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Autore: queenjane    07/01/2018    0 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Ai primi di giugno esibivo un trionfante pancione, un profilato usbergo. E  da una settimana all’altra avevo la sensazione di lievitare, forse erano due gemelli, per quanto fossi  esile,  magra di struttura di base,  in quell’ultimo mese il ventre mi era esploso, un budino ben cotto, una pagnotta che era lievitata ai massimi  gradi. Andres mi aveva tolto la fede, avevo le dita gonfie come le caviglie ed i piedi, alla fine mettevo i suoi stivali, tanto per dire la misura, per stare comoda. Andres portava un suntuoso 47, io un 40, in tempi normali, un leggiadro piedino da Cenerentola che era lietamente aumentato. E manco li vedevo i piedi, per la pancia, magari erano aumentati pure i polpacci, solo non stilavo paragoni.
Era il caldo e la gravidanza, una (in)felice combinazione, mi sentivo una zampogna, appunto. Sedendomi, trasalivo, sentendo il corpo del feto che premeva contro il mio, era energico e spumeggiante come un cavallino su un prato.  E avevo sempre sonno, mi alzavo tardi la mattina, verso le nove, alle cinque di pomeriggio avevo già sonno.
“Non sarà ancora per molto” osservò Andres.
“Vedremo..se penso che in inverno, pattinando sul ghiaccio, riuscivo ad andare all’indietro e a saltare mi pare passato un secolo, avevo 16 anni, troppo alta, troppo magra, ero una libellula” ora ondeggiavo come una papera al vento passando da una stanza all’altra, mi appoggiavo ai mobili, alle pareti, il fiato corto,  ne avevo 22, la gravidanza quasi al termine causava quell’effetto, un costante affanno. Conseguenza del pancione e del peso ora raggiunto, tranne che tutti mi vedevano bellissima, paffuta e ridente. Ispiravo tenerezza, come i bambini, the Children, lo zar usava annotare così dei suoi figli, tralasciando che Olga andava per i 22, Alessio per i 13.
“E ..” sapevo a cosa stava pensando.
“Presumo che ne vorrai un altro, a stretto giro”
“Perché no” gli occhi luminosi, una verde scintilla divertita, non raccolse la mia scherzosa canzonatura.
“Basta che ..tu sia gentile, non faccia troppe critiche”
“Cosa..?Ma che ti inventi,” allibito
“La zarina madre, Marie Feodorovna, ha sempre criticato la nursery imperiale, affermando che ..”
“Olga.. “alzò il viso dal libro, eravamo nella balconata che correva intorno al palazzo di Alessandro per prendere un poca d’aria “..Fosse brutta, con la fronte troppo grossa, Tata noiosa, Marie un piagnisteo ambulante e Anastasia l’ennesima inutile femmina che non poteva ereditare il trono.. .” con esatta precisione, si declinava in terza persona per prendere la distanza.
“Che persona svanita, per non dire altro, il 1895 è stato l’anno di nascita delle più belle principesse di sempre” Olga sorrise a quella esternazione, io di più “Senza offesa per le altre principesse, mia pattinatrice, mia ballerina”
“Ma non è possibile, glielo hai già raccontato..”
“Cosa, Olenka?” intanto avevo portato le mani al pancione, rispondevano calci e pugni, mai che si placasse, un bandito come il padre.
“Di quando avevamo sette  anni e ..mi misuravo la fronte, davanti a uno specchio”
“Ah..E io affermai che ne diceva tante, ma non ti conosceva sul serio”
“Una vera irriverente..già”
“Non sapeva nulla della tua intelligenza portentosa, del talento al pianoforte, e via così, constatazioni e non certo lodi di maniera, eh” e vedevo una ragazzina non sempre gentile od empatica, con splendidi capelli biondi, occhi chiari, gentile quando e se voleva, la ragazzina che era ora accanto a me, una giovane donna, una principessa militante e misericordiosa, Andres scosse il capo, le riteneva cose da donna, da capo, era sconvolgente quanto fossimo in sintonia, Olga mi sfiorò il ginocchio.
