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Autore: atzuki97_drarry    01/01/2018    1 recensioni
[DRARRY] [Accenni ROMIONE]
E' il sesto anno per Harry Potter alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, è tempo di verità, altri misteri e nuovi amori.
Harry dovrà ricredersi su tutto ciò che ha creduto fino a quel momento, sopratutto su tutto ciò che riguarda lo studente da lui più odiato, Draco Malfoy. Cosa accadrebbe se tutto ciò che è stato narrato non fosse andato esattamente come è stato detto? E se l'ossessione del giovane Potter non dipendesse solo dai propri sospetti come lui stesso crede? E se la pressione straziante di Draco non riguardasse solo il compito a lui assegnato?
(Premetto che questa è la mia prima Fanfiction su Harry Potter, spero di aver fatto il possibile per far uscire qualcosa di decente, la Fanfiction riporterà alcune piccole parti (quelle che riterrò più essenziali per lo sviluppo della FF) così come scritte nel libro o leggermente modificate, mentre tutto il resto ovviamente è nato dalla mia mente malata di Drarry. Spero che questa storia sia di vostro gradimento.)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Il trio protagonista, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Tutto nella stanza delle necessità si era bloccato per pochi istanti, solamente il rumore del gocciolio sulle pagine ingiallite facevano da eco nell’aria.
-Quello è veritaserum- disse Draco portando il suo sguardo disgustato sulla pozione appena infranta. 
-Come fai a dirlo? – rispose Harry di rimando, prendendo il libro fradicio tra le mani.
-Ti prego, sono il migliore a pozioni, so riconoscere una pozione di quel calibro quando la vedo.-
Harry non seppe come controbattere, perciò Draco si infuriò ulteriormente. 
-Mi disgusti, non ti sei mai fidato di me. Il veritaserum è un preparato che richiede mesi di preparazione, ed ora, secondo i tuoi piani pronta per essere utilizzata-
Harry si sentì ferito per le parole di Draco, era vero che inizialmente non si fidava troppo, ma non era mai arrivato al punto di pensare alla veritaserum. Adesso se era arrivato a quel punto era tutta colpa delle sue ovvie azioni. Avrebbe potuto rivelargli del libro del principe mezzosangue, ma lui era venuto lì per nasconderlo e non era tanto stupido da capire che non doveva essere argomento da trattare con chiunque.
Indietreggiò d’istinto e andò a sbattere contro l'armadio alle sue spalle. 
-Fa Attenzione! - si lasciò sfuggire Draco tendendo le braccia in avanti. 
Harry lo guardò, assottigliando lo sguardo incuriosito. 
-Cos'è questo, Draco? - 
-Sei cieco o cosa? È un armadio, e dire che porti pure gli occhiali, quattrocchi-
-Non è un semplice armadio- constatò lui. 
-Che sciocchezze stai dicendo? –  controbatté lui a disagio.
Harry osservò meglio l'armadio, era familiare, di certo lo aveva visto da qualche altra parte. Ignorando le parole di Draco, aprì un anta aspettandosi qualcosa nascosto al suo interno, ma questo era vuoto, se non per una mela verde. Si sporse maggiormente dentro e ricordò, nei suoi ricordi era più grande e imponente e perfino più macabro, questo perché la prima volta che lo vide, Harry aveva solamente 12 anni, era l'armadio in cui si nascose da Magie Sinister  per nascondersi e origliare proprio Draco Malfoy. 
-Che cosa ti serve un oggetto preso da quel negozio? E soprattutto come hai fatto a portarlo fin qui? - 
-Non so di che stai parlando-
-Non mentirmi! Non puoi nascondermi qualcosa così importante, ti ho dato fiducia Draco, nonostante il marchio confidavo in te, sapevo che non potevi mai far del male seriamente a nessuno. E allora come mi spieghi una cosa del genere qui ad Hogwarts, e di te che sparisci per occuparti di questa cosa. - 
-Mi hai dato fiducia? - ripeté Draco indignato - in questo modo? - 
-Draco, non cercare di alimentarmi ulteriori sensi di colpa, sono stanco dei tuoi giri di parole e dei tuoi furtivi segreti–
–Smettila di sentirti migliore di chiunque altro e quello che chiedi forse sarà possibile, anche tu nascondi “furtivi segreti”, cos’è quel libro che cerchi tanto di nascondere?–
Draco al suo solito prese la palla in balzo per mettere Harry con le spalle contro il muro con le sue constatazioni.
–Qualunque cosa io possa fare non potrà mai mettere in pericolo intenzionalmente la vita delle persone, non sono io quello con il Marchio Nero inciso sul braccio–
–Stai frequentando me, non è un pericolo abbastanza grande da mettere in repentaglio la vita delle persone?–
–Dimmelo tu–
Draco scosse la testa, come per affermare che chi gli stava di fronte non potesse mai capire il proprio pensiero, una causa persa. –Continui a farmi la morale, ma tu sei esattamente come me.–
Harry iniziò a spazientirsi, strinse la presa sul libro, se colpirlo nelle sue incertezze era quello che voleva fare, ci stava riuscendo. –Adesso basta, sono stufo delle solite inutili chiacchiere. Se non vuoi dirmelo tu, troverò comunque il modo di scoprire cosa sia quell’affare, mi basta mandare un gufo ad Hermione, lei sicuramente lo saprà e capirà perfino le tue intenzioni-
-Non lo farai- rispose con un soffio di fiato, era ormai nero di rabbia, le sue mani tremavano senza controllo nel tentativo di recuperare la sua bacchetta.
–Hai intenzione di fermarmi? Per quale motivo? Pensavo non stessi facendo nulla di male e che fossi io a non capirti–
Draco non ci vide più, afferrò la sua bacchetta e la puntò contro Harry –Harry ti avverto, non dire un’altra parola–
Harry puntò il suo sguardo sulla bacchetta puntata dritta in mezzo agli occhi, era stupito e amareggiato per quella mossa, ma decisamente ancor più furioso.
–Altrimenti?–disse tenendosi pronto a sfoderare la bacchetta.
–Altrimenti sarò costretto a tapparti io quella tua lurida bocca–
–Ti è piaciuto baciare questa lurida bocca però, o non dirmelo, non posso capire neanche questo?–
–Expulso!- urlò, lo stupore lottò con l’istinto di sopravvivenza riuscendo a deviare il colpo elettrico che si schiantò in pieno sul libro del principe, riducendolo in polvere. Estrasse immediatamente la sua bacchetta e la puntò contro il biondo che lo aveva attaccato.
–Expeliarmus- pronunciò, tentando di disarmarlo, ma Draco era veloce e la sua tempra di potere lottavano di fronte a tutto.
–Vigliacco!– gli sputò contro Harry –Ammettilo per una buona volta che sei sempre stato pessimo, fin dall’inizio–
–Non ho proprio nulla da ammettere– ringhiò a denti stretti –Expeliarmus!–
–Qual era lo scopo nel baciarmi? Una punizione? O forse tutto un piano per far vacillare le mie idee sul tuo riguardo?–
–Io ti ho anche baciato la prima volta ma tu hai iniziato a pedinarmi come uno stalker psicopatico e sempre tu sei venuto da me, non ti ho di certo trascinato io.–
Adesso i due ragazzi si scrutavano sull’attenti muovendosi in piccoli passi mantenendo una distanza di sicurezza fissa.
–E quindi te ne sei approfittato? Come se fossi una puttana da compagnia?– urlò Harry rosso in viso dalla rabbia mista al dolore.
–Fottiti– rispose Draco ringhiando.
–Pensavo ci avresti pensato tu– sputò Harry con un espressione di innaturale compiacimento sul volto mutato dall’ira.
–CRUCIO!– esplose Draco scagliando la maledizione senza perdono, proprio nel momento in cui Harry si era voltato per lasciare la stanza. Fortuna volle che la rabbia gli aumentò l’adrenalina che gli permise di lanciarsi in tempo lontano dalla traiettoria del colpo.
L’ultima briciola di fiducia verso Draco si era scagliata contro il muro e frantumata in mille pezzi.
Era un nemico. 
Suo nemico. 
-SECTUSEMPRA- urlò, non appena si rialzò.
Voleva ferirlo, così come lui aveva ferito Harry. 
Ma qualcosa andò per il verso più sbagliato. Era successo tutto troppo velocemente. Rivoli di sangue scorrevano sotto il corpo ormai svenuto di Draco. 
Harry lasciò cadere la bacchetta dalle sue mani tremanti, era sotto shock. Che aveva fatto?
Corse verso il suo corpo incosciente. 
-Draco! - chiamò terrorizzato. Era un suo nemico, ma lo amava ancora.
La camicia squarciata sull'addome rivelavano una ferita mortale, provò a fermare la fuoriuscita del sangue con le proprie mani, sporcandosele del suo peccato ma troppo profonda per essere curata da qualche stupita tecnica babbana. 
Cercò di sollevarlo, il suo peso morto sulle braccia lo fecero barcollare per lo sforzo. 
-Qualcuno mi aiuti! - urlò consapevole che nessuno poteva sentirlo all'interno di quelle mura. Cercò di raccogliere tutta la forza che possedeva e portò  il corpo fuori dalla stanza delle necessità, fortuna volle (o sfortuna, a seconda da come la si guarda) proprio da quel corridoio si trovava a gironzolare Severus Piton che vide subito i due ragazzi. 
-Potter! - ringhiò Piton muovendosi a passo spedito verso il ragazzo ferito, Draco fu poggiato sul freddo pavimento mugulante di dolore, sudato e tremante. - Che cosa hai combinato? - 
Harry era già nei guai seri con il professore, non osava immaginare quali atrocità di punizioni avesse in serbo per lui dopo le vacanze, se gli avesse rivelato cosa accadde li dentro, lo avrebbe espulso sicuramente. E ora come ora non poteva permetterlo. 
-Stavamo litigando come al solito. La bacchetta di Draco è impazzita ferendolo. - Si faceva schifo da solo per star mentendo così spudoratamente, non si riconosceva nemmeno, indossare le colpe di un atto atroce alla vittima, Draco rischiava di morire a causa sua e lui gli stava addossando la colpa. Però non poteva fare altrimenti, c'erano troppe cose in gioco. Era nei guai fino al collo e ogni passo che compiva, ogni decisione che prendeva non faceva che farlo affogare sempre di più, portandolo giù in fondo a un abisso senza ritorno. 
–Bugiardo- sputò velenoso Piton - Un danno di tale portata non può averlo provocato una sbadatezza, ne tanto meno una "bacchetta impazzita", No, è stato un incantesimo, e chi lo ha lanciato era ben consapevole di volerlo fare.–
"Lei conosce l'incantesimo che può averlo provocato? - chiese Harry con un certo timore. 
Ma Piton non rispose, cosa che non lo rassicurò di certo. Piuttosto portò le sue mani pochi centimetri al di sopra della ferita di Draco e iniziò a sussurrare una cantilena incomprensibile. Lentamente la ferita iniziava a rimarginarsi, ad ogni parola il ragazzo ferito tremava meno, il taglio profondo venne sostituito da qualche innocuo graffio sull'addome. 
Per un attimo Draco sembrava non respirare più poi riprese con un sospiro profondo quanto doloroso. 
-Portalo in infermeria. E in fretta. - disse asciutto il professore. Harry puntò lo sguardo sul ragazzo sotto le sue mani, immobile. Quando lo riportò al professore non ebbe neppure il tempo di ribattere che lui era già andato via. 
-Malfoy? - chiamò. L'altro ragazzo sembrava non sentirlo. 
-Draco svegliati- sussurrò - Non posso portarti in infermeria. La dottoressa vedrebbe il tuo marchio- constatò parlando più a se stesso che al diretto interessato. 
Ma invece di rispondere Draco iniziò a tossire pesantemente, il respiro farsi più corto. 
-Ma non posso nemmeno lasciarti qui- ammise mentre tentava di rimetterlo in piedi- Non ne so nulla di infermeria e non conosco nessun amico che potrebbe aiutarti-
Portò il braccio di Draco sopra le sue spalle e gli strinse la vita con il suo per reggerlo in modo ferreo - Vale a dire che proverò in qualche modo a non fargliela notare-
E così dicendo, a passo lento si incamminarono verso l'infermeria. 

