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Autore: ManuKaikan    13/01/2018    2 recensioni
Clarke Griffin amava il Natale ma soprattutto amava passarlo in mezzo a luci, festoni e regali.
Lexa Woods odiava il Natale ma soprattutto odiava il pensiero di dover interagire con le persone per le feste, quando l'unica cosa che voleva era rintanarsi nella propria stanza e ascoltare canzoni deprimenti.
Che cosa succederebbe se entrambe si ritrovassero a passare il Natale in una sola casa, trasformata in una sorta di scatenata dozzina dove bisticci, scherzi e fiumi di zabaione fossero all'ordine del giorno?
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Anya, Clarke Griffin, Lexa, Raven Reyes, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cheaper by the Dozen

Capitolo 2
Santa Claus is coming to town


24 dicembre 2017


Clarke uscì dal bagno con un piccolo grugnito, la testa pesante e la bocca che sapeva di dentifricio. Era ora di colazione, ma non si sentiva al massimo delle forze, quindi scese lentamente le scale e attraversò il salotto, guidata dal salvifico aroma di caffè che si liberava per l’intera la casa. Tutti erano già svegli, alcuni seduti sul divano a chiacchierare, mentre il resto si trovava in cucina a preparare la colazione e se ne rese conto quando la salutarono un po' troppo rumorosamente.

Prese posto su uno degli sgabelli e ringraziò sua madre quando questa le passò una tazza di caffè facendole una piccola carezza sul capo, sicuramente consapevole delle scorribande della notte precedente. Si ritrovò a chiudere gli occhi cercando di isolare il rumore, ma in una casa piena di persone non era per niente semplice. Osservò il proprio caffè come se stesse cercando come se stesse cercando aiuto al suo interno e sobbalzò quando la porta sul retro si aprì di scatto, rivelando Echo ed Anya, che fecero il loro ingresso cariche di buste e le lasciarono cadere senza ritegno su uno dei ripiani.

Non si sorprese di sentire Indra lamentarsi delle loro brutte maniere, prima di scacciarle sgraziatamente dalla cucina, evitando che rovinassero la colazione.

«Oh Griffin sei sveglia!» esclamò Anya sedendosi al suo fianco. «Pensavo avremmo dovuto buttarti giù dal letto con la forza.»

«Sarebbe stato il caso di farlo la notte scorsa.» disse Echo divertita sedendosi di fronte a lei. «Il suo russare ha quasi svegliato tutto il vicinato.»

Clarke spalancò gli occhi, indignata. Tutti attorno a lei ridacchiavano divertiti, ma la cosa che la sconvolse di più fu che, tra tutte quelle persone, vi era anche Lexa, che cercava di nascondere un sorriso dietro la propria tazza.

«Io non russo!» esclamò.

La conversazione si interruppe temporaneamente quando Abby cominciò ad imbandire la tavola, distribuendo i piatti per la colazione e piazzando al centro un enorme vassoio di bacon e una montagna di pancake fumanti. Tutti si presero il loro tempo per riempire i propri piatti, sorseggiando caffè e succo d'arancia in completo silenzio. Quell’idillio non durò a lungo, con grande disappunto da parte di Clarke.

«Mi permetto di dissentire in ogni caso, il tuo russare era piuttosto forte.» ridacchiò Echo, riprendendo la conversazione da dove l'avevano lasciata. «Ti perdono solamente perché sei stata la persona che ha bevuto di più ieri sera.» continuò. «Lasciati dire però che hai un grande problema col tuo seno, se non riesci a smettere di toccarlo. Io mi offro volont-»

Si bloccò a metà frase quando uno strofinaccio la colpì in pieno volto, scatenando la risata di Clarke. La bionda si voltò) verso Anya che aveva appena incrociato le braccia al petto con fare scocciato. Quando il volto di Echo riapparve, le sue sopracciglia erano aggrottate in un modo per niente amichevole.

«Che diavolo di prende?» ringhiò.

«Clarke è un'ospite, vedi di comportarti bene!» l'ammonì Anya. «Solo io sono autorizzata a darle il tormento.»

«Ehi!» esclamò Clarke, dandole una spinta giocosa. «Non sono mica un giocattolo.»

«Io faccio quello che voglio.» disse Echo. «E tu puoi baciarmi il culo!» così dicendo appallottolò lo strofinaccio e glielo lanciò indietro.

Sfortunatamente, la mira non era una delle sue qualità migliori. Anya si chinò velocemente in modo che lo strofinaccio finisse per evitare la sua testa e planasse direttamente sul fornello acceso. Indra fu abbastanza veloce d'afferrarlo e gettarlo nel lavandino prima che questo prendesse fuoco, il rumore della spatola che veniva” lasciata cadere rumorosamente sul ripiano fece capire loro che erano nei guai.

