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Autore: eian    14/01/2018    2 recensioni
Un virus che colpisce i telepati, mortale per i vulcaniani, si sta diffondendo sul pianeta Cetacea e rischia di propagarsi per l'intero quadrante, con effetti devastanti. L'Enterprise del capitano Kirk deve indagare sulla possibile origine sintetica del virus e il suo legame con una sperduta località su Vulcano.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Nuovo Personaggio, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Del passato e del presente
 
La notte era serena e T’Khut giganteggiava rossiccio nel cielo; le stelle non baluginavano come sulla Terra, si accorse, ma nell’aria rarefatta e assolutamente secca erano immobili come puntini colorati.
Da qualche parte, lassù, la sua nave in orbita procedeva alle riparazioni e faceva la guardia ai propri uomini sulla superficie, come una chioccia con i suoi pulcini.
Dal bastione più alto del monastero la vista sul deserto era mozzafiato, ingannevolmente placida.
Sentì distintamente qualcuno avvicinarsi.
- Bones –
- Ciao Jim – rispose il medico con voce quieta.
- Non riesci a dormire? –
- No, ho dormito fin troppo i giorni scorsi, i miei cicli circadiani sono ancora sfasati – McCoy fece una smorfia.
- Immagino –
- Jim… Spock si è risvegliato. E’ uscito da quella specie di coma in cui era scivolato –
Il silenzio si protrasse a lungo prima che l’altro rispondesse.
- Come sono riusciti a curarlo? – chiese Kirk infine.
- E’ stato Sarek. In qualche modo ha convinto la sua psiche - o katra, o chiamala come vuoi -  a ritornare alla realtà.
- Incredibile… Sarek – la voce era chiaramente sarcastica.Il silenziò calo nuovamente, mentre McCoy si sforzava di non assillare il suo amico.
- Non vorresti vederlo? – chiese alla fine cautamente.
- No –
- Jim… -
- Ho deciso di lasciare il comando dell’Enterprise – disse il capitano invece.
McCoy insipirò bruscamente per la sorpresa.
- Cosa? Sei impazzito? – non riuscì a trattenersi dallo sbottare.
- Sono troppo vecchio per continuare a giocare all’eroe spaziale –
 - Non dire stupidaggini, tu… -
- E non sono più abile al comando – interruppe le proteste del dottore.
- Tu sei il migliore capitano che la Flotta abbia mai avuto e lo sai…-Jim si voltò verso l’amico.
- Bones… guardami – disse – che cosa senti? –McCoy fu tentato di protestare ancora, ma qualcosa in quello sguardo freddo lo fermò.
- Niente – affermò con un sospiro.
- Esatto. Niente. –Ed era vero, tragicamente vero.
Lo avevano curato, aiutato la sua aura a stabilizzarsi e ridotto lo shock a cui era stato sottoposto quando Spock aveva spezzato il legame; si era risvegliato poco dopo McCoy e il dottore aveva saltato di gioia… prima di rendersi conto che qualcosa nel suo amico non andava, non andava affatto.
La presenza emotiva dell’amico… era completamente azzerata.
Quella gioiosa, vitale sensazione che portava con se’ come un fuoco scoppiettante, a cui tutti si avvicinavano per scaldarsi… era sparita.
Era come se non fosse nemmeno lì, accanto a lui.
McCoy deglutì, pericolosamente vicino alle lacrime.
- Jim… datti tempo. La curatrice non è esperta degli effetti di… di quanto è avvenuto sugli umani, ma pensa sia una questione di tempo –
- Quanto è avvenuto, come lo chiami tu, è che il mio Compagno ha sradicato il nostro Legame, la cosa più importante della mia vita, di cui avrebbe dovuto avere la massima cura, come se fosse un’erbaccia –McCoy non riuscì a rispondere.
