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Autore: Scaramouch_e    03/01/2018    2 recensioni
Indil, la figlia di Thranduil, e sorella di Legolas Greenleaf, è andata a Gran Burrone, con il fratello gemello, sotto l’ordine del padre per sentire ciò che il consiglio di Erlond ha da dire sulla minaccia portata dallo hobbit Frodo Baggins. La principessa di Bosco Atro si unirà alla compagnia dell’anello per proteggere suo fratello, e inconsciamente anche un altro componente.
Amore, avventura e coraggio serviranno alla giovane per riuscire nell’impresa nell’aiutare il giovane Frodo e i suoi amici.
Seguendo la trama dei libri e dei film, anche se modificata in alcune parti, accompagnerete le prodezze di Indil e della nuova compagnia dell’anello nella loro lotta contro Sauron e nel loro viaggio verso il Monte Fato.
[Boromir x nuovo personaggio + altre ship + accenni di Aralas (Legolas x Aragorn)]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aragorn, Boromir, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer:
 Questi personaggi non mi appartengono, sono stati scritti da J.R.R. Tolkien e messi sul grande schermo da Peter Jackson; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Ringraziamenti: Ringrazio tantissimo la mia beta, che ha letto e ha corretto gli orrori della fanfic (trovandala anche carina a detta sua!); grazie mille evelyn, per tutto... Se non vi siete letti ancora la sua fanfic, su andatelo a fare. Un ringraziamento infine va a tumblr per le gif a inizio capitolo...
Buona lettura.
Capitolo IV


Padre, scrivo per informarti di quello che è successo durante il consiglio di Sire Elrond.
Frodo Baggins ha l’Unico Anello: un oggetto pericoloso che non possiamo utilizzare.
Si è formata la Compagnia dell’Anello 
che partirà, per distruggere l’Unico, da Gran Burrone verso Mordor. Io parto per seguire Legolas. Padre non me ne volete, sento che è un viaggio che devo fare anche per me stessa.

Non mi fermate, Indil.


 

Indil rilesse lo scritto, poi emise un lungo fischio che richiamò un grande falco; la ragazza lo fece accomodare sul braccio.
Meneldor*, vola più che veloce che puoi e consegna questo a mio padre.” Il falco emise un verso gutturale e l’elfa consegnò il biglietto alla creatura, che volò via.
Rimase per un attimo a guardare il cielo dalla voliera, poi notò una presenza alle sue spalle e si voltò, vedendo la Dama del Vespro che la fissava con un mezzo sorriso. 
“Arwen. Venite anche voi qui?”
“Mia giovane amica, vengo qui quando voglio trovare pace e chiacchierare con gli animali. So che partirete pure voi per Mordor.” La figlia di Erlond si accomodò sul tronco di un albero e fissò la più giovane, che annuì.
“Sì, Arwen, devo seguire mio fratello e aiutarlo.” Si fermò mordendosi il labbro.
“Venite con me.” La Dama del Vespro prese per mano Indil e la portò nella propria camera: anch'essa, come quella del ramingo, era una grande stanza circolare, con un grande letto a baldacchino posto al centro e un grossoarmadio posto sulla parete di fronte al letto.
Arwen si avvicinò all’armadio e prese una boccettina dorata contenente un cordiale rosso fuoco; una cotta di maglia di mithril bianca, leggera come l’acqua; e una spada dall'elsa di legno intarsiato con motivi dorati, sulla cui lama erano incise delle rune.

La boccettina contiene un cordiale magico* preparato con i fiori di fuoco, gli unici fiori che crescono ancora a Mordor: fate bere questo elisir alla persona ferita e guarirà subito. Attenzione, però… questa poca quantità è l'unica che esiste, di questo cordiale” spiegò, senza giri di parole, la bruna. “La cotta di mithril fu forgiata da mio padre in persona, poiché noi elfi possiamo morire per le ferite inferte da una lama. La spada si chiama Hadhafang,  che vuol dire “fendifolle”” spiegò l'elfa. Indil protestò brevemente ma Arwen la interruppe. “Sono doni per te, Indil figlia di Thranduil, da parte mia, poiché nel luogo in cui andrò non mi serviranno, mentre per te saranno sicuramente di grande aiuto.”
Allora la bionda così parlò: “Ti ringrazio Arwen, Stella del Vespro. Che il tuo cammino verso Valinor sia segnato sempre da eventi piacevoli.”
Arwen si chinò verso la giovane in segno di rispetto e l’altra fece altrettanto.
 