“Catherine,  di difetti ne ho a iosa, e mai ho criticato gratuitamente un bambino o sono stato poco gentile, in linea generale, in modo volontario, figurati con i miei figli” serio, tossicchiò, commosso, poi sancì che aveva voglia di fumare e ci lasciò alle nostre chiacchiere, appoggiandosi alla balconata di ferro, aggiungendo, come era vero, che non glielo avevo rappresentato.
“Cat, marito migliore non lo potevi trovare”
“Credo” Scrutai il meraviglioso fondoschiena di Andres, era appoggiato, pigro, al ferro della ringhiera,  il desiderio che sorgeva, bastardo .. facevamo l’amore anche se ero al termine della gravidanza, lo preferivo con me, piuttosto che fuori dal mio letto, anche se mi sentivo gonfia come una vescica, lo spogliai mentalmente dai vestiti, rividi i suoi tatuaggi, i nei sparsi, le cicatrici e i rilievi. 1895, l’anno delle più belle principesse di sempre, galante con me e Olga, as usual, compito e affabile.. E gli avrei torto il collo, era solo mio. E io solo sua, il senso di possesso e l’amore, quale era l’esatto confine, boh.  Gli scatti famelici e appassionati erano passati in seconda  linea, ora era lento e dolce. E fissava come un allocco, senza parole, la mia pancia, era felice, come me, nonostante tutto, la sua guancia ispida di barba si posava sul mio ventre sporgente, un tenero buongiorno. E io stringevo le sue chiappe, toniche e vigorose tra le mani, una pura  meraviglia. E si spostava verso il mio sesso, palpitante.
“Figli..?”
“Gemelli..” mi toccai il ventre, rispose un piede, una manina, boh, ormai mi sentivo un dirigibile, così grossa che forse erano davvero due bambini, in un colpo, Andres seminava e io raccoglievo.
“Macchè, ne fabbricherete uno alla volta..” un momento sospeso “Figli vostri e adottivi, la tua vocazione è la maternità, ironia, tu non volevi sentire parlare di matrimonio o figli quando eravamo bimbe”
Feci una battuta a caso.. Maternità.. Mi stava  pensiero il primo parto, figuriamoci il resto, ormai prendevo un giorno alla volta. E Sophie? Che pensavo, una madre la aveva, Erszi, io ero solo la moglie di suo padre, sarei stata una sua amica, volendo, non altro. Ed ero la mamma in senso traslato dello zarevic, di Aleksey, anzi era lui che mi aveva eletto tale per sfinimento “Forse.. “
“Grazie, Catherine”
“E  basta, sono io che ringrazio te” una pausa “Sperando di non rimanerci secca”
“Fammi questo scherzo e ti ammazzo io” senza altro dire, avevo paura “Alessio non te lo perdonerebbe, se ci resti, di parto”
“Non comanda lui, in questo”
“SST” mi abbracciò “Andrà tutto bene, Cat, la paura è normale, ma siamo insieme, ti aiuterò se posso” registrai il suo privato sussurro, mi fidavo di lei, più che di ogni persona al mondo o quasi.
