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Autore: KiarettaScrittrice92    17/01/2018    4 recensioni
Quindici giorni, quindici capitoli.
L'estate che separa i giorni di Collége e di Papillon, appena passati, da quelli del liceo e della nuova vita, almeno per alcuni dei nostri eroi.
Cosa accadrà in questo breve squarcio d'estate?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Alya, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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16 Giugno
 

Il giorno prima erano arrivati a destinazione con più di un’ora di ritardo; purtroppo durante il tragitto da Parigi al luogo in cui avrebbero dovuto alloggiare, trovarono parecchia coda, sicuramente dovuta a tutti gli altri parigini che se ne stavano andando in vacanza sulle spiagge della manica.
Il posto dove sarebbero stati ad abitare per quelle due settimane non era una casetta da poco: si trattava invece del Chateau du Mesnil Geoffroy. I due anziani proprietari avevano richiesto l’aiuto della maison Agreste per risistemare gli abiti antichi e i rivestimenti di sedie e divani e lui in cambio aveva chiesto loro il permesso di poter usare l’enorme villa per qualche giorno.
Per quel motivo, il mattino seguente i due coniugi Agreste li avevano convocati tutti e sette in una delle grandi sale della villa. I ragazzi si erano accomodati sui divani foderati di velluto blu cobalto, tre da un lato e quattro dall’altro. 
«Sia chiaro: ho accettato di farvi venire qui, solamente perché Fu ha suggerito che sarebbe stata una buona occasione per amalgamare il gruppo...»
«Ah, non perché suo figlio l’ha torturata fino all’inverosimile?» domandò il giovane cinese, ridendo.
«Sono abituato alle proteste incessanti di Adrien.» rispose risoluto l’uomo.
«Confermo. – intervenne il diretto interessato – Mio padre ha la capacità indiscussa di sapermi ignorare come nessun altro fa, a meno che non si tratti di lavoro quello che dico non è importante.» il ragazzo ricevette una gomitata dalla compagna di fianco a lui, mentre il padre lo scrutava irritato con i suoi occhi di ghiaccio, ingigantiti un po’ dalle spesse lenti degli occhiali.
«Stavo dicendo, prima che mi interrompeste... Che ho accettato solo perché me l’ha chiesto il Maestro Fu...»
«... e perché ti devi far perdonare per tutto quello che ci hai fatto passare con Papillon...» lo interruppe di nuovo dal biondo, che a sua volta fu interrotto da un’altra gomitata di Marinette.
Continuando a guardare malissimo il figlio, come fosse ancora il super cattivo che era appena stato citato, Gabriel riprese a parlare.
«Avrei potuto benissimo godermi questi quindici giorni in perfetta tranquillità con mia moglie, che d’altronde non vedo da cinque anni. – disse avvolgendo un braccio attorno al fianco della donna e avvicinandola a se – Perciò non fatemene pentire.»
«Questa casa è molto antica, come i suoi mobili e vi chiediamo di fare attenzione. – proseguì la donna – Ovviamente non siete dei bambini e lo sapete bene, ma vi chiediamo comunque di non fare nulla di stupido.»
Tutti i ragazzi risposero con un cenno di testa.
«Oltre a questo, siete in vacanza, quindi non c’è nessun’altra regola o coprifuoco; potete rientrare quando volete e mangiare dove volete.»
«Vi chiediamo solo di avvisarci se mangiate qui, in modo che possiamo preparare per più persone.»
«È inquietante come completate le frasi a vicenda voi due, mi mettete i brividi.» commentò il biondo guardando i genitori abbracciati e affiatati più che mai.
«Ah, non ti preoccupare tesoro, ancora qualche anno assieme a Marinette e succederà anche a te.» lo punzecchiò la madre con un sorriso divertito, mentre l’altra diventava paonazza.
«Che c’entra, quella è un’altra cosa.» protestò il ragazzo.
«Tieni. – disse Gabriel, avvicinandosi a Marinette, ignorando il battibecco tra i due parenti, e consegnandole un mazzo di chiavi, mentre lei presa alla sprovvista, tornava pian piano del suo colore normale – Queste sono le chiavi del cancello e del portone. Fuori nel cortile ci sono le biciclette, in modo che possiate muovervi più liberamente e comodamente.»
«La ringrazio signor Agreste.» rispose sorridente la corvina mettendosele in tasca.
«Beh... – esclamò la più grande del gruppo, talmente all’improvviso da far trasalire alcuni dei ragazzi nella stanza – direi che possiamo andare no? Voglio assolutamente visitare il paesino di Veules-les-Roses!»
«Anche io, dicono che sia davvero grazioso.» concordò Angelie, regalando un sorriso alla rossa.
«Allora andiamo! – fece Adrien, alzandosi – Principessa...» continuò rivolgendosi a Marinette e porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
Il gruppo di ragazzi uscì finalmente dalla villa e i due coniugi Agreste, poterono nuovamente rimanere soli.
«Stanno diventando una bella squadra.» commentò Monique, continuando a fissare la porta della sala da cui erano usciti.
«Concordo...» rispose lui.
«Ma...?» domandò lei scrutandolo.
«Ma, cosa?» chiese a sua volta stupito il marito.
«Gabriel, ti conosco... E so che quando abbassi in quel modo il sopracciglio sinistro vuol dire che c'è qualcosa che non ti convince.»
«Mi chiedo se siano davvero pronti. – sospirò l'uomo, comprendendo che non poteva nascondere i suoi dubbi alla moglie – Tu sai meglio di me quanto sia intricato e carico di responsabilità il passato e il presente di un portatore di miraculous.» la donna sorrise, come se quell’improvvisa preoccupazione del marito l’avesse intenerita.
«Se la caveranno vedrai. Quando Makohon tornerà saranno pronti.» disse mettendogli una mano sulla spalla e stringendola un po’, lui allora mise la sua sopra quella della moglie, coprendola interamente, per poi tirare un minuscolo sorriso.

