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Autore: edoardo811    03/01/2018    2 recensioni
Come un orso che si sveglia dal letargo, Chris McLean è tornato a fare danni dopo anni di silenzio, e questa volta, vuole farlo per davvero.
Una nuova location, sedici nuovissimi concorrenti, il burbero Chef ed alcune vecchie glorie che, malgrado il loro continuo negare, sono sempre pronte a tutto per mettersi in tasca qualche centesimo in più.
Una nuovissima edizione di A Tutto Reality sta per cominciare, mi raccomando gente, non cambiate canale!
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Blaineley, Chef Hatchet, Chris McLean, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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IL DOOM TRAP

 

 

«Basta camminare, basta, non ne posso più! Non mi sembra di fare altro da...da...»

«Da cinque minuti, Travis...» borbottò Edward roteando gli occhi, con le mani in tasca e l’andatura costante.

Il ragazzo con i capelli color carbone, che dapprima camminava ingobbito come se si trovasse sotto uno sforzo immane, si raddrizzò, apparendo sinceramente perplesso. «Davvero?»

«Davvero» confermò il castano, sospirando e scuotendo la testa.

Rosa, accanto a lui, ridacchiò, poi gli lanciò uno sguardo. «Ma come fai ad essere così paziente con lui? Io lo avrei già strangolato da un pezzo...»

«Credimi, anche io sono stato tentato dal farlo...più volte...»

Rosa ridacchiò di nuovo, per poi riportare l’attenzione sulla strada.

«Qualcuno sa dove stiamo andando?» domandò Paul in mezzo al gruppo, guardandosi intorno.

«Alla location, beota...» replicò Light con lo sguardo incollato sullo smartphone, l’espressione del volto scocciata.

«Questo lo sapevo, grazie!» Paul le scoccò un’occhiataccia. «Intendevo, dove sarà la location, secondo voi?»

«Giamaica!» annunciò Jericho con tono e sguardo sognanti, sollevando le mani davanti a sé come per cercare di percepire effettivamente quel luogo.

George, accanto a lui, scosse la testa sospirando esasperato. «Idiota...»

«A me non dispiacerebbe un set in stile a Tutto Reality Azione» disse Stephanie sorridendo.

«Azione è la tua stagione preferita?» domandò Lucy guardandola e alzando un sopracciglio. La mora annuì e la castana ridacchiò. «Ma se è la stagione che ha fatto più pena di tutte! Hai dei gusti proprio orrendi...» Stephanie squittì indignata, ma Lucy era solo all’inizio. La scrutò per bene, poi sorrise provocatoria. «Come quel pile che indossi. Cos’è, l’hai ereditato direttamente da tuo nonno?»    

Stephanie la fissò assottigliando le palpebre, poi schioccò la lingua adirata e distolse lo sguardo da lei, decidendo, saggiamente, di ignorare le sue provocazioni.

«Accidenti...sei crudele!» esclamò Kristy accanto a lei, sorridendole fredda. Lucy fece ondeggiare con fare altezzoso i suoi lunghi capelli, poi ricambiò il sorriso di Kristy. «Lo so.»

Stephanie si ritrovò presto accanto a Xander, che camminava senza occhiali. La ragazza, ancora adirata per lo scambio di battute avuto con Lucy, si accorse degli occhi castani del ragazzo e lo guardò perplessa. «Perché hai tolto gli occhiali?»

Il ragazzo, che in realtà li stava semplicemente pulendo una seconda volta, si voltò verso di lei sogghignando. Avvicinò di colpo il volto a quello della ragazza. «Ovvio, per guardarti meglio, raggio di luna!» rispose allargando il sorriso.

La ragazza indietreggiò in parte intimorita, deglutendo, domandandosi se sarebbe riuscita a trovare qualcuno sano di mente lì in mezzo. Xander ridacchiò e si rimise gli occhiali, per poi mettersi le mani in tasca e fischiettare.

«Secondo me sarebbe carina una nuova stagione in giro per il mondo!» disse Anna sorridendo estasiata. «Quanto mi piacerebbe visitare le meraviglie del globo!»

«Sì, può essere una bella idea...» commentò Tonya accanto a lei. La mora la guardò, meravigliata. «Davvero lo pensi??»

«Certo...» L’afroamericana si voltò verso di lei, guardandola truce e sollevando un minaccioso pugno. «Così posso gettarti fuori dall’aereo!»

