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Autore: garakame    03/01/2018    13 recensioni
Oscar era seduta nel suo ufficio nella caserma dei soldati della guardia stanziata a Parigi.
Quella sera era impegnata con le scartoffie burocratiche, le licenze dei soldati, i salari da pagare. Un brivido le percorse la schiena, l'ufficio oltre che essere male illuminato era freddo e spoglio.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un Magico Natale

Un magico Natale


Vigilia di Natale 1788


Oscar era seduta nel suo ufficio nella caserma dei soldati della guardia stanziata a Parigi.

Quella sera era impegnata con le scartoffie burocratiche, le licenze dei soldati, i salari da pagare. Un brivido le percorse la schiena, l'ufficio oltre che essere male illuminato era freddo e spoglio.

Si massaggiò la mano destra intirizzita, guardò la tazza di tea ormai diventata fredda, bevendone un ultimo sorso ghiacciato. Tirò su con il naso ormai ghiacciato, toccandoselo con la punta delle dita ghiacciate.

Guardò l'orologio da taschino, quasi le novee mezza di sera.

Si era attardata, il tempo le era volato come sempre quando si trovava in caserma.

Decise che sarebbe ritornata a casa lo stesso. Guardò fuori dalla finestra e guardò scendere lentamente la neve, lenta, bianca, silenziosa, inesorabile.

Sentì bussare la porta.

Alain e Andrè erano comparsi sulla soglia, il naso e le guance arrossati dal freddo, avevano appena finito la ronda per quella sera, erano venuti per ritirare le paghe e i permessi per loro e i loro compagni.

Oscar gli consegnò i documenti. Sorrise alla gioia e baldanza di Alain era contento di avere paga e giorni di riposo, non se lo aspettava, diede i documenti ad Andrè poi lo vide uscire dall'ufficio festante.

Oscar guardava Andrè, erano mesi che si vedevano di sfuggita, e non si parlavano.

"Andrè, tu cosa farai, pensi di tornare a palazzo per Natale?"

L'uomo tirò su con il naso toccandoselo, "Penso di rimanere in caserma, Oscar."

Oscar lo guardò "Tua nonna avrebbe voluto vederti almeno per Natale."

Lui sospirò:"Anche a me manca molto mia nonna, ma se venissi comincerebbe a morbarmi sulla vita che ho scelto di fare, sul perchè non mi sono ancora sposato. Meglio starmene qui, tranquillo." Abbassò gli occhi aggiungendo: "Poi ha nevicato davvero tanto, il viaggio di ritorno potrebbe essere disagevole per tutta le neve che è venuta, meglio stare in caserma."

Oscar lo guardò fisso, gli occhi verdi un po' lucidi, le spalle larghe nascoste dal mantello di lana. Pensò che forse sarebbe stato bello trascorrere le feste insieme davanti al camino, una buona tazza di cioccolata o di latte e cognac e miele per riscaldarsi, sarebbe stato bello poterlo avere a casa con se. Oscar abbassò lo sguardo sul tavolo, triste. "Come vuoi Andrè, è una tua scelta. Io comunque ti ho dato tre giorni di licenza. Buon Natale, Andrè"

L'uomo abbassò le lunghe ciglia, guardò il foglio di paga e la licenza. "Buon Natale, Oscar"

Uscì dall'ufficio.

