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Autore: marasmaa    03/01/2018    1 recensioni
Ero sola ed insicura di tutto quando lui mi trovò. Per caso o forse a causa di un qualcosa più grande di noi, come il destino. Ma ci trovammo e all'improvviso qualcosa ebbe senso.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Chapter Nine.


Sbuffai davanti lo specchio del camerino provando l'ennesimo vestito che mi stava male. Avevo deciso di andare in giro per negozi  e cercare qualcosa di decente da mettermi, ma non era stata un'ottima idea. Quella sera Daniel mi avrebbe portato "in un posto speciale" per festeggiare il mio 18esimo compleanno. Nonostante non sapessi ancora cosa mettere, sapevo già che avrei trascorso finalmente un compleanno senza l'ansia di dover fare qualcosa e non sapere cosa e la delusione di non essere andata come speravo. Odiavo i compleanni, essenzialmente odiavo essere al centro dell'attenzione e preoccuparmi che tutti si divertissero alla festa. Per questo motivo non festeggiavo mai e forse per questo ero considerata un caso quasi umano dalle mie amiche.
Daniel mi aveva promesso nessuna festa a sorpresa, dopo che gli avevo ripetuto per tre giorni di fila il mio disagio esistenziale. Ma lui mi accettava così, anche perché neanche lui amava essere al centro dell'attenzione. Era quasi un mese ormai che andava avanti la nostra conoscenza, c'erano ancora molte cose che non sapevo di lui ma nonostante questo mi sembrava di conoscerlo da sempre. Ogni giorno trovavamo il tempo per vederci: mi passava a prendere dalle gemelle a cui facevo da babysitter, oppure andavamo a bere birra nei pub più asociali di San Francisco, altre volte invece tornavamo nel nostro green park. Nostro perché da nessun'altra parte ci sentivamo liberi di essere noi come lì. Lì dove era nato tutto.
Catherine e le altre erano giorni che mi tartassavano, sostenevano mi stessi allontanando e si erano offese perché anche il giorno del mio 18esimo non l'avrei passato con loro. Era vero, sapevo anche io che non era giusto dedicare il mio tempo solo a Daniel. Ma con lui ero finalmente ciò che volevo essere. Qualsiasi cosa in quel momento io volessi essere. Comunque avrei festeggiato domani a pranzo con le altre, facendo scegliere a loro dove così le avrei fatte felici.
Partì a tutto volume Bohemian Like you ed arrivò quasi al ritornello prima di riuscire a trovare il cellulare per rispondere.
- Mamma dimmi! Il che? No.. non ho preso io i tuoi costumi, staranno in qualche valigia nascosta in soffitta!- Attaccai senza aspettare risposta.
Mia madre doveva partire con la sua nuova fiamma, viaggio regalato da lui. Sarebbe stata via solo una settimana, ma tanto da quando aveva iniziato a frequentarsi col suo capo a casa c'era sempre meno. Io non avevo voluto mettermi in mezzo e quindi sapere retroscena e dettagli della loro relazione. Mi sarei solo innervosita.
Mi tolsi il vestito blu che avevo indosso, mi stava largo e sembrava ancora di più che non avessi tette. Mi era rimasto da provare solo un kimono lungo beige con qualche fiore rossastro. Lo indossai controvoglia, ma con grande sorpresa mia piacque un sacco. Sicuramente non sarei potuta andare solo con il kimono e le mutande sotto, ma un paio di short di jeans e un semplice top bianco sarebbero andati più che bene. Decisa, mi rivestii e mi diressi verso la cassa.