Diversi giorni passarono e i preparativi per la triste partenza furono ultimati. Aragorn, Boromir, Gandalf e Legolas avevano a lungo discusso con Elrond delle tappe da seguire; Indil si vedeva molto raramente: trascorreva il suo tempo parlando con Arwen e le altre elfe; gli hobbit, infine, passavano le loro giornate con Bilbo e con Gimli e, qualche volta, con Aragorn e Boromir.
Infine, arrivò la mattina della partenza: il tempo era mite e il bel sole riscaldava i membri della compagnia.
In molti li guardarono partire: non vi furono canti di gioia, schiamazzi o risa… solo il silenzio regnava sovrano.
“Allora signori, direi che sia ora di partire.” Tutti guardarono verso sire Elrond che aveva preso la parola. “Addio e che la benedizione degli elfi, nani, hobbit e uomini ricada su di voi. Ogni popolo libero pregherà per voi. E ora andate.” Con quelle parole l’elfo salutò la compagnia dell’anello per sempre, perché presto avrebbe lasciato lui stesso quelle terre, come aveva detto ai membri della compagnia qualche giorno prima.
La bella principessa Arwen si appoggiò al padre, afflitta nel vedere tre dei suoi più cari amici partire per avventure che non la riguardavano affatto.
“Padre, che succederà?” domandò con la voce rotta dal pianto e tutti stettero ad ascoltare le parole di Elrond.
“Due destini sono in agguato, figliola. Tutto dipende da ciò che la compagnia deciderà. Adesso tutto è nelle loro mani” rispose, lo sguardo estraniato da quello che avveniva intorno a lui. “Adesso rientriamo.” Tutti rientrarono nella dimora accogliente e così incominciò l’avventura per i dieci compagni.

 

***

“Mia signora, sapete combattere?” Boromir di Gondor pose questa domanda a Indil, e la giovane si fermò.
Erano in viaggio da quattordici giorni ed avevano acceso un bel fuocherello per cenare. Samvise cucinava dei conigli che avevano catturato Boromir e Aragorn; gli altri hobbit chiacchieravano del più e del meno seduti a terra mentre Gimli rideva alle loro battute. Aragorn faceva il primo turno di guardia, Legolas e Gandalf chiacchieravano e l’uomo di Gondor osservava pensoso l’elfa che stava scrivendo.
“Messer Boromir, so tirare con l'arco e usare la lancia, ed ho appreso di recente anche come usare la spada” disse la giovane figlia di Thraundil con un sorrisetto sul volto. “È pur vero che la mia specialità è la medicina e l'uso delle piante officinali, ma so comunque combattere.”
“Vogliamo provare?” domandò l’uomo alzandosi e portando la mano alla vita, dove teneva la lunga spada.
Gli occhi di tutti si puntarono sull’elfa e sull’uomo.
“Se volete perdere...” disse Indil infine, alzandosi a sua volta. “Ma direi di provare a combattere con dei pezzi di legno.”
“Ebbene, mia signora, sarà fatto.”
Boromir si chinò, staccando un ramo da un albero lì caduto e lo stesso fece Indil. A fare da arbitro fu scelto Frodo, per l’imparzialità che legava il piccolo hobbit ai due. “Io dico… Via!” disse il mezz’uomo dopo che i due contendenti ebbero fatto l’inchino.
Tesa e all'erta, Indil puntò il bastone verso l’avversario. Si avvicinò all’addome di Boromir e con un salto in avanti spinse il pezzo di legno sulla veste dell’uomo, che emise un basso ringhio. Benché sbilanciato, Boromir riuscì a calare il proprio bastone e per poco non colpì i capelli biondi di Indil, che riuscì a parare la stoccata con il suo ramo.
L'elfa tornò alla carica e colpì la spalla di Boromir di striscio. L’uomo ricambiò il colpo assestandogliene uno fra le gambe. Grazie alla sua agilità l’elfa riuscì a saltare e a non farsi colpire, ma perse l’equilibro e rotolò a terra, ansimando nel vedere il bastone di Boromir vicino al suo viso.
“Dovrete allenarvi di più, mia signora.” L’uomo di Gondor porse la mano a Indil, che la accettò e si fece sollevare, per ritrovarsi a due centimetri dalle labbra piene del gondoriano.
In quell’istante Merry, che pure aveva osservato - come tutti del resto -  il combattimento fra i due, si volse e osservò il cielo. “Che cosa sono quelle nubi che vagano verso di noi?” domandò il giovane hobbit. 
Anche Gimli guardò verso il cielo. “Sono solo nuvolette.”
“No! Sono il nemico.” Legolas si avvicinò a Aragorn parlando in elfico e osservando a sua volta la nuvola. “Sono stormi di uccelli. Nascondiamoci!”
Ci fu un parapiglia ma i membri della compagnia riuscirono in qualche modo a nascondersi e a spegnere il fuoco che prima avevano acceso. 
Aragorn si nascose contro una roccia con Legolas accanto a lui. L'uomo osservò il bel profilo dell’elfo, desiderando ardentemente che il contatto della mano che Legolas aveva posato sulla sua spalla non finisse mai.
L’elfo, infine, interruppe il contatto e si alzò repentinamente per assicurarsi che il nemico se ne fosse andato. Nel farlo si guardò intorno notando, grazie alla vista da elfo, che Indil e Boromir erano entrambi nascosti da un tronco d’albero, gli hobbit e Gimli si erano nascosti dietro un cespuglio e Gandalf contro una roccia. Sospirò di sollievo notando anche che gli uccelli se n’erano andati.
“Cos’era, secondo te?” domandò Aragorn poco dopo, uscendo anche lui dal rifugio e facendo cenno agli altri membri della compagnia di avvicinarsi.

