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Autore: v_amaterasu    13/01/2018    1 recensioni
[…] magari sembrava un'esagerazione la sua, ma da un giovane uomo che puntualmente teneva sotto controllo tutto ciò che gli capitava intorno era un totale e disonesto schiaffo quel dover attendere così tanto per prendersi almeno una rivincita su di lui. La realtà non era mai stata tanto amara come in quella serata invernale.
Però valeva la pena stranirsi se poi Even avvampava in quel modo, forse sorpreso o ferito nell'orgoglio perché di solito era lui che prendeva.
[ pairing: noah / even | oc – original characters © revisionata ]
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Occhio per occhio

 

 

 

 

 

 

 

 

Si era affezionato a quella città, anche se non presentava minimamente le solite caratteristiche che era solito apprezzare nelle metropoli. Lì era tutto caotico e senza vie di mezzo; o era tutto di un caldo torrido, o c'era un freddo pungente.
Le persone non si soffermavano mai su di te, scorrevano veloci come il paesaggio urbano ora sicuramente più moderno rispetto ai tempi passati. Erano cambiate diverse cose in tutti quegli anni. La 22nd St era disseminata di negozi e luci abbaglianti e ora, con l’attenzione di un uomo e non più quella di bambino, si rendeva conto quanto fosse stato rischioso percorrere quelle strade da solo senza il giusto timore a proteggerlo o quanto meno a renderlo più vigile.
L’amore rendeva ciechi chiunque.
Arrivò alle porte della piccola casa del fratello in perfetto orario per disturbare sia lui che Isaiah, felice di sapere che non avevano smesso di cenare alla solita insieme la sera, il tempo di salire quelle scale e di presentarsi davanti alla loro porta che subito un’ondata di malinconia gli attanagliò il cuore con una certa prepotenza. Non era poi più così sicuro di voler entrare lì dentro, ma se lo fece, se suonò quel campanello consumato, fu solo perché il bisogno di vedere suo fratello era decisamente più forte dell’angoscia che stava provando in quell’esatto momento.
Sasha era più importante.

Era lì da qualche giorno ormai. Si era preso la vecchia camera di Lucas e lì passava gran parte del pomeriggio quando sia Sasha che Isa erano impegnati a lavorare o a far finta di farlo. Aveva bisogno di qualche minuto in completa solitudine perché solo in quei precisi istanti riusciva a trovare il tempo di pensare a qualche idea sull’ultimo libro che tentava invano di scrivere ormai da sei mesi a quella parte. Era esasperato dopo l'ennesimo tentativo andato a vuoto e tanta era l'angoscia che stava provando in quel momento che chiuse con forza il portatile e lo lanciò sul letto.
Sentì per puro caso qualcuno urlare la parola festa e per Noah, l'idea, non era poi così male.

 

C'era della grazia sconosciuta nei suoi movimenti.
La consapevolezza arrivò prepotente anche quella volta e fece a pugni con lui, come se fosse l'unico modo per farlo reagire a quello stato catatonico in cui senza rendersene conto si era rifugiato per tutto quel tempo, ancora una volta. La paura è testimone di orribili scherzi e a volte, cancella tutto e non concede la possibilità di essere razionali o più che altro, concreti sulle aspettative che si hanno. E Noah questo lo sapeva bene.
Era un susseguirsi continuo di sospiri e di gesti che dovevano per forza aver vita breve. Nemmeno lui si sopportava così agitato e febbricitante, ma si parlava pur sempre di un primo incontro e l'emozione che provava lo faceva quanto meno sentire vivo.
Di fronte a lui, dall'altra parte della stanza, la propria piccola figura lo fronteggiava e mostrava quei difetti (più che normali) che solo in quel momento il ventenne non riusciva totalmente a scorgere nel pieno della sua lucidità mentale.