Alle nove sarebbe passato Daniel a prendermi, erano le nove meno dieci e mi stavo ancora piastrando i capelli. Cercai di velocizzarmi, tanto i miei capelli con il caldo umido avrebbero ripreso la loro forma indefinita dopo 10 minuti fuori casa. Mentre mi stavo mettendo l'eyeliner sento un clacson, lo riconosco subito. Ovviamente non ero capace di mettere bene e velocemente l'eyeliner quindi dopo buoni 15 minuti esco dal bagno con due linee enormi nere sulla palpebra superiore e tanto mascara per cercare di equilibrare il tutto. Ero solita disegnare solo una linea sottila alla punta dell'occhio, quindi in quel modo non riuscivo proprio a vedermi. Ma Daniel aveva già suonato il clacson troppe volte per struccarmi e rifare il tutto.
Presi il mio zainetto e mi fiondai fuori casa, urlando un "ciao ma'" non sapendo neanche se fosse in casa.
- Ah ce l'hai fatta! - esclamò lui prima ancora entrassi in macchina.
- Almeno il giorno del mio compleanno permettimelo! - risposi stampandogli un bacio sulle labbra.
Mise in moto senza dirmi dove eravamo diretti, come suo solito. Dopo circa 20 minuti e svariate canzoni brutte alla radio arrivammo all'Ocean Beach. Una delle più belle spiagge di San Francisco. Lo guardai sorridendo e gli presi il volto per baciarlo.
- Quindi quando ti dico che amo il mare di notte mi ascolti non fai finta! -
- Qualche volta - mi rispose con uno dei suoi più bei sorrisi. Scese poi dalla macchina e prese un telo grande e una borsa frigo. Me li porse per poi prendere una chitarra.
-Ma quindi sul serio suoni! - Esclamai con gli occhi che mi brillavano.
- Quando ti dico che quando ho del tempo per me amo chiudermi in stanza e suonare allora mi ascolti?-
- Qualche volta  - Sorrisi mentre ci incamminammo per la spiaggia.
- Comunque questa chitarra è il mio regalo del compleanno. Stasera ti insegno a suonarla-
- Ma sei pazzo! - lo guardai sorpresa, non mi venne altro da dire e lo abbracciai felice. Felice.
Posizionammo il telo sulla sabbia fredda e ci sedemmo. Daniel estrasse dalla borsa due contenitori ed una bottiglia di vino con due calici, di quelli in plastica. Aprii i contenitori ed erano lasagne, il mio piatto preferito.
- Ho cercato la ricetta originale italiana, non so come siano uscite. Ero tentato ad ordinarle da "Peppe's" ma poi ho detto 'vediamo se con queste mani splendide riesco a fare qualcosa di altrettanto splendido' -.
Risi mentre il mio cuore scoppiava. Più lo guardavo e rideva, più non sapevo descrivere la sensazione che provavo. Mai nessuno aveva fatto una cosa del genere per me, soprattutto una persona che conoscevo da un mese.
- Tanti auguri Abgail Stone. Brindiamo ai tuoi 18 anni e al nostro incontro, che ha sicuramente migliorato la tua vita!- Continuò stappando il vino e versandolo nei calici. Ridemmo e bevemmo. Poi iniziammo a mangiare. Le lasagne erano buone, per averle cucinate un ragazzo che a stento sapeva farsi un panino erano sorprendenti.
Finimmo la bottiglia di vino tra risate e aneddoti, finii anche le lasagne. Cacciò dalla borsa frigo un'altra bottiglia di vino rosso ed un vassoio con una torta, questa volta comprata. Era l'Anastasia, la mia preferita. Non mi ricordavo neanche di averglielo mai detto.
- Tranquilla, ho pensato proprio a tutto! - Esclamò prendendo due candeline e mettendole sulla torta. Non riuscivo a proferire parola, aveva superato le mie aspettative. Mi bastava poco in effetti.
Soffiai le candeline dopo però aver espresso il desiderio che quella notte sarebbe durata per sempre, o che almeno l'avremmo ricordata.

Daniel prese la chitarra e me la porse tra le braccia iniziando a spiegarmi come si doveva tenere.
- Guarda che ho studiato per ben un anno  chitarra quando avevo 11 anni! -
- Immagino allora che tu già mi sappia fare un assolo alla Jim Hendrix! -
- Era il mio secondo nome! -
Rise e si posizionò dietro di me, poggiando la chitarra tra le mie braccia e guidandomi nei movimenti.
Era un'atmosfera così surreale che non penso sia esistita sul serio. La luna si rispecchiava nell'oceano, le onde facevano da sottofondo, le sue braccia possenti mi tenevano al sicuro e i suoi occhi nocciola non smettevano mai di fissarmi.
Lo convinsi ad interrompere per un attimo la lezione per suonarmi qualcosa, dopo averlo supplicato. Mi tolse la chitarra dalle braccia e si mise di fronte a me.