Oscar si mise in cammino verso casa sul suo cavallo bianco che erano da poco passate le 10,00. Ripensava allo sguardo di Andrè, alla sua freddezza, al fatto che non era voluto andare a casa con lei. Ripensava alle sue parole, al fatto che sua nonna lo avrebbe voluto sposato a una brava ragazza con tanti pargoli da farsi saltare sulle ginocchia. Oscar sentì freddo dentro, nel cuore, per la prima volta in tanti anni che si conoscevano Andrè non le aveva fatto gli auguri per il suo compleanno, non si accorse nemmeno quando sentì una lacrima fredda scenderle sul viso e cristallizzarsi sulla guancia arrossata. Non si accorse che la lacrima erano diventate lacrime e scendevano copiose sul suo viso, cadendole sulle mani inguantate di bianco. Le vennero in mente i mille ricordi di lei e Andrè piccoli quando proprio alla vigilia si scambiavano gli auguri e stavano i pomeriggi interi insieme a leggere abbracciati accanto al fuoco, oppure il giorno di Natale uscivano di corsa fuori a fare battaglie di palle di neve. Si ricordò di un Natale in cui lei si era ammalata e Andrè era andata a trovarla portandole dei biscotti da condividere, erano state le manine di Andrè a rompere a metà il biscotto e a darglielo, lei lo aveva presto stupita e mangiato, ringraziandolo.  Quanto gli voleva bene. Il suo Andrè, era un bimbo tranquillo e buono, le era stato sempre accanto e ora, ora lo aveva perso per sempre per colpa della sua testardaggine e timidezza, non era riuscita a dirgli quello che veramente pensava e provava. Non era riuscita a dirgli che avrebbe tanto voluto che tornasse a casa con lei per ritrovarsi, per fare pace e stare finalmente insieme come da bambini. Non era riuscita a dirgli che il suo cuore si era aperto al suo amore, che solo grazie a lui aveva finalmente capito che il suo cuore freddo poteva scaldarsi solo se lui le stava accanto e la amava. 

Il suo viaggio proseguiva, la strada buia e la neve tutto intorno, continuava a scendere silenziosa e lenta.

Alzò lo sguardo davanti a se così presa dai suoi pensieri che non si accorse che Cesar aveva perso presa sul terreno ghiacciato e scivolarono entrambi a terra, nella neve alta e farinosa. Oscar si riscosse dal torpore e dai pensieri tristi, controllò subito Cesar che non si fosse fatto male o rotto una zampa e fortunatamente non era successo nulla di grave, solo un gran spavento, la donna fu subito pronta ad accarrezzare e a calmare il suo cavallo, decise di andare a piedi prendendo le redini tra le mani, continuando il suo cammino.

La neve continuava a scendere lenta, tanti fiocchi bianchi e grossi come piume scendevano lenti, sentiva il gelo intorno, era entrato nelle ossa, oltre che nei vestiti. Era già tanto se una volta arrivata a casa non si fosse presa un raffreddore o peggio.

Accidenti, pensò aveva ragione Andrè, tempo troppo brutto per mettersi in viaggio, si voltò per guardare gli occhi scuri di Cesar, gli accarezzo il muso bianco, "scusa amico mio, ti sto facendo fare proprio una bella passeggiata al freddo, per te doppia razione di avena e zuccherini, è natale anche per te dopo tutto", il cavallo nitrì muovoendo la bella criniera bianca, come se potesse capire veramente le sue parole.

Proseguirono lentamente nelle neve sempre più alta, ora arrivava a metà coscia, notò Oscar che imperterrita continuava il suo lento cammino verso palazzo che ormai era vicino, visto che si intravedevano delle piccole luci da lontano, delle candele accese in alcune stanze, di sicuro Marie le aveva lasciate accese apposta, sperando che i suoi due bambini tornassero a casa almeno per Natale. Oscar sentì un grosso nodo alla gola, sospirò, tossì e ricominciò a piangere, era stata una stupida a non confidare ad Andrè che lo amava, ma ormai era troppo tardi, lui si era chiuso in un ostinato silenzio, ormai tra loro si era creata una frattura.