Non appena arrivati Madama Chips li travolse allarmata e iniziò con il suo giro di domande. 
"Che cosa è successo? Chi l'ha ridotto cosi?" disse guardando la chiazza rossastra formatosi nella camicia sul suo addome. 
-La bacchetta di Draco è impazzita- si giustificò Harry mantenendo viva la stessa menzogna. 
-Oh Merlino! Non ti preoccupare, fatemi vedere la ferita-
Harry poggiò Draco sul lettino mentre la dottoressa si infilava dei guanti antiallergici e avvicinava il carrettino con varie bende e pozioni di guarigione nel lato opposto del letto in cui Harry si trovava. 
Tese le mani verso i bottoni della camicia per aprirla e Harry dovette frenare l'istinto di staccargliele via. Quando anche l'ultimo bottone fu sbottonato lei si sorprese di vedere solamente un lungo taglio quasi rimarginato. 
-Lo hai soccorso tu? - chiese ad Harry. 
Lui scosse la testa - No, è stato il professor Piton-
Lei lo guardò con circospezione e annuì - Capisco. - dopodiché prese una delle pozioni presenti nel carrello, una dal colore piuttosto smorto e sorreggendo il capo di Draco con una mano gliela fece bere. 
-A che serve? - chiese Harry. 
-A cicatrizzare al meglio la ferita e non procurargli troppo dolore quando si sveglierà-
-E quando lo farà? - 
La dottoressa sospirò guardando il ragazzo addormentato -Questo non possiamo saperlo, caro. Non sembra una ferita inferta da un normale colpo impazzito, sembra decisamente più complessa"
-Questo significa... - iniziò Harry, pensava il peggio ma non aveva il coraggio di dirlo. 
-Questo significa che qualcuno dovrà sempre prendersi cura di lui in attesa del suo risveglio- continuò positiva la dottoressa, anche se le si leggeva in viso quanto poco lo credeva. 
Harry posò nuovamente lo sguardo sulla camicia fradicia di sangue e sudore - Vado a procurargli dei vestiti puliti- disse con voce un po’ rotta dal peso dei suoi pensieri. Se avesse provveduto personalmente alle cure di Draco nessuno avrebbe visto il marchio e nessuno avrebbe potuto essere lì al suo fianco al momento del risveglio al posto suo. Se sempre si sarebbe svegliato.
-Ottimo- rispose lei, riportando il carrettino medico al suo posto.

