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Autore: Lire    09/01/2018    0 recensioni
Roh è un avventuriero ed un esploratore e si trova proprio in mezzo ad uno dei suoi viaggi quando gli elementi naturali stanno per sopraffarlo. A salvarlo sarà un anziano che in qualche modo Roh sembra conoscere e rispettare, ma in cambio gli affida una missione di grande importanza.
Sarà in grado di portare a termine l'impresa ed evitare che il pericolo dilaghi?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le si avvicinò, sovrappensiero, cercando di non svegliarla. Il suo volto era molto bello, le orecchie leggermente a punta le davano un aspetto fatato, tipico dei pochi elfi rimasti in quelle terre. Probabilmente molti l’avrebbero considerata un abominio, per metà di razza elfica e metà umana. Ma lui no, da quando l'aveva conosciuta aveva sempre provato un profondo affetto verso quella fragile creatura.
Decise che non era opportuno sostare oltre, forse era anche meglio che non si facesse vedere da lei. Tutti i suoi propositi furono vani, infatti la ragazza si mosse e lentamente riaprì gli occhi. Visto l’amico si alzò rapidamente tentando di rimettere in ordine i suoi lunghi capelli neri, gli sorrise e lo salutò con una voce ancora assonnata.
– Ciao Roh! ... Ehm ... Scusami ma sono impresentabile in questo momento! Non ti aspettavo di ritorno così presto! Non volevi scalare la montagna?
Lui sorrise di rimando, rimanendo immobile a guardarla mentre cercava ora di sistemare la sua veste, ora di allontanare delle ciocche scure dagli occhi. Dopo una breve paura rispose un po’ impacciato.
– Oh, sì, hai ragione, Vilia … Ma vedi … A causa delle intemperie ho preferito ritirarmi, sai la montagna non è mai abbastanza sicura. Pensavo di prendermi qualche giorno di riposo prima di riprovarci, credo partirò per un viaggio, circa un mese, poi sarò di ritorno. Se avrò ancora l'entusiasmo di alcuni giorni fa sicuramente tenterò nuovamente l'arrampicata!”.
Dicendolo si vergognò per tutte le menzogne che le aveva raccontato da quando l'aveva conosciuta. Raramente era stato sincero con lei, sempre per la sua sicurezza, ovviamente, si ripeté, ma non riusciva a crederci nemmeno lui stesso. Vilia, stropicciandosi gli occhi, riprese – Fantastico! Allora adesso posso accompagnarti! Questa volta non partirai nuovamente per la montagna, vero?
 Roh era quasi terrorizzato all’idea di doverle mentire ancora ma una a cosa era certa, non ci sarebbe stata scelta peggiore di permetterle di venire con lui.
– No, no, ascolta, non ha senso che tu venga, sarà solo un viaggio con Fal. Affari con alcuni mercanti in città.  Gli servono degli materiali rari, quindi probabilmente impiegheremo parecchi giorni prima di poter tornare!
Il sorriso sul volto della ragazza scomparve – Ma possibile che tu ti debba sempre circondare di gente antipatica! Lascia perdere questo viaggio inutile, Fal può cavarsela benissimo da solo, non deve sempre venire a dar noie a te!
Roh tirò un sospiro di sollievo, gli aveva creduto ancora una volta.
– Ma non mi sembra educato, gli avevo parlato ieri quando sono tornato e gli ho promesso il mio aiuto, non posso tirarmi indietro ora.
Vilia non credeva alle parole di Roh e capiva quando si trattava di una verità o un modo per non dirle il suo reale intento, ma non poteva farci nulla, disubbidirgli non sarebbe stato saggio. Roh le voleva bene e avrebbe sempre fatto il possibile per aiutarla.
­– Come vuoi … Spero tu possa tornare presto.
Dette queste parole si allontanò verso la cucina. Roh avrebbe voluto fermarla per parlare ancora un po’ ma sarebbe stato controproducente. Uscì di casa e si diresse di malavoglia da Fal. Non sapeva del suo piano ma lo avrebbe di sicuro aiutato, lo faceva sempre.
Il sole non era ancora alto nel cielo, ma la temperatura nella valle era già mite. Ancora sull'uscio della propria abitazione fece un respiro profondo: da giorni ormai non aveva più sentito il piacevole tepore del sole sulla pelle.