«Okay, basta così.» ringhiò Indra. «Prendete i vostri piatti e uscite di qui! Siete bandite dalla cucina sino a nuovo ordine.»

«Ma mamma-»

«Adesso.» disse indicando la porta con un gesto secco.

Clarke le seguì con lo sguardo e non poté evitare di sorridere, prima di tornare alla propria colazione. Aveva bisogno di mangiare qualcosa se voleva prendere qualche pillola per il mal di testa, altrimenti non sarebbe riuscita a sopravvivere a quella giornata, ne era sicura.

«Indra, ho notato che non c'è ancora l'albero di Natale.» disse Abby passando un paio di pillole alla figlia e facendole un occhiolino.

«Non ho avuto un attimo di tempo.» rispose la donna spegnendo il fuoco. «I miei figli non sono stati molto collaborativi, non è così, Lexa?» disse con un sopracciglio alzato.

«Non so di cosa stai parlando.» rispose la ragazza con un piccolo sorriso mentre finiva di mangiare la propria colazione.

«Visto che vorrei evitare di avere un incendio in cucina, penso che mentre noi ci prepariamo per la cena, gli adolescenti possano occuparsi dell'albero e della legna.»

«Legna?» chiese Clarke confusa.

«Per il camino.» rispose Indra. «Fa abbastanza freddo in questa casa la sera.»

«Non è più facile comprarla?» domandò Abby.

«Perché spendere soldi per comprare la legna quando ho queste grandi braccia per lavorare?» esclamò Gustus, rientrando in cucina e dando una pacca sulla spalla di Lexa, che si ritrovò a gemere di dolore.

La ragazza finì di bere il proprio succo d'arancia, spingendo il piatto lontano da lei e alzandosi per dare un bacio sulla guancia di suo zio. «Infatti penso proprio che mi occuperò della legna.» disse con un sorriso.

«Grazie tesoro.» rispose l'uomo. «Mi aiuteresti molto, io e Marcus dobbiamo fare delle commissioni.» continuò baciandole la fronte.

«Non è un problema, papino.» lo prese in giro.

«So che non ami fare l'albero in ogni caso.»

«Non ti piace far l'albero?» esclamò Clarke interrompendo nel loro momento. «Cosa sei senza cuore?» disse con fare divertito.

Quando la mascella di Lexa si tese impercettibilmente e il suo sguardo si indurì, Clarke si ritrovò a muoversi a disagio sullo sgabello chiedendosi che cosa avesse detto di sbagliato. Era chiaro che il suo tono fosse scherzoso e visto il modo in cui si erano comportate la sera prima aveva pensato che fra loro si fosse creato un ponte, evidentemente si stava sbagliando. Fece per parlare, volendo scusarsi se le sue parole l'avevano in qualche modo offesa, ma Lexa si diresse verso il retro chiudendo la porta con un tonfo.

Clarke chiuse gli occhi e si diede della stupida: era chiaro che due ore sul ghiaccio e un po’ di alcool non le avevano dato abbastanza familiarità da permetterle tali battute. Ingerì le pillole che sua madre le aveva gentilmente dato e allontanò il piatto con il resto della colazione, avendo completamente perso l'appetito.

«Credo che andrò ad aiutare con l'albero.» disse infine alzandosi in piedi. «Grazie della colazione, Indra.» continuò con un piccolo sorriso.

«Clarke.» la fermò proprio mentre stava attraversando la porta che portava verso il salotto. «Non prenderla sul personale, Lexa è...» si fermò un momento. «Semplicemente non prenderla sul personale, okay?»

«Va tutto bene.» sorrise Clarke leggermente prima di lasciare la stanza.


Mezz'ora dopo, con gli addobbi natalizi fra le mani e le chiacchiere degli altri di sottofondo, Clarke capì che non andava tutto bene: poteva vedere Lexa fuori nel giardino spaccare legna con tale forza che quasi riusciva a sentire il rumore dell'ascia anche attraverso la finestra. Si morse il labbro inferiore appendendo una delle palline, non prestando attenzione alle risate attorno a lei e non riuscendo a capire perché sentisse il bisogno di scusarsi con la ragazza. In fondo non si conoscevano poi così bene.

Lo sguardo che le avev indirizzato però le aveva smosso qualcosa dentro, facendola sentire in colpa come non si era mai sentita prima e se doveva essere sincera, quella era una sensazione che non le piaceva per niente. Sbuffò sonoramente lasciandosi cadere sulla poltrona e sibilando di dolore quando una fitta le si propagò dal fianco, ricordandole il livido che le era comparso sulla natica destra per colpa della caduta del giorno precedente sul ghiaccio. Nonostante quello, i suoi occhi rimasero comunque su Lexa ad osservare i muscoli delle sue braccia che si muovevano attraverso la camicia di flanella che indossava e per un momento si domandò come potessero apparire senza.