Inizialmente Harry aveva pensato di prestare a Draco una delle sue camicie , ma accantonò subito l’idea. Draco portava almeno una taglia in più di lui dato il suo fisico ben piazzato, e poi, se davvero Draco si fosse rimesso in fretta sicuramente non sarebbe stato entusiasta di vedersi addosso degli indumenti Grifondoro, anche se senza dubbio sarebbero stati gli altri studenti ad Hogwarts a non vederlo di buon occhio. E poi quando Draco si sarebbe svegliato di certo avrebbero messo in chiaro la fine della loro relazione, se così si potesse chiamare, e di certo scambiarsi gli indumenti era compito di fidanzatini innamorati.
In poche parole Harry si ritrovò di nuovo al dormitorio Serpeverde e nuovamente alle prese con Blaise Zabini e Theodore Nott.
–Ancora qui?– sbottò Nott, ritrovandosi Harry alla soglia del dormitorio, stavolta era vestito e bloccava il passaggio all’interno poggiando una mano allo stipite della porta.
–Non sono qui per litigare–
–Allora smamma!– disse voltandogli le spalle.
– Draco ha bisogno di Aiuto!– gli urlò per fermalo.
–Che succede? Theo lascialo entrare– disse Blaise alle sue spalle che li aveva raggiunti in un attimo.
Theodore si spostò con riluttanza, continuava a tenere gli occhi puntati su Harry che era evidentemente a disagio. –Abbiamo litigato– disse non guardando nessuno dei due in particolare, stavano in silenzio aspettando che Harry proseguisse con la spiegazione, non era certo una novità che potesse sorprenderli o tubarli più di tanto. Non avrebbe rivelato più di tanto però sulla loro relazione, di tutti i sospetti di tutte le parole sprezzanti non aveva ricavato un bel nulla, quando anche Harry ci avrebbe finalmente capito qualcosa allora avrebbe detto di più se ne fosse necessario.
–Solo che stavolta la cosa è degenerata. Abbiamo iniziato a lanciarci incantesimi sempre più potenti, finché Draco non ha lanciato un Crucio che fortunatamente ho evitato, ma ero comunque sconvolto, non potevo credere arrivasse a tanto quindi il panico, la rabbia e il rancore mi hanno preso alla sprovvista e ho scagliato contro di lui un incantesimo di cui non sapevo praticamente nulla e… ora lui è in infermeria privo di sensi–
Ricevette la reazione che si aspettava. Theodore Nott non ci vide più, afferrò Harry per il colletto e lo avvicinò a sé stringendo la presa talmente forte che Harry provava difficoltà a respirare –Che gli hai fatto?!– urlò alzando il pugno nel aspettare una reazione  e un eventuale risposta ma queste non arrivavano, se c’era qualcuno che si meritava un bel pugno dritto in faccia quello era lui. Aveva ferito quasi mortalmente la persona che nonostante tutto ancora amava, non aveva fatto che mentire e procrastinare e ancora una volta stava soffrendo per amore di un ragazzo che quasi sicuramente lo stava ingannando, proteggendolo anziché denunciare tutto al preside.
–Rispondi– insisté Nott a denti stretti.
–Lascialo stare– lo salvò ancora una volta Blaise.
–Perché lo difendi sempre? Si dia il caso che il tuo migliore amico è conciato male in infermeria a causa sua– chiese strattonandolo maggiormente, Harry alzò una mano per cercare di allentare la presa che lo stava asfissiando.
–Io gli credo– disse indicando la mano che Harry aveva sollevato, la cicatrice sul dorso “ Non devo dire bugie” risaltava tra le macchie ormai secche del sangue di Draco. –Non avrebbe cercato di aiutarlo altrimenti–
Nott puntò lo sguardo sulle dita macchiate di Harry, guardandole con disprezzo non gli rispose, mollo bruscamente la presa e girò i tacchi per rintanarsi in qualche camera al piano superiore.
Ci volle un po’ dopo che ebbe ripreso fiato.
Blaise scrollò le spalle –E’ fatto così, capita spesso, gli passerà. Anche se voleva spaccarti la faccia ti assicuro che non reagisce così per cattiveria, semplicemente stenta a fidarsi di chi ritiene potrebbe rovinare tutto quello che per lui è importante–
–Assomiglia a Draco– barbottò Harry sovrappensiero.
–Già– confermò Blaise sentendolo –Ma non dirglielo –
Harry gli rivolse un’occhiata interrogativa ma Blaise cambiò argomento. –di cosa ha bisogno Draco?–
–Vestiti puliti– disse Harry guardandosi le mani, si sentiva sporco come non mai e non perché il sangue di Draco gli colorava le mani.
–Vado a prenderteli–