Lost and insecure you found me
You found me
Lying on the floor
Surrounded surrounded


La canzone dei The Fray. La adoravo, oltre la melodia che entrava in testa, le parole erano stupende. Una di quelle canzoni che quando ascolti pensi "magari qualcuno me la dedicasse".
Continuai a cantare con lui.

Why'd you have to wait?
Where were you, where were you?
Just a little late
You found me, you found me


Neanche il tempo di terminare che mi buttai addosso a lui stringendolo tra le braccia. Lo baciai, una due tre volte. Perdemmo il conto.
Continuammo a baciarci distesi sulla sabbia, ora senza telo. Si mise sopra di me e iniziò a baciarmi il collo. Rabbrividii. Amavo quando lo faceva.
Ad un tratto si alzò e mi lanciò uno sguardo di sfida per poi correre verso il mare. Iniziò a spogliarsi, io lo fissai seduta immobile.
Le sue spalle nude assomigliavano a quelle di un dio greco. In fondo alla schiena erano disegnate le fossette di Venere, che nei maschi erano ancora più belle che nelle femmine. Si tolse i jeans e restò in boxer. Neri semplici, ma mettevano in risalto il suo sedere. Quanto ero fortunata?
Si voltò e mi fece cenno di raggiungerlo. Non esitai. Corsi verso di lui e quasi mi strappai i vestiti da dosso. Ero stata presa da una strana frenesia, forse anche merito del vino. Rimasi anche io in mutande e reggiseno. Ci guardammo per un secondo lunghissimo, poi lui fece per togliersi i boxer e io mi paralizzai per un momento. Fino ad allora non ci eravamo mai trovati nudi insieme. Non perché non volessimo, anzi io lo desideravo così come lui desiderava me. L'attrazione tra noi due c'era sempre stata. Ma non si era mai creata l'occasione, e poi non volevo correre. Volevo concederci il lusso di aspettare.
Ma sentivo fosse giunto il momento.
Lui si buttò in acqua. Mi slacciai il reggiseno e tolsi gli slip per seguirlo. Feci un tuffo nell'acqua calda in contrastio con la sabbia. Mi bagnai i capelli e mi sentii libera.
Mi prese da dietro e mi strinse per poi baciarmi il collo e le spalle e la schiena. Mi voltai e avvinghiai le mie labbra alle sue. Sapevano di sale. Non ci staccammo un attimo. Le sue mani stringevano il mio seno, ora più piano, ora più forte.
Lo facemmo. Presi da un'incontenibile passione. Fu bellissimo.
Uscimmo dall'acqua e solo allora sentimmo delle voci. Era una comitiva in lontananza venuta a passare una serata tra alcol e falò, come si usava in questo periodo. Nonostante i falò fossero vietati. Eravamo completamento nudi, ci guardammo e scoppiamo a ridere, poi corremmo a rivestirci prima che qualcuno ci scoprisse. Anche se probabilmente avevano già potuto ascoltare i miei gemiti.
Erano le 2, ma faceva troppo freddo per restare a dormire lì e il genio non aveva pensato a portare delle coperte. Così raccogliemmo tutto e ci dirigemmo verso la macchina.
- Se dormissimo qui? -
- In macchina in un parcheggio assieme ad altre macchine che ci fissano? - osservai io bocciando l'idea. - Andiamo a casa mia. Mia madre domani mattina, anzi tra qualche ora, parte. Non ci farà neanche caso.-
Accese il motore e tornammo a casa. Entrammo in punta di piedi cercando di non svegliare mia madre e ci dirigemmo in camera mia. Feci per prendere il pigiama e qualcosa per lui, ma iniziò a spogliarmi e io lo lasciai fare.
Quella notte lo facemmo altre due volte. Anche l'intesa sessuale tra noi era fantastica. Ci addormentammo abbracciati e nudi con un solo lenzuolo che ci copriva. Sarei rimasta così per sempre.



  
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