Dai quaderni di Olga Romanov per la principessa Catherine “.. a volte, riflettendo su quel lontano episodio infantile, pensavo che lo dicessi per misericordia,che ero bella,  tu eri uno splendore fin da bambina, osservavano che avevi colori stupendi, suntuosi, come una piccola ninfa … invece ne eri convinta e avrei fatto meglio a darti retta.. Avevi ragione, come spesso accadeva. Poi quando avevi diciassette, diciotto anni ti lamentavi di essere troppo alta e troppo magra, quasi una beffa, per mia sorella Anastasia, che si riteneva bassina e grassottella .. Parevi una principessa orientale, come Sherazade, e mia nonna predisse che avresti fatto girare testa e polsi a molti uomini, aggiungendo che sarebbe stato lo stesso per me e Tatiana .. Per lo sbigottimento, per poco non caddi dalla sedia..  Tu eri bella, come Tata, io .. lasciamo stare. Non mi piacevo, Cat, fine della storia nonostante mi rassicurassi sul contrario, che difetti a parte, sarei piaciuta. E poi mi sono innamorata e, guardandomi nei suoi occhi, mi sono vista bella, sul serio ..Michael, a love, a sin, a secret.. quella sera ho fatto la doccia e ho pianto. Comunque, tornando a noi, apprezzavo tuo marito, era dolce e arguto.. La mia è invidia, Catherine, io me lo sarei preso e di corsa. Non come S., un flirt e poi si era eclissato, per me era amore, tranne che aveva obbedito a mia madre, fidanzandosi con Olga, Olga K., io ero la figlia dello zar e lui nessuno. In termini dinastici e di rango. E  le foto sullo Standard di quel periodo tradiscono la mia ripulsa,  braccia conserte, un serio cipiglio, mi aveva tradito, per dire, solo qualche bacio  e rari abbracci, cerco di mettere ogni tipo di distanza, in primis fisica. Tu Andres te lo eri scelto e di corsa, ottima opzione, scusa il crudo linguaggio, Cat, ma lui era la tua passione e viceversa,io Michael lo avevo voluto, il mio principe soldato, e non lo ho sposato,  ho preso quello che potevo prendere, sventata, e non me ne sono pentita, e dopo siamo diventati amici, solo il buonsenso e la fedeltà, mia e sua, nei confronti dell’impero, dello zar, mi ha impedito di perderci la testa del tutto.. Ed ero già una ribelle, una gramigna rispetto agli austeri dogmi di mia MADRE, già, tutta forma, lei, mai sostanza.. che non aveva torto, erravano gli altri, LEI giammai. E ammettevi di avere paura, che fatto sensazionale, per confortarti la baronessa B. e altre raccontavano cronache apocalittiche di parti che duravano ore, che vi erano complicazioni.. Logico che non volessi sentire. Ed eri giovane, tua madre, tua nonna non avevano avuto complicazioni, la tua stessa cognata, Marianna era sopravissuta a cinque parti e ora aspettava il sesto bimbo,  aveva 36 anni, su Cat, coraggio”
 
Da una lettera di Olga Romanov dalla prigionia di Carskoe Selo a una amica, dopo le formule di saluto“.. ogni pomeriggio, dalle due alle cinque usciamo, facendo qualcosa in giardino .. Se non è troppo lontano, Mamma viene fuori con noi e si mette sotto una coperta, vicino agli alberi e l’acqua, Papa ( con altri) fa passeggiate e sega gli alberi morti, Alessio gioca nell’Isola dei bambini, corre,   a volte nuota (..)Diamo l’acqua alle piante, oltre all’orto, coltiviamo il giardino, le rose (..) Abbiamo organizzato un piano di studi e lezioni, studio inglese con Marie.. Storia russa ed europea, nel cosiddetto tempo libero preparo il corredo, come le mie sorelle, per il bimbo della principessa Fuentes, alias Catherine, e leggo la storia europea, e romanzi..”
 
“Andres” pronunciò il suo nome esatto, in spagnolo, Fuentes annoverò la sua stretta, chiedeva protezione, lo serrò con il braccio contro il suo addome, stese l’altro contro l’aria, per un momento, quindi lo posò contro di lui “Cosa è successo, dimmi Alejo” un soffio, il suo nome in spagnolo
Giocavo con il mio fucile giocattolo, me lo hanno tolto, dicevano che avevo armi, armi vere”  
“Chi?” gli passò le mani sulla schiena, una volta il principe Xavier suo padre aveva fatto lo stesso, quando combatteva conto l’oscurità e la disperazione, la fronte posata contro la lapide che custodiva i resti mortali del suo primo figlio, desiderava morire, lui che aveva sempre amato la vita, sempre. Variava l’evento, pensò Andres, e sarebbe bastato tanto poco per scatenarlo. Suo padre pensò Andres era un grande di Spagna, una figura inferiore al principe ereditario, forse il titolo più grande del regno iberico,  dopo quello di principe ereditario, appunto,   e nulla avrebbe consolato Alessio, che giustamente nulla ne sapeva “Dimmi, sfogati se vuoi”
“I soldati..”