«È così che dai il tuo contributo, Griffin?» chiese Anya strappandola dai suoi pensieri.

«Sono stanca.» fu l'unico commentò che le diede scrollando le spalle.

Anya sbuffò rumorosamente seguendo il suo sguardo mentre un sorriso divertito le si dipingeva sulle labbra. «Beh, sono sicura che continuare a guardare Lexa con gli occhi a cuoricino sia piuttosto stancante.»

«Non chiudi mai la bocca?» ribatté Clarke con voce un po' troppo calma.

A quel punto Anya aggrottò le sopracciglia quando si rese conto che lo sguardo di Clarke non aveva niente a che fare con interesse. «Lexa è stata scortese?» le domandò.

«No...» rispose. «Credo di essere stata io quella scortese, ho detto una cosa che l'ha infastidita e non era mia intenzione.»

«Non pensarci troppo, d'accordo? Lexa non è molto in sé in questo momento, qualsiasi cosa la infastidisce.» disse accarezzandole la coscia. «Forza, mentre noi finiamo l'albero, perché non vai a controllare se mia madre ha finito di preparare lo zabaione? È una tradizione di famiglia.»

Clarke annuì piano mordendosi il labbro inferiore e domandandosi se Anya avesse davvero ragione. Certo, Lexa non era stata particolarmente calorosa con lei, ma si era resa conto che non lo era stata con nessuno sin dal momento in cui l'aveva vista. Lanciò un'ultima occhiata alla ragazza fuori dalla finestra, vedendola appoggiare l'ascia sul terreno e asciugarsi la fronte con la mano e prese una decisione. Non era una persona che si arrendeva: per qualche strana ragione si sentiva tirare verso Lexa e sentiva il bisogno di scusarsi con lei in qualsiasi maniera.


Uscì in giardino con passo lento e misurato, un po' intimorita della reazione che avrebbe potuto avere Lexa nel vederla raggiungerla con una tazza di zabaione e un contenitore con i biscotti che Indra aveva sfornato da poco. Rimase in disparte mentre Lexa spaccava un altro ciocco in due e poi si schiarì la voce per attirare la sua attenzione, sorridendo leggermente quando la ragazza incrociò i suoi occhi.

Ci fu un lungo momento di silenzio e Clarke si sentì scrutare nel profondo da qui due diamanti verdi, sentendo una strana sensazione alla bocca dello stomaco quando Lexa alzò un sopracciglio con fare interrogativo. L'unica cosa che riuscì a fare fu alzare la tazza e il contenitore, sperando che quello fosse sufficiente a giustificare la sua presenza.

«È un modo per colmare il vuoto che ho al posto del cuore?» chiese Lexa con fare un po' indispettito.

«No, sono delle scuse per essere stata inappropriata.» rispose Clarke con un filo di voce. «Non era mia intenzione offendere, stavo solo cercando di scherzare.» continuò porgendole la tazza.

Lexa rimase immobile per un secondo poi appoggiò l'ascia, sporgendosi per prendere la tazza. «No, sei tu che devi scusarmi, era chiaro che stessi scherzando.» prese un sorso di zabaione e sospirò piano lasciandosi cadere sulla panca. «Grazie.»

«Non c'è di che.» mormorò Clarke appoggiando il contenitore dei biscotti vicino a lei pronta a lasciarla da sola.

Lexa prese il contenitore e le fece segno di sedersi al suo fianco. Clarke si morse il labbro inferiore, sentendosi più sicura quando la ragazza le sorrise leggermente, togliendole qualsiasi dubbio. Il silenzio le avvolse ed entrambe continuarono a bere dalla propria tazza, mangiando lentamente i biscotti e osservando le luci che circondavano la casa. Quella tranquillità però le stava mettendo apprensione e Clarke si guardò intorno in cerca di qualcosa col quale iniziale la conversazione.

«È difficile tagliare la legna?» chiese improvvisamente.

Inaspettatamente Lexa rise e Clarke non riuscì a controllare il rossore che le colorò le guance alla stupida domanda che aveva appena fatto. Vide la ragazza finire il proprio biscotto e lo zabaglione, prima di alzarsi in piedi tenendole la mano, che lei afferrò un po' sconcertata.

«Non è difficile.» le disse conducendola verso il grande ceppo. «Devi solo avere il giusto equilibrio ed usare la giusta forza.» le spiegò piegandosi per appoggiare un pezzo di legno in verticale.