- Il risultato è che ora le mie doti psichiche, il mio istinto o katra o qualunque cosa fosse… non esistono più. La mia emotività stessa è compromessa. Ridicolo vero? – quasi rise – sono quanto di più simile ad un vulcaniano potessi mai essere, adesso. E non posso più comandare –
Non c’era neppure dolore in quell’affermazione, solo una piatta esposizione di un dato di fatto.
McCoy aveva il cuore stretto in una morsa.
- Spock… voleva solo proteggerti. Mi hanno spiegato che in quelle condizioni poteva ucciderti –
- Sarebbe stato meglio – Kirk continuò a volgere lo sguardo sul deserto, sull’orizzonte insolitamente lontano – Avrei preferito morire avendo lui nella mia mente, persino per mano sua, che vivere senza –
McCoy strinse gli occhi alla pena che quelle parole gli causarono.
Improvvisamente Jim si volse verso di lui.
- Io sono… ero… il suo capitano, il suo amico, il suo compagno… ho comandato su di lui per vent’anni, sono passato attraverso centinaia di missioni impossibili salvando lui, la nave e l’equipaggio… si è rimesso alla mia capacità di giudizio in ogni occasione, persino le più assurde… tranne che in questo piccolo, cruciale dettaglio… dove non sono stato nemmeno interpellato, come un dannatissimo bambino che non possa decidere cosa è meglio per se stesso! – ora Jim stava quasi urlando – E lo ha fatto due volte… due volte nei primi tempi della nostra relazione. Come potrei mai fidarmi nuovamente? Hai idea di che cosa provo? Non solo ha distrutto il nostro legame, le mie doti psichiche, la mia capacità di comandare… Ma soprattutto ha distrutto la mia fiducia nei suoi confronti, la mia totale, incrollabile fiducia in lui. Il cardine attorno a cui ruotava la mia vita -
McCoy sentì  ogni parola come una coltellata… Il danno tra il Jim e Spock era enorme questa volta, l’abisso incolmabile.
Gli occhi di Jim… quegli occhi nocciola che avevano rispecchiato ogni più piccola emozione del loro proprietario… erano impossibilmente asciutti.
Jim non poteva più piangere.
Spock gli aveva levato anche questo.
Si udì un fruscìo e si voltarono verso la figura nella tunica color porpora.
Da quanto tempo era lì? Si chiese Kirk, quanto aveva udito di quella conversazione così personale?
Avrebbe dovuto essere infastidito, imbarazzato… invece non gliene importava niente.
- Scusate se vi ho interrotti. Ho sentito delle voci alterate e son venuta a controllare – disse la vulcaniana, che tradotto in gergo umano significava “mi avete svegliato con le vostre urla isteriche di umani e son venuta a calmarvi prima che svegliate  tutto  il monastero”Kirk fece una smorfia.
- Le mie scuse, subcomandante. Non era mia intenzione disturbare – disse.McCoy sembrava totalmente annichilito dall’anziana donna, tanto da restare senza parole… “per una volta” pensò ironico Kirk.
- Dottor McCoy, il tenente T'Mar si è svegliato e chiede di lei – disse la vulcaniana voltandosi verso il medico, il quale deglutì vistosamente e con un farfugliato “scusatemi” si volatilizzò, lasciandoli soli.
Rimasero entrambi in silenzio a guardare il deserto nella notte serena.
- “Non andartene docile in quella placida notte. Infuriati, infuriati contro il morire della luce.” - disse T'Pol ad un certo punto.Kirk fu suo malgrado turbato.
- Immagino dovrei essere stupito dalla sua conoscenza dei classici terrestri – affermò con una punta di sarcasmo.
- Al contrario, dopo oltre due decadi di interazione quotidiana con un vulcaniano non dovrebbe esserlo affatto –Ironia? Kirk non ne fu certo.
La donna ricadde nel suo silenzio imperscrutabile e dopo qualche minuto il capitano cedette con un piccolo sospiro.
- D'accordo, abboccherò all'esca. A cosa devo la sua erudita citazione?-
- Il senso, per quanto metaforicamente espresso, le dovrebbe essere più che chiaro. Quello che forse le potrebbe interessare, invece, è chi me la fece conoscere -
Ormai aveva catturato all'attenzione dell'umano, che si volse verso di lei aspettando la risposta con evidente curiosità.
