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Autore: Flapink    26/06/2009    0 recensioni
Un universo fatto di guerra. Nel ultimo paradiso terrestre rimasto sul pianeta, scendono lacrime di sangue. Laddove la libertà non ha significato, la morte cala come un'ombra nella notte. La speranza soccombe sotto la fredda mano della distruzione. Non rimane che arrendersi...accettare il fatto...di essere l'arma più potente della terra.
Genere: Triste, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caspita oggi mi sono proprio messa sotto per finire i capitoli delle fanfic che ho lasciato in sospeso (vd. A Story of Light and darkness). Comunque volevo ringraziare Rhaegar (grazie per i tuoi preziosi consigli), Eskey e Cleo92 per aver postato i loro commenti. Non so quando potrete vedere il prossimo capitolo di Tears of Blood, am non temete...non ho intenzione di lasciare incompiuta questa storia. Buona lettura  e mi raccomando lasciate i vostri commenti ^^

 

 

 

File 02=Amici

 

Durante la notte feci uno strano sogno. Camminavo attraverso una città sperduta, avvolta da uno spesso strato di nebbia. Nonostante ciò riuscivo a notare ogni singolo dettaglio di quel luogo. Era una metropoli completamente rivestita da uno strato di ferro e acciaio e si intravedevano in lontananza otto grandi torri che la circondavano. Ad un tratto, essendo passata davanti alla vetrina di un negozio, vidi la mia immagine riflessa. Però c’era qualcosa di strano, era come se non fossi veramente io. Il corpo era lo stesso, ma la mia espressione era così...malvagia. Al solo guardarla sentii un brivido lungo tutta la schiena. Poi vidi il mio riflesso muoversi per conto proprio e tendermi la sua mano dicendomi in tono spettrale “La vanagloria degli stolti ha spezzato il legame...La bramosia di potere ci riunirà...”. In quel momento sentii un impulso incontrollabile che mi costringeva a prendere la sua mano. Cercai di oppormi con tutte le mie forze, ma invano. Non appena le mie dita sfiorarono le sue, mi risvegliai nel mio letto con la fronte imperlata di sudore.

Che incubo terribile...

Mi presi la testa fra le mani. “Che dolore...”

D’un tratto sentii la porta blindata aprirsi. Era il Maestro.

“Buon giorno, mia cara, spero tu abbia dormito bene, oggi ti aspetta una giornata molto intensa.”

“Io...sì Maestro, ho riposato bene.” A cosa sarebbe servito dirgli la verità?

“Eccellente, adesso seguimi” uscì dalla stanza e iniziò a percorrere il corridoio dalla parte opposta dalla quale era venuto. Io lo seguii senza esitazione. Camminammo per alcuni minuti, finché non giungemmo di fronte ad un ascensore. Non appena fummo al suo interno il Maestro premette un tasto con su scritto -12. Il perché dovessimo andare così in profondità mi era del tutto sconosciuto.

Quando arrivammo in fondo vidi l’ultima cosa che mi sarei mai aspettata di vedere nelle viscere della terra: un magnifico giardino. Un immenso prato color smeraldo, con intorno una quantità infinita di piante e fiori dai colori più disparati. Sembrava un paradiso terrestre.

“Benvenuta nell’Eden, il giardino perduto. Dì, non è meraviglioso?”

“Sì, è veramente stupendo”
“Ah, ah, ah, vero, eh? Devi sapere che questo è l’ultimo esempio di vegetazione esistente in questo mondo, il resto in superficie è fatto solo di macchinari inquinanti ed edifici ultra moderni. In questo luogo viene prodotto l’ossigeno necessario agli abitanti di tutto il mondo. L’anidride carbonica passa attraverso i condotti che percorrono tutto il pianeta, qui viene purificata e resa nuovamente respirabile, poi rimessa in circolo. E’ stato tutto creato da me, sotto diretto ordine del Governo. Mai sai cosa penso, a volte? Che,se solo volessi, potrei decidere di bloccare il processo di purificazione e avere tutto il mondo in pugno. Ma poi, cosa ci guadagnerei ad avere il potere? Solo inutili responsabilità. Quindi preferisco continuare a subire gli ordini dello Stato e in cambio rimanere qui e condurre indisturbato i miei esperimenti.”

