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Autore: Imperfectworld01    12/01/2018    0 recensioni
Amore [a-mò-re] s.m.
1. Forma di amnesia che colpisce una persona facendole dimenticare che al mondo ci sono altri 7 miliardi di individui.
"I hate you, I love you. I hate that I love you. Don't want to but I can't put nobody else above you"
Tratto dalla storia:
«Puoi avere tutte le ragazze che vuoi»
«Me ne frego di tutte. È te che voglio»
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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«È arrogante, nevrotico, maleducato e... e... ha gli occhi azzurri!» mi lamento con Vanessa e Francesca durante l'intervallo.

«Ma che c'entra il fatto che abbia gli occhi azzurri?» mi chiede Francesca smarrita.
«Sono color ghiaccio! E lui è proprio così: è freddo come il ghiaccio»

«Tu hai gli occhi quasi come i suoi...» puntualizza Vanessa.

«Non è vero. I miei occhi sono azzurro mare»

«Il mare è freddo...» bisbiglia Vane.

«Quello che c'è nella mia testa è caldo! Perché io sono così! Sono sempre carina e calorosa» strillo, guadagnandomi delle occhiatacce da parte delle persone che stanno passando davanti a noi in questo momento.

«Se lo dici tu...» dice Fra.

«Be', il punto è che l'atteggiamento di quel ragazzo non mi piace!»

«Ma che cosa ti avrà mai fatto?» mi chiede Vanessa.

«Ti ha insultata?» aggiunge.

"No..."

«Ti ha presa in giro?«

«No...»

«Ti ha offesa?»

«No...»

«E allora che cosa ha fatto?» chiede impaziente.

«Non mi ha voluto dire il suo voto!»

«Tutto qui?» domanda Francesca.

«Già. Pensavo di peggio. Perché avrebbe dovuto dirtelo? Sono affari suoi...» aggiunge Vanessa.

"Be'... sì. Ma non mi è piaciuto come si è rivolto a me. Io sono stata gentile e lui si è innervosito»

"Su, Eli, non te la prendere... lascialo stare" dice esattamente un secondo prima che suoni la campanella.

«Ok. Torniamo in classe» dico.

Però non finisce qui. Forse ho sbagliato approccio. D'ora in poi sarò sempre gentile con lui. E mi farò gli affari miei.

Ritorno in classe e lo vedo di nuovo seduto sul mio banco. Ma gli piace così tanto?

Be', non ha importanza.
Devo lasciarlo perdere. Lasciarlo perdere. Ed essere gentile. Lasciarlo perdere ed ess... ma che accidenti ci fa il mio astuccio per terra?

Deve essere stato di sicuro stato quel deficiente. Mi ha fatto cadere tutto. Gli evidenziatori, le matite, le penne, la gomma...

«Scusami...» dico toccandogli ripetutamente la spalla con l'indice finché non si gira.

«Sì?» chiede con quella sua solita faccia innocente, che non fa altro che farmi arrabbiare ulteriormente.

«Raccogli immediatamente il mio astuccio!» strillo.

«Non l'ho fatto apposta, mi hanno spinto contro il banco ed è caduto tutto...»

«Oh, e tu giustamente hai deciso di fare finta di niente»

«Be'... sì!»

«Raccoglilo»

«Ma non sono stat...»

«Sbrigati!»

Alzando gli occhi al cielo, si china a raccogliere l'astuccio e il suo contenuto.

«Tieni» dice lasciandomelo in mano.

«Grazie» dico acida.

«Prego» risponde lui con il mio stesso tono odioso.

Ci sediamo e la prof entra in classe.
Per tutto il resto del giorno ho continuato a guardarlo male non appena mi capitava di incrociare il suo sguardo.

Accidenti, Rovati proprio non lo sopporto. 
Per fortuna oggi andremo due ore nell'aula di informatica e non dovrò stare vicino a lui.

«Sta arrivando la prof!» grida Daniele, la nostra sentinella, e subito si sente un gran fracasso: tutti corrono ai propri posti, spostano le sedie, spengono i cellulari... anzi, quest'ultima cosa no.

«Ragazzi, mettetevi in fila per due» dice la professoressa.

«Neanche avessimo due anni...» sbotta Vanessa.

«Be', alcuni di noi ne dimostrano anche meno» dico guardando Rovati male, per almeno la ventesima volta, questa mattina.

«Ce l'hai proprio a morte» risponde lei con una risata.

«Già, sai, è perché lui...»

«Shhh!» dice la prof alle mie spalle.

Io alzo gli occhi al cielo e sbuffo.

Una volta giunti nell'aula di informatica, io e Vanessa facciamo per andare a sederci vicine, allo stesso computer, ma la prof ci ferma.

«Oh no, no. Moretti, Ferrini, ferme. Cosa pensavate? Che vi avrei lasciati far casino stando con i vostri amichetti del cuore?»

