Seconda parte
Klaus
non riusciva ancora a credere né ai suoi occhi né alle parole di Freya. Avere
Camille davanti a sé era qualcosa di immenso, di talmente potente da non
poterlo sopportare e, per questo, tentava di crearsi mille motivazioni per cui
ciò non poteva essere, per non soffrire ancora in quel modo terribile nel
momento in cui tutto si sarebbe rivelato un’illusione, come lui era convinto
che fosse.
Intanto,
Camille non aveva detto nulla, limitandosi a guardare Klaus con infinito amore
negli occhi, una luce che la illuminava tutta e che si rifletteva nei suoi
occhi e nel suo sorriso.
“Mi
sono rivolta a Vincent perché mi aiutasse. Non era entusiasta all’idea di fare
qualcosa per te, come puoi ben immaginare, ma la prospettiva di poter ridare la
vita a Cami era troppo bella perché vi rinunciasse” continuò a spiegare Freya.
“Mi ha aiutata a disseppellire il suo corpo e poi ha canalizzato il potere
degli Antenati affinché scomparisse da lei ogni traccia del veleno che l’ha
uccisa. Una volta che sono stata sicura che il corpo era perfettamente guarito
e libero da ogni minimo residuo di siero, ho potuto liberare la sua anima
affinché ne riprendesse possesso.”
Mentre
Freya parlava, anche Elijah ed Hayley si erano avvicinati per vedere Camille da
vicino e ascoltare come fosse avvenuta la sua resurrezione. Klaus, però, continuava a rimanere immobile e
silenzioso.
Non
era il solo. Tristan si era accorto che il miracoloso
ritorno della giovane psicologa aveva calamitato l’attenzione di tutti, che
anche Elijah pareva aver dimenticato i loro problemi, emozionato e felice per
aver ritrovato l’amica perduta. Quello era un momento in cui la famiglia si
ritrovava di nuovo unita e, come al solito, non c’era posto per lui… nemmeno
nella mente di Elijah. Perciò il giovane Conte era rimasto a osservare la scena
dal balcone, estraneo ancora una volta all’atmosfera di gioia che univa la
famiglia Mikaelson.
Certo,
sarebbe sempre stato così.
Lui
non faceva parte di quella famiglia, non ne avrebbe mai fatto parte e sarebbe
stato tanto meglio per lui se lo avesse capito e accettato una volta per tutte.
Non poteva più andare avanti così, illudendosi e rimanendo ferito e distrutto
ogni volta.
Senza
fare rumore, si allontanò dalla balaustra di ferro battuto e rientrò
nell’appartamento che gli era stato assegnato per fare una telefonata.
Nessuno
notò la sua assenza.
“Capisci,
adesso, Klaus? Non potevo dirti niente finché non avessi saputo che il corpo di
Cami poteva essere liberato da quel veleno e che Vincent poteva aiutarmi. Non
volevo darti false speranze e ne ho parlato solo con Rebekah” sorrise Freya.
“Ma adesso è tutto risolto, Cami è tornata e… potrà seguirti dovunque deciderai
di andare, una volta ricevuto l’osso di Inadu da custodire.”
“Freya
e Rebekah mi hanno raccontato tutto” furono le prime parole pronunciate dalla
giovane e Klaus trasalì nell’udire il suono della sua voce, “capisco che sarà
molto doloroso per te doverti separare dalla tua bambina. Ma io sono disposta a
stare al tuo fianco in qualsiasi luogo sceglierai… naturalmente se tu sarai
d’accordo.”
Finalmente
Klaus si decise ad avvicinarsi a Camille e la prese per le spalle, attirandola
leggermente a sé. Sì, era proprio lei, erano i suoi occhi, la sua voce, il suo
profumo, il suo sorriso… non era un’illusione, non si trovavano in una chambre de chasse.
Cami
era lì, davanti a lui, per restare al suo fianco… sempre e per sempre.
“Ragazzi,
non pensate che sarebbe il momento giusto per eclissarci?” suggerì Rebekah, con
un sorriso malizioso, notando lo sguardo di Klaus fisso su Cami. “Dopo tanto
tempo, mi sembra giusto che possano stare almeno un po’ da soli.”
