Caspita oggi mi sono proprio messa sotto per
finire i capitoli delle fanfic che ho lasciato in
sospeso (vd. A Story of Light and darkness). Comunque volevo ringraziare Rhaegar (grazie per i tuoi preziosi consigli), Eskey e Cleo92 per aver postato i loro commenti. Non so
quando potrete vedere il prossimo capitolo di Tears of Blood, am
non temete...non ho intenzione di lasciare incompiuta questa storia. Buona
lettura e mi raccomando lasciate i
vostri commenti ^^
File 02=Amici
Durante
la notte feci uno strano sogno. Camminavo attraverso una città sperduta, avvolta
da uno spesso strato di nebbia. Nonostante ciò riuscivo a notare ogni singolo
dettaglio di quel luogo. Era una metropoli completamente rivestita da uno strato
di ferro e acciaio e si intravedevano in lontananza otto grandi torri che la
circondavano. Ad un tratto, essendo passata davanti alla vetrina di un negozio,
vidi la mia immagine riflessa. Però c’era qualcosa di strano, era come se non
fossi veramente io. Il corpo era lo stesso, ma la mia espressione era
così...malvagia. Al solo guardarla sentii un brivido lungo tutta la schiena.
Poi vidi il mio riflesso muoversi per conto proprio e tendermi la sua mano
dicendomi in tono spettrale “La vanagloria degli stolti ha spezzato il
legame...La bramosia di potere ci riunirà...”. In quel momento sentii un
impulso incontrollabile che mi costringeva a prendere la sua mano. Cercai di
oppormi con tutte le mie forze, ma invano. Non appena le mie dita sfiorarono le
sue, mi risvegliai nel mio letto con la fronte imperlata di sudore.
Che incubo terribile...
Mi presi
la testa fra le mani. “Che dolore...”
D’un
tratto sentii la porta blindata aprirsi. Era il Maestro.
“Buon
giorno, mia cara, spero tu abbia dormito bene, oggi ti aspetta una giornata
molto intensa.”
“Io...sì
Maestro, ho riposato bene.” A cosa sarebbe servito dirgli la verità?
“Eccellente,
adesso seguimi” uscì dalla stanza e iniziò a percorrere il corridoio dalla
parte opposta dalla quale era venuto. Io lo seguii senza esitazione. Camminammo
per alcuni minuti, finché non giungemmo di fronte ad un ascensore. Non appena
fummo al suo interno il Maestro premette un tasto con su scritto -12. Il perché
dovessimo andare così in profondità mi era del tutto sconosciuto.
Quando
arrivammo in fondo vidi l’ultima cosa che mi sarei mai aspettata di vedere
nelle viscere della terra: un magnifico giardino. Un immenso prato color
smeraldo, con intorno una quantità infinita di piante e fiori dai colori più
disparati. Sembrava un paradiso terrestre.
“Benvenuta
nell’Eden, il giardino perduto. Dì, non è meraviglioso?”
“Sì, è
veramente stupendo”
“Ah, ah, ah, vero, eh? Devi sapere che questo è l’ultimo esempio di vegetazione
esistente in questo mondo, il resto in superficie è fatto solo di macchinari
inquinanti ed edifici ultra moderni. In questo luogo viene prodotto l’ossigeno
necessario agli abitanti di tutto il mondo. L’anidride carbonica passa
attraverso i condotti che percorrono tutto il pianeta, qui viene purificata e
resa nuovamente respirabile, poi rimessa in circolo. E’ stato tutto creato da
me, sotto diretto ordine del Governo. Mai sai cosa penso, a volte? Che,se solo
volessi, potrei decidere di bloccare il processo di purificazione e avere tutto
il mondo in pugno. Ma poi, cosa ci guadagnerei ad avere il potere? Solo inutili
responsabilità. Quindi preferisco continuare a subire gli ordini dello Stato e
in cambio rimanere qui e condurre indisturbato i miei esperimenti.”
Io
personalmente non capii il senso di tutti quei ragionamenti. L’Eden,
l’ossigeno, il Governo, la conquista del mondo, lo Stato, gli esperimenti, per
me nulla aveva significato. Provavo un forte senso di apatia per ogni cosa che
riguardasse il mondo esterno.