"Forza bello, manca veramente poco." tirò il cavallo per le redini, era sempre più stanca, per la giornata pesante che aveva avuto, per il rapporto e la frattura che si era creata tra lei e Andrè, per tutta la neve che scendeva e il freddo che sentiva sui vestiti bagnati fin dentro le ossa. Non si accorse di scivolare sulla neve morbida, di finirci dentro e di essere così tanto stanca che gli occhi le si stavano chiudendo, pensò a tutto il freddo che sentiva, che era sempre più stanca, spossata, solo un minuto, sussurrò a se stessa o a Cesar, un minuto che chiudo gli occhi e mi riposo solo un attimo, lo so che se mi fermo muoio, ma sono stanca, tanto stanca di questa vita di soli doveri e niente amore. Si lasciò pervadere dal torpore e dal sonno. Cesar guardò la sua padrona nella neve, la toccò con il muso per svegliarla, dandole piccole musate sulla schiena. Nitrì nervoso, si girò nella notte buia verso una luce che arrivava sempre più vicina. L'uomo sul cavallo nero vide una macchia bianca nella neve, riconobbe il cavallo, incitò il suo a muoversi più veloce nonostante la neve alta.

Spalancò l'occhio smeraldino quando riconobbe Cesar libero senza il suo cavaliere. Scese da Alexandre incespicando nella neve alta e si avvicinò al cavallo prima prendendole sue redini tra le mani, cercando il suo comandante nella neve. Facendosi luce la trovò una ventina di metri più avanti. Corse verso la donna spaventato.

"Oscar, no, svegliati non dormire." Le si fece vicino, cercando di scuoterla, le toccò il viso con una mano, era ghiacciata, se fosse morta? No, non poteva essere.

Se la strinse in un abbraccio che cercò di essere il più caldo possibile dividendo con lei il suo mantello. Oscar si sveglio sentendo un certo calore pervaderle il corpo, un buon odore di casa cuio e lavanda, era l'odore di Andrè, pensa quanto sono sciocca, non può essere qui con me, lui è rimasto a Parigi, non mi vuole più. Sentì la sua voce chiamarla.

Andrè la guardò preoccupato, era pallida e fredda.

Oscar aprì gli occhi e lo vide, spalancò gli occhi per la sopresa, non poteva credere che fosse tornato anche lui a casa.

"Andrè, gli toccò il viso, sei tornato, grazie" L'uomo si sentì abbracciare, un abbraccio lungo come a non volerlo più lasciare.

"Oscar, dobbiamo tornare a casa, sei fradicia e infreddolita e anche io se devo essere sincero ho preso un bel po' di freddo per oggi."

L'uomo salì sul cavallo e aiutò la donna a salire con lui, in questo modo sarebbero stati più caldi. Oscar si sentì avvolgere dalle braccia di Andrè, sentì una sensazione di calore invaderle il corpo e il cuore, fu in quel momento che capì che lui le voleva ancora bene, che l'amava e nonostante tutto non l'avrebbe mai lasciata. Oscar gli diede una carezza sulla guancia arrossata e fredda. Il suo viso così vicino. Lui la guardò senza dire una parola, le sorrise, lei gli si avvicinò sempre di più, labbra fredde contro labbra fredde, che assaggiandosi e toccandosi diventavano lentamente sempre più calde e dolci.

Ad Andrè brillò l'unico occhio rimastogli, Oscar lo abbracciò stretto e gli disse sottovoce in un orecchio quelle parole che da sempre avrebbe voluto sentire.

Vide Palazzo Jarjyajes avvicinarsi sempre di più imponente e silenzioso.

Guardò ancora la donna tra le sue braccia le sorrise e fu lui questa volta a baciarla. Un bacio molto diverso dal primo che le aveva dato anni addietro pieno di rabbia e risentimento. Fu un bacio calmo, caldo pieno d'amore e gioia.

Finalmente la sua Oscar lo amava, questo era quello che gli importava di più, per loro iniziò una nuova vita, quello lo ricordarono sempre, fu uno dei natali più belli e sereni della loro vita.

Una storiella breve scritta per le feste, spero vi piaccia

Auguri  di buon anno a tutti/e voi, spero che il 2018 vi porti tutto quello che desiderate.


   
 
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