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Autore: Sana_Akito    03/01/2018    9 recensioni
Sana, una ragazza come tante, socievole, allegra e chiacchierona.
Akito, il suo nuovo vicino e compagno di classe, un ragazzo silenzioso, distaccato e irritante.
Il loro rapporto non inizierà nel migliore dei modi, ma con il passare del tempo, tra battibecchi, bugie, attrazioni e gelosie, nascerà qualcosa che potrebbe cambiare le carte in tavola.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pov. Sana:


Esistevano due categorie di ragazze sulla faccia della terra, quella era la mia teoria maturata nel corso degli anni: la categoria numero uno, composta da quelle che erano in grado di farsi scivolare tutto addosso, senza attribuirgli alcun tipo di peso, fregandosene, quelle che se avessero vissuto quello ch’era accaduto a me in aula con Hayama avrebbero sminuito il tutto, ritenendola un’innocua penitenza senz’importanza, nulla di più, nulla di meno.
Poi c’era la seconda categoria, composta da ingenue fanciulle cresciute con film e romanzi d’amore, alla disperata ricerca del fantomatico principe azzurro, che difficilmente riuscivano a non dare valore ad un bacio, anche se dato esclusivamente per gioco.
Io rientravo nella seconda categoria.
Smettere di pensare al contatto delle labbra calde di Hayama sulle mie era una stata una battaglia che ero destinata a perdere di larga misura.
Ci avevo provato a passarci sopra, ad entrare disperatamente a far parte della prima categoria  ma, ahimè,  avevo miseramente fallito.
Io, a quel bacio, ci pensavo tutti i giorni.
Non sapevo spiegarmi il motivo, perché alla fin fine io ad Hayama continuavo a detestarlo, a ritenerlo uno stupido scimmione biondo, un odioso vicino di casa, un asociale compagno di classe, un tipo la cui sola vicinanza m’irritava a morte, eppure continuavo a pensarlo incessantemente; si era intrufolato nella mia testa da un giorno all’altro con una facilità disarmante e, per quanto mi sforzassi, non riuscivo in alcun modo a cacciarlo via.
Mi sembrava di essere improvvisamente diventata una di quelle patetiche ragazzine che si infatuavano del primo figo di turno che dedicava loro un po’ d’attenzione e mi sentivo davvero stupida, perché io non ero così, ero sempre stata una persona con la testa sulle spalle, che difficilmente si lasciava abbindolare dall’altro sesso e la sola idea di essere caduta così in basso mi faceva salire il sangue al cervello dal nervoso.
Mi ero imposta di trovare una soluzione a quella spiacevole situazione perché mai, per nulla al mondo, avrei dato ad Akito Hayama la soddisfazione di farmi vedere “presa” da lui, quindi, dopo accurate riflessioni, ero arrivata ad un’unica, semplicissima conclusione: avrei rispolverato le mie doti d’attrice, risalenti a quand’ero solo una mocciosa che compariva di tanto in tanto in qualche film di poco successo, e avrei finto che la sua presenza e il ricordo di quel bacio non mi procurassero alcun tipo di emozione, mostrandomi ai suoi occhi con menefreghismo e freddezza.
Per settimane non gli avevo  più rivolto la parola, nemmeno un innocuo saluto, assumendo un atteggiamento freddo e distaccato pari al suo e durante le ore scolastiche, in cui eravamo costretti a restare rinchiusi insieme in quelle quattro mura, non lo degnavo neanche di uno sguardo, anche se la tentazione di guardarlo, devo ammetterlo, era piuttosto forte.
Fingevo che non esistesse, come lui aveva sempre fatto con me, nessuno aveva più menzionato la faccenda del bacio ed eravamo tornati ad essere due semplici estranei che condividevano lo stesso pianerottolo e la stessa classe, nulla di più, fino a quando un bel giorno Akito decise stranamente di dar fiato alla sua bocca.