“Adesso
che ti ho spiegato come funzionano le cose in questo luogo, ti presento i tuoi
nuovi amici.”
“Amici?”
quella parola mi suonò estremamente insolita. Lui mi rivolse un rapido sorriso
e poi fece schioccare le dita. Il rumore rimbombò per tutta quell’enorme serra.
Improvvisamente, dalla vegetazione, si mossero tre ombre che, con movimenti
rapidissimi, si posizionarono in riga davanti a noi. La prima era una ragazza
alta quanto me, con i capelli corti e blu e un’ enorme sciarpa color zaffiro
attorno all’esile collo. I suoi occhi acquamarina avevano un’espressione
vitrea. La seconda era una bambina bassissima, arrivava a malapena al di sopra
del ginocchio della sua compagna. Aveva un vestito nero, strappato sulle
estremità, portava in braccio un orsacchiotto bianco con un’orecchia scucita,
il viso, coperto dai suoi lunghi capelli verde prato, non lasciava intravedere
nulla. La terza, infine, era una ragazzina poco più bassa della prima. I
capelli biondi, raccolti in due lunghe trecce, le incorniciavano perfettamente
il volto. Gli occhi azzurri mi fissavano con un’espressione sorridente.
Sembrava molto entusiasta di vedermi.
“D’ora in
poi loro saranno le tue nuove compagne. Adesso devo andare un attimo a
preparare l’occorrente per gli allenamenti e poi inizieremo il programma della
giornata.” Detto questo si diresse nuovamente verso l’ascensore. Io mi ritrovai
sola con quelle strane ragazze. Non sapevo né chi fossero né perché si trovassero
lì.
Visto che
il tempo passava e nessuna di loro sembrava avere intenzione di parlare, decisi
di rompere il ghiaccio.
“Ehm...piacere
di conoscervi...io sono...Sigma...e voi, come vi chiamate?”
Le tre
ragazze si riguardarono con fare divertito. Poi quella con i capelli blu
rispose in tono sarcastico “Un nome? Certo che voi ultimi modelli siete davvero
buffi, ma cosa vi passa per la testa, dico io.”
“Forse si
è già rotta.” Commentò la bambina.
“Uffa
smettetela di prenderla in giro. E’ la nuova arrivata, cercate di comportarvi
come si deve.” Poi la bionda si rivolse verso di me “Ascoltami Sigma, quello
che tu credi sia un nome in realtà è solo un semplice codice di catalogazione,
capisci? Ad ogni modo, se hai voglia di considerarlo un nome non credo ci
saranno problemi.”
“Ma voi
avete un no...cioè un codice di catalogazione?”
“Certo
che ce lo abbiamo. Allora, la ragazza con i capelli blu è il modello Alfa, questa
piccolina qui invece è il modello Delta, e io sono il modello Lambda.”
“Alfa,
Delta e Lambda? Ma...perché vi chiamate così?”
“Ok, è
ufficiale, questa qui è proprio un’idiota” disse in tono sprezzante Alfa.
“Dai, non
fare tanto la difficile, in fondo tutte all’inizio eravamo così....così....”
“Stupide?”
suggerì Alfa.
“Ingenue?”
disse con la sua vocina pacata e infantile Delta.
“Esatto,
ingenue. Comunque, tornando al discorso di prima, vedi Sigma, il fatto è che noi
in realtà non siamo altro che macchine da guerra. E come tali siamo
classificate in base alla nostra data di creazione. Infatti Alfa, che è il primo
modello in assoluto, è stata chiamata con la prima lettera dell’alfabeto greco,
così come Delta che è il terzo modello e così via sino a te, che sei il
diciottesimo modello.”
“Ma che
fine hanno fatto le altre? E cosa significa che siamo delle macchine da
guerra?”
“Odio i
novellini...vi saluto, chiamatemi quando questa ebete avrà imparato ad
allacciarsi almeno le scarpe..” Alfa si era girata e stava per andarsene quando
Delta, con un rapido movimento, la
strinse per un braccio e la bloccò.
“Il
Maestro ha detto che dobbiamo aspettare qui.” Disse con voce spettrale la
bambina.
“Me ne
sbatto di quello che dice il Maestro, non ho intenzione di stare un minuto di
più con lei” e nel dire questo mi sputò addosso, ma senza colpirmi.
