Fumetti/Cartoni americani > Dc Comics
Segui la storia  |       
Autore: Francine    09/01/2018    3 recensioni
Il potere dell’alcol è quello di sciogliere lingue e cuori, e il bicchiere della staffa è l’incantesimo più potente a sua disposizione. Specialmente quando hai appena salvato il mondo, Natale è dietro l’angolo e la neve fiocca senza pietà. Un cocktail micidiale, pensi, sorseggiando il tuo cognac. Si respira nell’aria la voglia di fare squadra, di conoscere meglio chi abbiamo accanto. O almeno provarci.
Cameratismo, lo definirebbe Alfred; vecchio, sano cameratismo d’una volta.
Le farebbe bene provare, Padron Bruce.
Sì, come no?, pensi. Eppure sei rimasto, perché quello del cicchetto – come lo definisce Jordan – è un rito piacevole. Un goccio di liquore riscalda e rinfranca permettendoti di arrivare a casa incolume e di crollare esausto sul letto.
Il bicchiere della staffa è quello che si beve prima di congedarsi dagli amici, un modo per prolungare ancora un po’ una serata in piacevole compagnia. E quando fai parte della gloriosa Justice League, le occasioni per farsi un ultimo goccetto non mancano mai.
Scommettiamo?
Questa raccolta partecipa all'iniziativa "Calendario dell'Avvento" (Ripopoliamo i Fandom) del gruppo facebook Il Giardino di EFP.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Batman® Bob Kane e Bill Finger, 1939.
Green Lantern/Hal Jordan® John Broome e Gil Kane, 1959.
 
Tutti i personaggi nominati in questa storia appartengono alla DC Comics - Time Warner – e a chiunque ne detenga i diritti legali. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale; non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Francine) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.
 
 
6.
La sai l'ultima?


Casella: #6 /Prompt: Scrivi una flash sulla prima nevicata dell'anno. Commedia e fluff./ Luogo: Gotham City
 


C'è un certo piacere nell'essere pazzo che nessuno,
se non il pazzo, conosce.

(John Dryden)
 


 
«Ma piove sempre in questa dannata città?»

La voce di Jordan si condensa in fumo davanti alla sua bocca. Non hai bisogno di voltarti per sapere che ha usato quel suo ridicolo anello per creare un ombrello sotto cui ripararsi. Chi gliel’ha chiesto d’intervenire, poi? Passi per Superman, ché Clark ha sempre il brutto vizio di immischiarsi per dare una mano; ma Jordan? Che ci faceva, lui, a Gotham City?, pensi, stringendo ancora un po’ le corde attorno al busto del Joker. Non si sa mai, con uno come lui.
«No. A volte nevica», risponde il Joker, il naso all’insù come un comune passante che scruta il cielo alla fermata dell’autobus. «Qualcosa mi dice che avremo un Bianco Natale, quest’anno…»
«Di male in peggio», ribatte Jordan. E tu ti chiedi se quell’Anello non abbia come controindicazione la perdita di sanità mentale.
«Gradite una tazza di tè, magari?», domandi – ringhi – all’indirizzo di Jordan. Il quale abbassa lo sguardo su di te e sembra soppesare quelle parole.
«Non è mica una cattiva idea, sai?», ribatte il Joker serio. Troppo serio. «Mi si stanno ghiacciando le chiappe, Pipistrello. Non è piacevole starsene seduto sul marciapiede, sai?»