Anna sbiancò e si guardò bene dall’aggiungere altro.

Seth camminava nel silenzio più completo, accanto a Sunry che dal canto suo non aveva ancora alzato la testa. Facevano un bel quadretto, loro due. Erano zitti come bare, anche se per motivi completamente opposti: Seth non parlava perché non aveva voglia di farlo, senza timore che gli altri potessero rompergli le scatole per quello, l’altra invece era talmente impaurita da come avrebbero potuto risponderle che preferiva tenere la bocca chiusa.

Haru era in testa al gruppo, altrettanto silenzioso, appena poco più indietro di Chris e Chef, che nel frattempo discutevano animatamente sui loro progetti per la stagione. Aveva esplicitamente evitato di parlare con chiunque.

E così l’allegro gruppetto proseguì la marcia, seguendo quel folle uomo che si sarebbe divertito fino all’ultimo a torturarli e il cuoco che avrebbe affogato la sua rabbia propinandoli cibo disgustoso.

 

***

 

«Molto bene, eccoci arrivati!» esclamò Chris fermandosi di fronte ad un enorme cancello di ferro, i cui due portoni erano sigillati insieme da una spessa catena. Un cartello sbiadito appeso sopra di esso recitava le parole "CHIUSO PER CESSATA ATTIVITÀ".

Delle mura imponenti impedivano di capire cosa ci fosse al di là dei portoni di ferro, ma si potevano comunque scorgere delle imponenti figure celate dietro di esse, anche se l’oscurità impediva di scorgerne i dettagli.

Erano usciti dalla città già da molto tempo, costeggiando la strada e ammattendo con le lamentele di Travis, che aveva passato ogni secondo a piagnucolare che non era abituato a camminare. Avevano poi svoltato a sinistra, prendendo una stradina circondata da una vasta prateria e infine avevano raggiunto quello strano luogo.

«Dove siamo?» domandò George guardandosi intorno.

«Mi sembra ovvio!» rispose Chris mentre Chef si sbarazzava delle catene aprendo il lucchetto con una chiave. Queste caddero a terra pesantemente, dopodiché l’omaccione, grugnendo per lo sforzo, spinse le porte, spalancandole.

Chris si infilò subito nel varco creato, svanendo nelle tenebre. Chef si passò una mano sulla fronte, grugnendo per l’ennesima volta, grato del generoso aiuto che gli avevano offerto per aprire le porte, e lo seguì. Dopo un attimo di esitazione, i ragazzi li imitarono, entrando tutti quanti in quel luogo.

Una volta all’interno, le porte si richiusero dietro di loro. Dai versi che sentirono, era chiaro che Chef le stesse spingendo di nuovo. Si guardarono intorno e poterono distinguere diverse imponenti figure, ma non poterono capire altro perché l’oscurità avvolgeva ogni cosa; c’era poca luce, quella notte.

Chris nel frattempo si avvicinò a quello che sembrava essere un quadro elettrico, situato dietro un edificio lì vicino. «Molto bene!» urlò appoggiando la mano sulla leva del salvavita, rigorosamente scattata verso il basso. «Concorrenti, vi do il benvenuto alla location!» Sollevò l’interruttore, che emise un sonoro scatto.

«Il benvenuto, certo...» brontolò Chef stringendosi i tricipiti per mantenere la calma.

Diverse luci si accesero di colpo, facendo sobbalzare i ragazzi e accecando i loro occhi abituati alla penombra. Nel giro di pochi attimi, gli edifici intorno a loro furono illuminati da potenti riflettori, simili a quelli degli stadi, e una miriade di altre luci si accese, illuminando quel luogo con ogni colore esistente.

Imponenti edifici dalle forme più stravaganti apparvero alla visuale, giganti costruzioni di ferro e quelle che avevano tutta l’aria di essere delle enormi montagne russe. Un’insegna sorretta da pali altissimi si accese, illuminandosi di rosso, giallo e arancione, recitando le parole: "Blizzard Park".

I ragazzi fissarono sbigottiti tutto l’ambiente loro circostante che cominciava a prendere vita, le luci che si accendevano, i motori che cominciavano a ronzare, diverse musichette che si diffondevano nell’aria.

«Ed è con grande onore che...» Chris apparve di fronte a tutti loro, con un sorriso smagliante e le braccia allargate, come ogni volta che annunciava qualcosa di importante. «...sancisco l’inizio di questa nuova stagione, A Tutto Reality: Blizzard Park!»