Andres imprecò nella sua lingua, dedusse il ragazzino, dal tono parevano parolacce e belle pesanti “Spiegami meglio, non ti brontolo o che, solo fammi capire” E magari si calma, è agitatissimo, il mio sistema per arginarlo, spiegami.  Come faceva Catherine, tranne che ora l’onore di gestirlo era di sua spettanza.
“Ero all’isola dei Bambini e mi esercitavo con il fucile appunto, un ufficiale è andato da Monsieur Gilliard dicendo che doveva prendermi appunto l’artiglieria, che le guardie avevano deciso così, e dovevo consegnare. L’ho posato e sono andato vicino a mia madre, che era seduta sull’erba a pochi passi da noi. Un momento dopo ecco l’ufficiale e due soldati, Gilliard  ha cercato di spiegare e mia madre gli ha chiesto di ritentare, ma non c’è stato modo, se ne sono andati via con il trofeo, una grande, bellica conquista”
“Proprio, ironizzi  in modo sarcastico ed esatto come mia moglie” 
“Da qualcuno ho imparato, fidati”
Vi era del vero. Ad agosto avrebbe compiuto 13 anni, era alto, una struttura sottile ed elegante, e gli occhi non erano quelli di un ragazzino della sua età, diffidenti e cauti, di chi ha troppo visto “E Gilliard mi ha riferito che l’ufficiale lo ha preso da parte, rilevando che la faccenda lo ha stressato, atteso quanto aveva da fare”
“Sono ridicoli loro, mica tu”
“Guarda che del fucile non mi importa.. “Insomma, rilevò Andres, vediamo di organizzare qualcosa “Arco e frecce, giocattolo, ne hai mai avuti?”
“No.. “
“Te ne facessi uno ? Semplice, eh, magari con qualche freccia e ti costruisco un bersaglio”
“Grazie, Andres” e intanto lo zarevic si era costruito un suo metaforico riparo, alla fine dei giochi lo proteggevano i Fuentes, Catherine e Andres, Olga e Tata e le sue sorelle, Gilliard il precettore e il marinaio Nagorny. Infatti, sua madre, la zarina, suo padre, lo zar, pregavano e torcevano le mani, senza trarre alcun fiato per difenderlo o distrarlo in modo evidente, diretto.
Il Colonello Kobylinsky, nuovo comandante del palazzo di Alessandro, riconsegnò il fucile della Discordia ad Aleksey, smontato, pezzo per pezzo. Da allora in poi, ci giocò solo nella sua stanza.  Andres gli fece un arco giocattolo, corredato da frecce. E li rivedo buttati a giocare con  i trenini elettrici, a ridere a tutto spiano per minimi eventi, battute note solo a loro, per terra, Andres che gli insegna a usare quel benedetto arco e a tirare di boxe, dettagli ancora più specifici, Alessio che sfida il mondo, si sente invincibile.  Al sicuro e protetto.
 
 
Olga e Tata vicino a un cespuglio di rose in piena fioritura, la vita sottile enfatizzata da una fascia chiara, con un immenso capello.
Aleksey seduto su un pontile di legno, vicino a lui il precettore Gilliard.
Anastasia che contempla perplessa una farfalla.
Marie appoggiata sul pontile, di profilo, assorta e remota.
Alessandra seduta vicino allo zar, un parasole in mano, che sorride.
All’apparenza parevano le solite foto, fatte anno per anno, durante l’estate, in vacanza,tranne che non era così.
Adesso una delle principali occupazioni era coltivare l’orto, passando anche tre ore filate a estirpare cespugli e togliere pietre, creando solchi dritti e profondi. Le giornate si erano allungate, le piantine presero vita, fagioli, rape, lattuga, verza (500 esemplari) che si allungavano sotto il sole, annaffiate da piogge occasionali, la folla continuava a insultare dai muri di cinta, ora era un poco meno.
Venne creato un altro orto, per la servitù, lo zar si mise ad abbattere i vecchi alberi, ormai secchi, del parco, tagliando poi i rami, per farne legna da ardere.
Provviste e legname, casomai fossimo rimasti lì ..
“Mi avete schizzato”
“Giusto un poco, tuffatevi, tutti e tre, te e i gemelli” Aleksey si divertiva a nuotare nel laghetto intorno all’isola dei Bambini, dove giocava spesso, schizzando, appunto, chi gli capitava a tiro, senza distinzioni.