Harry si ritrovò solo nella spaziosa stanza decorata di verde e argento, tutto in quel luogo era perfettamente ordinato e elegante, tra i scaffali carichi di libri da far invidia ai studenti Corvonero vide esposte in sinuose cornici delle foto dei ragazzi, tutte erano in movimento, nessuna foto che potesse sembrare anche lontanamente a una semplice foto babbana. In una Draco rideva allegramente di fianco a Blaise, era di qualche anno prima, Theodore nott sembrava offeso alle loro spalle. Un’altra foto che attirò l’attenzione di Harry, gli fece contorcere qualcosa nello stomaco: Pansy Parkinson che pettinava i capelli di Draco. Poteva benissimo riconoscere lo sguardo che Pansy rivolgeva al suo migliore amico, era totalmente persa per Draco e lui, sotto le sue mani sembrava davvero ignorarla, doveva ammettere che le faceva davvero una gran pena. Era difficile levarsi dalla mente qualcuno quando la sua presenza ti è vicino praticamente ogni giorno, è lì che l’essere ignorato ti lega ancor più che l’interesse mostrato.
–Non dirmi che sei geloso anche di una foto– Blaise era arrivato con i vestiti puliti in mano e un sorriso di scherno in volto. Harry sobbalzò con la foto in mano e la rimise subito al suo posto.
–Eh? N-no… E’ che Draco con voi sembra così felice e rilassato, non credo di averlo mai visto così–
–Siamo come una famiglia, e tranquillo potresti farne parte anche tu, stai facendo già grandi passi da perfetta mogliettina– gli disse porgendogli i vestiti e schiacciandogli l’occhiolino.
–Si… Certo– rispose Harry prettamente in disagio, ripensando allo sguardo di Pansy.
–Ti sto prendendo in giro– disse ridendo –Vai, da Draco, io e Theo ti raggiungiamo più tardi, devo ancora farlo ragionare– roteò lo sguardo con fare esasperato.