“Uccelli, del nemico. Sauron possiede anche loro. Ringraziamo Legolas: se non fosse stato per lui ci avrebbero scoperto e chiamato gli orchetti.” Gandalf fece un cenno di ringraziamento verso l’elfo. “Siamo stati troppo distratti: dobbiamo concentrarci di più sulla missione; dobbiamo esser più prudenti. E ora andiamo a riprendere quello che stavamo facendo, ché domani raggiungeremo il passo di Caradhras” concluse lo stregone.
“Il passo di Caradhras? Sei sicuro, Gandalf? Non vogliamo andare, piuttosto, nelle miniere di Moria? Ci saranno Balin e gli altri nani, che ci daranno sicuramente un benvenuto regale” disse Gimli, gli occhi sognanti all’idea di rivedere i suoi parenti.

Sia Indil che Legolas storsero il naso: agli elfi le oscurità non piacevano molto.
“No, Gimli, troppo a lungo i nani hanno scavato nelle miniere di Moria e non sappiamo cosa hanno svegliato. Ho deciso: valicheremo il passo di Caradhras.” Con queste parole lo stregone grigio pose fine alla conversazione e tutti tornarono a svolgere i loro compiti in silenzio.


Note 

Con l'anno nuovo aggiorno anche io, sperando che le vostre feste siano state piacevoli e che l'anno nuovo vi porti tanta fortuna. 
Spero che questo capitolo vi piaccia, lettori silenziosi, così com'è piaciuto a me scriverlo; mi sono divertita a descrivere del duello di Boromir e Indil, e dei doni da parte di Arwen per Indil. Anche qui come gli altri capitoli ho preso parti sia dal libro che dal film e sostituito alcune con altre. 

Ci sono un paio di note che è giusto scrivere: 
 MENELDOR: significa, signore del cielo, ed è un bel nome secondo me per un uccello, un faloco. 
  CORDIALE MAGICO: è lo stesso cordiale che donò Babbo Natale a Lucy Pevensie nelle Cronache di Narnia dello scrittore Lewis; in realtà citando Wikipedia il cordiale è fatto di fiori  di fuoco che provengono dalle montagne del sole che si trovano a Narnia. Ovviamente non volendo affatto stravolgere il Mondo di Tolkien ho scritto che il fiore rosso è nato sulle pendici del monte fato, perchè mi sembrava un luogo arido e senza vita, dove poter far crescere un fiore magico; il fatto che Indil ignori l'esistenza di tal fiore è perchè esso è molto raro come spiega Arwen che l'ha avuto da sua madre. Sarà un dono assai utile.  
   
 
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