“Dalla testa ai piedi” Erano i primi di giugno, mi era riuscito a dormire un poco di più rispetto al solito e avevo le caviglie leggermente meno gonfie, tanto che ero riuscita a passeggiare senza ritrovarmi con il fiato mozzo e le costole doloranti, per i movimenti del bambino. Ignorai le guardie, rovesciai il viso verso il sole, diciamo che erano parte dell’arredo, mi sedetti sul pontile, sperando che poi non servisse un argano a rimettermi su.
“Cat, tuffati”
“No, Aleksey, e mollami la caviglia” sottovoce “Non ti azzardare  a fare cose strane, che questa  è la volta buona che non ti parlo per una settimana”
“Non fai più nulla, sei sempre stanca” petulante, eh, ero solo incinta di nove mesi, non avevo voglia di spiegarglielo per l’ennesima volta, dopo avere rifiutato marce forzate (passeggiate) nel giardino, allora avevo appena il fiato di dargli il bacio della buonanotte, se era di umore.
“Non ho il fiato”appunto.
“Già, quando arriva?” gli strinsi il polso, leggera, un tacito ammonimento, per evitare che gli venisse lo sghiribizzo di buttarmi in acqua sul serio.
“Presto, spero, e farò una nuotata, promesso, dopo”
“Sì, come no” mi fece il solletico sul malleolo.
“Cioè? “
“Fossi lui o lei, o loro, non avrei tutta questa fretta di nascere” si appoggiò contro di me, lo circondai con il braccio
“Io non vedo l’ora, invece” in parte per conoscerlo, in parte perché mi sentivo un galeone pronto al naufragio, per esperienza personale e successiva, appurata allora per altre confidenze, arrivi a un certo punto e vuoi partorire e basta, non ne puoi letteralmente più. Non dormi, non digerisci, andare in bagno è un incubo … non stai bene in nessuna posizione.
“Le mie sorelle ti hanno fatto un arsenale di vestitini, fasce, che basterebbe per cinque bambini..”
“Li userò per i prossimi” se sopravivo al parto, questa è la prima gravidanza che porto a termine, la terza, dopo gli aborti, mio figlio ha la precedenza, tranne che Andres lo avrebbe odiato se mi avesse ammazzato, lo avrebbe amato nella forma e mai nella sostanza. E Alessio non se ne sarebbe fatto una ragione, alla fine, oltre alla prigionia non avrebbe tollerato una mia dipartita.
“Per il primo o prima, avete già deciso, se fossero due, invece? “perché ci eravamo fissati con i gemelli, perché, perchèè.. Mi misi a ridere, i pensieri morbosi erano un filo da non srotolare.
“Alejo” secca, in spagnolo.
“E che ho detto scusa che mi brontoli?”
“Si chiamerà Alejo, in spagnolo, Alessio come te”
“No, Cat, non voglio che usi il mio nome”
Il motivo me lo spiegò poi, sul momento lo interpretai come una bizzarria, un   capriccio estemporaneo dei suoi.
“Lo sceglierai tu, va bene, per un secondo  maschio, pensaci”allargai le braccia, mi tirò in piedi in qualche modo,  gli accarezzai i capelli, annotai il suo braccio sulla schiena, mi raddrizzai, era LUI un portento.
...fossi il figlio di Cat, starei per un pezzo nella sua pancia,sarei al sicuro, saldo, nessuno mi farebbe male, anche se lei è esausta, con le occhiaie, e mi ascolta, mi fa ridere nonostante le mie monellerie.. ed i capricci. E tanto mia madre sta sul divano, piange e si dispera. Alessandra Feodorovna è mia madre, Cat, Olga e Tata le mie mamme. Madre e mamma, due parole, un mondo diverso. Se sei intelligente, resta dentro, Felipe. Ti conviene. Sarai un maschietto, lo so. E tanto, intelligente o meno, non vedi l’ora di uscire..sei curioso, come sono curioso io,  di vederti, tua madre non vede l'ora. 
Catherine, 

 
   
 
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