Era passata la mezzanotte ed era ancora immerso nei suoi mille pensieri adolescenziali, nudo di ogni dispiacere dinanzi al quel sentimento che sembrava non trascendere nel tempo. Stava cercando inconsciamente di trovare una sola risposta alle sue mille domande che puntualmente lo tormentavano. La causa era sempre la stessa. Sentì l'agitazione invaderlo, ed il primo sorriso riuscì finalmente a prender vita su quelle labbra martoriate dai denti piccoli del giovane anche grazie all'alcool che ingeriva senza sosta.
Le aspettative si incrementarono. Cambiò il pezzo e cantò anche Noah, anche se di solito lo faceva solamente tra quelle quattro mura di casa e soprattutto con il getto dell'acqua a sciogliere ogni muscolo del suo corpo in una sola calda carezza.
Lo aveva rivisto lì per puro caso come la prima volta e con delle persone sconosciute tutte intorno a lui. Il sorriso venne di nuovo naturale perché nonostante tutto il maggiore era ancora al centro dell'attenzione di tutti.
Even. Aancora tremendamente bellissimo, ancora tremendamente ingiusto. Aveva il collo della bottiglia di birra poggiato sulle sue labbra Noah, che si era stancato di fare la parte della falena in quel film di serie B che altro non era che la sua pessima vita.
Poi un contatto visivo. Una frazione di secondi e i loro occhi si erano incatenati gli uni a gli altri come non accadeva da tempo. Un gesto naturale, dettato dal caos. Si impose di non perdere nessun battito, bensì di far provare quel senso di smarrimento all'altro. Nessuno gli avrebbe mai potuto dire che dopo la bellezza di quattro anni, sarebbe riuscito ad avere tutta l'attenzione di quello che infondo altro non era che il suo primo ed unico amore. Aveva fatto propria la confusione del più grande, divertendosi in un certo senso nel vederlo sbiancare in quel modo.
Sembrava avesse appena visto un fantasma. Brindò alla sua salute con il più bello dei sorrisi, ora tutto per lui, e dopo non lo cercò più né con lo sguardo e né con la mente.

Si era limitato a vivere quella serata passivamente, non veramente interessato ai discorsi che stavano facendo gli amici di Sasha. La musica di quel gruppo che poteva piacere solo al più grande risuonava con insistenza il ritornello da un paio di minuti. Si stava annoiando, ma in suo soccorso arrivò una bellissima ragazza dai capelli rossi.
Non le aveva chiesto il suo nome, ma si era ritrovato comunque le sue labbra a cuore contro le proprie in un contatto umano non poi così veramente desiderato.

Eppure ora era così che si comportava.
Non c'era l'amore di mezzo. Quello lo aveva concesso tutto ed inesorabilmente ad una sola persona.

 

 

Di pessime intenzioni quella sera non ne aveva. Salutò con una carezza la rossa e le augurò una bella serata – perché aveva visto il maggiore tentare di avvicinarsi, ma Noah voleva ancora giocare. Si diresse nel bagno con una nuova bottiglia di birra nella mano e si lasciò diligentemente seguire dall'altro che senza vergogna alcuna richiuse la porta alle loro spalle. Even accese la luce.

“Noah –” il suo tono confuso ricordava vagamente una domanda.
Possibile il fatto che non lo riconoscesse dopo tutto quel tempo.
“In persona. Non mi riconosci più?” iniziò, seguendo con lo sguardo la fila di mattonelle pallide e poi il biondo, illeso e al sicuro lontano da lui.

“Sembri sorpreso.” un bisbiglio da parte dell'altro. Si avvicinò. Entrambi presero posto uno sul water e l'altro sul bidet. Ringraziò l'accuratezza per il dettaglio di Isaiah in quel momento.
“Non è quello che sto provando al momento... sorpresa, intendo.” l'altro non avrebbe mai letto tra le righe e ciò lo rassicurò totalmente.

“Da quanto sei qui?” soliti pensieri privi di senso. D'altro canto, accennò un'alzata di spalle come prologo per il sorso che si concesse.

“Non ti interessa veramente saperlo.” accennò un sorrisino all'espressione del biondo. Forse non era abituato a quel nuovissimo Noah.
Il suo “Perché non dovrebbe interessarmi?” ne fu la prova lampante.

Prese un respiro e con la scusa di controllarlo si avvicinò di poco a lui. Lo guardò e non si sorprese più di tanto per la reazione del proprio corpo. Le immagini delle loro notti insieme toccarono nuovamente la sua memoria, ma Noah ormai era abile nel tergiversare certi pensieri ed a nasconderli anche a sé stesso. “Non ho voglia di parlarne.” accennò. Poi si ammutolì, in attesa di qualsiasi cosa. Lo cercava e lo allontanava al tempo stesso; dal stringerlo possessivamente con occhiate bollenti al rispondergli con altrettanta freddezza. La solita, solo che più accentuata. Per ripicca, perché Even non ricordava nulla, ma Noah sì. Bruciava ancora il petto, la sua bocca e la sua mente. Non andò via il suo profumo. Per niente. Ingiusto si impossessò di ogni brandello razionale dell'animo del ragazzo che impotente si lasciò trafiggere da quei milioni e milioni di aghi appuntiti.

Tenne lo sguardo basso, verso quelli che volevano essere i gesti di Indifferenza.

Noah non era pratico, non aveva mai avuto modo o voglia di implicarsi in praticità che riteneva spettassero ad altri, anche perché di altri nella sua vita non c'erano stati. Non sotto quel punto di vista almeno e non a rendergli interessante una chiacchierata. Gli occhi seguirono, tuttavia, ciascun frammento del movimento del più grande che ora si allungava verso di lui per afferrargli la bottiglia di birra, e volle imprimerselo nella mente perché al solito lui ne era totalmente catturato.