Le lezioni erano terminate, eravamo entrambi nell’ascensore del condominio e poco prima che le porte metalliche si aprissero, sghignazzò un «Se sapevo che per sbarazzarmi dalle tue fastidiose chiacchiere era necessario baciarti, ti avrei baciata molto tempo prima»

Non parlava quasi mai, l’idiota, ma in quelle rare occasioni in cui usciva dal suo perenne stato di mutismo era in grado di farmi imbestialire come mai nessuno prima di allora.
Lo fulminai, livida in volto dalla rabbia «Non parlo con te semplicemente perché mi stai inesorabilmente ed irrimediabilmente sulle scatole, Hayama. Quell’insulso  bacio che ci siamo scambiati non c’entra assolutamente nulla con il mio non rivolgerti più la parola» mentii.

«Insulso?» ripetè lui, incurvando un sopracciglio.

Sorrisi tra me e me.
Cos’era quella faccia? Che le mie parole gli avessero causato un solco profondo nel suo ego smisurato?
Ben gli stava, dopo tutto quello che stava facendo passare a me nelle ultime settimane era il minimo.
«Esatto, insulso» mentii per la seconda volta nel giro di pochi secondi, perché tutto era stato quel bacio fuorché insulso, ma non l’avrei ammesso mai, nemmeno sotto tortuta.

«Eppure non sembrava ti dispiacesse»

«Sono molto brava a fingere» gli volsi un sorriso sadico, facendolo accigliare «Ho avuto di meglio nella mia vita, te lo posso assicurare» sminuii, sventolandomi una mano davanti alla faccia, come a voler cacciare via un insetto fastidioso.

Poi le porte metalliche si aprirono, feci per andarmene, ma Hayama mi fermò, tirandomi a sé per il polso.
Mi accarezzò le braccia nude, salendo pian piano su per il collo ed io m’irrigidii, avvertendo piacevoli brividi attraversarmi la spina dorsale.

 «Se la tua è una sfida, sappi che non mi tirerò indietro» si era chinato su di me, le sue labbra ad un soffio dalle mie, il suo respiro che mi solleticava il viso e la vocina nella mia testa che continuava imperterrita a ripetermi “Non dargliela vinta, ragiona, reagisci, respingilo

«Non è mica una sfida» deglutii «Ti ho semplicemente esposto il mio pensiero, tutto qui. E comunque cos’è sta storia che non comunichi più con insulsi monosillabi, versi, grugniti o alzate di testa? No perché non credo di averti mai sentito parlare tanto come oggi»

«E te invece parli sempre troppo, Kurata» aveva ghignato, avvicinandosi ancora di più, tanto che oramai la distanza che ci separava era pressoché inesistente ed io ero arrossita, anche se mi ero sforzata di non farlo «Ma se vuoi, un modo per zittirci entrambi lo troviamo»

Guardai la sua espressione, il suo ghigno e non mi risultò difficile capire che si stava solo divertendo a provocarmi.
Per lui era solo un gioco e se da una parte il suo prendermi in giro mi rattristava, dall’altra mi imbestialiva a morte.
Ma chi si credeva di essere quello lì?
Ed io che perdevo anche tempo a pensarlo.
Spinta dalla rabbia agii d’impulso, mi avvicinai alla sua bocca e all’ultimo mi fermai «Se ti azzardi a toccarmi ancora una volta, ti ammazzo, giuro che lo faccio»

Akito sgranò appena gli occhi, come se tutto si aspettasse fuorché sentirsi dire determinate cose e senza dargli tempo di replicare, appoggiai i palmi aperti delle mani sulle sue spalle, lo spintonai via con forza, mi voltai e me ne andai, lasciandolo lì, solo come un idiota, illudendomi di aver vinto contro un nemico nettamente più forte di me.



***

NdA:

Salve!! =)

Perdonate l'attesa e grazie a chi continuerà a seguire questa storia.
Ah, quasi dimenticavo, tanti auguri di buon anno!! (Sono in ritardo, lo so, ma ci tenevo a farveli ugualmente XD) Spero abbiate trascorso buone feste =)
Alla prossima!

 
   
 
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