«Urrà...» borbottò Chef.

Stephanie fissava tutto lo spettacolo interdetta. «Ma...ma è...»

«Un parco dei divertimenti...» mormorò Rosa completando la frase.

«Wow...» commentò Travis con una faccia da baccalà. Anche tutti gli altri erano sorpresi. Si aspettavano isole piene di mostri, mutanti, aerei pericolanti, un campo minato, ma un luna-park? Neanche nei loro sogni.

Chris intanto fece la sua classica risata sadica. «Sì, ma non è esattamente il parco che vi immaginate...ma ci arriveremo! Ora, se volete seguirmi, vi porto a fare un tour del luogo.»

I ragazzi, ancora sbigottiti, cominciarono a seguire l’uomo in mezzo a quella miriade di attrazioni colorate.

 

***

 

«Molto bene!» esordì Chris fermando il tour alla prima tappa, una biglietteria chiusa e malconcia nei pressi di quello che sembrava essere un Cuba Libre senza sedili. «Questa biglietteria mezza distrutta e abitata dai topi sarà il vostro confessionale!»

Diversi gemiti si sollevarono tra i ragazzi, non appena udirono la parola "topi".

«Beh...» borbottò Edward grattandosi la barbetta. «...sempre meglio della latrina...»

Travis guardava il confessionale quasi abbagliato, con gli occhi che brillavano. «Wooow...»

 

_

 

Confessionale Travis:

«Questo posto è uno sballo!» esclamò il ragazzo seduto sulla sedia ergonomica completamente smangiucchiata, ammirando il bancone ricoperto da mozziconi di sigarette e gomme masticate, facendo vagare lo sguardo verso tutti i poster sconci che spopolavano nella cabina. Il suo sguardo si abbassò e si illuminò di nuovo. «Ehi, ciao piccolino!» Si abbassò svanendo dalla visuale, per poi risalire con un topo in braccio. «Ma come sei adorabile! Ti chiamerò Mickey! Chi è l’amore di papà? Chi è l’amore di papà?» Cominciò a dire con la voce alzata di un’ottava, strusciando il naso sul suo pelo lurido. «E sì che sei tu! E sì che sei tu! E sì che sei...ahia! Mickey mi ha morso! Cattivo Mickey, cattivo!»

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Confessionale Stephanie:

«Ok, finalmente posso dirlo» cominciò la ragazza prima di prendere una grossa boccata d’aria, per poi sporgersi verso la telecamera e cominciare a parlare a tutto spiano: «Travis è strano forte, Tonya mi fa paura, Edward è ok, Paul anche, Kristy è una stronzetta arrogante, Seth mi fa paura cento volte più di Tonya, Rosa è anche strana ma mi è simpatica, Xander mi inquieta parecchio, Jericho è perfino più strano di Travis, ma per ovvi motivi, George mi sembra ok, Light e Anna devo ancora inquadrarle bene, Sunry mi sembra una morta che cammina, Lucy è un’altra arrogante e Haru è così...così...» Sospirò estasiata, assumendo uno sguardo sognante, per poi scuotere la testa confusa. «Che...che stavo dicendo?»

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Confessionale Tonya:

«Quindi dovrei venire qui ogni volta che devo dire qualcosa?» domandò la ragazza a braccia conserte, per nulla entusiasta. «Che idiozia, non lo farò mai!»

«L’hai appena fatto!» le fece notare la voce fuoricampo di Chris. L’afroamericana sgranò gli occhi e si grattò una guancia perplessa. «Ehm...beh...ehm...ahm...»

 

_

 

«Ottimo, allora, riprendiamo il tour!» annunciò Chris ricominciando a camminare. I ragazzi guardarono un’ultima volta l’orrido confessionale e ripresero a seguirlo.

«Che cavolo hai fatto al naso, beota?» domandò Kristy accorgendosi del taglietto sul setto di Travis. Il ragazzo distolse lo sguardo da lei, grattandosi il cappellino imbarazzato. «Ahm...niente...»

«D’accordo ragazzi, questo è il Fast Food Hurricane!» Chris indicò un edificio squadrato e dipinto di grigio, con enormi vetrate, un’insegna gialla sull’ingresso, che recitava il nome e un paio di tavolini da caffè coperti da ombrelloni fuori da esso. Attraverso le vetrate, potevano scorgere al suo interno altri tavoli e un bancone per le ordinazioni. «Qui è dove Chef vi delizierà i palati con i suoi meravigliosi pasti!»