- L' ingegnere capo dell'Enterprise - rispose la vulcaniana con uno sguardo assolutamente insondabile.
Per un istante Kirk si immaginò Scotty dopo un bicchiere di troppo declamando Dylan Thomas con un assurdo accento scozzese. Il pensiero gli strappò un sorriso.
La vulcaniana aveva seguito esattamente il corso dei suoi pensieri e l’ombra di un sorriso per un attimo guizzò in quello sguardo antico.
- Un altro tempo, un’altra Enterprise, un altro capo ingegnere – sottolineò infatti.
- Il suo – disse Kirk.
A quella parola, detta senza alcun secondo senso, la vulcaniana provò nuovamente quella vecchia sensazione al petto. Si concesse un istante per riprendersi.
- Durante la Guerra Fredda temporale, l’Enterprise e il suo equipaggio furono sottoposti ad una tensione elevatissima, scelte difficili e gravi perdite. Il capo ingegnere Tucker più di tutti, perse la sorella a cui era profondamente legato durante l’attacco che subì la Terra e ciononostante continuò la missione.
Io contrassi una malattia mentale e sviluppai una dipendenza alla droga che mi serviva per tenerla sotto controllo. Fu un periodo critico ed estremamente doloroso della mia esistenza –
T’Pol esitò un attimo, poi riprese:
- Un giorno, stremata dalla lotta contro le emozioni che dovevo combattere quotidianamente, pensai di rinunciare e “lasciarmi andare”. Ignoro come il comandante percepì questa mia ”resa” ma mi citò quelle parole e poi mi provocò fino a risvegliare la rabbia in me, spingendomi a reagire. Un metodo molto… umano… ma efficace, devo ammetterlo –
- Ha intenzione di provocarmi fino a farmi perdere le staffe? – chiese ironico Kirk.
- No capitano. Vorrei solo che non si arrendesse alla placida notte senza lottare. La notte è lunga, buia e… silenziosa –
- Lei, una vulcaniana, intende dire che una vita emozionalmente vuota è pertanto indegna di essere vissuta?? – chiese, stupito.
- Credo di aver ammesso esattamente questo – rispose lei, imperturbabile.
Rimasero in silenzio qualche istante.
- Come si chiamava il Comandante Tucker? – chiese Kirk – non ricordo di aver mai letto il suo nome di battesimo -
- Charles Tucker Terzo –
- E voi lo chiamavate così? Veramente? – Kirk sollevò le sopracciglia incredulo.
Ci fu un attimo di esitazione.
- Noi lo chiamavamo Trip – 
T’Pol era certa di aver mantenuto il tono assolutamente neutro, ma il capitano si volse verso di lei.
- Subcomandante… lei provava qualcosa per lui – affermò l’umano, in tono sorpreso ma sicuro.
T’Pol non rispose.
- Lei… lo amava?? – esclamò Kirk.
L’ombra di un sorriso ironico e forse un po’ amaro smosse involontariamente le labbra vulcaniane, stranamente ancora piene.
- Capitano, sembra che la sua percezione emotiva non sia totalmente azzerata. Il suo intuito umano è ancora stupefacente come si racconta -  replicò.
Kirk impiegò un attimo a capire l’ammissione implicita in quelle parole e un tempo ancor più lungo per riprendersi dallo stupore.
Il subcomandante T’Pol aveva amato un umano… amato e perso. Il comandante Tucker era morto precocemente, questo lo ricordava.
La mente prese a vorticargli in un turbine di domande, pensieri e confronti, risvegliando sentimenti che credeva ormai morti assieme al Legame.