Clarke la seguì con lo sguardo mentre afferrava l'ascia con presa sicura e dopo essersi sistemata nella giusta posizione la guardò muoverla con forza, spezzando il legno in due pezzi perfettamente simmetrici. Spalancò gli occhi quando la vide porgerle l'ascia e scosse la testa freneticamente, strappandole un'altra risata.

«Andiamo non morde!» la prese in giro.

«E se mi sfugge di mano? E se mi taglio? Non sono sicura che sia il caso di passare le feste di Natale in ospedale.»

«Non essere drammatica.» disse Lexa ridendo.

Le si avvicinò costringendola a stringere le mani sull'impugnatura, l'aiutò a sistemarsi nel modo giusto. Quando Clarke sentì il suo petto schiacciarsi contro la sua schiena si ritrovò a mordersi il labbro inferiore, così come sentì le braccia perdere forza quando il profumo di Lexa l'avvolse, ma nonostante quello si concentrò sull'oggetto che aveva fra le mani.

«Stringila forte.» le disse. «E mettici tutta la forza che hai.»

Clarke la guardò fare un passo indietro e dopo aver preso un profondo respiro, sferrò il colpo ma invece di tagliare il coccio in due, la lama rimase incastrata nel legno, scatenando la risata divertita di Lexa dietro di lei. Infuriata, Clarke, sbatté un piede sul terriccio e mormorò qualcosa fra i denti, sobbalzando quando Lexa si sporse per afferrare l'ascia scuotendo la testa.

«Forse sei più portata per fare gli omini di marzapane.» la prese in giro.

«Dammi di nuovo quell'affare.» disse strappandoglielo di mano, pronta ad accettare la sfida.

Questa volta il colpo andò a buon fine, spezzando il legno in due pezzi perfettamente simmetrici e Lexa si ritrovò a fischiare con apprezzamento.

«Okay, ora vacci piano però tigre.» rise sfilandole l'ascia dalle mani. «Ho capito che è meglio non sfidarti quanto impugni una di queste.»

A quel punto Clarke non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere, felice di vedere la ragazza di fronte a lei un po' più rilassata di quando era uscita. Poteva dire con certezza che Lexa era una ragazza strana, ma per qualche strana ragione c'era qualcosa in lei che l'attirava come una falena attratta dalla luce e voleva conoscerla.

«Quando avete finito di amoreggiare, sareste così cortesi da venire ad aiutarci a pulire la cucina?» disse la voce di Anya dal portico.

Lexa non si preoccupò nemmeno di risponderle a parole, le fece semplicemente un gestaccio mentre cominciava a raggruppare la legna in uno dei grandi cesti. Quando Clarke si apprestò ad aiutarla, vide Anya sul portico con un piccolo ghigno mentre con le mani creava quello che all'apparenza doveva essere un cuore, facendole roteare gli occhi, infastidita. Non c'era nulla di romantico fra loro, Clarke si era sentita in colpa e per evitare di rendere il Natale scomodo per tutti aveva deciso che era il caso di scusarsi.

Quando ebbero raccolto tutta la legna in due grandi cesti, Clarke ne prese uno e Lexa un altro avvicinandosi verso la porta in silenzio. Quando raggiunsero la porta, Lexa appoggiò quello che aveva fra le mani sul portico e la tenne aperta per farla entrare, cosa che strappò un piccolo sorriso a Clarke.

«Clarke?» disse piano Lexa attirando la sua attenzione.

«Mmh?»

«Non hai detto nulla di male prima.» mormorò. «Quindi non pensarlo, okay?»

Clarke si ritrovò ad annuire piano e decise di non dire nulla, quelle parole era molto più di quanto si fosse aspettata da Lexa. Le sorrise con felicità e attraversò la soglia, sentendo i passi della ragazza seguirla poco distante.

Forse non era tutto perduto.

//

Dopo aver pulito la cucina, le ore erano passate abbastanza velocemente fra i preparativi per la serata: gli adulti si erano occupati del cibo mentre i ragazzi avevano finito di allestire l'albero e imbandire la tavola per la cena, battibeccando qua e là, chiacchierando e ridendo. Clarke si era sentita a casa nonostante l'assenza di suo padre, addirittura Lexa le aveva sorriso ogni tanto, facendole capire che le cose si erano sistemate fra loro.

C'era stato un po' di dramma quando Gustus e Marcus erano tornati a casa con la spesa e Octavia aveva appreso che suo padre si era dimenticato di comprare lo shampoo , velocemente finito visto le innumerevoli persone che vi erano in casa. Infine Indra, infastidita e volenterosa di prevenire qualche incendio doloso, li aveva banditi tutti dalla cucina spedendoli in salotto a guardare un film. Dopo aver litigato su quale scegliere, si erano accordati – o meglio Anya e Echo avevano avuto una sorta di incontro di lotta sul tappeto del salotto che era stato risolto con un grido di Indra – per vedere il Grinch. Tutti non avevano fatto altro che prendere in giro Lexa dicendole quando assomigliasse al personaggio, l'unica differenza era che la sua pelle non era verde, guadagnandosi sbuffi e brutte parole.

