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Autore: FrozenOpera    15/01/2018    3 recensioni
La base Starkiller è stata distrutta, ma il Primo Ordine è più forte che mai, e la Ribellione arranca.
L'improvviso mistero che circonda la perdita di uno dei loro capitani più valenti costringerà il generale Organa, e una giovane comandante ribelle, ad interrogarsi sugli abissi della natura umana.
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Non dovevano nutrire nulla per quelli contro cui combattevano. Empatia, pietà, rimorsi… li avrebbero solo distratti dagli obiettivi. Nel caso peggiore, quelle emozioni dannose li avrebbero messi in pericolo. Meglio sopprimerle. In ogni caso, i nemici erano solo terroristi. Feccia assassina che minacciava la pace. Dovevano morire tutti. Civili compresi. Bambini compresi.
Genere: Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Ritorno a D'Qar

 

Era successo un disastro.
Un prezioso incrociatore distrutto e quarantasette membri della Resistenza morti. Tra i morti, uno dei loro capitani più capaci. Una donna che il generale Leia Organa non poteva ricordare come un'amica -troppo aspri erano stati a volte i loro confronti-, ma che aveva servito bene la loro causa.
La lancia tornava con il suo cadavere. Leia era determinata a scoprire cosa fosse successo.

 

Sulla principale base della Resisteza su D’Qar gravavano nubi cariche di pioggia, tuttavia Leia aveva deciso di attendere a lato della pista di atterraggio l'arrivo della lancia. Lo doveva ai morti e ai pochi sopravvissuti. Accanto a lei, aspettava un team medico, e il tenente Kaydel Ko Connix, stretta in un cappotto imbottito.

“Se hai freddo puoi rientrare” le disse lanciandole un'occhiata di simpatia. Le piaceva quella ragazza, che aveva promosso dopo il successo dell'attacco contro la base Starkiller. Oramai, era diventata una sorta di braccio destro.
Kaydel strinse le spalle, il volto serio che non lasciava trapelare nemmeno un'oncia di fastidio.

“No, va tutto bene, voglio attendere qui con lei.”

“Cerca di non ammalarti… per come siamo messi, ogni risorsa è oramai insostituibile.”

Leia si voltò verso il cielo, dove si aspettava apparisse la lancia. Kaydel, come Nadira ed altre, le considerava un po' le figlie che non aveva mai avuto; anche se tanti anni di guerra, e tante persone care morte, avrebbero dovuto insegnarle il contrario, non poteva che provare affetto per loro.
Per questo un po' si rammaricava che proprio Nadira fosse incappata nel disastro della Dalmazia. La ragazza era considerata una veterana, ma una cosa era partecipare ad una battaglia, un'altra raccogliere nello spazio i resti dei propri compagni morti.

D'un tratto, la navetta che stavano aspettando discese dal cielo, interrompendo i suoi pensieri. Il velivolo si appoggiò lieve sulla pista di atterraggio, mentre il team medico già si precipitava verso il portellone di carico.

Leia li seguì più lentamente, il tenente Connix alle calcagna.

 

Lanciò un'occhiata veloce ai feriti sbarcati, e diede personalmente il bentornato ai due membri dell'equipaggio della Dalmazia sopravvissuti e in grado di camminare. Entrambi erano comunque sotto shock, e seguirono di buon grado i medici per ulteriori controlli.

Nadira sbarcò per ultima, scortando due suoi compagni che reggevano una barella. Sopra, avvolto in un lenzuolo, era adagiato il corpo del capitano Arda.

Leia guardò Connix accompagnare il feretro e i due uomini verso la camera criogenica, poi si voltò verso Nadira. Erano rimaste sole. La ragazza davanti a lei si scostò i ricci ramati che il vento le gettava negli occhi. Non aveva ancora detto una parola. A Leia sembrò molto stanca.

“Vieni a fare due passi, dobbiamo parlare” le disse, prendendola per un braccio.

“Non nel suo ufficio?”

“No, penso che tu abbia bisogno di prendere una boccata d'aria, non è vero?”

Nadira annuì, stringendo le labbra.

A volte, guardandola, Leia provava un sentimento di orgoglio misto a pietà per lei. Era felice che giovani valenti e coraggiosi come Nadira avessero deciso di unirsi alla causa ribelle, ma contemporaneamente si rammaricava. Se la riformata Repubblica non avesse sciaguratamente deciso di disinteressarsi del Primo Ordine, nel momento in cui questo radunava le vecchie forze imperiali, ragazzi e ragazze come quella che aveva davanti avrebbero potuto condurre una vita pacifica.

 

Camminarono per qualche minuto, ognuna persa nei propri pensieri.

“Generale, com'è potuto succedere?” ad un tratto la ragazza le chiese, fermandosi e fissandola negli occhi.

Nadira non si riferiva all’esplosione della Dalmazia, Leia lo avvertiva. Per l’altra questione, la risposta le sembrava abbastanza scontata, anche se aveva seri dubbi che fosse anche quella giusta.

“Vedi... sulle navi sotto il mio diretto comando i diritti umani dei prigionieri sono sempre stati rispettati. Fossero anche stati i peggiori assassini dell'Impero. Altrimenti, cosa ci avrebbe distinto da loro? Tuttavia” e Leia nel dirlo abbassò la voce, “non posso controllare quello che i capitani fanno sulle loro rispettive navi. Tu sei troppo giovane per ricordare, non hai vissuto direttamente la guerra contro l'Impero, ma so per certo che molte informazioni, vitali per la nostra vittoria definitiva, furono strappate con la forza ai nostri nemici. Anche questo è combattere una guerra, che purtroppo noi non abbiamo voluto.”