«Stiamo aspettando un’ambulanza dal manicomio di Arkham», ribatti, come se la cosa non ti riguardasse. E in effetti la cosa non ti riguarda, anche se il camice da infermiera in cui s’è infilato quello stramboide dev’essere maledettamente sottile e ti fa gelare le palle solo a guardarlo: fosse per te, il Joker potrebbe anche diventare un ghiacciolo ambulante. Anzi, se mai dovesse farti questa cortesia – e starsene fuori dai piedi per un po’ – sarebbe un regalo di Natale in anticipo, uno di quelli per cui essere immensamente grato.
«Che col casino che c’è potrebbe arrivare anche tra un paio d’ore», ribatte Jordan osservando la situazione dall’alto.
Immagino, pensi. Il ponte sarà bloccato. Ci saranno ingorghi su ingorghi. Il traffico di Gotham è una trappola mortale in condizioni di relativa tranquillità, figuriamoci dopo che il Joker ha deciso di farsi un giretto in città. Ti sta per scoppiare un’emicrania. Una di quelle lunghe, fastidiose e persistenti… «Vai pure. Li aspetterò io.»
 «E se li aspettassimo al caldo?», propone il Joker. E lo vedi annuire in direzione di Jordan, coi capelli scarmigliati, il trucco sbavato attorno agli occhi e le ginocchia magre che spuntano da sotto la gonna chiazzata di Dio solo sa cosa. «Conosco una caffetteria che fa una cioccolata niente male, a due isolati da qui.»
«Scordatelo!», ringhi, stringendo la corda e mozzandogli il respiro. «E tu non mettergli in testa strane idee.»
«Che modi!», e il Joker si lamenta, come se fosse una vecchietta a cui due balordi hanno scippato il posto a sedere sull’autobus. Ti lancia uno sguardo di riprovazione, le labbra incurvate all’ingiù. «Il tuo amico ha ragione, Pipistrello. Fa freddo. E tu non vorrai che si dica in giro che hai maltrattato un tuo prigioniero, vero
«Continua, e ti faccio vedere io cos’è un vero maltrattamento…» La pelle dei tuoi guanti scricchiola. Ma non sembra smuoverlo.
Senti la mano di Lanterna Verde piazzarsi sulla spalla destra. E se gli sguardi potessero incenerire, Jordan si sarebbe ritrovato monco in meno di tre secondi. «Il tuo amico squinternato, qui, ha avuto una buona idea, per una volta nella sua vita. Non credi?»
Assottigli gli occhi. Sì, quell’anello deve fottere il cervello in qualche modo. Forse brucia la corteccia frontale. Le sinapsi. O forse l’Anello è innocente e Jordan ha la segatura nel cervello di suo…
«Oltre il perimetro di sicurezza c’è un mare di automobili. Veicoli e veicoli a perdita d’occhio. Chissà quando arriveranno quelli di Arkham. E sarebbe stupido aspettarli qui fuori, no?»
«Lanterna Verde», e ti ci vuole tutta la tua forza di volontà per non metterti a sbraitare, «cosa mi stai proponendo?».
«Di riprendere fiato. Fa freddo, c’è un casino pazzesco e sta per venire a nevicare. Il tempo di una cioccolata calda, niente di più.»
«E poi? E se nel frattempo quelli di Arkham non dovessero essere arrivati?»
«Ce lo porterò io. Personalmente.»
«Non dirmelo. Tu e il tuo Anello…»
«Per servirla, signore.» Ti regala un sorriso strafottente dei suoi, uno di quelli che ti farebbe tanto, tanto, tanto piacere mandare in pezzi con un cazzotto ben assestato. Con Gardner funzionò, quella volta… «Avanti. Cosa potrebbe mai andare storto?»
«Tutto», replichi. «È il Joker, non una timida maestrina.»
«È una cioccolata calda, Bats, non una proposta di matrimonio. O devo supporre che il Pipistrello abbia paura di bersi qualcosa di caldo col suo acerrimo nemico legato come un salame?»
 