“Allora
significa che vorresti essere di nuovo torturata e rinchiusa in isolamento,
vero? Ragiona Alfa, se non riesci a controllarti il Maestro non farà che
punirti. Devi essere obbediente altrimenti farai la loro stessa fine.”
Il
silenzio calò nel giardino. Non si sentiva altro rumore, se non quello dei
nostri respiri. Io non ci stavo capendo più nulla. Quale sarebbe stata la vita
che mi aspettava, in quel posto fatto di splendidi giardini e orribili torture?
“D’accordo.
Sarò obbediente. Ma solo perché voglio sopravvivere.” Concluse piena di rabbia
la ragazza dai capelli blu.
“Bene,
sono felice che la situazione si sia risolta. Adesso Sigma, ascoltami
attentamente, perché ciò che sto per dirti è molto importante.” Continuò
Lambda.
Io annuii
e attesi che la ragazza cominciasse la storia.
La bionda
fece un profondo sospiro.
“Devi
sapere che, a questo mondo, in superficie, la guerra è l’unica ragione di vita
per gli esseri umani. Grazie ad essa gli uomini posso guadagnare il potere ed
espandere i propri territori come più gli piace. Ogni Stato ha il suo Governo e
ogni Governo prende ogni anno le decisioni relative alla politica interna ed
estera. Tutti devono obbedire allo Stato e al Governo, pena la morte. Tuttavia,
la crescita esponenziale delle fabbriche di armi ha provocato la completa
meccanizzazione delle città, che, con il passare del tempo, sono diventate
sempre più inquinate. Per far fronte a questo problema è stato creato l’Eden,
il giardino perduto, l’ultimo baluardo della natura su questo pianeta. Fu il
nostro Maestro a crearlo. Egli era il più grande scienziato esistente in
superficie e, a causa della sua abilità, gli fu ordinato di costruire un luogo
in cui poter depurare l’aria e di divenirne, in tal modo, il responsabile. Ma
ciò che nessuno sa è che, in realtà, colui che tutti considerano il salvatore
del pianeta, altri non è se non il più grande mercante di armi da guerra. Egli
utilizza il laboratorio datogli a disposizione dallo Stato per creare le più
potenti armi che si siano mai realizzate, per poi venderle in nero nel Mercato
Mondiale al miglior Stato offerente.” Si fermò un attimo per riprendere fiato.
Non
riuscivo a crederci. Veramente il nostro Maestro era così importante?
“Quindi
gli altri modelli sono stati...venduti?” chiesi ancora incredula.
“Alcuni
sì, altri...bhè diciamo che erano...difettosi” Lambda indugiò nel pronunciare
quella parola “ad ogni modo se non ci dovessimo rivelare ‘utili’ al nostro
Maestro, lui si disferà di noi.” I suoi occhi azzurri si soffermarono sui miei.
Il suo sguardo era pieno di dolore. Forse tra i modelli che il Maestro aveva
distrutto, c’era qualcuno a cui lei voleva bene.
“Hai
perso qualcuno d’importante, vero?” chiesi timidamente.
Gli occhi
della bionda si ingrandirono a dismisura e mi fissavano sbalorditi.
“Come lo
hai...” non fece in tempo a finire la frase. Il Maestro era tornato.
“Bene
ragazze vedo che vi siete comportate in maniera civile ed educata con la nuova
arrivata, soprattutto tu, modello Alfa, pensavo che non avresti resistito alla
tentazione di fare fuori la tua compagna.” Alfa in quel momento lo guardò con
un’espressione di odio puro impressa sul volto, mentre Delta ancora le
stringeva con forza il polso.
“Comunque
è tutto pronto per l’allenamento. Seguitemi...” e subito si incamminò di nuovo
verso l’ascensore. Tutte noi, senza fare una piega, obbedimmo al suo ordine.
“Con cosa
cominceremo quest’oggi, Maestro?” chiese ad un tratto Alfa.
L’uomo si
fermò e noi con lui.
“Sono
felice che tu me lo abbia chiesto Alfa, perché oggi ho intenzione di mettere
alla prova le capacità del nuovo modello Sigma...pertanto ho deciso che...” il
suo volto si girò lentamente verso di noi con un’espressione di godimento “Tu e
lei vi affronterete...in un combattimento all’ultimo sangue.”