Gli occhi verdi di Nadira ebbero come un lampo, mentre si scostava di nuovo i capelli dalla faccia. La mano destra prese a torcere nervosamente una ciocca.

“Lo immagino. Non sono così naif da credere che loro siano i bastardi, e noi i cavalieri che combattono con onore e lealtà, ma quello... quello che hanno fatto a quell'uomo va decisamente oltre tutto quello che io ho visto in questi anni di lotta al Primo Ordine.” La ragazza si sfregò nervosamente le mani tra loro. “Di quale maledetta informazione era a conoscenza quello Stormtrooper per ridurlo così? E comunque ci sono metodi più puliti. Sonde mentali non meno dolorose ma sicuramente più affidabili della tortura fisica. Io non capisco, generale Organa. Quello è il lavoro di un sadico macellaio, non di un interrogatore.”

Ecco, l'aveva detto. La stessa cosa che anche Leia aveva pensato quando aveva visto il rapporto della ragazza, corredato da quello del medico a bordo della lancia. Il tipo di ferite dell’assaltatore erano incompatibili con quelle di un mero interrogatorio. Sembrava quasi, e un brivido di freddo la scuoteva anche solo a pensarci, che chi le avesse inflitte volesse punire l'uomo per qualcosa. Oppure, e questa era l'ipotesi più agghiacciante, divertirsi.

Leia appoggiò una sua mano sopra quelle ancora serrate di Nadira.
“Sarà complicato, ma devi cercare di non pensarci, ora. Hai fatto un ottimo lavoro riportando a casa i sopravvissuti e la scatola nera della Dalmazia. Ora lascia che ci pensi io. Tu vai a riposarti.”

La ragazza annuì, esibendo una vaga aria insoddisfatta. “Cercherò. Grazie per le sue parole, generale. Con il suo permesso rientro.”

“Accordato.”

Leia la guardò alzarsi sul capo il cappuccio del logoro giaccone di volo, per poi rientrare a passo svelto verso l'edificio principale.

Rimasta sola, un sorriso triste reclamò le labbra della Principessa di Alderaan. Il suo tempo era volato. Le sembrava ieri da quando anche lei scorrazzava senza sosta avanti ed indietro, e aveva un’idea forse un po’ troppo idilliaca della rettitudine di tutti i combattenti nella Resistenza. Nadira poteva affermare di essere consapevole che così non fosse, ma Leia poteva leggere le sue emozioni: la ragazza era ancora convinta che mai i suoi compagni avrebbero potuto compiere azioni tanto abiette.
Anni di guerra avevano insegnato a Leia altrimenti. Per questo, invidiava profondamente i combattenti più giovani ed idealisti.

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'Prima i file' Leia si disse accomodandosi alla sua scrivania. Avrebbe sentito anche i sopravvissuti, ma voleva dargli qualche giorno per riprendersi. I medici l'avevano rassicurata che l'uomo con la ferita alla testa era stato trattato per tempo, e non era più in pericolo di vita.

Con una smorfia, Leia fissò la lista di filmati che i tecnici avevano estratto dal mainframe della scatola nera. Avrebbe interrogato anche l’assaltatore, ma per ultimo. Prima voleva farsi un'idea esatta di quello che era successo.  

I file erano ordinati per data, ma non per settore della nave. Appoggiò il gomito sulla scrivania e si sorresse il mento con la mano aperta. Quello sarebbe stato un lavoro lungo e noioso, che aveva deciso di condurre da sola. Aveva una brutta sensazione, e non voleva che altri, Connix compresa, vedessero quei filmati prima di lei.
Ne scelse uno a caso, risalente a circa una settimana prima, e lo aprì. Il proiettore olografico visualizzò un gruppo di persone bisticciare all'interno di quella che sembrava la mensa della nave.

Leia sbuffò. 'Cominciamo bene...'

 

Ne aprì circa una trentina prima di trovare quello che cercava. Il locale in questione era la cella dove avevano trovato l’assaltatore, riconoscibile dalla curiosa maniglia a u che si protrudeva dal pavimento.
Il soldato era presente nel filmato, insieme ad altri tre uomini, tutti armati. Il video doveva essere stato registrato appena dopo la cattura, considerato che l’assaltatore aveva ancora la corazza addosso, ma senza il casco. Leia ruotò il filmato per guardarlo in faccia.
Doveva avere più o meno l'età di Nadira, e un bel viso dall'espressione assolutamente impenetrabile. Occhi azzurro ghiaccio si guardavano attorno senza la minima traccia di paura o altra emozione visibile.

Finn le aveva raccontato cosa succedeva nei centri di reclutamento coatto del Primo Ordine. Le aveva detto dei bambini strappati o venduti dalle loro stesse famiglie, e indotti con il lavaggio del cervello a trasformarsi in macchine per uccidere.

“È ancora solo un ragazzo. Follia... la loro è solo crudele follia...” mormorò Leia, provando un passeggero guizzo di pietà per l’assaltatore. Il filmato continuava con i tre dell’equipaggio che facevano spogliare il soldato, e finiva con loro che uscivano e lui che si sedeva per terra, gli occhi fissi sulla porta. Imperturbabile, non aveva detto una parola per tutto il tempo. Leia si chiese se il Primo Ordine, ad alcune di queste compagnie di Stormtrooper, non inoculasse anche droghe desensibilizzanti.

Chiuse il file con l'ennesimo sospiro, guardando l'orologio e versandosi una bevanda calda ed energizzante. Aveva davanti a sé almeno un altro migliaio di file da guardare.  

  
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