“Mi fa solo piacere rivederti... sei cambiato. Non sei più così basso come un tempo.” si sentì dire e restò al gioco, accennando una lieve risata.

“Era tempo anche per me di crescere.”disse tutto e niente.

Si era seduto nel posto più vicino a lui. Le gambe lunghe, la schiena curva appena in avanti. Un palmo a sorreggere il peso della guancia e gli occhi malandrini fermi sul suo viso in attesa. Per un attimo, un attimo soltanto finì con il piegare lo sguardo sulle sue labbra. L'altro probabilmente aveva notato il tutto perché vide chiaramente l'azzurro nei suoi occhi farsi più caldo.
Il sorriso senza alcun significato, la lingua a lambire le labbra.

“Proprio non vuoi rispondere alla domanda di prima, vero?” il sorriso stroncò le labbra. Non era una vera e propria imposizione la sua, no. Era più il fatto che lui insistesse che lo divertiva. Semplice.

“Tu che dici, vuoi baciarmi?” toccò a lui insistere quella volta.

Magari sembrava un'esagerazione la sua, ma da un giovane uomo che puntualmente teneva sotto controllo tutto ciò che gli capitava intorno era un totale e disonesto schiaffo quel dover attendere così tanto per prendersi almeno una rivincita su di lui. La realtà non era mai stata tanto amara come in quella serata invernale.
Però valeva la pena stranirsi se poi Even avvampava in quel modo, forse sorpreso o ferito nell'orgoglio perché di solito era lui che prendeva. Lo aveva programmato; non provò fastidio per quello che vide, anzi. Non apprezzava invece il dover attendere ancora così tanto e così incessantemente.

In uno slancio afferrò il colletto della camicia del più grande per premere le labbra contro le sue in un bacio famelico.

E peccarono. Sotto gli occhi della luce artificiale di quel bagno che li aveva visti insieme per la prima volta. Calore che si accentuava ed il freddo che scemava in un ricordo quasi ridicolo al confronto. Lo detestava ancora dal più profondo del suo essere e detestava profondamente come il maggiore cercasse il suo corpo.

Lo detestava perché tremava come una foglia al suo cospetto.

Il peso sulle sue cosce ed il petto che accoglieva quello dell'altro e non riuscì minimamente a trattenersi. Ormai era l'inizio della fine. La temperatura che si alzava e Noah che, noncurante di niente e di nessuno, inumidiva le labbra nel percepire chiaramente quella bocca peccaminosa marchiare la pelle con dei semplici gesti. Estasiato. Andò a stringere le cosce dell'altro e lentamente, molto lentamente, le accarezzò. Fermò le mani poco più sotto delle natiche. Non osò stringere altro. Ma la realtà dei fatti è che non gli dispiaceva minimamente toccarlo. E quando percepì le mani pizzicare dal bisogno di sfiorare altro, l'eccitazione che si accentuava e le mani che cercavano il contatto con la sua pelle, decise che ormai era inutile trattenersi oltre.

Even sospirava e per quella notte poteva bastare.

Si allontanò come se non gli costasse affatto fatica e con il solito sguardo distaccato e gelido lasciò una mezza carezza su quel viso, invitando l'altro ad alzarsi prima di riprendere in mano la bottiglia di birra e bere un altro lunghissimo sorso.

Lì davanti a lui, cancellando facilmente il suo sapore. Even non doveva pensare che non ne fosse capace.

“È stato bello,” parlottò, grattandosi distrattamente il capo di prima avvicinarsi alla porta. “rifacciamolo qualche volta.” vedeva fin troppo chiaramente l'espressione sconcertata dell'altro ma lo divertiva. Lo divertiva tremendamente.
Prima di uscire definitivamente da lì però, pensò bene di salutarlo a suo modo dopo l'ennesima occhiatina languida.

“Baci ancora bene, esattamente come ricordavo... cucciolotto.” fu quello il suo ultimo saluto per Even.

Più tardi nel cuore della notte, completamente immerso nel buio della stanza di Lucas in attesa del ritardatario sonno che come ogni volta quando passava in rassegna tutti gli avvenimenti importanti della giornata, la sua mente si beffava di lui con la solita spietata sincerità.
Ma trasalì dieci minuti dopo aver vagato come un'anima in pena sul suo social preferito, come colpito dal soffio gelido del vento.

Occhio per occhio. Sì. Poteva essere quello il titolo per il suo nuovo romanzo.



 

grazie per il tempo che avete speso nel leggere questo lavoro! Presento altri personaggi moderni con una storia tutta loro. Questo pezzo è preso dal “sequel” delle disavventure che vedevano come protagonista un Noah molto più piccolo alle prese con il primo amore.

Il Noah di questo brano però è cresciuto, cambiato e sicuramente più vendicativo.

Grazie infinite per la vostra attenzione.

A presto, v.

   
 
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