Fu quando le pietanze avevano cominciato ad essere appoggiate sul tavolo e i ragazzi avevano preso posto a tavolo, che si sentì bussare alla porta d'entrata attirando l'attenzione di tutti i presenti. Abby, che era la più vicina, si fermò con la mano sul pomello, aggrottando le sopracciglia quando vide una figura familiare dall'altro lato.

«Anche quest'anno?» si lamentò rumorosamente Anya. «Non vogliamo i fottuti canti di Natal-»

Lo scappellotto che le diede suo padre la fece zittire all'instante, strappandole un'esclamazione di disperazione al dolore che poté avvertire sul retro della testa.

«Aggiungete un posto a tavola!» gridò una voce dal corridoio.

Anya si voltò a quel suono,non potendo credere a quello che avevano appena sentito le sue orecchie, e si voltò verso Clarke che si era alzata per raggiungere sua madre.

«Raven?» disse Abby sorpresa.

«Mamma G! Ti sono mancata?» chiese la ragazza aprendo le braccia con un sorriso sulle labbra.

«Che cosa ci fai qui?» domandò la donna. «Ero convinta che tu e John sareste andati in vacanza da un'altra parte.»

«Non sarebbe stato lo stesso Natale senza di me, Abby.» commentò con un piccolo ghigno.

La donna annuì con un sorriso divertito e si sporse in avanti per stringerla in un dolce abbraccio, facendo lo stesso anche con il ragazzo che era stato in silenzio sino a quel momento.

«È un piacere averti qui, John.» disse facendosi da parte per farlo passare.

«Se c'è del cibo gratis sono sempre in prima fila.» rispose lui con una scrollata di spalle.

Abby si fece da parte e li lasciò passare, ma non fece in tempo a chiudere la porta che Raven si ritrovò fra le braccia della sua migliore amica. Clarke la strinse forte strappandole una risata, mentre John si toglieva la giacca e l'appendeva, salutandola con un cenno del capo.

«Lo sapevo che non saresti riuscita a rimanere lontana a lungo, Reyes!» la prese in giro stampandole una risata. «E tu!» disse rivolta al ragazzo. «Sei sicuro di voler rimanere qui? C'è troppa gente per uno come te, Murphy.»

«Come ho detto a tua madre, se c'è del cibo gratis io sono sempre pronto, Griffin.» le rispose divertito.

Clarke ridacchiò prendendo Raven sottobraccio e guidandola verso la sala da pranzo. Quando attraversarono la porta tutti gli occhi erano puntati su di loro con curiosità, così tanta curiosità che Anya si era praticamente stesa su Ontari per non cadere, ma essere comunque in grado di rubare uno sguardo alla nuova arrivata.

«Chi è quella bellezza spaziale?» mormorò Echo osservando la ragazza con particolare interesse.

Prima che Anya potesse ammonirla di tenersi lontano da lei, Abby e Murphy fecero il loro ingresso, attirando nuovamente l'attenzione sulla porta. I saluti furono veloci e Raven si ritrovò a sedersi in mezzo a Clarke e Ontari proprio di fronte ad Anya, e un piccolo sorriso le si dipinse sulle labbra. Avrebbe mentito nel dire di non essere felice di vederla, soprattutto visto il modo spudorato in cui avevano flirtato l'anno prima nonostante la presenza della ragazza di Anya.

«Non avrei mai pensato di rivederti così presto.» cominciò Anya con un sorriso. «Ti sono mancata?»

«Non montarti troppo la testa, Woods.» l'ammonì prendendo la propria forchetta. «Tu sei solo d'arredamento, sono qui per la cucina di tua madre e per mamma G.»

Anya sorrise, divertita, prese il proprio bicchiere di vino alzandolo verso di lei e la invitò a fare lo stesso. «Qualsisia sia la ragione per cui sei qui, Reyes, è un piacere vederti.»

«Ci scommetto.» rispose Raven con voce roca, guardandola da sotto le ciglia.

Presero entrambe un sorso osservandosi con occhi pieni di un sentimento che nessuna delle due riuscì a identificare, ma che aveva un nonché di lussuria. Prima che potessero continuare quel quadretto, Octavia attirò l'attenzione di Raven con lo schioccare delle sue dita.

«Quando hai finito di mangiare con gli occhi Anya.» disse strappando una risatina a Clarke. «Dimmi un po': hai portato lo shampoo?»