 
Wendy non ha niente a che fare con l’omonima catena di paninoteche che si spande dall’Atlantico al Pacifico; è una caffetteria che sembra uscita dritta dritta da un episodio di Happy Days, col bancone in formica rosso fiammante, i divanetti color arancio bruciato, un juke-box in pensione da almeno vent’anni e una cameriera con un improbabile ombretto verde smeraldo e una sigaretta in perenne equilibrio sulle labbra screpolate.
«Cosa vi porto, dolcezze?», domanda, versando tre caffè e prendendo il proprio taccuino dalla tasca sformata del grembiule.
«Una cannuccia», risponde il Joker. «E tre cioccolate calde.»
La donna – la targhetta sullo sprone riporta scritto Estelle – gli regala un’occhiata disinteressata, annuisce e scribacchia qualcosa. «E da mangiare?»
«Niente», rispondi, seduto su un divanetto che ha visto tempi migliori, il mantello appallottolato sotto le chiappe. «Tre cioccolate andranno benissimo.»
«Ooookayyyy…» Estelle ripone la penna nella tasca del grembiule, posa la caraffa e aggiunge: «Tre cioccolate. Arrivano», ciabattando via verso la macchina per l’espresso.
«E la cannuccia!», le grida dietro il Joker.
«Non pensavo che esistessero ancora posti del genere», commenta Jordan allargando le braccia sul divanetto. Hai preteso di sedervi il più lontano possibile dalle finestre. Il Joker non è ancora al sicuro ad Arkham, e ti viene il dubbio che tutta questa manfrina sia un modo per perdere tempo. Magari ha lasciato qualcuno appostato nei paraggi. Meglio non abbassare la guardia.
«Vero?» Il Joker trilla come un fringuello a primavera. «È la mia caffetteria preferita. Fanno una cioccolata stre-pi-to-sa. E anche la torta di mele non è male, quando il cuoco è di buon umore, s’intende.»
«Come l’hai scovata?», domanda Jordan. Come se per lui fosse normale fare conversazione coi pazzi scatenati.
«Ho conosciuto il cuoco, giù ad Arkham», risponde il Joker, con un sorriso folle. «Un tipetto niente male. Un bel giorno ha dato di matto e ha ben pensato di usare l’aiuto cuoco come ripieno per le crostate, al posto delle ciliegie.»
«Ah.»
«Non preoccuparti. Hanno cambiato gestione tre anni fa», lo rassicura Estelle tornando con le tre cioccolate che avete ordinato. E adesso chi paga? Il Joker non può, Jordan sembra diventato una statua di sale. Ci avrei scommesso, pensi; ma poi Estelle dice: «Tranquillo, Pipistrello. Offre la casa», prima di ciabattarsene verso il retro del bancone a risolvere le parole crociate, il sudoku o qualsiasi altro passatempo con cui si stava baloccando quando siete entrati.
«Scusate. La cannuccia.» Il Joker osserva la cioccolata leccandosi le labbra. «Io non posso scartarla. Potreste essere così gentili?»
«Detto fatto», e una luce verde parte dall’anello di Jordan, solleva la cannuccia e la scarta dall’involucro protettivo, per poi piazzarla nella tazza del Joker e piegarne l’estremità.
«Grazie», risponde questi colla sua voce stridula, soffiando sulla cioccolata. «È calda, eh?»
«La cioccolata, per essere buona, deve essere nera come la notte, dolce come l'amore e calda come l'inferno», chiosa Jordan.
«Non era il caffè?», ribatte il Joker.
Lanterna Verde si stringe nelle spalle, come a dire «quel che è, è» e poi sorseggia la sua cioccolata. Uno schiocco di lingua contro il palato ed esclama: «Aveva ragione il tuo amico, Bats. È stre-pi-to-sa!».
«Non siamo amici», ringhi. «E non chiamarmi Bats!»
«Ah, Batsy. Così mi spezzi il cuore!», chiosa il Joker accostando le labbra e prendendo la prima sorsata. «Tu ed io siamo così simili…»
«Strozzati», ringhi. «E tu si può sapere che hai da ridere, Lanterna Verde
«Siete buffi», risponde. Dicendo proprio buffi, nemmeno stesse guardando i cartoni animati della domenica mattina, uno di quelli con Bugs Bunny, Titti, Silvestro e compagnia. «Comunque, è vero. La cioccolata di questo posto è fenomenale», e Jordan se ne torna a sorseggiare la propria tazza, immergendosi in pensieri tutti suoi e nei quali non ti interessa entrare.
Facciamola finita, pensi. Prima berrete questa cioccolata e prima potrete uscire, e prima uscirete, prima consegnerete il Joker alle cure di Arkham, e prima consegnerete il pacchetto al legittimo destinatario, prima potrai tornartene a casa, farti una doccia e crollare esausto sul letto. Così accosti la tazza alle labbra, soffi e mandi giù il primo sorso.
Sì, strepitosa è proprio l’aggettivo che ci vuole per questa cioccolata: calda, densa, corposa e corroborante, con un sentore di mandarino che ti resta in bocca a farti compagnia per un po’.
Nessuno parla. Hal sorseggia la propria cioccolata in meditazione; il Joker la risucchia tramite la cannuccia; tu ti perdi ad assaporare quel retrogusto di liquore agli agrumi.
E senti la tua voce chiedere: «Cos’è? Questa nota di arancia, dico…».
«Questa la so!», esclama Jordan sorridendo. «Cointreau.»
«Cointreau?»  Ma è possibile che in un posto simile abbiano certe accortezze?, ti chiedi, prima che uno sciup sciupp più rumoroso degli altri costringa te e Jordan a voltarvi verso il Joker.