«Merda, quanto rompe questa oggi» roteo gli occhi e Vanessa soffoca una risata.

«Vi metterò a coppie. In ordine alfabetico. Due per computer»

Faccio dei conti a mente.
Ferrini, Gigli, Lombari, Meri, Moretti, Rovati... eh no, di nuovo no!

Ma perché continua a succedere?

Pochi secondi dopo, ecco la prof che conferma ciò che ho appena pensato.

«Moretti... e Rovati. Bene, andate a sedervi"

Guardo Rovati con disgusto e Vanessa e Francesca con odio, quando le sento sghignazzare alle mie spalle.

Faccio per andare a sedermi, ma quell'essere odioso mi precede. Senza dire niente, vado a prendere un'altra sedia e mi siedo il più lontano possibile da lui.

«Non ho mica l'ebola...» mi dice distratto, mentre inserisce la password per accedere al computer.

«Non si sa mai...» dico, avvicinandomi comunque un pochino, per poter vedere meglio.

«Andate prima di tutto su Internet. Poi passerò io a darvi un foglio con le informazione che dovete cercare e lo...»

«Be', penso di sapere se ho l'ebola oppure no!» esclama lui interrompendo l'insegnante.

«Ok, non c'è bisogno di urlare» dico per tranquillizzarlo.

«Io non sto urlando!»

«Stai urlando, invece, nevrotico»

«Moretti! Rovati!» ci richiama l'insegnante.

«Ma prof la Moretti mi insulta!»

Neanche un bambino di due anni.

«Ma per favore!» esclamo.

«Smettetela!» ci zittisce la prof. 
«Stavo dicendo, andate prima di tutto su Internet. Poi passerò io a darvi un foglio con le informazione che dovete cercare e lo stato europeo di cui dovrete occuparvi»

La prof ci consegna un foglio con scritto in alto "Liechtenstein".

"Ma che merda è?" esclama Rovati, facendomi scoppiare a ridere. 
"Non poteva assegnarci qualcosa di più figo? Tipo Amsterdam..."

Alzo gli occhi al cielo.

«Ah sì? E come mai proprio Amsterdam? Sicuramente per la casa di Anna Frank, no?» dico ironica.

«No, per l'erba» risponde scrollando le spalle.

«La mia era ironia! E spero lo sia anche la tua! Insomma, come cavolo fa... E comunque Amsterdam è una città, non uno Stato»

«Che precisina! Fa lo stesso, Allora visto che sai tutto, dimmi, a che Stato appartiene Amsterdam?»

«Paesi Bassi»

«Paesi Bassi? Be', vediamo se è giusto...» dice controllando su Internet.

Come se fosse davvero necessario, queste cose si studiano alle medie.

«Visto? Te l'avevo detto»

«Ah, rinfaccia pure le cose! Lei è davvero pessima, signorina Moretti»

«Ma sta' zitto. E lavora. Qui c'è scritto che dobbiamo cercare...»

«Perché mi dai ordini? Non sei tu il capo»

«Io ci rinuncio» dico roteando gli occhi.

Vedo Rovati prendere un foglio e aggiungere tre parole ad un lunghissimo elenco.
Ma che...? Sarà una lista della spesa? Davvero, non so che pensare.

«Allora? Hai intenzione di non fare niente? Se pensi di lasciar fare tutto il lavoro a me, non contare su di me: non farò tutta la ricerca da sola»

Rovati alza gli occhi al cielo e aggiunge una parola al suo elenco.
Allora allungo il braccio per prendere il mouse del computer, nello stesso momento in cui lo fa lui, e le nostre mani si toccano accidentalmente.
Ritiro subito il braccio e decido di far scrivere a lui.
Dopo aver copiato un testo interminabile da Wikipedia, apre Microsoft Word e io lo fermo.

«Non avrai intenzione di fare copia e incolla?»

«Sì, ho intenzione di fare copia e incolla»

«Non puoi farlo!»

«Vuoi vedere?» dice incollando il testo.

«Dobbiamo sintetizzarlo. Non possiamo portare tutta questa roba»

«E allora sintetizziamolo! Che lagna»

Dopodiché, aggiunge un'altra parola all'elenco.

«Aspetta, prima cambia il carattere, mettiamone uno più bello» dico.

«Ma chi se ne frega del carattere»

«È importante, invece. Questo predefinito non mi piace»

«E va bene, allora cambiamolo...» dice con tono sfinito.

Ma se sono io quella che lo deve sopportare.

«Questo no... no... forse... no, no fa schifo. No... no... sì!» esclamo.

«Già... è una bella calligrafia...»

Appena lo sento mi viene la pelle d'oca.