I ragazzi deglutirono quando si accorsero del sorriso maligno di Chef. «Oh, sì...» cominciò l’omaccione raschiandosi un orecchio col mignolo. «...vi delizierò eccome!»

Un brivido percorse la schiena di tutti i presenti, poi la marcia riprese.

Mentre camminavano, poterono notare senza troppe difficoltà che la maggior parte delle attrazioni era danneggiata irreparabilmente, alcune strutture erano tenute insieme solo grazie a pochi bulloni e moltissime luci erano bruciate. A quel punto, capirono senza molte difficoltà che quel luogo era molto più pericoloso di ciò che sembrava dall’ingresso. Ma d'altronde, il sadico cinismo di Chris McLean non si smentiva mai.

Raggiunsero altri due edifici squadrati e con un cartello che vietava l’accesso ai non dipendenti del parco, lontani dalle attrazioni e vicino ad una serie di bagni chimici. «Allora, quelli sono i bagni» spiegò Chris indicando le cabine. «E quelli sono gli spogliatoi in cui le mascotte del parco indossavano i loro costumi, riadattati a dormitori dalla produzione! Quello a sinistra è per una squadra, quello a destra per l’altra. Sono divisi in due settori ciascuno, uno per i maschi e uno per le femmine, perciò non dovrete preoccuparvi di sentire la puzza dei ragazzi o il civettare delle ragazze.»

Ricevette decine di occhiate omicide dopo aver pronunciato quelle parole, ma le ignorò. «Ci sarebbe ancora da mostrarvi il Tunnel della Vergogna e il luogo della famosa cerimonia d’eliminazione, ma a quello ci arriveremo più avanti.» Si voltò con un sorriso sadico stampato sul volto. «E adesso, se volete seguirmi, vi porto alla prima sfida!»

Quel sorriso non piacque per niente a diversi ragazzi, eccetto Tonya che esultò. «Finalmente!»

«Tra poco cambierai idea Tonya, vedrai...ehehehe...»

«Hai detto qualcosa, Chris?»

«No, no, niente... ehehehe…»

 

***

 

Pochi attimi dopo, si ritrovarono davanti ad un’atra attrazione, un’enorme edificio nero con il tetto a forma di cupola. Il fettucciato che si doveva attraversare normalmente per fare la coda era costituito da spesse catene grigie arrugginite e un’insegna con le lettere rosso sangue recitava sull’ingresso: "The Doom Trap".

«Eccoci arrivati! Quest’enorme edificio racchiude al suo interno uno dei luoghi più spaventosi ed inquietanti di sempre!» spiegò Chris indicandolo. «Al suo interno vi è un enorme labirinto, dotato di ogni qualsivoglia di trappola e trabocchetto. Tranquilli, sono innocue, servono solo per farvi prendere un bello spavento...o, perlomeno, la maggior parte lo erano, prima che la produzione ci mettesse le mani sopra...eheheheh...»

Anna deglutì. «E quindi...cosa dovremmo fare?»

«Semplice. Dovrete entrare lì dentro e riuscire ad arrivare alla fine entro le due ore di tempo che vi concederò. Chiunque rimarrà dentro allo scadere di queste ore sarà buttato fuori dal reality. Tutti gli altri potranno farvi ufficialmente parte e saranno divisi nelle due squadre.»

Sunry diventò bianca come un fantasma all’idea di entrare lì dentro. E anche molti altri rabbrividirono, eccetto Seth, Haru e Tonya, la quale però stava semplicemente fingendo di non essere spaventata.

«Ok, e quindi...» Anna cercò di parlare ancora, ma il conduttore la zittì esclamando a gran voce: «Pronti, partenza, via!»

I ragazzi rimasero fermi a fissarlo attoniti. L’uomo se ne accorse e si accigliò. «Che cavolo fate? Muovetevi!»

«Ma...è...è cominciata la sfida?» domandò Light.

«Certo che è cominciata! E avete già perso...» Il conduttore controllò l’orologio. «...circa trenta secondi, perciò datevi una mossa!»

«Ma...la sfida comincia così? Insomma...non c’è nemmeno...» Rosa provò ad esprimere i suoi dubbi, ma Chris la stroncò sul nascere: «MUOVETEVI!»

