Storie originali > Epico
Segui la storia  |       
Autore: Phoenix93    11/01/2018    1 recensioni
La tranquilla e bella Grecia arcaica sembra essere scossa dal profondo. Meteore squarciano i cieli e vortici sfregiano i mari. Un evento di portata epica sta per accadere: La rinascita dei Titani. La terra era ormai in lotta con sé stessa, i mostri dimostravano una ferocia inaudita e gli dei dovettero reagire. Fu così che la vita di un giovane contadino dell’Arcadia venne stravolta completamente.
Genere: Azione, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo III: La spiga e il cane
 
Damos sospirò, dopodiché tornò a concentrarsi sulla figura che sedeva accanto a lui, avvolta nelle sue vesti nere.
- Dunque, tu saresti? - chiese con garbo, ma la figura non rispose e allora Damos provò in un altro modo.
- Andiamo, so che sei una ragazza! Le tue mani sono troppo curate ed il tono di voce è troppo dolce per essere un maschio- la spronò il giovane. A quanto pare la figura doveva essere proprio esasperata, perché guardò Damos con uno sguardo assassino, sbuffò e si decise a parlare.
- Il mio nome è Rashja, faccio parte del Gran Consiglio del tempio degli dei. Soddisfatto ora? - Il suo tono era tagliente come una lama, tant’è che il contadino pensò di aver parlato più del necessario e si decise a stare zitto, limitandosi a studiare la ragazza che gli stava di fronte.
- Cosa può esserle successo da turbarla così per una simile domanda? - Si chiese, quindi pensò di cambiare argomento; prese un profondo respiro e cambiò approccio.
- Tu mi hai parlato del tempio degli dei, ma cos'è? E dove ci troviamo ora? –
Questa domanda sembrò calmare la giovane, che rispose - Il tempio degli dei è una sorta di capitale segreta dei tre regni più floridi della Terra: quello greco, quello egiziano e quello germanico. Qui sono raccolti coloro che possono usare i poteri divini, è qui che si addestrano per il loro destino ed è qui che possono parlare con i loro dei per sapere cosa desiderano da loro. Certo, non sempre il dio risponde, ma quando succede, be’... succedono due cose: o annuncia una grande festa o porta annunci di catastrofi imminenti, inutile dirti quali porta più spesso...- si interruppe dando modo a Damos di metabolizzare l'informazione.
- Beh, spero tanto sia le feste, ma non credo proprio. - Pensò tra sé.
La ragazza riprese. -Per il luogo in cui ci troviamo, be’... non è facile da spiegare: siamo nella Duat, è il regno che esiste sotto il nostro e ne è allo stesso tempo collegato, diciamo che il tempio quindi esiste in tutto il mondo pur non essendo parte di esso. Ma basta parlare! Sei qui per allenarti ed è questo che farai. - Quindi batté le mani e le porte del vestibolo laterale che fino ad allora Damos non aveva nemmeno visto si aprirono. Un ragazzo sui diciassette anni entrò nella stanza. Era avvolto da una tunica di lino bordata di nero, la sua pelle era color caramello ed aveva una folta chioma di capelli neri spettinati, all'indice della mano destra aveva un anello con raffigurato uno sciacallo forgiato con una pietra nera.
Il ragazzo si avvicinò e Rashja fece le dovute presentazioni.
-Damos, lui è Amir, è uno dei nostri adepti più vecchi, è qui da quasi dieci anni. Sarà lui a mostrarti il resto del tempio e a farti da maestro. – Sentenziò per poi dileguarsi lasciando i due soli nel grande tempio.
Amir squadrò quello che era diventato il suo allievo con aria critica, quindi ruppe il silenzio con una domanda.
- Moneta? - disse solamente riferendosi al sigillo, cosa che Damos capì subito.
- Sì. - si limitò a rispondere ed il maestro non sembrò soddisfatto.
– Che dio o dea? - Il giovane rispose con un po' d'imbarazzo a quella domanda, ma alla fine decise di dire che la dea era Demetra.
La risposta provocò grosse risate da parte del maestro.
-Demetra? La divinità dell’agricoltura? Ah be’, vorrà dire che stenderemo i nostri nemici a spigate o con una terribile febbre da fieno. - Riuscì a commentare parecchi minuti dopo, quando riuscì a controllare le risate che lo avevano portato al pianto.
L'agricoltore sbuffò e con aria di sfida ribatté all'insulto.
- E sentiamo, quale sarebbe il tuo sigillo? - Il maestro gonfiò il petto ed espose in bella vista il suo anello.
-È l'anello di Anubi: il dio dei funerali e della morte, dalla testa di sciacallo. –
Damos che non conosceva affatto quel nome rimase interdetto, capendo la situazione il suo mentore lo condusse davanti alla statua del dio, un'imponente statua di pietra nera lucida raffigurante un uomo alto e imponente, dal fisico possente e che stringeva nella mano destra un ankh1, mentre nella mano sinistra stringeva un lungo bastone. Il tutto lo faceva sembrare minaccioso, se non fosse stato per il suo capo che al posto di essere quello umano, canonico, era sostituito con una testa di sciacallo.