«Non si dice bella calligrafia. Grafia in latino vuol dire scrittura e calos bello. Quindi, calligrafia vuol dire già bella scrittura»

«Ma che palle! Sei una perfettina, e pure secchiona»

«Io non sono perfettina, né tantomeno secchiona»

«Eccome se lo sei»

Poi prende il suo foglio.

«E sei anche impicciona, precisina, lagnosa, guastafeste, impertinente, assillante...» improvvisamente inizia a leggere una marea di aggettivi e sono sicura che ci abbia messo almeno trenta secondi a leggerli tutti.

«Ah sì, io sarei tutte queste cose?»

«E anche molte altre, ma alcune non posso leggerle davanti ad una ragazza...»

«Be', e tu sei maleducato, ignorante, nevrotico, menefreghista, incoerente, prepotente e...»

«Sì, sì. Continuiamo con il progetto?» mi interrompe.

Avrei volentieri continuato con il mio elenco, ma ha ragione.
Mi avvicino ancora un po' a lui e al computer per vedere come ridurre il testo.

«Questo pezzo potresti anche toglierlo... e qui cambia un po' la frase, è troppo lunga e noiosa...»

«Come te...» dice ridacchiando sotto i baffi.

Io mi volto verso di lui con un'espressione tra il ferito e l'arrabbiato.

«Scherzo, scherzo!»

Il resto dell'ora non va tanto male. Mi sono divertita. Rovati non è tanto male come pensavo. 
Quando suona la campana, mi alzo in piedi per sgranchirmi le gambe e quando faccio per sedermi, cado a terra.

Che odio. Non è tanto male, ma a volte sento la voglia irrefrenabile di ucciderlo. Mi ha spostato la sedia quando stavo per sedermi e ora è lì che se la ride.

«Deficiente!» dico tirandogli delle sberle sul braccio.

«Ahia! Mi fai male»

«Zitto»

Faccio per sedermi, ma cado una seconda volta perché ho dimenticato di spostare la sedia.

«Forza, ricominciamo. E guai a te se fai ancora una cosa del genere!»

«E poi dici che non sei una guastafeste...»

Vorrei mandarlo a cagare, ma mi trattengo mordendomi la lingua.

«Moretti, puoi venire un secondo?» mi chiama la prof.

Mi alzo e vado da lei. Nel frattempo guardo Rovati, felice e contento, cercare qualcosa al computer.

«Come sta andando il progetto?»

«Bene» dico senza esitare, sperando che se la beva.

«Sicura?»

«Sì, siamo a buon punto...»

In realtà abbiamo solamente scritto il titolo dell'argomento su Word e scritto qualche riga introduttiva, ma in fondo abbiamo ancora quattro lezioni per terminare.

«Bene. Mi fido di te, presentate un buon lavoro, mi raccomando. E cercate di fare meno casino»

«Sì, certo»

A quel punto, torno al mio posto e sbarro gli occhi scandalizzata.
Quel maiale è andato su uno di quei siti che i ragazzi consultano quotidianamente.

«Ma sei scemo? Esci subito da lì! E abbassa il volume!»

Tutti i ragazzi della classe, si alzano e vannno curiosi a vedere.

«Oh, forte!» dice uno.

«Bravo, Rova!» esclama un altro.

«Questo è uno dei miei preferiti!» si aggiunge un altro, facendomi venir voglia di vomitare.

«Che sta succedendo qua?» domanda la prof.
Mi metto davanti al computer per non farle vedere niente.

«Moretti, spostati»

«A dire il vero...»

«Spostati» dice con un tono che non ammette un no come risposta.

Senza ribattere, mi sposto. La prof spalanca gli occhi e io abbasso lo sguardo.

«Che cosa significa?» domanda e io deglutisco.

«Già, che cosa significa? Eh, Moretti?» dice Rovati.
«Sa prof, io ho cercato di dissuaderla e di dirle che ora non è il momento di queste cose, ma non mi ha voluto ascoltare...» aggiunge.

Stronzo.

«Va bene, per questa volta. Ma che non ricapiti più. Andate tutti a posto»

«Sei uno... uno...»

«Io? Vogliamo parlare di te? Non ti pensavo così... be', così porcellina! Ottimo sito, comunque»

«Vaffanculo! Adesso tutta la classe penserà che io consulto quei siti... quei siti schifosi per colpa del tuo stupido scherzo!»

«Schifosi? Guarda che prima o poi anche tu... Oh, ho capito. Tu sei la tipica ragazza che in giro fa la suora e poi...»

«No!» esclamo tirandogli una sberla sulla spalla.

«Tranquilla, non devi vergognarti e nasconderlo...»

«Ti detesto»

È insopportabile. Ritiro tutto quello che ho detto precedentemente: è davvero male, troppo male, come pensavo.

Ecco il secondo capitolo, fatemi sapere se vi piace :) Che ne pensate del compagno di Elisa, Federico?

 
 
   
 
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