porta
della sala da pranzo. Non lo aveva mai visto così. Aveva la faccia tesa e lo
sguardo furente. I suoi occhi non le erano mai sembrati così scuri e tenebrosi,
ed erano lividi, come se non avesse dormito tutta la notte. Le mani sembravano rilassate, ma, guardandole bene, si accorse che tremavano di
rabbia.
Krum la oltrepassò guardando per terra, come se lei non
esistesse, e si sedette a tavola senza dire una parola. Hermione
era sorpresa e preoccupata. Cos’era successo? Perché Viktor si comportava così?
Gli si avvicinò e si sedette di fronte a lui.
- Ciao,
Viktor… che succede? – chiese. Lui non rispose e si
versò del caffè nella tazza – …ehi, mi vuoi dire che cos’hai? – ripeté lei, un po’ seccata. Krum la ignorò di nuovo – Viktor,
ascoltami!!
Alla fine Krum alzò gli occhi e la
guardò fissa.
- Bene,
ora che sei tornato tra noi umani… mi vuoi spiegare??
– gli chiese ancora Hermione. Finalmente Krum parlò:
-
Sei tu che dofresti spiegare… – disse,
tornando a concentrarsi sul suo caffè.
- Spiegare?
Spiegare cosa?? – Hermione
si stava davvero arrabbiando adesso.
- Spiegare
qvesta!! – esclamò Krum, e le mise davanti al naso un foglio molto spiegazzato
e strappato sul fondo. Hermione la guardò
un attimo… poi riconobbe la scrittura di… Ron!
- Cosa ci fai con questa lettera? Quando
l’hai presa? – non riusciva proprio a capire. Krum
ritrasse la lettera prima che Hermione riuscisse ad afferrarla.
- Non
fare finta di niente, Hermione… perché non l’hai
detto prima? Afresti risparmiato tempo, no? … infece sei andata afanti, e… hai
illuso me, raggirato… – una grossa vena si stava gonfiando sulla sua tempia
sinistra – … allora chi è? Qvello
rosso, no?
- Ma di che cosa stai parlando? Non ho neanche letto quella lettera… ma allora sei stato tu a frugare nella mia roba… a
mettere a posto tutto, e… a rubarmi la lettera!
- Io
non ho rubato niente – si difese Krum
alzandosi – sei tu quella sleale! Colpisci a spalle, eh?
- Ma
che diavolo stai dicendo? E comunque,
Ron è solo un mio amico, che cosa c’entra con noi?
Smettila di fare il misterioso, e dammi quella lettera, Viktor…
- No,
eh? Allora senti:
Cara Hermione,
COSA CI FAI A CASA DI KRUM??? Non ti ricordi cosa ha fatto l'anno
scorso?? Lui è… ascolta, Hermione, non prendertela se
te lo dico, ma non puoi fidarti di quello!! Tu non
sai... la sua famiglia è stata sospettata di avere a che fare con Tu-sai-chi, me l’ha detto mio padre, e anche lui... cioè, non arrabbiarti, non lo dico per me, lo dico per te!
Non voglio che ti succeda qualcosa di male per colpa sua... perché tu sei
importante per me... e per Harry, ovvio, per tutti.
Adesso sto perdendo il filo del discorso... comunque,
ti prego, Hermione, stai attenta! Non si può mai sapere con uno di Durmstrang...
con lui, poi... stai molto attenta.
Scrivimi se
succede qualcosa di strano.
Mancava la firma in fondo dove la carta era stata strappata,
ma si capiva benissimo che chi scriveva era Ron. Hermione si trovò spiazzata; non si sarebbe mai aspettata
che Ron le dicesse che era
importante per lui, e che si preoccupasse tanto. Cioè,
era un suo amico, ma non pensava…
E quegli avvertimenti riguardo la
famiglia di Viktor? Cosa
significava tutto questo? E quel che era peggio era
che la lettera era finita in mano sua…
-
Ecco, contenta adesso? – disse lui. Ora stringeva i pugni con forza – passi
giornate con me e intanto te la fai con qvello lì… e per lettera! Io avevo anche creduto te quando…
Hermione non resistette più.
-
Che coraggio hai di parlarmi così?! – urlò, con gli occhi pieni di
lacrime – Io non ho mai letto quella lettera!! Non sto
con Ron, non sono mai stata con lui, è un mio amico…
e tu sei… un idiota!! I sentimenti che provavo quando stavo con te erano sinceri, non avrei mai
potuto… tu non hai fiducia in me!! Io… io ti odio!!! –
Hermione urlò con tutta la sua forza e colpì Viktor con uno schiaffo. Era ferita, si sentiva tradita da
colui di cui sentiva di essersi seriamente innamorata.