Harry cercò di fare il prima possibile, aveva già perso troppo tempo e la paura che Madama Chips avesse visitato Draco più accuratamente lo terrorizzava. Per fortuna quando arrivò, lei era alle prese con un nuovo paziente la quale era cosparso di pustole multicolore e la sua lingua aveva preso le dimensioni di polpettone natalizio.
Andò vicino al letto di Draco e gli si sedette accanto, il suo viso pareva rilassato come nelle foto che aveva visto poco prima e le rughe di tensione che era ormai abituato a vedere nella sua perenne fronte corrugata sembravano sparite come se in quello stato Draco fosse finalmente libero da ogni ostile pensiero.
Gli si avvicinò per sfilar via la camicia sporca tentando di tenere il marchio il più nascosto possibile da occhi indiscreti, il suo petto si alzava e abbassava a ritmo regolare; prese una pezza umida dal tavolino accanto e lo strofinò sull’addome scolpito del serpeverde per togliere ogni residuo di sangue, cercò di ignorare i pensieri poco casti che gli si presentarono in mente, non era il momento adatto per contemplare ciò che si prostrava sotto le sue mani. Sfilò la bacchetta dalla sua divisa e la utilizzò per lanciare un incantesimo di pulizia sull’indumento sporco e immediatamente vestì Draco con il cambio pulito.
–Eccoti qui– Salutò Madam Chips non appena Harry finì di abbottonare la camicia, Harry sobbalzò a causa della tempistica perfetta –Vedo che hai già provveduto– si avviò nel lato opposto ad Harry e controllò Draco un’ultima volta per quella giornata. –Siete capaci di farmi lavorare d’urgenza perfino in periodo di festa, guarda lì– indicò il ragazzo di cui si stava occupando prima –Chi dice che i Tassorosso non sanno vendicarsi, non ha idea di con chi ha a che fare. La ragazza lo ha beccato baciare un’altra studentessa e lo ha ridotto così, di certo passerà un bel po’ prima che quella lingua sia capace di baciare ancora qualcuno da com’è ridotta. Ah, voi giovani e i vostri problemi di cuore– sospirò ridacchiando. Harry gli rivolse un sorriso di circostanza, anche Draco in fondo si trovava lì perché il cuore di Harry era sul punto di sgretolarsi dal dolore del tradimento, solo che si trattava di un tipo tutto diverso di tradimento, era un dolore che ti lacerava dentro e che ti lasciava comunque incastrato in un limbo senza uscita, perché all’amore non gliene può fregare di meno di scontri di potere e schieramenti rivali. L’amore è meschino, e se vuole resta lì, fino a quando il tuo ultimo respiro viene strappato via dalla stessa persona che ti ha donato l’ossigeno per vivere davvero.
Qualcuno bussò alla porta e Madama Chips si alzò per accogliere i visitatori, Harry che iniziava a sentirsi a disagio si mise maggiormente in allerta quando vide entrare Blaise e Nott.
–Eccolo, è lì. C’è Harry con lui–li accolse l’infermiera.
–Come sta?– chiese Blaise, avvicinandosi all’amico. A quel punto Harry si alzò pronto a lasciare la stanza.
–dove vai?–
–E’ giusto che vi lasci soli, è il vostro turno di visita– rispose. Era stremato dai forti avvenimenti della giornata, e ancora aveva molto a cui pensare. La faccenda dell’armadio non doveva essere lasciata inosservata, doveva scoprire a che serviva.
–l’orario di visite termina tra poco, gli altri pazienti devono riposare-
Blaise annuì e lo lasciò congedare dalla stanza.

