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Autore: Emmastory    04/01/2018    3 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
Capitolo XLVII
 
Ansie, passioni e desideri
 
Così, un altro giorno stava finendo, e grazie ad un ennesimo colpo di fortuna, io e il mio intero gruppo avevamo potuto riprendere gli allenamenti. Anche se per poco, Lady Fatima aveva deciso di trasformare una parte delle segrete del suo castello in uno spazio idoneo, e ad essere sincera, ne ero felice. Avevo sempre usato la violenza in casi di estrema necessità o legittima difesa proprio come mi era stato insegnato prima e durante la guerra, e ora che finalmente potevo mettere di nuovo a frutto le mie conoscenze, tutte ottenute durante ognuna di quelle cruente ma insulse battaglie, riuscivo a sentirmi meglio. L'ansia di cui soffrivo mi faceva ancora disgraziatamente compagnia, ma allenarmi, e piantare la mia daga nel petto dei manichini riempiti di sabbia che utilizzavamo, era una vera panacea per tutto il dolore che sentivo, e proprio come l'amore e il tempo passato con il mio Stefan, mi aiutava a rilassarmi. Erano solo fantocci pieni di sabbia, certo, ma per forza d'abitudine, o deformazione professionale dovuta all'essere diventata una sorta di soldatessa quasi su due piedi, riuscivo letteralmente a scaricare tutta la mia rabbia e i miei sentimenti negativi, e per me non era che un bene. Andando alla ricerca di conforto, ne avevo parlato anche con il dottor Patrick, e inaspettatamente, non aveva fatto altro che darmi ragione. Stando ai miei ricordi, era stato il primo a diagnosticare il mio costante stato di stress, e la stessa cosa era accaduta parlandone con sua moglie, la cara dottoressa Janet, che molto tempo prima era stata in grado di aiutare mia sorella con i suoi problemi, dandole tempo e modo di staccarsi da un mostro del calibro di Ashton, e metabolizzare, grazie all'incontro con il suo amato Ilmion, che li ha poi portati a compiere il grande passo e sposarsi, tutto il dolore che gli aveva causato. Grazie al cielo, non lo vedevamo da anni, e pensandoci, non facevo che sorridere. Lentamente, il tempo continuava a passare, e mentre mio nipote Lienard si avvicinava ai sette anni, e le sue sorelline ai sei, mi capitava spesso di pensare a loro, e in particolar modo a lui. Quando Alisia si separò dal suo vero padre, lui era ancora in fasce, perciò vedeva Ilmion come suo genitore a tutti gli effetti, e più ci pensavo, più ero contenta. Io e lei ne avevamo parlato a lungo, arrivando ad una semplice conclusione. La guerra stava per ricominciare, e nonostante ora l'unica cosa importante fosse proteggerlo da quest'orribile scempio, secondo sua madre aveva comunque il diritto di sapere chi fosse il suo vero padre, o cosa gli fosse successo. Come ogni bambino della sua età, Lienard vive semplicemente il momento, e non pensa ad altro che al gioco ogni volta che può, nonostante la paura dell'ignoto inizi a radicarsi sia in lui che nelle sorelle. Da ormai qualche notte, le sorprendo a dormire tenendo i loro pupazzetti stretti vicino al cuore, e da brava madre, Alisia si intrufola nella loro stanza solo per mettere loro una caramella in bocca, così che nonostante la realtà in cui vivono, sfortunatamente molto più grande di loro, riescano comunque a fare dolci sogni. Stando a quel che vedo, questo piccolo stratagemma pare funzionare, e proprio come la mia Terra quando era piccola, credono che Ned e Bunny siano cavalieri, e lo stesso vale per le loro bamboline, tutte principesse. Ad essere sincera, lo trovo tenero e divertente, non nascondendo che utilizzo ogni momento di libertà e calma che ho per giocare e passare del tempo con loro. Stanno crescendo, e ben presto non saranno più così piccole, ed è proprio per questo che mi godo ogni istante, celando bene alla loro vista ogni mia emozione. Insieme, ci divertiamo, e fra un gioco e l'altro, sento il cuore gonfiarsi di gioia con ogni loro risata dolce e cristallina. Ora come ora, ci stiamo allenando, e benchè Terra e Rose siano da sole, avendo come unica compagnia quella del fratello e della loro intera famiglia, Aaron può sempre contare sull'aiuto di Ava, ancora ferita ma stoica. Inizialmente, non sapevo se si fossero parlati o meno delle sue ferite, ma notando il modo in cui lui ha sempre tenuto un sorriso sul volto durante tutti gli allenamenti di questa mattina, mi sono resa conto che ne hanno discusso davvero. "Lo so, mamma, e va bene." Sembra dirmi ogni volta, non osando allontanarsi da lei e offrendosi sempre di cambiarle le garze a intervalli regolari. Amandolo e fidandosi di lui, lei lo lascia sempre fare, e nonostante a volte lui le faccia male senza volerlo, un bacio e un sorriso risolvono sempre la cosa. Guardandoli, ricordo chiaramente i miei tempi di ragazza al fianco di Stefan, quando entrambi non eravamo che ventenni innamorati. Lo siamo ancora, ma guardando metaforicamente indietro, non riesco ancora a credere che siano passate ben due decadi. Ora come ora, gli allenamenti mi stanno davvero facendo bene, e come ripeto, sono perfetti per aiutarmi a star calma e a gestire ansia ed emozioni negative, ma lo stesso a quanto sembra non valere per Rachel. È mia amica, e le permetto sempre di parlarmi e sfogare così i suoi sentimenti, ma stranamente non mi parla da stamattina. Ormai siamo arrivati al pomeriggio, e lei è ancora perfettamente muta. Come sempre, è letteralmente incollata alla sua Lady Fatima, non la lascia mai andare, e cosa ancor peggiore, è ancora più timida, insicura e schiva di quanto non sia mai stata. Ad essere sincera, non ho idea di cosa le stia succedendo, e la vera certezza è una sola. In un modo o nell'altro, ognuno di noi è perso o diviso fra ansie, passioni e desideri.
   
 
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