I ragazzi sobbalzarono e si decisero a procedere, scambiandosi occhiate preoccupate lungo tutto il tragitto.

Chris sospirò scuotendo la testa, guardando l’accozzaglia di ragazzi che correva come una mandria di bufali. «Accidenti, che teste dure...» Poi si voltò di scatto, allargando le braccia e sorridendo ad una telecamera. «La prima sfida di questa nuova edizione è iniziata! Chi arriverà vivo alla fine del labirinto? Chi verrà buttato fuori? Lo scoprirete solo qui, seguendo A Tutto Reality...» L’inquadratura si spostò, fornendo una ripresa aerea del parco. «...Blizzard Park!!»

 

***

 

Seth camminava per il corridoio buio, con le mani in tasca e con passo moderato. L’illuminazione era davvero scarsa, giusto qualche luce di un inquietante color rosso appesa al soffitto, eppure il ragazzo procedeva tranquillo, per nulla agitato o altro. Un’altra cosa particolare era che non c’era nessun’altro insieme a lui. Era completamente solo.

 

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Confessionale Seth:

«Quando Chris ha annunciato il via, gli idioti sono rimasti fermi a guardarlo...» borbottò il ragazzo con la sua voce grave, osservandosi la mano mentre la apriva e la chiudeva, per poi spostare di colpo lo sguardo verso l’obiettivo e sorridere freddamente. «...e io ne ho approfittato per mettermi in vantaggio.»

 

_

 

Cominciò a fischiettare, procedendo quasi a casaccio dentro quell’edificio. Ad ogni bivio che incontrava prendeva una strada casuale e andava avanti senza mai fermarsi. Stava per domandarsi quali diamine di trappole ci fossero lì dentro, visto che non aveva incontrata nessuna, quando da uno scomparto nascosto del muro saltò fuori all’improvviso un omaccione mascherato armato di motosega. Urlò con quanto fiato avesse in corpo e sollevò l’attrezzo mortale.

«Ciao Chef...» salutò pigramente Seth girandogli intorno e andando avanti come se niente fosse.

L’omaccione abbassò la motosega e lo guardò ammutolito mentre si allontanava con le mani infilate nelle tasche dei jeans logori. Si tolse la maschera da hockey e sospirò. «Odio questo lavoro...»

Alcune voci lontane attirarono la sua attenzione. Drizzò la testa e aguzzò l’udito. Intuendo da dove provenissero, si rimise la maschera e si diresse verso di loro, continuando a maledire la produzione.

 

***

 

«Ok, se restiamo uniti non dovremmo correre alcun rischio...» mormorò Stephanie camminando ingobbita, guardandosi intorno in continuazione, per cercare di non farsi cogliere alla sprovvista da nessuna trappola.

«Già, peccato che ci siamo divisi da un pezzo...» brontolò Edward accanto a lei.

La mora sollevò la testa e si voltò verso il loro gruppo. Dei quindici ragazzi che erano, ne rimanevano solo più cinque: lei, Edward, Paul, Xander e Sunry.

«Cosa?! E gli altri dove cavolo sono?!»

«Allora Seth è stato il primo a sparire, Tonya nell’ingresso ha afferrato George e Travis e li ha trascinati con sé, diceva che le servivano dei "capri espiatori" o una roba del genere...» spiegò Paul, contando con le mani il numero dei ragazzi. «Haru è subito andato per conto suo, mentre Anna, Light, Lucy, Kristy, Rosa e Jericho si sono separati da noi al bivio, hanno preso il corridoio di destra e noi abbiamo preso quello a sinistra.»

«Però, Jericho sa il fatto suo...» commentò Xander sorridendo. «Ha deciso di restare con le pollastrelle...»

«Beh, potevi farlo anche tu...» sbottò Stephanie lanciandogli un’occhiataccia.

Il ragazzo col ciuffo rosso sghignazzò. «E separarmi da te, raggio di luna? Ma anche no...»

La mora roteò gli occhi, suscitando ulteriormente l’ilarità del ragazzo che poi si voltò verso di Sunry e la guardò di traverso. «E tu invece? Perché non parli?»

La rossa avvampò per l’imbarazzo, poi distolse lo sguardo da lui e mantenne il silenzio. «Ehi, parlo con te! Ehi!» Xander schioccò le dita per richiamare la sua attenzione, intimidendola sempre di più.