La casa dell’amico era enorme e le sue mura in pietra scura incutevano timore ai passanti, inconfondibile in mezzo agli altri edifici anche per la singolare architettura. Bussò alla porta e questa, quasi immediatamente si spalancò. Ne uscì un fumo denso che ricopriva interamente il pavimento. Roh sapeva che non doveva farsi impressionare, ma era difficile non essere turbati da una stranezza di simile. Dalla penombra si delineò una figura scura, era Fal. Nonostante fosse di statura minuta le sue apparizioni lo facevano sempre sembrare un essere proveniente dagli inferi, almeno fino a quando non si riusciva a distinguere il suo aspetto: un uomo attempato, con capelli incredibilmente rossi, che risaltavano sulla sua figura. Il volto era contorto in una smorfia e il suo naso aquilino gli dava un aspetto grottesco. Anche il suo muoversi era sgraziato: oscillava a causa di una gamba che gli doleva sempre, ricordo di una ferita che aveva subito durante uno dei suoi pericolosi esperimenti. Passava il suo tempo a praticare alchimia e costruire complesse macchine di cui lui solo sembrava comprenderne il funzionamento.
Tossì numerose volte, poi si rivolse a Roh con tono acido.
– E tu che diamine vuoi adesso, ho già dei problemi per conto mio! ­– Solo allora sembrò accorgersi di chi aveva di fronte e la sua voce si fece più calma. – Oh, scusami, ma ultimamente sta andando tutto storto, e ci sono dei seccatori in giro che non mi lasciano mai in pace, ti serve qualcosa?
Roh per poco non scoppiò a ridere, ma si trattenne. Tentò di far comprendere a Fal in che guaio si trovasse. – Ti ricordi del favore che mi avevi chiesto ieri, di accompagnarti fino in città per quei materiali che ti mancavano?
Fal lo guardò un attimo senza dire nulla, dal suo sguardo si intuiva tutta la sua disapprovazione per aver mentito alla ragazza: quando l'amico veniva da lui con domande simili era sempre per la stessa ragione.
L’alchimista aveva già deciso si aiutare Roh nonostante tutto.
– Oh, sì, certo, che smemorato che sono, vado a prendere la mia roba e partiamo.
Rientrò nella sua abitazione e ne uscì pochi istanti dopo con uno zaino, un mazzo di chiavi e una creatura meccanica di forma sferica che lo seguiva.
Chiuse le innumerevoli serrature della casa e senza aggiungere altro partirono.

Durante il viaggio non incontrarono alcun imprevisto. Che il venerabile uomo si fosse sbagliato? Che il Cavaliere si fosse sbagliato? Non un solo pericolo si era manifestato, nemmeno la tanto temuta gilda di assassini!
Sbaglio... Errore... Tutti potevano ingannarsi. Roh scosse la testa. No! il Cavaliere non sbagliava, se nulla si era manifestato allora voleva soltanto dire che aveva previsto la minaccia con troppo anticipo. Il pericolo era ancora latente, ma avrebbe costituito una grande minaccia, di questo ne era certo.
Giunsero in città all'alba del decimo giorno e si divisero: Fal sarebbe andato ad acquistare alcuni oggetti utili per i suoi esperimenti, lui invece doveva raggiungere lord Zofus, il supervisore della magia e guardiano di quelle terre, nonché suo grande amico.
Quella mattina faceva stranamente freddo e una leggera nebbiolina stagnava nelle vie che stava percorrendo. Ciò nonostante la vita in città era movimentata come tutti i giorni, come poteva non esserlo? Il grande mercato, dove la maggior parte della gente si dirigeva, aveva luogo sulla piazza sulla quale sorgeva la torre del supervisore. Roh non voleva farsi vedere da tante persone, non gli era mai piaciuto che qualcuno sapesse dove era diretto, semplice diffidenza, forse, ma lo aveva spesso aiutato a non finire nei guai.
L'entrata dell'abitazione era enorme, ci sarebbe potuto entrare un gigante senza fare lo sforzo di piegarsi, pensò mentre bussava energicamente sulla porta di ferro scuro. Quasi immediatamente uno spettro gli comparve al fianco.
- Desidera, signor...
- Dica Roh di Torrefredda, il padrone capirà.
- Come desidera.
L'inserviente scomparve, pochi istanti dopo la porta si stava già aprendo, mostrando dall'altra parte una sfarzosa sala dove accogliere gli ospiti. Il fantasma ora era nella penombra della sala a riordinare alcuni soprammobili - Zofus la aspetta all'ultimo piano, sa come arrivarci?
- Sì, non ti preoccupare, svolgi pure le tue mansioni.
Possibile che con tutta la magia in suo possesso il mago non fosse in grado di far riconoscere le persone ai suoi servitori? Gliene avrebbe parlato, oh, e gli avrebbe anche detto che tutte quelle scale erano troppe! Poi si riscosse, ovviamente non era lì per parlare di comodità, gli servivano delle informazioni e subito.
   
 
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