Io personalmente non capii il senso di tutti quei ragionamenti. L’Eden, l’ossigeno, il Governo, la conquista del mondo, lo Stato, gli esperimenti, per me nulla aveva significato. Provavo un forte senso di apatia per ogni cosa che riguardasse il mondo esterno.

“Adesso che ti ho spiegato come funzionano le cose in questo luogo, ti presento i tuoi nuovi amici.”

“Amici?” quella parola mi suonò estremamente insolita. Lui mi rivolse un rapido sorriso e poi fece schioccare le dita. Il rumore rimbombò per tutta quell’enorme serra. Improvvisamente, dalla vegetazione, si mossero tre ombre che, con movimenti rapidissimi, si posizionarono in riga davanti a noi. La prima era una ragazza alta quanto me, con i capelli corti e blu e un’ enorme sciarpa color zaffiro attorno all’esile collo. I suoi occhi acquamarina avevano un’espressione vitrea. La seconda era una bambina bassissima, arrivava a malapena al di sopra del ginocchio della sua compagna. Aveva un vestito nero, strappato sulle estremità, portava in braccio un orsacchiotto bianco con un’orecchia scucita, il viso, coperto dai suoi lunghi capelli verde prato, non lasciava intravedere nulla. La terza, infine, era una ragazzina poco più bassa della prima. I capelli biondi, raccolti in due lunghe trecce, le incorniciavano perfettamente il volto. Gli occhi azzurri mi fissavano con un’espressione sorridente. Sembrava molto entusiasta di vedermi.

“D’ora in poi loro saranno le tue nuove compagne. Adesso devo andare un attimo a preparare l’occorrente per gli allenamenti e poi inizieremo il programma della giornata.” Detto questo si diresse nuovamente verso l’ascensore. Io mi ritrovai sola con quelle strane ragazze. Non sapevo né chi fossero né perché si trovassero lì.

Visto che il tempo passava e nessuna di loro sembrava avere intenzione di parlare, decisi di rompere il ghiaccio.

“Ehm...piacere di conoscervi...io sono...Sigma...e voi, come vi chiamate?”

Le tre ragazze si riguardarono con fare divertito. Poi quella con i capelli blu rispose in tono sarcastico “Un nome? Certo che voi ultimi modelli siete davvero buffi, ma cosa vi passa per la testa, dico io.”

“Forse si è già rotta.” Commentò la bambina.

“Uffa smettetela di prenderla in giro. E’ la nuova arrivata, cercate di comportarvi come si deve.” Poi la bionda si rivolse verso di me “Ascoltami Sigma, quello che tu credi sia un nome in realtà è solo un semplice codice di catalogazione, capisci? Ad ogni modo, se hai voglia di considerarlo un nome non credo ci saranno problemi.”

“Ma voi avete un no...cioè un codice di catalogazione?”

“Certo che ce lo abbiamo. Allora, la ragazza con i capelli blu è il modello Alfa, questa piccolina qui invece è il modello Delta, e io sono il modello Lambda.”

“Alfa, Delta e Lambda? Ma...perché vi chiamate così?”

“Ok, è ufficiale, questa qui è proprio un’idiota” disse in tono sprezzante Alfa.

“Dai, non fare tanto la difficile, in fondo tutte all’inizio eravamo così....così....”

“Stupide?” suggerì Alfa.

“Ingenue?” disse con la sua vocina pacata e infantile Delta.

“Esatto, ingenue. Comunque, tornando al discorso di prima, vedi Sigma, il fatto è che noi in realtà non siamo altro che macchine da guerra. E come tali siamo classificate in base alla nostra data di creazione. Infatti Alfa, che è il primo modello in assoluto, è stata chiamata con la prima lettera dell’alfabeto greco, così come Delta che è il terzo modello e così via sino a te, che sei il diciottesimo modello.”

“Ma che fine hanno fatto le altre? E cosa significa che siamo delle macchine da guerra?”

“Odio i novellini...vi saluto, chiamatemi quando questa ebete avrà imparato ad allacciarsi almeno le scarpe..” Alfa si era girata e stava per andarsene quando Delta, con un rapido movimento,  la strinse per un braccio e la bloccò.

“Il Maestro ha detto che dobbiamo aspettare qui.” Disse con voce spettrale la bambina.