«No, no, ma quale Cointreau?», s’intromette lui abbandonando la cannuccia sporca di rossetto. «Questo non è Cointreau.»
«No? E che cos’è, allora?», chiedi, mentre ti domandi se per puro caso tu non abbia battuto la testa e stia facendo un sogno. Uno di quei lunghi, bizzarrissimi sogni che è in grado di partorire la mente dispettosa di Mr. Mxyzptlk. Ma tu non sei Superman; perché dovrebbe accanirsi su di te?, ti chiedi, mentre cerchi di ricordare quale fosse la parola magica per ricacciarlo nella quinta dimensione.
«Mandarinetto. Isolabella», scandisce il Joker, e sei sicuro che, se avesse le mani libere, avrebbe anche alzato un indice, tanto per ribadire il concetto.
«Manda… che?», gli chiede Jordan, perplesso. «Te lo stai inventando.»
«Nossignore», ribatte lui, alzando il mento. «È un liquore italiano, lo fanno colle bucce dei mandarini.»
«E dovrei crederti?», gli chiede Jordan. «Senza offesa, amico, ma non sei proprio affidabile.»
«La cioccolata che fanno qui è o non è strepitosa?»
«Sì, ma che c’entra? È come giudicare l’oceano da una sola goccia!»
Il Joker sbuffa, poi aggrotta le sopracciglia e fissa Lanterna Verde con uno sguardo di odio puro. Si è segnato il suo nome sul proprio taccuino personale, pensi, ma non provi pena per Jordan. Chi scherza col fuoco, finisce per bruciarsi.
«Va bene, signor Sbirro Intergalattico», dice. «Se non mi credi, chiama Estelle e chiedile qual è l’ingrediente segreto che usano per la cioccolata.»
«Sicuro!»
Il Joker sorride. «Se ho ragione, che fai?»
Jordan tentenna. Stai per intervenire, quando il Joker aggiunge: «Facciamo così! Se ho ragione, mi ordini un’altra cioccolata, Lampadina.».
«Mi chiamo Lanterna. Verde», ribadisce Jordan prima di alzarsi e andare da Estelle a chiederle se quello squinternato legato come un salame dica il vero.
Il Joker sorride – ghigna – poi ti dice: «Rilassati Batsy…».
«Non chiamarmi Batsy
«Non ho nessuna intenzione di svignarmela! Perché dovrei? Fa freddo, ad Arkham ho tre pasti caldi al giorno e un posto dove svernare.»
«Ma allora, perché, in nome del cielo…»
«… sono evaso?» Ti fissa, come se fosse un maestro volenteroso alle prese con un povero studentello duro di comprendonio. Sospira. «Batsy, Batsy, ma ti devo spiegare proprio tutto?»
«Inizia», gli dici – gli ordini.
Un altro sospiro, poi il Joker confessa: «Ho perso le chiavi e non sapevo come tornare a casa. Ho provato a battere i talloni per tre volte, ma non è successo niente.».
Resti in silenzio.
«Evadere è divertente. Io scappo, tu mi corri dietro. È l’unico modo che ho per ottenere la tua attenzione, Batsy caro…»
«Tu sei matto da legare!», commenti.
«E te ne accorgi solo adesso?», ti dice, piccato come una donna che non ha ricevuto dei complimenti per la sua nuova pettinatura. «Oh!»
«E adesso che c’è?»
«Guarda. Sembra che il tuo amichetto abbia perso la scommessa…», dice il Joker, indicando col mento Jordan, in piedi davanti al bancone, in attesa. «Temo che saremo costretti ad aspettare qualche altro minuto, prima di uscire da qui, Batsy caro…»
Sospiri. Non ti dispiace che qualcuno abbia vinto una scommessa contro Jordan. Se l’è andata a cercare, ti dici, assolvendoti. Fuori, il cielo ha rotto gli indugi e ha iniziato a nevicare. Quelli di Arkham non arriveranno tanto presto. E un altro giro di cioccolata calda non è poi una così cattiva idea. Ti stringi nelle spalle.
«La sai l’ultima?», domanda il Joker, uno sguardo troppo simile a quello dei comici che affollano la tv.
«No.»
«Ci sono due matti che scappano dal manicomio e finiscono in riva ad un fiume. Uno, credendo di essere un pesce, si getta, l’altro si tuffa per salvarlo. Quando gli infermieri li ripescano, avvisano il direttore, che va a trovarli. “Ho una buona e una cattiva notizia. La buona è che sei guarito!”, dice al matto che ha salvato quello che si crede un pesce. “E la cattiva?”, chiede il matto. “La cattiva è che il tuo amico s’è impiccato nella sua stanza.” “Ma no, direttore”, ribatte il matto, “non s’è impiccato. L’ho appeso io, per farlo asciugare!”»
Non vuoi, non puoi, non devi. Ma inizi a ridere, di cuore, come se avessi dieci anni e Tommy te ne avesse raccontata una delle sue, e quando Jordan torna, con tre tazze di cioccolata fumante, è lui a chiedersi se non sia tu quello che s'è fottuto il cervello.
«Tutto okay?», domanda, gli occhi che vanno da te al Joker un paio di volte.
«La sai l’ultima sui matti?»
«No.»
«Siediti, siediti! Ne conosco a scatafascio, Lampadina…»
«Non abbiamo tutto questo tempo», dice, porgendovi le vostre tazze. «Finite queste, si torna a casa.»
«Tranquillo. Tanto Arkham non scappa mica!», ribatte il Joker. «Allora, c’è questo matto che…»
 
 
 Doveva essere una flash, ed è lievitata fino a diventare una one shot. Pazienza. Quello che mi preme è di non essere uscita dal seminato col Joker.
Questa storia fa scopa con un obbligo che mi aveva assegnato Sharpey per un gioco del gruppo Facebook
Il Giardino di EFP. Spero di aver rispettato i parametri, cara.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Dc Comics / Vai alla pagina dell'autore: Francine