Con quella frase tutta la tavolata scoppiò a ridere dando inizio finalmente alla cena.

//

Quando anche l'ultimo dei piatti puliti fu sistemato nella credenza, Indra portò il vassoio di biscotti e zabaione in salotto. I ragazzi si erano sistemati sul tappetto a giocare a cluedo lasciando le poltrone e i divani agli adulti, mentre cercavano di indovinare chi fra loro avesse l'assassino. Erano rimasti solo quattro giocatori attorno al tavolino da caffè: Bellamy, Anya, Ontari, Murphy.

«Secondo me è stata la sig.ra Peacock, nella cucina, con il coltello.» esclamò Bellamy con convinzione.

Ontari al suo fianco gli mostrò una delle sue carte e il ragazzo scrisse qualcosa sul suo foglio, un piccolo sorriso sulle labbra. Anya, che era il giocatore successivo, con fare pensieroso osservò il tabellone, prima di sorridere con fare vittorioso.

«È stato il Colonnello Mustard con il tubo di piombo nello studio.» disse, sporgendosi verso il centro del tabellone per afferrare la busta chiusa e controllare se le sue supposizioni fossero esatte. «Ah! Avete perso, sfigati!» esclamò, gettando le carte sul tavolo.

«Dio, che sfiga!» esclamò Murphy sbuffando.

«Non è sfiga, è bravura.» si pavoneggiò Anya. «Non ho studiato legge solo per far spendere soldi ai miei genitori, giusto papà?» chiese, divertita.

Gustus ridacchiò sollevando il bicchiere di whisky nella sua direzione. «Sto ancora aspettando di vedere quale grande studio ti prenderà a lavorare.» le disse con un sorriso.

Anya roteò gli occhi, non volendo ricominciare il discorso con suo padre proprio la sera della vigilia di Natale. Gustus era sempre stato orgoglioso di ognuno di loro e li aveva sempre supportati nelle loro decisioni, anche se il fatto che Anya volesse lavorare con i bambini piuttosto che in uno studio importante, gli aveva sempre fatto storcere un po’ il naso.

«Quindi mi stai dicendo che stiamo provando a giocare ad un gioco del genere con un avvocato?» disse Murphy, aggrottando le sopracciglia quando la ragazza annuì. «Dimmi che mi stai prendendo in giro.»

«Mangia un biscotto Murphy così ti passa tutto.» gli propose Clarke infilandogliene uno in bocca quasi con prepotenza.

Questo scatenò la risata di Bellamy che si apprestò a nasconderla prontamente con la propria tazza quando Murphy si voltò a guardarlo contrariato, anche se sulle sue labbra vi era un piccolo sorriso.

«Quindi se Anya ha scelto legge e Lincoln è un pompiere.» iniziò Abby, seduta sul divano di fianco a Marcus e avvolta in una coperta per riscaldarsi nonostante il camino fosse stato acceso ore prima. «Cosa ha scelto la terza Woods?» disse rivolta alla ragazza.

«Studio ingegneria aerospaziale.» rispose. «Il mio sogno è lavorare alla Nasa.» continuò un po' imbarazzata.

Ricordava ancora come i suoi coetanei l'avevano sempre presa in giro per quel sogno così assurdo, ma sin da quando era bambina aveva sempre avuto una predilezioni per lo spazio, infatti ricordava ancora con felicità il telescopio che suo padre, Daniel Woods, le aveva regalato poco prima di morire. Lo aveva portato con sé a Yale, così nelle serate primaverili saliva sul tetto e ammirava le stelle, parlando coi suoi genitori e raccontando loro tutte le cose che stavano accedendo nella sua vita.

«Oh wow.» commentò Clarke, ammirata. «È meraviglioso Lexa! E dove studi?»

«Yale.» rispose con un sorriso: era così orgogliosa di essere riuscita a farsi accettare in una delle scuole più prestigiose del paese e di poter studiare quello che la rendeva felice.

«Ma stai scherzando?» esclamò la ragazza bionda. «Io vado alla Columbia!»

«Davvero?» chiese Lexa sorpresa. «Sto cercando di entrare in uno dei pochissimi stage che la Nasa mette a disposizione.» le disse. «Sto anche scrivendo un saggio con il mio professore e-»

«Bla bla bla.» commentò Echo acidamente. «Non vorrete parlare davvero di questa roba noiosa per tutta la sera, vero?»

«Chiudi la bocca.» l'ammonì Anya.

Era da un po' che Lexa non si gettava in una conversazione in quella maniera o non vedeva i suoi occhi accendersi di quella luce che aveva ogni volta che parlava di un argomento che le stava a cuore. Sembrava che Clarke avesse trovato una via d'entrata nella corazza di sua cugina e non aveva intenzione di fermare quel momento per colpa della boccaccia di Echo.