- Dannazione – imprecò improvvisamente, volgendosi verso il deserto e serrando le mani sul parapetto di pietra.T’Pol inarcò un sopracciglio interrogativamente e lui continuò:
- Durante la mia carriera ho combattuto battaglie, mandato uomini a morire, amato, subito perdite… molto più dei normali esseri umani. Non mi sono mai “arreso alla placida notte”. Ora sono… stanco. Cosa c’è di male in questo? Non ho forse anche io il diritto di riposarmi di trovare la pace? – esclamò l’umano con angoscia - Ogni volta mi son ripreso, mi dicevo che l’Enterprise era la mia cura. Ma non era la nave… era sempre e soltanto Spock. La fiducia che avevo in lui, la sua costante presenza era una torre di incoraggiamento, un faro guida nella tempesta. Come posso tornare me stesso senza tutto ciò? Non riesco ad accettare quello che  ha fatto – disse amareggiato.
- Capitano, il suo sentimento è… -
- Illogico, lo so, ma …-  la interruppe Kirk.
- Stavo per  dire comprensibile – lo interruppe lei a sua volta – capitano… lei ha mai sbagliato? -
Kirk fu preso in contropiede dalla domanda
- Sì, certo che ho sbagliato in vita mia, a volte con conseguenze terribili – rispose gravemente.
- Immagino si sarà sentito profondamente in colpa, ma in qualche modo si sarà perdonato per continuare a vivere –
- Direi che è corretto -
- Ora, so che l’ammissione che sto per fare la stupirà, ma… anche noi Vulcaniani a volte commettiamo degli errori, anche gravi. Perché le risulta così difficile perdonare il comandante Spock? –
Kirk rimase spiazzato dal ragionamento e dovette fermarsi a riflettere sulla risposta. 
- Io… non saprei. Spock ha praticamente sempre ragione, anche quando io poi scelgo di non seguire i suoi consigli. Credo che sia la visione che ho di lui nella mia mente: Spock non può sbagliare
- Una visione idealistica e, oserei dire, anche piuttosto adolescenziale. Anche per un umano – sottolineò lei con voce secca.
- Subcomandante, non mi lascerò provocare così facilmente – rispose Kirk asciutto.
- Non era mia intenzione – affermò lei candidamente.
- Ne dubito, ma rifletterò sulle sue parole -
- Ritengo inoltre che dovrebbe impegnarsi nel suo recupero emotivo prima di prendere qualunque decisione definitiva riguardo alla sua carriera e alla sua vita privata. Il suo giudizio è attualmente compromesso e lo sa–
- Sembra di parlare con Bones – si lamentò  Kirk.
- Allora il suo ufficiale medico deve essere una persona saggia -  replicò prontamente lei.
Kirk scoppiò a ridere, un suono che si propagò lontano nell’aria secca del deserto.
- Sa una cosa? – riprese dopo qualche minuto di silenzio -  Ogni volta che credo di essermi arreso e aver raggiunto la pace, qualcuno arriva e mi tira indietro… –
- Spiacente capitano, ma se questa volta sarò stata io, non proverò alcun rammarico – rispose T’Pol.
- Ovviamente non ne avrà, i vulcaniani non provano emozioni…-
- Esatto – rispose lei, e Kirk fu certo di aver sentito dell’umorismo in quella affermazione.
Rimasero ancora in silenzio per qualche tempo, ognuno perso nei suoi pensieri e ricordi, poi Kirk disse:
- Credo che proverò a dormire un po’. Grazie della chiacchierata e dei suoi consigli, subcomandante –
- Che il riposo la ritempri – augurò formalmente lei.
Quando il capitano si fu ritirato scrutò le ombre sotto la terrazza e vide la figura che aveva notato fin dall’inizio ritirarsi a sua volta.
T’Pol sorrise tra se’.
Il comandante Spock doveva provare sentimenti molto profondi per il capitano per violare in quel modo del tutto inopportuno la privacy della loro conversazione.

***************

Ora... lo so, la tiro in lungo da anni ormai... J.J. Martin è una lepre a scrivere in confronto a me... ma spero che qualcuno ancora mi segua!
Lunga vita e prosperità (o non vedrete la fine di questa storia...)
  
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