Dentro di lei si era rotto qualcosa… lui non si fidava e forse non l'aveva mai
fatto!! Le sembrò che il mondo le crollasse addosso… si
voltò, con il viso rigato dalle lacrime e corse verso la sua camera, decisa ad
andarsene il prima possibile da quella casa. Viktor
la guardò scappare in lacrime, rendendosi conto troppo tardi
dell'enorme errore che aveva fatto e di quello che rischiava di perdere… non se
lo sarebbe mai perdonato, non l'avrebbe lasciata andare così facilmente,
lei, l'unica che tra tante l'aveva stregato, facendolo innamorare. NO, non
poteva perderla così...
Hermione entrò in camera sua, sbattendo la porta. Piangeva. Prese la
sua valigia e la gettò sul letto. Aprì tutti gli armadi, tirando fuori le sue
cose e cominciando ad infilarle disordinatamente nella valigia. Non pensava a
quello che faceva. Voleva soltanto andarsene più lontano che poteva da Viktor.
Grattastinchi, vedendola così sconvolta, le si avvicinò
e si strofinò tra le sue gambe, facendo le fusa. Hermione,
accorgendosi improvvisamente della sua presenza, lo prese in braccio e si
sedette sul letto stringendolo forte a sé.
-
Oh, Grattastinchi, sono stata così… stupida! Io pensavo che
lui… e invece non… – Hermione non riusciva
più a parlare tra i singhiozzi. Si buttò sul cuscino e pianse a lungo, fino ad addormentarsi.
Nella sua stanza, Viktor Krum si infamava in silenzio.
Stava passeggiando avanti e indietro per la camera nervosamente, guardando per
terra. Stringeva ancora la lettera e aveva gli occhi gonfi. La guancia gli
faceva ancora male. O forse non era la guancia?
Non riusciva a dimenticare le parole di Hermione.
“Io… io ti
odio!!
“
“Mi
odia… e ha ragione… sono un cretino!” pensava “Non devo
perderla… proprio adesso che…”
Interruppe
di colpo i suoi pensieri. Dalla porta semiaperta era entrato suo padre.
-
Vik… va tutto bene, ragazzo? – disse, vedendolo in quello
stato. Viktor cercò di scacciare il dolore che lo
opprimeva.
-
Ssì… cioè, io non… – era confuso, ma
non voleva mostrarsi debole di fronte a suo padre – … è tutto a posto…
Xavier
Krum si sedette sul letto.
-
E’ quella
ragazza, vero? – Viktor lo guardò negli occhi per un
attimo. Come faceva ad indovinare tutte le volte? – Avete litigato?
-
Sì… ed è tutta
colpa mia…
-
Vuoi parlarne?
Viktor si sedette a
sua volta vicino a lui.
Hermione si svegliò di colpo. Guardò l’ora. Erano quasi le tre del
pomeriggio.
Si toccò la fronte. Era sudata. Aveva avuto un incubo? Sì,
ricordava delle immagini confuse di lei e Viktor, ma
non riusciva ad avere presente bene la scena. Sapeva solo che era molto
agitata. Si alzò tremando. Il cuscino era ancora tutto bagnato dalle sue
lacrime.
Mezzogiorno era passato da un pezzo, ma
Hermione non aveva fame. Sentiva come un vuoto allo
stomaco e le girava la testa.
Il tempo fuori era stupendo, ma a Hermione
non faceva altro che ricordare le bellissime giornate passate con Viktor, momenti che aveva intenzione solo di dimenticare.
Tuttavia, il sole e l’aria fresca l’attirarono
all’aperto e la ragazza si ritrovò a passeggiare proprio nei posti condivisi
con Krum durante quelle ore meravigliose. Passeggiò a lungo nei prati sconfinati della tenuta, si fermò
più volte ad assaporare la dolce sensazione di avere il vento tra i capelli. Un
brivido le corse lungo la schiena quando arrivò nel
punto esatto dove lei e Krum si erano baciati per la
prima volta e gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime.
Quando Hermione s’incamminò di nuovo
verso il castello, il sole s’apprestava a tramontare sulle montagne dietro di
lei. Le figure si riempivano gradualmente di un colore rosso infuocato che
avvolgeva tutte le cose. Il paesaggio era mozzafiato, ma
Hermione non lo guardava. Andava avanti, passo a passo, fissando la punta dei suoi piedi. I suoi
occhi erano lucidi e pieni di lacrime. Non riusciva più a stare lì con Viktor. Doveva andarsene, il più presto possibile.