Avrebbe iniziato l’indomani, era già tardi e tutto quello di cui aveva bisogno al momento era una rinvigorente doccia e una lunga dormita, anche se dubitava di riuscirci.

 

Quando arrivò però qualcosa lo trattenne. Leotordo, il gufo un po’ strambo di Ron, volteggiava perdendo piume per tutta la camera agitandosi come un pazzo. Ci vollero almeno tre minuti per acciuffarlo e sfilargli il piccolo rotolo di pergamena che portava legato in una zampa, ma ci riuscì. Esso Recitava: “Caro Harry, volevo scusarmi (anche da parte di Ron) per non aver insistito abbastanza nel chiederti di passare le vacanze insieme, non appena arrivati alla tana Ron sentiva già la tua mancanza, ma è stato troppo orgoglioso per riferirtelo al tempo adeguato. Fred, George e perfino il Sig. Weasley sono disposti a portarti qui per passare gli ultimi giorni rimanenti in tua compagnia, solo se sei disposto a trascorrere il Natale insieme a tutti noi, ovviamente. A far cambiare testa a quel cocciuto di Ronald ci penso io.
 
                                                                                            Xoxo Hermione.”

Harry quasi si commosse nel leggere in quelle righe le sentite scuse di Hermione e per la loro disponibilità ad accoglierlo alla Tana. Non poteva che far a meno di ricambiare e tranquillizzarli, con Leotordo lì era una fortuna raccontare loro cosa gli era accaduto e cosa aveva scoperto, loro avrebbero voluto essere avvisati. In ogni evenienza, come ai vecchi tempi con Edvige non avrebbe potuto farlo senza essere sicuramente rintracciata anche se stesse andando semplicemente a fare i suoi bisogni in spiaggia. L’unica cosa che avrebbe omesso nella sua risposta era il motivo per cui Draco si trovava in infermeria, in fondo la minaccia di questa lettera era uno dei motivi per cui si era ritrovato un Crucio scagliato contro. Avrebbe usato la stessa scusa che raccontò a Madama Chips e Piton, la verità avrebbe solamente fatto infuriare ulteriormente Ron dandogli un ulteriore motivo per picchiare a morte Draco e astenersi dalle  ricerche, mentre Hermione non gliela avrebbe mai perdonata per non averla ascoltata riguardo al libro del principe.
Attaccò la lettera alla zampetta di Leotordo e aspettò che volò via dalla sua finestra e superare l’orizzonte, andò immediatamente a togliersi via dal corpo ogni traccia scarlatta della sua colpa, sentendosi però mai troppo pulito andò a letto.
 