 

I ragazzi arrivarono in davvero poco tempo al piccolo villaggio, la villa era a non più di una decina di minuti a piedi da quel posto.
Quelle che rimasero più incantate dal luogo furono le ragazze. Quel piccolo paesino di non più di cinque chilometri quadrati era un piccolo gioiello, alcuni francesi la definivano la perla rara della costa d'Alabastro ed era facile capire il perché. I giardini fioriti, il fiume su cui nuotano le paperelle, i ponticelli di legno, le case a graticcio con il tetto di paglia e le pale dei mulini. Tutto in quel piccolo borgo appariva delicato e grazioso, come fosse stato confezionato apposta per chi voleva fare una passeggiata.
«Sai, questo è il posto giusto per provarci, amico mio.» sussurrò Adrien all’orecchio del giovane cinese, che stava osservando la ragazza dai lunghi capelli corvini che si guardava attorno entusiasta.
«Forza ragazzi! Foto!» esclamò entusiasta Jinnifer, prendendo in mano la sua reflex.
Tutti i ragazzi si posizionarono di fronte a un piccolo ponte in legno decorato di fiori di un rosa acceso. La ragazza fece due o tre scatti, giusto per assicurarsi, poi, di scegliere quella venuta meglio.
«Però adesso devi andare tu, faccio io la foto.» disse l’amica, avvicinandosi a lei.
«Lila, occhio a quello che fai!» la minacciò, consegnandole la macchina fotografica.
«Sì, sì... Lo so che è più importante della tua vita. Fossi in Henrie sarei gelosa.» scherzò l’altra afferrandola.
«Cosa c’entra adesso?» domandò irritata lei, sperando che gli altri non avessero sentito, ma era troppo tardi.
«Chi è Henrie?» domandò Nathaniel, alzando lo sguardo sulle due ragazze.
«Nessun...» tentò di rispondere la rossa, sapeva che se Lila avesse dato una risposta all’amico, avrebbe iniziato con la sua solita presa in giro.
«È il fidanzato di Jinny... Poi uno si chiede perché è fissata con Harry Potter... Insomma si chiama Jinnifer, sta con Henrie e viveva a Londra.» disse la ragazza, praticamente urlando ai quattro venti la cosa, come se si divertisse a farlo.
«Lila insomma, ti pare il momento?» protestò lei, scocciata.
«Ragazze, so di essere abituato a restare in posa, ma vorrei fare questa foto entro sera.» commentò tranquillamente Adrien, a quella frase le due ragazze si zittirono e mentre Jinnifer si metteva in posa, Lila tirò su la macchina fotografica e scattò alcune foto al gruppetto.

 

La giornata proseguì tranquilla. I sette ragazzi passeggiarono per il paesino, visitando ogni angolo, fermandosi ad ogni negozio di souvenir, principalmente in quelli che vendevano oggettini fatti a mano. 
Pranzarono in un ristorante chiamato Le Pinocchio, la cui specialità erano le cozze marinate. A stomaco pieno passeggiarono ancora un po’, mentre, ad ogni casetta un po’ più suggestiva e caratteristica delle altre, Jinnifer pretendeva di fare una foto.
Forse fu anche per quel motivo, che la sera rientrarono presto a Chateau du Mesnil Geoffroy, cenando con i coniugi Agreste e ritirandosi subito nelle loro stanze, stravolti.

  
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