“Hai
ragione, Rebekah” disse Freya, allontanandosi insieme alla sorella. Hayley si
accodò a loro.
“E
se organizzassimo una cena per festeggiare il ritorno di Cami?” propose.
“Sarebbe un’occasione perfetta per ritrovarci insieme per qualcosa di bello,
almeno una volta! Non vedo l’ora di farle incontrare Hope: era ancora piccola
quando Cami è… insomma, non credo che la ricordi, ma adesso potranno parlare e
conoscersi meglio.”
“E’
una splendida idea, Hayley” concordò Rebekah, entusiasta. “Inoltre tra pochi
giorni sarà anche il compleanno di Elijah. Visto come stavano andando le cose
nessuno di noi aveva voglia di festeggiare, ma adesso c’è un motivo per farlo e
potremo unire i due eventi. Sì, faremo così! Freya, tu e Hayley preparate la
tavola con il servizio più elegante, mentre io mi occuperò di ordinare la cena…
e i servitori!”
“Inviteremo
anche Vincent, Josh e Marcel, mi occuperò io di
chiamarli. Peccato per Davina, sarebbe stata felice di rivedere Cami… ma ci
saranno sicuramente altre occasioni” riprese Hayley.
Lei
e Freya entrarono nella villa per iniziare i preparativi, mentre Rebekah usciva
dal palazzo, piena di entusiasmo. Era così raro che la famiglia potesse
riunirsi per festeggiare un’occasione lieta…
Intanto,
Klaus e Camille si erano seduti su uno degli eleganti divani del patio e si
parlavano a voce bassa. La ragazza aveva preso le mani di lui e il mondo
attorno a loro sembrava essere scomparso.
Elijah
lanciò un’ultima occhiata ai due innamorati che si erano ritrovati dopo tanta
sofferenza… e in quel momento notò che Tristan non era nel patio, non era sceso
con lui per assistere al ritorno di Camille.
Una
stretta dolorosa artigliò il petto di Elijah quando si rese conto che,
nell’emozione del momento, nemmeno lui si era preoccupato di dove fosse Tristan
o di cosa stesse facendo. L’inaspettata resurrezione
della giovane psicologa era stato un avvenimento talmente improvviso e
sconvolgente da fargli dimenticare tutto il resto… e sicuramente il Conte De
Martel si era sentito escluso, emarginato ancora una volta, messo in secondo
piano rispetto alla famiglia Mikaelson.
Il
vampiro Originale salì in fretta le scale per raggiungere l’appartamento di
Tristan. Certo, lui per primo era da biasimare per averlo messo da parte, ma
adesso voleva soltanto rivederlo e renderlo partecipe di un lieto evento che
coinvolgeva tutti. Tristan doveva capire che, adesso, anche lui ne faceva parte
e che non doveva autoescludersi. Elijah aveva sentito Rebekah parlare del suo
compleanno… bene, per lui non ci sarebbe stata una vera festa di compleanno se
Tristan non avesse potuto parteciparvi al suo fianco, come suo compagno, in
presenza di tutta la famiglia.
Giunto
nel salottino, trovò le valigie di Tristan già sulla soglia e ogni cosa
sistemata a dovere. Era come se il giovane Conte fosse pronto a partire in quel
momento, piuttosto che la mattina dopo.
“Tristan,
credevo che fossi sceso nel patio con me” gli disse, sentendo un vago disagio.
Era consapevole di essersi comportato male con lui e adesso non era sicuro di
ciò che avrebbe potuto dirgli per rimediare. “Come hai visto, è accaduto un
fatto che nessuno di noi poteva aspettarsi: Camille…”
“L’ho
vista” tagliò corto il ragazzo. “Non sono così disposto ad entusiasmarmi per il
ritorno di qualcuno che ha contribuito a ingannarmi per rinchiudermi nel
container.”