La lettera di Hermione deve aver agito da calmante per Harry, che stranamente dormì tutta la notte senza incubi. Quando si fece l’ora di alzarsi per prima cosa si affacciò dalla finestra nella speranza che Leotordo fosse già arrivato a destinazione, in una sola notte però ne dubitava fortemente. Era sicuro che non appena Hermione avesse letto la posta si sarebbe subito messa in moto per trovare notizie su degli armadi magici e così avrebbe fatto lui.
 
La biblioteca di Hogwarts era piena zeppa di libri su ogni curiosità magica, in passato era già stata di grande utilità nonostante i rischi che potevi riscontrare spulciando in pagine di non propria competenza o imbattersi in sezioni off limits, come il reparto proibito, un nome una garanzia.
Ma Harry che non si era mai fatto certi problemi sapeva che era lì che doveva mettere le mani.
Draco e Pansy erano già stati nei paraggi, il giorno in cui Harry doveva recuperare la lettera di Ron, ma era stato talmente preso da quella faccenda che mise da parte un dettaglio troppo losco e quando venne il momento di affrontare Draco di petto si era fatto abbindolare dalle sue lacrime giustificando il suo comportamento a un volersi nascondere dalla malvagità della sua famiglia.


La sala era, come immaginava, deserta. Chi, oltre ad Hermione avrebbe desiderato passare le vacanze li dentro? Di Hermione non ce n’erano tante, quel luogo era già abbastanza vuoto durante l’anno scolastico. Ma comunque decise di indossare il suo mantello dell’invisibilità.
Puntò dritto al reparto proibito, superò il cordone che lo circondava e sperò che qualche libro con i denti aguzzi non gli chiedesse dove fosse la sua autorizzazione.
Scrutò i titoli in cerca di qualcosa di interessante, ma non trovò nulla inerente a qualche sinistro armadio e le sue utilità. Ricordò che Draco cercava un libro particolare nell’intera biblioteca, sicuramente neanche lui aveva trovato quel che cercava dove sperava.
Sempre se quello che stava cercando Draco era qualcosa inerente a quello strano armadio e non a qualche altro strano aggeggio, magari cercava solo una ricetta di qualche veleno mortale da consegnare alla povera e ignara Madama Rosmerta, Ma ne dubitava. Draco era fin troppo bravo a ricreare miscugli per perdere del tempo in qualcosa del genere.
L’ipotesi peggiore da constatare era l’eventualità che Draco avesse trovato quel che cercava nei giorni successivi e di conseguenza la ricerca di Harry sarebbe diventata vana.

Passò buona parte della mattinata a cercare qualcosa di vagamente utile, selezionò un paio di libri ma in nessuno di questi c’era traccia di qualcosa di vagamente correlato e utile. Nell’ultimo libro che aveva scelto trovò solo descrizioni di oggetti che aveva visto da magie sinister come una collana maledetta e la mano avvizzita , poche pagine più avanti erano state strappate ed era molto probabile che non fosse una coincidenza. Le sue ricerche ormai potevano anche fermarsi lì, se Draco non si fosse svegliato o se Hermione non si fosse fatta viva non sapeva come continuare.


