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Autore: armony_93    26/06/2009    1 recensioni
Muovo una mano e la poggio con fare consolatorio sulla sua spalla. Questo mio gesto scatena una reazione a catena che parte dal suo sguardo che dal terreno passa ai miei occhi, la sua mano mi stringe il polso con violenza provocandomi dolore, che comporta all’espressione del mio viso comparabile ad un foglio di carta velina rosa stropicciato.
-Che ti prende?-
Brontolo cambiando immediatamente direzione delle mie parole visto che stavo per chiedergli come fosse andata la giornata. Sento i suoi occhi penetrarmi nel profondo quando si perdono nei miei e non so per quale motivo, nonostante sia stato lui a recarmi un dolore fisico, distolgo lo sguardo colpevole di non so cosa.
-Vuoi…vuoi…passare…-
Sento la sua voce tremare tra quelle labbra morbide e come incantata alzo lo sguardo fissandole muoversi mentre un leggero tremito non riesce ad essere controllato.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, Lemon, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Incontro

Robert continua con il suo ostinato silenzio e io sento che dentro di me qualche cosa scatta così lasciando che il mio corpo tremi per colpa della lavatrice decido di parlare. Muovo una mano e la poggio con fare consolatorio sulla sua spalla. Questo mio gesto scatena una reazione a catena che parte dal suo sguardo che dal terreno passa ai miei occhi, la sua mano mi stringe il polso con violenza provocandomi dolore, che comporta all’espressione del mio viso comparabile ad un foglio di carta velina rosa stropicciato.

-Che ti prende?-

Brontolo cambiando immediatamente direzione delle mie parole visto che stavo per chiedergli come fosse andata la giornata. Sento i suoi occhi penetrarmi nel profondo quando si perdono nei miei e non so per quale motivo, nonostante sia stato lui a recarmi un dolore fisico, distolgo lo sguardo colpevole di non so cosa.

-Vuoi…vuoi…passare…-

Sento la sua voce tremare tra quelle labbra morbide e come incantata alzo lo sguardo fissandole muoversi mentre un leggero tremito non riesce ad essere controllato. Le sue labbra si tendono, si contorcono cercando di sputare fuori quella frase che non riesce a dire e che io non riesco a capire, nemmeno immaginare. Ad un tratto sbuffa innervosito da se stesso, gli occhi hanno un guizzo e io riabbasso obbediente lo sguardo quando con la coda dell’occhio lo osservo chiudere gli occhi aprire leggermente la bocca e lanciare il viso indietro per disperdere l’agitazione.

Io alzò lo sguardo rassicurata dall’aria di rilassamento che improvvisamente hanno assunto i suoi severi tratti da uomo appena sbocciato ma ancora non del tutto fiorito. I suoi occhi cobalto si aprono e si puntano nuovamente nei miei, hanno un tremito, un tentennamento che subito viene cacciato via sostituito da sicurezza e anche per certi versi malizia.

-Vuoi passare le vacanze a casa mia al mare?-

Ho un leggere crollo mentre una vena inizia a pulsarmi sulla tempia: tutta quest’agitazione per chiedermi di passare l’estate con lui e la sua famiglia in una villa al mare? Robert, Robert, Robert…SE MI FAI PRENDERE ALTRI COLPI SIMILI TI CASTRO!

Urla la mia mente mentre chiudo gli occhi e mi trattengo dal riempirlo di pugni tuttavia la mia voce non si blocca dietro alle labbra e invade come un’alluvione lo spazio che divide la mia bocca dalle sue orecchie.

-Rob….tutta…tutta quest’agitazione per chiedermi di trascorrere l’estate con la tua famiglia e te?-

In quel momento il suo sguardo scatta verso di me e i suoi occhi assumono una scarica di elettricità mentre con labbra ferme e un lieve ghigno a dipingere quel viso perfetto e roseo mi risponde annientando l’istinto omicida che mi pervade in quel momento.

-Non ho mai detto che ci sarebbe stata la mia famiglia…-

Una frase che fa si che la mia mano diventi inerme tra la sua stretta sempre più ferrea. Non ho nemmeno la forza di balbettare che lui pensa a spiegarmi tutto togliendomi da quello stato confusionale che sto iniziando a provare.

-Ti ho solo chiesto se vuoi passare l’intere vacanze, ovvero tre mesi, con me a casa dei miei al mare. Non ho alluso a nessun parente, ne familiari al seguito. Io e te a casa dei miei. Da soli.-

Quando sottolinea con uno sguardo ancora più intenso le ultime due paroline avverto un brivido percorrermi la schiena e mi sento tremare leggermente le gambe che sono sospese mentre la lucina della lavatrice pulsa per avvertire me e Robert che ha finito la centrifuga e che i panni sono pronti per essere stesi.

Termine adeguato: stesa.