“Camille
ha fatto soltanto ciò che le abbiamo detto noi, perciò se devi prendertela con qualcuno,
lascia in pace lei” replicò Elijah. Il disagio e il rimorso che provava lo
portavano a mostrarsi più aggressivo di quanto avrebbe voluto. “Cosa vuoi che
ti dica? Sai bene che non vado fiero di averti imprigionato nel container, ma
ormai è trascorso tanto tempo e io non voglio più pensare a ciò che di negativo
c’è stato tra noi, vorrei che il passato rimanesse al suo posto e che potessimo
costruire un nuovo futuro, in cui non ci siano più fratture insanabili tra te e
la mia famiglia.”
“Magari
avresti potuto pensarci prima di rinchiudermi laggiù…” fece Tristan, caustico.
“Ci
sto pensando adesso, Tristan” lo
interruppe il vampiro Originale. “Posso capire che tu non voglia perdonarmi, ma
dovrai rinfacciarmi in eterno il male che ti ho fatto? Ne sono consapevole e ne
soffro io per primo, ma ora vorrei che potessimo iniziare una nuova vita e che
tu facessi parte della mia famiglia. Stasera ci sarà una cena per festeggiare
il ritorno di Camille e anche il mio compleanno e… mi farebbe piacere se tu partecipassi.
Sarebbe un primo passo per far capire anche al resto della famiglia che tu sei
importante per me e che ti voglio al mio fianco.”
Tristan
sembrò placato, tuttavia scosse il capo con un sorriso amaro.
“Non
lo accetteranno mai. La tavola dei Mikaelson non è il mio posto e nessuno
sarebbe felice di avermi a questa cena” disse, laconico.
“Io
sì” ribatté semplicemente Elijah.
Il
modo tranquillo e diretto con cui il vampiro Originale aveva risposto commosse
Tristan e distrusse il muro di diffidenza e ostilità che era cresciuto nel suo
cuore. Il giovane sorrise, si avvicinò al suo Sire e, delicatamente, si strinse
a lui fissandolo negli occhi.
“Allora
noi due festeggeremo dopo il tuo
compleanno, qui, da soli, senza nessuno che possa disturbarci” propose
malizioso. “Ma non parteciperò alla cena con la tua famiglia. Come ti ho già
detto, quello non è il mio posto. Ti aspetterò qui per festeggiare insieme.”
Il
tono di Tristan era seducente e pieno di promesse, ma Elijah non si lasciò
incantare: comprendeva benissimo la sofferenza che si celava sotto quelle
parole solo apparentemente provocanti, era perfettamente consapevole del fatto
che il suo giovane amante usava la seduzione per difendersi dal dolore di
sentirsi comunque escluso e condivideva in pieno quello strazio che aveva le
sue radici in una notte di mille anni prima…
“Sai
che non sarà lo stesso senza di te” gli sussurrò sulle labbra, baciandolo poi
con avidità e prepotenza, quasi volesse portare con sé una parte di lui per
sopportare la sua assenza.
“Pensa
a quello che ti aspetta dopo la cena
e, magari, il tempo trascorrerà più velocemente” lo stuzzicò Tristan. Si
mostrava tanto più ammaliante quanto più intenso era il tormento che lo
lacerava, usando la passione per dimenticare l’angoscia.
“O
forse dovrò interrompere la cena per salire da te” disse Elijah, stando al
gioco. Lo baciò di nuovo, la lingua che lo sondava in modo audace e indecente,
e solo a fatica riuscì a staccarsi da lui per andare a cambiarsi d’abito e
prepararsi per la cena.
La
serata fu serena e gioiosa, il ritorno di Camille fu festeggiato con grande
entusiasmo e tanto i Mikaelson quanto Vincent, Josh e
Marcel si godettero quei momenti di pace e felicità rubati ad una situazione
che lasciava ben poche speranze. Nessuno sapeva ancora come distruggere
definitivamente le ossa di Inadu e la prospettiva dei custodi era quella di
doversi allontanare da coloro che amavano per un periodo di tempo indefinito.
Elijah
sentiva la mancanza di Tristan, eppure riuscì a trovare pace nel vedere la
famiglia riunita attorno ad un tavolo, con Camille accanto ad un Klaus
finalmente rasserenato, Vincent, Josh e Marcel scherzosi, Hope allegra e
sorridente, le due Mikaelson e Hayley che parlavano e ridevano insieme come se
fossero davvero tre sorelle. Avrebbe voluto vedere i suoi cari sempre così
felici… e avrebbe voluto che anche Tristan fosse accettato come un membro di
quella famiglia che lui amava con tutto se stesso.