“Me ne sbatto di quello che dice il Maestro, non ho intenzione di stare un minuto di più con lei” e nel dire questo mi sputò addosso, ma senza colpirmi.

“Allora significa che vorresti essere di nuovo torturata e rinchiusa in isolamento, vero? Ragiona Alfa, se non riesci a controllarti il Maestro non farà che punirti. Devi essere obbediente altrimenti farai la loro stessa fine.”

Il silenzio calò nel giardino. Non si sentiva altro rumore, se non quello dei nostri respiri. Io non ci stavo capendo più nulla. Quale sarebbe stata la vita che mi aspettava, in quel posto fatto di splendidi giardini e orribili torture?

“D’accordo. Sarò obbediente. Ma solo perché voglio sopravvivere.” Concluse piena di rabbia la ragazza dai capelli blu.

“Bene, sono felice che la situazione si sia risolta. Adesso Sigma, ascoltami attentamente, perché ciò che sto per dirti è molto importante.” Continuò Lambda.

Io annuii e attesi che la ragazza cominciasse la storia.

La bionda fece un profondo sospiro.

“Devi sapere che, a questo mondo, in superficie, la guerra è l’unica ragione di vita per gli esseri umani. Grazie ad essa gli uomini posso guadagnare il potere ed espandere i propri territori come più gli piace. Ogni Stato ha il suo Governo e ogni Governo prende ogni anno le decisioni relative alla politica interna ed estera. Tutti devono obbedire allo Stato e al Governo, pena la morte. Tuttavia, la crescita esponenziale delle fabbriche di armi ha provocato la completa meccanizzazione delle città, che, con il passare del tempo, sono diventate sempre più inquinate. Per far fronte a questo problema è stato creato l’Eden, il giardino perduto, l’ultimo baluardo della natura su questo pianeta. Fu il nostro Maestro a crearlo. Egli era il più grande scienziato esistente in superficie e, a causa della sua abilità, gli fu ordinato di costruire un luogo in cui poter depurare l’aria e di divenirne, in tal modo, il responsabile. Ma ciò che nessuno sa è che, in realtà, colui che tutti considerano il salvatore del pianeta, altri non è se non il più grande mercante di armi da guerra. Egli utilizza il laboratorio datogli a disposizione dallo Stato per creare le più potenti armi che si siano mai realizzate, per poi venderle in nero nel Mercato Mondiale al miglior Stato offerente.” Si fermò un attimo per riprendere fiato.

Non riuscivo a crederci. Veramente il nostro Maestro era così importante?

“Quindi gli altri modelli sono stati...venduti?” chiesi ancora incredula.

“Alcuni sì, altri...bhè diciamo che erano...difettosi” Lambda indugiò nel pronunciare quella parola “ad ogni modo se non ci dovessimo rivelare ‘utili’ al nostro Maestro, lui si disferà di noi.” I suoi occhi azzurri si soffermarono sui miei. Il suo sguardo era pieno di dolore. Forse tra i modelli che il Maestro aveva distrutto, c’era qualcuno a cui lei voleva bene.

“Hai perso qualcuno d’importante, vero?” chiesi timidamente.

Gli occhi della bionda si ingrandirono a dismisura e mi fissavano sbalorditi.

“Come lo hai...” non fece in tempo a finire la frase. Il Maestro era tornato.

“Bene ragazze vedo che vi siete comportate in maniera civile ed educata con la nuova arrivata, soprattutto tu, modello Alfa, pensavo che non avresti resistito alla tentazione di fare fuori la tua compagna.” Alfa in quel momento lo guardò con un’espressione di odio puro impressa sul volto, mentre Delta ancora le stringeva con forza il polso.

“Comunque è tutto pronto per l’allenamento. Seguitemi...” e subito si incamminò di nuovo verso l’ascensore. Tutte noi, senza fare una piega, obbedimmo al suo ordine.

“Con cosa cominceremo quest’oggi, Maestro?” chiese ad un tratto Alfa.

L’uomo si fermò e noi con lui.

“Sono felice che tu me lo abbia chiesto Alfa, perché oggi ho intenzione di mettere alla prova le capacità del nuovo modello Sigma...pertanto ho deciso che...” il suo volto si girò lentamente verso di noi con un’espressione di godimento “Tu e lei vi affronterete...in un combattimento all’ultimo sangue.”

 

 

  
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