«Piantala, Xander» sbottò Paul facendogli abbassare il braccio. «Se non vuole parlare lasciala in pace. Ora come ora dobbiamo solo uscire da qui prima che scada il tempo e...»

Un sonoro clack riecheggiò per tutto l’ambiente, interrompendo il biondo. «Cos’è stato?» domandò, per poi ritrovarsi di colpo di fronte la sagoma di un mostro orrendo. Urlò per lo spavento e sobbalzò, venendo presto imitato da tutti gli altri.

Stephanie si avvinghiò a Xander, Sunry fece la stessa cosa con Paul, mentre Edward perdeva l’equilibrio e cadeva all’indietro. Sunry affondò il volto nel petto del biondo, che cercò di proteggerla con un braccio, mentre Xander e Stephanie facevano praticamente a gara a chi si sgolava di più – e anche a chi aveva la voce più effemminata – ma la paura durò poco; Edward si massaggiò la testa con una smorfia e ordinò agli altri di tacere. «Piantatela, non è un mostro vero!»

Si rialzò spolverandosi, brontolando parole incomprensibili, poi sferrò un calcio alla figura e la ruppe in due, rivelandola essere solo una sagoma di plastica. «È uno degli scherzi stupidi di cui parlava Chris...»

«Ehi, lo sai quanto costa quella sagoma?!» sbottò la voce di Chris da qualche altoparlante nascosto. Edward lo mandò al diavolo a denti stretti.

Gli altri lo guardarono sbigottiti, le ragazze ancora incollate ai ragazzi. Il castano se me accorse e roteò gli occhi. «Potete anche staccarvi adesso, piccioncini...»

Xander e Stephanie realizzarono di essere ancora abbracciati, con i volti molto più vicini di quanto avrebbero voluto; il ragazzo sogghignò e ammiccò con le sopracciglia, Stephanie, avvampando senza nemmeno volerlo, si staccò da lui con una smorfia.

 

_

 

Confessionale Xander:

Il ragazzo si sfregò una mano sul petto, compiaciuto. «Eh, sì, tanto così e me la limonavo!»

 

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Sunry alzò lo sguardo e incrociò quello di Paul. Entrambi avvamparono e decisero di separarsi. Paul si grattò dietro la testa, imbarazzato e cercando di distogliere lo sguardo da lei. Anche la ragazza evitò i suoi occhi, fissandosi i piedi, arrossendo sempre di più. Ma dopo pochi secondi rimasti in quel modo, entrambi cercarono di nuovo i rispettivi sguardi e si sorrisero tenuamente.

«Ehm...gr-grazie...» mormorò la rossa.

«Nessun problema» rispose Paul ampliando il sorriso.

«Possiamo andare adesso? Voglio uscire e al più presto...» sbottò Edward voltandosi e ricominciando a camminare per il corridoio.

Gli altri, dopo un attimo di stordimento generale, si affrettarono a seguirlo.

 

_

 

Confessionale Edward:

«Probabilmente quel mostriciattolo è sbucato fuori premendo qualche pulsante nascosto nel pavimento e facendo scattare qualche meccanismo...» borbottò a braccia conserte, dondolandosi sulla sedia, per poi sorridere compiaciuto. «Spiacente Chris, dovrai fare molto di meglio se vuoi fregarmi...»

 

***

 

Chef proseguiva nel corridoio, la motosega finta in mano e la maschera da hockey calata sul volto. Continuava a borbottare parole sommesse, dirigendosi nel punto da cui provenivano le voci. Non appena girò l’angolo vide le sue vittime avvicinarsi nel corridoio; si nascose subito e attese che passassero di fronte a lui, cosicché potesse regalare loro un signor infarto.

«Ripetimi un’altra volta...» cominciò George massaggiandosi la fronte, per poi voltarsi verso di Tonya, dietro di lui. «Perché cavolo mi hai trascinato qui con te e con...» Guardò Travis saltellargli accanto, con stampata in faccia l’espressione più idiota che avesse mai avuto. «...con lui?»

«Perché così se si attiva qualche trappola voi ci finite dentro per primi» spiegò l’afroamericana in tutta tranquillità, per poi sbraitare: «E adesso sta zitto e vai avanti, mozzarella!»

George la guardò come se provenisse da un altro pianeta, poi si voltò e sospirò. «Seh, ok...»