Non
si accorse che Tristan, ad un certo punto, era sceso silenziosamente per le
scale e che per qualche istante era rimasto a guardare il suo Sire, l’uomo che
amava, senza che nessuno lo notasse. Lo aveva visto con un’espressione serena e
soddisfatta in viso e, sorridendo mestamente tra sé, era ritornato
nell’appartamento.
Elijah
sarebbe stato felice anche senza di lui.
Aveva
fatto la scelta giusta lasciandolo libero di restare con la sua famiglia, per
quanto gli costasse, per quanto gli lacerasse il cuore e l’anima, per quanto lo
facesse morire dentro il solo pensiero che l’amore per la sua famiglia era sempre e per sempre più grande e potente
del suo amore per lui…
Quando,
molto più tardi, Elijah lo raggiunse nel suo letto, Tristan gli si donò
completamente, docile e con una tenerezza mai avuta prima. Si mise a completa
disposizione di Elijah e lasciò che facesse di lui tutto ciò che voleva, si
fece prendere più e più volte prima con ardore e poi con sempre maggior
dolcezza e intensità; abbandonò il suo corpo morbido e liscio ai baci
appassionati, ai morsi, alle carezze intime e indecenti del suo Sire. Per la
prima volta fu completamente e totalmente suo, in balia di Elijah e di ogni suo
desiderio, felice di lasciarsi possedere e marchiare dai segni che il vampiro
Originale lasciava sulla sua pelle perfetta. Sapeva che quella sarebbe stata la
loro ultima notte e voleva portare con sé, sul suo corpo, per sempre,
l’impronta del corpo e della bocca del suo uomo, per avere almeno quel ricordo
indelebile di lui.
Dopo
ore di passione e languore, entrambi sfiniti dal piacere e dai ripetuti
orgasmi, si addormentarono. Tristan si era abbandonato sul petto nudo del suo
Sire ma, nonostante fosse stremato, si risvegliò quando ancora l’alba era
lontana. Muovendosi il più lentamente possibile per non destare Elijah, si
staccò dolcemente da lui e, silenzioso come un gatto, si rivestì.
Quando
fu pronto, esitò ancora un attimo, fermandosi a contemplare il suo Creatore, il
suo Sire, l’uomo che amava e che avrebbe amato per sempre. Il dolore che provava
nel separarsi da lui era insopportabile, lo stringeva al petto e alla gola e
gli impediva quasi di respirare… era un’atroce agonia, esattamente come quella
che aveva provato annegando più e più volte nel fondo degli abissi, ma questa
volta sapeva che non sarebbe passata. Questa volta nessuno sarebbe venuto a
salvarlo.
Questa
volta era solo.
Si
avvicinò per l’ultima volta ad Elijah, ammirando la bellezza del suo volto
sereno nel sonno. Si chinò e gli sfiorò con un bacio la fossetta che aveva sul
mento.
“Adieu, mon amour” fu il suo sospiro.
Poi
prese le sue valigie e, sempre senza fare il minimo rumore, uscì dalla stanza,
uscì dal palazzo e dalla vita dell’uomo che aveva sempre amato e che avrebbe
portato con sé, nel suo cuore, in eterno.
Sul
tavolino della stanza da letto rimasero il suo violino e una lettera, scritta
in un’elegante calligrafia.
Quello
era il suo regalo per Elijah, l’ultimo, il più prezioso.
Poco
più di mezz’ora dopo era su un’auto, guidata da uno degli attendenti della
Strix. Al suo fianco c’era Aurora, che aveva avvertito con la telefonata di
qualche ora prima di preparare le sue valigie e tenersi pronta alla partenza.
Il
suo attendente aveva fissato i biglietti di prima classe per il volo delle sei
del mattino per Marsiglia.
Il
secondo custode dell’osso di Inadu aveva lasciato New Orleans.
FINE