«Tu chiudi la bocca.» replicò la ragazza.

«Entrambe chiudete la bocca.» si mise in mezzo Indra tagliando quella discussione sul nascere. «Non ho intenzione di sentirvi ricominciare a litigare.» commentò. «Anzi, è il caso che andiate a dormire bambini, Babbo Natale sarà qui a breve.» continuò con un sorriso divertito.

Non finì di pronunciare quelle parole che iniziarono ad alzarsi una serie di polemiche che Indra fece terminare con un solo sguardo, inducendoli a finire le proprie tazze e dirigersi al piano di sopra per la notte. Si mossero tutti velocemente e quasi in perfetto sincrono, salendo le scale e dividendosi nel corridoio e fu in quel momento che Clarke si bloccò davanti alla sua porta pensierosa.

«Ora che Murphy e Raven sono qui dobbiamo organizzare di nuovo le stanze?» chiese con curiosità.

«Mio padre ha portato di sopra una brandina per Murphy.» rispose Anya. «Lui, Roan e Bellamy divideranno la stanza.» spiegò. «Per quanto riguarda te e Raven, ho deciso di cedervi la mia stanza.»

«Davvero?» esclamò sorpresa.

«Siete in due e non avrebbe senso far dormire Raven su una brandina quando c'è un letto più che comodo nella mia stanza.»

«Come sei magnanima, Anya.» la prese in giro Clarke, consapevole che quella gentilezza fosse in realtà riservata solamente a Raven.

Anya le rivolse semplicemente il dito medio prima di entrare in camera per prendere il proprio pigiama, mentre Clarke faceva la stessa cosa nella stanza singola che le era stata assegnata il giorno prima.

«Grazie Anya.» disse infine Clarke con un sorriso di gratitudine.

«Diamo la colpa allo spirito del Natale.» tagliò corto.

«Diciamo invece che hai un cuore, anche se non lo vuoi ammettere.» la prese in giro dandole un bacio sulla guancia. «Buonanotte e grazie ancora.»

«Buonanotte, Clarke.» ridacchiò Anya. «Buonanotte, Raven.»

«Buonanotte a te, Anya.»

Si fissarono per un lungo momento e infine Anya si chiuse in bagno lasciandole da sole nel corridoio. Mentre un'idea si faceva strada nella mente di Raven, ma non fece in tempo a pensarci ulteriormente perché Clarke la spinse dentro la stanza chiudendo la porta con un tonfo.

Era ora di andare a letto altrimenti Babbo Natale non si sarebbe presentato.

//

Raven si fermò con la mano sul pomello della porta indecisa se fosse una buona idea quella di entrare in camera di Anya senza essere stata invitata. Dal momento in cui Clarke si era addormentata, non era riuscita a chiudere occhio al pensiero che la ragazza che aveva popolato i suoi sogni per tutto l'anno stesse dormendo a pochi passi da lei. Non sapeva se fosse una scelta saggia quella di infilarsi nella sua stanza, ma Raven Reyes non era conosciuta per la sua pazienza, quindi spinse la porta leggermente, cercando di pensare alla possibile spiegazione da dare ad Anya.

Contrariamente a quello che si era aspettata, Anya era sveglia tanto che si sedette sul letto colta di sorpresa. Quando i loro occhi si incrociarono, Raven si morse il labbro inferiore attendendo una mossa dall'altra ragazza e il suo cuore cominciò a battere all'impazzata quando questa scostò le coperte di lato in un silenzioso invito. Attraversò lentamente la stanza e si sedette sul bordo del letto ancora indecisa su cosa fare, finché Anya non allungò una mano per prendere la sua, intrecciandone le dita e Raven non riuscì a trattenere un piccolo sorriso. Rimasero così per un tempo che parve interminabile prima che dei rumori provenienti dal corridoio non le costringessero a focalizzare l'attenzione sulla porta chiusa.

Anya le fece segno di fare silenzio mentre si alzava e la tirava in piedi con lei. Si diressero verso la porta e aprendola leggermente e osservarono delle ombre che si dirigevano verso le scale cercando di essere silenziose, senza evidente successo. Anya sorrise divertita, ricordando la tradizione che si era susseguita negli anni e, sempre stringendo la mano di Raven, decise di seguire suo fratello nel salotto, che come ogni anno stava provando a scartare almeno uno dei suo regali.