È  così che mi sento. Le sue parole hanno sortito l’effetto di un pugno in faccia che mi ha rotto qualche dente e mi ha provocato un dolore atroce al naso probabilmente rompendomelo. Sospiro pesantemente, chiudo gli occhi e porto le mani davanti al viso unendole perfettamente piatte e lineari come per pregare. Il labbro inferiore mi trema e la mia colonna vertebrale sembra gelatina mentre trovo il coraggio per aprire un occhio e scrutare il viso di Robert ad un palmo dal mio.

Il suo sguardo è imperturbabile e il suo corpo pietra: la mano che mi teneva saldamente il polso è ancora sospesa nonostante il mio arto sia sgusciato via dalla sua presa da qualche minuto, gli occhi immobili fissi su di me, le labbra morbide leggermente dischiuse per far passare l’aria necessaria a che lui possa respirare e quindi vivere.

Rimaniamo ancora immobili quando un sonoro sibilo proviene dalla mia lavatrice che essendosi accorta che la tattica della lucina che lampeggia non ha comportato nessuna conseguenza ha deciso di chiamare allegramente con la sua metallica voce mia madre al piano di sopra.

Io e Robert ancora perfettamente paragonabili a due statue di pietra udiamo i passi di mia madre attraversare il salone, giungere sopra le nostre teste e intraprendere le scale. Dopo pochi istanti la sua gioviale figura compare sulla soglia scrutando prima la lavatrice giallognola per la vecchiaia, poi Robert pietrificato e infine una me marmorea alquanto sconcertata. Sbuffa e dopo pochi passi si china con un cesto tra le mani. Sento le sue mani spostarmi una gamba mentre io ancora immobile con le mani giunte e un occhio che scruta attento a carpire ogni emozione dal viso inespressivo di Robert.

Dopo un po’ di movimento e rumore mia madre si rialza con un sospiro di fatica. si allontana e si ferma sulla porta lanciandoci uno sguardo curioso e confuso. Scuote la testa e brontola salendo le scale e lasciandoci soli.

-Helen chiudi lo sportelletto della lavatrice! Che gioventù…passare del tempo seduta su una lavatrice…bah…-

Robert si sveglia dal suo momento di statua e compare un taglio sul suo viso che dovrebbe essere un sorriso mentre come diamanti i suoi denti brillano colpiti dalla luce flebile che penetra dalla finestra. Una mano mi cinge delicata la vita e l’altra la imita mentre si posiziona davanti a me tra le mie gambe aperte e penzolanti dalla lavatrice su cui sono appollaiata. Poggia il mento e le labbra sulle mie mani ancora giunte a preghiera e con una lieve pressione seguita da una risatina le scioglie e così mi trovo ad accarezzare le sue guance leggermente ruvide causa: barba delle cinque del pomeriggio.

L’unica perla di saggezza che il mio cervello riesce a far uscire dalle mie labbra è:

-Barbone…-

Lui ridacchia e avvicina il suo viso al mio. I muscoli della mia schiena si tendono quando le sue labbra piene si posano sulla mia guancia con dolcezza scivolando poi sul nasino e scendono sull’altra guancia. Ok, fino a qui ci sono, ma ora? Ti basta scendere Robert…devi solo scendere di poco e trovi le labbra!

Ma lui si separa e mi fissa intensamente negli occhi mormorando.

-Pensaci…sono pronto ad invitare tutte le tue amiche pur di farti venire…-

Le mie guance assumono colore e senza pensare ad altro le mani sulle sue guance scivolano sul collo, poi sulle spalle e lì si aggrappano. Chino il viso arresa e lo poso contro il suo petto che è un fascio di muscoli. Devo preparare la valigia, devo andarmi a comprare dei costumi, cosa molto ardua dato che non vado a comprarmi un costume dall’età di cinque anni e non so da dove iniziare, devo riflettere su com’è sentire la sabbia sotto i piedi e il sapore dell’acqua del mare e devo inventarmi una balla abbastanza credibile che permetta a me una vacanza rilassante e….romantica (provo un mare di brividi al suono di quella parola accostato a Robert…noi non siamo mai stati romantici…) e a mia madre la certezza che sua figlia non si trovi sola in casa con un bullo diciottenne che non l’ha baciata per ben cinque anni, anche se lei sentirebbe solo le parole “sola - in - casa - con - bullo - diciottenne”. Tutto questo in meno di quanto?

-Fra quanto dovremmo andare?-

-Due o tre giorni…con calma, quando vuoi, abbiamo un’intera estate!-

Mi dice improvvisamente illuminato quando nota nella mia domanda la consapevolezza di un’accettazione. Respiro, allora si può fare. Sorrido e come solo rare volte accade poso le mie labbra sulle sue. Un contatto rapido e breve giusto per non turbarlo troppo. Ridacchio quando mi sorride e mi chiedo se troverà il coraggio in “un’intera estate” di baciarmi come Dio comanda.

 

Continua…

  
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