Raggiunse la porta della sua camera, e ripensò alla scena di
appena due giorni prima, allo scherzo di Yuri, e le
scappò un sorriso. Entrò in camera. La sua valigia era ancora lì, aperta sul
letto. Hermione finì di sistemare i suoi vestiti e si
sedette sul letto. Intorno a lei, sulle pareti della camera, i personaggi
dell’affresco s’erano ritirati, quasi a rispettare il suo dolore, e rimanevano
immobili nelle loro posizioni originarie. Hermione si
buttò sul cuscino, soffocando le lacrime che ricominciavano a scorrere. Dopo
qualche secondo, si accorse che stava toccando qualcosa con la mano. Alzò la
testa: sembrava una busta. Con le mani che le tremavano, la aprì. La lettera
che c’era dentro aveva la scrittura di Krum. Il primo
impulso che ebbe fu quello di gettarla via. Poi ci ripensò e la lesse. La
calligrafia di Krum sembrava incerta e tremante,
all’inizio, più andava avanti, e le più parole che Hermione leggeva si facevano intense, sembrava quasi che Krum prendesse una consapevolezza crescente di ciò che
scriveva. Gli occhi di Hermione scorrevano
l’inchiostro ancora fresco sulla carta, e facevano fatica trattenere le lacrime. Le mani che
reggevano il foglio di carta tremavano, e la sua bocca
ripeteva silenziosamente ciò che gli occhi leggevano.
Quando il suo sguardo si posò sulla firma finale di Krum, le lacrime le rigavano il viso, ormai incontenibili.
Pianse in silenzio, seduta sul letto. Una lacrima lambì ad un tratto un angolo
della lettera, che cominciò a fremere. Quando se ne accorse,
Hermione la lasciò cadere sul cuscino, chiedendosi
che cosa stava succedendo. Dagli angoli della lettera cominciarono a spuntare
dei germogli, che dopo un attimo si trasformarono in fiori. Nel giro di qualche
secondo, la lettera si era trasformata in uno splendido mazzo di fiori che Hermione non aveva mai visto, con
profumi inebrianti e sconosciuti. Un leggero sorriso comparve sulla sua bocca.
Mentre il mazzo si sviluppava in forme e colori uno più spettacolari
dell’altro, Hermione vide un biglietto attaccato a
quello che Hermione riconobbe come il fiore dorato
che Viktor le aveva donato quando
erano insieme in volo sul suo manico di scopa. Hermione
si asciugò le lacrime, mentre il suo sorriso si allargava. Il biglietto diceva
semplicemente: “Perdonami. Ti amo.”
Hermione entrò in camera di Krum. Lui era
in un angolo, tutto intento a lucidare il suo manico di scopa, alla luce di un
candelabro pieno di candele purpuree. Hermione chiuse
la porta. Krum alzò la testa e si voltò. Come la vide
là sulla soglia, lasciò cadere la sua Nimbus e le andò incontro.
- Hermione, mi disp…
-
Ssst – fece lei mettendogli un dito sulla bocca. Lo
guardò dritto negli occhi nerissimi, lo strinse a sé e lo baciò. Krum parve inizialmente un po’ sorpreso, ma si riprese
subito e rispose al bacio di Hermione. Con uno schiocco di dita aprì la finestra, in modo che una
leggera brezza e la luce del tramonto entrassero nella stanza, creando
così un’atmosfera veramente speciale. Lei chiuse gli occhi e mise le mani tra i
capelli di Krum. Il suo cuore le batteva fortissimo e
un calore sempre più intenso le invadeva il corpo. Si sentiva come trasportata
da una corrente impetuosa che la portava lontano. Aprì un attimo gli occhi: il
volto di Viktor, concentrato sulla sua bocca, era
inondato dalla luce degli ultimi raggi di sole che lo facevano sembrare un essere sovrannaturale. Richiuse gli occhi, rendeva molto
di più così. Krum cominciò a baciarle il collo,
mentre con le mani le slacciava i bottoni della camicetta. Lei intanto
esplorava il suo corpo da sotto la maglietta, toccandogli le spalle, il petto,
la schiena... Poi Krum si tolse la maglietta e si inginocchiò di fronte al lei, continuando a baciarle i
fianchi e il ventre e cominciò con i jeans. Si distesero sul letto, sempre
abbracciati. Krum la guardò: Hermione
non le era mai sembrata bella come in quel momento.
Le candele intorno a loro si consumavano lentamente.