Si alzò più sconfortato di quanto non lo fosse già stato prima, sentiva il tempo inutile scorrere in modo altamente pericoloso, non poteva far nulla e tantomeno non poteva agire in maniera sconsiderata senza rischiare di richiamare altri danni. Era inutile passare il tempo chiuso in camera ad aspettare Leotordo, quindi l’unica cosa che  gli restava da fare era stare al fianco di Draco in attesa di buone notizie o in caso contrario del ritorno dei suoi amici, doveva resistere ancora pochi giorni.
Quel giorno l’infermeria sembrava più silenziosa del giorno prima. Il ragazzo pustoloso era già stato dimesso e Draco si trovava nuovamente tutto solo, un bene pensò Harry se non fosse che avrebbe avuto tutte le attenzioni addosso 24h su 24h.
Il ragazzo steso sul suo letto di guarigione, non si mosse minimamente quando Harry gli si sedette accanto ritagliandosi uno spazio sul materasso, sembrava non percepire nulla di ciò che lo circondava. Madama Chips stranamente non si trovava in infermeria al momento, ma doveva trattarsi di qualcosa di pochi minuti dato che non c’era traccia di qualche biglietto che avvertiva del contrario, e poi Harry non aveva mai visto la dottoressa lasciare solo un paziente per troppo tempo, soprattutto nelle condizioni di Draco. Accanto al suo letto erano piegati dei vestiti puliti, Blaise sicuramente li aveva lasciati lì sicuro che Harry fosse tornato in piena mattinata. Doveva aver raccomandato a Madama Chips che Harry sarebbe arrivato a fargli compagnia, forse per questo lei lo aveva lasciato solo. Sperava solo che questo non significava che anche Blaise, e di conseguenza Theodore sapessero del Marchio e che stavano nascondendo in tre il suo oscuro segreto attraverso delle mute attenzioni.
–Cosa ti ho fatto?– gli sussurrò ignorando per il momento i vestiti e puntando il suo sguardo sul suo addome ferito, il suo viso sembrava quello di un bambino nell’ora della pennichella, sembrava semplicemente addormentato, completamente indifeso. –Non avrei mai immaginato di vederti così, mai avrei immaginato di essere io la causa– Draco, come era prevedibile non rispose né si mosse.
–Potremmo pure ridurci uno straccio tra insulti e lotte continue, ma mai ti avrei pensato incapace di difenderti, completamente inerme. Che fosse il tuo odio o la tua paura in qualche modo sapevo che mi avresti sempre tenuto testa, o ti saresti nascosto come hai sempre fatto, ma comunque che fossi capace di agire, di farmi impazzire. Ora impazzisco per l’incredulità di quello che sta accadendo. Spero soltanto che l’innocenza che ora mostri sia specchio del tuo cuore, Draco, perché davvero fatico a credere che tu stia davvero architettando qualcosa di terribile, che sia stata tutta una presa in giro, che il tuo marchio significhi davvero la fine. Nonostante tu mi abbia lanciato un Crucio, nonostante la promessa che non saresti mai riuscito ad uccidermi.–
Ancora un silenzio tombale si faceva largo nella stanza, nessun cenno che Draco abbia sentito, nessun rumore che qualcuno stesse arrivando, l’aria era ferma e compatta intorno ai pensieri di Harry. Distrutto sospirò e prese i vestiti puliti di Draco, fece apparire magicamente una bacinella con acqua e sapone e una spugna, per il momento era l’unico modo che aveva per pulirlo e così fece, per minuti lenti e interminabili, evitò perfino di guardarlo in viso, dato che quelle palpebre chiuse  e le attenzioni sul suo corpo gli ricordavano fin troppo il procedimento di una vestizione funebre.
Quando ebbe finito di vestirlo e di annodargli perfino la cravatta riprese a guardarlo in viso.
–Tu non ti sveglierai, vero?– gli sussurrò sentendo una lacrima solcargli la guancia. –Beh, devi farlo– disse ora con tono arrabbiato mentre cercava di asciugarsi le tracce umide. –Tu devi svegliarti e devi dire al mondo che tu non c’entri nulla con quel pazzo furioso di Voldemort, che sono io lo stupido indeciso che sospetta di te, lo stupido che non impara mai, che cerca di proteggerti nonostante l’accaduto e le prove contro di te, dimostrami che tutte le prove a tuo sfavore siano tutte sciocchezze, devi spiegarti e spiegarmi cosa ti serve quel maledetto armadio, devi svegliarti e fare in modo che io ti creda Draco, perché io ne ho disperatamente bisogno, perché io… io… – in quel momento Harry non né poté più di parlare, le lacrime tornarono a sgorgargli numerose e incontrollabili, restò lì con il viso poggiato sulla spalla di Draco, le mani ancora nel colletto con l’intento di sistemarlo al meglio, aveva già sporcato gli indumenti puliti con il suo pianto.
Passarono vari minuti in quel modo, Harry non si era neppure accorto che non erano più soli, Madama Chips era rientrata, nel varcare la soglia  aveva urtato leggermente Theodore che era lì sicuramente per una visita, e sicuramente li osservava da tempo indeciso sull’entrare o meno, ma quando vide che Harry si accorse della sua presenza gli diede le spalle e tornò da dove era venuto.
–Harry, caro, tutto bene?– disse quando notò che il ragazzo si era leggermente ripreso –Lo so che è dura vedere un compagno in questo stato, ma bisogna essere forti anche per loro, non avrei intrapreso questo lavoro se non accettassi le difficoltà, ma ho imparato questo a mie spese, e ciò che ne ho appreso è proprio questo. Si riprenderà abbi fiducia in lui.– disse avvicinandosi per amministrargli una nuova dose di pozioni e intrugli di vario genere.
Abbi fiducia in lui. Era una frase che gli faceva più male del dovuto.
-Lo farò.– disse Harry, e con il cuore più pesante di un macigno uscì dalla stanza terminando il suo turno di visita.
 
  
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