Quando Clarke si era rigirata nel letto e la sua mano aveva toccato il posto vuoto di fianco al suo, si era ritrovata ad aggrottare le sopracciglia ed ad aprire gli occhi. Il fatto che avesse avvertito le lenzuola fredde al tatto le aveva fatto presumere che Raven se ne fosse andata via da tempo. Clarke si era chiesta dove visto che era nel bel mezzo della notte, ma non se ne era preoccupata poi troppo e si era diretta in bagno. Quando era uscita e aveva cominciato a sentire degli strani rumori, si era ritrovata spaventata e per un secondo aveva pensato al peggio: ladri.

Il suo cuore aveva cominciato a battere all'impazzata quando i suoni erano diventati sempre più forti e, proprio quando si era diretta verso la stanza di sua madre in cerca di aiuto, un'ombra era apparsa nel corridoio e Clarke non aveva potuto trattenere un piccolo grido di spavento, per poi rendersi conto che si trattava solo di Lexa.

«M-mi hai spaventata a morte!» esclamò portandosi una mano al petto.

«Che cosa ci fai in piedi a quest'ora?» le chiese invece Lexa stringendo la mazza da baseball che aveva fra le mani.

«Sono andata al bagno e ho sentito dei rumori così stavo andando a chiamare Marcus.» le spiegò. «Piuttosto tu che ci fai nascosta nell'ombra?»

«Anch'io ho sentito dei rumori e stavo andando a controllare.»

«Con quella?» chiese un po' divertita Clarke.

Lexa si portò una mano dietro la testa un po' imbarazzata rendendosi conto di quanto l'idea di battersi con dei ladri da sola fosse effettivamente stupida.

«Anya shhh!»

La voce di Lincoln attirò l'attenzione di entrambe e Lexa si ritrovò a roteare gli occhi, rendendosi conto di cosa stesse effettivamente accadendo al piano di sotto e dandosi della stupida per non averci pensato prima. Ogni anno, sin da quando erano bambini, Anya e Lincoln sgattaiolavano al piano di sotto per cercare di scartare almeno uno dei regali prima che Indra se ne rendesse conto e li rispedisse nella loro stanza. Andando avanti col tempo la tradizione si era ampliata sino a coinvolgere anche le sue cugine e da quello che poteva sentire, Raven, Bellamy e Murphy si erano uniti alla festa.

«Non c'è nessun ladro.» disse infine, appoggiando la mazza da baseball contro il muro. «È una tradizione che hanno Lincoln e Anya: vedere se riescono a scartare qualche regalo prima che Indra si svegli.» le spiegò.

«Ci sono mai riusciti?» chiese curiosa.

«Sarà l'età che avanza, ma Indra inizia ad avere il sonno pesante.» ridacchiò Lexa. «Ogni anno ci arrivano sempre più vicini.»

Clarke sorrise non stentando a crederci: la donna era chiaramente molto scaltra e aveva un buon udito, ma era sicura che durante la notte il sonno la cogliesse profondamente, soprattutto visto le innumerevoli cose che faceva durante il giorno.

«Vuoi provarci anche tu?» chiese infine.

Lexa le sorrise, divertita, ma prima che potesse rispondere, la porta d'entrata della stanza dei suoi genitori si aprì con uno scatto e Indra fece la sua apparizione sulla soglia, facendole quasi ghiacciare sul posto.

«Sarà il caso che andiate a dormire.» disse la donna.

«Mamma...» provò a dire Lexa.

«A letto Lexa.» le disse con un sorriso. «Non sembrerà vero ma questo momento è il migliore di tutto il Natale.» continuò divertita.

«Possiamo assistere?» chiese Clarke con gli occhi luccicanti.

Indra sorrise, facendole segno verso le scale, e Lexa non poté evitare di ridacchiare nel vedere la bionda precederla il più silenziosamente possibile. Quando raggiungerò il salotto, Lincoln e Anya erano riusciti ad aprire uno dei regali – il primo in quasi dieci anni – ma il ruggito che Indra rivolse ad entrambi quando fece il suo ingresso nella stanza, li fece pentire di essere arrivati a tanto.

Clarke osservò la scena con divertimento, ascoltando Echo e Ontari dare la colpa di quello che era accaduto ai fratelli Woods, mentre Bellamy, Roan e Murphy correvano al piano di sopra cercando di sfuggire alla furia della donna. Quando vennero spediti di nuovo nelle loro stanze, Indra rivolse a Clarke un piccolo occhiolino e un sorriso, riempiendole il cuore di felicità all'idea che la donna la reputasse un membro effettivo della famiglia.

Quel Natale si stava rivelando una sorpresa continua e pensare che era solo l'inizio.



_________________

NoteAutrice:

Eccomi con il secondo capitolo.

Scusate il ritardo ma le vacanze ci hanno impegnate tutte, quindi ho fatto il prima possibile.
Ci saranno altri due capitolo per questa storia, quindi per ora godetevi questo!

Enjoy and see you soon!

ManuKaikan



  
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