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Autore: nattini1    15/01/2018    5 recensioni
Alzi la mano chi non ha mai avuto paura! Tutti temiamo qualcosa, più spesso metaforicamente che concretamente. Questa è una raccolta di drabble sul tema della paura e ogni capitolo è dedicato a un personaggio diverso, a quelli che come Dean, Sam, Cas e Crowley ci accompagnano nel corso delle stagioni o a quelli che fanno solo una fugace quanto significativa apparizione come Gabriel, Garth, Charlie e Gadreel. Perché ho scelto la paura? Perché mette a nudo il nostro essere più profondo.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più stagioni
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Gadreel

 

 

 

Non chiamatemi traditore, tonto, la più grande barzelletta del Paradiso, primo degli sfigati, vecchio coglione! Ho fatto degli errori. Non li abbiamo fatti tutti?

Non marcirò ancora in questo buco per migliaia di anni, pensando solamente alla redenzione: riconquisterò il mio buon nome. Quando lo pronunceranno, forse non sarò solo quello che ha lasciato entrare il Serpente, forse sarò ricordato come colui che ha dato al Paradiso una seconda opportunità.

Se vorrò conservare il mio nome, dovrò trovare in me la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di me, di me quale sono, rimanga.

 

 

 

 

NdA

 

Ciao a tutti!

Gadreel era uno degli angeli di cui Dio si fidava di più, ma, per errore, fece entrare nel giardino dell'Eden il Serpente e fu imprigionato per migliaia di anni. È malvisto dagli angeli e persino dai demoni, che usano per lui dei termini dispregiativi. L'unica cosa che desidera è riabilitare il proprio nome e per questo si sacrificherà affinché Castiel fugga dalle celle del Paradiso e riesca ad aiutare gli angeli e a proteggere gli uomini.

Come intuisce Dean, la sua paura non è morire, ma restare incatenato per sempre senza la possibilità di redimersi.

Chi ha letto qualcosa di Primo Levi, troverà nell'ultima frase un'eco dei suoi pensieri; ho associato la lunga prigionia di Gadreel nelle celle del Paradiso a quella degli internati nei campi di concentramento perché, a mio avviso, la sua punizione non è mai stata davvero giustificata: tutti commettiamo degli errori, tutti meritiamo di poter rimediare e uno che trascorre i millenni a fare coraggio agli amici, a pensare alla redenzione e che alla fine si sacrifica per gli altri è davvero un Angelo.

Grazie a chi legge e a chi mi lascia il suo commento!

   
 
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