 

_

 

Confessionale George:

«Quella tipa, Tonya...» cominciò il ragazzo, per poi puntellarsi una tempia con l’indice. «...ha qualche problema qui dentro...»

 

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«Ehi, io sono contento che Tonya ha scelto me!» esclamò Travis allegramente. «Significa che le sono diventato simpatico e si fida di me!»

«No, significa che ti odio e spero tu muoia in qualche trappola» sbottò lei, guardandolo di traverso.

George sgranò gli occhi, poi si voltò di nuovo, accigliato. «No, no, aspetta, vuoi dire che odi anche me?»

«Esatto.»

Il ragazzo spalancò la bocca incredulo. «E per quale diavolo di motivo mi odi? Ci siamo appena conosciuti!»

«Non lo so, ma c’è qualcosa nelle vostre facce che mi fa venire voglia di prendervi a pugni fino a quando nemmeno le vostre madri vi potranno riconoscere. Altro?»

George ammutolì e decise di non indagare ulteriormente. Travis sospirò e abbassò la testa. «Mia madre se n’è andata tanto tempo fa’...»

«Cosa?» domandò George guardandolo, credendo di aver capito male. Travis drizzò la testa e sgranò gli occhi. «Eh?»

«Che hai detto?»

«Io? Niente.»

«Come niente, hai appena detto...»

Per evitare l’argomento, Travis indicò un punto nel corridoio davanti a sé. «Ehi, guarda, un uomo con una motosega!»

L’altro corrucciò la fronte, poi roteò gli occhi. «Certo, e ti aspetti che io creda...» Guardò il corridoio e sbiancò. Travis cominciò ad urlare di terrore, rendendosi conto di cosa avesse appena visto.

«Oh mamma...» sussurrò George.

L’omaccione mascherato si avvicinò urlando e sollevando l’arma improvvisata. George e Travis si abbracciarono, gridando di terrore a loro volta e vedendosi la vita scorrere davanti ai loro occhi. L’assassino si faceva sempre più vicino. I due ragazzi stavano per mettersi a piangere, quando Tonya arrivò e sollevò George per la maglietta. Il ragazzo se ne accorse e la guardo atterrito. «Ma che cavolo stai...»

L’afroamericana urlò con quanto fiato aveva in corpo e scagliò il ragazzo contro l’omaccione mascherato. George sbraitò dieci volte più forte e cominciò a sbracciarsi. Chef se lo vide arrivare addosso e sbiancò. Poi fu cilindrato in pieno.

 

_

 

Confessionale Tonya:

«Ed è così che si stende un assassino armato di motosega, dalle mie parti!» esclamò l’afroamericana sorridendo di trionfo.

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Confessionale George:

Il ragazzo si massaggiò la testa. «Ahia...»

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Confessionale Travis:

Travis scoppiò a ridere, spanciandosi talmente tanto da cadere dalla sedia e ritrovarsi sul pavimento. «Oh, ciao Mickey! Vieni da-AHIA! Mi ha morso di nuovo!»

 

_

 

«Via, via!» urlò Tonya cominciando a correre, venendo subito seguita da Travis che si era appena ripreso dallo shock. Passando accanto a George, che era rimasto a terra a contorcersi dopo l’urto con l’uomo mascherato, l’afroamericana lo afferrò per una caviglia. «Tu puoi ancora servirmi, proiettile umano!»

«C-Cosa?» biascicò il ragazzo ancora mezzo intontito, con la schiena che strisciava sul pavimento mentre l’afroamericana lo trascinava via.

Lasciarono Chef steso sul pavimento, a lanciare maledizioni per la milionesima volta contro chiunque gli capitasse per la mente.

 

***

 

Accomodato su uno sdraio appena fuori dalla struttura, al traguardo, Chris osservava sopra un grosso televisore le riprese in diretta dei ragazzi all’interno del Trap Doom, spanciandosi spesso e volentieri dalle risate, godendosi anche la splendida performance del suo collega.

Si voltò verso una telecamera e sorrise, dopodiché si alzò in piedi ed allargò di nuovo le braccia. «La sfida è cominciata e possiamo già notare come alcuni dei nostri concorrenti se la stiano cavando! Se volete vedere come sei la stanno cavando anche tutti gli altri, non vi resta che restare sintonizzati qui, su A Tutto Reality...» Ripresa dall’alto. «...BLIZZARD PARK!»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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