- Ehm... lui? Ehi, assomiglia al cane dei miei vicini di casa giù al villaggio, si chiamava Orthos. Beh, lo chiamerò "Orty il famelico cagnolino della morte". - rise mandando su tutte le furie Amir che senza commentare lo condusse verso un'enorme biblioteca sull'ala destra del tempio.
Qui il giovane istruttore impose al suo allievo di leggere numerosi papiri sulle monete e sui sigilli degli dei.
- Non capisco cosa c'entri questo con la vostra confraternita, ma d'accordo. –
Passarono due settimane all’insegna dello studio la mattina e del relax il pomeriggio. Un giorno, però, Amir lo condusse nella parte sinistra del tempio, dove un'ampia arena circolare era adibita per gli esercizi pratici.
Quando lo fece entrare gli altri adepti si fecero da parte
- Ehm, e il mio avversario sarebbe? - Chiese tremante il giovane. Amir prese posizione dall'altra parte dell'arena, quindi sorrise e rispose guardandolo dritto negli occhi.
-Io, naturalmente. - Damos arretrò di qualche passo
-Oh, miei dei! – mormorò, quindi strinse la sua moneta in attesa di lottare mentre il suo avversario mormorava delle frasi in una lingua che decisamente non era greco. Un branco di sciacalli si materializzò dalla polvere ringhiando famelici.
- Affrontami con coraggio. Non pensare, agisci e basta! Lascia libera la mente e riuscirai ad evocare tutta la tua potenza. –
- La fa facile, concentrarsi con dei segugi pronti a massacrarti non è il massimo. Se solo avessi qualcosa con cui difendermi…- pensò, e sul suo braccio sinistro si materializzò uno scudo fatto di terra e diverse spighe.
- Ehi, questa monetina è prodigiosa, andiamo! - era più rinfrancato alla vista dello scudo, mentre il branco nemico balzava su di lui.
Non passò nemmeno un secondo che lo scudo si disintegrò ancora prima di ricevere un attacco. L'unica cosa che riuscì a sentire fu la voce di Amir che gli intimava di concentrarsi e di non provare a usare la moneta come un amuleto, tanto non avrebbe funzionato.
- E lo dici solo ora?! - ribtté stizzito, il maestro sorvolò e provò ad incoraggiarlo, senza però placare i suoi cani.
 -Concentrati, e quando ti ho detto di non pensare be’... pensa solo un pochino, va bene? –
L'unica cosa che in quel momento venne in mente al ragazzo fu la battuta che il suo maestro gli aveva detto settimane addietro.
- Combattere i nemici a colpi di spighe di grano, eh? - si concentrò e subito delle spighe robuste come fil di ferro si materializzarono avvolgendosi attorno agli sciacalli, che vennero immobilizzati.
Il maestro sembrò sorpreso del risultato, ma replicò ugualmente.
- Mi sembrava di averti detto di non replicare il potere degli altri sigilli, sarà facile da spezzare. –
Damos rise, quindi lanciò un pugno di quello che sembrava riso contro il suo avversario che ne raccolse qualche chicco al volo.
- Semi...- constatò sorpreso.
- Esatto. Demetra è la dea dell'agricoltura, mi basta imprimere la mia volontà di rendere il grano duro come il ferro e flessibile come una corda ed il gioco è fatto: grano istantaneo da combattimento! Quindi sì, penso che ucciderò i miei nemici a colpi di spighe. - Rise.
Senza preavviso Amir sì concentrò per una manciata di secondi, rivolse l'anello verso lo stadio e ne uscì subito una sostanza nerastra che si compattò in un altro sciacallo. Il mastino ululò e si gettò all'attacco con miriadi di spighe che cercavano inutilmente di bloccarlo a terra, ma il canide era troppo svelto e senza nemmeno accorgersene Damos era stato placcato a terra da una massa pelosa che gli ringhiava contro. Stava per provare a giocarsi il suo ultimo seme quando Rashja entrò affannata nell'arena e si diresse verso Amir, sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Il giovane egiziano richiamò l'animale che subito scomparve e si rivolse al suo allievo.
- Abbiamo una missione, il nostro gruppo Delta era incaricato di seguire ed uccidere una chimera, ma non è più tornato... morale della storia: non inseguire una chimera. - disse ironicamente.  
La vicenda lasciò turbato il contadino.
- Ehm, una chimera... davvero? Ma sei davvero sicuro che fosse quello il mostro? -  
- Sicuro, sono dei mostri adorabili! Vedrai, sarà uno scherzo.- Rise l'istruttore.
 
Glossario:
1Ankh: Simbolo (o chiave) della vita
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Epico / Vai alla pagina dell'autore: Phoenix93